mercoledì 28 ottobre 2015

Episodio LXXII "La scelta di Giulio"


Giulio si stava rilassando nel suo salotto, seduto sulla sua amatissima poltrona bianca; stava lì, con le gambe finemente accavallate, controllando la sua agenda. La sera prima era rientrato da un magnifico week end  con Frida in montagna e nemmeno il tempo di riprendersi dal passaggio alla vita di tutti i giorni, che quel pomeriggio già sarebbe dovuto tornare a lavoro, aveva un’operazione da fare e un paio di visite specialistiche…dunque, se tutto fosse andato secondo la sua agenda, per le ventuno avrebbe dovuto finire, pensò, salvo qualche chiamata di qualche collega per emergenze all’ultimo minuto che puntualmente gli facevano salire l’adrenalina, adorava sentirsi un padre eterno sceso dal cielo per rimettere a posto una mano trucidata  o un viso deturpato da un incidente. Pensando a queste cose sorrise soddisfatto e richiuse l’agenda per avviarsi a stendere la biancheria. Stese il tutto perfettamente, asciugamani, lenzuola, boxer, canottiere, le dispose metodicamente in ordine di grandezza e si assicurò che il bianco degli indumenti fosse splendente, spesso gli era capitato di non essere soddisfatto e di dover rilavare tutto il bucato. Inviò un messaggio di buongiorno a Frida,  già sentiva la sua mancanza, aveva insistito per farla rimanere da lui, ma lei aveva bisogno di fare una spesa di provviste per la casa, era mancata tre giorni doveva pensare alle sue responsabilità da coinquilina. Finalmente sentì bussare alla porta, si precipitò ad aprire, stava aspettando Alessandro, che come al solito era in ritardo di più di mezz’ora, non si vedevano da prima dell’estate. <<Chi non muore si rivede!>> gli disse l’amico varcando la porta, dopodichè si salutarono con uno stretto abbraccio, attraversarono il grande ingresso e si accomodarono in salone, dove Giulio servì la sua speciale spremuta di arancia e pompelmo rosa che aveva preparato appositamente. <<Allora, hai finito di fare il giramondo, finalmente?>> gli chiese Alessandro, alludendo alla sua lunghissima vacanza <<si, certo>> gli rispose con un sorriso smagliante che sembrava esprimere grande soddisfazione <<io e Frida siamo stati benissimo, anche lei ama il mare come me, quindi non è stato complicato convincerla a salpare e si è adattata molto bene…>>. Dopo averlo ascoltato attentamente Alessandro assaggiò la spremuta e dovette ammettere che era davvero deliziosa, un equilibrio perfetto di sapori, Giulio riusciva ad essere preciso rasentando la perfezione in ogni cosa; sorseggiandola, lo fissò con sguardo inquisitorio da sopra il grande bicchiere e l’amico subito capì che voleva chiedergli qualcosa, conosceva perfettamente quel suo modo di fare, così gli chiese con insistenza di sputare il rospo, cosa voleva da lui? <<Giulio tu stamattina mi hai chiamato perché avevi bisogno di me e io mi sono precipitato…ma, fammi capire, avete trascorso un mese H24 insieme, avete condiviso ogni minuto della giornata…quindi lei, lo sa?>> A quella domanda Giulio sospirò sonoramente, irritato <<Ale, sembri mia madre! Che ti devo dire? Ovviamente no! Non voglio che lei venga a conoscenza dei miei punti deboli, è una cosa mia e non penso che le farebbe piacere saperlo…mi ama, mi considera il suo uomo ideale.Io la amo davvero, era da tanto che non mi capitava e non voglio rovinare quello che c’è tra di noi, capisci?>> Alessandro sentì la spremuta andargli di traverso, tossì pesantemente un paio di volte e appena si riprese tornò all’attacco con tono severo <<Non vuoi rovinare le cose tra di voi? Ma ti senti? Se proprio lo vuoi sapere, le stai già rovinando! Cioè un mese intero insieme e sei stato capace di nasconderle una cosa del genere? O sei davvero subdolo o lei è troppo accecata d’amore! Non voglio farti la predica, ma se la ami seriamente, come dici, stai attento a come ti comporti, rischi di perderla.>> Giulio sorrise beffardamente <<ma figurati…lei mi ama, non mi lascerebbe mai…sì, forse è accecata d’amore, hai ragione, e mi sta bene così, voglio vivermi la mia vita e prendermi tutte le libertà di cui ho bisogno senza dover rendere conto per forza a lei, io sono fatto così!>> Alessandro lo guardò esterrefatto, lo conosceva da più di vent’anni e conosceva benissimo la sua presunzione e il suo senso di onnipotenza, che crescevano inesorabilmente soprattutto quando una donna lo faceva sentire amato. Non era la prima volta che assisteva a situazioni del genere, Giulio pensava sempre di poter uscire pulito da ogni situazione ed effettivamente riusciva a cadere sempre in piedi, ma quella volta c’era qualcosa di diverso, Frida lo amava moltissimo ed era lampante, ma anche lui gli sembrava seriamente coinvolto, come non lo vedeva da almeno dieci anni, così decise che non poteva lasciar perdere, doveva aiutarlo per evitare di fargli scappare l’occasione di essere veramente felice; così dopo aver riflettuto per qualche attimo, tornò alla carica, ma sta volta decise di non essere tenero ed usò un tono estremamente serio <<Giulio adesso basta! Non ti reggo più! Tu non sei un super uomo, non hai il controllo pieno della tua vita e soprattutto non hai il pieno controllo della vita degli altri! In venticinque anni ti ho sentito fare questo discorso centinaia di volte e puntualmente hai rovinato tutto! Adesso se la ami, e io penso che sia così, fai un passo indietro, porca miseria!Ti rendi conto che la stai prendendo in giro? Che amore è il tuo? Amore per lei o amore per te stesso? Deciditi! Non puoi pensare a costruirti il futuro con una donna, ma, parallelamente ostinarti a viverti la tua libertà come se fosse una cosa a parte, una  cosa solo tua. Sei un uomo adulto, non sei capace di fare delle scelte? Non sei l’onnipotente, tu non puoi tutto. Un giorno se avrai dei figli, che padre sarai? Mentirai anche a loro? Pensi di poter mentire tutta la vita a tutti, credi davvero ti poterci riuscire? Scusami, ma io penso che sia umanamente impossibile e anche tu sei umano, se te lo fossi scordato…>> Giulio rimase impossibile davanti alle parole durissime dell’amico, Alessandro non si era mai espresso in questi termini prima d’ora, ma lui riuscì comunque a restare calmo, con le gambe accavallate, accarezzandosi il mento con le dita, come se il discorso non gli interessasse in modo particolare e, infatti, non rispose. Alessandro non accettò quel silenzio strafottente a cui troppe volte aveva assistito, così calcò ancora un po’ la mano, e per l’ultima volta provò a farlo ragionare, giocando sui suoi sentimenti, se realmente ne aveva <<Scusa se sono stato così schietto. Ma un’ultima cosa voglio dirti e spero che ci penserai: Frida ti ama, si vede tantissimo e soprattutto ti stima, vede in te un uomo capace, intelligente, spigliato, quale sei. Fermati un secondo solo a pensare a tutto quello che hai, sei un grande professionista, ami il tuo lavoro che ti dà infinite soddisfazioni, sei ammirato da tutti, hai tantissimi soldi e due genitori che ti hanno sempre spalleggiato. Ora finalmente ti sei innamorato, e conoscendoti so che è vero, si vede…hai una ragazza bellissima, lasciatelo dire, intelligente, in gamba, che per te farebbe di tutto. Basta che tu cambi solo una briciola della tua vita, quella nota stonata che rovina e rovinerà sempre tutto. Per amore si può fare, chiediti se ami più lei o te stesso e scegli. Ti sta parlando uno che di amore non capisce un cazzo, ma ti ho visto distruggere troppe cose belle a causa solo di te stesso, e Frida non se lo merita. Se non ce la fai, allora lasciala piuttosto che esporla a una sofferenza che prima o poi, ti assicuro, le procurerai>>. Giulio sgranò gli occhi <<non voglio farla soffrire>> esclamò, e Alessandro sapeva che era sincero in quel momento. Giulio fece un paio di respiri profondi <<hai ragione>> gli disse, <<con lei ho sbagliato…è la donna migliore che abbia mai incontrato e non voglio perderla, per me lei è tutto, ho intenzione di sposarla e di costruire qualcosa di importante. L’unica soluzione per poter fare queste cose è cambiare, quindi lo farò>>. Alessandro fu felice delle sue parole, era la prima volta da quando si conoscevano, che Giulio ammetteva un proprio errore, non era solito farlo, era sempre convinto di fare le cose nel modo giusto e sapeva perfettamente che anche se gli fosse crollato tutto il mondo addosso, non avrebbe mai e poi mai ammesso di aver fatto qualche errore. Quel giorno finalmente si era vestito di un po’ di umiltà e gli promise che avrebbe seguito il suo consiglio. Con questa promessa si salutarono e quando Alessandro andò via, Giulio si sentì preso da una sensazione di leggerezza, si sentiva quasi svuotato ed era disorientato all’idea di dover rinunciare a quella che lui chiamava impropriamente “la sua libertà”, ce l’avrebbe fatta, si chiedeva? Non lo sapeva. Nella sua vita era sempre stato convinto di poter ottenere qualsiasi cosa e ci era sempre riuscito, ma quella volta non sapeva se la sua ambizione e la sua tenacia sarebbero servite, si trattava di qualcosa più grande di lui, qualcosa da cui si sentiva schiacciato, l’unica cosa su cui non aveva alcun controllo.

domenica 25 ottobre 2015

Episodio LXXI "I Liceali"


Erano passati ormai dieci giorni da quando Saverio aveva trasformato il divano delle ragazze nella sua umile dimora. In ogni caso, la sua presenza in casa non infastidiva Kira e Frida, anche se il suo stile di vita era completamente diverso dal loro. Saverio usava svegliarsi dopo pranzo, iniziando la sua giornata con una birra fredda e una dozzina di sigarette. Di casa non usciva praticamente mai, preferendo trascinarsi dal divano al terrazzo per tutto il giorno, non si sa precisamente per quale motivo, ma forse per cercare un po’ d’ispirazione per la sua arte, dal momento che non abbandonava mai taccuino e chitarra. In casa non faceva praticamente nulla, addirittura Kira si era lamentata spesso del suo disordine, insomma, le ragazze avevano ormai perso le speranze di aver guadagnato almeno un perfetto uomo di casa. Almeno non pesava molto sulle spese, dal momento che mangiava poco e niente e tutto ciò che chiedeva era che in frigo non mancasse mai la birra, per le sigarette ci pensava da solo. 
“Non può andare avanti così” disse Frida preoccupata, guardandolo dal terrazzo, mentre lui se ne stava disteso sul divano a leggere gli ultimi versi che aveva scritto. Anche Kira lo guardava, quasi con disgusto “Hai ragione Fri…ma da quanto tempo non si cambia quella camicia?”  “Non lo so”, rispose l’amica senza distogliere lo sguardo da lui “Fosse la camicia il problema…non so neppure se si cambia le mutande e non ho intenzione di chiederglielo…”. Rimasero a guardarlo allibite ancora per qualche istante, poi Kira intervenne nuovamente “Dobbiamo fare qualcosa, almeno potrebbe uscire un po’, prendere un po’ d’aria  a farne prendere un pò anche a questa casa. Ha monopolizzato il divano, ormai anche Merlino ha smesso di combattere per il suo posticino accanto al cuscino”. Non finì neppure di pronunciare queste parole che Saverio balzò in piedi, costringendo le due ragazze a distogliere gli occhi da lui per non fargli notare che stavano lì ad osservarlo; si avvicinò a loro “Io esco un attimo”, disse, lasciandole completamente disorientate. Dov’è che stava andando di punto in bianco? “E’ una sorpresa! Stasera ci divertiremo! E’ giunto il momento di scrollarmi questa depressione di dosso!” Kira e Frida lo videro uscire, “Magari questa è la volta buona che si riprende! Magari vuole rimettersi in carreggiata e ricominciare la sua vita fuori da queste mura!” disse Kira. 
Trascorse più di un’ora da quando era uscito, le ragazze erano preoccupate, non avevano la minima idea di dove si fosse cacciato, da quando era ospite da loro non era mai stato fuori più di dieci minuti, giusto il tempo di comprarsi le sigarette. La prima a farsi prendere dal panico fu Frida “E se si fosse suicidato? Forse era quella la sorpresa di cui ci parlava!”  “Non dire stupidaggini, la sua chitarra è qui, non avrebbe fatto nessun gesto inconsulto senza…tornerà, speriamo tutto intero”, rispose Kira. “Vabbè ora chiamo Giulio, non me la sento di uscire con quest’ansia nello stomaco, magari lo faccio venire qui, lui sa sempre cosa fare!”  “E certo”, rispose ancora Kira sospirando “Magari all’occorrenza si trasforma in un cane molecolare, sai di quelli che annusano gli oggetti delle persone e fiutano le tracce? Quante risorse questo Giulio…è multitasking!”  “Smettila di scherzare! Intendevo dire che lui riesce sempre a mantenere il controllo, magari ci può essere utile in questa situazione!”  “bla bla bla bla!” aggiunse ancora Kira ridacchiando sarcastica, mentre Frida le girò le spalle indispettita aveva già inoltrato la chiamata, Giulio sarebbe arrivato. Proprio in quel momento Saverio bussò alla porta, sorridente per la prima volta da quando aveva messo piede in quella casa. “Eravamo preoccupate…dove sei stato?” Lo ammonì Kira, e subito le fece eco Frida con una ramanzina isterica. “Ragazze, cos’è tutta quest’ansia? Ho una sorpresina per voi, dopo starete entrambe più serene!” disse lui, tirando fuori dal taschino della sua sudicia camicia blu, un pacchettino verde che Kira e Frida riconobbero immediatamente. Ecco il motivo di tanta felicità, ora tutto era chiaro. “E’ il mio modo di sdebitarmi per la vostra ospitalità…cosa c’è di meglio di qualche cannetta insieme, come ai vecchi tempi?? Stasera si fa baldoria!!!” Kira subito assunse un’espressione soddisfatta, un sorriso che sembrava quasi un ghigno malefico; Frida invece, con grande sorpresa di Saverio, sembrava piuttosto titubante. Quindi guardandola con aria stupita le disse “Cos’è  sta faccia? Non eri tu quella sempre pronta a trasgredire?” 
“Si…ma…tra un po’ arriverà Giulio, so già che non la prenderà bene. Mi fa storie anche se mi accendo una sigaretta”
“uuu mamma mia….Giulio, Giulio, Giulio…noi stasera ci divertiamo, tu resta pure a guardarci se vuoi, insieme al tuo signor «Viver sani e belli» ahahah ahahah !” 
Senza indugiare oltre i tre uscirono sul terrazzo, e Saverio cominciò subito a rollare la prima canna, mentre le ragazze sorseggiavano tranquille la loro birra. Giulio arrivò di lì a poco, quando ormai si era già diffuso in tutta la casa l’aroma d’erba. “Ehi…ma cosa state combinando voi tre?” chiese maliziosamente appena entrato in casa. Frida impallidì e cercò subito di giustificarsi “Loro due stanno fumando…io sto solo a guardare!” 
A quel punto Saverio le diede una pacca sulla spalla “Ma dai Frida, a chi la vuoi dare a bere? In pratica non hai più le pupille”
Giulio le si avvicinò ridacchiando e cominciò a controllarle gli occhi “Ma guarda, guarda, davvero sono sparite…” disse per poi scoppiare in una sonora risata. 
Allora, con un inaspettato slancio di amicizia Kira gli offrì lo spinello “Dai dottore, fattelo un tiro! Cosa potrebbe mai succedere?” 
Giulio aspirò profondamente un paio di volte, lasciando Frida impietrita e senza parole “Ma come? Ogni volta che mi accendo una sigaretta fai partire una paternale di almeno mezz’ora…e adesso, a te non fa male? Tu puoi fumare?” 
Giulio a quel punto assunse la sua solita aria da primo della classe “Le sigarette sono tutt’altra cosa. Questa è roba naturale, è solo un po’ di erba essiccata...un paio di tiri, solo se capita, non hanno mai ucciso nessuno. E poi” aggiunse ancora come se stesse tenendo una lezione all’Università “Il tetraidrocannabinolo, meglio conosciuto come THC, ha molti effetti benefici. In molti paesi è usato per scopi terapeutici, per curare il glaucoma, la nausea nei malati di cancro, per calmare le crisi epilettiche e addirittura viene usato come rimedio alla depressione…”   “Va bene va bene” interruppe Kira visibilmente annoiata “Ora che abbiamo anche il via libera del dottore allora possiamo dare inizio alle danze!” Così si alzò dirigendosi in cucina “Ma dove stai andando?” le chiese Frida.
“Qui ci vogliono i miei dolcetti nutella e cereali! Corro a prepararli” disse saltellando via euforica.
Più di un’ora e  tre canne più tardi, la situazione aveva già preso una piega alquanto comica. Saverio sedeva sul tavolo del terrazzo, l’inseparabile cappello a coprirgli gli occhi, strimpellava la sua chitarra, mentre Kira e Giulio cantavano insieme a squarciagola, davvero un improbabile duetto in cui sembravano particolarmente affiatati. Frida invece se ne stava stesa sulla sdraio insieme a Merlino, ridendo come una matta senza alcun motivo. Saverio finì di chiudere la quarta canna che sembrava più grande delle altre, e soddisfatto la porse ancora spenta a Giulio, “a te l’onore, amico! Kira, me ne avevi parlato così male di questo dottore, invece è proprio un gran simpaticone! Ahahahahhaha” Giulio, dopo aver fatto un bel tiro, passandola a Kira ridacchiando le disse “Ah! E così parli male di me? Chissà perché lo immaginavo!” e scoppiarono entrambi in una grassa risata. “Ma sai, è solo che sono invidiosa di te, a quanto pare sei il miglior chirurgo d’Europa degli ultimi vent’anni!” aggiunse allora Kira, “devo pur screditare la concorrenza!” Risero a crepapelle tutti insieme, per la prima volta Frida vide Giulio e Kira così in sintonia, era bello starsene rilassata senza dover pensare a quali colpi bassi si sarebbero potuti infliggere quei due. La serata continuò a trascorrere così, in un’aria leggera e festosa dove nessuno esattamente capiva cosa stessero facendo. 

Erano quasi le 23.00 quando bussarono alla porta. Chi poteva mai essere a quell'ora? Tutti se lo chiesero, ma nessuno si mosse per andare ad aprire. Dopo l'ennesimo trillo del campanello, Saverio decise di alzarsi. Si trovò davanti una bellissima donna dai capelli rossi e al suo fianco il suo prof di lettere, che lo guardò con aria stupita "Terzelli?? E tu che ci fai qui? E' una rimpatriata di classe?"
"prof, piuttosto, lei cosa ci fa qui?" Daniel e Clara erano lì per riprendere una sciarpa che lei aveva dimenticato il giorno prima. Saverio li fece accomodare, avrebbe offerto loro un drink molto volentieri, ma la scena che i due si trovarono davanti fu davvero sconvolgente; Giulio imbracciava la chitarra di Saverio, con i piedi nudi appoggiati sul tavolo, i capelli arruffati e il suo solito sorriso beffardo. Appena li vide "Carissimi!!" esclamò "Venite, unitevi a noi…ce ne è per tutti!!" Ma Clara rivolse subito le sue attenzioni a Kira, che se ne stava a lamentarsi con la testa tra le mani e sembrava proprio che stesse poco bene. Ignorando completamente Giulio, balzò verso di lei e preoccupata le chiese "Kira, cos'hai? non ti senti bene?". La ragazza aveva uno strano colorito e con un filo di voce le rispose "Mi gira tutto, lo stomaco, la testa…forse è proprio la stanza che sta girando vorticosamente!" Clara le diede qualche buffetto sulle guance, tentando in vano di rianimarla, poi si rivolse a Giulio esasperata "Giulio, fa qualcosa, non vedi che sta male?" 
"Ma sta bene, è tutto sotto controllo!" rispose lui in tutta tranquillità, atteggiamento che fece saltare i nervi alla povera Clara "Saprai pur cosa fare…tu sei un medico, no? beh…fa qualcosa!!!" disse urlando. 
Giulio la guardò perplesso, meravigliandosi di tutta la sua agitazione e senza perdere il sorriso rispose " E allora? Anche Kira è un medico! Va tutto bene Clara…rilassati!"
Mentre i due continuavano a discutere, Daniel notò Frida immobile, distesa a terra davanti al divano, con Merlino accoccolato al suo fianco. Sembrava dormisse, ma Daniel non ne era poi tanto sicuro, così le si avvicinò e col piede le diede dei piccoli colpetti, cercando di smuoverla un po'. "Ma che diavolo stai facendo??" lo ammonì Clara, di fronte a quella scena assurda. Daniel si strinse nelle spalle, come se non avesse fatto nulla di male "Sto cercando di capire se è viva!! disse infine.
"E che fai la prendi a calci?? Alzala da terra…ma come avranno fatto a ridursi in questo stato?"
Daniel la tirò su e l'aiutò a stendersi sul divano, scosse la testa "Amore mio, come hanno fatto?? Sono completamente strafatti! Una cosa così non mi è mai capitata neppure in gita con la più scapestrata delle classi!"
"Eeee prof…per un paio di tiri!" Si intromise Giulio ridacchiando. E quasi simultaneamente Saverio esclamò "Ahah Così parlò il dottore salutista…tanto per citare Nietzsche! ahahah vede prof, ricordo ancora qualcosa!!"
Clara si arrese, qualsiasi discussione in quel momento sarebbe stata inutile, nessuno di loro era nel pieno possesso delle sue facoltà. Era meglio per tutti che se ne andassero a dormire, ma una cosa l'aveva capita, Kira aveva ragione, quel Giulio era una gran testa di cazzo.
"Daniel…" disse poi "Mettiamo le ragazze a letto…io accompagno Frida, tu occupati di Kira, e ancora fuori al terrazzo, sembra che si sia addormentata al freddo!" 
Daniel uscì a recuperare le povera Kira, ma non appena l'aiutò ad alzarsi, la ragazza gli vomitò sulle scarpe. "Ma che cazz…" gridò Daniel, ancora non credendo all'assurdità della situazione in cui si era cacciato. "Scusi, prof!!" balbettò Kira con gli occhi rossi e i capelli sconvolti. Dopo aver sistemato le ragazze ognuna nel proprio letto, Daniel e Clara tornarono nel piccolo soggiorno, dove Giulio e Saverio ancora bevevano e strimpellavano orrende melodie sulla chitarra. "Noi andiamo…" disse Daniel attirando la loro attenzione "Terzelli, vediamo di non combinare altri casini!!" 
"Oh no, prof…tra poco tutti a nanna!" lo rassicurò Saverio e subito dopo anche Giulio "Si prof…potete andare tranquilli…prima si scherzava…qui penso a tutto io!" 
Clara inorridì a quelle parole, dopo quella sera l'opinione che si era fatta di Giulio non era affatto delle migliori. "Lasciamo tutto in buone mani…" rispose sarcastica "Cerchiamo solo di non dare fuoco alla casa…solo questo ci manca sta sera!!" 
Detto questo Clara e Daniel uscirono di casa e si ritrovarono a scendere le scale in silenzio. prima di uscire dal palazzo Daniel scoppiò a ridere fragorosamente "Che ti ridi tu?Non è stato per niente divertente" gli disse Clara. Daniel la guardò e la strinse a se "Beh…due tiri me li sarei fatti anche io…ah, che testa matta quel Terzelli!!" 


martedì 20 ottobre 2015

Episodio LXX "A volte ritornano..."


Per Frida e Kira quel lunedì era stato come al solito faticosissimo; nonostante la sera prima Kira fosse tornata tardissimo dal lavoro al bar, la sua sveglia quella mattina era suonata presto per cominciare la sua giornata di studio in vista degli imminenti esami. Frida, invece, era reduce da una lunga giornata in negozio a riordinare i nuovi arrivi e, sebbene anche lei avesse dello studio arretrato, quella sera proprio non riuscì ad aprire un libro per la stanchezza che si faceva sentire. Così, dopo una cena a base di insalata di pollo, se ne stavano distese sul divano, un fresco venticello entrava dal terrazzino a lenire l’ultimo caldo settembrino, Kira guardava attentamente l'ultima puntata della stagione di Grey's anatomy e Frida sonnecchiava. Dopo l'ennesimo sbadiglio, la pubblicità di uno yogurt che mostrava un uomo in meditazione, fece ricordare a Frida il regalo che Clara aveva fatto all'amica qualche mese prima per il compleanno, così le chiese incuriosita "Allora, come stanno andando le tue lezioni di yoga con la tua nuova amica?" Kira sorvolò sul suo tono un po' sarcastico e le rispose "le prime due lezioni sono andate, ma penso non faccia per me…la posizione del loto non è proprio la mia preferita…"  "Ah beh certo, troppo semplice, preferisci posizioni più complicate, di quelle che si fanno in due" disse Frida ridacchiando, "Può essere" rispose Kira, ridendo a sua volta. L'ultimo ballo di Meredith e Cristina assorbiva tutta l'attenzione di Kira che piangeva come una fontana, e mentre Frida non faceva altro che prenderla in giro, completamente disinteressata al telefilm, sentirono suonare alla porta e, d'impulso, si voltarono entrambe verso l'orologio: le 23.30, chi poteva essere a quell'ora? Frida si decise ad andare alla porta, pensando che potesse essere Giulio, considerati i suoi colpi di testa ma, quando aprì la sorpresa fu davvero inaspettata. Era Saverio Terzelli, ex compagno di Liceo, che entrambe non vedevano né sentivano da almeno tre anni. Frida inizialmente stentò a riconoscerlo, le sembrava cambiato dall'ultima volta, era più trasandato del solito. Un cappello nero alla Micheal Jackson, la barba incolta, i capelli lunghi raccolti in un codino, un enorme zaino e una chitarra in spalla. "Ciao Fri, non mi riconosci? Finalmente vi ho trovate! Non mi fai entrare, ho portato le birre!" le disse tirando fuori da una busta un paio  di Tennent's. Frida lo fece entrare dicendogli "che ci fai qui a quest'ora? E' successo qualcosa? quanti anni sono che non ci vediamo!"  "Ma non eri a Londra tu?" intervenne Kira appena lo vide entrare. Saverio sospirò profondamente e , dopo aver abbandonato chitarra e zaino nel piccolo ingresso, si lasciò cadere sul divano "Ho bisogno di un posto dove dormire, non sapete cosa mi è accaduto…vi spiegherò tutto dall'inizio". Due anni prima, dopo aver abbandonato l'Università, Saverio era partito alla volta di Londra con in tasca i pochi risparmi accumulati con piccoli lavoretti, alla ricerca di un po' di fortuna e magari di un lavoro redditizio. Il mondo Accademico gli era sempre andato stretto, lui era un musicista, si sentiva un vero artista, passava le sue giornate a comporre testi e melodie sperando che un giorno qualcuno si accorgesse del suo talento. A Londra avrebbe avuto più speranze, pensava, ma inizialmente riuscì a cavarsela solo facendo il cameriere in una pizzeria italiana. Ma la vera sciagura non era stata quella, la sua vera sciagura fu incontrare Oriana. Era una diciannovenne torinese, poco cervello ma un bel corpo, che sfruttava in un night di Londra dove faceva la cubista. Saverio la vide per la prima volta la sera del suo compleanno, quando i suoi amici lo portarono a sballarsi proprio nel locale dove lei lavorava, e per lui fu amore a prima vista. La vedeva volteggiare sul palo della lap dance, fare acrobazie ai suoi occhi magnifiche e tutto ciò che desiderò in quel preciso istante era conoscerla e ci riuscì. Oriana si rivelò subito una ragazza divertente ed estrosa, sembrava appartenere ad un mondo completamente diverso da quello di Saverio, che era un tipo serioso e riflessivo, sempre immerso nella profondità dei versi che scriveva. Per lui quella ragazza rappresentava l'evasione dalla pesantezza del suo stesso essere e questa cosa gli piaceva e lo mandava in estasi. Dopo pochi giorni, nonostante gli avvertimenti degli amici che non la reputavano una persona adatta a lui, Saverio decise di andare a vivere con lei, ed iniziarono una vita stravagante, proprio come si aspettava, da veri bohémien. Oriana viveva ogni giorno come fosse l'ultimo, tutto era all'insegna della trasgressione e del piacere e dopo poco lui cominciò a sentirsi completamente sopraffatto dalla sua personalità, ma allo stesso tempo lei era diventata come una droga, lo mandava fuori di testa, non riusciva a farne a meno. Purtroppo per lui, però, Oriana non provava lo stesso. In linea col suo carattere, si rivelò poco propensa alla monogamìa. Si sentiva una creatura libera e non disdegnava la compagnia di altri uomini nelle sue notti brave dopo il lavoro, che passava spesso da sola tra fiumi di alcool e ecstasy. Inizialmente Saverio pareva non rendersi perfettamente conto della situazione, ma quando Oriana cominciò a portare le sue audaci amicizie in casa, ebbe inizio il profondo travaglio del povero ragazzo. Lui l'amava profondamente e, nonostante non sopportasse il suo comportamento e si sentisse messo da parte e corroso dalla gelosia, non riusciva a farsi valere. Così, caduto in preda a una sorta di crisi depressiva, smise di lavorare e se ne stava chiuso in casa a bere e comporre. Finchè un giorno Oriana non arrivò a buttarlo fuori di casa, ribadendogli la sua voglia di libertà, insomma, gli disse chiaramente che la loro storia non aveva motivo di continuare, perché benché gli volesse bene, non era fatta per i legami. In preda alla disperazione Saverio girovagò per qualche giorno per la città senza più un soldo in tasca, fu il suo caro amico Giorgio a convincerlo a ritornare a casa, pagandogli un biglietto solo andata per Napoli. "Non posso tornare a casa dai miei, sarebbe un'umiliazione, ho solo bisogno di qualche giorno di tempo per rimettermi in sesto". A quel punto Kira e Frida si guardarono e gli chiesero come mai avesse pensato a loro. "Beh, mi avete sempre voluto bene, lo so e tra le mie vecchie conoscenze siete le uniche con cui ho mantenuto qualche rapporto…inoltre vivete da sole, e ho pensato che aveste avuto un posticino per me…" Saverio le guardava con occhi speranzosi, che quasi facevano concorrenza a quelli di Merlino all'ora della pappa. Dietro la sua barba incolta, rividero il ragazzino timido e silenzioso che conoscevano anni fa, e capirono che nonostante il suo aspetto poco rassicurante, in realtà non era cambiato per niente. Bevvero insieme, ricordando i tempi ormai trascorsi, e ascoltando i brani che Saverio aveva composto per Oriana, davvero belli dovevano ammetterlo. Acconsentirono ad ospitarlo per qualche giorno, avrebbe dormito sul divano, piccolo ma confortevole, a patto però che prima di andare a dormire si facesse una doccia.


domenica 18 ottobre 2015

Episodio LXIX " Giusto o sbagliato?"


"Ciao, scusa il ritardo…ma in reparto non si finisce mai" 
Kira alzò lo sguardo dal suo iphone e sorrise mestamente, mentre Vera togliendosi la giacca di pelle, prendeva posto accanto a lei. Era ora di pranzo, la mensa del policlinico era completamente invasa da un esercito di camici bianchi, che pigramente affollavano la grande sala adibita a refettorio. "Ma cos'è tutta questa gente?" chiese Vera stupita, guardandosi intorno. Kira brontolò qualcosa sul presunto cambio di gestione e ad un miglioramento del rapporto qualità prezzo. " si sono riversati tutti qui" concluse sospirando sonoramente. Vera l'osservò con attenzione, qualcosa non andava, ne era sicura, ma decise che era meglio aspettare, Kira avrebbe parlato, non appena ne avrebbe sentito il bisogno. "Allora…oggi in reparto…" così iniziò con entusiasmo a raccontarle la sua giornata, tra le visite ambulatoriali e gli ultimi ritocchi alla tesi; ormai mancavano poche settimana alla laurea, e lei non stava nella pelle. Ma Kira non sembrava darle ascolto, la sua testa era totalmente da un'altra parte; la settimana prima era distesa al sole tra le braccia dell'uomo più speciale che avesse mai incontrato, e adesso…
"Allora…cosa c'è che non va? questa apatia…non è da te!" la incalzò dolcemente, visto che l'amica non si decideva a parlare spontaneamente. 
"beh…io…" Kira non riuscì ad dire altro… 
"Finalmente vi ho trovate!" la voce squillante di Miriana, anzi Miriansia, la interruppe. La ragazza si era guadagnata quel nomignolo grazie alla sua più grande dote, farsi salire l'ansia a livelli esponenziali e trasmetterla agli altri. Il suo motto era "mai una gioia!" e Kira era convinta che con quell'atteggiamento di certo non avrebbe attirato a se, quelle già rare botte di fortuna che la vita riserva col contagocce ad ognuno di noi.
 Miriansia si avvicinò a loro, e si lasciò cadere sulla sedia affianco a Vera, invadendo il piccolo tavolo con le sue cose: il casco, le chiavi del motorino, la borsa col computer e il cestino del pranzo. In pochi secondi informò le amiche della sua orribile mattinata; un tizio l'aveva quasi messa sotto (e non era la prima volta; già l'anno prima si era fratturata il malleolo, cadendo dal motorino, mentre correva in facoltà per sostenere un esame),  poi aveva dimenticato le chiavi di casa, e  il professore per l'ennesima volta le aveva cambiato l'argomento della tesi, senza contare che erano in ritardo sulla tabella di marcia per la ripetizione del programma di Neuro. "Ma…" disse infine rivolgendosi a Kira "raccontami cose belle…come era la Spagna?" 
"Ecco appunto!!" mormorò Kira abbassando lo sguardo. 
Anche Miriansia, allora guardandola meglio, si accorse che aveva qualcosa di strano, e lanciò un'occhiata interrogativa a Vera che si strinse nelle spalle, ne sapeva quanto lei. 
"Cos'hai?" le chiese allora " Hai delle occhiaie spaventose, non hai dormito, e questo non è da te!" 
Kira rimase ancora in silenzio per qualche istante. In realtà non vedeva l'ora di confidarsi con le sue amiche, ma nello stesso tempo un po' temeva sapere la loro opinione, temeva che pensassero che aveva fatto davvero un'enorme sciocchezza a mollare Carlo in quel modo. "Allora??" la incalzarono all'unisono, ormai entrambe impazienti.
"Io e Carlo…non stiamo più insieme…ecco l'ho detto!" 
"Cosa ti ha fatto?" sbottò Miriansia "Non ti avrà mica tradita? Tutti uguali, sono tutti uguali…credi a me, Kira, meglio perderlo che trovarlo!" borbottò tutta infervorata. 
Vera l'ammonì prontamente "Ma se non sai neppure come sono andate le cose…" 
Miriansia fece spallucce "Resta il fatto che gli uomini sono tutti uguali, tutti bugiardi! 
Kira alzò gli occhi al cielo, Miriansia alcune volte ce l'aveva troppo col genere maschile ed anche se proprio come lei Kira era la diffidenza fatta persona, questa volta, per fortuna o purtroppo,l'amica  si sbagliava, si sbagliava alla grande. Carlo non le aveva fatto niente di male, questa volta era tutta colpa sua. 
"Sono stata io…" 
"Tu l'hai tradito? E con chi?" 
"Miri, ti prego…non ho tradito nessuno, non è che due si lasciano, solo perché uno mette le corna all'altro…" rispose Kira quasi esasperata. 
"Perché, vi siete  lasciati allora?" si intromise Vera "Si, allora perché?" la incalzò Miriansia con curiosità.
"Mi ha chiesto di andare a vivere insieme…" a quelle parole Vera e Miriansia trasalirono, rimanendo senza parole. Kira continuò, la voce piena di sconcerto "non sapevo che fare…all'inizio ho creduto si trattasse di uno scherzo…insomma, andare a vivere insieme, voi che avreste pensato?? Mi sono fatta una risata, non l'ha presa bene! Ho capito che era serio, allora ho detto di no!" 
"Ecco Qua!" tuonò Miriana, soddisfatta "Sono tutti uguali, tu hai rifiutato la sua proposta è lui si è sentito ferito nell'orgoglio. Per questo ti ha lasciata! è così, giusto?? Cose da pazzi…insomma quante donne sono costrette a correre dietro per anni a scapoloni incalliti, indomabili peter pan, allergici al prendersi qualsiasi responsabilità? Prendi mio cugino Mario. E' stato fidanzato per 15 anni con la povera Elisa, ha dovuto fare carte false per trascinarlo all'altare! e mica lei lo ha lasciato? E credetemi, la loro situazione era esasperante, ma lei è sempre stata con lui, fedele, tranquilla, ha aspetto il suo momento…tenace e temeraria, per 15 anni!  Poi se una di noi gli dice di no, ecco che entrano in crisi, che si sentono feriti…dico, ma scherziamo? Ecco a voi il sesso forte! Ridicoli!!" 
Kira e Vera ascoltarono il suo aneddoto con attenzione, poi Kira sussurrò "Non è andata così…sono stata io…io ho lasciato lui!" 
Entrambe le ragazze erano sconcertate, adesso le cose erano davvero confuse, perché l'aveva mollato? 
"Sentite, non guardatemi così…io mi sono sentita braccata, gli ho detto di no, ho spiegato le mie ragioni, e lui è cambiato, proprio come hai detto tu Miriana. Per tutto il viaggio di ritorno è stato freddo, distante, come se gli avessi fatto chissà quale torto. Non posso fare un passo del genere se non mi sento ancora pronta. Ero arrabbiata, irritata da suo comportamento, poi quando ha iniziato a dirmi che era assurdo che io non avessi nessuna prospettiva di vita insieme, beh lì sono stata d'accordo…beh forse, ho pensato, che avevamo visioni della vita, dell'amore, troppo diverse, e che forse un po' di tempo lontani ci avrebbe fatto bene! ma…ma adesso, non ne sono più tanto sicura…" 
Dopo qualche secondo di silenzio, Vera finalmente disse la sua; Kira aveva sicuramente le sue buone ragioni, e forse Carlo era stato un po' avventato con la sua proposta, ma avrebbe capito, presto avrebbe superato la delusione, e tutto sarebbe tornato alla normalità " Dovresti chiamarlo…anche perché tu vuoi chiamarlo, non è così?" 
Kira si passò le mani tra i capelli, esasperata; certo che aveva voglia di chiamarlo " Ma…non posso…" si lamentò " non posso dire ad una persona, ho bisogno di tempo e poi chiamarlo, per dirgli cosa, poi? mi Manchi ma resto comunque del parere che vivere insieme sarebbe una grande cazzata? E' vero forse vogliamo cose troppo diverse, e non siamo fatti per stare insieme…forse è così devo solo farmene una ragione…" 
"O forse, tra qualche giorno avrai le idee più chiare, e tornerai da lui, che ti accoglierà a braccia aperte, ne sono sicura!" Era il primo pensiero positivo che Miriansia esprimeva da tutta la mattinata, quasi se ne stupì lei stessa. Di solito era una tipa un po' troppo pessimista, sempre orientata a vedere il bicchiere mezzo vuoto, ma Kira era troppo giù di morale, e quindi Miriansia cercò di controllarsi, di tenere a bada il suo pessimismo cosmico, che avrebbe fatto impallidire lo stesso Leopardi. 
Anche Vera cercò di rincuorarla il più possibile "Kira, hai soltanto avuto paura…ma non sentirti troppo incolpa…voglio dire è normale che ti manchi, e non pensare troppo a cosa gli hai detto. In quel momento entrambi eravate poco lucidi, se ti senti di chiamarlo, di parlargli, fallo pure, non frenarti, fai ciò che ti senti. Usa l'istinto, a volte ci azzecca…" 
"e altre volte di fotte!" rispose di getto Miriansia. Ecco involontariamente il Leopardi che era in lei, aveva preso di nuovo il sopravvento. Vera la guardò di sbieco "Tu sempre ottimista, vero?" 
Miriansia fece spallucce, lei era una realista, si limitava soltanto a guardare in faccia la realtà così com'era. "Comunque…" continuò poi Vera "fa quello che ti senti, il resto verrà da se…" 
" E se poi non mi volesse più?" chiese Kira con gli occhi lucidi " Io sono piena di dubbi, ho bisogno di un po' di tempo per riflettere, ma se poi io tornassi da lui e lui non mi volesse più? Se lui conoscesse un'altra, che non aspetta altro che accasarsi, vivere con lui e sfornare una miriade di bambini e così lui  si innamorasse di lei? L'avrei perso, perso per sempre!" 
"Oh per favore…adesso non frignare come una dodicenne!" intervenne severamente Miriana "Scegli cosa fare e fallo, accetterai e affronterai le conseguenze così come verranno…con i se e con i ma…non si va da nessuna parte!" 
Vera la guardò con soddisfazione "Sono d'accordo con Miriansia…" 
anche Kira annui. Le ragazze avevano ragione, doveva comportarsi da persona matura, doveva essere razionale e non farsi prendere dal panico, in un modo o nell'altro tutto si sarebbe aggiustato, o almeno era quello che più sperava. 

lunedì 12 ottobre 2015

Episodio LXVIII "Andata senza ritorno..."


Erano già passati tre giorni, Kira era distesa sul suo letto, lo sguardo rivolto al soffitto sopraffatta da un senso di vuoto. Non ricordava neppure da quanto tempo era in quella posizione, il sole stava quasi tramontando, e l'unica cosa a cui riusciva a pensare erano gli ultimi giorni trascorsi con Carlo, in giro per la Spagna. Era stata la vacanza più bella della sua vita. Alla fine optarono per un tour dell'Andalusia in auto, che presero a noleggio appena arrivati a Valencia, città che visitarono in due giorni. Tappa obbligata fu la Ciutat de les arts e i le ciencies, una vera città nella città, opera dell'architetto Santiago Calatrava. Carlo da addetto ai lavori fu estasiato di fronte alla maestosità e imponenza del complesso architettonico, mentre invece Kira rimase molto più colpita dall'acquario, uno dei più grandi d'Europa ospitato in uno degli edifici della struttura. Poi fu la volta di Granada, del suo quartiere arabo e,  lungo quel dedalo di viuzze pieno di negozi  sembrò loro di trovarsi proprio in Marocco; quella tipica bevanda limone e menta, entrambi non l'avrebbero dimenticata facilmente. Il quinto giorno di nuovo in macchina, 200 km alla volta di Cordoba, famosa per il bellissimi Patios ricchi di piante e fiori, un vero spettacolo. La tappa successiva fu Siviglia, capitale andalusa, città incantevole. Qui per un colpo di fortuna riuscirono a trovare i biglietti gettonatissimi per uno spettacolo di Flamenco nella Casa del la Memoria de Andalus, un'esperienza davvero memorabile.  Da Siviglia a Malaga,  fecero varie soste per così dire "balneari" :  Candice, la città più antica d'europa, che si affaccia sull'oceano atlantico; Gibilterra, dominio inglese in terra spagnola, famosa per le sue scimmie, divenute attrattiva irresistibile per i turisti; poi ancora Marbella, con le spiagge più belle di tutta l'Andalusia, a Kira veniva ancora da ridere pensando alla faccia di Carlo quella volta in cui capitarono in una spiaggia di nudisti. Poi finalmente Malaga, il museo di Picasso e le tapas più buone che a Kira sembrò di aver mai mangiato, innaffiate da una gustosissima sangria, ottima come solo in Spagna sanno fare. 
La loro avventura  si concluse a Granada, da dove ripresero un volo diretto per Napoli.  Per tutto il tempo Carlo non le rivolse la parola, del resto neppure lei aveva tanta voglia di parargli. Ripensando a quel viaggio di ritorno orribile, un brivido le percosse la schiena  a fatica mandò giù il magone che iniziava a salirle lungo la gola e si rannicchiò triste sotto la sua  coperta, non potendo ancora credere come nel giro di qualche ora tutto potesse andare in frantumi. 
Mentre l'ultimo raggio di sole scompariva all'orizzonte , Carlo correva lungo i viali alberati del parco di Capodimonte.  Daniel cercava di stargli dietro, ma come al solito, il ritmo dell'amico era troppo sostenuto, lui non era più abituato a correre in quel modo, del resto non si allenava tutti i giorni, e comunque mai per più di 10 km. Così si fermò di colpo "ehi.." disse piegandosi sulle ginocchia e respirando profondamente per prendere fiato "Mi dici che cavolo ti prende? Pensavo  mi avresti parlato della tua super vacanza andalusa, invece non hai spicciato una parola e stai correndo come un matto! quando fai così vuol dire che c'è un problema…allora che cosa c'è che non va?" 
Carlo che era qualche metro più avanti tornò sui suoi passi e raggiunse Daniel rimasto indietro. Si sedettero entrambi nell'erba alta "Ci siamo lasciati…per ora…" disse Carlo esasperato, suscitando l'incredulità dell'amico "Che vuol dire lasciati per ora?" 
"Vuole una pausa…" 
" E perché?" lo incalzò daniel.
" A Granada, l'ultima sera prima di rientrare in Italia, le ho chiesto di venire a vivere con me. Oh…Daniel non guardarmi così! Sapevo benissimo che non avrebbe fatto le valige e si sarebbe trasferita alla tenuta all'istante, ma confidavo in un brandello di considerazione in più. Ha liquidato la questione come se il mio fosse il delirio di un visionario. Come mi era venuta un'idea così assurda? Assurda un corno, in pratica già viviamo insieme in due case diverse, si semplificherebbe tutto se abitassimo sotto la stesso tetto, senza tener conto del fatto che l'amo…beh…sai che mi ha detto? Che l'amore non basta! Ho una visione troppo romantica della vita di coppia. Non abbiamo ancora i requisiti giusti per poter convivere, l'amore non basta! avrei voluto strozzarla. " La discussione finì lì, Carlo non aveva più voglia di parlarne, ancora una volta aveva sondato il terreno e aveva capito che Kira era proiettata verso una vita completamente diversa da quella che lui immaginava per il sui, il loro futuro.  Nonostante per lui quel rifiuto non fosse un dramma, perché un po' si era preparato a quell'eventualità, ne rimase ferito, forse di più di quanto egli stesso si aspettasse.Il viaggio di ritorno fu orribile, lui non le rivolse la parola, rimase tutto il tempo a rimuginare su quello che si erano detti la sera precedente, e anche lei sembrava alquanto assorta nei suoi pensieri, sembrava preoccupata, ma lui non andava ne di sapere a cosa pensasse, ne tanto meno di tranquillizzarla. Quando arrivarono a casa delle ragazze, lui l'aiuto a scaricare e bagagli e declinò l'invito di lei di restare a dormire. Quel rifiuto la fece scoppiare " Cosa vuoi da me, Carlo? Sei arrabbiato per cosa? perché non voglio venire a vivere con te?"  disse incrociando le braccia e mordendosi le labbra nervosamente.  Fosse stato quello il problema, Carlo era arrabbiato non perché lei non volesse convivere con lui, ma perché lei non aveva nessuna prospettiva di vita insieme. La sola idea, non  di creare una famiglia insieme, ma di pensare insieme ad un progetto del genere le sembrava surreale, qualcosa così lontano di cui era inutile anche parlare. "Questo è assurdo, Kira! Non io che mi immagino un futuro,seppur remoto, insieme alla donna che amo. L'amore potrà non bastare, ma è un inizio, non ti ho chiesto di sposarmi, ti ho chiesto di iniziare ad immaginare come sarebbe, ma per te è solo fantascienza, giusto?" Il tono di Carlo fu sprezzante e disperato, poche volte Kira l'aveva visto tanto adirato. Non riuscì a sorreggere il suo sguardo per molto tempo, poi dopo qualche istante ruppe  il suo silenzio e con un filo di voce disse che forse era il caso di prendersi una pausa, per capire dove stessero andando. Volevano cose troppo diverse, e si doveva capire se un punto di incontro fosse possibile, oppure no. 
Carlo guardò Daniel ormai disteso nell'erba alta che ascoltava attentamente le sue parole  e gli disse " Io non ho niente a cui pensare, conosco la natura dei miei sentimenti e so benissimo ciò che voglio. Sono arrabbiato, deluso, ma non confuso. L'ho detto anche a lei, e poi me ne sono andato. Vuole del tempo e tempo avrà…" 
"Ma cosa ti aspettavi?" gli chiese l'amico sorridendo "Insomma, Kira ha 26 anni…tu dov'eri dieci anni fa Carlo? se non erro stavi in giro per il sud'America a fare non so che, ci sei stato quasi un anno, e sicuramente non eri  lì a sognare una vita insieme alla tua ragazza di allora. Tra l'altro Barbara era perdutamente innamorata, avrebbe fatto di tutto per te, l'hai appesa per un anno…andiamo su!" 
Carlo non rispose, avrebbe voluto dire che le due situazioni erano completamente diverse, ma in fondo sapeva che Daniel forse un po' di ragione l'aveva. Daniel continuò "Voglio dire, lei è così giovane, è normale che non abbia progetti a così lungo termine, è normale che il suo obiettivo sia laurearsi, affermarsi come persona e come professionista. Lo sai anche tu che è così, e sai anche che questo non toglie niente a quello che lei prova nei tuoi confronti. Di solito sei sempre una persona  così oggettiva, riesci a trovare sempre una chiave di lettura nella situazioni, con Kira non ci riesci proprio eh? Perdi tutta la tua lucidità…questo è assurdo! Ma non preoccuparti, tornerà da te, ne sono sicuro" gli disse dandogli una pacca sulla spalla. 
" e se… " chiese Carlo con tono incerto. "Se non torna, te la vai a riprendere, o meglio torni tu da lei. Insomma non si può far altro che tornare da donne che ti fanno perdere la testa come lei la fa perdere a te…mi dispiace amico, ma  non hai proprio  scampo!" 

mercoledì 7 ottobre 2015

Episodio LXVII "La vacanza saltata"


Kira  sdraiata sul suo terrazzo, fumava nervosamente una chesterfield rossa. Era arrabbiata,  terribilmente arrabbiata  con Frida. L'amica mancava da casa ormai da più di due settimane.  Kira era felice che lei si stesse divertendo, ma non poteva fare a meno di sentirsi frustrata, voleva dire che la vacanza che dovevano fare insieme era completamente saltata? 
"Oh Kira, mi dispiace, non so proprio quando torno, lo sai Giulio è così imprevedibile, e in parte il bello è proprio questo…no?" Queste furono le sue parole l'ultima volta che era riuscita a mettersi in contatto con lei,  l'amica era in giro in barca a vela in chissà quale posto sperduto nell'oceano indiano. 
 " Tutta colpa di quel Giulio" pensò, ma come era possibile che un uomo adulto, con una professione avviata dovesse monopolizzare in quel modo la vita di una ragazza? La sua tendenza  a sentirsi il centro del mondo, la inquietava, e  ancor di più la faceva rabbrividire il fatto che a Frida andasse bene così, il fatto che lei in sua presenza perdesse ogni brandello di personalità e si trasformasse in una bella bambolina, dagli occhi adoranti e sempre pronta a dire si, ad alimentare il suo ego già così spropositatamente enorme.
Giulio non le era mai piaciuto, dal loro primo incontro al pronto soccorso non le aveva fatto una bella impressione e le sue sensazioni furono confermate dai comportamenti che l'uomo assumeva di volta in volta nei confronti di Frida. Spariva per giorni, dimenticandosi completamente di lei, poi ricompariva, schioccava le dita e Frida era di nuovo lì prostrata ai suoi piedi. Cosa ci trovava in lui? Bello non era, interessante forse? Possibile lo fosse, ma Kira non si era mai soffermata sui suoi discorsi, anche perché riusciva a reggerlo per cinque massimo dieci minuti; le sue manie di protagonismo erano troppo per lei, così oltre il tempo massimo, smetteva di ascoltarlo e si limitava ad annuire, senza prestargli più la minima attenzione. Lui si era di sicuro accorto del fatto che Kira non vedesse di buon occhio la  relazione con Frida, ma da egocentrico megalomane quale era aveva sempre ignorato la cosa. Buon viso a cattivo gioco, era questo la tattica che entrambi avevano attuato…
Aspirò l'ultimo tiro di sigaretta, sospirando profondamente, era così assorta nei suoi pensieri, che non si rese conto di Carlo che la guardava incuriosito dall'altra parte del terrazzo. "I tuoi pensieri sono così intensi che riesco a percepirli da qui, cosa ti sta passando per la testa, tigre?" le disse dolcemente mentre armeggiava con la griglia del barbecue.  Kira gli si avvicinò sorridendo, gli passò scherzosamente una mano tra i capelli disordinati cercò di distogliere la sua attenzione, non aveva voglia di parlare di quanto fosse delusa e amareggiata dal comportamento dell'amica e di quanto le desse fastidio quel dottoruncolo da strapazzo. Del resto avevano già affrontato più volte quel discorso, e avevano una visione della situazione del tutto opposta; quella di Carlo era naturalmente più saggia e matura. Secondo lui Frida prima o poi sarebbe rinsavita, era innamorata. Al cuor non si comanda.  Lei da buona amica quale era non poteva fare altro che starle vicino, senza farla sentire tra due fuochi; mettersi in competizione con l'amore del momento non era una mossa astuta, avrebbe rischiato di allontanarla e di incrinare irreversibilmente il loro rapporto.  Senza rendersene neppure conto era di nuovo sprofondata nei suoi pensieri…" Allora??" le chiese Carlo "Si può sapere cosa bolle in pentola?" 
Kira fece spallucce e guardandolo furbamente disse "Beh, lo chef sei tu, dovresti dirlo tu a me! Cosa mi hai preparato di buono stasera?" e allungando la mano in una scodella piena di pomodorini rossissimi, i suoi preferiti, aggiunse "Uhm…buonissimi questi! Non c'è neppure bisogno di condirli! Sia benedetto il tuo orto e il tuo pollice verde" Carlo pensò che Kira fosse bravissima a nascondere i suoi pensieri quando non aveva voglia di condividerli col resto del mondo, insistere sarebbe stato inutile così assecondò questo suo tentativo di sviare l'attenzione e disse fingendosi seccato "Uffa Ki non mangiare prima che la cena sia servita in tavola…non è carino…tra dieci minuti e pronto, fa la brava!" 
Kira lo guardò divertita, in realtà a lui piaceva molto avere in giro per la cucina un controllo qualità così speciale, e lei lo sapeva benissimo. Iniziò ad apparecchiare per due la piccola tavola di legno che aveva sul terrazzo e dieci minuti dopo la cena era servita : insalata di farro pomodorini e provola e  arrosto di agnello con salsa alla menta. Il tutto aveva un aspetto davvero appetitoso. Kira non amava molto le carni, l'agnello in particolare non era proprio il suo cibo preferito. Carlo lo sapeva benissimo, ma era diventato per lui come una sfida insegnarle a mangiare tutto: non poteva perdersi certi sapori così straordinari, solo per dei preconcetti mentali infantili. Fino a quel momento era riuscito a farle apprezzare branzino, orata, vari tipi di frutti di mare, legumi come ceci e fagioli, pasta con lenticchie, con patate, tutti alimenti che prima per lei erano dei tabù. Ma nonostante gli sforzi e i traguardi raggiunti niente aveva potuto di fronte a pasta e piselli, fu costretto a battere in ritirata, Kira fu categorica, non l'avrebbe mai e poi mai mangiata. 
Ancora una volta Carlo si rivelò un mago ai fornelli, Kira mangiò tutto il suo agnello con gusto. Tutto merito della salsa alla menta, davvero uno spettacolo, questo fu il suo commento. Per non parlare del vino, un ottimo pinot nero, che Carlo aveva trafugato dalla cantina della tenuta. 
"Come farei senza di te? Chi mi preparerebbe tutte queste prelibatezze?" disse Kira allegramente rivolgendogli un sorriso dolce.
"Vedo che ti è tornato il buon umore…forse era solo la fame, e io che mi preoccupavo!?!" disse lui sorseggiando il suo vino
" Uhm…ero affamata, ma non sono mai stata di cattivo umore, non oggi almeno. Anzi sai cosa pensavo? Dovremmo decidere dove andare in vacanza…penso che abbiamo già aspettato abbastanza!" 
Carlo fu sorpreso da quella proposta, era convinto che Kira volesse partire con Frida e per lui andava benissimo così, ma che cosa era cambiato dall'ultima volta che ne avevano discusso? 
"Frida non penso tornerà prima di fine mese, io a metà settembre riprendo la vita universitaria, e tu…beh mi dispiace hai lavorato tutto l'anno come un matto, ti meriti una bella vacanza, non è giusto che passi tutte le tue ferie qui in città, aspettando me che aspetto lei, che a quanto pare non tornerà e che  a quanto pare non ha nessuna intenzione di fare un viaggio con noi. Quindi ti sto proponendo una vacanza di coppia, solo io e te che dici?" 
Carlo accennò una piccola risatina, era questo allora che la turbava prima? Era dispiaciuta per il fatto che la vacanza con la sua migliore amica fosse saltata? Tutto questo gli sembrò infinitamente dolce, del resto Kira era il classico tipo di persona, che sotto una corazza dura come la pietra nascondeva un animo buono, e anche se lo nascondeva piuttosto bene era capace di provare forti emozioni e di amare intensamente le persone che reputava importanti. 
" Tu hai un cuore tenero, signorina! così tenero che potrei tagliarti con un grissino" le disse alzandosi e abbracciandola. 
"Ma quanto sei stupido…" ribellandosi, cercando di mordergli il braccio. 
" ok ok, comunque l'idea di una vacanza di coppia è alquanto allettante, penso sia un'ottima idea!" 
" Bene" urlacchiò kira e battendo le mani, alzandosi in piedi anche lei iniziando a sparecchiare. Presto il dispiacere sul suo volto lasciò spazio all'eccitazione, adorava organizzare viaggi. Erano già in ritardo, dovevano scegliere destinazione, data di partenza, ritorno. Lei proponeva un posto di mare, ma che consentiva anche un turismo culturale. Magari potevano decidere di partire all'avventura, senza prenotare nulla. Kira si ricordò che i suoi genitori fecero un viaggio del genere all'inizio sposati, con una coppia di amici; la ricordavano ancora come una delle esperienze più belle e intense della loro vita. Carlo la guardò, era davvero bellissima quando si lasciava andare, le piaceva ancora di più quando fantasticava ad occhi aperti. 
" Che c'è, perché mi guardi così? uhm…forse l'avventura, non è la soluzione migliore…del resto non sono un tipo che si adatta facilmente…" disse sospirando, mentre lavava i piatti. 
Carlo l'abbracciò da dietro e baciandole il collo e le guance le disse "Io dico che l'avventura è un'idea perfetta…"




giovedì 1 ottobre 2015

Episodio LXVI "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare di agosto"


Frida era seduta su un piccolo scoglio ad osservare l’immenso orizzonte che le si presentava davanti, il mare era di un verde acqua cristallino, intorno a lei non c’era nulla, si sentiva solo il richiamo degli uccelli marini e il lieve rumore dell’acqua. Lei e Giulio erano in mezzo all’Oceano Indiano ormai già da dieci giorni. Erano partiti all’inizio del mese di agosto, Giulio non le aveva voluto svelare nulla del viaggio che aveva organizzato per loro, si era limitato a dirle di farsi un bagaglio leggero, non le sarebbero servite scarpe particolari, abiti eleganti o gioielli, e la trascinò su un aereo con lui, Frida non si fece nemmeno troppe domande, ormai era abituata ai colpi di testa del suo strano ragazzo. Dopo molte ore di aereo, non sapeva precisamente quante perché aveva dormito quasi per tutta la tratta, scesero a Mogadisho, in Somalia, ad Est del continente africano. Cosa ci facevano lì? Giulio ora doveva darle delle spiegazioni. Ma lui, col suo solito sorriso ammaliante, continuò a tenere il segreto, finchè a bordo di una malridotta Jeep guidata da un somalo piuttosto allegro nonostante la temperatura asfissiante, arrivarono al porto. “Ecco la nostra vacanza!” esclamò Giulio indicando una grande barca bianca, era davvero bellissima, massiccia ma dalle linee eleganti e affusolate, “signorina, salga a bordo” le disse ancora tendendole la mano “e si prepari alla più grande avventura che lei abbia mai vissuto!” Frida era visibilmente agitata, ma era un’agitazione mista ad eccitazione, e quindi accolse quella richiesta con entusiasmo, anche perché ormai non poteva certo tirarsi indietro, erano arrivati fino a lì, non voleva assolutamente tornare indietro, la curiosità aveva preso velocemente il sopravvento. Appena saliti a bordo Giulio le fece fare un giro della barca, “Attraverseremo l’Oceano Indiano e ti mostrerò i posti più belli del mondo” le disse, per poi mostrarle quale sarebbe stato l’itinerario. Erano partiti dal porto di Mogadisho quasi subito, Frida si fidava ciecamente di Giulio, non aveva avuto paura nemmeno per un attimo in mezzo a quel mare immenso in cui sembravano esserci solo loro, la natura pazzesca che li circondava bastava a farla sentire in uno profondo stato di quiete. Avevano proseguito verso Sud, ed erano arrivati a Watamu, a pochi chilometri da Malindi, sulle coste del Kenya ed erano rimasti lì molti giorni, quelli necessari per fare tutte le escursioni che Giulio aveva programmato: visitarono il parco marino, dove avevano potuto ammirare la favolosa fauna marina e il parco nazionale di Arabuko-Sokoke, situato all’interno della più vasta foresta pluviale dell’Africa dell’est. Giulio teneva molto a quest’ultima escursione, voleva portare Frida in mezzo agli animali della foresta, sapeva che ne sarebbe stata felice. Ed infatti, quando si ritrovò davanti elefanti, gazzelle, babbuini, uccelli di ogni tipo, e tantissime altre specie animali che non aveva nemmeno mai visto in tv, Frida esplose di gioia, quel safari fu davvero emozionante, non avrebbe mai nemmeno sognato di fare un’esperienza del genere. Oltre alle tante escursioni, si erano riservati anche un po’ di relax su quelle magnifiche spiagge tropicali, avevano conosciuto i pescatori Mayungu e avevano mangiato insieme a loro riso di cocco e pesce grigliato e Giulio aveva portato Frida con sé in un paio di immersioni, esplorare i fondali marini le era piaciuto tantissimo e il fatto che lui fosse sempre lì ad insegnarle e ad aiutarla la faceva sentire al sicuro. Giulio era sempre pieno di energia, di voglia di fare, si buttava in ogni tipo di rischio e Frida era terribilmente attratta dal suo carisma e dalla sua capacità di attirare le persone, per questo lo seguiva in ogni sua pazzia. Dal Kenya, poi, erano ripartiti, scendendo ancora più a Sud, avevano fatto una breve sosta in Tanzania, un luogo selvaggio e incontaminato, e da lì cominciò il viaggio più lungo, dovevano raggiungere l’isola di Mdagascar, che si trovava molto più ad est. Ormai erano giunti a destinazione già da 24 ore, appena arrivati si erano dedicati a un po’ di riposo, erano stremati dal viaggio, soprattutto Giulio, che era stato al timone quasi per tutto il tempo, senza dormire né mangiare. Ma dopo un giorno di risposo, già aveva ritrovato le energie, ed ora Frida lo stava aspettando, seduta su quello scoglio, si era immerso con la sua tuta da sub alla ricerca di stelle marine, lì ce n’erano di bellissime, disse. Effettivamente lui le dava l’impressione di essere costantemente alla ricerca di qualcosa, sembrava un vulcano in esplosione, ma quella volta Frida non l’aveva seguito, voleva starsene un po’ lì ad ammirare il paesaggio, il Madagascar sembrava davvero il paradiso in terra, non sembrava un luogo per umani. Mentre era assorta tra i suoi pensieri, Giulio riemerse dall’acqua, non sapeva precisamente quanto fosse stato lìggiù, Frida aveva completamente perso la cognizione del tempo, stavano vivendo in un mondo parallelo, ormai avevano abbandonato anche i telefoni cellulari, erano distaccati dal resto del mondo. “Guarda qui!” le disse Giulio arrampicandosi sullo scoglietto, tirando fuori da una retina due enormi stelle marine, una rossa e una arancione, “sono gigantesche!”. Frida gli sorrise dolcemente, sembrava un bambino, si entusiasmava davvero per tutto e il suo atteggiamento era contagioso. Poco dopo risalirono in barca, il sole stava per tramontare e non volevano perdersi i colori fantastici del cielo, così Frida preparò due mojito cercando di ricordare i segreti di Kira e si andò a sedere sul divanetto accanto a Giulio, sulla prua della barca. Lui la vide arrivare e le rivolse uno sguardo carico di tenerezza, era bellissima, pensò, con quei capelli mossi e disordinati e quel vestitino di lino bianco trasparente, gli sembrava una sirena; la sua pelle aveva già acquistato un colorito più che dorato e, come sempre, odorava di vaniglia, o qualcos’altro di esotico. Frida poggiò i bicchieri sul tavolino e si mise accanto a lui, si guardarono negli occhi per qualche istante “Che c’è piccola?”  “Pensavo…ma da quanto tempo siamo in viaggio? Ho perso davvero la concezione dello spazio e del tempo…” Giulio scoppiò a ridere, era vero, stare in barca per tanto tempo provocava esattamente quest’effetto, lui ci era abbastanza abituato “Siamo almeno da dieci giorni…perché? Hai voglia di ritornare a casa?” Frida sorrise maliziosa “se fosse per me rimarrei qui tutta la vita…cazzo, ma Kira??”  “Kira cosa?” chiese Giulio, stupito dal cambiamento repentino dell’espressione di Frida, che da rilassata ora sembrava quasi preoccupata ed infatti la ragazza tirò un forte sospiro “Quanto manca ancora per finire il nostro giro? Dopo ferragosto avevamo programmato un viaggetto insieme, una cosa semplice…” Giulio rise di nuovo “Amore, resteremo almeno altri sei giorni qui, l’isola di Madagascar è grande, poi dobbiamo spostarci ancora più ad est per perlustrare le isole Mauritius e poi dritti verso nord, alle magnifiche Seychelles; infine, prima di ritornare in Somalia per il nostro aereo, vuoi perderti una visita a Zanzibar? Non penso che torneremo prima della fine del mese, se non più tardi…” Frida a quel punto si passò una mano tra i capelli, non aveva pensato a quanto tempo potesse effettivamente durare quella traversata, doveva assolutamente avvisare Kira, che non l’avrebbe presa bene di certo “Cazzarola, abbiamo solo la radio qui per comunicare…se provassimo ad accendere il telefonino, pensi che potremmo trovare rete?”  “Oh, piccola, ti stai preoccupando troppo…al massimo riusciamo a  mandarle un SMS, le spieghi che la vacanza si è prolungata…” Frida sbuffò “Mi dispiace, odio quando non sono di parola!”  Giulio l’abbracciò teneramente “Non devi preoccuparti, Kira capirà…e poi, avete fatto tante vacanze insieme e ne farete ancora, non è la fine del mondo se per una volta pensi solo a me e a noi… ormai sei mio ostaggio almeno per un altro pochino, e non ti lascio andare via…” le disse baciandole il collo, “Dai, Giulio, smettila! Ahahhahahah…Kira ti odierà ancora di più…ora diventerai il re dell’arroganza!” disse lei ridacchiando, spesso si divertiva a scherzare sul rapporto tra quei due, soprattutto si era rassegnata al fatto di non poter fare nulla per cambiare le cose, non le rimaneva che scherzarci su. Giulio fece un’espressione di ironico terrore “Come osi?! Kira non mi odia affatto! Forse non sono esattamente il suo tipo, ma lei a me piace, è una ragazza tosta e molto ingamba, certo se fosse meno acida…ma quella parte del suo carattere mi diverte, dopotutto! Secondo me potrebbe amarmi, sai tutta la storia del chi-disprezza-vuol-comprare?” . Giulio disse queste cose con aria fiera, e fece letteralmente piegare Frida in due dalle risate “Quanto sei narciso!”

Il mattino dopo si svegliarono alle 9, come ogni giorno Giulio svegliò Frida, quella mattina le portò un mango profumatissimo; di solito, ogni giorno al risveglio le portava sempre un frutto esotico,  una conchiglia, un fiore particolare o una stella marina trovata lì intorno, lui infatti usava svegliarsi poco dopo l’alba per andare in giro a cercare qualcosa che lo attirasse. “Buongiorno amore, ti stendi ancora un po qui vicino a me?” gli disse Frida stiracchiandosi, lui l’accontentò e rimase a letto con lei, iniziando a raccontarle tutte le cose magnifiche che aveva visto quella mattina. Poco dopo uscirono per fare  una nuotata, nuotarono fino alla spiaggetta, poi si rituffarono dal molo per ritornare indietro, si asciugarono come due lucertole al sole e poi prepararono un pranzo a base di chapati e wali wa nazi, pian piano esplorando il posto stavano imparando a preparare nel modo giusto tutti i cibi tipici. Pranzarono davanti al mare, sul loro tavolino di legno, in silenzio, scambiandosi sguardi complici e sorrisi carichi di serentà. Ad un tratto Giulio distolse lo sguardo da lei, le sembrò distratto da qualcosa in particolare, in un attimo si alzò di scatto “Dove vai?” esclamò Frida senza ottenere risposta, le sembrò agitato, così lo seguì come un’ombra, “corri, vieni con me, liggiù è successo qualcosa, stanno chiedendo aiuto!” Frida non ebbe il tempo di capire la situazione, così scese la lunga scala della barca, si precipitò con lui sulla barchetta a remi e velocemente raggiunsero il molo che si trovava a circa 500 metri. Giulio sembrava impaziente di arrivare, aveva sentito gridare aiuto dalla. Appena la barchetta toccò il fondale, Giulio scese di corsa, e vide immediatamente un gruppetto di persone sulla spiaggia visibilmente agitate e su un piccolo complesso di rocce scoscese sul mare, due uomini che tentavano di tirare su qualcuno dall’acqua. Giulio capì immediatamente che la situazione era critica, forse qualcuno stava annegando, così corse ad arrampicarsi, nonostante avesse i piedi nudi cercò di non sentire il dolore “What’s up?” (cosa succede?) chiese ad un ragazzo africano prima di riuscire ad arrivare in cima; agitando le mani lui rispose in un inglese stentato “My brother…falling into the sea…he’s not able to swim …my dad is here..help them!!” (mio fratello, caduto nel mare, non sa nuotare. Mio padre è lì, aiutali!). Appena arrivato in cima Giulio si tuffò, in mare c’era un uomo che tentava di riportare a riva un ragazzino, ma con scarsi risultati poiché il ragazzo aveva perso i sensi, così lo aiutò e insieme riuscirono in poco tempo a riportarlo sulla spiaggia, lo distesero sulla banchina, e nonostante avesse una profonda ferita sul fianco, Giulio dovette prima di tutto pensare a rianimarlo. Frida era impalata davanti a loro, era terrorizzata, non aveva mai assistito ad una scena simile,  e se non ce l’avesse fatta? Se fosse morto? Ma dopo poco il ragazzo sembrò riprendersi “Dobbiamo portarlo sulla barca, devo rimettergli a posto questo taglio, sta perdendo abbastanza sangue” disse Giulio rivolgendosi a Frida, poi velocemente tentò di spiegare al padre e al fratello che era un medico e si sarebbe preso cura di lui, ma sulla sua barca, dove aveva gli strumenti adatti, l’ospedale era molto lontano, avrebbero risparmiato un po’ di tempo. “Frida, aiutami a caricarlo sulla barca, non c’entriamo tutti”, Frida lo guardò impietrita “Fai venire uno di loro, sono più robusti per poterlo tirare su”; “Fai quello che ti dico, Fri! Devi aiutarmi, loro non capiscono bene l’inglese, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti…e smettila di piangere! Andrà tutto bene, fidati…è solo un taglio…” Lo sguardo di Giulio era talmente severo che Frida si fece forza, il sangue le faceva troppa impressione, sentiva di stare per svenire, ma lo aiutò ugualmente. Lo caricarono sulla barchetta e remarono fino alla barca; appena arrivati, Giulio se lo caricò sulla schiena chiedendogli di provare a reggersi e sopportare il dolore e lo portarono su. Giulio le disse di andargli a prendere la valigetta di pronto soccorso, sapeva che era molto nervosa, la conosceva bene, ma in quel momento non gli interessava, voleva solo fare il suo lavoro. Gli chiese il suo nome, si chiamava Toure, e gli disse di stare tranquillo, sarebbe stato bene, doveva solo essere forte.  Frida ritornò correndo, sentiva il cuore batterle all’impazzata, “Cosa farai?” gli chiese, e Giulio, che già aveva tirato fuori un paio di garze per tamponare la ferita le rispose quasi senza prestarle attenzione “Devo suturare, è troppo profonda la ferita… mettigli questo in bocca”, le disse porgendole un fazzoletto di stoffa, “Digli di stringere i denti e tienilo fermo”; Frida tentennò “Giulio, io…non so se riesco a guardare…si farà male, io non…”, ma mentre diceva queste parole Giulio la fulminò con lo sguardo “Fa quello che ti dico, fidati di me…vedi come sono tranquillo? Sta calma, non è niente, è solo una ferita, non è grave…esistono cose peggiori di un po’ di sangue e qualche punto”;  Frida  capì che non doveva pensare a se stessa e alle sue paure, ora la priorità era aiutarlo, così fece ciò che le aveva chiesto. Gli passò gli strumenti che le indicava, lo guardò disinfettare la ferita e suturarla con estrema attenzione, non sembrava essere toccato dai lamenti gravi e incessanti del ragazzino, anzi, sembrava davvero tranquillo come aveva detto, era concentrato ma aveva lo sguardo sereno, lo stesso semplice sguardo che aveva al mattino mentre le preparava la colazione; provò grande ammirazione per lui, era davvero il migliore, pensò. Alla fine, col sorriso sulle labbra, Giulio gli fasciò la ferita ormai chiusa e gli diede degli antibiotici da prendere regolarmente, così sarebbe stato alla grande, lo riportò da suo padre con la promessa di rivedersi il giorno successivo. Remando energicamente fino alla barca, Giulio si sentì soddisfatto, amava il suo lavoro, e anche mettere solo qualche punto di sutura gli faceva salire la passione. Risalito sulla barca scorse Frida affacciata alla ringhiera, sapeva di averle chiesto tanto, non erano cose a cui amava assistere, lo sapeva bene, così le si avvicinò, ma lei non gli disse una parola, era visibilmente sovrappensiero, ma forse lui sapeva cosa le stesse passando per la testa, pensava di aver fatto brutta figura con lui. Giulio era consapevole del fatto che Frida voleva apparire sempre perfetta ai suoi occhi, aveva paura di fallire, era ansiosa di dimostrargli quanto valesse, e quel piccolo crollo emotivo le pesava, era un’orgogliosa. Le accarezzò dolcemente il viso, e lei senza distogliere lo sguardo dal mare ruppe il ghiaccio, “Mi dispiace di essermi comportata come una bambina impaurita,  stavi solo facendo il tuo lavoro e hai dovuto pensare a tranquillizzarmi…scusa”.  “Mi hai deluso molto…” rispose lui con tono serio ed impostato, per poi scoppiare in una sonora risata. “Mi prendi anche in giro?” inveì Frida offesa, “Ma no”, le disse allora Giulio prendendole il viso tra le mani “è che, sapevo che stavi pensando qualche sciocchezza del genere. Invece sei stata coraggiosa, sono fiero di te”. Frida gli sorrise, i loro occhi finivano quasi gli uni dentro di gli altri tanto erano vicini. Davanti a quel sorriso caldo, Giulio si sentì pervaso da una carica indefinibile di amore, Frida era la donna più bella e più straordinaria che avesse mai potuto desiderare, più la guardava nei suoi occhi profondi, più si innamorava di lei e più si sentiva fortunato. “Sono onorato di avere una ragazza come te al mio fianco”, poi con una presa improvvisa la strinse forte a sé, “Io sarò tuo per sempre…te lo prometto qui, davanti a quest’oceano, che ti amerò per sempre…”. Frida gli sorrise ancora si arrampicò sulla ringhiera gli porse la mano e si tuffò con lui, con un gran salto.