mercoledì 30 dicembre 2015

Episodio LXXXVI "Midnight in Berlin"


La città era ricoperta da un'abbondante coltre bianca, e sotto la neve, Berlino sembrava ancora più silenziosa del solito. Era un venerdì pomeriggio, e proprio in giornate come questa, così fredde e ventose, che Fiamma più sentiva la nostalgia di casa: le mancava la compagnia di sua sorella maggiore, fanatica di musica rock, con cui litigava in continuazione, ma che non avrebbe cambiato per niente al mondo; addirittura le mancavano i monologhi noiosissimi  sull'ultimo ritrovamento archeologico in Guatemala   di suo fratello più piccolo,  e soprattutto le mancava l'odorino di pane fresco e dolci  che proveniva dalla cucina di sua madre, dove il forno era tenuto sempre caldo. Così per non farsi prendere dalla malinconia, invece di restarsene a lavorare in ufficio, tra quelle quattro grigie  mura, preferiva rifugiarsi col suo notebook in uno dei suoi posticini felici sparsi per la città, ascoltando buona musica e  sorseggiando cappuccini. 
Proprio mentre era seduta, nel piccolo caffè turco, di fronte la sede della sua piccola casa editrice, il suo telefono iniziò a suonare, turbando l'aria tranquilla e silenziosa della sala fumatori, quasi completamente vuota. 
"Hallo!" disse rispondendo alla chiamata, senza far caso al numero sconosciuto comparso sul display. 
" Ciao Fiamma!" la voce che arrivò squillante dall'altro capo del telefono, le risultava familiare e la riportò immediatamente a qualche mese prima, in piena estate…
" Roberto??" chiese incerta, con un filo di voce.
" Si sono proprio io, come stai?" 
Fiamma sobbalzò dalla sedia, ormai di certo non si aspettava più che lui prima o poi l'avrebbe chiamata. Da quando era tornata a Berlino aveva aspettato con ansia quella telefonata, ma  non arrivava mai, così ci aveva tolto le speranze e messo una pietra sopra, come nel suo stile, senza fare troppi drammi. 
"Ehi…ci sei??" disse lui strappandola ai suoi pensieri. 
" Si…si..va tutto bene. Tu piuttosto dove sei?? qui a Berlino?" 
" Esatto! A dire il vero sono proprio sotto il tuo ufficio, ma mi hanno detto che preferisci lavorare in giro per la città…insomma, dove sei? magari se riesco ad orientarmi, ti raggiungo…potremmo.."
Fiamma non ascoltò il resto delle sue parole, si avvolse nel suo poncho di lana e corse all'ingresso del locale. Dalla grande vetrata che dava sulla strada poteva vederlo passeggiare avanti e indietro col cellulare all'orecchio e la mano sinistra nella tasca dei pantaloni.
Aveva un'aria così professionale, era bello ed elegante, le sembrava addirittura più bello dal loro ultimo incontro. L'ultima volta che si erano visti era stato in estate, a casa di Frida e Kira. Le due ragazze avevano organizzato una cena in terrazzo. Fu una serata piacevole tra amici allietata dalle leccornie preparate da Carlo e dal buon vino della cantina della tenuta; dell'ottimo vino, che a metà serata aveva ridotto ko metà dei commensali. Lei e Roberto erano finiti seduti vicini, e un po' a causa della Falanghina che scorreva loro nelle vene, ma molto di più per il feeling che era nato spontaneamente tra di loro, passarono tutto il tempo a sorridersi e lanciarsi occhiatine maliziose, raccontandosi delle loro vite e delle loro passioni. Lui si era aperto con lei, raccontandole di Lina, la sua ragazza storica. Si erano messi insieme l'ultimo anno di liceo, e fino al suo trasferimento a Tolosa, le cose erano andate bene. Ma la distanza tra loro, ultimamente era diventata incolmabile, lui aveva cercato in tutti i modi di convincerla a venir via insieme, in Francia, ma Lina fu irremovibile. La sua vita era a Napoli, con la sua famiglia, gli amici e un lavoro sicuro e avviato, non capiva perché non poteva essere lui a tornare. "Perché è un piccola stupida!" aveva detto Frida, dimostrando per l'ennesima volta senza peli sulla lingua  quanto non le fosse simpatica la fidanzata del fratello. A fine serata, Fiamma e Roberto erano talmente brilli che lei gli stava avvinghiata come un calamaro e lui non faceva niente per sfuggire ai suoi tentacoli e non era assolutamente in grado di guidare fino a casa.  Quindi Roberto avrebbe dormito in soggiorno, sul divano. 
Fiamma così si offrì per preparagli il letto per la notte, mentre gli altri rassettavano la cucina e il terrazzo. Quanto ebbe finito sfrontata, come sempre, si tolse le scarpe e vi si distese su, dicendo che dopo tutto il tempo e la fatica che aveva impiegato per sistemarlo, aveva il diritto di provare se fosse comodo. "Dai proviamolo insieme…" disse battendo la mano sul posto vuoto accanto al suo. Roberto divenne rosso come un peperone, ma non se lo fece ripetere due volte,  si stese accanto a lei facendole passare il braccio sopra la testa. "Un po' strettino, ma pare comodo" disse imbarazzato, schiarendosi la voce. Fiamma non riuscì a resistere alle sue gote arrossate che lo rendevano estremamente tenero, così si strinse a lui, poggiandogli la testa sul petto. Quel contatto fu così repentino e inaspettato che a Roberto  spezzò il fiato e si irrigidì completamente. "Oh, andiamo, rilassati…" disse lei sorridendogli, in un modo che a lui sembrò così ingenuo, ma che in realtà di ingenuo non aveva niente. 
Roberto sospirò e fu inondato dal profumo  fruttato dei  suoi capelli, poi le baciò la fronte e sorridendo a sua volta le disse " Credo di essere ancora fidanzato, sai?" 
" si che lo so…" rispose con tranquillità, massaggiandogli l'addome nudo da sotto la t-shirt "ma io non ho mai simpatizzato per la monogamia!" risero entrambi, poi lei facendosi seria aggiunse " non facciamo nulla di male…" lui la strinse  ancora di più a se, non era il tipo che esprimeva i suoi sentimenti così su due piedi ma baciandole ancora la fronte le sussurrò che le piaceva, e tanto, perché non si prendeva sul serio e lo faceva ridere, ma lei ormai tra le sue braccia già dormiva beatamente. 
Quando la cucina fu sistemata, e Carlo Kira e Frida tornarono in soggiorno li trovarono entrambi addormentati, abbracciati l'una all'altro. Kira bisbigliò stupita di essere senza parole, cosa avrebbero dovuto fare svegliare lei e portarla a letto nell'altra stanza? per lei quella era l'unica soluzione.  Carlo e Frida non furono d'accordo  , svegliarli era inutile, inoltre se le cose restavano così com'erano il primo avrebbe potuto dormire dopo giorni con la sua fidanzata e Frida forse finalmente avrebbe potuto guadagnarsi una cognata con cui riusciva ad andare d'accordo. Kira non obiettò più di tanto, spensero le luci e si ritirano nelle proprie stanze. Nel  piccolo appartamento cadde presto il silenzio, tutti dormivano, tranne Merlino, che abituato a passare la notte sul divano, trascorse tutto il tempo insonne nella sua cuccetta. 
Il mattino seguente Fiamma  si svegliò con l'imbarazzo di ritrovarsi  tra le braccia di uno sconosciuto e sotto l'occhio inquisitore di Kira, che seduta al tavolo li guardava mentre sorseggiava il suo caffè. 
" Cosa c'è??" le chiese fiamma, balzando  giù dal divano letto, mentre Roberto  ancora addormentato si spostò al centro del piccolo giaciglio occupando il posto che fino a qualche minuto prima era il suo  " non abbiamo fatto niente di male, solo dormito, tra noi non è successo nulla" aggiunse cercando di rimettersi apposto i capelli scarmigliati. Kira inarcò il sopracciglio, si alzò in silenzio, poi prima di chiudersi la porta della sua stanza alla spalle sentenziò allusiva " excusatio non petita, accusatio manifesta!" 
Ancora adesso ripensando alle parole di Kira, non poteva fare a meno di ridere, ma quanto poteva essere stronza! Poi roberto la strappò ai suoi ricordi " Scusa, ero soprappensiero, comunque se ti giri, diciamo di 180° puoi vedermi, sono proprio dietro di te!" 
Trascorsero le due ore seguenti in questo piccolo caffè turco, bevendo cappuccino e mangiando torta di mele. 
Roberto le raccontò che era in città da due giorni, e che aveva passato tutto il tempo impegnato in noiosissime riunioni, non aveva fatto altro che lavorare. " Perché, non mi hai chiamata prima? " gli disse allora Fiamma, a bruciapelo, rubandogli da sotto il naso l'ultimo pezzetto di torta "Il mio numero lo avevi, te l'ho dato il primo giorno che ci siamo conosciuti" 
Roberto le sorrise imbarazzato, si passò una mano nei capelli e con voce incerta disse che in realtà aveva perso il suo numero quasi subito, ma che aveva fatto di tutto per mettersi in contatto con lei, già appena sceso dall'aereo. 
Fiamma raddrizzò la schiena e incrociò le braccia, cercando di apparire il più contrariata possibile, ma non poté fare la sostenuta allungo; non riuscì  proprio a resistere ai suoi occhioni da cucciolo  e quella timidezza innata che facevano a pugni con una fisicità scolpita di un atleta olimpico, così con tono dolce disse "Per questa volta ti perdono!" 
"Menomale" rispose lui ridendo "Starò qui fino a lunedì, non ho molto da lavorare, mi piacerebbe girare un po' per la città…con te… del resto mi avevi promesso che mi avresti fatto da guida…" 
Fiamma balzò dalla sedia per l'entusiasmo, adorava portare in giro per la città amici e parenti. Ormai conosceva Berlino come le sue tasche, ed era convita che avrebbe potuto far fortuna come guida turistica. Poiché il tempo che avevano a disposizione era poco, avrebbero iniziato stesso quella sera. Roberto era fortunato, l'ingresso alla torre della televisione per tutti i week end di gennaio era gratuito, quindi la prima tappa del loro tuor sarebbe stata quella: una panoramica della città dall'alto, in notturna, un vero spettacolo!   m all'imporvviso il telefono di fiamma iniziò a squillare.
" Hallo, Lukas…si tutto bene…si lo so che non mi sono fatta sentire, ma io lavoro bello mio…dai che stupido…quando stasera? 20.30? No non mi faccio pregare, ma porto qualcuno con me…si un amico? é gay? no è etero…si etero dichiarato… ahahahah… tu sei matto! ok allora a stasera…" 
Fiamma chiuse il telefono e lo ripose in borsa "Cambio di programma…stasera abbiamo una cena…" 
La cena era a casa di Lukas e Vincenzo, se si può dire i migliori amici di Fiamma. Vivevano insieme da quasi otto anni e gestivano un ristorante lungo la Sprea. Lukas era tedesco, laureato in lingue e letteratura, ma  a trent'anni suonati aveva scoperto il suo talento da imprenditore. Con i pochi risparmi che aveva accumulato lavorando un una scuola serale, partì da Monaco alla volta di Berlino e aprì il suo primo locale,una birreria, con soli quattro posti a sedere, che nel giro di qualche anno divenne un luogo d'elite della movida della città. Fu proprio allora che conobbe Vincenzo, e diciamo che se ne innamorò quasi subito. Vincenzo era italiano, pugliese, era uno chef. Era venuto via dal bel paese, qualche mese dopo aver mandato all'aria il suo matrimonio con Francesca " mi ero innamorato di suo fratello, come potevo sposarla?" disse ridendo, portando a tavola una paella Valenciana bella fumante. Vincenzo ora rideva di quel periodo, ma per lui non era stato per niente facile. Fu costretto a lasciare tutto, per amore dei  suoi cari, e per proteggere l'agriturismo di famiglia: Lecce è un a bellissima città, ma la gente parla e le malelingue  danneggiano più della lama di un coltello. Così si trasferì in Germania, dove i cuochi italiani erano apprezzati tantissimo, e fece subito fortuna. Quella scelta anche se sofferta non fu soltanto una svolta per la sua carriera, ma anche per la sua vita; finalmente poteva vivere liberamente, essere se stesso, senza sentirsi giudicato. Quando conobbe Lukas, non si innamorò subito di lui, in realtà aveva scoperto da poco la sua sessualità, era incline alle nuove conoscenze, al divertimento, alla sperimentazione, ed era già rimasto incastrato in un rapporto "serio" con la sua ex ragazza, non aveva voglia di ricascarci. " Ma io sono un osso duro" intervenne soddisfatto Lukas versando altro vino a Roberto. Per Lukas scoprire ed accettare la sua omosessualità era stato sicuramente più semplice. i genitori erano degli hippy sfegatati, e Monaco non era sicuramente Lecce. A 18 anni sapeva già chi fosse, e non aveva mai pensato che le sue inclinazioni sessuali fossero un handicap e potessero in qualche modo minacciare lui o le persone che più gli erano care.
Fiamma dall'altro lato della tavola aveva ascoltato quella storia milioni e milioni di volte, ora se ne stava in silenzio seduta proprio di fronte a Roberto,  non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Si sentiva come una di quelle falene svolazzanti attorno alla luce di un lampione, nelle calde sere d'estate. Aveva gli occhi curiosi di un bambino, ascoltava ogni singola parola dei suoi interlocutori, sembrava realmente interessato e a proprio agio, tra quei due eccentrici omosessuali innamorati che lo stavano riempendo di chiacchiere e di cibo. Ogni volta che i loro sguardi si incrociavano e lui le sorrideva, sentiva il cuore perdere un colpo, si chiese più volte nel corso della serata cosa le stesse succedendo, ma non riusciva a trovare una spiegazione. In realtà spiegarsi cosa le stesse accadendo non era per lei una priorità, era una sensazione bellissima e lei non voleva far altro che viverla fino in fondo. 
La serata fu piacevole, spensierata e volò in un batter d'occhio. Vincenzo come sempre la riempì di provviste per tutta la settima, e dopo  saluti di rito e le raccomandazioni di farsi sentire al più presto, Roberto e Fiamma furono congedati. Era  passata mezzanotte, quando si ritrovarono abbracciati e felici  in strada, in una gelida notte in una Berlino completamente ricoperta di neve.

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