mercoledì 22 luglio 2015

Episodio L "E' l'uomo per me? Fatto apposta per me?- Parte II"


Il mattino seguente, Clara sapeva benissimo che l'avrebbe rivisto, a scuola. Difatti era lì, in sala professori, che leggeva appoggiato alla finestra un vecchio giornale di qualche giorno precedente. Immerso nella lettura, ogni tanto si passava una mano tra i capelli, che sempre troppo lunghi  gli cadevano sugli occhi.
Indossava una polo bianca dal colletto grigio, e un pantalone anch'esso  grigio , attillassimo. Il tutto metteva in risalto il fisico scolpito. Era bello da mozzare il fiato, e Clara fece un respiro profondo, prima di entrare anche nei nella stanza semivuota. "Buongiorno!" disse in tono cordiale, e subito si precipitò verso il suo armadietto, cercando nervosamente le chiavi nella sua enorme borsa desigual. Il suo piano era prendere il registro il più velocemente possibile e filare via, l'avrebbe affrontato, ma non in quel momento, non si sentiva ancora pronta. Sfortuna volle che lui fu molto più veloce, le si avvicinò in silenzio, col passo suadente di un gatto e raccolse da terra le chiavi che lei nella concitazione del momento aveva lasciato che le scivolassero di mano. 
"Stai bene?" le chiese lui sorridendole percependo un certo nervosismo.
"Si…si certo" balbettò arrossendo, guardandosi intorno, adesso erano proprio da soli in sala professori. 
"Allora stasera? Ci vediamo per il teatro. Ho trovato i biglietti, una posizione fenomenale…ci divertiremo…e poi dopo ti porto a cena, in un ristorantino stupendo!" 
Clara si strinse nelle spalle, sottraendosi al suo tocco "In realtà preferirei di no..."
Daniel socchiuse gli occhi a fessura, era disorientato, perché all'improvviso si tirava indietro? "Credevo ci tenessi…me ne hai parlato per tanto tempo…cosa è successo Clara?"
"Ma niente, non credo di poter…anzi…di voler continuare ad uscire con te! Insomma, è chiaro che vogliamo cose diverse, da questo rapporto, o da qualsiasi cosa esso sia." 
"Clara, proprio non capisco. Insieme stiamo bene, benissimo…ci siamo divertiti a Firenze, giusto?"
"Oh si che ci siamo divertiti, Daniel!" rispose Clara seccata, allontanandosi ancora di più da lui. "E' questo il punto, tu vuoi divertirti…divertiti e basta, che sia con me o con un'altra! Non te ne faccio una colpa, Daniel, sia chiaro. Ma io me ne tiro fuori, sono un donna adulta, ho passato gli ultimi dieci anni in rapporti aperti, senza impegni senza pensieri, e ho capito che adesso ho bisogno di qualcosa di diverso; ho bisogno di un uomo che mi dia certezze, che sia sicuro di voler costruire un futuro con me…non mi interessa più divertirmi e basta, voglio di più!"
Daniel non disse una parola, rimase a bocca aperta, non si aspettava minimamente di dover affrontare una conversazione del genere "beh…io…insomma" 
"Daniel, non devi giustificarti con me…" lo interruppe lei "Vogliamo cose diverse, può succedere…l'importante e che ce ne siamo accorti, amici come prima!" disse poggiandogli lentamente, quasi con timore una mano sul petto. Lui era davvero esterrefatto, non riusciva a trovare le parole, e ancora una volta fu Clara a rompere il silenzio imbarazzante che si era creato "Vabbè dai…si è fatto tardi…mi aspettano in Ib. Buona giornata Daniel" così disse voltandosi e dandogli le spalle. 
Clara era orgogliosa di se stessa, percorse il corridoio fino alla prima b come se fosse una sfilata, si sentiva potente, una donna emancipata e indipendente, ma prima di entrare in classe, diede una occhiata alla sue spalle, sotto sotto in realtà sperava che lui le corresse dietro per riprendersela.

Mr. Grammy sobbalzò dalla poltroncina sulla quale stava placidamente sonnecchiando, quando il campanello suonò impetuoso, una, due, tre volte. Clara rientrò in tutta fretta dal vecchio ripostiglio sulla veranda, che aveva adibito a piccolo laboratorio di pittura. Sin da piccola le era sempre piaciuto giocherellare con i colori, amava dipingere, soprattutto quando si sentiva triste, come in quel momento; mettendo su tela i suoi pensieri e le sue sensazioni riusciva sempre a ritrovare la razionalità, la tranquillità necessaria per andare avanti, nonostante tutto. Chi poteva mai essere? Erano quasi le 20.00 di venerdì sera, e lei non aspettava visite, aprì la porta, e quasi le venne un colpo.
"Che ci fai tu qui?" mormorò con un filo di voce, guardandosi i piedi scalzi per evitare di incrociare il suo sguardo che sentiva bruciarle addosso. Tutto si sarebbe aspettata tranne ritrovarselo fuori alla sua porta; certo in fondo in fondo lo sperava, ma non ci avrebbe scommesso un centesimo. Invece lui era lì, di fronte a lei, bello come sempre.
Daniel si appoggiò allo stipite della porta, le alzò delicatamente il mento, e le sorrise sfacciatamente. "Quanto sei bella…" disse ammirandola nella sua semplice tenuta da casa: un pinocchietto di jeans scolorito, sporco di vernice, e una blusa verde acqua infilata disordinatamente nei pantaloni.
Clara si irrigidì, e indietreggiò "Cosa vuoi, Daniel?" 
"Mi fai entrare? Ho bisogno di parlarti!" 
Clara sospirò, non aveva nessun motivo per lasciarlo fuori la porta, eppure ne fu molto tentata, ma come sempre il buon senso ebbe il sopravvento, si scostò e gli fece segno di entrare, chiudendo poi la porta alle sue spalle. "Solo non riesco a capire cosa tu abbia da dirmi di così importante da non poter aspettare domani a scuola…"
"Beh…domani è il mio giorno libero, e non credo sia il caso rimandare fino a lunedì…" rispose lui sorridendole, guardandosi intorno incuriosito; l'appartamento era spazioso e arretrato con lo stesso stile alternativo e orientaleggiante che caratterizzava la persona della proprietaria. Nonostante il grande soggiorno, i colori caldi delle pareti trasmettevano una certa intimità, a Daniel questo piacque, si sentì subito a suo agio, così continuò "Credo di aver sbagliato con te, Clara!" 
"Daniel, davvero, non c'è bisogno di ritornare sulla questione…non devi scusarti, ne giustificarti…va bene così…" rispose lei, cercando trovare dentro di se tutta la calma possibile, ma sentiva le gambe tremare. 
"No, Clara ti prego…fammi finire… ti ho pensata per tutto il giorno.  Tu sei una donna stupenda, intelligente, simpatica, passionale, bellissima. Sai negli ultimi tempi, ho avuto parecchie avventure…nessuna di loro, mi ha mai fatto sentire così disarmato, come hai fatto tu stamattina. Hai ragione, non siamo più dei ragazzini e anche io sono stanco di correre dietro alle gonnelle di tutte le ragazzine che mi passano davanti. Voglio al mio fianco una vera donna… potresti essere tu? vorrei tanto che fossi tu!"
Clara  non sapeva se credere a quello che aveva appena sentito; l'uomo che aveva davanti era completamente diverso da quello che aveva visto sbaciucchiarsi in quel locale, solo la sera prima. Quello era il Daniel che aveva conosciuto lei, che aveva scoperto pian piano a Firenze e che le aveva preso il cuore.
"Oh…daniel" mormorò impacciata.
Lui le si avvicinò piano, e lentamente le sfiorò la guancia arrossata "Vogliamo le stesse cose…perché non provarci?" le sussurrò poi all'orecchio facendola rabbrividire. Clara non riusciva a credere alla situazione in cui si trovava, ma come poteva dirgli di no? Non l'avrebbe mai fatto, non ci sarebbe mai riuscita, non voleva rinunciare a lui. Si lasciò andare così al tocco delle sue labbra, alle carezze delle sue mani, che le scivolavano addosso sotto la blusa verde acqua. Si lasciò travolgere da quelle stesse emozioni provate in quella camera d'albergo, l'ultima notte a Firenze. 
"Vieni con me…" gli disse prendendolo per mano e trascinandolo verso la camera da letto, mentre Mina, da una radio in lontananza, cantando a squarcia gola "E' l'uomo per me, fatto apposto per me…." sembrava le stesse leggendo nel pensiero.




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