mercoledì 19 agosto 2015

Episodio LIX "Ritornare a Napoli, ritornare a casa"


Per Ester tornare a Napoli significava tornare a casa. Arrivata in taxi al centro della città, invece di farsi fermare sotto casa di Daniel, come previsto, decise di scendere al borgo Marechiaro a Posillipo per fare una passeggiata, sentiva il desiderio di godere in solitudine di quel sole e di quel mare brillante che più di ogni altra cosa le riempivano l’anima, si più di ogni altra cosa, perché sebbene  la Sicilia rappresentasse le sue radici, le sue amare radici, come soleva chiamarle e alle quali non poteva rinunciare, la sua vita felice l’aveva vissuta lì, nel cuore partenopeo, lì era cresciuto suo figlio e lì era riuscita a diventare la donna che voleva. Passeggiò a lungo osservando il panorama pittoresco, i gesti della gente, la voce esuberante delle persone e ogni cosa le ricordò quanta vita ci fosse in quell’angolo di mondo, a volte quasi se lo dimenticava. Erano già cinque anni che mancava da Napoli, ma ogni volta che ritornava notava con piacere che tutto restava uguale, i colori, gli odori, le sensazioni, erano sempre le stesse, tutto era come cristallizzato dalla prima volta che vi aveva messo piede; chiuse gli occhi per un istante e riuscì a percepire l’energia della brezza marina, e si chiedeva come mai, benchè il mare fosse uno solo, in Sicilia non riusciva a percepirla, era come se il suo spirito fosse in perfetta simbiosi  solo con quel posto, era un’armonia dalla quale non poteva prescindere e da cui non avrebbe mai potuto distaccarsi. La suoneria del telefonino interruppe bruscamente la sua meditazione, era Daniel che, ovviamente, le chiedeva dove fosse finita, l’aspettava a casa almeno da mezz’ora, e alla fine decise di andarla a prendere raccomandandole di non muoversi e di cercare di starsene ferma e tranquilla finchè non fosse arrivato. Appena salì in macchina come si aspettava Daniel le fece una bella ramanzina, che però non durò a lungo, era troppo felice di rivederla per essere arrabbiato con lei. In poco tempo furono a casa e, appena varcarono la porta, Ester riuscì a sentire l’odore dei libri, lo stesso odore che c’era nella vecchia stanzetta di Daniel e, in effetti, i libri erano dappertutto e questa cosa la riempiva d’orgoglio, aveva tirato su un uomo magnifico, sensibile e soprattutto amante della cultura, lei aveva sempre cercato di trasmettergli il valore della conoscenza e il suo intento era perfettamente riuscito. Entrati nel piccolo salottino non si aspettò di ricevere la calorosissima accoglienza di Carlo e di una magnifica donna dai capelli rossi che intuì subito si trattasse della nuova fidanzata del figlio. “Scusatela se ci ha fatto preoccupare...lei è così, le sue stravaganze sono all’ordine del giorno” disse Daniel sorridendo “Non c’è bisogno di scusarti per me, tesoro” rispose prontamente Ester “Carlo mi conosce abbastanza per non essere stupìto…lei, beh, si abituerà alla sua nuova suocera fuori di testa” disse rivolgendosi a Clara, che immediatamente le si presentò porgendole la mano; inaspettatamente Ester gliela strinse con entrambe le mani “Che magnifica creatura” commentò guardandola dritta negli occhi; con quel gesto Clara si sentì profondamente penetrata, capì subito cosa intendesse Daniel quando diceva che la madre possedeva una carica spirituale speciale, era vero. Dal modo in cui era vestita le sembrò una sorta di hippy, indossava un larghissima gonna, una camicia e un gilet decorato finemente con ornamenti orientali e dal collo le pendevano almeno cinque collane lunghe e meno lunghe, mentre tra i ricci nerissimi spiccava un foulard verde e portava due grandi orecchini gitani, di quelli che piacevano tanto anche a lei. Guardandola bene notò che Daniel non le somigliava per niente, lei minuta con due grandi occhi neri e la pelle olivastra, lui alto e con gli occhi azzurri, solo il sorriso era identico, comunque non poteva negare che fosse una bellissima donna e piena di fascino, la trovava una suocera sui generis e questa cosa le piaceva molto.  Si sedettero sul divano ed Ester ammonì il figlio per il solito disordine che aveva sempre contraddistinto casa sua e fece mea culpa, ammettendo che era sempre stata lei a farlo vivere in ambienti caotici, era il degno figlio di sua madre. Carlo servì per tutti dei biscotti allo zenzero, sapeva che Ester li amava particolarmente, gli diceva sempre che solo lui sapeva farli a regola d’arte, così li consumarono davanti ad un buon caffè. Ester fece molte domande a Carlo, era curiosa di vedere la sua nuova tenuta, lo elogiò per la sua intraprendenza e lo esortò a continuare ad andare dritto per la sua strada “ho sempre saputo che l’architettura non ti esaltava, caro mio” gli disse “Ma non posso biasimarti, quel burbero di tuo padre sognava per il suo erede una vita identica alla sua,  tu dovevi portare alto il nome dei Carati, ti ha tracciato la strada secondo i tuoi schemi e tu, da buon figlio quale sei, giustamente gli hai dato ascolto…ma io te l’ho sempre detto che la strada che gli altri tracciano per noi, non è la strada giusta…la via giusta è quella che ci costruiamo noi, è quella verso cui ci spinge la passione…e tu, tesoro mio, ci hai messo un po’ di tempo, ma lo hai capito…non è mai troppo tardi…sono fiera di te, come sarebbe fiera di te anche un’altra persona, ne sono certa”. Carlo fu felice delle sue parole, conosceva Ester da quando era un bambino e lei gli aveva sempre dato i consigli migliori, a volte lo aveva portato a pensare che volesse metterlo contro suo padre, ma crescendo aveva capito che non era affatto così, anzi, lei aveva sempre e solo cercato di aprirgli gli occhi e di aprirgli la mente verso nuovi orizzonti e doveva ammettere che era anche un po’ merito suo se lui aveva scelto la strada della cucina, il primo dessert di sua invenzione l’aveva fatto assaggiare proprio a lei e fu in quel momento che Ester gli disse che sarebbe diventato un grande chef, provocando l’ilarità di Daniel e la sua. In poco tempo si creò un clima di allegria e di entusiasmo, Ester travolse tutti con il suo ottimismo e le sue battute. Fu felice di conoscere tutti i dettagli della nuova storia d’amore di Daniel, ma non sembrò affatto invadente, anzi, sembrava solo una madre entusiasta di conoscere tutte le novità del figlio, non voleva perdersi nulla di lui. Tuttavia, inizialmente le sue domande misero molto a disagio Clara che, invece, era una tipa abbastanza riservata, ma dopo poco comprese anche lei la totale buona fede della donna e riuscì ad aprirsi completamente, raccontandole della sua vita, del suo lavoro, delle sue passioni. Ester ascoltava con estrema attenzione,pareva che cercasse di cogliere ogni dettaglio, ogni gesto, i suoi occhi sembravano studiare a fondo le parole e la gestualità di Clara. Durante la loro conversazione scoprirono di avere molte cose in comune, la passione per l’arte e per l’oriente e soprattutto Ester aveva notato la magnifica gonna lunga di seta dai toni orientali della ragazza, davvero in linea con i suoi gusti. La madre di Daniel ebbe di Clara, tutto sommato, una buona impressione, ma non la convinceva al cento per cento. Era bellissima, pensò, intellettualmente interessante, acculturata, caratterialmente piacevole a primo impatto, ma la trovava piuttosto controllata, misurava attentamente le parole; in sintesi, le sembrò una tipa troppo tranquilla per Daniel che, invece, sin da ragazzino aveva sempre preferito donne esplosive, vispe, travolgenti. Beh, pensò che evidentemente i suoi gusti fossero cambiati, ma anche cambiare opinione non era molto da Daniel e , così, mentre ascoltava Clara discutere delle condizioni pietose in cui versava Pompei, le balenò in testa l’idea di conoscere Frida, la ex ragazza di cui aveva tanto sentito parlare. Daniel le aveva parlato insistentemente di lei, mentre di Clara non le aveva detto granchè, sì, era decisa, doveva assolutamente conoscerla, così trovò un escamotage perfetto, come usava fare di solito. “E la tua ragazza, Carlo?” chiese all’improvviso Ester “quando me la fai conoscere? D’altronde, è un po’ come se fosse anche lei mia nuora…avresti potuto portarla!” Carlo si giustificò dicendo che Kira era all’Università, purtroppo, ma l’avrebbe portata nel pomeriggio a casa della ragazza per fargliela conoscere, già aveva programmato tutto. Ester sorrise soddisfatta, non vedeva l’ora di conoscerla e, con un po’ di fortuna, avrebbe trovato anche Frida, pensò. E così fu, quel pomeriggio Ester riuscì nel suo intento. Conobbe entrambe le ragazze, ricordava bene il fatto che vivessero insieme, e le sembrarono deliziose. Trascorsero due lunghe ore insieme a parlare di tutto, le trovò piacevolmente estroverse, piene di idee, di opinioni ed estremamente simpatiche, tanto che si offrì di leggere loro la mano e i Tarocchi, cosa che di rado proponeva, solitamente riservava queste sue doti solo per le persone più care e, alla fine, le invitò a cena la sera successiva per potersi salutare prima della sua partenza…doveva inventarsi qualcosa per quella cena, pensò, doveva pensarci assolutamente.

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