Giulio aveva prenotato un tavolo a “Il Navigante”, un
ristorantino situato sulla parte alta di Napoli, Posillipo, dalla cui terrazza
si poteva ammirare la bellezza dell’intero Golfo; Giulio l’aveva sempre
considerato un luogo favoloso, l’ambiente era fresco ed accogliente, il cibo
era ottimo e i profumi che si sentivano riecheggiavano l’odore degli scogli e
del mare che lui amava particolarmente. Arrivato un po' in anticipo, si accomodò
da solo e cominciò ad ammirare il panorama; quella sera la luna era ben
visibile e rifletteva imponente sul mare nero, insieme a tutte le luci della
città, creando un quadro armonioso, gli sembrò davvero di trovarsi davanti ad una
tela, sentiva la brezza marina nel venticello accarezzargli i riccioli e
sorrideva soddisfatto e fiero, come usava fare di solito. Improvvisamente si
sentì chiamare e voltandosi vide che era arrivato finalmente Alessandro, che
gli si avvicinò col suo fare cordiale ed allegro. Non lo vedeva da un paio di
mesi, lo trovava alquanto dimagrito, ma in gran forma, evidentemente il viaggio
di lavoro a Boston gli aveva fatto bene e glielo fece notare, mentre si
abbracciarono amichevolmente. Si conoscevano dai tempi dell’Università, si
erano laureati quasi insieme ed andavano molto d’accordo sia a livello
professionale che personale; oltre al lavoro, su cui si scambiavano consigli ed
idee, condividevano molte passioni, soprattutto la vela e le immersioni ed
infatti spesso viaggiavano insieme: avevano esplorato i fondali del Mar Rosso e
della barriera corallina, trascorso ore ed ore in barca a vela in Perù, alle
Galapagos, in Croazia, in Nuova Zelanda, si erano sempre divertiti molto, avevano
la stessa visione della vita, insomma. Alessandro, a differenza di Giulio,
dimostrava pienamente i suoi 42 anni, aveva i capelli brizzolati e un po’ di
pancetta, ma comunque manteneva uno stile giovanile e dinamico ed anche quella
sera non rinunciò ad una camicia lilla e scarpe da tennis sotto il pantalone a
sigaretta. “Ale allora che mi dici di Boston?” Gli chiese Giulio con occhi
curiosi e attenti; “ma guarda, ti dirò, i congressi sono stati interessanti, ho
conosciuto davvero dei professionisti di spessore, accademici, ricercatori…forse
adesso ne so qualcosa più di te, posso dire!” Giulio rise alle parole
dell’amico e gli diede una pacca sulla spalla “sì, certo, ne devi fare di
strada! Io non ho bisogno di un paio di congressi…ma poi, parlami di cose
serie, ti sei divertito o vuoi farmi credere di aver lavorato per due mesi, H24?”
Alessandro dopo aver assaggiato una gustosa tortina al salmone, rispose
sorridendo maliziosamente “siamo alle solite, dovevo aspettarmelo! Comunque ho
conosciuto un paio di donne” “ah-ah!”
esclamò prontamente Giulio, soddisfatto “vecchio marpione!” “Ma niente di serio, due belle ragazze di
Boston, un’hostess che era presente a tutti i congressi e una segretaria di non
so chi. Tirando le somme, posso dire che le americane non sono come le ragazze
di qua. Si aspettano troppo dagli italiani, loro ci vedono galanti, pizza e
mandolino, romanticismo, poesia e tutte quelle cose lì. Ci sopravvalutano. E
poi non sono delle grandi amatrici, bocciate per me!!” sentenziò Alessandro con
aria severa. Giulio non era sorpreso da quelle parole, sapeva che a lui non ne
andava mai bene una, ma mai che ne avesse rifiutata qualcuna! Comunque sulle
americane non poteva dargli torto, all’università anche lui ebbe una infelice
esperienza con una gatta morta newyorkese, “vabbè, hai sempre preferito il
sangue latino tu”, gli disse allora per poi scoppiare a ridere. “A proposito”
riprese Alessandro indicando con lo sguardo una cameriera due tavoli più avanti
alla loro destra “guarda che donna….alta, mora, formosa, e poi, vedi, ha la
mediterraneità negli occhi.” Giulio la osservò mentre ascoltava l’amico “si,
può andare, non è male”, disse con tono piuttosto vago e a queste parole
Alessandro spostò bruscamente lo sguardo dalla cameriera all’amico “e questo è
tutto? Mi deludi…mi aspettavo un commento più elaborato, un brandello di
opinione, che c’è? Sei stressato?” Giulio accennò ad un sorriso stralunato, e
Alessandro capì subito che stava tramando qualcosa, non gliela contava giusta
per niente, quindi incalzò “Non me la conti giusta, che stai combinando sta
volta? Chi è? Ancora quella Maria, la stangona segretaria dell’Avvocato del
diavolo? Ma che ti farà mai?!” Giulio continuò a sorridere, non poteva
nascondergli niente, ma stavolta non ci aveva azzeccato fino in fondo, con
Maria, la segretaria del suo amico vicino di casa, era stata la storia di un
paio di notti “no, ma quella è stata una parentesi infelice, un delirio di
onnipotenza. Quella donna non vale niente, non ha un briciolo di cervello, solo
un bel paio di gambe” “quindi, già sei
passato ad altro? Sei sempre il solito, quando la smetterai di correre dietro
ogni gonnellina,, di scocciarti di una e passare ad un’altra? Ti stanchi troppo
facilmente, sempre in cerca di cose nuove tu eh?” Giulio continuò a mangiare la
sua insalata di mare sorridendo, fece qualche boccone e poi rispose “non sono
passato a nessuna. Ho solo conosciuto una ragazza, molto carina, ma con lei è
diverso…” Alessandro raddrizzò la schiena, voleva saperne di più “in che senso diverso? Te la vuoi sposare,
forse? Fidati di me che ho già subìto il trauma del matrimonio, non farlo! Ahahhaha!” Giulio
allargò le braccia in segno di sconcerto “ma dai, sono serio! Ma che sposare!
E’ diverso perché stiamo solo uscendo, siamo amici, non abbiamo fatto niente” Alessandro sobbalzò e il sorso di vino gli andò quasi di traverso,
provocandogli una tosse isterica “Oddio, una verginella! Ti prego, dimmi almeno
che è maggiorenne…che stai combinando?” Giulio a questo punto scosse la testa,
Alessandro era incorreggibile “Ma piantala Ale! E’ più che maggiorenne, solo che
devo andare cauto con lei, perché non si è buttata tra le mie braccia al primo
colpo, è già impegnata…quindi me la sto lavorando, sto facendo l’amico, e prima
o poi sarà mia, ovviamente, devo solo aspettare il momento giusto.” Nel suo
sorriso sicuro Alessandro rivide il Giulio di sempre, da quando l’aveva
conosciuto, vent’anni prima, non era mai cambiato di una virgola: sicuro di sé,
pieno di idee, di carisma, sembrava invincibile. All’università era uno
studente modello, non mostrava mai stress o ansia per lo studio, faceva esami
come fossero passeggiate, senza rinunciare alla vita mondana. Era sempre stato
il più bravo, il più brillante e sicuramente il più egocentrico, ma nonostante
ciò era un buon amico, gli era sempre piaciuto divertirsi ed era sempre stato
disponibile e pronto ad aiutare. Alessandro lo aveva sempre ammirato, e sul
fronte delle donne lo aveva sempre invidiato, perché nonostante Giulio non
fosse una cima di bellezza, cadevano tutte ai suoi piedi inevitabilmente. Lui
si sentiva oggettivamente molto più attraente, era dieci centimetri più alto,
un corpo scolpito dall’attività fisica, spalle larghe, mentre Giulio era bassino,
era sempre stato esile, insomma, non era mai stato una gran presenza, ma
riusciva ad attirare a sé qualsiasi cosa volesse, aveva il carattere giusto,
semplicemente, per ottenere tutto quello che voleva. Comunque, fu preso dalla
voglia di continuare ad indagare “e sentiamo, chi è questa fortunata, o
sfortunata, a seconda dei punti di vista?” Giulio sorrise sorseggiando la sua
acqua minerale “E’ una studentessa, lavora in un negozio vicino il mio studio
ed è una mia paziente…e niente ci siamo conosciuti e ora stiamo uscendo, ci
vediamo, chiacchieriamo; è molto carina, mi sta ad ascoltare, sembra che sia
interessata, scherziamo molto, ridiamo… e cose così.” “Fammi capire” continuò Alessandro “uscite e chiacchierate? E lei ti ascolta?
Cioè, aspetta… aspetta…mi stai dicendo che uscite e che lei ti sta ad ascoltare
mentre straparli e dai sfogo alla tua logorroicità e alle tue manìe di
protagonismo?? Se non è ancora scappata,
allora è già cotta!” Giulio non rispose, stava gustando i suoi gamberi, e
preferì aspettare che l’amico continuasse senza pietà, come infatti fece “cioè, venire a letto con te forse può far
piacere a qualche donna impazzita, anche perché immagino che almeno mentre fai
certe cose riesci a startene un po' zitto… ma non posso credere che lei ti
sopporti e che continui a vederti. Secondo me ce l’hai in pugno.” “Ma dai”, rispose Giulio mentre ripiegava
metodicamente il fazzoletto di cotone che aveva sulle ginocchia “smettila….è
evidente che mi trova interessante, non posso negarlo, glielo leggo in faccia…anche
io mi troverei interessante se fossi al suo posto…ahahahah!! Comunque mi piace
molto, è una ragazza intelligente, non è come le altre; non è una perfettina
senza cervello, una qualunque stangona che pensa solo a farsi la piega dal
parrucchiere, è molto bella, è semplice,
entusiasta, con lei si può parlare di tutto, credo di averla puntata già dalla
prima volta che ha messo piede nel mio studio…voglio provarci! Eh si, comunque
anche io penso che sia cotta, anzi” aggiunse con un tocco di malizia “secondo
me è stracotta, rischia di bruciare come una crostata lasciata nel forno…sono
irresistibile.” Risero entrambi, Giulio non si smentiva mai, si sentiva il
migliore in ogni caso. Passarono una serata divertente, come al solito ricordarono
i vecchi tempi, parlarono di lavoro e fecero progetti sul prossimo viaggio che
avrebbero dovuto fare, forse in Australia, o magari in Messico, dovevano
pensarci su. Alessandro l’indomani
sarebbe tornato al lavoro in clinica, e quindi il loro appuntamento non terminò
molto tardi. Giulio rimise piede in casa poco prima di mezzanotte, anche lui
avrebbe dovuto lavorare la mattina seguente. Appena entrato si accomodò sul suo
grande divano , reclinando il collo sull’orlo dello schienale, prese il
cellulare e fece scorrere i nomi della rubrica fino alla “F”, aveva voglia di
inviare un messaggio a Frida, ma ci pensò un attimo: non doveva lasciarsi
prendere dalle emozioni, sapeva che con lei non poteva sbagliare una sola
mossa, era una ragazza già fidanzata e quindi confusa, doveva calcolare bene
quello che faceva. Così abbandonò l’idea, decise di evitare, non voleva nemmeno
starle troppo addosso. Dall’ampio salone si recò in cucina, anch’essa molto grande,
moderna; controllò che nel lavello d’acciaio non ci fosse nulla di sporco
perché non sopportava di lasciare cose in disordine per casa, infatti
nonostante il suo appartamento fosse di circa 200 metri quadri, era lui da solo
che si occupava della pulizia e dell’ordine quotidiani. Appurò che era tutto in
ordine e si mise ad apparecchiare la tavola per la colazione del giorno dopo;
era un rito che ripeteva ogni sera, così la mattina non si sarebbe dovuto
sbrigare per preparare tutto: adagiò una piccola tovaglia di cotone sul tavolo,
ci mise su un’allegra tazza a forma di seno femminile, le posate, i cereali e
preparò le cialde per preparare il caffè. Fece tutto molto velocemente e poi si
fermò a guardare con le mani sui fianchi: ogni cosa era al proprio posto, non
restava che mettersi a letto, ma non prima di aver diviso la biancheria per
colori, anche la lavatrice doveva essere pronta per quando sarebbe tornato dal
lavoro; anche questa fu un’operazione che terminò in pochissimi minuti,
nervosamente mise ogni cosa al suo posto e fu pronto per il rito che amava di
più prima di dormire: la pulizia orale. Accese la radiolina che era nel bagno e
cominciò, muovendosi a ritmo di musica, a passarsi il filo interdentale e lo
scovolino, si spazzolò per bene i denti per tre minuti e sciacquò il tutto con
un collutorio rigorosamente alcool free. Ripulì per bene il lavandino con una
spugnetta e si recò nella grande stanza comunicante. Adorava la sua camera da
letto, aveva sempre pensato che l’ambiente in cui si vive dovesse rispecchiare
al massimo la propria personalità, così aveva arredato la sua stanza “a sua
immagine e somiglianza”, come usava dire. Un grande letto matrimoniale rotondo
con copriletto rosso, messo accanto ad una vetrata che dava su una veranda
mozzafiato, dove adorava uscire per leggere o
studiare; di fronte al letto uno specchio enorme, a terra un tappeto di
pelo bianco e sul soffitto una sfilza di faretti bianchi. Sul muro adiacente al
letto spiccava un enorme poster che lo ritraeva sulla prua di una barca a vela,
mentre guarda l’orizzonte sotto il sole. Non aveva voluto altri mobili, oltre
il letto e la poltrona, aveva preferito una stanzetta-armadio dove tenere le
sue cose, le cassettiere e gli armadi gli erano sempre sembrati troppo
disordinati, era più semplice per lui tenere i vestiti e le scarpe ben ordinati
in un ambiente un po’ più grande. Si spogliò, ripiegò i jeans e la camicia
metodicamente e preparò sulla grande poltrona vintage i vestiti che avrebbe
dovuto indossare l’indomani. Si mise a letto, finalmente, e riprese il suo
smartphone. Dopo averci tanto pensato, decise di scrivere un messaggio a Frida
“stasera ti ho pensata. Buonanotte!”.
Frida doveva assolutamente essere sua, c’era qualcosa in lei che gli piaceva,
ma non sapeva precisamente cosa. Si chiese se era, come sempre, anche quella
volta, solo smania di vincere: no. Forse
Frida poteva essere davvero adatta a lui, forse era la persona giusta per
fargli rimettere la testa a posto dopo tanti anni alla deriva nei quali aveva
rischiato troppe volte di toccare il fondo, lei aveva il carattere giusto, la
spigliatezza e la passionalità giuste, non era solo una bella bambolina. Forse
faceva per lui, chissà. Si addormentò pensando a lei, aspettando una risposta
al messaggio, che però non arrivò. Voleva rivederla al più presto,
assolutamente.
Non mi aspettavo assolutamente questo lato del carattere di Giulio!! Però non c e che dire: Frida é innamoratissima!!
RispondiElimina