mercoledì 25 novembre 2015

Episodio LXXIX "The day after..."


Daniel e Carlo stavano correndo ormai da quasi un’ora, il sole stava quasi per tramontare e rendeva i colori autunnali del parco ancora più caldi, ma i primi freddi si cominciavano a sentire. I due ragazzi si sentivano stremati, così decisero di fermarsi a fare dello stretching e a respirare un po’. “Ieri sera mi hai creato un piccolo incidente diplomatico…ho dovuto lasciare Clara da sola a casa con la nostra cena…spero che tu abbia avuto motivazioni valide per farmi correre alla tenuta a sostituirti…” disse Daniel scherzosamente dopo aver fatto un sorso d’acqua. Carlo rimase spiazzato dalla sua domanda, ma tuttavia doveva pur aspettarselo, pensò. Non sapeva come comportarsi, se fosse stato meglio dirgli la verità o provare a sviare il discorso. Ripensò alla sera precedente, a Frida sconvolta come non aveva mai visto e al suo racconto paradossale: Giulio, beccato nel bel mezzo di un festino a base di  coca e prostitute, lo stimatissimo chirurgo aveva una doppia vita, forse addirittura una doppia personalità e nessuno di loro se n’era mai accorto. Quel farabutto aveva ferito Frida profondamente, l’aveva presa in giro sin dal primo istante, Daniel doveva saperlo? Ma soprattutto, come avrebbe reagito? Pensò ancora Carlo. “Sono stato dalle ragazze” rispose allora, rimanendo vago. “Allora?” incalzò Daniel, incuriosito “Qualche problema con Kira? Qual era l’emergenza?” Carlo sospirò e tirò fuori tutta la verità. Daniel, seduto sulla panchina, ascoltò attentamente le sue parole senza batter ciglio per tutto il tempo e , alla fine del racconto, non fece alcun commento. Ancora una volta l’atteggiamento indifferente di Daniel nei confronti di Frida, stupì Carlo, quella volta più che mai, vista la gravità del fatto, davvero non ci teneva proprio per niente? Si chiese. Ma un piccolo gesto, tradì la sua imperturbabilità, si alzò di scatto dalla panchina gettando via violentemente la bottiglina d’acqua ormai vuota “credo sia meglio tornare a casa” disse poi con tono stizzito, lasciando Carlo di stucco “ma come” gli disse “manca ancora metà del percorso!”  “Lo so” rispose Daniel con gli occhi bassi “ma non sono in forma come te, lo sai…meglio tornare”.
Daniel riaccompagnò Carlo alla tenuta. durante il tragitto scambiarono solo qualche parola e nessuno dei due tornò sull'argomento Frida. " allora ci sentiamo domani" disse Carlo scendendo dall'auto. Daniel si limitò ad annuire e lo salutò con un cenno della mano, poi mise in moto e prima che l'amico attraversasse l'uscio di casa, lui era già lontano.
Per fortuna a quell'ora la superstrada era semi deserta, Daniel non era un' amante della velocità, la sua guida era anzi piuttosto tranquilla, ma quella sera si sentiva molto nervoso, e la prima cosa che gli venne in mente per scaricare la tensione fu pigiare l'acceleratore. Non riusciva a togliersi dalla testa le parole di Carlo; il racconto di ciò che era accaduto a Frida gli avevano fatto riaffiorare tutti quei sentimenti che aveva faticosamente accantonato, dopo la rottura con la ragazza. Per tutto quel tempo aveva sepolto l'amore, la delusione e la rabbia, sotto un mantello di indifferenza, ma in cuor suo sapeva benissimo che tutti nodi sarebbero tornati al pettine, e quel momento era inesorabilmente arrivato. 
Salì le scale distrattamente e appena entrò in casa posò le chiavi sul mobiletto del piccolo ingresso e si tolse la felpa tutta sudata, restando in pantaloni di tuta e a torso nudo. Corse in cucina e aprì il frigo: moriva di fame cosa avrebbe potuto prepararsi di semplice e veloce? 
Stava leggendo la scadenza su una confezione di Pannachef, quando il capannello suonò. "Cazzo Clara" disse precipitandosi alla porta.Si era completamente dimenticato dei programmi della serata: una bella cenetta e un film a seguire. Quest'ultimo era saltato, lui aveva dimenticato di noleggiare il dvd, la sua mente era completamente da un'altra parte. 
Clara  indossava dei leggins neri e una camicia di jeans, i capelli raccolti in uno chignon, gli occhi verdi che si illuminarono non appena lo videro comparire sulla porta. Era semplice e bellissima come sempre, ma Daniel non la notò nemmeno, la salutò svogliatamente con un veloce bacio sulle a guancia e poi mormorò che avrebbe fatto una doccia, era appena tornato dall'allenamento.
Clara stava imparando a conoscerlo, e aveva captato una certa freddezza nel suo comportamento, decise di lasciar perdere per il momento, forse era solo stressato e stanco, una doccia l'avrebbe aiutato a rilassarsi, e poi ne avrebbero parlato a cena. La ragazza ordinò dal suo giapponese preferito, che da qualche settimana aveva attivato anche il servizio d'asporto, così quando mezz'ora dopo Daniel ritornò dalla sua doccia rilassante, trovò la tavola imbandita di specialità orientali in piccoli contenitori di carta. Le si sedette di fronte e lei gli porse le bacchette, poi sorridente iniziò a mangiare e raccontagli la sua giornata. Era stata in gita a Pompei con i ragazzi del terzo anno. c'era stata milioni e milioni di volte, ma ogni volta era come la prima, e ogni volta immergersi nella storia di oltre mille anni fa le provocava sensazioni nuove e diverse. Daniel dal canto suo, aveva palesemente la testa da un altra parte, a stento seguiva i discorsi della donna e non aveva ancora mangiato nulla, si limitava a giocherellare con il riso e le bacchette. 
"ehi…ti senti bene? non ti hanno detto che non si gioca con cibo?" disse Clara in tono scherzoso, più per attirare la sua attenzione, che per richiamarlo. 
Daniel la fulminò prima  con lo sguardo e poi con le parole "E che questo giapponese mi fa schifo!" disse con una tale veemenza che Clara quasi non si strozzò col pezzetto di sashimi che aveva appena mangiato. "Come scusa?" disse incredula dopo aver bevuto un sorso d'acqua.
" lo sai benissimo che il giapponese non mi fa impazzire. Una pizza no è?" continuò posando le bacchettate sul tavolo "ah già tu non mangi la pizza…beh da stasera io non mangio sushi." 
Clara era esterrefatta, non credeva alla sue orecchie "Ma ti sei ammattito o cosa? ti ho chiesto se ti andava bene il giapponese, hai detto di si, potevi benissimo dirmi che ti andava di più una pizza." 
Daniel poggiò la schiena sullo schienale e disse stizzito "Perché devo essere sempre io a dire cosa mi va o cosa non mi va? Perché devo essere sempre io ad accontentare te e  mai  viceversa?" 
"Daniel…ma stai scherzando? " tuonò Clara. Era incredula, non sapeva come comportarsi, si chiedeva per cosa fosse iniziata quella lite, e non riusciva a trovare nessuna motivazione reale e plausibile. 
"Si può sapere qual è il tuo problema stasera? odi il sushi? va bene, non mangiarlo! cosa vuoi che ti prepari, sono a tua disposizione. Così magari per una volta esaudirò i tuoi desideri…" 
"Oh andiamo…non essere accondiscendente con me!" 
" Io accondiscendente? Sei tu che ti stai comportando come un pazzo. Si può sapere per quale motivo hai piantato su tutta questa storia?" disse incrociando le braccia e guardando fisso negli occhi. Si guardarono per un po', poi Clara ruppe il silenzio " Avevo capito che qualche cosa non andava, ma sai una cosa? Adesso non voglio neppure sapere cosa passa nella tua testa, adesso voglio solo tornarmene a casa mia." disse precipitandosi nel soggiorno, raccogliendo borsa e giacca di pelle. Daniel le andò dietro e si appoggiò al muro della cucina, senza dire una parola. 
"Questa cosa è assurda! facciamo una cosa quando smettono di girarti le palle mi fai uno squillo, vedrò poi se risponderti o meno." disse dandogli le spalle e mordendosi le labbra poi " nessuno mai mi aveva tratta in questo modo, così gratuitamente male…buonanotte Daniel!" e usci di casa, sbattendo la porta. 

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