mercoledì 30 dicembre 2015

Episodio LXXXVI "Midnight in Berlin"


La città era ricoperta da un'abbondante coltre bianca, e sotto la neve, Berlino sembrava ancora più silenziosa del solito. Era un venerdì pomeriggio, e proprio in giornate come questa, così fredde e ventose, che Fiamma più sentiva la nostalgia di casa: le mancava la compagnia di sua sorella maggiore, fanatica di musica rock, con cui litigava in continuazione, ma che non avrebbe cambiato per niente al mondo; addirittura le mancavano i monologhi noiosissimi  sull'ultimo ritrovamento archeologico in Guatemala   di suo fratello più piccolo,  e soprattutto le mancava l'odorino di pane fresco e dolci  che proveniva dalla cucina di sua madre, dove il forno era tenuto sempre caldo. Così per non farsi prendere dalla malinconia, invece di restarsene a lavorare in ufficio, tra quelle quattro grigie  mura, preferiva rifugiarsi col suo notebook in uno dei suoi posticini felici sparsi per la città, ascoltando buona musica e  sorseggiando cappuccini. 
Proprio mentre era seduta, nel piccolo caffè turco, di fronte la sede della sua piccola casa editrice, il suo telefono iniziò a suonare, turbando l'aria tranquilla e silenziosa della sala fumatori, quasi completamente vuota. 
"Hallo!" disse rispondendo alla chiamata, senza far caso al numero sconosciuto comparso sul display. 
" Ciao Fiamma!" la voce che arrivò squillante dall'altro capo del telefono, le risultava familiare e la riportò immediatamente a qualche mese prima, in piena estate…
" Roberto??" chiese incerta, con un filo di voce.
" Si sono proprio io, come stai?" 
Fiamma sobbalzò dalla sedia, ormai di certo non si aspettava più che lui prima o poi l'avrebbe chiamata. Da quando era tornata a Berlino aveva aspettato con ansia quella telefonata, ma  non arrivava mai, così ci aveva tolto le speranze e messo una pietra sopra, come nel suo stile, senza fare troppi drammi. 
"Ehi…ci sei??" disse lui strappandola ai suoi pensieri. 
" Si…si..va tutto bene. Tu piuttosto dove sei?? qui a Berlino?" 
" Esatto! A dire il vero sono proprio sotto il tuo ufficio, ma mi hanno detto che preferisci lavorare in giro per la città…insomma, dove sei? magari se riesco ad orientarmi, ti raggiungo…potremmo.."
Fiamma non ascoltò il resto delle sue parole, si avvolse nel suo poncho di lana e corse all'ingresso del locale. Dalla grande vetrata che dava sulla strada poteva vederlo passeggiare avanti e indietro col cellulare all'orecchio e la mano sinistra nella tasca dei pantaloni.
Aveva un'aria così professionale, era bello ed elegante, le sembrava addirittura più bello dal loro ultimo incontro. L'ultima volta che si erano visti era stato in estate, a casa di Frida e Kira. Le due ragazze avevano organizzato una cena in terrazzo. Fu una serata piacevole tra amici allietata dalle leccornie preparate da Carlo e dal buon vino della cantina della tenuta; dell'ottimo vino, che a metà serata aveva ridotto ko metà dei commensali. Lei e Roberto erano finiti seduti vicini, e un po' a causa della Falanghina che scorreva loro nelle vene, ma molto di più per il feeling che era nato spontaneamente tra di loro, passarono tutto il tempo a sorridersi e lanciarsi occhiatine maliziose, raccontandosi delle loro vite e delle loro passioni. Lui si era aperto con lei, raccontandole di Lina, la sua ragazza storica. Si erano messi insieme l'ultimo anno di liceo, e fino al suo trasferimento a Tolosa, le cose erano andate bene. Ma la distanza tra loro, ultimamente era diventata incolmabile, lui aveva cercato in tutti i modi di convincerla a venir via insieme, in Francia, ma Lina fu irremovibile. La sua vita era a Napoli, con la sua famiglia, gli amici e un lavoro sicuro e avviato, non capiva perché non poteva essere lui a tornare. "Perché è un piccola stupida!" aveva detto Frida, dimostrando per l'ennesima volta senza peli sulla lingua  quanto non le fosse simpatica la fidanzata del fratello. A fine serata, Fiamma e Roberto erano talmente brilli che lei gli stava avvinghiata come un calamaro e lui non faceva niente per sfuggire ai suoi tentacoli e non era assolutamente in grado di guidare fino a casa.  Quindi Roberto avrebbe dormito in soggiorno, sul divano. 
Fiamma così si offrì per preparagli il letto per la notte, mentre gli altri rassettavano la cucina e il terrazzo. Quanto ebbe finito sfrontata, come sempre, si tolse le scarpe e vi si distese su, dicendo che dopo tutto il tempo e la fatica che aveva impiegato per sistemarlo, aveva il diritto di provare se fosse comodo. "Dai proviamolo insieme…" disse battendo la mano sul posto vuoto accanto al suo. Roberto divenne rosso come un peperone, ma non se lo fece ripetere due volte,  si stese accanto a lei facendole passare il braccio sopra la testa. "Un po' strettino, ma pare comodo" disse imbarazzato, schiarendosi la voce. Fiamma non riuscì a resistere alle sue gote arrossate che lo rendevano estremamente tenero, così si strinse a lui, poggiandogli la testa sul petto. Quel contatto fu così repentino e inaspettato che a Roberto  spezzò il fiato e si irrigidì completamente. "Oh, andiamo, rilassati…" disse lei sorridendogli, in un modo che a lui sembrò così ingenuo, ma che in realtà di ingenuo non aveva niente. 
Roberto sospirò e fu inondato dal profumo  fruttato dei  suoi capelli, poi le baciò la fronte e sorridendo a sua volta le disse " Credo di essere ancora fidanzato, sai?" 
" si che lo so…" rispose con tranquillità, massaggiandogli l'addome nudo da sotto la t-shirt "ma io non ho mai simpatizzato per la monogamia!" risero entrambi, poi lei facendosi seria aggiunse " non facciamo nulla di male…" lui la strinse  ancora di più a se, non era il tipo che esprimeva i suoi sentimenti così su due piedi ma baciandole ancora la fronte le sussurrò che le piaceva, e tanto, perché non si prendeva sul serio e lo faceva ridere, ma lei ormai tra le sue braccia già dormiva beatamente. 
Quando la cucina fu sistemata, e Carlo Kira e Frida tornarono in soggiorno li trovarono entrambi addormentati, abbracciati l'una all'altro. Kira bisbigliò stupita di essere senza parole, cosa avrebbero dovuto fare svegliare lei e portarla a letto nell'altra stanza? per lei quella era l'unica soluzione.  Carlo e Frida non furono d'accordo  , svegliarli era inutile, inoltre se le cose restavano così com'erano il primo avrebbe potuto dormire dopo giorni con la sua fidanzata e Frida forse finalmente avrebbe potuto guadagnarsi una cognata con cui riusciva ad andare d'accordo. Kira non obiettò più di tanto, spensero le luci e si ritirano nelle proprie stanze. Nel  piccolo appartamento cadde presto il silenzio, tutti dormivano, tranne Merlino, che abituato a passare la notte sul divano, trascorse tutto il tempo insonne nella sua cuccetta. 
Il mattino seguente Fiamma  si svegliò con l'imbarazzo di ritrovarsi  tra le braccia di uno sconosciuto e sotto l'occhio inquisitore di Kira, che seduta al tavolo li guardava mentre sorseggiava il suo caffè. 
" Cosa c'è??" le chiese fiamma, balzando  giù dal divano letto, mentre Roberto  ancora addormentato si spostò al centro del piccolo giaciglio occupando il posto che fino a qualche minuto prima era il suo  " non abbiamo fatto niente di male, solo dormito, tra noi non è successo nulla" aggiunse cercando di rimettersi apposto i capelli scarmigliati. Kira inarcò il sopracciglio, si alzò in silenzio, poi prima di chiudersi la porta della sua stanza alla spalle sentenziò allusiva " excusatio non petita, accusatio manifesta!" 
Ancora adesso ripensando alle parole di Kira, non poteva fare a meno di ridere, ma quanto poteva essere stronza! Poi roberto la strappò ai suoi ricordi " Scusa, ero soprappensiero, comunque se ti giri, diciamo di 180° puoi vedermi, sono proprio dietro di te!" 
Trascorsero le due ore seguenti in questo piccolo caffè turco, bevendo cappuccino e mangiando torta di mele. 
Roberto le raccontò che era in città da due giorni, e che aveva passato tutto il tempo impegnato in noiosissime riunioni, non aveva fatto altro che lavorare. " Perché, non mi hai chiamata prima? " gli disse allora Fiamma, a bruciapelo, rubandogli da sotto il naso l'ultimo pezzetto di torta "Il mio numero lo avevi, te l'ho dato il primo giorno che ci siamo conosciuti" 
Roberto le sorrise imbarazzato, si passò una mano nei capelli e con voce incerta disse che in realtà aveva perso il suo numero quasi subito, ma che aveva fatto di tutto per mettersi in contatto con lei, già appena sceso dall'aereo. 
Fiamma raddrizzò la schiena e incrociò le braccia, cercando di apparire il più contrariata possibile, ma non poté fare la sostenuta allungo; non riuscì  proprio a resistere ai suoi occhioni da cucciolo  e quella timidezza innata che facevano a pugni con una fisicità scolpita di un atleta olimpico, così con tono dolce disse "Per questa volta ti perdono!" 
"Menomale" rispose lui ridendo "Starò qui fino a lunedì, non ho molto da lavorare, mi piacerebbe girare un po' per la città…con te… del resto mi avevi promesso che mi avresti fatto da guida…" 
Fiamma balzò dalla sedia per l'entusiasmo, adorava portare in giro per la città amici e parenti. Ormai conosceva Berlino come le sue tasche, ed era convita che avrebbe potuto far fortuna come guida turistica. Poiché il tempo che avevano a disposizione era poco, avrebbero iniziato stesso quella sera. Roberto era fortunato, l'ingresso alla torre della televisione per tutti i week end di gennaio era gratuito, quindi la prima tappa del loro tuor sarebbe stata quella: una panoramica della città dall'alto, in notturna, un vero spettacolo!   m all'imporvviso il telefono di fiamma iniziò a squillare.
" Hallo, Lukas…si tutto bene…si lo so che non mi sono fatta sentire, ma io lavoro bello mio…dai che stupido…quando stasera? 20.30? No non mi faccio pregare, ma porto qualcuno con me…si un amico? é gay? no è etero…si etero dichiarato… ahahahah… tu sei matto! ok allora a stasera…" 
Fiamma chiuse il telefono e lo ripose in borsa "Cambio di programma…stasera abbiamo una cena…" 
La cena era a casa di Lukas e Vincenzo, se si può dire i migliori amici di Fiamma. Vivevano insieme da quasi otto anni e gestivano un ristorante lungo la Sprea. Lukas era tedesco, laureato in lingue e letteratura, ma  a trent'anni suonati aveva scoperto il suo talento da imprenditore. Con i pochi risparmi che aveva accumulato lavorando un una scuola serale, partì da Monaco alla volta di Berlino e aprì il suo primo locale,una birreria, con soli quattro posti a sedere, che nel giro di qualche anno divenne un luogo d'elite della movida della città. Fu proprio allora che conobbe Vincenzo, e diciamo che se ne innamorò quasi subito. Vincenzo era italiano, pugliese, era uno chef. Era venuto via dal bel paese, qualche mese dopo aver mandato all'aria il suo matrimonio con Francesca " mi ero innamorato di suo fratello, come potevo sposarla?" disse ridendo, portando a tavola una paella Valenciana bella fumante. Vincenzo ora rideva di quel periodo, ma per lui non era stato per niente facile. Fu costretto a lasciare tutto, per amore dei  suoi cari, e per proteggere l'agriturismo di famiglia: Lecce è un a bellissima città, ma la gente parla e le malelingue  danneggiano più della lama di un coltello. Così si trasferì in Germania, dove i cuochi italiani erano apprezzati tantissimo, e fece subito fortuna. Quella scelta anche se sofferta non fu soltanto una svolta per la sua carriera, ma anche per la sua vita; finalmente poteva vivere liberamente, essere se stesso, senza sentirsi giudicato. Quando conobbe Lukas, non si innamorò subito di lui, in realtà aveva scoperto da poco la sua sessualità, era incline alle nuove conoscenze, al divertimento, alla sperimentazione, ed era già rimasto incastrato in un rapporto "serio" con la sua ex ragazza, non aveva voglia di ricascarci. " Ma io sono un osso duro" intervenne soddisfatto Lukas versando altro vino a Roberto. Per Lukas scoprire ed accettare la sua omosessualità era stato sicuramente più semplice. i genitori erano degli hippy sfegatati, e Monaco non era sicuramente Lecce. A 18 anni sapeva già chi fosse, e non aveva mai pensato che le sue inclinazioni sessuali fossero un handicap e potessero in qualche modo minacciare lui o le persone che più gli erano care.
Fiamma dall'altro lato della tavola aveva ascoltato quella storia milioni e milioni di volte, ora se ne stava in silenzio seduta proprio di fronte a Roberto,  non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Si sentiva come una di quelle falene svolazzanti attorno alla luce di un lampione, nelle calde sere d'estate. Aveva gli occhi curiosi di un bambino, ascoltava ogni singola parola dei suoi interlocutori, sembrava realmente interessato e a proprio agio, tra quei due eccentrici omosessuali innamorati che lo stavano riempendo di chiacchiere e di cibo. Ogni volta che i loro sguardi si incrociavano e lui le sorrideva, sentiva il cuore perdere un colpo, si chiese più volte nel corso della serata cosa le stesse succedendo, ma non riusciva a trovare una spiegazione. In realtà spiegarsi cosa le stesse accadendo non era per lei una priorità, era una sensazione bellissima e lei non voleva far altro che viverla fino in fondo. 
La serata fu piacevole, spensierata e volò in un batter d'occhio. Vincenzo come sempre la riempì di provviste per tutta la settima, e dopo  saluti di rito e le raccomandazioni di farsi sentire al più presto, Roberto e Fiamma furono congedati. Era  passata mezzanotte, quando si ritrovarono abbracciati e felici  in strada, in una gelida notte in una Berlino completamente ricoperta di neve.

lunedì 28 dicembre 2015

Episodio LXXXV "Ed è già Natale"


Alla tenuta quel pomeriggio c’era un gran caos, tra poche ore sarebbe cominciata una cena della Medi-international, un’importantissima azienda leader in tutto il meridione, per Carlo e Daniel era un gran traguardo che avessero scelto proprio la loro tenuta per questo evento, inoltre l’indomani avrebbero dovuto preparare il gran cenone della Vigilia di Natale, il primo vero evento mondano che avessero mai progettato, ci sarebbero state centinaia di persone e la cucina intera era già in subbuglio da un mese per questo. “Pare che sia tutto quasi pronto, in cucina è tutto in ordine, la sala è ok…ci possiamo rilassare un po. Whiskey?” chiese Carlo all’amico con due bicchieri vuoti in mano; Daniel accettò e si sedettero nella sala da bar, tra i preparativi e la frenesia di quei giorni non avevano avuto molto tempo per parlare della grande novità del momento e quello sembrava il momento adatto, così Carlo, dopo aver versato da bere ad entrambi, ruppe il ghiaccio “non posso credere che ti sposi davvero…” disse, scaturendo una risatella in Daniel “insomma”, continuò, “da quando ti conosco hai sempre avuto una precisa idea del matrimonio, hai sempre pensato che fosse qualcosa di non necessario…cos’avrà mai fatto la tua Clara per convincerti?” Daniel bevve tutto d’un sorso il suo bicchiere e dopo aver fatto una strana smorfia per il sapore eccessivamente forte di quel whiskey, si schiarì la voce e gli rispose “in realtà lei non ha fatto niente…non me ne ha mai parlato apertamente, sono io ad averglielo chiesto…davvero, non sono impazzito”. Carlo spalancò gli occhi, da quando aveva cambiato idea in merito, gli chiese? Daniel allora gli raccontò del loro litigio e che in quella situazione aveva capito quanto ci tenesse a lei e aveva deciso quindi di fare un passo importante anche per dimostrarle il suo amore. “Sai, Clara è una donna, non è una ragazzina…per darle delle certezze non bastano un mazzo di fiori e qualche bella parola…si meritava un gesto importante e io l’ho fatto, sinceramente non ci ho pensato due volte”  “beh, lo vedo! Ma adesso hai tempo per pensarci, non voglio certo dire che hai preso una decisione affrettata, ma sai, l’impulsività non è mai la strada giusta…quindi, amico mio, cerca di uscire dall’euforia e pensa se è davvero quello che vuoi…in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finchè morte non vi separi…è na cosa seria bello mio….”  Daniel scoppiò a ridere di nuovo, era certo della sua scelta, ammise di essere stato particolarmente impulsivo, ma non sarebbe tornato indietro, Clara era quella giusta “e poi è inutile che tenti di spaventarmi, finchè morte non vi separi non mi fa paura, c’è sempre il divorzio per ogni evenienza! Ahahah” . Carlo a quel punto non tornò più sull’argomento, i suoi dubbi erano rimasti lì, irremovibili, ma non continuò ad esprimerglieli perché Daniel gli sembrava piuttosto felice, il tempo avrebbe fatto il suo corso, era un ragazzo intelligente e sicuramente avrebbe pensato e ripensato alla sua decisione, lo conosceva bene.  La cena andò benissimo, tutto si era svolto come previsto, con giusto qualche intoppo non troppo grave. Passata la mezzanotte finalmente Carlo potè andare da Kira, aveva voglia di bere una bella birra con lei, era pur sempre venerdì sera, così si piantonarono in un localino nei pressi di Piazza Dante e ordinarono due rosse doppio malto. “Sono felice che sia andato tutto bene” gli disse Kira dopo avergli chiesto della serata “ma ti vedo pensieroso, sembra che tu sia da un’altra parte, qualcosa non va?” gli chiese ancora dopo aver notato la sua distrazione, non era da lui, di sicuro qualcosa gli occupava la mente. “No, niente, pensavo a Daniel…abbiamo parlato un po’ prima della serata…questa storia del matrimonio non mi convince”. Kira sbuffò sonoramente “mio dio, carlo! Ancora con questa faccenda! Il fatto che Clara non ti piace non vuol dire che lui non debba sposarla o che sia impazzito…la ama…che male c’è nel volersi sposare?” Carlo non perse la sua aria pensosa, incorciò le braccia e cominciò ad accarezzarsi il mento con la mano “non è questo, tigre.”  “cosa c’è allora?”  “Beh, sai, dopo che Giulio e Frida si sono mollati, sono stato costretto a raccontargli tutta la questione e tutto quello che era successo…non mi pare che l’abbia presa bene, anzi, anche se ha cercato di nasconderlo, l’ha presa malissimo…e dopo qualche giorno mi viene a dire che si sposa, e, stanne certa, il matrimonio era l’ultimo dei suoi progetti di vita…questo susseguirsi di eventi mi ha fatto pensare che le due cose siano legate…” . Dopo aver ascoltato attentamente la sua teoria, Kira storse un po’ il naso e fece spallucce “mah, secondo me stai esagerando…cioè, voglio dire, in che modo sarebbero legate le due cose, scusa?” Carlo sospirò “Io penso che Daniel si rimasto molto scosso da quello che è successo a Frida, non so come spiegartelo, ma credo che questa cosa abbia riaperto in lui quella vecchia ferita e ho la sensazione che stia usando il matrimonio come una sorta di terapia d’urto…lui non accetta di provare qualche sensazione, di qualsiasi genere, per Frida e allora si butta a capofitto su Clara…” Kira a quel punto rimase per qualche attimo in silenzio, era molto scettica su ciò che Carlo le stava dicendo, “no, dai…Daniel è un uomo intelligente…in parte potrebbe anche essere  vero quello che dici, perché è chiaro che volendo bene a Frida, ciò che le è successo gli abbia scaturito qualche sensazione..ma da qui a dire che la decisione di sposarsi è dovuta a questo…no, non credo proprio…” Carlo pensò che forse stava esagerando, ma conosceva troppo bene Daniel e non riuscì a scacciare via i suoi dubbi, qualcosa non gli tornava nel suo comportamento, ma era sicuro che prima o poi la cosa sarebbe venuta fuori e avrebbe creato non pochi danni. Le due pinte di birra erano ormai finite e ed erano passate le due, entrambi già sbadigliavano da un po’, era davvero ora di andare “che ne dici di dormire da me piccola? Ho giusto per caso un bel po’ di fragole in frigo…e se fai la brava posso tirar fuori anche dell’ottimo champagne ” Kira lo guardò maliziosamente “non stavi sbadigliando tu fino a qualche minuto fa?” Carlo ridacchiò “ma infatti ti ho proposto solo un innocente spuntino prima di dormire, che ti credevi?” 

Carlo stava aspettando da più di mezz’ora seduto nel piccolo salotto delle ragazze, non faceva altro che guardare l’orologio nervosamente, era il 23 dicembre e aveva lasciato la cucina in balìa dei suoi collaboratori. La sera della Vigilia di Natale aveva deciso di organizzare un gran cenone al ristorante, le prenotazioni chiaramente erano già arrivate tutte, sarebbero stati pieni. Aveva deciso comunque di godersi anche lui la serata, avrebbe diretto la cucina solo da lontano, in quanto aveva riservato per lui, Kira, Daniel e Clara un tavolo speciale. Avrebbero passato la serata insieme, voleva rilassarsi un po’ dal momento che per il pranzo di Natale, invece, avrebbe dovuto lavorare tutto il giorno. Kira finalmente sbucò davanti ai suoi occhi, sembrava un po’ agitata. “Tigre, allora? Dovrai dormire alla tenuta solo due giorni, non mettere troppa roba in valigia!!!!”. Kira sbuffò mentre cercava di mettere a posto la cucina “guarda qui che casino…non ce la faccio più, non vedo l’ora di lasciare quest’inferno di casa! Sono così sollevata di venire due giorni da te e poi di andare dai miei…non ne posso più!!”. Carlo l’abbracciò da dietro la schiena, e poi la girò verso di sé, sapeva che Kira era stressata per via del comportamento di Frida, che da quando si era mollata con Giulio non faceva altro che starsene per conto suo, chiusa nella sua stanza, e la cosa peggiore era il suo totale disinteresse per la casa. “Dai tigre” le disse allora baciandole la fronte “cerca di stare serena, almeno per queste feste e soprattutto lascia perdere il casino che c’è in questa cucina, non devi provvedere per forza a tutto tu…”  “e beh, certo, se avrà voglia di farlo lei, lo farà, o in alternativa quando tornerò tra dieci giorni, troverò le larve qui dentro, le larve!! Io sto provando ad aiutarla, ma sembra non ci sia verso…mi allontana ogni giorno di più…io sono stressata, ma comunque mi dispiace per lei…”  “hai provato a chiederle se vuole venire con noi?”   “ha detto che non le va e che non sarebbe di compagnia”. Mentre si dicevano queste parole, proprio Frida uscì dalla sua stanza, aveva un aspetto orribile, come sempre nell’ultimo periodo. Kira notò che si tirava dietro Merlino al guinzaglio e un piccolo trolley e teneva il capo chino di un cane bastonato “dove stai andando?” le chiese allora incuriosita, “vado dai miei con Merlino”, rispose Frida senza alzare lo sguardo da terra. “Ma dai, stai con noi almeno la cena della Vigilia, ci divertiremo!” esclamò Carlo sorridente, ma si rimangiò il sorriso quando vide che la ragazza no gli rivolse nemmeno un’occhiata, ma si avviò con totale indifferenza alla porta “già ne ho parlato con Kira…buone feste comunque..scusate vado di fretta c’è mio padre che mi aspetta alla stazione centrale, ciao!”. “Io non ce la faccio più a vederla così, non so se mi fa più tenerezza per quello che sta passando o se mi fa più rabbia per il suo atteggiamento del cazzo!!” urlò Kira mentre finiva di lavare i piatti. Carlo sospirò “a me dispiace molto..ma dalle un altro po’ di tempo…vedrai che tornerà la Frida di sempre…” Kira sospirò, si sentiva sconsolata ma allo stesso tempo avvilita e arrabbiata, non sapeva per quanto ancora avrebbe retto quella situazione. Ma decise, ancora una volta, di mandare giù il boccone, non avrebbe visto Frida almeno fino all’anno nuovo, quindi non le restava che rilassarsi per il tutto il periodo festivo e sperare che l’amica dopo le vacanze sarebbe tornata con un altro spirito.

domenica 20 dicembre 2015

Episodio LXXXIV "Beh congratulazioni... mi fa piacere che c’è ancora qualcuno che crede nell’amore, nel vissero felici e contenti, eccetera eccetera…"


Era trascorso già qualche giorno dall’ultima volta che Frida aveva visto Giulio, da quell’ultima maledetta volta in cui aveva scoperto davvero chi fosse quell’uomo che tanto aveva creduto di amare, ormai in realtà non sapeva esattamente quanti giorni fossero passati, non aveva più la percezione del tempo, aveva smesso di guardare l’orologio e il calendario, non ricordava nemmeno che giorno della settimana fosse. Da quella sera non faceva altro che starsene a letto, sotto il plaid, con solo Merlino a tenerle compagnia. No, non passava il tempo a rimuginare, forse non pensava a nulla o forse pensava troppo, non era certa nemmeno di questo, ogni tanto Kira faceva capolino nella sua stanza, ma il più delle volte faceva finta di dormire, non aveva voglia di parlare, né di fingere di stare bene, cosa che in altre situazioni le sarebbe riuscita. Non rispondeva alle chiamate di Milly, erano giorni che non andava a lavoro, si sentiva debole, debilitata, non aveva la forza di vestirsi ed uscire,  non aveva la forza di vedere gente e soprattutto era terrorizzata dal fatto di incontrarlo mentre entrava o usciva dal suo studio. Non sapeva se avrebbe mai rimesso piede in quell’angolo di strada dove tutto era cominciato, dove il suo tremendo fallimento aveva avuto inizio. Con gli occhi perennemente bagnati, non faceva altro che pensare al fatto di aver creduto in lui, di aver amato un uomo che non esisteva, se non nella sua fantasia. Le rimbombavano nella testa i momenti passati con lui, quella giornata sulla neve, la cioccolata calda, il camino, il suo cuore che batteva all’impazzata ogni volta che le si avvicinava e sì, ogni tanto pensava anche a Daniel, era diventata così stupida da non saper più distinguere una persona sincera da un ipocrita, si sentiva un totale fallimento, aveva sprecato amore, dedizione, passione, e le si torceva lo stomaco ogni volta che le passava in mente l’immagine di lui –sì, “di lui”…non riusciva nemmeno più a pensare al suono del suo nome- che metteva le sue mani addosso a quella prostituta, imbottito di droga e di chissà quale altra sostanza. L’unica domanda che si ripeteva ininterrottamente era: come aveva fatto a non capire? La sua euforia, la sua energia, le sue stranezze, il suo malore improvviso, ora tutto le era chiaro, tutto era riconducibile alle sue bugie, alla sua vita nascosta, alla sua tossicodipendenza, perché non lo aveva capito, perché? Merlino la guardava con i suoi occhioni neri, sembrava percepire il suo malessere, eppure quel piccolo esserino continuava a vederla come un supereroe, come la sua salvezza, non poteva certo immaginare che inutile donna fosse nella vita. Continuava a guardarla e la chiamò con una zampa piagnucolando come un bambino, forse era davvero troppo tempo che non usciva a fare una passeggiata, così si armò di forza, alzò lo sguardo verso l’orologio, erano le nove di sera. Riuscì a fatica a scendere dal letto, infilò le scarpe da tennis, il giubbino imbottito, e uscì di casa con la tuta che aveva indosso ormai da chissà quanti giorni, non le interessava di avere un aspetto orribile. “Ei, esci finalmente?” le chiese Kira sorridente, che la seguì con lo sguardo e sbuffò per non aver ricevuto risposta. Carlo, che era seduto sul divanetto a giocherellare con il suo nuovo ipad, le rivolse uno sguardo eloquente “vabbè dai, almeno è uscita, dalle tempo” le disse, avendo percepito la sua esasperazione “Carlo, sapevo che non sarebbe stato facile per lei, ma è da cinque giorni che non esce da quella stanza, non va più a lavoro, non si occupa minimamente della casa…quella povera Milly ha dovuto cercare in fretta e furia una nuova commessa, ma ti pare normale? Non credo che una delusione d’amore possa giustificare un comportamento  irresponsabile e scorretto…comunque avrò pazienza, più che altro sono tremendamente preoccupata, a gennaio dovrebbe prendersi sto dottorato, e non sta minimamente lavorando alla sua tesi, credo abbia saltato anche l’appuntamento col prof…” Carlo sospirò “non essere preoccupata, vedrai che le passerà, sono i primi giorni…certo che ha una brutta cera, sembra depressa…quel farabutto l’ha combinata grossa” Kira si sedette accanto a lui a braccia conserte e dalla sua espressione imbronciata Carlo capì immediatamente cosa stava per dire “beh, io l’ho sempre detto che Giulio non mi pareva una bella persona…tu te lo sei sempre difeso, invece…se tutti e lei in primis mi foste stati a sentire una buona volta…maledizione a lui!” Carlo sorrise dolcemente “devo ammettere che tu sai guardare un po’ al di là, ma su, Tigre, Frida era innamorata…l’amore è cieco…anche tu mi vedi perfetto, ammettilo!” Kira ridacchiò e lo guardò accigliata “sei un illuso! Hahahah”  “A proposito, Daniel mi ha appena inviato un messaggio, ha qualcosa di importante da dirci…visto che è di strada lo faccio passare di qua” “perfetto” rispose Kira. In meno di dieci minuti Daniel era lì, sembrava raggiante e si disse subito felice del fatto che Kira e Carlo avessero fatto pace, finalmente, così la situazione era davvero perfetta per la notizia che doveva dargli. “Allora” gli disse Carlo dopo aver sorseggiato insieme un buon caffè insieme “sputa il rospo, non ci tenere troppo sulle spine, qual è la notizia?” Daniel a quel punto si alzò, si sfregò le mani per scaldarle e schiarendosi la voce disse tutto d’un fiato “mi sposo!”  Carlo sgranò gli occhi sorpreso “e con chi??!!” rispose d’impulso, guadagnandosi un’occhiataccia da Kira “ma che domande fai? con Clara, con chi sennò??” gli disse allora lei con tono severo “e allora qui c’è da festeggiare!” aggiunse ancora la ragazza “fatti abbracciare! Sono veramente contenta per voi, una boccata di allegria!” e detto questo lo abbracciò affettuosamente. “AUGURI!!” sentì urlare Frida appena varcò la porta di casa con Merlino, trovandosi di fronte la scena di Carlo e Daniel abbracciati e Kira che batteva le mani. Rimase impalata per un attimo, finchè tutti non si accorsero di lei “auguri?” disse frida  “cosa si festeggia oggi?” chiese con tono disinteressato; alla sua domanda tutti rimasero in silenzio, guardandosi l’un l’altro, le sembrò che la guardassero come un’aliena e che esitassero a rispondere, finchè Daniel non si rivolse a lei con tono serio “Io e Clara ci sposiamo”. A quel punto Frida pensò quasi di essere in un sogno, tutto ciò che stava accadendo non le sembrava vero, ma era evidente che invece lo fosse, così rispose con lo stesso atteggiamento disinteressato che aveva avuto sino a quel momento “beh, congratulazioni” disse senza alcuna nota di entusiasmo “mi fa piacere che c’è ancora qualcuno che crede nell’amore, nel vissero felici e contenti, eccetera eccetera…” detto questo si chiuse alle spalle la porta della sua stanza e si rimise a letto. Daniel si sarebbe sposato, pensò, e questa notizia non faceva altro che farle sentire ancora più forte il senso del suo fallimento e della sua frustrazione. Era felice per lui, sì, se lo meritava. Ora tutto stava tornando al proprio posto, il destino stava presentando a tutti il conto che si meritavano. Lei, che lo aveva lasciato di punto in bianco per un uomo che valeva nemmeno la metà di lui, stava soffrendo, da sola. Lui, che aveva sempre amato sinceramente, avrebbe coronato il suo sogno d’amore con una donna degna di lui. Si ripeteva che si sentiva felice per Daniel, ma non poteva evitare di pensare che se lei non si fosse fatta abbindolare da quel maledetto, oggi magari sarebbe stata al fianco di un uomo vero, innamorato e magari starebbe organizzando il loro matrimonio. Invece era lì, stesa su un letto da giorni, senza alcun progetto per il futuro, con solo una vita distrutta tra le mani. Di chi era la colpa, pensò? La colpa era solo sua, era stata impulsiva, irragionevole, ma soprattutto stupida. O forse la colpa era stata di Daniel, che non le aveva dato la possibilità di schiarirsi le idee quando si sentiva confusa? O forse la colpa era solo di quel maledetto, infimo, manipolatore, bugiardo… ma che importanza aveva adesso? Nessuna. Capire con certezza di chi fosse la colpa non l’avrebbe fatta sentire meglio, pensò, si sarebbe sentita comunque a pezzi, svuotata, inutile, sola e forse era veramente ciò che si meritava. Erano già le 22:00, si accorse di essere al buio, accese la lampada sul comodino, prese l’ipod e provò ad addormentarsi sulle nostalgiche note di Nothing Else Matters.

sabato 12 dicembre 2015

Episodio LXXXIII "Ancora noi!"


Quando Carlo riaccompagnò Frida a casa, sconvolta per tutto quello che aveva scoperto su Giulio, Kira non si aspettava che rivederlo dopo tutto quel tempo potesse farle quello strano effetto; lui era stato freddo e distaccato, era la prima volta che lo sentiva così distante. Tutt'ad un tratto si accorse che le era mancato terribilmente, che aveva sbagliato ad allontanarlo, e che forse avrebbe dovuto essere più accondiscendente e meno drastica. Il bacio con Tommaso le aveva già aperto gli occhi, ma rivederlo fu la prova del nove; non voleva perderlo, ed era giunto il momento di chiarire tutta quella paradossale situazione.
Così dopo averci pensato e ripensato, per più di una settimana, decise di mandargli un messaggio "Dobbiamo parlare…ti va di venire a cena? domani o quando vuoi, io sono qui" Appena premettere il tasto invio si pentì della sua scelta, forse avrebbe fatto meglio a telefonare.  
Difatti qualche minuto dopo il telefono iniziò a squillare, era lui. "ciao…" rispose con un filo di voce, che tradiva tutta la sua ansia. 
"Ciao tigre…" rispose lui dall'altro capo del telefono "Per me domani sera va benissimo…facciamo 20.30?"
"si si, 20.30 va benissimo!" rispose lei sollevata, poi aggiunse incerta " come stai, Carlo?" 
"Sto bene, Kira…è bello risentirti, sono felice che tu abbia chiamato…" 
Rimasero in silenzio per qualche istante, poi lui continuò " ora però devo staccare, la cucina è un delirio…ci vediamo domani allora?" 
"ok…ti aspetto" disse, il cuore pieno di gioia e di speranza. 
Dopo aver riagganciato, Kira si sedette sul divano, tirò un sospiro di sollievo, era fiduciosa, tutto si sarebbe aggiustato, tutto sarebbe andato per il meglio. 
Kira passò tutta la giornata seguente in cucina. Ma voleva fare qualcosa di speciale, qualcosa che non aveva fatto mai per nessun altro. Così cucinare per lui le sembrò l'idea perfetta. 
Frida l'aiuto a scegliere e preparare un menù semplice e gustoso, si limitò a sorvegliarla da lontano; Kira era stata categorica, voleva fare tutto da sola. D'altro canto Frida fu più che contenta di assistere a quel divertente siparietto: Kira in cucina, impacciata e inesperta, mentre si cimentava in un arte che proprio non le apparteneva. Per qualche ora riuscì a non pensare a Giulio e a tutto quello che era successo nei giorni precedenti, e per qualche ora le ritornò sul volto quel sorriso che ormai da molto tempo non faceva più capolino sul suo volto. Il pomeriggio passò veloce per le due ragazze, erano ormai le 19.00 quando Frida prese il suo piccolo trolley: suo fratello era venuto a prenderla, avrebbe passato qualche giorno a casa dai suoi, era sicura che le avrebbe fatto bene,  si salutarono  velocemente "Andrà bene, stai tranquilla!"la rassicurò con un sorriso. Kira l'abbracciò impacciatamente e   si fece promettere che l'avrebbe chiamata appena sistematasi a casa e mentre l'amica scendeva le scale le gridò dal pianerottolo " Mi raccomando, mangia!" 
Kira tornò in casa, apparecchiò velocemente la tavola. Era tutto pronto; il vino in fresco, la cena in caldo nel grill. Adesso mancava solo lei. 
Si fece una doccia veloce e decise di indossare un vestitino bordeaux a maniche lunghe, con lo scollo a barca, calze nere finemente ricamate  e stivali di pelle con un tacco vertiginoso  "Speriamo di non precipitare da questi trampoli" si disse cercando di rimanere in equilibrio. Litigò poi allo specchio con i suoi capelli per quasi 10 minuti " non l'avrete vinta voi, non stasera" pensò; decise infine di legarli in una morbida coda che lasciava fuori solo due ciocche che le incorniciavano il viso. 
Quando finalmente fu pronta  l'orologio  segnava quasi le 21.00…Ma che fine aveva fatto Carlo? Di solito era puntuale, forse troppo puntuale. L'ansia iniziò a impadronirsi pian piano di lei, poteva essergli successa qualsiasi cosa. Scosse la testa cercando di allontanare quei pensieri tragici dalla sua mente. "Sarà imbottigliato nel traffico" continuava a ripetersi cercando in vano di calmarsi. Il  campanello la fece sobbalzare, aprì la porta e trovandoselo d'avanti emise un lungo sospiro di sollievo. "Ciao" le disse lui porgendole un mazzettino di fiori di campo "Scusa il ritardo ma sono incappato in un incidente, proprio oggi che ho deciso di lasciare a casa la moto! Stai bene?" Kira sorrise era sollevata che non gli fosse successo niente, gli diede un veloce bacio sulla guancia e lo fece entrare " si sto bene, ero solo un po' in ansia, lo sai no…comunque accomodati" disse indicandogli il divano e sgattaiolando in cucina. Qualche secondo dopo tornò da lui con 2 margarita e un vassoio di stuzzichini. Kira si sedette accanto a lui. Possibile che si fosse dimenticata di quanto fosse bello? Forse era l'effetto della barba incolta  e dello sguardo un po' stanco a renderlo così tremendamente affascinante. Le era mancato terribilmente. Trattenne l'impulso di gettargli le braccia al collo, e abbracciarlo forte, come forse non aveva mai fatto, ma pensò che sarebbe stato inopportuno, così si limitò a restare nella sua metà del divano e a chiedergli come fosse il suo cocktail. "Uhm…è ottimo Kira, come sempre!" disse passandosi velocemente la lingua sul labbro inferiore assaporando il perfetto connubio tra tequila cointreau e limone.   "Spero  sarai così soddisfatto anche della cena. Ho preparato tutto io, dall'aperitivo al dolce" Carlo strabuzzò gli occhi piacevolmente sorpreso "Ah bene " disse con un tono falsamente preoccupato. "Non fare quella faccia, Frida mi ha aiutata…e poi è il pensiero che conta, no??" Carlo scoppiò a ridere, era riuscito nel suo intento, il tono altezzoso di Kira le era mancato troppo, come d'altronde le era mancato tutto il resto. Lei capì di essere caduta nella sua trappola e sbuffò "Mi prendi in giro…non cambierai mai?" 
"Sei tu che mi servi ogni occasione per punzecchiarti su piatti d'argento…allora, ho una fame da lupi e sarò felice e onorato di assaggiare ogni portata" 
Kira servi la cena: cuscus di verdure e vitello tonnato su vellutata di patate. "interessante…" mormorò Carlo strizzandole l'occhio e riempendo i piatti di entrambi. Lei era divertita, le piaceva guardarlo mangiare e atteggiarsi a grande esperto gastronomico, mentre con assurdi paroloni, descriveva le proprietà organolettiche di ogni boccone. 
"Sai…forse dovrei assumerti come aiuto chef! davvero buono!" 
"Ma per carità, ti ho visto lavorare, sei un despota in cucina, la nostra relazione non arriverebbe neanche a metà servizio!!" 
Ad un tratto l'atmosfera scherzosa e tutto sommato rilassata che si era creata, andò persa, entrambi si ricordarono il perché di quella cena…la loro relazione, se ancora ne avevano una! 
rimasero in silenzio per qualche secondo, o forse per qualche minuto, poi Kira prese coraggio e disse " Dobbiamo parlare…o meglio io devo parlarti" Carlo sapeva che era arrivato il momento di mettere in chiaro le cose, certo avrebbe preferito godersi la sua cena, ma sapeva benissimo che il tempismo di Kira non era dei migliori "Sono qui Kira, ti ascolto" disse lui, tranquillo, mentre le versava  del vino e facendo lo stesso per se. 
Kira buttò giù tutto d'un fiato il bicchiere appena riempito e bisbigliò "Ho conosciuto una persona…un uomo ho conosciuto un uomo!"  Carlo questa volta  quasi si strozzò col vino che fino ad un secondo prima stava sorseggiando tranquillo "Come scusa? che vuol dire che hai conosciuto una persona? Tutto questo per dirmi che ti stai vedendo con un altro?" 
Kira alzò gli occhi al cielo, forse aveva sbagliato approccio.  Eppure quando aveva provato il  discorso nei giorni precedenti, il suo incipit non le era sembrato così inappropriato come in realtà si rivelò.  "Carlo fammi finire, ti prego, non saltare a conclusioni affrettate" Lui la guardò, portandosi la mano sotto il mento e corrugando la fronte, non stava saltando a conclusioni affrettate, ma voleva capire, voleva sapere cosa stava succedendo. "Allora?" le chiese impaziente.
Allora…Kira prese coraggio, gli raccontò di Tommaso il figlio della signora Gelsomina. Gli raccontò che lo aveva incontrato, per la prima volta, qualche settimana dopo la loro rottura. Si sentiva confusa, il morale a terra e lui era lì brillante divertente . A lei piaceva. Andarono a prendersi un caffè, poi un altro, e un altro ancora. I loro incontri divennero sempre più frequenti. Stare con lui era divertente , era semplice e le faceva dimenticare il gran casino che  si era creato invece tra loro due. Carlo ascoltò in silenzio, senza dire una parola, senza staccarle un attimo gli occhi di dosso. Era arrabbiato, cercava di non darlo a vedere, ma Kira lo conosceva troppo bene per non percepire il suo nervosismo. Si alzò di scatto e andò verso la finestra, si passò la mano tra i capelli e con voce roca "E poi cosa è successo, Kira?"  si davano le spalle, lei seduta ancora a tavola e lui in piedi davanti alla finestra con le braccia appoggiate al davanzale. Kira si morse il labbro, esitando, lui la incalzò quasi urlando " Allora Kira, poi cosa è successo?"  "Poi mi ha baciato, ci siamo baciati! " disse quasi come si sentisse mortificata. 
"Kira!" mormorò,  il suo tono tradiva una nota di delusione " sei innamorata di lui?" 
Questa volta fu lei a scattare in piedi, battendo con forza la mano sul tavolo " Ma che dici?? come puoi soltanto pensare ad una cosa del genere?" Carlo rise, un risata amara, ma come adesso quella offesa era lei? 
" Come oso pensare ad un cosa del genere? Ti chiedo di venire a vivere con me, mi dici no e come se non bastasse mi dici che hai bisogno di tempo per pensare, perché forse vogliamo cose troppe diverse. Ok , mi sono detto, vuole tempo diamole tempo. Poi mi fai venire qui, questa cena, dobbiamo parlare e mi dici che hai una storia con un altro? Mi dici tu per favore cosa dovrei pensare? Perché io non ci sto capendo niente!" disse tutto ciò con un tono esasperato, volgendole ancora le spalle, guardando fuori dalla finestra. 
Kira gli si avvicinò, adesso era dietro di lui, avrebbe voluto toccarlo, ma era troppo arrabbiato, per un attimo ebbe paura di una sua possibile reazione. "Carlo, fammi spiegare.  Quel bacio non è significato niente. Non ho nessuna storia, non voglio nessuna storia con nessuno eccetto che con te! Quel bacio mi ha fatto capire, mi ha aperto gli occhi. Non voglio stare con nessun altro, a parte te. Quando mi hai chiesto di convivere, ho avuto paura. Ne ho ancora, voglio stare con te più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma non posso venire a vivere con te, non sono pronta. Se facessi questo passo adesso, ti perderei, rovinerei quello che c'è tra noi, e non voglio" Carlo, si rilassò, ma continuava a voltarle le spalle, impedendole di percepire le sue reazioni, così lo tirò per un braccio "Oh insomma, guardami quanto ti parlo… ti sto dicendo che ti amo e tu non mi guardi neppure negli occhi?" queste ultime parole le uscirono di bocca come un fiume in piena, forse un po' troppo impetuosamente. Carlo si voltò, i loro sguardi si incrociarono. Ora lui guardandola intensamente disse " scusa, puoi ripetere?"  "Ho detto che voglio che mi guardi negli occhi quando ti parlo…"  
" Oh no, prima cosa hai detto, tigre?" le disse, con un sorriso furbo sul viso, avanzando di un passo verso di lei mentre a sua volta lei indietreggiava. Kira arrossi, voleva realmente che gli ripetesse che lo amava, come se poi non avesse sentito. "Allora? credo di essermi perso una parte saliente del tuo discorso…" Kira strinse i pugni infastidita "Ti amo…ecco l'ho detto sei felice adesso?" Carlo le sorrise, sembrava aver scaricato tutta la tensione dei minuti precedenti, erano mesi che non desiderava altro che quel momento arrivasse. Le si avvicinò, con un braccio le cinse la vita e con un mano le portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio "Mi sei mancata" le disse strofinando il naso contro il suo. "Anche tu, mi sei mancato…mi dispiace…per tutto…scus! " Lui la zittì con un tenero bacio, avvolgendola nel suo abbraccio, la trascinò nella sua stanza. 
Si ritrovarono a letto, in un vortice crescente di passione. era come se fossero lì, in quella situazione per la prima volta, come se non conoscessero a memoria il corpo l'una dell'altra. si baciavano appassionatamente, donandosi impetuose carezze, ma nessuno dei due si spinse oltre, come se un limite celato fosse stato fissato da entrambi con un tacito accordo. 
Carlo si staccò da lei e le sorrise "Sembriamo due ragazzini…mi hai reso un adolescente alle prime armi!" disse accarezzandole il volto dolcemente. "A me piace!" mormorò Kira, mentre lui continuava ad baciarle il collo, adesso più impetuoso e insistente era intenzionato ad andare ben oltre le caste effusione. 
"Ho un sacco di cose da dirti…" disse lei dolcemente, tra un bacio e l'altro. Tempismo perfetto pensò Carlo, e non poté fare a meno di ridere si mise accanto a lei, disteso sul fianco la testa poggiata sul suo seno " Sono qui…ti ascolto!" 
Kira aveva quasi due mesi da raccontargli: gli appelli straordinari di novembre, la laurea di Vera, il nuovo strampalato progetto discografico di suo fratello,  il piccolo viaggio a Londra che era riuscita a fare con Fiamma.  
Parlarono tanto, entrambi, per tutta la notte, di tutto e di niente. E quando la luce dell'alba fece prepotentemente capolino dalla finestra, li sorprese addormentati,  così, ancora stretti l'uno all'altra, teneramente abbracciati.

martedì 8 dicembre 2015

Episodio LXXXII "Oltre le macerie niente"


Quando Alessandro mise piede in casa di Giulio trasalì per un attimo, non gli pareva lo stesso appartamento, era tutto in disordine e c’erano bustone nere ovunque, “ma che stai facendo qui dentro? Stai traslocando o ti sei messo a fare grandi pulizie alle dieci di sera?” gli chiese allora guardandosi intorno, sembrava ci fosse un gran casino e si vedeva che Giulio era molto affaccendato, faceva un gran freddo ma lui era in canotta e pantaloncini e saltava freneticamente da una parte all’altra del grande salone. “Sere fa è successo un gran casino” gli disse, “poi sono stato impegnatissimo col lavoro in clinica e qui ho dovuto rimandare tutto…ora sto cercando di ricomporre i pezzi…maledizione!” urlò allora sferrando un pugno nel muro. Da quando lo conosceva non lo aveva mai visto così nervoso, di solito Giulio era uno che sapeva mantenere il sangue freddo, doveva essere successo qualcosa di grave, così lo convinse a sedersi sul divano con lui e a raccontargli tutto davanti ad un bicchiere di vino rosso. “Io t’avevo avvisato” gli disse Alessandro dopo aver ascoltato l’accaduto “hai tirato troppo la corda, adesso che farai?”. Giulio sbuffò sonoramente, sembrava proprio che non sapesse come arginare la situazione e la cosa non era proprio da lui, che invece di solito aveva sempre tutto sotto controllo “non so che cazzo fare sinceramente… ho provato a cercarla ma in negozio non c’è mai, sembra si sia volatilizzata… penso di averla combinata troppo grossa stavolta, cazzo, stava per ammazzarmi con un fottuto coltello, ti rendi conto?? Penso che non mi vorrà mai più vedere…”. “Giulio, mi sembra il minimo… come hai potuto credere che non avrebbe mai scoperto niente? Era ovvio che sarebbe accaduto, ora non penso ci sia rimedio e ascoltami una buona volta, lasciala stare adesso, è inutile cercarla. Semmai vorrà un chiarimento, verrà lei da te, anche se ne dubito”.  “Maledizione!” eslamò di nuovo Giulio col viso rosso dalla rabbia “non doveva andare così, non doveva andare così! Per colpa di quel gran cazzone dell’avvocato, gli spaccherei la faccia…”. Alessandro lo osservò impassivbile agitarsi ed urlare in quel modo  , e mantenne un’espressione quasi di indifferenza, non riusciva proprio a capire il suo comportamento e, colpa della sua schiettezza, non potè evitare di intervenire “Giulio svegliati! La colpa è solo tua, ti stai rovinando da solo, vuoi rendertene conto? Cazzo sì, anche a me piace sballarmi, mi piacciono le donne e ogni tanto do una sniffata, ma cazzo ogni tanto, solo ogni tanto! Tu invece stai perdendo il controllo della tua vita! E ne abbiamo parlato solo poco tempo fa…”. Giulio sbuffò mettendosi la testa tra le mani e continuò a guardare il pavimento senza alzare lo sguardo “ci ho provato, infatti! Non ha funzionato, o mi serviva solo un altro po di tempo...so solo che le cose non dovevano andare così” L’amico lo interruppe di nuovo bruscamente “non ci hai provato per niente, e lo sai. Cosa credevi? Che in una giornata ti sarebbe passata la voglia? Non capisco proprio se tu sia stato davvero così ingenuo da pensarlo o se semplicemente non avevi nessuna intenzione di smettere…dopo pochi giorni mi hai chiamato e ne hai voluta altra, stronzo me che te l’ho pure data, ma non sei un bambino, ho pensato, non posso e non voglio badare a te, sei adulto e credo ancora che tu sappia ciò che fai…credevo facessi sul serio e invece…guarda in che stato sei…ormai non distinguo nemmeno più se sei lucido e se sei fatto…ma ti prego, con me le balle non attaccano…comunque ho da fare, meglio che me ne vada ed è meglio che tu rimetta a posto questo porcile…ci sentiamo, prenditela pure se vuoi” e detto questo si alzò svolgiatamente, gli sbattè un pacchetto sigillato sul tavolino del soggiorno ed andò via, era stufo dei colpi di testa dell’amico, pensò, se voleva continuare a fare quella vita, per lui poteva farlo, era abbastanza vecchio da potersela vedere da solo, e personalmente ne aveva piene le scatole di fare la parte del grillo parlante. Giulio era stanco ed insolitamente abbattutto, si sentiva un idiota, quella volta non aveva saputo calcolare i rischi dei suoi comportamenti e aveva finito per toccare il fondo, aveva perso l’ultima chance di essere felice con una donna, sapeva che non c’era molto da fare… Alessandro aveva ragione, pensò,  doveva smettere di cercarla, avrebbe soltanto peggiorato le cose…prima o poi si sarebbero rivisti e magari a mente più lucida, avrebbero potuto parlare e chiarirsi, pensava.

Quella stessa sera, dall’altra parte della città, Milly era tornata a casa da un paio d’ore, e dopo aver preparato la cena si decise di andare a casa di Frida, era una settimana che non si faceva viva in negozio e che non rispondeva alle sue chiamate. Aveva telefonato Kira dopo il secondo giorno di assenza e la ragazza le aveva vagamente parlato del problema di Frida ma, considerato che ogni giorno il dottor Bassani era passato in negozio per cercarla, aveva intuito che tra di loro fosse successo qualcosa e doveva trattarsi di qualcosa di grave perché il dottore era stato particolarmente insistente. Quando arrivò a casa delle ragazze fu Kira ad accoglierla “vieni Milly, stavo mangiando un panino, ti va qualcosa?”  “oh no grazie cara, ho appena cenato, piuttosto Frida dov’è? Vorrei parlarle, sai del lavoro ma anche del dottor Bassani, la sta cercando da giorni…”  Kira sospirò sonoramente, non sapeva se raccontarle tutta la storia, d’altronde Milly era una gran pettegola, c’era il rischio che parlasse ai quattro venti di tutta la faccenda, così si limitò a dirle che Frida e Giulio si erano lasciati e che i motivi erano gravi, “forse è meglio se parli direttamente con Frida, magari la convinci a tornare a lavoro, vai, è in camera sua, starà solo fingendo di dormire…”. Milly spalancò gli occhi e si avviò verso la sua stanza facendo un gran rumore con i suoi immancabili tacchi vertiginosi, bussò con le nocche un paio di volte, non ebbe nessuna risposta, ma dopo un cenno da parte di Kira, aprì ugualmente la porta e la vide raggomitolata sotto il piumone, al buio, così accese la luce “lo so che sei sveglia, posso sedermi qui?” le chiese indicando il letto, Frida acconsentì annuendo. “Allora” continuò Milly con tono amorevole “mi manca la mia collaboratrice…ho dovuto trovare una sostituta, mio dio, è una cucciola di diciott’anni che non sa fare nulla, mi è toccato insegnarle anche a piegare le magliette, pensa un po..hihihihi, dai, quando hai intenzione di tornare?”  Frida fece spallucce senza muoversi dalla posizione fetale in cui era “non cela faccio…mi dispiace…non penso che tornerò…”  “ma cosa dici? non puoi reagire così…devi rimetterti in sesto”  “ho paura di vederlo, di incontrarlo, e se torno a lavoro succederà di sicuro, non voglio, non ce la faccio”. Milly sospirò e cominciò ad accarezzarle la testa, vide che aveva gli occhi lucidi, era chiaro che stesse soffrendo “lo so piccola…anche se non so come sono andate esattamente le cose, so che tutto può ritornare in ordine, tutto si può aggiustare…lui ti è venuto a cercare, mi ha chiesto di te, sembrava davvero ansioso di vederti…magari tornare a lavoro può essere una buona scusa per parlare con lui…” Frida a quel punto con uno scatto si mise seduta “mi ha cercata?” esclamò, non poteva credere che Giulio potesse avere ancora la faccia tosta di mettersi in mostra “Milly mi dispiace, io ti ringrazio per quello che hai fatto per me sino ad oggi, e scusa se mi sto comportando di merda…avrei dovuto avvisarti, non avrei dovuto nemmeno farti venire qua” le disse piangendo a lacrimoni “ma io non voglio vederlo quello schifoso, mi ha fatto troppo del male…è solo un bugiardo, non credere alle sue parole, qualsiasi cosa ti abbia detto…digli che non tornerò più a lavoro e che non voglio vederlo, se dovesse tornare…ora scusa, non ce la faccio”. Milly non poteva credere ai suoi occhi, in tre anni non aveva mai visto Frida così sconvolta, vederla singhiozzare come una bambina con il viso nel cuscino le suscitò un gran dispiacere, non ce l’aveva con lei per essere sparita senza avvisarla, le disse, anzi, voleva fare qualcosa per lei, le si strinse il cuore a tal punto che fu costretta ad uscire dalla stanza, voleva andarsene e provare ad aiutarla, e se avesse rivisto quel farabutto, anche se non sapeva cosa avesse combinato, gliene avrebbe dette quattro. Prese il suo pellicciotto nero dall’appendiabiti all’ingresso e salutò Kira che le andò incontro “non so cosa abbia fatto il dottor Bassani ma sicuramente deve essere qualcosa di grosso…in ogni caso, farò qualcosa per quella piccola, deve rimettersi in piedi…parlerò con mio marito, e vedrò di trovarle un lavoro che potrà farla almeno uscire di casa…” Kira fece spallucce e la ringraziò, sperando che davvero Frida si potesse riprendere, non valeva neppure la pena, a suo avviso, soffrire per un uomo del genere, ma quella storia doveva finire. La donna andò via e Kira dopo aver rimesso la cucina a posto si dedicò ad un bagno caldo rilassante, e non potè fare a meno di pensare che Milly, anche se lei non l’aveva mai sopportata, con sua grande sorpresa quella sera le era sembrata particolarmente sensibile e dolce, l’aveva davvero stupita il modo materno con cui si era approcciata a Frida, doveva volerle bene in fondo in fondo…beh, ognuno aveva un lato buono , anche la milf dalla chioma rossa cotonata, a quanto pareva.

giovedì 3 dicembre 2015

Episodio LXXXI "Una serpe in seno?"


Quella sera Daniel aveva organizzato una serata a base di pizza e birra a casa sua insieme a Clara ed aveva invitato anche Carlo approfittando del giorno di chiusura della tenuta per dargli finalmente la grande notizia del matrimonio. Ma soprattutto avrebbe provato a farlo distrarre, quello non era per niente un bel periodo per l’amico; chiacchierando del più e del meno avrebbe provato a tirarlo su, da quando le cose con Kira si erano messe male, fino ad essere arrivati a prendersi una pausa di riflessione, Carlo non era proprio al top, anzi, sembrava molto giù di morale, anche se un po’ provava a nasconderlo buttandosi a capofitto nel lavoro e riducendo al minimo le sue uscite e i suoi contatti sociali, infatti Daniel aveva dovuto insistere moltissimo per fargli accettare il suo invito quella sera. Ma evidentemente aveva fatto un ottimo lavoro, perché Carlo era addirittura mezz’ora in anticipo, pensò quando sentì bussare alla porta. Con gran sorpresa andò ad aprire e lo invitò ad entrare un po frettolosamente “io in realtà sono appena tornato dall’allenamento al parco, devo farmi assolutamente una doccia” gli disse Daniel “il dolce posalo in cucina, c’è Clara, così chiacchierate un po mentre mi rinfresco, non penso che hai bisogno che ti faccia strada, questa è casa tua…vai!” Carlo si prese una pacca sulla spalla ed entrò nella piccola cucina adiacente l’ingresso e, come annunciatogli, trovò Clara intenta a rassettare un maglioncino, che l’accolse con un bel sorriso e gli illustrò i programmi della serata, magari dopo la pizza sarebbero potuti uscire a bere un cocktail, disse. “E cosa c’è lì dentro?” gli chiese guardando incuriosita il pacchetto che Carlo teneva in mano “niente di che, una millefoglie, una cosa semplice e veloce”  “mmm buona! Beh, magari per te sarà semplice e veloce, chef!” ripose Clara, dopo aver riposto il dolce in frigo. Lei era sempre molto dolce e gentile con lui, ma nonostante la loro frequentazione quasi continua, lui non era mai riuscito a considerarla davvero come un’amica, la vedeva solo e semplicemente come la donna del suo migliore amico: perfetta, intoccabile, sempre misurata nei gesti e nelle parole, ma non l’ispirava, non era riuscito ad instaurare con lei un vero rapporto d’amicizia, nonostante Clara ci provasse. Spesso si chiedeva perché non erano riusciti a legare, forse la colpa era  soltanto sua, perché nonostante lei avesse sempre provato ad avvicinarglisi, lui aveva sempre risposto con una certa rigidità e non perché le trovasse particolari difetti, anzi, era proprio quel suo essere sempre così a modo a dargli un certo fastidio, i suoi gli sembravano atteggiamenti quasi costruiti; aveva sempre preferito donne più naturali ed istintive, lei era troppo controllata per i suoi gusti e sì, Kira aveva ragione quando lo rimproverava  perché per la verità a lui Clara non era mai piaciuta fino in fondo, non l’aveva mai convinto a pieno; ma in ogni caso, non era un problema andare d’accordo con lei, dal momento che i loro argomenti di conversazione non erano moltissimi. Carlo pensava a queste cose appoggiato con la schiena al bordo della finestra e, giocherellando con il suo smartphone, guardava e riguardava le foto di Kira, il suo viso imbronciato gli mancava da morire, ma aveva deciso di rispettare la sua volontà di stare lontani, anche se gli costava molto. Clara, intanto, aveva appena finito di ricucire il bordo un pò strappato del maglione di Daniel e mentre lo ripiegava con cura soddisfatta del suo lavoro, fu attratta dalla risatella di Carlo che ridacchiava di gusto con lo sguardo fisso sul piccolo schermo del cellulare “Frida è incorreggibile” commentò lui per giustificare il suo improvviso scoppio di ilarità “mi strappa sempre un sorriso quando mi scrive le sue cretinate, stamattina per fortuna mi ha tirato su offrendomi una bella colazione calorica, non ero proprio in vena di affrontare questa giornata”. Clara sorrise sotto i baffi e gli si avvicinò, mettendosi affianco a lui nella sua stessa posizione “non sapevo foste così tanto amici, tu e Frida intendo…” gli disse con tono stupito. “Beh” rispose Carlo “siamo sempre stati buoni amici, ma adesso ci siamo avvicinati un po’ di più, mi sta aiutando ad affrontare la situazione con Kira, nessuno la conosce meglio di lei… mi aiuta a capirla e...dopo tutta la storia di Giulio, non sta passando proprio un bel periodo...mettiamola così...ci facciamo forza a vicenda! ” “Capisco” ribattè Clara sorridendo “ma sta attento a quella ragazzina…sai, con i trascorsi che ha, magari ora che è libera si fa strane idee su di te..hahahhahahaha” e detto questo ridacchiò sarcastica mettendogli una mano sulla spalla. Carlo rimase in silenzio per qualche attimo e poi d’istinto le scostò la mano “non ci trovo niente di divertente in quello che hai detto, onestamente” le disse. Clara percepì subito il cambiamento del suo tono, da un clima scherzoso erano passati ad un’aria seria e pesante, così cercò di smorzare la tensione “non capisco perché te la prendi, era solo una battuta” gli disse pacatamente, ma Carlo rispose visibilmente irritato “una battuta infelice, direi, dal momento che Frida non la conosci nemmeno… e non so proprio a quali trascorsi tu stia alludendo, visto che non l’hai mai frequentata…” Clara non aveva mai avuto un confronto del genere con Carlo e si sentì profondamente offesa dal suo tono aggressivo “beh scusami allora, non sapevo ci tenessi così tanto, visto il modo in cui la difendi…”  “sai che ti dico?” continuò Carlo dopo essersi messo di fronte a lei “penso che tu abbia qualche problema con Frida se sputi senza giustificazioni veleno su di lei in questo modo..forse hai una sorta di complesso di inferiorità o non so cosa, e non mi interessa saperlo,  ma di una sola cosa sono sicuro: sei una vera vipera” mentre le disse queste cose la guardava biecamente dritto negli occhi…all’improvviso irruppe Daniel in cucina che immediatamente percepì la forte tensione tra i due e vide Carlo voltarsi di scatto “che succede qui?” chiese allora ad entrambi “meglio che me ne vada, vi auguro una bella serata” rispose Carlo prendendo frettolosamente il giubbino di pelle dalla sedia e avviandosi verso la porta, sotto lo sguardo attonito di Clara e lo stupore di Daniel che provò a corrergli dietro. Completamente ignaro di tutto, riuscì a bloccarlo sull’uscio  e si rivolse a lui con aria sconcertata e interrogativa “che diavolo stai facendo? Posso capire che sta succedendo?” A quel punto Carlo si divincolò aggressivamente dalla sua presa e gli disse “fattelo spiegare dalla tua Clara…ah, e lasciatelo dire, è davvero una vipera, della peggior specie… buona serata!” E, detto questo, sbattè forte la porta. Daniel rimase lì impalato, era frastornato, non riusciva proprio ad immaginare cosa potesse essere successo nei dieci minuti della sua assenza, così si precipitò nuovamente in cucina e trovò Clara nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata,  le sembrava avesse un’aria abbastanza tranquilla “perché se n’è andato?” le chiese allargando le braccia “mah” rispose lei con tono rilassato e quasi disinteressato “ho fatto una battuta e non l’ha presa bene…ma niente di che…penso che stia un po’ nervoso per la questione di Kira, è un po’ suscettibile”. Daniel sospirò sonoramente, non gli sembrava possibile un comportamento del genere da parte di Carlo, lo conosceva bene e sapeva che difficilmente perdeva le staffe in quel modo, così insistette ancora un po’ per capire come stavano veramente le cose, ma Clara rimase vaga e gli assicurò che era tutto a posto, il loro amico aveva solo i nervi a fior di pelle, era comprensibile d’altronde, gli disse. Daniel desistette e decise di non insistere ancora sulla questione, ne avrebbe parlato direttamente con lui l’indomani, mai possibile che stesse davvero tanto fuori di testa da assumere un comportamento del genere, pensò?

Il mattino seguente Carlo si svegliò presto per la sua corsetta mattutina e tornato a casa subito si mise a lavoro per organizzare la giornata alla tenuta. Mandò l’aiuto cuoco Mariano a fare la spesa, ci teneva che tutti gli ingredienti in cucina fossero sempre freschi di giornata e pianificò il lavoro delle ore seguenti. Finalmente dopo l’ora di pranzo riuscì a ritagliarsi un po’ di riposo, così si rimboccò le maniche dietro il bancone del bar e decise di prepararsi un bel cocktail analcolico, ma mentre era concentrato a dosare meticolosamente i vari ingredienti, sentì una voce irrompere nella sala “mi spieghi che ti è preso ieri?”. Era Daniel, che velocemente avanzò verso di lui e arrivato poggiò le mani sul bancone; aveva l’espressione di chi pretendeva una risposta e subito, sembrava irritato. “Beh, buongiorno!” rispose Carlo ironicamente “vuoi da bere?”. Daniel lo guardò accigliato “Carlo, non è il momento di fare il cretino. Non mi è piaciuto il tuo atteggiamento di ieri. Qualsiasi cosa sia successa, potevi parlarmene e avremmo chiarito…andartene via così, sbattendo la porta, non è stato carino nemmeno nei confronti di Clara, a prescindere da quale battutina abbia potuto fare…”. Carlo ridacchiò istericamente “ah, ti ha detto che ha fatto una battutina? E tu pensi che il tuo migliore amico, che conosci da venticinque anni, sia diventato pazzo dall’oggi al domani perché te l’ha raccontato una timida, dolce donna che conosci da un paio d’anni?”. A quel punto Daniel sospirò contrariato, passandosi nervosamente una mano tra i capelli “andiamo, Carlo..non dire sciocchezze. Non metterti a fare il geloso!”   “ma per carità!” intervenne Carlo sorridendo “la gelosia non c’entra niente….ma conoscendomi dovresti sapere che non mi incazzo per così poco…”. Daniel a quel punto perse l’aria arrabbiata che aveva da quando era entrato e si rilassò, così si accomodò su uno degli sgabelli accostati al bancone e decise di armarsi di pazienza. “Ok” disse allora cercando di mantenere la calma “allora spiegami tu qual è il problema…che cosa è successo? Cosa ha detto di così grave per meritarsi l’appellativo di ‘vipera’? E’ pur sempre la mia ragazza, un pò di rispetto, potevi almeno darti una regolata con le parole…”.  “Sì, va bene, hai ragione. Non avrei dovuto offenderla, ho sbagliato a chiamarla ‘vipera’, ma comunque resta il fatto che ieri sera ha tirato fuori una cattiveria che mi ha infastidito”.  “Forse sei solo nervoso per via di Kira, ti capisco”, disse Daniel, che però fu prontamente interrotto dall’amico “no, no, non c’entra un bel niente! Io credo che lei abbia qualche problema con Frida...in pratica l’ha chiamata ‘poco di buono’ e la cosa non mi è andata giù…io le voglio bene e sinceramente non mi va che si prenda tutta questa confidenza dal momento che non la conosce. E non me ne frega niente delle cose che tu le hai raccontato…cioè, sputare sentenze su Frida davanti a me, cosa si aspettava? Che mi facessi una risata? Era ovvio che il suo commento non era scherzoso, non era affatto una battuta, era solo un commento di cattivo gusto e intriso di cattiveria. Mi ha dato fastidio, ok? Per il resto, se si è sentita offesa mi scuso. Ma anche lei, dal canto suo, è stata offensiva”. Daniel sospirò, credeva che la questione fosse molto più grave, e si sentì quasi sollevato, ma conosceva bene Carlo e sapeva che quando lui voleva bene ad una persona di solito la difendeva a spada tratta in qualsiasi situazione. “Ho capito…beh, Clara spesso è un po’ tagliente, ammetto che a volte butta frecciatine esagerate, ma sono certo che non lo ha fatto con cattiveria. Sai, lei è una donna molto acuta, …e poi è ovvio che abbia qualche problema con la mia ex ragazza, magari si sente un po’ in competizione e tutte quelle cose così, lo sai come sono fatte le donne…scusala e lei scuserà te…non mi pare una cosa grave!”. Dall’espressione di Carlo, Daniel capì che non era molto d’accordo con le sue parole, così provò a calcare la mano “so che sei legato a Frida, ma cerca di comprendermi, Clara è la donna che amo, prova ad avere un buon rapporto con lei. Avete entrambi la vostra parte di torto, mettiamola così, ok? Però ti prego, non mettermi più in una situazione del genere, siamo adulti, cazzo”. Carlo finalmente si rilassò, l’amico aveva ragione, forse si era comportato da ragazzino, avrebbe dovuto far finta di non ascoltarla. Si scusò ancora con lui e decise di invitarli alla tenuta a cena quella sera, avrebbe preparato un menù vegetariano speciale appositamente per lei . Daniel accettò volentieri, sicuro che anche Clara non avrebbe avuto problemi, sapeva essere molto diplomatica, quando voleva. Carlo fu soddisfatto soprattutto di aver chiarito la situazione con Daniel, perché alla fine era della loro amicizia che gli importava principalmente, perché per lui Clara, in ogni caso, rimaneva una vipera, ma per l’amico avrebbe imparato a sopportarla.

sabato 28 novembre 2015

Episodio LXXX "-E' un sì? -Sì...è un sì!"


Daniel poggiato sul davanzale infondo alla sala professori, leggeva svogliatamente il quotidiano e sorseggiava il suo caffè amaro. La sera precedente, dopo l'assurda lite scoppiata tra lui e Clara, la ragazza era andata via arrabbiata e offesa e lui, dopo aver gettato via la cena giapponese, era sprofondato sul divano davanti al campionato maschile di pallanuoto, con una confezione di tennent's da tre bottiglie in una mano e nell'altra una busta di patatine: le Rustiche San Carlo, per la prima volta dopo tanto tempo gli fecero pensare a Frida con piacere, libero da ansie e rancori, gli scappò persino un sorriso pensando a quando lei gliele aveva fatte provare per la prima volta; era impossibile che a 35 anni suonati non avesse mai assaggiato le migliori patatine al mondo, gli aveva detto lei, e per questo da allora non mancarano mai nella sua dispensa. Sorso dopo sorso, si era scolato tutte e tre le bottiglie di birra e ne aveva aperta anche una quarta, che però non era riuscito a finire, perché si era addormentato davanti alla tv accesa. Adesso, la mattina seguente, i postumi della sbornia inziavano a farsi sentire; aveva un tremendo mal di testa e se non  avesse mandato giù prima di colazione due aspirine, non sarebbe riuscito neppure a stare in piedi.
Clara arrivò in ritardo, la prima campanella era già suonata da un pezzo. Daniel la vide da lontano, gli sembrò stanca, gli occhi gonfi e arrossati, circondati da occhiaie scure, come se per tutta la notte non avesse chiuso occhio. Lei lo salutò freddamente passandogli accanto, prese il suo registro e sgattaiolò fuori dalla stanza. "Ehi!" Daniel le corse subito dietro "hai un minuto?" le chiese sfiorandole il braccio. La donna si fermò di scatto nel corridoio "No Daniel, sono in ritardo" disse divincolandosi dalla sua presa, abbassando lo sguardo, sapeva benissimo che sarebbe capitolata davanti al mare blu dei suoi occhi. "Oh andiamo Clara…" disse lui sorridendo " sto cercando solo di rimediare, ho sbagliato ieri, non dovevo prendermela con te, era una giornata no."
Clara incrociò le braccia indispettita " Sai cosa ti dico, Daniel? Non me ne frega un accidenti della tua giornata no. Qualsiasi problema avessi, avresti  potuto condividerlo con me, ma hai preferito inveirmi contro! Non sono il tuo parafulmine! Nessuno mi ha mai aggredita in quel modo, e non ho intenzione di lasciare a te il privilegio di farlo, né ora né mai!" La sua invettiva fu interrotta da una collega che passava di lì e che li saluto sorridendo; Clara non si scompose, Daniel rispose con un gesto del capo. "Tra l'altro" continuò lei abbassando il tono della voce " non mi pare questo il luogo, né il momento opportuno, per discutere di queste cose così personali…"
"E allora quando potremmo parlarne?" chiese lui, sfiorandole la guancia.
"Oh Daniel, non lo so…sono già in ritardo, lasciami andare per favore!" gli disse sottraendosi alla sua carezza. " Ti chiamo io…" disse voltandogli le spalle e incamminandosi verso la I B.
Daniel rimase da solo nel corridoio ormai vuoto, la reazione di Clara così dura gli fece comprendere di aver realmente esagerato; guardò l'orologio, per ora l'unica cosa sensata da fare era andare in classe e inziare la sua giornata di lavoro. In III B i ragazzi lo stavano aspettando armati di penne, vocabolario e fogli protocollo, per il compito in classe di latino, ma Daniel aveva così la testa da un'altra parte, che non aveva neppure pensato a quale versione proporre loro. Così per la gioia di tutti la verifica si trasformò in una semplice esercitazione e i ragazzi non avrebbero neppure avuto l'obbligo di consegnarla.
Nelle due ore che seguirono Daniel non poté far a meno di pensare a quanto fosse stato inopportuno prendersela con Clara per qualcosa che non dipendeva da lei, e che soprattutto a lui non avrebbe dovuto minimamente interessare. Quello che Carlo gli aveva raccontato l'aveva scosso profondamente. Era dispiaciuto per Frida, ma soprattutto sentiva dentro di se una forte rabbia. Era arrabbiato con quel verme di Giulio, e con la stessa Frida che si era lasciata così ben abbindolare, ma soprattutto la cosa che lo inquietava più di tutte era sentirsi arrabbiato con se stesso per averla lasciata andare e per averla quasi gettata tra le braccia di quel traditore. Cosa sarebbe successo se lui si fosse dimostrato più sensibile e accondiscendente, se l'avesse capita e amata invece di respingerla con disprezzo per i dubbi che erano sorti in lei? Forse le cose sarebbero state completamente diverse, ma ormai era inutile piangere sul latte versato, la sua storia con Frida era chiusa, lei era il suo passato, adesso Clara era il suo presente e se voleva che lei fosse anche il suo futuro, avrebbe dovuto escogitare qualcosa e avrebbe dovuto farlo in fretta!
Finalmente alle 13.30 in punto la campanella segnò la fine delle lezioni e Daniel volò di corsa in sala professori, ma Clara era già andata via, così a lui non restava che tornarsene a casa, da solo, ad aspettare una sua telefonata. Si preparò un pranzo leggero e veloce: una caprese pomodori e mozzarella, anche se non aveva molta fame, per tutto il tempo non fece altro che guardare il telefono, che non dava però segni di vita. Per più di una volta fu tentato di comporre il numero di casa di Clara, ma non inoltrò mai la chiamata; la conosceva bene, sapeva che era una donna risoluta, orgogliosa e testarda, chiamarla l'avrebbe sicuramente indispettita e il tentativo di scuse gli si sarebbe rivoltato contro.
Era ormai pomeriggio inoltrato e lui cercava ancora disperatamente di trovare un modo per farsi perdonare. Ad un tratto ebbe un'idea che a lui parve davvero geniale; prese le chiavi della macchina e uscì velocemente di casa.

Clara, invece, aveva trascorso il pomeriggio come in trance, era terribilmente stanca, la notte precedente non aveva chiuso occhio. Si era girata e rigirata nel suo letto cercando di capire cosa avesse spinto Daniel ad assumere un comportamento così stupido e aggressivo, e la cosa che più la irritava era non riuscire a trovare una motivazione valida per quella assurda sfuriata. Dopo scuola era praticamente fuggita via, non voleva vederlo, né tantomeno parlargli. Si rendeva perfettamente conto che la sua reazione poteva sembrare allo stesso modo esagerata, come era stato Daniel la sera precedente, ma era più forte di lei, non era pronta a confrontarsi con lui, ad accettare le sue scuse. Così, rientrata a casa rimase tutto il tempo distesa sul divano, con mr.Grammy accoccolato ai suoi piedi e la tv accesa a farle compagnia. Erano passate le 20.00, alla tv il Titanic era affondato, Jack era morto  lasciando Rose, naufraga, da sola in mezzo al mare.  Clara aveva visto quel film decine di volte, anche se mai era riuscita a capire perché avesse riscontrato tanto successo nelle sale, si stiracchiò e sbadigliò sonoramente quando improvvisamente suonò il citofono: era Daniel. Lei lo vide dalla finestra, vestito di tutto punto. Lui le chiese di scendere, aveva aspettato per tutto il pomeriggio una chiamata che già sapeva non sarebbe mai arrivata, ma aveva bisogno di parlarle e l'avrebbe fatto quella sera. Clara sbuffò, sapeva che una volta trovatasi di fronte a lui, non sarebbe riuscita a mantenere il broncio a lungo, ma decise di accontentarlo, era curiosa di sapere cosa avesse in mente. Scese di casa e si infilò velocemente in macchina, fuori faceva un gran freddo.
"Allora?" disse chiudendo la portiera e sfragandosi le mani per il freddo.
Daniel la guardò e portandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio disse " nulla, volevo vederti…e poi ho una sorpresa…" Mise in moto e si accodò al traffico della sera.
"Lo sai che non sono una fan delle sorprese….dimmi almeno dove stiamo andando, guarda come sto vestita!" Clara indossava un jeans a sigaretta, delle ballerine rosse e un maglioncino a collo alto, con sopra un lungo cardigan nero.
" Sei perfetta così…come sempre!"
Salirono fin sopra la certosa di San Martino. La  vista era da mozzare il fiato, sotto di loro Napoli era illuminata da una miriade di luci. L'aria era gelida, ma il panorama era splendido, tanto da far dimenticare a Clara anche il freddo. Rimasero in silenzio per qualche minuto e quando Daniel la prese per mano, lei non la ritrasse, anzi gliela strinse con più forza. "Daniel," disse lei rompendo il silenzio, ma lui la interruppe " volevo chiederti scusa" le disse prendendole il volto tra le mani " sono stato un vero imbecille, non so cosa mi sia preso, ma voglio che non accada mai più. Voglio che tu sia felice, che siamo felici insieme, che tu ti senta amata e protetta, non umiliata e offesa. Ma voglio ancora litigare con te e fare la pace ogni volta. Voglio addormentarmi e risvegliarmi accanto a te e voglio che tutto questo sia per sempre…ti amo Clara…" La donna era senza parole, gli occhi splendenti, pieni di lacrime. Quelle non erano delle semplici scuse, quella era una vera e propria dichiarazione d'amore e la conferma arrivò quando Daniel si staccò da lei le si inginocchiò davanti  e continuò "ti amo e voglio che tu ami me allo stesso modo, voglio che tutti sappiano che ho scelto te, che è te che voglio accanto a me per il resto della mia vita." Clara deglutì e a stento riuscì a dire " Daniel, che stai facendo?…alzati ti prego" Ma lui tirò fuori dal cappotto uno scatolino rosso, facendola sussultare " oh Dio" disse con un filo di voce, mentre le lacrime già le solcavano le guance arrossate. Daniel aprì l'astuccio e tra di loro fece capolino un bellissimo anello in oro bianco costellato di piccoli diamantini, poi si schiarì la voce, il momento era finalmente arrivato " Clara, vuoi sposarmi?"
Clara si sentì franare la terra sotto i piedi, non riuscì a spiccicare una parola, ma annui più volte col capo. "E’ un si?" le chiese Daniel alzandosi e mettendole al dito l'anello. "Si…si è un si" rispose lei quasi tra i singhiozzi. Daniel le regalò il più bel sorriso che lei avesse mai visto nella sua vita, poi la strinse a sè e la baciò con passione asciugandole le lacrime e ripetendole quanto l'amasse e quanto si sentisse l'uomo più fortunato e felice del mondo. "Oh Daniel…anche io ti amo ". Rimasero abbracciati per un bel po', fantasticando sul loro matrimonio, sul loro futuro, con Napoli ai loro piedi che faceva da cornice ai loro sogni.

mercoledì 25 novembre 2015

Episodio LXXIX "The day after..."


Daniel e Carlo stavano correndo ormai da quasi un’ora, il sole stava quasi per tramontare e rendeva i colori autunnali del parco ancora più caldi, ma i primi freddi si cominciavano a sentire. I due ragazzi si sentivano stremati, così decisero di fermarsi a fare dello stretching e a respirare un po’. “Ieri sera mi hai creato un piccolo incidente diplomatico…ho dovuto lasciare Clara da sola a casa con la nostra cena…spero che tu abbia avuto motivazioni valide per farmi correre alla tenuta a sostituirti…” disse Daniel scherzosamente dopo aver fatto un sorso d’acqua. Carlo rimase spiazzato dalla sua domanda, ma tuttavia doveva pur aspettarselo, pensò. Non sapeva come comportarsi, se fosse stato meglio dirgli la verità o provare a sviare il discorso. Ripensò alla sera precedente, a Frida sconvolta come non aveva mai visto e al suo racconto paradossale: Giulio, beccato nel bel mezzo di un festino a base di  coca e prostitute, lo stimatissimo chirurgo aveva una doppia vita, forse addirittura una doppia personalità e nessuno di loro se n’era mai accorto. Quel farabutto aveva ferito Frida profondamente, l’aveva presa in giro sin dal primo istante, Daniel doveva saperlo? Ma soprattutto, come avrebbe reagito? Pensò ancora Carlo. “Sono stato dalle ragazze” rispose allora, rimanendo vago. “Allora?” incalzò Daniel, incuriosito “Qualche problema con Kira? Qual era l’emergenza?” Carlo sospirò e tirò fuori tutta la verità. Daniel, seduto sulla panchina, ascoltò attentamente le sue parole senza batter ciglio per tutto il tempo e , alla fine del racconto, non fece alcun commento. Ancora una volta l’atteggiamento indifferente di Daniel nei confronti di Frida, stupì Carlo, quella volta più che mai, vista la gravità del fatto, davvero non ci teneva proprio per niente? Si chiese. Ma un piccolo gesto, tradì la sua imperturbabilità, si alzò di scatto dalla panchina gettando via violentemente la bottiglina d’acqua ormai vuota “credo sia meglio tornare a casa” disse poi con tono stizzito, lasciando Carlo di stucco “ma come” gli disse “manca ancora metà del percorso!”  “Lo so” rispose Daniel con gli occhi bassi “ma non sono in forma come te, lo sai…meglio tornare”.
Daniel riaccompagnò Carlo alla tenuta. durante il tragitto scambiarono solo qualche parola e nessuno dei due tornò sull'argomento Frida. " allora ci sentiamo domani" disse Carlo scendendo dall'auto. Daniel si limitò ad annuire e lo salutò con un cenno della mano, poi mise in moto e prima che l'amico attraversasse l'uscio di casa, lui era già lontano.
Per fortuna a quell'ora la superstrada era semi deserta, Daniel non era un' amante della velocità, la sua guida era anzi piuttosto tranquilla, ma quella sera si sentiva molto nervoso, e la prima cosa che gli venne in mente per scaricare la tensione fu pigiare l'acceleratore. Non riusciva a togliersi dalla testa le parole di Carlo; il racconto di ciò che era accaduto a Frida gli avevano fatto riaffiorare tutti quei sentimenti che aveva faticosamente accantonato, dopo la rottura con la ragazza. Per tutto quel tempo aveva sepolto l'amore, la delusione e la rabbia, sotto un mantello di indifferenza, ma in cuor suo sapeva benissimo che tutti nodi sarebbero tornati al pettine, e quel momento era inesorabilmente arrivato. 
Salì le scale distrattamente e appena entrò in casa posò le chiavi sul mobiletto del piccolo ingresso e si tolse la felpa tutta sudata, restando in pantaloni di tuta e a torso nudo. Corse in cucina e aprì il frigo: moriva di fame cosa avrebbe potuto prepararsi di semplice e veloce? 
Stava leggendo la scadenza su una confezione di Pannachef, quando il capannello suonò. "Cazzo Clara" disse precipitandosi alla porta.Si era completamente dimenticato dei programmi della serata: una bella cenetta e un film a seguire. Quest'ultimo era saltato, lui aveva dimenticato di noleggiare il dvd, la sua mente era completamente da un'altra parte. 
Clara  indossava dei leggins neri e una camicia di jeans, i capelli raccolti in uno chignon, gli occhi verdi che si illuminarono non appena lo videro comparire sulla porta. Era semplice e bellissima come sempre, ma Daniel non la notò nemmeno, la salutò svogliatamente con un veloce bacio sulle a guancia e poi mormorò che avrebbe fatto una doccia, era appena tornato dall'allenamento.
Clara stava imparando a conoscerlo, e aveva captato una certa freddezza nel suo comportamento, decise di lasciar perdere per il momento, forse era solo stressato e stanco, una doccia l'avrebbe aiutato a rilassarsi, e poi ne avrebbero parlato a cena. La ragazza ordinò dal suo giapponese preferito, che da qualche settimana aveva attivato anche il servizio d'asporto, così quando mezz'ora dopo Daniel ritornò dalla sua doccia rilassante, trovò la tavola imbandita di specialità orientali in piccoli contenitori di carta. Le si sedette di fronte e lei gli porse le bacchette, poi sorridente iniziò a mangiare e raccontagli la sua giornata. Era stata in gita a Pompei con i ragazzi del terzo anno. c'era stata milioni e milioni di volte, ma ogni volta era come la prima, e ogni volta immergersi nella storia di oltre mille anni fa le provocava sensazioni nuove e diverse. Daniel dal canto suo, aveva palesemente la testa da un altra parte, a stento seguiva i discorsi della donna e non aveva ancora mangiato nulla, si limitava a giocherellare con il riso e le bacchette. 
"ehi…ti senti bene? non ti hanno detto che non si gioca con cibo?" disse Clara in tono scherzoso, più per attirare la sua attenzione, che per richiamarlo. 
Daniel la fulminò prima  con lo sguardo e poi con le parole "E che questo giapponese mi fa schifo!" disse con una tale veemenza che Clara quasi non si strozzò col pezzetto di sashimi che aveva appena mangiato. "Come scusa?" disse incredula dopo aver bevuto un sorso d'acqua.
" lo sai benissimo che il giapponese non mi fa impazzire. Una pizza no è?" continuò posando le bacchettate sul tavolo "ah già tu non mangi la pizza…beh da stasera io non mangio sushi." 
Clara era esterrefatta, non credeva alla sue orecchie "Ma ti sei ammattito o cosa? ti ho chiesto se ti andava bene il giapponese, hai detto di si, potevi benissimo dirmi che ti andava di più una pizza." 
Daniel poggiò la schiena sullo schienale e disse stizzito "Perché devo essere sempre io a dire cosa mi va o cosa non mi va? Perché devo essere sempre io ad accontentare te e  mai  viceversa?" 
"Daniel…ma stai scherzando? " tuonò Clara. Era incredula, non sapeva come comportarsi, si chiedeva per cosa fosse iniziata quella lite, e non riusciva a trovare nessuna motivazione reale e plausibile. 
"Si può sapere qual è il tuo problema stasera? odi il sushi? va bene, non mangiarlo! cosa vuoi che ti prepari, sono a tua disposizione. Così magari per una volta esaudirò i tuoi desideri…" 
"Oh andiamo…non essere accondiscendente con me!" 
" Io accondiscendente? Sei tu che ti stai comportando come un pazzo. Si può sapere per quale motivo hai piantato su tutta questa storia?" disse incrociando le braccia e guardando fisso negli occhi. Si guardarono per un po', poi Clara ruppe il silenzio " Avevo capito che qualche cosa non andava, ma sai una cosa? Adesso non voglio neppure sapere cosa passa nella tua testa, adesso voglio solo tornarmene a casa mia." disse precipitandosi nel soggiorno, raccogliendo borsa e giacca di pelle. Daniel le andò dietro e si appoggiò al muro della cucina, senza dire una parola. 
"Questa cosa è assurda! facciamo una cosa quando smettono di girarti le palle mi fai uno squillo, vedrò poi se risponderti o meno." disse dandogli le spalle e mordendosi le labbra poi " nessuno mai mi aveva tratta in questo modo, così gratuitamente male…buonanotte Daniel!" e usci di casa, sbattendo la porta.