Quei dieci giorni a Mallorca erano stati fantastici, peccato
che fossero già finiti, pensò Frida quando, appena sveglia, si affacciò al
balconcino della casetta dove alloggiava con Daniel per fumare una sigaretta. Quel
pomeriggio sarebbero dovuti andar via per prendere l’aereo che li aspettava,
avevano preparato già tutti i bagagli così avrebbero potuto godersi l’ultima
mattinata in riva al mare. Frida rimase sul balcone ad osservava il mare
cristallino dinnanzi a lei, le sembrava di stare in un sogno e notò con estremo
piacere che anche quella mattina il sole splendeva luminosissimo, ed erano
appena le otto. Si sporse un po’ dalla ringhiera, guardando a destra verso il
bungalow di Kira e Carlo, attaccato al loro; chissà se erano svegli e dopo
qualche minuto, sul loro balconcino comunicante, uscì Carlo, visibilmente
assonnato, in pantaloncini e canotta. Frida gli fece un fischio, salutandolo
con la mano, erano sempre solo loro due i mattinieri, mentre gli altri due
amavano poltrire e sonnecchiare ad oltranza; scambiarono qualche parola e,
finita la sua sigaretta, rientrò dentro per svegliare Daniel, mentre Carlo
avrebbe cercato di fare lo stesso con Kira, avevano troppa voglia di andare in
spiaggia, quei due dormiglioni dovevano alzarsi assolutamente! Daniel era a
dorso nudo, in una posizione disordinata, col cuscino tra le braccia, era
bellissimo, pensò Frida. Gli si sedette accanto, sfiorandogli leggermente il
volto con un dito, per poi passarlo sul collo, scendendo giù per le spalle,
fino al petto, e alla fine non resistette alla tentazione di baciargli le
labbra. Dargli un paio i baci non fu sufficiente per farlo svegliare, in realtà
non dava assolutamente segni di vita, pareva dormire profondamente, così provò
ad accarezzargli i capelli, li adorava, perché anche se corti, erano
morbidissimi sotto le dita; ma anche questo tentativo risultò vano. Non c’erano
dubbi, l’unico modo per svegliarlo era quella che lei definiva la “modalità
Kira”, così si alzò e, presa una breve rincorsa, in un secondo gli si fiondò addosso
come un sacco di patate e in un batter d’occhi, come aveva calcolato, Daniel si
svegliò frastornato facendo dei versi di sofferenza, forse per il peso che
stava sopportando. Frida rise di gusto e notò che non era infastidito, sembrava
piuttosto assonnato e soprattutto stupito, era la prima volta che sperimentava
su di lui il metodo che fino a quel momento aveva usato solo con l’amica. Dopo
qualche attimo Daniel comprese la situazione e le diede corda, l’abbracciò
forte e dopo averla immobilizzata cominciò a solleticarle i fianchi e a
ricoprirla di morsi sulle braccia “ma daiii, sei matto! Mi lascerai dei
segni…mollami!!!” gli gridò Frida, ma lui non sembrava voler smettere e ridendo
aggiunse “come hai osato svegliarmi in quel modo!!! Non penso che ti libererò,
rimarrai mia prigioniera a tempo indeterminato!” e detto questo continuarono a
lottare, lui per tenerla ferma, lei per liberarsi, ma dopo un po’, stremati, si
lasciarono cadere tra le lenzuola arruffate, e si guardarono a lungo
sorridendosi col fiatone. “Stavo sognando…” disse all’improvviso Daniel,
spezzando il silenzio “cosa sognavi?” gli chiese Frida, e lui, mettendosi
seduto, con le gambe incrociate rivolse lo sguardo all’insù, come per ricordare
“stavo sognando la tua classe…ma tu non c’eri…anzi, ora che ricordo meglio, il
tuo posto era vuoto e me ne stupivo, perché di solito non facevi molte
assenze..e poi c’era il ragazzo seduto davanti a te, Andrea Bellucci… e niente,
lui mi dice che non saresti tornata, ma non ricordo precisamente il motivo,
ricordo solo che mi sono intristito all’idea…” Frida rimase in silenzio per un
secondo, cercando di interpretare il suo sogno, ma non era molto brava a farlo,
forse avrebbero dovuto chiedere a Kira, lei ne sapeva qualcosa in più a
riguardo, o forse aveva semplicemente una bella fantasia, chissà. “Beh” disse
Frida “non credo significhi qualcosa in particolare, forse sono solo
reminiscenze della vecchia vita che
avevamo, quella prof-alunna…una vita che non tornerà…boh” A questo punto, anche
Frida si mise seduta, e cominciò a giocherellare con i ciondolini della sua
cavigliera, in realtà cercava spunti per cambiare discorso, temeva una precisa
domanda da parte di Daniel, che però non si fece attendere, come immaginava.
“Chissà, forse la tua interpretazione è giusta, piccola Freud…però stavo
pensando, ma Bellucci non era il tuo ragazzo? Ricordo che noi professori
vociferavamo di una vostra relazione, cioè, sembrava palese…” Frida sospirò e
confermò i loro sospetti, non aggiungendo, però, nessun particolare. Ma
l’indole curiosa di Daniel ebbe il sopravvento,
le chiese di raccontargli come era finita, insomma, parevano davvero due
piccioncini, gli ultimi due anni di Liceo sembravano inseparabili, e davanti
alle sue insistenze, Frida si sentì in dovere di raccontargli quella storia,
dopotutto per lei era stata davvero importante e lui aveva tutto il diritto di
conoscere qualcosa del suo passato sentimentale, per questo decise di raccontargli qualcosa. Andrea
viveva nella sua stessa cittadina, lo aveva conosciuto il primo anno di Liceo,
al quarto ginnasio. A quattordici anni era un ragazzino allegro e vivace,
faceva parte del gruppetto dei maschi chiassosi della classe, quelli delle
ultime file e lei, che invece era sempre stata un po’ secchiona –anche se amava
nasconderlo- stava seduta al primo banco, ogni tanto si voltava e ridacchiava
per le stupidaggini che quei quattro scapestrati facevano. Lei e Andrea si
stavano molto simpatici, in realtà lei stava simpatica un po a tutti ragazzi, perché aveva sempre preferito stare
con loro a ricreazione e in palestra, piuttosto che con le ragazze, troppo
pettegole e oche per i suoi gusti –esclusa Kira
e qualche altra, ovviamente-. Tuttavia, i primi anni di liceo tra loro
non ci fu mai niente, erano ancora de marmocchi –soprattutto gli uomini, a
quell’età sono anche meno che adolescenti-, e all’epoca, diversamente da oggi,
i quattordicenni non erano soliti pensare all’amore o al sesso, lei ad esempio
aveva a stento dato il primo bacio, ma fu comunque qualcosa di innocente. In
ogni caso, dopo qualche anno le cose cambiarono: in terzo superiore, ormai
quasi diciassettenni, lei da brutto anatroccolo acqua e sapone –e anche un po’
impacciato- si trasformò completamente, iniziò a curarsi, a tirare giù la solita
coda di cavallo disordinata, smise di indossare le solite felpone da
maschiaccio, insomma, cominciò a sembrare una ragazza carina e Andrea iniziò a
non vederla più come una semplice compagna di classe, e le fece una corte spietata per più di
cinque mesi. Inizialmente Frida non gli dava corda, ma doveva ammettere che si
sentiva lusingata, le faceva piacere ricevere delle attenzioni. Tuttavia, dopo
un po’, le si rivelò chi fosse davvero
Andrea e anche lei lo guardò con occhi diversi. Era simpatico, spigliato,
intelligente, aveva i suoi stessi gusti musicali, riusciva sempre a
sorprenderla con qualche gesto, l’aiutava in matematica facendole guadagnare
una sfilza di sette, era attento e disponibile ed aveva sempre qualche storia
da raccontarle; iniziarono ad uscire spesso insieme, come non avevano mai fatto
gli anni precedenti, chiacchieravano all’infinito isolandosi spesso dagli altri
amici, e dopo poco lei si accorse che il tempo con lui volava inesorabilmente,
e iniziò seriamente a pensare che non fosse niente male, non aveva mai fatto
caso a quanto fosse carino: aveva i lineamenti delicati, due grandi occhioni
neri e i capelli corvini che facevano contrasto con la sua pelle molto chiara,
con lei era sempre molto dolce e riuscì a farle perdere la testa, in poco tempo
si innamorò perdutamente di lui… si innamorò come si innamora un’adolescente,
Andrea era il suo principe azzurro, il ragazzo romantico e perfetto che la
teneva per mano e con cui faceva progetti di vita. Si misero insieme e
diventarono inseparabili. A quel punto del racconto Frida fece una pausa,
cos’altro c’era da dire? Si sforzò di ricordare quel periodo, che aveva
faticato a cancellare via, e dovette ammettere che era davvero felice e
spensierata, gli anni liceali per lei erano stati appassionanti e divertenti…
Daniel si accorse dell’espressione malinconica della ragazza, così intervenne a
rompere il suo silenzio “capisco…beh, si vedeva che eravate molto in sintonia…
Andrea era un ragazzo intelligente, ma non mi è mai piaciuto particolarmente come
alunno, non era molto portato per le materie umanistiche, i suoi temi erano
piuttosto banali, ma comunque studiava e sapeva il fatto suo…senza dubbio… ma,
poi? Cos’è successo?” Frida aveva omesso la fine del racconto, era da tanto che
non ci pensava, si erano lasciati da quasi cinque anni e a distanza di tempo
forse la ferita faceva ancora male, ma rispose ugualmente, sospirando “andava
tutto bene, lui era perfetto…poi dopo la scuola ci siamo iscritti
all’Università, lui ad Ingegneria…e niente, dopo poco le cose sono cominciate a
cambiare, lui era diverso, non era più attento e premuroso, mi trattava quasi
come una scocciatura. Si era innamorato di un’altra, chissà da quanto tempo.
Quando l’ho scoperto ha avuto anche il coraggio di prendersela con me, mi disse
che non me lo aveva detto esplicitamente per non farmi soffrire e che aveva
provato in tutti i modi a farmi capire che non mi amava più e io non avevo
capito niente…ti rendi conto? La colpa era mia, perché ero troppo innamorata e
accecata per capire che non mi amava più…ed è finita così, una bella storia da
favola, crollata come un castello di carte, puf, mandò tutto all’aria in un
secondo!” Daniel non potette fare a meno di
notare che Frida aveva assunto un’aria triste, aveva gli occhi lucidi e
intrecciava nervosamente le dita delle mani, così gli venne spontanea una
domanda “e ci soffri ancora dopo tutto questo tempo? Perché?” Frida alzò gli
occhi verso il soffitto “ho smesso di soffrirci da tanto… mi fa solo ancora tanta rabbia, perché ho
capito che questa faccenda mi ha segnata profondamente, mi ha cambiata come
persona, internamente… Prima credevo cecamente nell’amore, sognavo molto più di
adesso, ci crederesti mai? E poi la delusione che mi ha dato Andrea mi ha fatto
cambiare completamente prospettiva, ho cominciato ad avere un atteggiamento
superficiale nei confronti degli uomini e dei sentimenti in generale, badando
bene a non innamorarmi…per quasi cinque anni è stato così, flirt inutili,
storielle in cui non ho mai più avuto il coraggio di andare fino in fondo…mi
sono sentita come svuotata, sfiduciata, ho vissuto la fine di quella storia
come un fallimento personale, e non volevo più passarci. La stupida romantica
catapultata nella cruda realtà…adesso mi viene quasi da ridere” disse,
accennando una risata nervosa. Daniel la prese tra le braccia, poggiandole il
capo tra le sue gambe incrociate “capisco perfettamente, ma sai, io ti ho
sempre conosciuta, e ho sempre saputo che dietro quell’aria superficiale e
frivola che mi mostravi spudoratamente quando flirtavi con me, c’era
dell’altro, tanto tanto altro…quindi non penso che lui ti abbia cambiata, credo
piuttosto che ti sia messa una maschera per evitare di soffrire ancora… ma,
ormai, hai me, ti sei innamorata ancora, e non c’è rischio che io ti faccia
star male…non potrei mai farlo” Frida gli sorrise dolcemente “so che non lo
faresti mai…” “sinceramente” aggiunse Daniel “non capisco come abbia potuto
lasciarsi scappare una come te, il caro Bellucci...è stato lui a perderci, puoi
giurarci…e tu hai avuto tutto da guadagnarci in questa storiaccia” “ah si? E
cosa ci avrei guadagnato, sentiamo?” Daniel sorrise maliziosamente “me!” E
detto questo si decisero ad alzarsi, li aspettava un’ultima mattinata di relax
prima di ritornare alla vita di tutti i giorni.
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