martedì 27 gennaio 2015

Episodio XII "Gelosia, gelosia canaglia"



Vera era stranamente in ritardo, Kira guardò l'orologio in cucina;
17.45 l'appuntamento era alle 17.00, iniziava a preoccuparsi, di solito lei era puntualissima. Come sempre quando qualcuno tardava agli appuntamenti, fu presa da un forte senso di ansia, le partiva dallo stomaco e si irradiava per tutto il corpo; era terribile, anche per questo preferiva essere sempre lei quella  in ritardo, per non farsi divorare da quell'apprensione che di solito la coglieva quando il ritardatario  era qualcun altro.  Vagava così per il piccolo soggiorno avanti e indietro, con la giacca su un braccio, la borsa a tracolla e il telefono in mano controllando ogni tre secondi l'orario, le ultime chiamate ricevute, e sbuffando nervosamente "Ma dove sarà, non vorrei fosse successo qualcosa!"  
Frida sbucò dalla sua stanza, si appoggio all'uscio gridandole "Ma la smetti?? Cosa sarebbe potuto accaderle? E' in ritardo di poco più di mezz'ora, può capitare, c'è un traffico terribile. Non so perché ti fai prendere dall'ansia in questo modo quando devi aspettare qualcuno, ma è davvero patologico!"
Kira sospirò sedendosi sul divano, quando il suono del citofono la fece sobbalzare, ma Frida fu più veloce e la precedette "Ciao Vera, vuoi salire…ma senti un po' la tesi come va? Qui abbiamo un caso psichiatrico molto serio: paranoie, nevrosi, fobie…potrebbe esserti utile!" All'altro capo, una voce dolce, ma sicura rispose ridendo "Mai dai, è solo in ansia, domani sarà importante per lei, falla scendere, poi al ritorno ci vediamo per un bel caffè!" Frida riagganciò, nel frattempo Kira, salutandola velocemente si era già precipitata sulle scale, scendendole goffamente. 
Aprì il portoncino e si mise subito in macchina; nonostante fossero già in primavera l'aria era ancora pungente, a Kira piaceva, ma Vera non era della stessa opinione. "Brr…che freddo" fece entrando in macchina.  L'amica l'accolse con un sorriso "Beh un tempo ti piaceva, non eri fan del freddo natalizio?" disse mettendo in moto e accodandosi al traffico dell'ora di punta. "Sono ancora una fan del freddo natalizio, ma a dicembre, a metà marzo è un po' esagerato! E poi penso di aver sbagliato outfit, questa camicetta è davvero troppo leggera!" 
Vera la guardò, forse in effetti era un po' troppo estiva come mise, ma " Comunque ti sta molto bene" ammise ridacchiando. 
"Allora, finalmente conoscerò il fantomatico Carlo, sono un po' emozionata…"  
" Si lo so ti ho fatto una testa così…Carlo di qua,  Carlo di là…mi piace non mi piace…gli piaccio non gli piaccio…lo sai come sono! Anzi ti ringrazio, senza di te, non avrei saputo come recuperare quella agenda, prima di domani. Sto fusa davvero non capisco come ho fatto a dimenticarla lì, ma soprattuto ad accorgermene solo ora! Davvero grazie e scusa per tutte le grane che ti procuro…piuttosto la tua tesi?? manca poco…questo si che è emozionante!" 
"Oddio kira, ma ancora con questi grazie?? Andiamo su! Lo sai mi fa piacere…e poi ci vediamo così poco; prima almeno la pausa pranzo riuscivamo a farla coincidere, ma adesso che sei un chirurgo, hai orari tutti strambi!" " seee chirurgo…ne deve passare di acqua sotto i ponti" borbottò Kira. Vera sorrise, pensò a quando si conobbero, o meglio quando iniziarono realmente a conoscersi; erano appena entrate a medicina, delle neo matricole e adesso lei era a un passo dalla laurea e Kira anche se non voleva ammetterlo, presto sarebbe diventata un ottimo chirurgo e questo la rendeva tremendamente orgogliosa.
Gia ai tempi di Biotech, facevano parte della stessa comitiva, ma non ebbero mai modo di frequentarsi troppo, colleghe di università, con amiche in comune niente di più. Le basi per la loro amicizia furono gettate proprio i primi giorni di medicina, durante il corso di statistica del prof Fiani, croce e dolore per  tutti gli studenti del primo anno, ancora ignari di quello che sarebbe venuto dopo. Vera per Kira era un esempio da seguire, l'ammirava tanto. Dietro quegli occhioni azzurri da piccola indifesa si nascondeva una vera forza della natura. A vederla così da lontano, piccolina  ed esile si poteva pensare che fosse fragile, bisognosa di protezione.Invece nonostante tutto, riusciva a tirar fuori un carattere da vera combattente, e combatteva, era una che non mollava mai e soprattutto non permetteva che gli altri che le erano vicini mollassero. Riusciva a tirar fuori il meglio delle persone, era disponibile con tutti. In lei Kira aveva sempre trovato conforto, per qualsiasi cosa era pronta a sostenerla ma se necessario anche a rimproverarla . Kira era convinta  che senza di lei il suo percorso non sarebbe stato lo stesso, forse avrebbe mollato, o forse avrebbe perso l'entusiasmo. Le due ragazze si sostenevano a vicenda, insieme col bel gruppetto che avevano creato tra amiche di università. Tra loro si chiamavano "le stelle" e il loro motto era che insieme potevano e dovevano raggiungere i loro obiettivi. In questi anni erano cresciute tantissimo, guardando indietro loro stesse, ogni volta, si stupivano di quanta strada avessero fatto professionalmente ma anche e soprattuto come persone. E poi quante risate, insieme avevano riso, avevano riso tantissimo. Un'altro aspetto del carattere di Vera, era l'ironia; nel bel mezzo di un discorso se ne usciva con certe battute strambe, a volte pungenti altre volte ridicole,  e allora giù risate a crepapelle, anche in momenti in cui forse da ridere c'era ben poco. 
In quei giorni Vera aveva dato il suo ultimo esame, e stava a lavorando agli ultimi ritocchi della sua tesi in neuropsichiatria infantile. Era molto impegnata e sotto pressione, ma la chiamata di Kira le aveva fatto piacere, ed era inoltre felicissima di poterla aiutare a risolvere quel  piccolo pasticcio. 
Kira l'indomani avrebbe partecipato ad un congresso medico sull'endoscopia digestiva chirurgica e a lei toccava l'onere e l'onore di presentare alla platea di esperti il dottor Corbelli, luminare nel settore e suo referente per l'internato e per la tesi. Il compito affidatole era pressoché semplice, qualcuno l'avrebbe definito addirittura banale, ma per Kira non era così, per lei essere stata scelta fu una grande soddisfazione, voleva significare che con il suo lavoro si era meritata la  fiducia di Corbelli e dei suoi collaboratori, e tutto ciò la rendeva molto orgogliosa.
Ma purtroppo  era una sbadata cronica e qualche giorno prima aveva dimenticato la sua agenda con tutti i suoi appunti al ristorante di Carlo, che essendo impegnato con un'importante cena , non avrebbe potuto riportargliela  in tempo per il convegno.
"Non preoccuparti" aveva risposta seccata al telefono, "Mi arrangio in qualche modo poi ti faccio sapere"  e messa giù la cornetta le venne in mente la sua ultima possibilità: chiamare Vera e chiederle un passaggio. La ragazza non se lo fece ripetere due volte, era felice di aiutarla e di rivederla dopo un bel po' di settimane in cui si erano sentite solo telefonicamente e poi voleva conoscere Carlo, era molto curiosa. 
"Sai da quanto non ti vedo così su di giri?? Dai tempi del principe! ahahahaha" la punzecchiò cercando di smorzare l'ansia che Kira provava in quel momento; per tutto il viaggio non aveva  fatto altro che sospirare e schioccarsi nervosamente le dita. "Dai Kira, non preoccuparti, recuperiamo la tua agenda, vedrai anche se solo  per cinque minuti il tuo chef, e poi torniamo a casa ripetiamo la tua presentazione e domani andrà tutto bene! Basta ansia!" 
Arrivarono al ristorante, nonostante fossero le 18.00 passate, il cielo era ancora chiaro, le giornate si stavano repentinamente allungando e le ragazze poterono godere del bellissimo panorama campagnolo. "Ma è bellissimo qui, un' atmosfera fantastica!"
 Kira sorrise amava quel posto e non poté fare a meno di raccontare aa Vera, per l'ennesima volta , che Carlo aveva ristrutturato tutto da solo, e che coltivava con le proprie mani ogni prodotto che portava poi sulla sua tavola. 
"Ah l'amour" pensò Vera…Le prime battute di una storia d'amore le facevano sempre tenerezza; farfalle nello stomaco, occhi a cuoricino, poche volte aveva visto Kira in quelle condizioni, così…così rincitrullita. A proposito di amore; il  suo cellulare iniziò a squillare insistentemente, era Alessio, il suo ragazzo. Appena lesse il nome sul display i suoi occhi azzurri si illuminarono, come se avessero vita propria e sorridendo teneramente disse a Kira di avviarsi l'avrebbe raggiunta, solo un saluto, non si sentivano da tutta la giornata . "Ma guarda che occhi a cuore poi la rincitrullita sarei io…salutamelo quell'antipatico!" disse ridendo, riferendosi ad Alessio. Kira e Alessio erano colleghi, insomma erano i due chirurghi e tra loro vi era un vero rapporto di odio e amore. Tra loro c'era competizione, non facevano altro che battibeccare, ma si stimavano profondamente anche se non l'avrebbero ammesso mai l'uno di fronte all'altra. Quando Vera le confessò la loro relazione, Kira come al solito fu molto chiara con lui "Se la fai soffrire, sei un uomo morto" gli disse tutta seria, e ancora oggi dopo quasi due anni, quel suo avvertimento suscitava l'ilarità di tutti.
Kira entrò nel ristorante; la sala  era apparecchiata perfettamente , ma buia e deserta. Dalla cucina sentì la voce di Carlo che probabilmente era ai fornelli. Non riusciva a capire bene cosa dicesse, le sembrava che stesse facendo assaggiare qualcosa a qualcuno. Si diresse verso la cucina e sbirciò dai vetri delle porte a vento: di solito le piaceva osservarlo da lontano mentre lavorava; la divisa nera da chef, lo rendeva molto autoritario ma dall'espressione che aveva sul viso si percepiva che per lui cucinare era una passione e quanto si divertiva mentre lo faceva. Ma quella volta quello che vide non le piacque così tanto: Carlo era al fornelli e intorno a lui, svolazzava urlante come un'oca, niente poco di meno che…la Barbie. Lui sorrideva alla sue battute e le chiedeva di assaggiare le sue pietanze.
Kira lo prese come un'affronto; cosa ci faceva lì quella gallinella? Mille pensieri le passarono per la mente, si sentiva una stupida per aver in qualche modo voluto credere che tra loro due ci fosse qualcosa di vero, fu pervasa da un senso di rabbia misto ad umiliazione fece per alzare i tacchi e andarsene, ma quando si voltò Vera era dietro di lei. 
L'amica guardandola negli occhi capi che qualcosa non andava: era visibilmente agitata gli occhi rossi e lucidi come se stesse sull'orlo di una crisi di pianto. Si affacciò anche lei per vedere cosa stesse succedendo e vide semplicemente due persone che lavoravano, un cuoco e una cameriera, un po' troppo volgare, per i suoi gusti, che affettava il pane ridendo sguaiatamente. Vera dovette faticare non poco per convincere Kira ad entrare in quella cucina, cercò di calmarla in tutti modi e di spiegarle che non stava accadendo nulla di strano, e che tutte quelle paranoie non avrebbero portato a nulla di buono, a parte il fatto che non potevano tornarsene in città senza la sua agenda, quindi letteralmente la spinse dentro e la segui a ruota. 
Carlo fu un po' sorpreso di vederla lì, ma allo stesso tempo contento. 
"Ciao bellissima, che sorpresa, oggi proprio non ti aspettavo" disse ingenuamente rivolgendole un un sorriso. "Beh…lo vedo che non mi aspettavi" mormorò Kira seccata "Comunque sarà una breve visita, non voglio di certo disturbare il tuo lavoro. Sono qui per la mia agenda, ricordi? L'ho dimenticata qualche giorno fa". Senza neppure guardarlo negli occhi si diresse in un angolo della cucina, dove c'era una cassapanca di legno di antiquariato;la sua agenda sarebbe dovuta essere lì, ma nel posto dove ricordava di averla messa non c'era niente. "Beh Kira, non lo so dov'è, io nn ricordo di averla vista… sei proprio sicura di averla lasciata qui?" 
"Certo  che sono sicura…sono sbadata, ma non ancora rimbambita." Il fatto che Carlo avesse dubitato in qualche modo di lei, l'aveva messa ancora di più in agitazione, adesso era addirittura arrabbiata. Allora  la Barbie si intromise nella discussione "Scusa ma l'agenda che cerchi è tipo come un grande quadernone bianco a pois colorati? Se è quella che cerchi l'ho spostata io, non sapevo di chi fosse, ma una cucina non mi sembrava un posto adatto per  un quaderno, quindi l'ho spostata è nell'ufficio di Carlo…se vuoi vado a prenderlo." 
Kira divenne paonazza dalla rabbia, e fu presa da un attacco di gastrite, come non ne aveva mai avuti prima. Iniziò a rovistare nella borsa in cerca dell'inseparabile Malox, ma trovò solo lo scatolo vuoto, che lanciò nervosamente nella spazzatura e disse sforzando di sorridere e di apparire calma "A parte che sono bolle di sapone e non pois, non è un quaderno, ma come già detto un'agenda, molto importante, quindi se andassi velocemente a prenderla e me la restituissi mi faresti un grande piacere, grazie! " La Barbie sculettando uscì dalla stanza e rimasero in tre: Carlo, un po' infastidito dall'atteggiamento di Kira a cui non riusciva a dare un senso, Kira in preda ad una crisi di nervi e Vera che prontamente porse la mano a lui e si presentò cercando di smorzare la tensione. 
"Scusa vera, sono una maleducata non ho fatto neppure le presentazioni. Carlo Vera, Vera Carlo ho parlato molto dell'uno all'altra e viceversa." Carlo  le strinse la mano, e disse che sarebbe stato felice di conoscerla in una situazione un po' più tranquilla, sapeva della tesi e della imminente laurea e le fece l'imbocca al lupo. 
"Ma tu e Barbie…lavorate insieme da quanto? Da sempre?" domandò Kira indispettita.
"Si Kira, da quando abbiamo inaugurato la tenuta, è la direttrice di sala…e no, nn te l'ho detto perché non credevo che fosse una cosa così rilevante e poi…" aggiunse in tono polemico "Si chiama Barbara, no Barbie!"  
Avvicinandosi poi  a lei le accarezzò il viso sorridendo e aggiunse "Che hai oggi?? Ti sento strana, mica sarai in ansia per domani? Andrà benissimo, se la migliore, tu lo sai…altrimenti non ti avrebbero scelto, non trovi?" Le diede un tenero bacio sulla fronte e cercò di tranquillizzarla in tutti modi, ma Kira era da un'altra parte; quella sera al bar si era sentita ferita, forse anche ingiustificatamente, ma adesso le cose erano diverse, adesso si sentiva umiliata, forse un po' tradita e l'unica cosa che desiderava in quel momento era uscire da quello stramaledetto ristorante.  Finalmente dopo qualche minuto fece ritorno Barbara le porse l'agenda e le disse "Ecco a te cara,  non ho potuto fare a meno di leggere  i tuoi appunti. Ma non ti fa schifo tutto quel sangue, mettere le mani nelle persone, sembra una cosa talmente sporca?" 
Kira  replicò che nessuno l'aveva obbligata a leggere quelle cose, anzi di solito che non si tocca la roba altrui lo insegnano ai bambini sin  dall'asilo. Poi rivolgendosi a Carlo "Ok ho recuperato la mia agenda, ci sentiamo Carlo, buon lavoro per stasera". Lui non ebbe il tempo di rispondere che Kira era già scappata fuori; rimasti soli Vera lo tranquillizzò  e gli promise che le avrebbe parlato lei, forse era meglio chiarirsi quando fossero stati entrambi più calmi e sereni, meglio farle sbollire l'arrabbiatura. Carlo sapeva che Vera conosceva Kira molto bene, la ringraziò e si scusò per le circostanze in cui si erano incontrati, gli  avrebbe fatto piacere rivederla in un altra occasione. " Figurati Carlo, facciamo calmare le acque, ci saranno altre occasioni sicuramente" lo salutò con affetto e corse verso la macchina. 
Kira non era ancora entrata in macchina, faceva avanti e indietro con le braccia conserte, era infreddolita e quasi con le lacrime agli occhi. "Dai su torniamo a casa!" le disse l'amica con un sorriso. 
Appena mise in moto Vera iniziò la sua ramanzina, fece notare che il suo comportamento non era stato certo da persona capace di intendere e di volere. Carlo le era sembrato dolcissimo, ma cm faceva a non vedere come fosse preso da lei?  Doveva smetterla di comportarsi sempre allo stesso modo con tutti i ragazzi con cui iniziava una relazione. Da quando aveva chiuso con Josè, non aveva fatto altro che creare barriere che la separavano da chiunque dimostrasse il minimo interesse per lei. Più erano gentili, carini e interessati, più lei li respingeva. "Di cosa hai paura, Kira? E'  vero, i tradimenti fanno male…so bene quanto hai sofferto, ma noi puoi rinunciare ad una cosa bella, solo per paura che si ripeta quello che già è accaduto in passato. Insomma, non incontrerai un Josè in ogni uomo della tua vita. E credimi, da quello che ho potuto vedere, Carlo è lontano anni luce da Josè! Quindi smettila di farti tutte queste pippe mentali, e vivi il momento!" 
 Kira ascoltò in silenzio quelle parole, sapeva che in fondo  lei  aveva ragione. Appena uscite dalla tangenziale Vera prese il telefono "Ehi Frida, sai quel caffè?? fallo bello forte, stiamo arrivando!" 


Era ormai notte fonda, ma Kira proprio non riusciva a prendere sonno. Nonostante fosse a letto da parecchio tempo continuava a girarsi e rigirarsi e soprattutto a ripensare a  quello che era accaduto nel pomeriggio! Forse Vera aveva ragione, trattare così Carlo, non era stato assolutamente giusto, il ragazzo non si meritava la sua diffidenza, anzi così facendo prima o poi  avrebbe finito per allontanarlo. Anche Frida era d'accordo, Carlo aveva occhi solo per lei, e di certo potendo scegliere non avrebbe preferito quella Barbie ocheggiante a lei, poteva stare tranquilla, anzi doveva stare tranquilla.
Ma adesso la cosa che la preoccupava di più era perché Carlo non avesse ancora risposto al suo messaggio. Erano passate più di due ore da quanto l'aveva inviato; non erano delle vere e proprie scuse, ma pensava che da quelle parole si potesse facilmente capire quanto fosse mortificata e che in futuro avrebbe cercato di controllarsi. Il tempo passava e nessuna risposta; senza neppure accorgersene Kira si assopì, ma la sua mente era sempre affollata dagli stessi pensieri: Carlo, quella odiosa Barbie, il messaggio a cui nn aveva ricevuto risposta, l'agenda a pois, ma erano bolle di sapone, il convegno del giorno dopo. All'improvviso il cellulare, sul comodino accanto al letto si illuminò e cominciando a vibrare  la riportò alla realtà. Era Carlo.  Kira tenne in mano il cellulare per qualche istante, come imbambolata, poi con voce esitante rispose "Pronto…"
"Ehi ciao tigre…come stai?" la sua voce era tranquilla, ma Kira esitò a rispondere, rimase in silenzio, non riusciva a capire il suo stato d'animo.
"Ci sei?" la incalzò lui dall'altro capo del telefono
"S..si" balbettò lei con un filo di voce "Tutto bene…come è andata la cena?"
"Tutto ok…ma sono stanco…e poi ho pensato a te per tutto il tempo, avevo voglia di sentirti". 
Ancora una volta Kira rimase senza parole, possibile che non fosse minimamente incazzato per il comportamento assurdo che lei aveva avuto il pomeriggio alla tenuta? "Anche io avevo voglia di sentirti…volevo scus…" ma lui non le lasciò finire la frase " Si lo so, ho letto il tuo messaggio…credo che sia stata solo colpa dell'ansia per domani…eri nervosa, ti capisco, non c'è bisogno di scuse, Kira" 
Kira non sapeva cosa pensare, se lei fosse stata al posto suo, avrebbe fatto il diavolo a quattro, altro che "non c'è bisogno di scuse", di sicuro se qualcuno si fosse comportato così come lei aveva fatto con lui, l'avrebbe fatto rinchiudere alla neuro. 
" Beh fortuna che il mondo e vario" disse dando voce ai suoi pensieri. 
"Come…scusa?" rispose lui non cogliendo il senso di quelle parole.
"No, niente…ora sono più tranquilla comunque…adesso che hai chiamato, intendo!"
"Bene…a proposito" disse lui, come se gli si fosse accesa all'improvviso una lampadina "Domani alle 7 meno dieci sono da te, non fare tardi… al convegno ti ci accompagno io!" Per l'ennesima volta in quella conversazione Carlo l'aveva lasciata senza parole; non solo non sembrava arrabbiato con lei, ma si era offerto addirittura di accompagnarla fino a Salerno e di farle compagnia. Così rispose : "Sei sicuro di voler venire? Potresti trovare il tutto abbastanza noioso…"
"Non è mai troppo tardi per farsi una cultura sull'endoscopia digestiva chirurgica...dai su, se non  avessi piacere di stare con te domani, non te l'avrei mai chiesto!"
Ormai Kira non poteva più nulla da obiettare "Ok, sono molto felice che ci sarai anche tu…"
"ottimo…allora ci vediamo domattina…fila a dormire adesso…!"
"OK…ma ho una piccola richiesta…andiamo in moto?" 
 A Carlo sembrò un po' strana la sua richiesta, Kira non era sicuramente un'amante delle due ruote, però lui si e non avrebbe mai rinunciato ad una corsa  così disse entusiasta" se la signorina desidera la moto, allora che moto sia!" 
" Grazie…Buona notte Carlo!"
"Buona notte tigre" rispose lui ridendo prima di mettere giù.
Kira dopo questa chiacchierata si sentiva più tranquilla, nel giro di qualche minuto si addormentò, e non si svegliò se non a causa della sveglia il mattino seguente!

sabato 24 gennaio 2015

Episodio XI "Mi ritorni in mente"


Kira salì di corsa le scale e aprì velocemente la porta del piccolo appartamento, desiderosa di raccontare a Frida chi aveva incontrato poco prima al supermercato. Rimase alquanto delusa, quando capì che la coinquilina non era in casa. "Uff…" bisbigliò seccata, "possibile che non ci sia mai, quando serve?" continuò, mentre nella piccola cucina iniziava a mettere svogliatamente in ordine la spesa. Quando ebbe finito aprì il frigo, si versò un bel bicchiere di vino rosso, prese l'ipod dalla borsa e si chiuse in camera. 
Scelse una playlist  rockettara che ormai non ascoltava più da anni, e con la musica a palla che già le rimbombava nelle orecchie aprì l'ultimo tiretto del grande cassettone antico e iniziò a frugarci dentro con ansia. "Eccolo!" affermò soddisfatta dopo una ricerca tra vecchie scartoffie, agende mai usate e articoli di cancelleria ormai inutilizzabili, ma che si rifiutava di gettar via. Il diario dell'ultimo anno di scuola 2008/09, lo prese e lo accarezzò come se fosse una reliquia, poi si distese sul letto e iniziò a sfogliarlo.
Pensieri e parole di ricordi passati erano stampati su quei fogli a colori vivaci, con una calligrafia che quasi aveva difficoltà a riconoscere. Tra una pagina e l'altra fotografie scattate  con la vecchia polaroid di suo fratello. Erano foto rubate tra i banchi di scuola, lei, Frida, i compagni di un tempo. 27 dicembre 2008 weekend in montagna; un primo piano di lei e Frida sulla neve, tutte incappucciate, con dei coloratissimi cappelli di lana, sorridenti e felici. Anche allora si facevano i selfie, ma nessuno ancora li aveva soprannominati così.
Continuò a sfogliare il diario e  finalmente trovò cosa stava cercando: una pagina, più consumata delle altre, costellata di cuori fiorellini e stelle multicolor, scritto al centro con un pennarello scarlatto "Oggi mi sono innamorata!" Più in basso a penna e in piccolo: "Ma devo sempre farmi riconoscere, che grande figura di m****!" Rise di gusto, immergendosi nel mare dei ricordi, cullata da Californication dei Red Hot. 
Metà febbraio, tempo di interrogazioni, compiti in classe e scrutini. Era una mattinata abbastanza fredda, Kira tutta incappucciata ascoltava distrattamente la ramanzina di sua madre, Lucrezia, mentre erano imbottigliate nel traffico ormai da 10 minuti "Se ti fossi svegliata prima a quest'ora tu saresti già a scuola, io a lavoro!" concluse arrabbiata. "Io non sono ritardo" ribattè Kira con un tono un po' troppo strafottente "Rossini è il primo ritardatario, prima delle nove meno venti è irreperibile, quindi…possiamo fare con calma." Lucrezia, spazientita, accostò la macchina fuori al bar Luna "Non puoi pensare di essere nel giusto perché qualcuno sbaglia più di te, e soprattutto non puoi pensare solo a te stessa come se il resto del mondo non esistesse. Tu sarai anche in orario, ma io no ,ed è tutta colpa tua! Dai scendi…" le disse perentoriamente "Mamma ma non siamo arrivati?!?" 
"Eh no signorina, tu sei arrivata, la scuola è a duecento metri, farai sicuramente prima a piedi, e io se giro adesso in questa traversina mi tolgo da questo traffico infernale! Vai su…camminare un po' di sicuro non ti farà male." Le disse sorridendo, scompigliandole i capelli. Kira sbruffò sonoramente, si avvolse nel grosso sciarpone nero e scese dalla macchina. "Ciao mà!" borbottò prima di chiudere la portiera della vecchia Seat Ibiza bordeaux. La signora Lucrezia mise in moto e con una manovra a dir poco azzardata imboccò la piccola stradina secondaria, che l'avrebbe portata lontano da quell' ingorgo. 
Kira guardò l'orologio, le 8.20, il profumino di cornetto e caffè era troppo invitante per poter resistere, così confidando nel fatto che il prof Rossini non fosse proprio il massimo della puntualità, entrò nel piccolo bar. Avrebbe fatto un piccolo strappo alla dieta, del resto il pomeriggio sarebbe andata in palestra e a cena avrebbe mangiato solo un passatino di verdure. 
Kira si accodò alla lunga fila per la cassa, e quando arrivò il suo turno ordinò due cornetti alla nutella ( uno era per frida, era sempre meglio condividere un piccolo peccato con un'amica) e un cappuccino, con molta schiuma, tutto da portare.
Si spostò al bancone, il ragazzo che  preparava i caffè era tracagnotto e aveva due guanciotte piene e rubiconde, ispirava simpatia, era indaffaratissimo, il bar era pieno, con un sorriso timido le disse "Due minuti e ti porto il cappuccino." Kira sorrise, poteva fare con comodo, tanto non aveva fretta. 
Mentre aspettava il suo turno, canticchiando in inglese maccheronico la canzone di Nelly Furtado che passava per radio, le arrivò un sms, era Frida.
"Che fine hai fatto? Non avrai intenzione di appendermi proprio oggi? Ho l'interrogazione di fisica alla quinta ora!" 
"Stai tranquilla, sono in fila al bar per il mio cappuccino" rispose lei, le dita velocissime sulla tastiera qwerty.
Frida fu altrettanto veloce a risponderle "Ma sei matta? Sono le 8.27, la prima campanella è suonata da un pezzo e Rossini e già qui! Datti una mossa!"
Kira trasalì, perché proprio quella mattina, il professore più ritardatario del mondo si era presentato a lezione addirittura in anticipo? Dannazione, era proprio una sfigata! Fortunatamente proprio in quel momento il barista poggiò sul bancone la sua ordinazione, Kira fece un cenno col capo di gratitudine, prese le sue cose e si voltò frettolosamente verso l'uscita. Fu un attimo, Kira non capì neppure come fosse successo; il suo cappuccino era completamente riverso a terra, sul suo cappotto e sulla divisa del carabiniere appena entrato nel bar, colpevole solo di aver desiderato quella mattina un caffè prima di iniziare il turno.
"Cazzo!" esclamarono entrambi all'unisono, lei perchè si era ustionata le mani col latte bollente e lui guardando le sue scarpe di pelle nuove di zecca, inesorabilmente rovinate. 
"Mi…mi dispiace" balbettò Kira, rossa in volto, mortificata, lo sguardo basso mentre lui la guardava dall'alto del suo metro e 90 con aria scocciata e severa.
"Posso rimediare…" disse cercando di pulire quel disastro dalla divisa nera, con dei cleenex che aveva cacciato prontamente dalla borsa. Era terribilmente imbarazzata , non solo aveva fatto il bagno col cappuccino ad un carabiniere, per giunta quest'ultimo era un figo da paura e lei come al solito aveva fatto la figura dell'imbranata. 
"Credo che tu abbia già fatto abbastanza"  le rispose lui con una vena di ilarità nel tono della voce "E' solo una giacca, la farò ripulire!" continuò con molta tranquillità. Oltre che bello era anche gentile, Kira non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, probabilmente rimase imbambolata per qualche secondo perché lui premurosamente la prese per mano e le chiese "Stai bene? Mi sembri un po' sfasata…" lei sobbalzò, risvegliatasi dall'incantesimo di quegli occhi color nocciola "No…cioè si…si signore" disse quasi urlando, scattando sugli attenti.
" Non siamo in caserma, signorina!" le disse il maresciallo, trattenendo a stento una risata. 
"Ah…lo so…" ammise Kira avvampando, poi il suo sguardo cadde sull'orologio appeso alla parete 8.35. Adesso si che era davvero in ritardo! Prese un post it dalla borsa, ci scrisse su qualcosa  "Per la sua giacca…più di questo non posso fare. Mi mandi il conto della lavanderia!" disse, così velocemente che lui quasi non capì cosa lei avesse detto. Poi sgattaiolò via, fuori dal bar, lasciandolo da solo, in una pozza di latte e caffè con in mano un bigliettino arancione su cui lei aveva appuntato nome e indirizzo e in uno slancio di eccessiva audacia, anche il suo numero di cellulare. 
Kira fuori dall'aula poteva ascoltare nitidamente la voce del prof Rossini che leggeva con enfasi un passo della divina commedia. Si avvicinò piano alla porta, e bussò delicatamente 
"Avanti…" 
La ragazza aprì la porta e si fermò sull'uscio, scusandosi per il ritardo chiese se potesse entrare o dovesse aspettare l'ora successiva. Il prof, il giovanissimo Daniel Rossini, croce e delizia di tutte le sue alunne e non, era seduto, come al solito, sulla cattedra, una camicia blu con le maniche arrotolate fino ai gomiti e un jeans scuro attillassimo. Estremamente affascinante!
" Laerte" disse il prof " Problemi con la sveglia stamattina? Hai fatto più tardi di me…" 
" Ho avuto un contrattempo" disse lei sbuffando e indicando il cappottino macchiato. 
"Un contrattempo con la colazione, a quanto pare…" rispose lui sorridendo e suscitando le risa di tutta la classe "Prego entra…non negherei mai a nessuno la possibilità di ascoltarmi mentre decanto la storia di Paolo e Francesca…ma che non accada più!"
Kira acconsentì col capo e andò a sedersi al suo posto, Daniel riprese la lettura da dove era stato interrotto.
"Si può sapere che ti è successo? E poi dov'è il mio cornetto?" bisbigliò Frida non appena Kira si sistemò accanto a lei nel banco, quarta fila a destra.
"L'ho lasciato al bar…non guardarmi così, non hai idea di quello che mi è successo…Credo di essermi innamorata!"
Frida strabuzzò gli occhi e aguzzò le orecchie, ormai non prestava più la minima attenzione a quello che il prof stava spiegando con trasporto. "Si…tu ti innamori una settimana si e l'altra pure..poi però non fai niente per concludere…comunque sono curiosa…racconta, chi è il fortunato?"
"Sfortunato, vorrai dire …gli ho versato addosso tutto il mio cappuccino bollente…" 
"Kira…sei sempre la solita..ma come si fa!" 
"Eh non lo so, mi sono girata…e baaaam…il guaio era fatto! Ooh è stato davvero imbarazzante. Lui è un carabiniere, è bellissimo…davvero, che ridi?"
" Aaaah il fascino della divisa! Ma è vecchio??" 
"No…insomma non eccessivamente…uhm tra i 35 e i 40" 
" Kira, è un nonno!" le disse quasi rimproverandola. 
"Ma quanto sei stupida…più uno zio ahahah!" 
"ahahah vabbè, allora come si chiama? Quando vi rivedete?" 
" Eh io che ne so…non ho avuto tempo di presentarmi per bene. E' stato gentile, ma sembrava anche un po' infastidito."
"Sei sempre la solita, come non ti sei presentata? Tutto fumo e niente arrosto…ecco la verità!" 
" No dai! Gli ho lasciato un bigliettino col numero di telefono" disse Kira con un lampo di orgoglio negli occhi. 
"Uhm quindi non lo rivedrai più…" 
"Ma chi te lo dice! Dai domani  io e te ci anticipiamo e facciamo insieme colazione al bar luna, magari è un abituè e lo incontriamo di nuovo!" 
"Non trascinarmi in questi tuoi pedinamenti…sei una stalker, lo sai?" 
I loro discorsi e risatelle furono interrotte da un furioso Daniel che le sgridò esasperato "Cesari e Laerte, ma è mai possibile? Cosa avete da farfugliare in continuazione? Non costringetemi a dividervi…è frustrante, a volte mi fate sentire un maestro di scuola elementare!" 
" Ci dispiace…non accadrà più" ripeterono in coro, cercando di mostrarsi il più pentite possibile. 
"Lo spero tanto…lo spero per voi…." disse lui socchiudendo gli occhi blu, minaccioso " Bene, dove eravamo rimasti… ah…" ravvivò velocemente i capelli castani chiaro che forse ,diventati un po' troppo lunghi, gli cadevano disordinati sulla fronte e riprese la sua appassionata spiegazione. 
"Quando si arrabbia è ancora più sexy…" sibilò Frida a bassa voce, raccogliendo il consenso di Kira e delle due ragazze che occupavano il banco accanto al loro. 
La terza ora di lezione era in pieno svolgimento, Daniel in piedi alla lavagna stava traducendo una frase dal latino cercando di esemplificare il più possibile il concetto dell'ablativo assoluto " Oriente sole, ex urbe cessit…guardate qui ragazzi è più semplice di quanto possa sembrare…sorgendo il sole, si allontanò dalla città!" disse soddisfatto sottolinenando il costrutto sintattico. 
" Terra chiama Kira…" disse Frida spingendo la compagna di banco col gomito "Hai capito quello che sta dicendo il prof?" 
"Uhm…non ho ascoltato neppure una parola in realtà…che mi sono persa?"
" Tu, Kira…tu hai perso la testa! Non starai ancora pensando al tuo uomo in divisa?"
Kira la guardò con due occhi a cuoricino " E che posso farci? Avresti dovuto vederlo, impossibile rimanere insensibili al suo fascino. Sembrava un attore d'altri tempi" 
" Sei ridicola, renditene conto!" 
All'improvviso la vibrazione del telefono annunciò l'arrivo di un sms, un numero sconosciuto, cosa che destò la curiosità di entrambe.
" Oh cazzo è lui!" disse Kira incredula tutta emozionata.
" Dai leggi, leggi ad alta voce " rispose Frida impaziente. 
" Signorina Laerte, la mia giacca è salva! Per festeggiare ti aspetto domani, stesso posto stessa ora, ti offro la colazione e magari questa volta, il cappuccino riesci anche a berlo! Francesco."
Kira lesse il messaggio tutto d'un fiato "Cosa gli rispondo? Dai aiutami Fri, tu sei più brava di me in queste cose" 
"Cosa vuoi rispondere? Dii che ci sarai…però aspetta, devi formulare bene, devi essere originale e brillante…"
Ancora una volta il loro parlottare fu interrotto da un Daniel davvero incazzato. 
"Ok…adesso basta voi due! Laerte, il cellulare" le ordinò da dietro la cattedra porgendole la mano.
Kira di riflesso nascose il telefono sotto il banco e lo guardò con un'aria così innocente ,come se volesse dirgli "Prof, ma io non ho mai posseduto un cellulare in vita mia". Il tono di Daniel si fece ancora più duro e esasperato "Laerte, non solo oggi sei arrivata in ritardo e sei stata su un altro pianeta per tutto il tempo, adesso inizi anche a messaggiare? C'è un limite a tutto! Portami il cellulare!" Kira si alzò a malincuore e poggiò il suo nokia sulla cattedra, sembrava davvero rammaricata per quello che era successo, per essere stata così imprudente, tanto che il prof le sorrise dolcemente "Non preoccuparti lo riavrai a fine ora." In realtà a lei non importava niente di aver fatto alterare il prof, era semplicemente dispiaciuta per non essere riuscita a rispondere subito a Francesco, mai come allora desiderò avere il suo cellulare, guardò il suo orologio, mancavano solo 20 minuti alla fine dell'ora, 20 minuti che le sembrarono eterni. 
Kira riemerse dall'oceano dei ricordi in cui era sprofondata solo quando vide  Frida seduta sul letto accanto a lei che la guardava con perplessità. A cosa stava pensando? Sembrava più sulle nuvole del solito e comunque la cena era pronta: pollo arrosto e patatine al forno, una vera leccornia. Kira si alzò dal letto, stiracchiandosi e sbadigliando e con il diario ancora tra le mani seguì l'amica in cucina dove la tavola era già apparecchiata. 
"Non crederai mai chi ho incontrato oggi" disse entusiasta, porgendo all'amica la vecchia agenda, indicandole una foto che la ritraeva abbracciata a Francesco e  a fare da sfondo la torre Eifell. Il viaggio a Parigi fu un regalo che lui fece a lei per festeggiare la maturità. Dopo il colloquio orale, lui l'aspettò fuori scuola, era bellissimo senza divisa, in t-shirt e jeans, l'abbracciò affettuosamente e si congratulò con lei per il traguardo raggiunto, poi le porse il suo regalo "Questo è per te…se ti va, partiamo stasera stesso, il volo è tra…" guardò dubbioso l'orologio " tra cinque ore, giusto il tempo di fare i bagagli!" Kira rimase senza parole, tirò fuori i biglietti "Parigi?" Esclamò incredula "Fra…ma è una pazzia…io non so se è possibile…io…" lui non si scompose, le si avvicinò con tranquillità, la baciò dolcemente, accarezzandole le guance, la nuca e i capelli e le disse "A me piacerebbe un sacco, fuggire con te a Parigi, stasera…" e lo disse in un modo così sensuale e persuasivo che lei non riuscì ad opporsi, e come avrebbe potuto dire di no? Del resto cosa aveva da perdere? Era una pazzia, ma che lei non vedeva l'ora di compiere. 
"Tua madre allora si incazzò parecchio!" Disse Frida guardando la foto, ridacchiando "Tu te la spassavi a Parigi e lei era infuriata come una belva!" 
Kira rise a sua volta, in realtà la madre in quel periodo sembrava incazzata col mondo. Lucrezia non aveva mai accettato la relazione della figlia con quel ragazzo, molto più grande di lei. Quando il giorno degli orali Kira tornò a casa, sprizzando felicità da tutti i pori e sventolando al vento i biglietti aerei per Parigi, lei proprio non ci aveva visto più "Se vai via adesso con quel tipo, puoi anche restartene a Parigi…" le disse stizzita, e altrettanto alterata Kira aveva risposto di essere adulta e vaccinata e che le sue minacce non la spaventavano, sarebbe partita con lui per quella vacanza e al suo ritorno, se non poteva tornare a casa, sarebbero andati a vivere insieme. A quelle parole, il cuore di Lucrezia ebbe un sussulto, per la prima volta dovette ammettere che il marito aveva ragione, con il suo atteggiamento ostruzionista non aveva fatto altro che spingerla tra le braccia di quell'uomo, che a lei proprio non andava giù. Tra loro la differenza d'età era troppa, lui aveva un grande ascendnte sulla "piccola" Kira, poteva farle fare ogni cosa volesse, e questo a Lucrezia non piaceva, non l'avrebbe mai accettato "Un uomo di quell'età se la rigira come vuole una ragazzina come nostra figlia" questo ripeteva in continuazione al povero Sergio, il padre di Kira, che invece da buon diplomatico, cercava sempre di mediare i rapporti tra le due leonesse di casa. Lui sicuramente adottò una linea più morbida " è inutile alzare un muro con nostra figlia, sai come vanno certe cose…come sono i ragazzi di oggi…presto si stancheranno l'uno dell'altra, e tutto tornerà alla normalità…fidati!" 
Lucrezia accoglieva le opinioni del marito con molto scetticismo, ma il tempo e di conseguenza anche lei gli avrebbero dato ragione. 
"Allora?" la incalzò Frida "Raccontami di questo incontro al supermercato!" 
"Niente, ero in fila alla cassa e lui era proprio lì, davanti a me" disse sorridente "E' stato un piccolo shock! L'ultima persona sulla faccia della terra che avrei mai pensato di riincotrare nella mia vita".
"E tu l'hai riconosciuto subito? Insomma, sarà cambiato, è passato un sacco di tempo!" 
Kira scosse la testa, non era per niente invecchiato, forse solo qualche ruga qui e li, ma niente aveva scalfito la sua bellezza da uomo d'altri tempi, anzi il capello brizzolato, doveva ammettere, lo rendeva ancora più affascinate. "D'altronde, si sa, gli uomini invecchiano molto meglio rispetto alle donne!" disse addentando una fettina di pane integrale. 
"E cosa ha fatto lui…ti ha vista, no?? Ci avrai parlato? Non dirmi che te la sei data  gambe, eh cuor di leone!"
"No, certo che ci ho parlato! Sembrava sorpreso…credo  che anche lui non si aspettasse  di vedermi lì!"
"E ci credo…ahahah…ricordi come lo hai mollato…sei stata, come dire…abbastanza stronza con lui!"
Kira tossicchiò imbarazzata, in effetti non si era comportata proprio da gentildonna ,ma dopo qualche mese di relazione i diciotto anni che c'erano tra loro divennero per lei insopportabili. Lei all'epoca era una giovane universitaria, aveva voglia di divertirsi, di conoscere gente nuova, fare nuove esperienze e di crogiolarsi nell'incertezza del futuro. Lui era invece un uomo di 37 anni che voleva viversi in quiete e tranquillità la propria storia d'amore. Entrambi per qualche tempo avevano cercato di conciliare le proprie vite, di venirsi incontro nonostante le differenze, "L'amore non ha età" era questo quello che Kira si ripeteva in continuazione, cercando di aggrapparsi ad ogni scusa.
"Non credere che non abbia sofferto!" Disse diventando seria tutto d'un tratto " Io ero davvero innamorata! E' stato il mio primo amore…ho sopportato tanto! Hai idea di quante cene con gli amici tardoni ho dovuto sorbirmi? Una sera  siamo usciti addirittura con una coppia con figli…guarda, a pensarci ho ancora la pelle d'oca." Disse mostrando il braccio all'amica "Ma ho sopportato, lo amavo, ero stracotta! Però  quando si è rifiutato di accompagnarmi al concerto dei Radiohead, solo perché il prato sarebbe stata un'esperienza troppo estenuante e lui non aveva più l'età per certe cose, beh non c'ho visto più…ero fidanzata con un tardone, e in quel momento ho avuto chiara la realtà" 
Frida scoppiò a ridere, è vero Francesco era proprio un gran tardone; il tipico over 30, fighetto, che ignorava il passare del tempo e  si ostinava a fare cose e frequentare luoghi tipici dei ventenni, inoltre il fatto che uscisse con una liceale, non faceva che aggravare la sua situazione. 
"Lo so…" continuò Kira sbuffando " Forse avrei dovuto dirgli la verità, e non fargli credere di essere innamorata di un altro..ma lo sai, a volte sono un po' codarda!"
"Giusto un po?'" le fece eco Frida ridendo, e versando il vino ad entrambe. 
"Alla fine, a me piaceva veramente un altro…Riccardo  era un tipo molto interessante!"
"Ma non cercare di giustificarti, due settimane dopo l'hai appeso…"
"Uhm…no…diciamo che dopo due settimane ho capito che eravamo incompatibili, che non era il mio tipo! Sai, cambiare idea è sintomo d'intelligenza…non lo dici sempre anche tu??"
"Sei stata pessima, Kira, ammettilo! Una grande stronza con tutti e due…ahahah"
Kira fece spallucce "Comunque è stato contento di avermi incontrata, abbiamo parlato per un bel po', ci siamo raccontati delle nostre vite; lui si è sposato, ma ora è separato e ha una bambina di 2 anni, vive a Milano; resterà a Napoli per un po'…qualche settimana…mi ha chiesto di incontrarci di nuovo", disse tranquilla. Frida strabuzzò gli occhi "Come incontrarvi? Un appuntamento? Non ci sarà mica un ritorno  di fiamma?"
Kira rise di gusto "Ma quale ritorno di fiamma? Lo sai che odio le minestre riscaldate! E poi io sono impegnata…" disse sfoggiando un sorrisino serafico. 
" Giusto…il tuo chef super sexy! Come ho potuto dimenticare che ormai il tuo cuore squacquarea solo per lui?"
"Esatto…ma non fare tanto la sborona, guarda che tu non sei da meno, vai in giro per la casa con gli occhi a cuore e la testa tra le nuvole da quando hai fatto pace col prof. Rossini." Risero entrambe, poi Kira si fece seria e continuò "Insomma mi ha fatto davvero piacere vederlo, parlare con lui; siamo stati bene ci siamo raccontati delle nostre vite, abbiamo ricordato il passato, tranquillamente senza rancori. Cazzo, lui è stato il mio primo amore, è normale che rivederlo mi abbia lasciato felice e
emozionata, ma non ho alcuna intenzione di riallacciare i rapporti con lui. E poi c'è Carlo adesso…e qualsiasi cosa ci sia tra noi, voglio godermela fino infondo!" disse arrossendo, un po' imbarazzata.
"Ma quanto sei bellina, ti sei fatta tutta rossa! ahahah…comunque hai ragione, sono d'accordo, ed è vero anche che mi sento un po' rincitrullita anche io, per colpa di Daniel, ma propongo un brindisi…" disse allegra alzando il bicchiere di vino "Ai primi amori, quelli che nonostante tutto non si dimenticano mai!" Kira annui e alzò a sua volta il bicchiere, poi aggiunse con voce carica di speranza "E a quelli nuovi, ancora tutti da vivere!" 

venerdì 23 gennaio 2015

Episodio X "Il piano di Kira"


"Allora, non vuoi proprio dirmi dove hai imparato a fare i tuoi ottimi cocktails?!?"
Le chiese Carlo, mentre assaggiava il sughetto mare e monti che stava preparando per la cena.  Kira che gli stava intorno e allungava forchette in tutte le pentole per fare, come le piaceva dire, il controllo qualità, lo guardò divertita, prese posto sull'alto sgabello del piccolo break della cucina  e mordicchiando un crostino spalmato di ricotta e menta piperita spiegò : " E' una storia lunga e noiosa…c'è da dire che il mio talento da barista è innato, Josè mi ha aiutato a scoprirlo e coltivarlo!" 
" Josè…nome esotico…ero sicuro che ci fosse lo zampino di un uomo!" La guardò sorridendo mentre  lei lo  ammoniva, affermando che l'atteggiamento da finto geloso gli si addiceva poco e male. 
"Ecco prova questo" le disse porgendole un pezzo di pane con una strana salsina viola "Non essere titubante, assaggia, è per la carne. Sai che la gelosia non mi appartiene, sono solo curioso di sapere cosa c'è stato con questo barista".
" Ho  conosciuto  Josè in erasmus a Berlino, era il proprietario dell'appartamento che condividevo con mia cugina,
siamo stati insieme per un po'…giusto il tempo di rubargli i segreti del mestiere. Poi sono tornata a Napoli ed è finita! Tutto qui nessuna eclatante storia d'amore. Ma a proposito di vecchie fiamme, che mi dici invece della Barbie che era con te quella sera al bar? Certo  più che una fiamma la definirei una scintilla, ma questo lo penso io eh…comunque cosa c'era tra voi?" 
Carlo la guardò sorpreso e divertito " Kira ora fai tu la gelosa? Cosa vuoi che ti dica, una cosa di poco conto, ci siamo divertiti, anche parecchio, ma davvero con lei niente di serio! " 
"Da come ti stava accollata addosso, sembrava ci fosse molta intimità tra voi!"
Carlo rimase per qualche istante in silenzio, come se stesse pensando bene a cosa rispondere, poi disse "Siamo solo amici, tra noi non c'è niente…non hai alcun motivo per essere gelosa!"
Kira balzò dallo sgabello, gelosa lei? Assolutamente la gelosia era lontana anni luce dal suo modo di essere.  "Anche la mia  è semplice curiosità…Comunque sicuro, quello che ci ha guadagnato sei stato tu"  gli disse facendo una piroetta e indicandosi dalla testa ai piedi. "Guarda che bell'acchiappo, chi altra indossa una felpa sformata con tanta classe e disinvoltura!ahahah" Carlo rise di buon gusto, Kira era un insieme infinito di emozioni. La sua personalità era caratterizzata da una sorta di sdoppiamento, anzi il suo carattere era davvero poliedrico : sapeva essere allegra e allo stesso tempo composta, buffa ed elegante allo stesso tempo, bisbetica ma dolce. Si frequentavano non da molto, sapevano ancora poco l'uno dell'altra, ma di una cosa era sicuro, più il tempo passava e più voleva saperne di più. 
Kira nel frattempo aveva cambiato discorso, adesso sembrava pensierosa "Ma  secondo te, questa cosa funzionerà? Col piano che abbiamo preparato riusciremo a farli riappacificare?" 
"Col piano che tu hai architettato…io ti do solo una mano. Sai non ho ben capito perchè ti sta così a cuore che si formi questa coppia"
In realtà quello che interessava a Kira non era trovare un fidanzato a Frida o una compagna a Daniel. Lei pensava piuttosto che Frida stesse trascurando la vita reale per seguire quelle che erano le sue fantasie su quel chirurgo, che aveva visto solo un paio di volte e che molto probabilmente non sapeva neppur e della sua esistenza. Frida era una sognatrice, questo lo sapeva benissimo, ma stava esagerando. Temeva che correndo dietro a tutte quelle fantasticherie perdesse l'opportunità di viversi una storia reale. Daniel era la sua occasione, poteva riportarla alla realtà…farle passare quella cotta così adolescenziale. 
Carlo ascoltò le parole della ragazza, ma non sembrava molto d'accordo: a differenza di Kira pensava non ci fosse nulla di male a vagare un po' con la fantasia, anzi qualche volta evadere dalla realtà e rifugiarsi in un sogno potesse fare bene essere propedeutico. Kira lo guardò con tenerezza, pensò che fosse uno di quei sognatori sfegatati, nonostante fosse così diverso da lei, questo, anche questo aspetto di lui le piaceva e pensando a queste cose quasi arrossi.  "E comunque" disse lui " Anche io ho una piccola cotta per te…ma non mi pare  ti dia tanto fastidio".
Kira arrossi, forse un po' in imbarazzo, ma cercò di non darlo a vedere, mormorò che la loro era una situazione completamente diversa e senza dargli adito di rispondere sgattaiolò veloce dalla cucina e iniziò ad apparecchiare. Tra le due tovaglie da tavola che aveva comprato per l'occasione scelse quella più classica, di cotone bianco con i quattro  angoli leggermente merlettati . Per dare colore e vivacità aveva scelto dei piatti dalla forma strana, blu elettrico con i bordi dorati. Aveva comprato tutto all'Ikea qualche giorno prima: per una cenetta erano perfetti e poi c'era bisogno di rinnovare le stoviglie di casa. Ora era la volta del centrotavola. Aveva passato l'intero pomeriggio ad assemblare quel portacandele. Cercando di ricordare i pomeriggi passati al ristorante della zia , una vera esperta di addobbi, compose un piccolo capolavoro, o almeno questo era quello che pensava lei di quel piatto trasparente che aveva riempito con foglie di pino, orchidee e roselline bianche,  il tutto legato da un nastro dorato che dal centro, dove era posta una candela, si irradiava,in fasci, verso l'esterno. Alla fine realizzò che come cuoca era  pessima, ma come organizzatrice di eventi e addobbatrice, davvero avrebbe potuto avere un gran successo. 
Ormai erano quasi le 20.00, Frida sarebbe tornata da lì a qualche minuto, la cena era pronta. Carlo, andato via da una ventina di minuti era passato a prendere Daniel, che inconsapevole della trappola in cui stava cadendo, pensava di passare una serata in compagnia del miglior amico e della sua nuova fiamma. Ovviamente sapeva che ci sarebbe stata Frida ed era contento, avrebbe finalmente potuto chiarire la situazione con lei, magari scusarsi per come erano andate le cose durante e soprattutto dopo la festa. 
Frida arrivò a casa, un po' in ritardo perché Milly l'aveva trattenuta con del gossip, di cui non le importava nulla, su una vecchia cliente che nei giorni precedenti era stata al negozio. Come al suo solito entrò in casa, saltellando  desiderosa di raccontare la sua giornata alla coinquilina. Tutta la casa era invasa da un odorino davvero invitante, la cena era pronta e in caldo. Frida si fiondò in cucina rovistando tra le pentole. "Cazzo Kira te lo sei scelto proprio bene, spero che oltre la cucina abbia anche altre doti il ragazzo, altrimenti qui senza un bel po' di attività fisica come si deve, rischi di ingrassare di brutto" Kira, la guardò con il suo solito sguardo scocciato  le fece una smorfia e le indicò l'ora facendole capire di essere in ritardo. "Si lo so" rispose Frida "Ora vado, il tempo di cambiarmi d'abito e ti lascio il campo libero. Così potrai goderti in pace la tua cenetta con il tuo bel chef…ma con chi stai messaggiando in continuazione? Neppure mi ascolti! Questo Carlo ti sta facendo perdere i lumi della ragione, capisco che per te sesso e cibo in un solo uomo sia il top, ma controllo mia cara, il troppo storpia!!" 
"Ma la smetti di dire stupidaggini, va a prepararti piuttosto, poi io sarei la ritardataria, meno male" Frida  fece il verso alla compagna e si ritirò in camera sua. Aveva in programma una serata con degli amici dell'università, di solito non usciva spesso con quella comitiva, molti li reputava snob e egocentrici, ma per una sera avrebbe potuto sopportarli, soprattuto per far piacere all'amica, lasciandole casa libera. Non si aspettava di certo cosa sarebbe successo, la sorpresa che proprio Kira  le aveva riservato! Mentre stava scegliendo le scarpe da indossare sotto il suo bel tubino nero, senti urlare "Cazzo ho dimenticato il vino!" e poi il tonfo della porta sbattuta alle spalle. Frida rise di gusto, davvero nella sua vita non aveva incontrato mai nessuno più sbadato di Kira che se non avesse avuto la testa attaccata al collo di sicuro l'avrebbe dimenticata in giro, un giorno si e l'altro pure.
Kira in realtà non sarebbe tornata su con in vino. Carlo l'aveva avvertita che erano  quasi arrivati , faceva meglio a scendere e  nascondersi dietro l'angolo, lui avrebbe lasciato Daniel ,sotto casa delle ragazze , e con la scusa di trovare un parcheggio l'avrebbe lasciato lì. Nel messaggio si raccomandava di lasciare il portone del palazzo aperto; se avesse bussato al citofono, Frida di sicuro non avrebbe fatto salire, e tutti i loro sforzi sarebbero stati vani. 
Daniel aspettò qualche minuto il ritorno di Carlo, poi decise di iniziare a salire da solo. Saliva le scale a grandi falcate, era un po' emozionato, non vedeva l'ora di rivedere Frida, ma allo stesso tempo non sapeva a cosa avrebbe portato il loro incontro , ma un chiarimento doveva avvenire.  "O la va o la spacca" questo pensava quando bussò al campanello e alla porta comparve Frida urlante " Cazzo Kira,ma le chia…". Il cuore le si fermò per un istante, proprio non si aspettava di vedere lui fuori la sua porta; ferma sull'uscio, lo guardava impietrita e quando lui la salutò col suo fare spavaldo, d’istinto fece per sbattergli la porta in faccia, ma lui oppose resistenza prontamente "Non posso entrare?Qual è il problema?" Frida non era pronta a vederlo, non sapeva se aveva voglia o meno di parlargli, forse semplicemente non sapeva cosa dirgli. Perché era sparita, non aveva risposto alle sue chiamate, non lo aveva più contattato? Come spiegargli un tale comportamento? Non riuscì a parlare perché era presa da milioni di emozioni che nemmeno lei riusciva a comprendere. Daniel la guardò con i suoi occhi di ghiaccio, che sicuramente non miglioravano la situazione, e disse "Che hai da fissare? Perché non parli? Non mi sono mica autoinvitato, è stata Kira ad invitarmi, ceniamo tutti insieme stasera, no?"  Delle mille emozioni che Frida stava provando in quel momento, l’unica a prendere il sopravvento fu una grandissima rabbia non nei confronti di Daniel, ma nei confronti di Kira, se l’avesse avuta tra le mani l’avrebbe disintegrata. "No, io devo uscire, già sono pronta. Non sapevo della vostra cena, ti sarai sbagliato, Kira ha apparecchiato solo per due". Lo lasciò ancora fuori la porta, e mentre lo fissava stralunata, le arrivò un sms dell’amica “Allora, piaciuta la sorpresa? Godetevi la vostra cena!” . Frida rimase imbambolata per qualche secondo prima di capire quale fosse la reale situazione, poi si rivolse stizzita a Daniel "Ci hanno presi in giro. La cena sarebbe per noi, loro non verranno…era solo una stupida trappola" e rientrando in casa borbottò "che stronzi…questa me la paga".
 Daniel, stanco di aspettare, si fece coraggio entrò in casa richiudendosi la porta alle spalle e con tono rilassato disse "Vabbè non sarà mica la fine del mondo! Carlo cucina benissimo, mi godrei la cena senza tanti drammi!" Il tono pacato ed ironico di Daniel innervosì ancora di più la ragazza, che rispose prontamente "Fa come se fossi a casa tua e goditi la cena, ma da solo, perché io ho altri impegni" e prendendo la borsa dall’attaccapanni all’ingresso, uscì di casa come una furia senza neppure chiudere la porta. Daniel sorrise allargando le braccia sconsolato, gli toccava riscendere tutte le scale per riportarla sopra, non poteva perdere quest’occasione, forse sarebbe stata l’unica; così corse velocemente giù e riuscì a bloccare il portone prima che lei uscisse, sbattendolo talmente forte che il rumore riecheggiò violentemente per tutto il palazzo. Frida evitando di guardarlo negli occhi, urlò "ma sei impazzito? Potrei denunciarti per stalking per tutte le chiamate che mi hai fatto e ora ti presenti qui e cerchi di sequestrarmi? Stalking e sequestro di persona, ora mi metto ad urlare, lasciami!" Daniel non resistette, la lasciò andare e si piegò in due dalle risate "Oddio Frida, ma dici davvero? E io sarei impazzito? Possiamo parlare come due persone adulte e civili? Dai tuoi temi sapevo della tua fervida fantasia, ma non sapevo arrivassi a certi livelli da manicomio, dai saliamo sopra, ti verso un bicchiere di vino….anzi no, forse è meglio dell’acqua" Tutto ciò ridendo sonoramente, prendendosi gioco di lei. Frida era sempre più irritata dal suo atteggiamento e dalla sua strafottenza e non sapendo proprio cosa dire, cominciò a tirargli dei leggerissimi pugni sul petto, gridandogli di smetterla di ridere "Perché mi stai prendendo in giro in questo modo? Se pensi di potermi trattare ancora come un’adolescente, come una delle tue alunne, beh ti stai sbagliando, io adesso sono una donna adulta e non puoi mancarmi di rispetto in questo modo! Potrei dire che non mi conosci nemmeno! Anzi, è proprio così, tu non mi conosci e né io conosco te!!!! " la risposta di Daniel, che colse la palla al balzo, non si lasciò attendere "Bene, allora conosciamoci! Non aspetto altro…quale modo migliore di conoscersi se non davanti ad un’ottima cena e a lume di candela magari?!"  Frida non riuscì a non sorridere, del resto era proprio quell’atteggiamento impertinente e sicuro che le era sempre piaciuto tanto di lui. In quel momento le sue difese crollarono come un castello di carta, finalmente per un secondo lo guardò negli occhi e si diresse su per le scale "Dai saliamo, ma solo perché sprecare quel ben di dio mi sembra un peccato…ma non farti troppe illusioni, stasera cercherò di rimanere lucida…" Daniel cambiò espressione, l’affondo di Frida forse era un po’ troppo basso "Beh, allora saremo in due stavolta!" Salirono le scale in silenzio, l’atmosfera forse era un po’ tesa, e Frida si rese conto di avere esagerato, anche se a causa del suo orgoglio,mai si sarebbe sognata di ammettere il suo passo falso. Entrarono in casa, Daniel si chiuse la porta alla spalle ed emise un sospiro di sollievo, da lì in poi le cose sarebbero state più semplici…almeno sperava. 
Frida doveva ammetterlo, quei due erano stati davvero bravi, tutto era curato nei minimi dettagli, dalla tavola, alle decorazioni, per non parlare dell’ottimo profumo di cibo. Frida prese posto e Daniel notò che aveva un’aria triste, incerta, sembrava mortificata, chissà, forse si stava pentendo della sua reazione precedente. Delle mille parole che si erano detti poco prima davanti al portone, non rimase che un silenzio fastidioso, forse quelle parole erano uscite fuori troppo impetuosamente ed ora non restava che la quiete dopo la tempesta. Daniel si impose di stare in silenzio, temeva che se avesse detto qualcosa avrebbe riacceso nuovamente la rabbia di Frida, preferì attendere per avere la certezza che le acque si fossero davvero calmate e quindi perse un po’ di tempo a stappare una bottiglia di vino. La ragazza rimase a guardarlo, con gli occhi ancora lucidi, mentre versava il Greco di Tufo del 2005 nei bicchieri; osservava la sua bellezza e pensò che sei anni prima, quando era ancora una studentessa, mai si sarebbe immaginata una situazione del genere con il suo professore di lettere e cominciò a ripensare a quegli anni. Lei lo ammirava, come tutte le sue compagne di classe d’altronde; di lui non ammirava solo l’aspetto fisico, anche se le piaceva scherzarci su, ma soprattutto il suo modo di insegnare, la sua sensibilità, la sua capacità di entrare nell’anima di una persona solo guardandola, almeno per quanto riguardava lei, era sempre stato bravissimo a leggerla dentro. Pensava a queste cose e continuava a guardarlo intento a preparare i piatti, maneggiando mestoli e coperchi, concentrato, teso come una corda di violino. I suoi occhi azzurri molto di rado trasmettevano le sue emozioni, ma in quel momento Frida riuscì a capire che stava pensando a cosa dirle, a cosa fare, a quale fosse il modo giusto per prenderla; dopo averle servito un piatto di risotto ai funghi, si sedette di fronte a lei, le sorrise in maniera un pò incerta “Allora” le disse “Cosa ho fatto di così terribile per meritarmi la tua totale indifferenza e tutta questa rabbia?”. Frida notò che Daniel aveva momentaneamente perso la sua aria dura e spavalda, ora sembrava addirittura dolce, ma comunque lei non riuscì a rispondere con lo stesso tono, era ancora irrigidita. “Non lo so…io…le cose non sono andate come volevo, come immaginavo”  “Perché, come le immaginavi?” Rispose prontamente lui. La ragazza davvero non sapeva cosa dire, si sentiva una stupida, le sembrava di essere tornata a quella volta in cui lui la interrogò su Alessandro Manzoni e lei non seppe dire una parola, le sembrava di ritrovarsi davanti il professore e non l’uomo. Non rispose. Daniel sospirò e sorrise di nuovo “Non fare la stupida, sei una donna, lo hai detto anche tu, comportati da persona matura e non fare la bambina”. Frida assunse un’espressione ancora più rigida, non sopportava che qualcuno le desse dell’infantile, soprattutto lui, ma cercò di non aggredirlo perché sapeva di non avere argomenti sufficientemente validi per poter prendere posizione. “Daniel io non ho risposto alle tue chiamate semplicemente perché non sapevo cosa dirti, come non lo so adesso. Davvero, non so cosa dire, non lo so e basta”. Lui la guardò con aria interrogativa, aveva sempre saputo che dietro quell’aria semplice e apparentemente frivola, si nascondeva un carattere complicato e contrastante. “Frida, ti prego, cosa avresti dovuto dirmi? Avremmo dovuto vederci, parlare ancora, ridere, uscire insieme, cosa c’era di così complicato? E’ chiaro che c’è dell’altro”. Di fronte al silenzio di Frida, Daniel continuò il suo monologo “Siamo stati così bene insieme l’ultima volta che ci siamo visti, ci siamo divertiti, non capisco cosa c’è che ti ha dato fastidio. Se non vuoi avere niente a che fare con me basta che tu mi dia una spiegazione. Sono adulto, me ne farò una ragione, ma sii seria”. Frida capì che non poteva più fare scena muta, doveva dire qualcosa, doveva cercare di spiegarsi. Per lei era difficile aprirsi agli altri ed esprimere le sue vere emozioni, preferiva nascondere tutto dietro la sua aria allegra e stralunata, ma in quel momento non riuscì a liquidare le sue sensazioni con una battuta o con un sorriso, quindi si decise a parlare. “Tu hai travisato i miei comportamenti. Ti sei divertito, lo hai detto tu no? Ci siamo divertiti, questo era importante per te e magari volevi continuare a farlo. Ok, forse sono stata io a sbagliare, forse ti ho dato un’idea sbagliata di me, ma non sono quel tipo di ragazza. Io non sono la ragazzina di dieci anni di meno che ti puoi portare a letto quando vuoi solo perché vuoi divertirti. Io pensavo fossi diverso, ma evidentemente da insegnante dai un’immagine che non rispecchia l’uomo che sei davvero, avevo solo uno stupido, sbagliatissimo ideale di te. Ho detto tutto”. Frida gli vomitò addosso tutte queste cose con un rancore che nemmeno lei immaginava di provare e tra i due calò il silenzio. Perché Daniel non rispondeva? Un secondo dopo aver parlato maledì sé stessa perché non era in grado di usare la diplomazia quando si trattava di sentimenti, non era capace di far buon viso a cattivo gioco quando si trattava di emozioni vere. Così non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi, abbassò lo sguardo e finì di bere il vino che aveva nel bicchiere, temeva di avere di nuovo esagerato, forse lui non si meritava quelle parole, ma ormai il danno era fatto. La reazione di Daniel fu totalmente inaspettata per Frida, le rise in faccia, sembrava divertito, insomma era tornato lo spavaldo di sempre. “Ma tu pensi di sapere davvero cosa ci sia nella mia testa? Beh, se pensi di saperlo, sei proprio fuori strada. Come ti vengono in mente queste cose? Quando le hai meditate, soprattutto? Sei stata una mia allieva per tre anni, ti ho sempre ammirata, e lo sapevano tutti, ma non ho mai, nemmeno lontanamente, pensato di portarti a letto. Io ti ammiravo per la tua spigliatezza, per il tuo modo di gesticolare mentre parlavi alle interrogazioni, per le tue idee, il tuo entusiasmo e soprattutto per il modo in cui mettevi a nudo la tua anima nei tuoi temi. Di te ammiravo il fatto che sapevi rendere speciale anche un compito sull’effetto serra. Il fatto che io adesso non ti consideri più un’alunna, ma una donna bellissima ed interessante, non ha niente a che fare con il sesso”. Disse tutte queste cose sorridendo, i suoi occhi erano così splendenti che Frida non potè avere dubbi sulla sua sincerità. Il respiro le si bloccò per un istante, nessuno le aveva mai detto niente del genere e in quel momento capì che aveva tratto conclusioni affrettate. Daniel era perfetto, era davvero l’uomo che lei aveva sempre pensato e pensò a cosa si stesse facendo sfuggire dalle mani solo per una stupida questione di orgoglio. “Mi dispiace…io non so cosa mi sia preso, forse sono solo entrata in confusione, ho tratto conclusioni affrettate…io non lo so.”  “Non importa, io non voglio che ti giustifichi…a me basta che tu mi abbia spiegato cosa c’era che non andasse. Mi importa che tu capisca che per me non sei una bella ragazza con cui divertirmi, ma sei una persona stupenda con cui amo stare”. Frida finalmente lo guardò dritto negli occhi, non credeva che Daniel potesse arrivare a dire certe cose di lei, certo, le aveva sempre detto di considerarla un’ottima studentessa, ma lei non avrebbe mai immaginato che pensasse tutte quelle cose di lei. Da quell’istante tutto cambiò, l’aria divenne più rilassata, Daniel non aggiunse altre sdolcinatezze, il senso di rabbia e incertezza abbandonarono Frida e i due cominciarono a gustarsi la cena e parlarono a lungo, guardandosi sempre negli occhi. Parlarono di romanzi, di Università, di cinema, del Liceo, del lavoro, di politica, di Carlo, di Kira, parlarono di tutto e di tutti per due ore intere. Si fece l’1:00 quando suonarono al citofono, era Carlo. Daniel salutò Frida sfiorandole le labbra che sapevano di vino e quello fu il primo ed unico contatto fisico che ebbero quella sera, perchè erano stati tutto il tempo troppo impegnati ad attraversarsi le anime l’un l’altro. Frida lo vide scendere le scale e poi rientrò in casa, si sedette sul divano e mentre ripensava a tutto quello che era successo, entrò Kira con un’aria trionfante ed orgogliosa, “Allora”, le disse piazzandosi davanti al divano, “Com’è andata?”. Frida alzò gli occhi, non aveva dimenticato che era stata lei a mettere su tutto quel teatrino e le rispose con tono ironico “è andata esattamente come volevi che andasse, sta cretina!” Si alzò velocemente dal divano dicendole che le serviva un bagno rilassante per scaricare la tensione e che comunque gliel’avrebbe fatta pagare stavolta. Il tempo di un paio di sigarette consumate tra la schiuma della vasca, uscì dal bagno, si sentiva molto più rilassata e aveva voglia di raccontare tutto a Kira, così, ancora avvolta nel suo accappatoio arancione, corse velocemente in cucina e trovò l’amica addormentata sul divano, ancora vestita. La guardò per un attimo ma decise di non svegliarla, anche se la tentazione di tuffarsi su di lei, come usava fare di solito, era fortissima. Mentre la osservava pensò che aveva fatto davvero un ottimo lavoro e si meritava  un po’ di riposo; doveva ammetterlo, quando Kira si metteva qualcosa in testa, doveva ottenerlo, e anche quella volta ci era riuscita.

lunedì 19 gennaio 2015

Episodio IX "Kira studia"


Frida fini di lavorare verso le 20.00. Era distrutta, gli ultimi giorni al negozio erano stati frenetici, ma allo stesso tempo si sentiva felice. Del resto sembrava quasi aver dimenticato la sera della festa e il comportamento poco galante di Daniel, che nonostante i continui rifiuti, continuava a chiedere di lei. Salì di corsa le scale e con la sua tipica irruenza entrò in casa:
"Kiraaa, sono qui! Dove sei??" 
La coinquilina sbucò dalla sua stanza, come una talpa  dai grandi occhialoni e i capelli raccolti in un ciuffo arruffato. Aveva in mano un librone enorme "Harrison , medicina interna" e assonnatamente, sbadigliando, si diresse verso la cucina, la salutò distrattamente e le chiese, mettendo già su la moca, se volesse un caffè. 
"Non si rinuncia mai ad un caffè…ma tu Kira, che hai combinato, sembri…non so…avrei mica litigato con Carlo?" disse allarmata.
"Perché avrei dovuto litigare con Carlo, scusa? sto studiando da stamattina…" 
"No, sai mi ero preoccupata, era da un po' che non ti vedevo nella amata tenuta da casa. Ah… sapevo che quell'orribile felpa sarebbe tornata! E pensare che mi stavo quasi abituando a vederti vestita di tutto punto! allora a cosa dobbiamo questo ritorno alle origini?" 
Kira sbuffò da sotto gli occhiali neri, versò il caffè ad entrambe e sedendosi sul divano, spiegò all'amica che Carlo era impegnato al ristorante e che comunque l'esame di Malattie infettive era alle porte e che lei avrebbe dovuto darsi da fare, mettersi sotto. 
"Dai Kira, è vero che sei abituata a ben altre posizioni, ma non sarà così difficile mettersi sotto…ce la puoi fare!" disse Frida, ridendo delle sue stesse parole "Ma dai non fare quella faccia, sto scherzando, non hai senso dell'umorismo!!" 
"No Frida sei tu che sei a senso unico…sei scontata, e rasenti la volgarità!" le rispose incrociando le braccia e arricciando il naso.
Poi si alzò dal divano e si diresse verso la cucina, si erano fatte quasi le 21.00, questa sera era il suo turno ai fornelli. Cercò di corrompere l'amica a fare  cambio, preferiva lavare i piatti, e rassettare casa, piuttosto che cucinare, ma Frida fu irremovibile, prese le sue cose e andò a rilassarsi con un bel bagno caldo. "Quando torno mi aspetto una bella cenetta!" Ma sapeva che il tutto si sarebbe risolto con un insalata pomodori e tonno.
Le due ragazze cenarono insieme, come del resto tutte le sere e raccontandosi a vicenda la loro giornata. Kira non aveva fatto altro che studiare, a parte la pausa pranzo passata con Carlo, non c'era niente di interessante che valesse la pena di essere raccontato, a meno che a Frida non interessasse farsi una cultura sulle meningiti virali micotiche e batteriche, ma la faccia dell'amica le  fece capire lo scarso interesse che provava per l'argomento. Eccitata invece Frida raccontò che dopo quasi una settimana, il dottor Bassani si era  rifatto vivo. Finalmente l'aveva rivisto, forse non era stato bene, si era ammalato. Poverino se lo immaginava solo soletto , tutto raffreddato , costretto in un letto bisognoso di cure! Kira era perplessa e allo stesso tempo contrariata, pensava che una volta che l'avesse conosciuto, i castelli che si era costruita sarebbero crollati, invece successe il contrario, dopo quell'appuntamento le sue fantasie, diventarono molto più consistenti, l'amica sembrava cotta di quel tipo. 
"Perché invece non chiami Daniel? Poverino chiede sempre di te, tutti meritano una seconda chance, non trovi?" Frida fece spallucce, no Daniel una seconda possibilità proprio non se la meritava.


CONTENUTO SPECIALE:
DAL DIARIO DI FRIDA 

Oggi ho rivisto il dottor Bassani passare fuori il negozio, era da tanto che non lo scorgevo mentre entra o esce dallo studio, non lo vedevo forse da almeno cinque giorni…forse era malato, chi lo sa, o forse era impegnato con altri affari, Milly mi ha detto che è sempre pieno di impegni… in effetti per fissare un appuntamento con lui ho dovuto aspettare na vita. A volte mi rendo conto di rimanere imbambolata dietro la vetrina, guardo il finestrone al primo piano di fronte, quella del suo ufficio, e mi chiedo cosa stia facendo. Ammetto che certe volte mi ha sgamata che lo guardavo aprire il portone o richiuderselo alle spalle, e in quei casi mi ha sempre accennato ad un saluto, dio mio che vergogna! Spero che non gli sia sembrata appostata lì per lui, perché non è così, davvero! Semplicemente, come mio solito, mi piace fantasticare sulla gente e lui è un soggetto che ispira particolarmente questa mia passione cerebrale… e allora sto là e mi chiedo: uha, chissà che tipo è! Strano , è strano…non ci sono dubbi. Chissà se ha una moglie, dei figli, una fidanzata, boh. Sinceramente io penso che quel paio di volte che sono stata in studio da lui, ci abbia provato con me…spudoratamente. O forse sono mie farneticazioni? Può darsi eh! Però, non voglio apparire presuntuosa, ma…cioè, mi dice certe cose, mi butta certe occhiate, mi parla di lui,mi chiede di me…forse lo fa solo per mettermi a mio agio. Vabbè, comunque ogni volta che ci ho parlato (solo quel paio di volte, eh)  altro che mettermi a mio agio, come no ,mi ha sempre messa tremendamente a disagio, forse gli sono sembrata pure un po’ introversa, gli sembro una scema con un sorriso da ebete!! Cioè proprio io?? Io che sono la sfacciataggine fatta persona!!? Non lo so per quale strana sorta di stregoneria, ma davanti a lui non sono mai riuscita ad essere naturale, non riesco ad essere me stessa, boh, forse perché è un medico, o forse perché è un po’ sui generis, o forse perché mi guarda in quel modo. Comunque ci penso spesso, soprattutto quando sono in negozio…questo l’ho già scritto mi sa. Vabbè comunque lo trovo un tipo interessante, nonostante sembri che abbia qualche rotella fuori posto, o forse sono proprio quei  suoi atteggiamenti strambi, quei sorrisi stralunati che fa, a farlo apparire ai miei occhi così tremendamente intrigante. Certe volte vorrei sapere tutto di lui, ma non si è mai vista una paziente che si mette a chiedere della vita privata, però cazzo, lui con me lo fa, eccome! E quando mi fa qualche domanda io resto impalata come una perfetta idiota, secondo me arrossisco pure, madò che scema! Aiuto!  Kira dice che mi sto fleshando, che non lo conosco nemmeno e mi faccio troppi trip mentali. Sì…è vero…ma io sono così, che ci posso fa???? Troppo carino comunque…questo non l’avevo scritto, Carinissimo, sì…in verità non è proprio una cima di bellezza, cioè magari è pure bruttino, gracilino, poi è un po’ vecchio rispetto a me, penso che avrà sopra i 35, forse pure 40…ma è molto giovanile! Sìsì, indubbiamente. E’ giovanile, ha dei modi sbarazzini, simpatici, poi sembra un tipo veramente intelligente e brillante…forse è un chirurgo pazzo, lo dico sempre. Forse, forse, forse…tutti forse, perché alla fine che ne so io di lui??? Magari è pure la persona più normale e conformista di questo mondo. Altro trip mentale…dovrei chiamarlo Daniel? Dovrei rispondere ai suoi messaggi? Kira dice di sì, ma io non lo so, non ci voglio proprio pensare, faccio di tutto per non pensarci onestamente. Forse Daniel potreebbe essere l’uomo della mia vita (e non lo chiamo!!! Accidenti a me!!) E’ dal terzo superiore che penso sia l’uomo della mia vita, solo che, boh..non lo so, non penso che lui abbia capito come sono fatta, penso abbia preso un abbaglio su di me,  si è fatto sicuramente un’idea sbagliata , forse pensa potersi divertire  con la ragazzina di turno e questa cosa  proprio non mi va giù…quindi niente, per ora non lo chiamo, ho deciso.  Ora mi fiondo sotto la doccia e penso un po’ se il dottor Bassani, o meglio Giulio (lui vuole essere pure chiamato per nome!), ha i connotati per essere un uomo impegnato o per essere uno scapolo… qualche indizio pensando pensando potrei pure trovarlo…perché poi dovrei volerlo trovare?? Non lo so…non perché mi piaccia eh! Non mi piace, cioè non penso sia nemmeno il mio tipo, non mi piace in quel senso!!!!! Per niente… infondo chi lo conosce? Ma mi viene di pensarci, così, perché è un tipo intrigante. Ho poche idee, ma confuse. Vabbè sto delirando. Povera Frida!.