Daniel era in
sala professori a sorseggiare un caffè amaro, anche se erano le 10.30 e aveva
già sostenuto due ore di lezione, si sentiva ancora un po’ assonnato e sentiva
il bisogno di riprendersi. Seduto al grande tavolo ovale con le gambe
accavallate, soffiava nel bicchierino di plastica e fissava fuori dalla
finestra. “Aò! Ci sei?!” Gli urlò la voce del prof di chimica Alberto Marano.
Effettivamente Daniel non l’aveva sentito entrare, né l’aveva visto sedersi
quasi accanto a lui, era troppo sovrappensiero. “Albè perdonami! Dormo ancora!”
Si scusò immediatamente e Alberto accettò le scuse sorridendo beffardamente e,
passandosi una mano tra i folti capelli brizzolati, gli chiese come fosse
andata l’inaugurazione del suo ristorante, “un progetto che avevate in ballo da
molto tempo” gli disse “mi spiace di non essere riuscito a venire, ma giuro che
per domenica prossima prenoto un tavolo per due!” Daniel ridacchiò “in realtà
per domenica siamo già pieni, ma forse posso rimediarti un posticino dato che
siete in due eheh”. In quel preciso istante Daniel notò che il collega non lo
stava più minimamente ascoltando, in realtà non lo stava nemmeno più guardando,
e si chiese cosa avesse catturato improvvisamente la sua attenzione, tanto da
fargli girare il capo quasi di 360°.
Così, appurato il fatto che Alberto era preso da altro, lui si sporse un
po’ per capire cosa stesse guardando; quando vide la professoressa di storia
dell’arte, Clara Somma, che poco prima era intenta a leggere un libro e che ora
era affacciata al finestrone dando loro le spalle, capì cosa stesse succedendo:
Alberto le stava letteralmente squadrando il fondoschiena. “Aò!” Disse allora
Daniel a voce bassa, riuscendo a catturare nuovamente la sua attenzione “ma che
fai?” Sussurrò ancora “le stai guardando il……hai capito, no?” Alberto ridacchiò
sottovoce “vabbè è una bella gnocca…anche se…” E in quel momento la
professoressa Somma, una giovane e bella donna dalla figura alta, longilinea,
dal portamento quasi aristocratico, sentendosi, forse, osservata, o forse no,
uscì dall’aula passandogli accanto e accennando ad un timido saluto. Quando fu
uscita Daniel continuò “Stavi guardando la Somma? Ma dai…una collega…e non
avete nemmeno tutta sta confidenza!” “Stavo solo testando il capitale umano
della scuola, comunque è carina ma non mi dice proprio nulla, mi sa di gatta
morta” “ma dai!” Rispose allora Daniel
visibilmente disinteressato all’argomento “poverina, è così gentile, e poi è
una ragazza molto acculturata…” “Si, si”
disse Alberto scuotendo il capo “tutto quello che dici sarà pure vero, ma se è
zitella passati i 35, un motivo ci sarà no?”
Daniel a quel punto depose le
armi, preferì non rispondere, emise solo un sonoro sospiro di sconfitta. “Insomma,
com’è andata poi quest’inaugurazione?” Chiese allora Alberto, che preferì
tornare all’argomento da cui erano partiti.
“Benissimo, c’erano moltissime persone e mi sembravano tutti soddisfatti
del buffet e la bellezza della tenuta di Carlo ha fatto veramente colpo! Sai,
ho rivisto le nostre ex alunne, Frida Cesari e Kira Lerte, te le ricordi?
C’erano anche loro, le ho invitate personalmente”. Alberto ci pensò su per
qualche secondo, ed immediatamente gli vennero in mente le ragazze, le ricordava come due studentesse molto
diligenti, Kira glie era sembrata sempre un po’ più schiva e seria, mentre l’amica
si era sempre distinta per vivacità e parlantina, si, certo, le ricordava
eccome, non erano passati poi così tanti anni. Dopo aver parlato ancora un po’
della classe di allora e aver rimembrato vari aneddoti legati alla gita di
quell’ultimo anno, Daniel si fece un po’ più serio e cadde nuovamente
sovrappensiero “credo di essermi preso una cotta colossale per la Cesari” disse
ad un tratto, uscendo completamente fuori tema; il prof Marano rimase attonito
per un momento, “ti sembra tanto grave?” Gli chiese ancora Daniel. Alberto
assunse l’aria stralunata e un po’ comica che lo contraddistingueva “no, ma
dai! Anche a me capita di prendere delle cottarelle per le mie alunne, non è
una cosa grave!” Daniel sgranò gli occhi, che quasi gli uscirono dalle orbite
“Albè ma che dici?? Stai scherzando? Le nostre alunne sono adolescenti…Frida è
adulta!” Alberto fece spallucce sorridendo “vabbè, una cottarella innocente per
una bella ragazza che sarà mai! Può capitare, e poi le sedicenni di oggi pare
che hanno vent’anni, su!” Daniel sapeva che il suo collega era un uomo molto
vanitoso, dall’alto dei suoi 45 anni era anche molto affascinante, lui stesso lo sapeva bene, ed era evidente che
anche la moglie, che insegnava greco e latino in un’altra sezione, conosceva le
velleità di suo marito “ora capisco perché Angela ti sta sempre addosso…ti
viene a chiamare in aula quando suona la campanella, ti sta sempre dietro
dietro, hai capito la furbona?! Ha paura di perdere l’osso, hahahaha” gli disse
allora Daniel ridendo a crepapelle. Alberto a quel punto sbuffò sonoramente,
poi si alzò e avvicinandosi a lui, viso a viso, gli pose una mano sulla spalla
e gli parlò a bassa voce “posso darti un consiglio sincero? Fatti tutte le ex
alunne che vuoi, ma non sposare MAI una collega…mai! L’uomo è libero solo sul
posto di lavoro, io invece sono prigioniero in casa e pure qui! Vado a fa
lezione, comunque era bellella Frida, approvo, cià bell!” E detto questo uscì
frettolosamente dall’aula, lasciando Daniel molto divertito e momentaneamente
lontano dal pensiero di Frida, Alberto sapeva essere proprio un gran pagliaccio
quando voleva!
Quel pomeriggio
Daniel era ancora particolarmente pensieroso, pensava alla serata
dell’inaugurazione e al fatto che dopo quella notte Frida non aveva più
risposto alle sue chiamate e ai suoi messaggi. Sorseggiava un Martini bianco
seduto nel grande patio della tenuta, avvolto nel suo sciarpone di lana grigio
aspettando Carlo che uscisse dalla cucina, doveva assolutamente parlarne con
lui, non sapeva più dove sbattere la testa. Dopo pochi minuti, immerso tra
questi pensieri, sentì qualcuno sedersi al tavolino, accanto a lui. “Socio,
penso che gli affari stiano andando a gonfie vele! Non voglio certo cantare già
vittoria, ma almeno lsciami dire che come inizio non è niente male!” Carlo
aveva un’espressione davvero soddisfatta, alzò il mento per ammirare la
bellezza della tenuta, come fosse una sua creatura, il suo più grande orgoglio.
“E’ tutto pronto per stasera?” Gli chiese Daniel. “Sì, la sala è in ordine, in
cucina procede tutto alla perfezione, devo solo ultimare qualcosina, ma la
squadra lì dentro sta lavorando benissimo…nulla da dire.” Daniel annuì
sorridente, in realtà di ristorazione non ne capiva ancora granchè, da quando
Carlo gli aveva parlato della ristrutturazione e del suo progetto societario,
lui era stato subito entusiasta e soprattutto felice di poter contribuire
diventando suo socio in affari, ma aveva ancora molte cose da imparare su quel
mondo, comunque era ottimista e volenteroso, ce l’avrebbe sicuramente fatta e
si fidava ciecamente del suo migliore amico, era un tipo ambizioso e
soprattutto capace. “Ma, dimmi un po, la sera dell’inaugurazione dov’eravate
finiti tu e Kira? Vi abbiamo praticamente persi di vista; la mattina dopo,
quando sei ricomparso, io andavo troppo di fretta e poi nei giorni a venire non
abbiamo più avuto modo di trovare un attimo di pace per parlare…allora?” Dal
sorrisino malizioso di Carlo, capì che la serata l’aveva trascorsa nel migliore
dei modi “Penso che stiamo insieme…io e Kira intendo…in questi giorni l’ho
anche rivista, ci sentiamo, siamo usciti…mi piace.” Daniel sgranò gli occhi,
sentire un “mi piace” da Carlo era davvero cosa rara, non era uno facile in
fatto di donne e si disse stupìto, anche se era felice per lui. “Hai ragione ad
essere sorpreso” disse allora Carlo “sai che non basta essere una bella ragazza
per farmi cedere…ma Kira ha quella marcia in più…è intelligente, acuta, e ha un
magnifico senso dell’umorismo, la sua ironia mi manda fuori di testa…so che non
è un tipetto facile, bisogna conoscerla per apprezzarla e per questo la trovo
tremendamente interessante…e poi ci siamo trovati in sintonia sin da subito,
non vorrei sembrarti infantile, ma oserei dire che il nostro è stato una specie
di colpo di fulmine.” Daniel fu felice che almeno per lui le cose si fossero
messe bene, era da tanto che non vedeva Carlo così preso da una relazione. “Che
ne pensi tu di lei? Insomma, la conosci un po meglio di me…” Carlo gli pose questa
domanda con la stessa curiosità di un bambino, sembrava veramente interessato a
sapere tutto di lei “beh,” rispose Daniel “io sono solo stato il suo prof…però,
direi che l’hai inquadrata bene, è esattamente come me l’hai descritta. E’ una
ragazza da scoprire, non si svela subito, e ti assicuro che c’è molto da capire
di lei…però, ti avviso, se c’è una cosa che ho compreso di lei in tre anni di
insegnamento, è che ha un bel caratterino! E’ una tosta, orgogliosa e anche un
po permalosa…ma soprattutto, resta ferma sulle sue idee, inchiodata direi!
Quindi vacci piano, è l’unico consiglio che posso darti.” Carlo ora sembrava
ancora più emozionato, era certo di aver finalmente trovato una ragazza alla
sua altezza, che anzi superava quasi le sue aspettative. “Anche te e la
signorina Cesari…vi ho visti molto in sintonia tutta la sera, sembravate
un’amabile coppietta in luna di miele! Ahahahah!” Daniel sospirò, era vero,
erano stati incollati per tutta la serata, avevano riso e scherzato, si erano
tenuti per mano e non si erano staccati per un secondo gli occhi di dosso, come
se tutto il resto della sala non esistesse, ma poi quella magia si era
incrinata e non sapeva nemmeno il perché. Alle tante domande di Carlo, Daniel
non ce la fece a trattenere la frustrazione e decise di sfogarsi “già prima di
quella sera ci sentivamo per telefono ogni giorno, messaggi continui, a tutte
le ore...poi abbiamo trascorso la notte dell’inaugurazione insieme, qui alla
tenuta…e boh, qualcosa è cambiato. Non risponde più alle mie continue chiamate,
né agli sms…mi sta facendo sentire una specie di persecutore, ma non è quello
che voglio essere, io voglio solo avere una spiegazione plausibile…insomma, ci
conosciamo, io la conosco bene, so che ci dev’essere una motivazione per questo
suo allontanamento…” Carlo lo ascoltava con aria interrogativa “che ti piaceva
l’avevo già capito da tempo…ma se, come sembra, ci tieni così tanto, allora non
mollare, hai tutto il diritto di avere dei chiarimenti, non siete due
ragazzini”. Daniel sentì un brivido di
freddo lungo la schiena, così incrociò le braccia per tentare di scaldarsi, tra
lui e Carlo calò il silenzio, come se entrambi fossero caduti in un vortice di
pensieri. Lui si sentiva veramente un idiota, a trentacinque anni innamorarsi
come un adolescente! Ma Frida era tutto quello che lui aveva sempre cercato, lo
sapeva sin da quando era il suo insegnante che quella ragazza aveva qualcosa
che lo attirava, la trovava brillante, avevano gli stessi interessi, potevano
parlare per ore di letteratura, di cinema d’autore, di teatro; era colta,
divertente, intraprendente, quella sua frivolezza apparente che nascondeva un
mondo lo portava a pensare solo a lei. Voleva fare qualcosa, ma non sapeva esattamente
cosa. Carlo intanto lo invitò a rientrare dentro con lui, la temperatura stava
iniziando a scendere molto. Lui, dal canto suo che lo conosceva da quasi
trent’anni, vedeva Daniel abbastanza abbattuto, sapeva che la sua natura di
duro e sfacciato non gli avrebbe permesso di fare chissà che per riavvicinarsi
a Frida, anche se nel profondo lo desiderava fortemente. Doveva inventarsi
qualcosa, doveva aiutarlo, ma come? Beh, decise che avrebbe chiesto a Kira, lei
in fatto di idee era formidabile, poteva
sicuramente escogitatare qualcosa di geniale!
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