Frida irruppe come suo solito nella stanza di Kira e, trascinando
con se un mucchio di abiti le gridò un sonoro buongiorno. Di certo non si aspettava
di trovarla a letto con Carlo, che tranquillo faceva le parole crociate; per un
impercettibile istante fu presa da un sottile imbarazzo, che sparì immediatamente
quando lui la salutò con tono sorpreso e al tempo stesso divertito "ah
Frida, cosa posso fare per te?" La ragazza allora si sedette sul letto ai
piedi dei due e riversò tutto il bottino di vestiti su quelli di Kira, che in
realtà non dormiva a sonno pieno come credeva. Da sotto le coperte, da cui
spuntava solo un ciuffo di ricci, una voce come dall'oltretomba si diffuse per
la stanza "tu proprio bussare no, non è da te!" “aaaah ma allora sei sveglia?? Beh Kira quante
storie, se stavate facendo qualcosa di interessante e sconcio l'avresti chiusa
a chiave la porta."
"Effettivamente..." Commentò Carlo, forse un po'
rassegnato.
Kira ribatté che era una questione di principio, si chiede permesso
quando si entra in una stanza dove possono esserci altre persone, a prescindere
da cosa queste stiano facendo! "Ma
che pesantezza di prima mattina, ma come la sopporti?? Piuttosto acidella,
perché non esci fuori da quelle coperte e mi dai qualche consiglio su come vestirmi?
Ho un appuntamento, ma sono indecisa su cosa mettere!"
"No! Non meriti i miei consigli!" fu la risposta assonnata
che Kira diede, addirittura rigirandosi sull'altro lato dando le spalle ad
entrambi, e riempendo di calci il povero Carlo. In realtà era tutta scena, un
teatrino che entrambe conoscevano bene, Frida avrebbe continuato a
punzecchiarla, finché lei non si fosse tirata su e l'avesse aiutata, ovviamente
borbottando. Carlo allora mise da parte le sue parole crociate e con una certa
sicurezza le consigliò di indossare quel jeans scuro stretto, si proprio quello
che era sotto il golfino rosso, con su la camicia bianca con quel bel collo,
certo avrebbe dovuto stirarla prima, ma era davvero carina. Per finire consigliava
la giacca di pelle color cuoio. Quanto agli accessori, beh secondo lui dipendeva
da cosa dovesse fare...con chi era il suo appuntamento??
"Si con chi devi vederti? Tutta questa ansia nel prepararti non
è da te, sembri una tredicenne al primo appuntamento" chiese Kira con tono
da interrogatorio, facendo capolino da sotto le coperte. Frida fu colta alla
sprovvista, pensò che avrebbe dovuto aspettarsi quella domanda, così, dopo
qualche secondo di incertezza, senza in apparenza darle troppa attenzione,
mentre visionava i vestiti che Carlo le aveva indicato, le rispose " ho un
appuntamento con il relatore della tesi, dobbiamo correggere la prima
bozza."
"Uhm di sabato mattina? E tu stai così infervorata? Mi pare
strano..." Insistette Kira dubbiosa e allusiva.
"Sì, di sabato mattina. Lui è impegnatissimo, lo sai che lo sto
inseguendo ormai da due settimane, lunedì parte e oggi era l'ultimo giorno
utile per potergli far visionare il mio lavoro. E poi scusa che male c'è a
voler essere bella e preparata? L'occhio vuole la sta parte, e poi lo sai la
professionalità traspare anche dall'abbigliamento. Comunque grazie Carlo,
questo abbinamento è proprio carino, semplice ma sofisticato...mi piace!”
Kira era ancora scettica, sapeva che l'amica le stava nascondendo
qualcosa, il suo comportamento era troppo strano negli ultimi tempi, ma comunque
per quieto vivere lasciò cadere il discorso, commentando la scelta di Carlo
"sì, anche a me piace questo outfit, io metterei sotto quelle ballerine
che hai comprato ultimamente, sono comode, informali ma comunque di
classe"
"Ma quali ballerine, qui ci vuole un bel tacco!! E ho già in
mente quale! " le rispose Frida mentre un lampo di soddisfazione le balenò
negli occhi.
Questa reazione diede a Kira la conferma che l'amica le stava mentendo...ma
cosa nascondeva? Proprio mentre stava per tornare alla carica Carlo si
intromise "si anche io sono per il tacco! "
Kira gli lanciò uno sguardo di ghiaccio e con tono canzonatorio
"ma scusa, da quanto ti occupi di look femminili? Non sapevo fossi esperto
di moda!"
"beh con tutto il tempo che mi costringi a vedere insieme programmi
tipo MA COME TI VESTI? Qualche cosa avrò pure imparato!" A quel punto
Frida non riuscì a trattenere una piccola risata, mentre Kira, che non si
aspettava certo quel colpo basso proprio da lui, mise su un bel broncio "mah,
sarà capitato due o tre volte che abbiamo visto quel programma insieme...non
dire cretinate!"
"Dai Kira, si scherza" le punzecchiò i fianchi Carlo
ridendo "almeno un programma spazzatura piace ad ognuno di noi, non devi
vergognarti!"
"No davvero eh...smettila Carlo..." fece Kira fingendosi
offesa.
"Vabbe, Sandra e Raimondo, io vi saluto! Grazie per i consigli,
io vado...ah Kira, ovvio che tu sei Raimondo!!" Disse ridendo uscendo
dalla stanza lasciando la porta semiaperta alle sue spalle.
"Ma guarda se mi devo far prendere in giro da due come voi, vabbe
perché voi siete perfetti è vero, due stupidi...insieme fate quasi paura!"
"Ma dai, tigre...ci si diverte soltanto, per scherzare, non
prendertela" disse Carlo raggiungendola al centro del letto "ma
perchè ti sei innervosita?? Lo so io cosa ti ci vuole...", e detto questo
iniziò a farle il solletico, che ben presto lasciò il posto a teneri baci. "Ok
ok aspetta, non respiro, aspetta!" Esclamò Kira ridendo e balzando giù dal
letto. "Ma dove stai andando, tigre? " La ragazza, dopo aver sbirciato
fuori dalla stanza, ritornò dentro e richiuse alla sue spalle la porta, questa
volta a chiave.
Un’ora dopo Frida era seduta al tavolino di un bar poco lontano
dall’Università, erano già cinque minuti che aspettava, ma d’altronde era lei
ad essere arrivata in anticipo, quindi le toccava attendere. Fumando l’ultima
parte della sua Chesterfiel rossa, dava un’occhiata ai suoi appunti per la
relazione che doveva completare, passava nervosamente da una pagina all’altra
del raccoglitore per capire se ci fosse qualcosa da migliorare, ovvio che si
poteva fare sempre di meglio, pensò, ma quando lo vide arrivare da lontano,
richiuse il tutto frettolosamente e ripose disordinato il raccoglitore nella
grande borsa beige. “Sei arrivata in anticipo?” le chiese lui dando uno sguardo
all’orologio, era chiaro si trattasse di una domanda retorica, dal momento che
lui era perfettamente puntuale, così lei non rispose, ma si limitò a salutarlo
con due leggeri baci sulle guance. “The alla Vaniglia?” le chiese ancora con un
sorriso smagliante, e anche quella aveva tutta l’aria di essere una domanda
retorica “è un modo carino per dirmi che conosci i miei gusti, o è un modo
carino per dirmi che sono monotona?” disse Frida accigliata “comunque sì, ho
troppa voglia di quel maledetto the!” Un minuto dopo finalmente ordinò il suo
the alla vaniglia, mentre lui optò per un ginseng non zuccherato. Per un attimo
Frida rimase imbambolata a guardare nel vuoto, “ti stai chiedendo ancora se ti
trovo monotona?”, le chiese allora lui, che non trovando risposta incalzò “ehi?
Ci sei? A che pensi?” Frida si risvegliò improvvisamente da quello stato di
quiete, a cosa pensava? Non lo sapeva di preciso, ultimamente pensava a tutto e
a niente, la sua testa era sempre piena di cose, e in quel momento si rese
conto che in realtà si era fermata a guardarlo e si era estraniata, i rumori e
le voci della gente non erano diventati che un sottofondo, davanti ai suoi
occhi c’era solo il viso di Giulio, il suo sorriso pulito, i suoi occhi acuti e
brillanti, il suo modo così particolare di parlare e gesticolare la catturava
ogni volta, era qualcosa a cui non riusciva a resistere; in quel momento se ne
rese conto, ma non glielo disse, si limitò a dirgli che il suo maglioncino multicolore
l’aveva distratta, e scoppiarono entrambi a ridere “cos’ha che non va il mio
maglioncino? Io lo trovo fenomenale! E, non per fare lo sborone, ma costa un’occhio
della testa!” Frida a quel punto rise ancora più sonoramente “ma allora hai
veramente qualche rotella fuori posto!” Risero entrambi di gusto,
effettivamente Giulio vestiva in maniera molto stravagante, ma gli piaceva e ne
andava fiero, adorava i colori, gli abbinamenti più improbabili, aveva sempre
odiato la monotonia e quello era un modo per esprimere la sua personalità.
“Cosa stavi leggendo prima che arrivassi io? Sembravi molto presa…” gli chiese lui indicando con lo sguardo il
raccoglitore che spuntava visibilmente dalla borsa “no, niente…” rispose lei
imbarazzata “solo una relazione che sto preparando…” Giulio assunse un’aria
incuriosita “e di cosa tratta? Mi interessa, sul serio, di filosofia non ne so
praticamente niente, le reminescenze liceali ormai sono scomparse…” Frida
ridacchiò “beh, si tratta di un singolare confronto tra Cartesio e Kant
sull’esistenza di Dio…un concetto un po’ particolare…” “Nonostante io abbia frequentato il Liceo
Classico, molti anni fa oramai, devo dirti la verità, la filosofia non è mai
stata tra le mie materie preferite…troppo enigmatica per i miei gusti, non ci
trovavo molto senso, ho sempre preferito cose più chiare e limpide…per questo
sono diventato un uomo di scienza, forse…in ogni caso, mi piacerebbe veramente
che mi raccontassi del tuo lavoro, sono curioso” Frida sorrise dolcemente, come
avrebbe potuto spiegare il senso del suo lavoro a uno che un senso nella
filosofia non ce l’aveva mai trovato? Comunque provò ad accontentarlo, rimasero
lì a parlare per quasi due ore e Frida pensò che finalmente per la prima volta
fu lei a confondere le idee a Giulio, per la prima volta fu lei a lasciarlo
senza tante parole, e si chiese se in futuro sarebbe mai più accaduto. Era
ormai ora di pranzo e così presero al volo un tramezzino allo stesso bar,
finchè Giulio non si alzò per andare via “stasera ho una cena a casa mia con
amici…perché non vieni anche tu?” le chiese, ma la risposta di Frida fu
preceduta da una smorfia di disappunto “ho altri programmi per questo sabato
sera…” “fai venire anche Daniel!”
esclamò allora lui, ma Frida rifiutò nuovamente. Giulio, tuttavia, non si
arrese, così partì al contrattacco “allora, visto che hai rifiutato il mio
invito…almeno accompagnami a fare la spesa per stasera, ti prego! Sai, dovrei
cucinare qualcosa, le mie doti culinarie sono abbastanza limitate, e ho bisogno
di qualcuno che mi dia qualche idea! Magari potresti darmi qualche consiglio,
tra uno scaffale e l’altro!” Giulio notò nuovamente una smorfia di disappunto
sul viso di Frida, era ora di pranzo, forse era meglio tornare a casa “ma dai,
si tratterà di una cosa veloce, non fare troppe storie!” Alla fine riuscì a
convincerla e partirono alla volta dell’Ipermercato più vicino.
Finalmente era arrivato sabato sera, quella settimana Daniel aveva
atteso con ansia di potersi finalmente rilassare, tra compiti in classe,
interrogazioni e i soliti teatrini quotidiani, rigorosamente uno diverso per
ogni classe, non ci stava capendo più nulla. Il pomeriggio dopo la scuola lo
aveva dedicato a correggere i compiti di latino e italiano, così la domenica
non avrebbe avuto lavoro arretrato; in tutto erano 85 versioni –tra Cicerone,
Seneca e Sallustio- , 28 saggi brevi della I B, 27 analisi del testo della II e
30 articoli di giornale della IIIB. Ci aveva impiegato un bel po’ di tempo, era
un tipo meticoloso, dopo una prima lettura, rileggeva per sottolineare gli
errori, passava poi a decidere un voto e a formulare un giudizio ben preciso e
accurato. Avrebbe voluto chiamare Frida per farsi dare un aiuto, lei si
divertiva molto a farlo, ma decise di non contattarla, dopotutto era il suo
giorno libero al negozio, non era giusto metterla davanti a quelle scartoffie,
si sarebbero visti la sera per andare a cena in un delizioso locale a Vietri
sul mare. Terminato il lavoro, dopo una doccia rilassante, si preparò come
sempre in gran velocità, non amava starsene troppo tempo davanti allo specchio,
giusto il tempo di dare una sistemata con la cera ai capelli che ormai
superavano di molto le orecchie, doveva assolutamente tagliarli, ma era troppo
pigro per andare dal barbiere. Si infilò un paio di jeans e una camicia verde
militare, un paio di spruzzi dell’irrinunciabile One Calvin Klein, prese al
volo il giubbino di pelle ed uscì di casa, alle 20.30 era puntualissimo sotto
casa di Frida, ma insapettatamente Kira dal citofono gli comunicò che la
ragazza non era ancora rientrata e lo invitò a salire. Daniel cominciò a
preoccuparsi seriamente “ma che significa che non è tornata? Non è rientrata
per tutto il giorno?” chiese allora a Kira appena mise piede in casa. Kira
sospirò allargando le braccia in segno di sconforto “eh, che ti devo dire…è
uscita stamattina per andare all’Università dal prof e non l’ho più vista né
sentita. Ma avevate un appuntamento?”
“certo che avevamo un appuntamento! Io l’ho sentita verso ora di pranzo,
tornato da scuola, ma poi non l’ho più richiamata per lasciarla in pace il suo
giorno libero…provo a chiamarla…” Daniel prese posto sul divanetto ed estrasse
il cellulare dalla tasca dei jeans, mentre Kira, col solito turbante
post-shampoo in testa, andò a versargli un Crodino. Anche lei si chiedeva Frida
dove potesse essere finita, ma in realtà non era preoccupata, era solo
sospettosa, quella mattina l’amica non gliel’aveva contata giusta, pensò tra sé
e sé, intuendo che la ragazza non stava rispondendo alle chiamate di Daniel,
che intanto sembrava molto agitato. “Daniel non stare in ansia, vedrai che avrà
avuto un contrattempo..lo sai Frida com’è! Oggi non ha preso nemmeno la bici,
sta gironzolando a piedi, avrà perso tempo a spulciare tutti i negozi e
negozietti della città e se la conosco bene non avrà preso nemmeno un autobus o
un tram…sai che odia i mezzi pubblici. Starà per tornare”. Dopo la quarta
chiamata senza risposta finalmente Daniel balzò in piedi sentendo aprire la
porta di casa “ma che fine avevi fatto? Sono le 21.00! Avevamo un appuntamento
mezz’ora fa…” Frida gli diede un velocissimo bacio sulle labbra, doveva correre
a farsi una doccia e a prepararsi “scusa amore, dopo pranzo ho perso un sacco
di tempo a gironzolare, poi mi sono messa a chiacchierare con un’amica…e
niente, il tempo mi è sfuggito di mano! Corro a prepararmi, faccio in un
lampo!” Anche Kira lasciò solo Daniel, doveva ancora asciugarsi i capelli e
Carlo sarebbe arrivato dopo poco, il tempo di appurare che alla tenuta fosse
tutto sotto controllo per la serata. Daniel perdonò velocemente il ritardo di
Frida, ma non poteva fare a meno di pensare che ultimamente era troppo
stralunata e distratta, non era la Frida di sempre, sembrava continuamente
presa da mille pensieri. Anche quella sera, per tutto il tragitto in auto lei
non fece altro che guardare fuori dal finestrino, Daniel ogni tanto la
osservava e gli sembrava, sì pensierosa, ma piuttosto serena, non riusciva lui
stesso a capirla fino in fondo; cercò per tutto il tempo di coinvolgerla nei
suoi discorsi, raccontandole dei temi che aveva corretto e delle stravaganze
che i suoi studenti avevano scritto, ma nemmeno quello, stranamente, pareva
interessarle, gli rispondeva a monosillabi, come se in realtà non stesse
ascoltando nulla di quello che lui le diceva. Così, arrivati al risto pub,
Daniel decise di parlarle chiaro “si può sapere che hai in questi ultimi
tempi?” le chiese dolcemente, poggiandole una mano sulla guancia. Quel leggero
tocco quasi fece sobbalzare Frida che rispose quasi balbettando, come se stesse
cascando dalle nuvole “ma chi, io? Non ho niente, perché ti sembra che io abbia
qualcosa?” Daniel la guardò attentamente negli occhi, cercando di scrutarla,
“amore, sembra che tu stia su un altro pianeta… “ le disse ancora, mentre lei
lo guardava fisso come se non capisse una sola parola. “Vedi?” le disse ancora
Daniel, “ti imbamboli...proprio tu, che sei un uragano di parole, di idee, di entusiasmo,
mi sembri distratta, e l’ho notato già da un bel po’ di tempo…vorrei sapere se
hai qualche problema, sai che con me puoi parlarne”. A quel punto Frida abbassò
lo sguardo, non si era resa davvero conto di star dando delle preoccupazioni,
era un periodo particolare per lei, questo riusciva ad ammetterlo a se stessa,
ma non credeva di dare così tanto nell’occhio, e sicuramente non era mia stata
sua intenzione creare dei dubbi in Daniel, così si decise a rispondergli “no,
no…non c’è nessun problema. Anzi, mi dispiace di darti l’impressione di essere
un po’ più pensierosa del solito, ma lo faccio del tutto
inconsapevolmente…” “sì ma”, insistette
ancora Daniel “io voglio capire se c’è qualche problema tra di noi, o se tu hai
qualche problema con me, non lo so, qualsiasi cosa, puoi dirmela…davvero, puoi
dirmi qualsiasi cosa…” “no” esclamò
Frida sgranando gli occhi “nessun problema…forse sono solo un po’ stressata per
via della relazione, sai, sono in tremendo ritardo, e il professore mi sta col
fiato sul collo, si aspetta molto da me…e quindi, niente, sono solo sotto
stress…sarà questo”. Daniel fece un sorso di Guinness e poi tornò alla carica,
voleva fare qualcosa per aiutarla, per farla uscire da quello stato di letargo
“vabbè, se stai trovando delle difficoltà a completare il lavoro, perché non lo
facciamo insieme? Mi piacerebbe aiutarti, lo sai che adoro tutto quello che
fai…che ne dici? Magari scarichi un po’ di tensione…” Frida trattenne il
respiro per un attimo, che stava combinando? Che cosa le stava passando per
quella maledettissima testa che si ritrovava sul collo? La sua relazione era
praticamente finita, e sì, l’aveva terminata in ritardo proprio perché in quel
periodo pensava a tutto e a niente. Perché gli aveva mentito? Non sapeva darsi
una risposta, in realtà non sapeva darsi una risposta a nulla ultimamente, così
si limitò a dirgli che ormai mancava poco e che ce l’avrebbe fatta da sola, poi
fece un gran respiro e, almeno per quella sera, provò con fatica a tornare la
Frida di sempre, Daniel se lo meritava.
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