martedì 14 luglio 2015

Episodio XLVII "Un nuovo amico..."


Frida era in macchina, la smart che Giulio le aveva regalato subito dopo l’incidente in bici.  “Così puoi scorrazzare tra le strade della città in tutta sicurezza, e io sono più tranquillo” aveva detto in torno perentorio, che non ammetteva repliche, e lei non potè far altro che accettare l’insolito regalo. Il suo turno al negozio era finito e non vedeva l’ora di potersi rilassare un po’, anche se avrebbe dovuto ancora aspettare per tornare a casa, aveva dimenticato le chiavi e le sarebbe toccato aspettare Kira che smontava più tardi, decise di passare a casa di Giulio che quel pomeriggio aveva avuto l’ultima visita prima del solito, si sarebbe rilassata un po con lui. Mentre era semi ferma nel traffico cittadino, ammazzava il tempo cambiando le stazioni radio, pareva non passassero niente di carino, finchè la voce graffiata di Axel Rose non le strappò un sorriso, e così fermò la sua ricerca su 93.7, Virgin Radio la salvava sempre in situazioni disperate come quella. Il traffico era ancora immobile, non si muoveva di un centimetro da quasi 10 minuti, l’orario di punta era più terribile rispetto ad altri giorni; pensò che forse era meglio quando gironzolava in bici e faceva gli slalom tra le auto evitandosi tutto quello stress snervante, mentre tamburellava le dita sul volante al ritmo di “Paradise City” canticchiando di tanto in tanto e guardando davanti a sé nella speranza che qualcosa si smuovesse. Dopo essere avanzata di poco più di un metro, sbuffò sonoramente e si accese una sigaretta incurante del fatto che Giulio avrebbe sentito la puzza di fumo e l’avrebbe sgridata di sicuro, poi guardando fuori dal finestrino la sua attenzione fu catturata da un esserino buffo sul ciglio del marciapiede: era un cagnolino accucciato, dall’aria triste, nero con le zampette bianche e qualche altro pelo bianco qua e là, era spelacchiato e sembrava piuttosto infreddolito e impaurito, Frida era stata attratta dai cani sin da bambina, li trovava irresistibilmente dolci, così lo chiamò con un fischio delicato; il buffo esserino alzò leggermente la testolina, drizzando l’orecchio sinistro, la guardò subito con i due grandi occhioni color oliva che trasparivano un’estrema malinconia. Frida gli sorrise come fosse un bambino e la bestiolina non smetteva di fissarla, intenerendola sempre di più; le sembrò molto molto magro e alquanto debilitato, così allungò un braccio dal finestrino verso di lui  e lo chiamò con un gesto delle dita e schioccando la lingua. A quel richiamo il cagnolino dapprima reclinò la testa a destra e poi a sinistra, pensando forse che volesse dargli del cibo, poi, un po’ titubante, si alzò sulle zampette magrissime e sporche e  camminò verso di lei lentamente col capo chino e le orecchie all’indietro; con estrema lentezza finalmente le si avvicinò e alzò il grande naso nero sulla sua mano per annusarla,  poi la leccò vigorosamente un paio di volte. Frida non ci pensò su, aprì piano la portiera della macchina, lo alzò e prendendolo in braccio si accorse che era leggero come una piuma, lo sistemò sul lato del passeggero mentre lui  la guardava con aria spaesata e pietosa; lei lo accarezzò e gli parlò, dicendogli che lo avrebbe portato con sé e lo avrebbe fatto tornare in forma. Proprio in quel momento il traffico si sciolse, il fatto di essere stata eccezionalmente ferma tutto quel tempo in auto e che avesse ricominciato a muoversi solo dopo aver preso la bestiolina con sé, le sembrò un segno del destino. La canzone era finita, e Virgin Radio passò un vecchio pezzo degli ACDC e Frida guidava sorridente buttando ogni tanto un’occhiata al suo nuovo amico, che intanto si era appallottolato sul sediolino e la guardava; mentre lei gli parlava notò che ogni tanto scodinzolava debolmente e ne fu felice, era evidente che il cane si fosse tranquillizzato e avesse capito che lei stava provando a salvarlo, ed era proprio questo che lei amava dei cani e degli animali in genere, il loro istinto ci vedeva sempre giusto. Frida pensò che Giulio avrebbe potuto dargli un’occhiata, anche se non era un veterinario, era pur sempre un medico, e lei sapeva che alcune medicine per umani andavano bene anche per i cani, così gli inviò un messaggio “Sto arrivando e ho un paziente per te, abbiamo bisogno di un consulto medico…a tra poco amore”, chissà come l’avrebbe presa, ma sicuramente non avrebbe avuto problemi con lui, ne era certa, così proseguì a passo sicuro. Dopo quindici minuti era davanti la sua porta di casa e le bastò un secondo per capire che le sue previsioni erano state sbagliate. “Non penserai di far entrare questa bestia in casa mia?” furono le prime parole che Giulio proferì dopo averle aperto la porta;  appena vide il povero cane, sgranò gli occhi come usava fare di solito, si irrigidì e fece un balzo indietro, scaturendo l’ilarità di Frida “Ma dai, che hai paura di un microbino come questo?” Giulio le fece capire chiaramente che non voleva farlo entrare, non aveva alcuna paura, semplicemente lo trovava sporco e puzzolente e non amava particolarmente gli animali. Lei lo pregò più volte e, alla fine, con grandissimo sforzo, le permise di entrare, avvisandola di stare attenta a dove quel “coso” mettesse le zampe. Frida lo prese in braccio per evitare che camminasse sul parquet chiaro del salone e sul grande tappeto bianco, effettivamente avrebbe potuto sporcarlo, e si accomodò sulla sedia davanti al caminetto spento, coccolandolo. Giulio le si piazzò di fronte, con le mani sui fianchi e le gambe leggermente divaricate, e guardandola severamente ricominciò a rimproverarla “Ti rendi conto di quanto puzza quest’ammasso di peli? E tu lo tieni tra le braccia, lo accarezzi, baciatelo pure a questo punto!” Frida storse il naso e gli fece una linguaccia “Ma dai Giulio, non potevo portarlo a casa mia, ho dimenticato le chiavi e poi pensavo che potresti dargli una controllata, lo vedo debilitato”. Giulio rimase a bocca aperta per qualche secondo, attonito, come se avesse sentito chissà quale diavoleria “Tu sei cretina veramente…io sono un medico, non un veterinario!” Frida mise il muso e rispose prontamente con tono molto polemico “Vabbe dai, cosa ti costa dargli una controllata? Che ne so palparlo, controllargli il colore della lingua, queste cose qua che si fanno…non essere burbero, stai esagerando”. A quel punto Giulio perse la pazienza, cominciò ad alzare il tono della voce come non aveva mai fatto prima d’ora “Ora basta!” urlò, gesticolando animatamente “Non toccherò quell’essere, non gli metterò le mani addosso. Portalo da un veterinario, se ci tieni tanto. Se tu vuoi fare la crocerossina dei trovatelli, fallo fuori dal mio appartamento, a me gli animali non sono mai piaciuti, già è tanto che ti ho fatta entrare con quel coso! Adesso vado in cucina a bere il frullato che mi ero preparato e quando torno non voglio vederlo più, chiaro?” Frida rimase incredula, si strinse il piccolo pelosetto sul seno  cercando di tranquillizzarlo “guarda” gli disse piagnucolando come una bambina “Sta tremando tutto, lo hai fatto spaventare. Ma come puoi non provare almeno un po di pena? Sei tu la bestia, sei orribile!”  Giulio notò con stupore che Frida aveva gli occhi lucidi, non poteva credere che fosse seriamente preoccupata  e dispiaciuta per un cane, era solo un animale, pensò, ma in quel momento fu lei ad ispirargli tenerezza, così sospirando sonoramente cercò di calmarsi, anche se sentiva il nervosismo correre a mille “Amore non posso credere che tu mi stia insultando perché non voglio toccare quel cane. E’ sporco, avrà chissà quale malattia e chissà quante zecche. Mi fa troppo schifo, che ci posso fare? Poi ieri c’ho messo una vita per pulire casa, e già sento puzza di carogna ovunque…lo sai che ci tengo, non fare quella faccia, ti prego…”  L’espressione afflitta e contrariata di Frida lo urtava ancora di più, perché con quegli occhioni riusciva a farlo sentire in colpa, sembrava che stesse quasi per piangere, e non faceva altro che continuare a coccolare il cane, che pure la guardava con aria triste, sembravano due anime in pena e non sapeva se la cosa lo divertiva o lo innervosiva; così, davanti al suo silenzio, ci pensò su qualche secondo e poi decise di mollare un po la presa “Ok, ho capito. Va bene, facciamo così. Visto che per ora non puoi portartelo a casa, ti darò una bacinella, te ne vai fuori in veranda, lo lavi e lo asciughi col phon piccolo da campeggio, badando bene a non sporcare niente. Almeno smetterà di puzzare, poi vedremo che fare…visto che ti sto concedendo già troppo, sappi che una volta usciti di qui poi non voglio più rivederlo in casa mia, intesi?” La ragazza alzò gli occhi e accennò un sorriso “Gli darai un’occhiata? Non posso portarlo dal veterinario, costa troppo, magari a fine mese potrei farlo vaccinare…” Giulio la frenò  “Amore, non lo toccherò. Fallo guardare a Kira, lei aveva un gatto, no? Ci sa fare magari, poi potrebbe usarlo come cavia per fare esperienza, che ne so… io non ho mai toccato un animale e non intendo farlo…Ma poi che significa che vuoi vaccinarlo? Non avrai mica intenzione di tenertelo?” Dal sorriso birichino di Frida, capì che erano proprio quelle le sue intenzioni, così le andò a prendere una grande bacinella che usava per il bucato e che poi sicuramente avrebbe buttato via, e quando la vide saltellare felice verso la veranda pensò che fosse davvero pazza. Qualche volta gli aveva parlato della sua passione per gli animali, ma non credeva che arrivasse fino a questo punto, per lui era inconcepibile. Intanto prese la scopa elettrica e ripulì tutto il salotto e il tappeto per bene, aprì la veranda per far areare la stanza e passò del disinfettante all’ingresso, dove il cane aveva camminato prima che Frida lo prendesse in braccio. Quando fu sicuro che tutto era ben ripulito, finalmente andò in cucina a bere il frullato di fragole e kiwi che aveva preparato accuratamente tornato dallo studio, si sedette al tavolo di vetro e se lo gustò lentamente, dopo averci aggiunto un paio di cucchiai di muesli. Guardò l’orologio da muro ed era passata già quasi un’ora da quando Frida era uscita in veranda, chissà cosa stava combinando, non aveva la minima intenzione di andare a controllare, temeva di trovare cattive sorprese, così aspettò pazientemente, ripulendo il tavolo e lavando il bicchierone ormai vuoto, poi scongelò dal freezer un paio di fette d’arrosto che avrebbe voluto preparare quella sera per lui e Frida sulla nuova piastra elettrica che aveva comprato qualche giorno prima, voleva assolutamente provarla… mentre leggeva le istruzioni con interesse, ritornò finalmente Frida “da dan!!!!!! Guarda che giovanotto pulito e profumato! Ora sembra che abbia anche più peli….l’ho asciugato per bene, facciamolo gironzolare…” ripose il cane a terra, che subito sparì dalla loro visuale, facendo balzare Giulio in piedi dalla sedia, che subito corse a cercarlo; lo trovò che zampettava intorno al tavolino del salotto, sul suo amato tappeto bianco e non esitò a protestare “Fri è inutile che provi a farmelo piacere, il fatto che tu lo abbia lavato non cambia le cose. Prima di tutto è un cane orribile, brutto veramente… e poi a me gli animali non piacciono e mi dispiace, ma non cambierò idea per farti un favore”. Frida si incupì di nuovo, e assunse nuovamente un’espressione di forte disappunto, non riusciva a credere che a Giulio non piacessero gli animali, sembrava un uomo così aperto, dolce, sensibile, ma le stava dimostrando il contrario e il suo atteggiamento le stava dando fastidio; tuttavia, non disse nulla, era pur sempre casa sua e lei sapeva quanto fosse pignolo e preciso con le sue cose, così gli chiese solo di potergli dare qualcosa da mangiare, sembrava affamato ed era magrissimo, avrebbero potuto dargli uno yogurt, gli disse, non gli avrebbe fatto male, oppure avrebbero potuto preparargli un po’ di pasta asciutta, ma Giulio si oppose categoricamente, non avrebbe sprecato i suoi preziosissimi yogurt per un cane e non si sarebbe messo tantomeno a cucinare. Messo in chiaro che non gli avrebbe dato da mangiare, si sedette sulla sua poltrona e si mise ad osservare seriosamente il pelosetto che gironzolava, seguendone con lo sguardo ogni piccolo passo; il cagnolino gli si avvicinò più volte con le orecchie basse, scodinzolando debolmente, pareva capire di non essergli simpatico perché provava ad annusargli le scarpe con aria impaurita ed impacciata, ma allo stesso tempo curiosa ; purtroppo tutti i tentativi del piccolo di avvicinarglisi furono vani, perché Giulio prontamente ogni volta lo scacciava muovendo i piedi in maniera decisa, in modo da allontanarlo. Frida assistette a quello spettacolo sbigottita,e osservandolo severamente gli gridò “Sei un mostro! Che male ti sta facendo?” Giulio le sorrise beffardamente dandole della pazza e dicendole che non le avrebbe dato corda per nessuna ragione, se voleva quel cane doveva sbrigarsela da sola e, soprattutto aggiunse nuovamente, fuori da casa sua. A quel punto Frida perse la pazienza, chiamò Kira che per fortuna stava appena rientrando in casa ed andò via sbattendo la porta, senza nemmeno salutarlo.
Si sentiva furiosa e si sfogò con l’amica, che invece accolse con pazienza il nuovo ospite “Ti rendi conto? Mi ha cacciata! Lo ha trattato malissimo e non ha voluto nemmeno dargli un misero biscotto da mangiare! Mi ha permesso soltanto di lavarlo, ma solo per paura che potesse rovinargli quella merda di appartamento!” urlò a Kira, mentre lei dava una controllata al cane, ridacchiando sotto i baffi “Vabbe Fri, forse si è spaventato…è troppo brutto questo cane, lasciatelo dire! Hahahah”  “Non sei divertente. Non posso credere che non gli piacciano gli animali, cioè penso che non potremo mai vivere insieme, nè avere un futuro, se non cambia questa cosa… non posso crederci!” Kira continuava a ridacchiare mentre l’amica si infervoriva, e non riuscì a prenderla sul serio, così usò la sua solita ironia “vabbè, il tuo super uomo un difetto doveva pure avercelo!”  “beh, effettivamente…è il primo difetto serio che gli ho trovato…”   a quel punto Kira scoppiò in una sonora risata, facendo sobbalzare il povero cane che quel giorno ne stava vedendo di tutti i colori “Il primo? Oltre al fatto che usa sparire per giorni per poi ricomparire miracolosamente, vorrai dire?” Frida le fece una linguaccia e le disse che non era per niente divertente, piuttosto le chiese se secondo lei quel cane stesse bene o avesse qualcosa. Kira non aveva una passione smodata per gli animali, ma non le dispiacevano, anche se l’idea di prendersene cura quotidianamente non la entusiasmava, quindi avvisò Frida che le questioni pratiche, come cibo e bisognini, doveva sbrigarle da sola se voleva farlo restare in casa con loro, lei avrebbe dato solo una mano. Comunque le disse che tastandolo non aveva sentito organi ingrossati, né particolari anomalìe, per quello che poteva capirne, ma sicuramente era fortemente debilitato, disse, forse non mangiava da giorni e beveva poco, così pensò che avrebbero potuto fargli un paio di flebo di glucosio per tirarlo su, poi mangiando avrebbe ritrovato pian piano le forze e a fine mese, quando avrebbero avuto qualche soldo in più, l’avrebbero portato a fare un controllo e un vaccino. Frida abbracciò l’amica, sembrava una bambina felice e per un attimo le tornò in mente il giorno che i genitori le permisero di tenere in casa un trovatello come lui. Gli diedero da mangiare della carne in gelatina, ne divorò tre scatolette in pochi minuti, aveva davvero una fame da lupi. “Dì un po’ Kira, che nome gli diamo?” Kira ci pensò su,e guardandolo fisso con un sorriso rispose con tono sicuro “A essere brutto è brutto….certo che tu te li scegli sempre carini…” disse alludendo chiaramente a Giulio, poi aggiunse “Ma ha quei peletti biancastri carini che spuntano ai lati del muso e sotto il mento che sembrano dei baffoni con un po’ di barbetta….Merlino, ti chiameremo Merlino!” disse rivolta al cane, che la guardava col muso all’insù scodinzolando vigorosamente: era evidente che il suo nuovo nome gli piaceva, e molto.

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