domenica 20 dicembre 2015

Episodio LXXXIV "Beh congratulazioni... mi fa piacere che c’è ancora qualcuno che crede nell’amore, nel vissero felici e contenti, eccetera eccetera…"


Era trascorso già qualche giorno dall’ultima volta che Frida aveva visto Giulio, da quell’ultima maledetta volta in cui aveva scoperto davvero chi fosse quell’uomo che tanto aveva creduto di amare, ormai in realtà non sapeva esattamente quanti giorni fossero passati, non aveva più la percezione del tempo, aveva smesso di guardare l’orologio e il calendario, non ricordava nemmeno che giorno della settimana fosse. Da quella sera non faceva altro che starsene a letto, sotto il plaid, con solo Merlino a tenerle compagnia. No, non passava il tempo a rimuginare, forse non pensava a nulla o forse pensava troppo, non era certa nemmeno di questo, ogni tanto Kira faceva capolino nella sua stanza, ma il più delle volte faceva finta di dormire, non aveva voglia di parlare, né di fingere di stare bene, cosa che in altre situazioni le sarebbe riuscita. Non rispondeva alle chiamate di Milly, erano giorni che non andava a lavoro, si sentiva debole, debilitata, non aveva la forza di vestirsi ed uscire,  non aveva la forza di vedere gente e soprattutto era terrorizzata dal fatto di incontrarlo mentre entrava o usciva dal suo studio. Non sapeva se avrebbe mai rimesso piede in quell’angolo di strada dove tutto era cominciato, dove il suo tremendo fallimento aveva avuto inizio. Con gli occhi perennemente bagnati, non faceva altro che pensare al fatto di aver creduto in lui, di aver amato un uomo che non esisteva, se non nella sua fantasia. Le rimbombavano nella testa i momenti passati con lui, quella giornata sulla neve, la cioccolata calda, il camino, il suo cuore che batteva all’impazzata ogni volta che le si avvicinava e sì, ogni tanto pensava anche a Daniel, era diventata così stupida da non saper più distinguere una persona sincera da un ipocrita, si sentiva un totale fallimento, aveva sprecato amore, dedizione, passione, e le si torceva lo stomaco ogni volta che le passava in mente l’immagine di lui –sì, “di lui”…non riusciva nemmeno più a pensare al suono del suo nome- che metteva le sue mani addosso a quella prostituta, imbottito di droga e di chissà quale altra sostanza. L’unica domanda che si ripeteva ininterrottamente era: come aveva fatto a non capire? La sua euforia, la sua energia, le sue stranezze, il suo malore improvviso, ora tutto le era chiaro, tutto era riconducibile alle sue bugie, alla sua vita nascosta, alla sua tossicodipendenza, perché non lo aveva capito, perché? Merlino la guardava con i suoi occhioni neri, sembrava percepire il suo malessere, eppure quel piccolo esserino continuava a vederla come un supereroe, come la sua salvezza, non poteva certo immaginare che inutile donna fosse nella vita. Continuava a guardarla e la chiamò con una zampa piagnucolando come un bambino, forse era davvero troppo tempo che non usciva a fare una passeggiata, così si armò di forza, alzò lo sguardo verso l’orologio, erano le nove di sera. Riuscì a fatica a scendere dal letto, infilò le scarpe da tennis, il giubbino imbottito, e uscì di casa con la tuta che aveva indosso ormai da chissà quanti giorni, non le interessava di avere un aspetto orribile. “Ei, esci finalmente?” le chiese Kira sorridente, che la seguì con lo sguardo e sbuffò per non aver ricevuto risposta. Carlo, che era seduto sul divanetto a giocherellare con il suo nuovo ipad, le rivolse uno sguardo eloquente “vabbè dai, almeno è uscita, dalle tempo” le disse, avendo percepito la sua esasperazione “Carlo, sapevo che non sarebbe stato facile per lei, ma è da cinque giorni che non esce da quella stanza, non va più a lavoro, non si occupa minimamente della casa…quella povera Milly ha dovuto cercare in fretta e furia una nuova commessa, ma ti pare normale? Non credo che una delusione d’amore possa giustificare un comportamento  irresponsabile e scorretto…comunque avrò pazienza, più che altro sono tremendamente preoccupata, a gennaio dovrebbe prendersi sto dottorato, e non sta minimamente lavorando alla sua tesi, credo abbia saltato anche l’appuntamento col prof…” Carlo sospirò “non essere preoccupata, vedrai che le passerà, sono i primi giorni…certo che ha una brutta cera, sembra depressa…quel farabutto l’ha combinata grossa” Kira si sedette accanto a lui a braccia conserte e dalla sua espressione imbronciata Carlo capì immediatamente cosa stava per dire “beh, io l’ho sempre detto che Giulio non mi pareva una bella persona…tu te lo sei sempre difeso, invece…se tutti e lei in primis mi foste stati a sentire una buona volta…maledizione a lui!” Carlo sorrise dolcemente “devo ammettere che tu sai guardare un po’ al di là, ma su, Tigre, Frida era innamorata…l’amore è cieco…anche tu mi vedi perfetto, ammettilo!” Kira ridacchiò e lo guardò accigliata “sei un illuso! Hahahah”  “A proposito, Daniel mi ha appena inviato un messaggio, ha qualcosa di importante da dirci…visto che è di strada lo faccio passare di qua” “perfetto” rispose Kira. In meno di dieci minuti Daniel era lì, sembrava raggiante e si disse subito felice del fatto che Kira e Carlo avessero fatto pace, finalmente, così la situazione era davvero perfetta per la notizia che doveva dargli. “Allora” gli disse Carlo dopo aver sorseggiato insieme un buon caffè insieme “sputa il rospo, non ci tenere troppo sulle spine, qual è la notizia?” Daniel a quel punto si alzò, si sfregò le mani per scaldarle e schiarendosi la voce disse tutto d’un fiato “mi sposo!”  Carlo sgranò gli occhi sorpreso “e con chi??!!” rispose d’impulso, guadagnandosi un’occhiataccia da Kira “ma che domande fai? con Clara, con chi sennò??” gli disse allora lei con tono severo “e allora qui c’è da festeggiare!” aggiunse ancora la ragazza “fatti abbracciare! Sono veramente contenta per voi, una boccata di allegria!” e detto questo lo abbracciò affettuosamente. “AUGURI!!” sentì urlare Frida appena varcò la porta di casa con Merlino, trovandosi di fronte la scena di Carlo e Daniel abbracciati e Kira che batteva le mani. Rimase impalata per un attimo, finchè tutti non si accorsero di lei “auguri?” disse frida  “cosa si festeggia oggi?” chiese con tono disinteressato; alla sua domanda tutti rimasero in silenzio, guardandosi l’un l’altro, le sembrò che la guardassero come un’aliena e che esitassero a rispondere, finchè Daniel non si rivolse a lei con tono serio “Io e Clara ci sposiamo”. A quel punto Frida pensò quasi di essere in un sogno, tutto ciò che stava accadendo non le sembrava vero, ma era evidente che invece lo fosse, così rispose con lo stesso atteggiamento disinteressato che aveva avuto sino a quel momento “beh, congratulazioni” disse senza alcuna nota di entusiasmo “mi fa piacere che c’è ancora qualcuno che crede nell’amore, nel vissero felici e contenti, eccetera eccetera…” detto questo si chiuse alle spalle la porta della sua stanza e si rimise a letto. Daniel si sarebbe sposato, pensò, e questa notizia non faceva altro che farle sentire ancora più forte il senso del suo fallimento e della sua frustrazione. Era felice per lui, sì, se lo meritava. Ora tutto stava tornando al proprio posto, il destino stava presentando a tutti il conto che si meritavano. Lei, che lo aveva lasciato di punto in bianco per un uomo che valeva nemmeno la metà di lui, stava soffrendo, da sola. Lui, che aveva sempre amato sinceramente, avrebbe coronato il suo sogno d’amore con una donna degna di lui. Si ripeteva che si sentiva felice per Daniel, ma non poteva evitare di pensare che se lei non si fosse fatta abbindolare da quel maledetto, oggi magari sarebbe stata al fianco di un uomo vero, innamorato e magari starebbe organizzando il loro matrimonio. Invece era lì, stesa su un letto da giorni, senza alcun progetto per il futuro, con solo una vita distrutta tra le mani. Di chi era la colpa, pensò? La colpa era solo sua, era stata impulsiva, irragionevole, ma soprattutto stupida. O forse la colpa era stata di Daniel, che non le aveva dato la possibilità di schiarirsi le idee quando si sentiva confusa? O forse la colpa era solo di quel maledetto, infimo, manipolatore, bugiardo… ma che importanza aveva adesso? Nessuna. Capire con certezza di chi fosse la colpa non l’avrebbe fatta sentire meglio, pensò, si sarebbe sentita comunque a pezzi, svuotata, inutile, sola e forse era veramente ciò che si meritava. Erano già le 22:00, si accorse di essere al buio, accese la lampada sul comodino, prese l’ipod e provò ad addormentarsi sulle nostalgiche note di Nothing Else Matters.

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