sabato 28 marzo 2015

Episodio XXV "E la chiamano Estate - Parte III" [FINE PRIMO CAPITOLO]




Quei dieci giorni a Mallorca erano stati fantastici, peccato che fossero già finiti, pensò Frida quando, appena sveglia, si affacciò al balconcino della casetta dove alloggiava con Daniel per fumare una sigaretta. Quel pomeriggio sarebbero dovuti andar via per prendere l’aereo che li aspettava, avevano preparato già tutti i bagagli così avrebbero potuto godersi l’ultima mattinata in riva al mare. Frida rimase sul balcone ad osservava il mare cristallino dinnanzi a lei, le sembrava di stare in un sogno e notò con estremo piacere che anche quella mattina il sole splendeva luminosissimo, ed erano appena le otto. Si sporse un po’ dalla ringhiera, guardando a destra verso il bungalow di Kira e Carlo, attaccato al loro; chissà se erano svegli e dopo qualche minuto, sul loro balconcino comunicante, uscì Carlo, visibilmente assonnato, in pantaloncini e canotta. Frida gli fece un fischio, salutandolo con la mano, erano sempre solo loro due i mattinieri, mentre gli altri due amavano poltrire e sonnecchiare ad oltranza; scambiarono qualche parola e, finita la sua sigaretta, rientrò dentro per svegliare Daniel, mentre Carlo avrebbe cercato di fare lo stesso con Kira, avevano troppa voglia di andare in spiaggia, quei due dormiglioni dovevano alzarsi assolutamente! Daniel era a dorso nudo, in una posizione disordinata, col cuscino tra le braccia, era bellissimo, pensò Frida. Gli si sedette accanto, sfiorandogli leggermente il volto con un dito, per poi passarlo sul collo, scendendo giù per le spalle, fino al petto, e alla fine non resistette alla tentazione di baciargli le labbra. Dargli un paio i baci non fu sufficiente per farlo svegliare, in realtà non dava assolutamente segni di vita, pareva dormire profondamente, così provò ad accarezzargli i capelli, li adorava, perché anche se corti, erano morbidissimi sotto le dita; ma anche questo tentativo risultò vano. Non c’erano dubbi, l’unico modo per svegliarlo era quella che lei definiva la “modalità Kira”, così si alzò e, presa una breve rincorsa, in un secondo gli si fiondò addosso come un sacco di patate e in un batter d’occhi, come aveva calcolato, Daniel si svegliò frastornato facendo dei versi di sofferenza, forse per il peso che stava sopportando. Frida rise di gusto e notò che non era infastidito, sembrava piuttosto assonnato e soprattutto stupito, era la prima volta che sperimentava su di lui il metodo che fino a quel momento aveva usato solo con l’amica. Dopo qualche attimo Daniel comprese la situazione e le diede corda, l’abbracciò forte e dopo averla immobilizzata cominciò a solleticarle i fianchi e a ricoprirla di morsi sulle braccia “ma daiii, sei matto! Mi lascerai dei segni…mollami!!!” gli gridò Frida, ma lui non sembrava voler smettere e ridendo aggiunse “come hai osato svegliarmi in quel modo!!! Non penso che ti libererò, rimarrai mia prigioniera a tempo indeterminato!” e detto questo continuarono a lottare, lui per tenerla ferma, lei per liberarsi, ma dopo un po’, stremati, si lasciarono cadere tra le lenzuola arruffate, e si guardarono a lungo sorridendosi col fiatone. “Stavo sognando…” disse all’improvviso Daniel, spezzando il silenzio “cosa sognavi?” gli chiese Frida, e lui, mettendosi seduto, con le gambe incrociate rivolse lo sguardo all’insù, come per ricordare “stavo sognando la tua classe…ma tu non c’eri…anzi, ora che ricordo meglio, il tuo posto era vuoto e me ne stupivo, perché di solito non facevi molte assenze..e poi c’era il ragazzo seduto davanti a te, Andrea Bellucci… e niente, lui mi dice che non saresti tornata, ma non ricordo precisamente il motivo, ricordo solo che mi sono intristito all’idea…” Frida rimase in silenzio per un secondo, cercando di interpretare il suo sogno, ma non era molto brava a farlo, forse avrebbero dovuto chiedere a Kira, lei ne sapeva qualcosa in più a riguardo, o forse aveva semplicemente una bella fantasia, chissà. “Beh” disse Frida “non credo significhi qualcosa in particolare, forse sono solo reminiscenze della  vecchia vita che avevamo, quella prof-alunna…una vita che non tornerà…boh” A questo punto, anche Frida si mise seduta, e cominciò a giocherellare con i ciondolini della sua cavigliera, in realtà cercava spunti per cambiare discorso, temeva una precisa domanda da parte di Daniel, che però non si fece attendere, come immaginava. “Chissà, forse la tua interpretazione è giusta, piccola Freud…però stavo pensando, ma Bellucci non era il tuo ragazzo? Ricordo che noi professori vociferavamo di una vostra relazione, cioè, sembrava palese…” Frida sospirò e confermò i loro sospetti, non aggiungendo, però, nessun particolare. Ma l’indole curiosa di Daniel ebbe il sopravvento,  le chiese di raccontargli come era finita, insomma, parevano davvero due piccioncini, gli ultimi due anni di Liceo sembravano inseparabili, e davanti alle sue insistenze, Frida si sentì in dovere di raccontargli quella storia, dopotutto per lei era stata davvero importante e lui aveva tutto il diritto di conoscere qualcosa del suo passato sentimentale, per  questo decise di raccontargli qualcosa. Andrea viveva nella sua stessa cittadina, lo aveva conosciuto il primo anno di Liceo, al quarto ginnasio. A quattordici anni era un ragazzino allegro e vivace, faceva parte del gruppetto dei maschi chiassosi della classe, quelli delle ultime file e lei, che invece era sempre stata un po’ secchiona –anche se amava nasconderlo- stava seduta al primo banco, ogni tanto si voltava e ridacchiava per le stupidaggini che quei quattro scapestrati facevano. Lei e Andrea si stavano molto simpatici, in realtà lei stava simpatica un po a tutti  ragazzi, perché aveva sempre preferito stare con loro a ricreazione e in palestra, piuttosto che con le ragazze, troppo pettegole e oche per i suoi gusti –esclusa Kira  e qualche altra, ovviamente-. Tuttavia, i primi anni di liceo tra loro non ci fu mai niente, erano ancora de marmocchi –soprattutto gli uomini, a quell’età sono anche meno che adolescenti-, e all’epoca, diversamente da oggi, i quattordicenni non erano soliti pensare all’amore o al sesso, lei ad esempio aveva a stento dato il primo bacio, ma fu comunque qualcosa di innocente. In ogni caso, dopo qualche anno le cose cambiarono: in terzo superiore, ormai quasi diciassettenni, lei da brutto anatroccolo acqua e sapone –e anche un po’ impacciato- si trasformò completamente, iniziò a curarsi, a tirare giù la solita coda di cavallo disordinata, smise di indossare le solite felpone da maschiaccio, insomma, cominciò a sembrare una ragazza carina e Andrea iniziò a non vederla più come una semplice compagna di classe,  e le fece una corte spietata per più di cinque mesi. Inizialmente Frida non gli dava corda, ma doveva ammettere che si sentiva lusingata, le faceva piacere ricevere delle attenzioni. Tuttavia, dopo un po’, le si rivelò chi fosse davvero  Andrea e anche lei lo guardò con occhi diversi. Era simpatico, spigliato, intelligente, aveva i suoi stessi gusti musicali, riusciva sempre a sorprenderla con qualche gesto, l’aiutava in matematica facendole guadagnare una sfilza di sette, era attento e disponibile ed aveva sempre qualche storia da raccontarle; iniziarono ad uscire spesso insieme, come non avevano mai fatto gli anni precedenti, chiacchieravano all’infinito isolandosi spesso dagli altri amici, e dopo poco lei si accorse che il tempo con lui volava inesorabilmente, e iniziò seriamente a pensare che non fosse niente male, non aveva mai fatto caso a quanto fosse carino: aveva i lineamenti delicati, due grandi occhioni neri e i capelli corvini che facevano contrasto con la sua pelle molto chiara, con lei era sempre molto dolce e riuscì a farle perdere la testa, in poco tempo si innamorò perdutamente di lui… si innamorò come si innamora un’adolescente, Andrea era il suo principe azzurro, il ragazzo romantico e perfetto che la teneva per mano e con cui faceva progetti di vita. Si misero insieme e diventarono inseparabili. A quel punto del racconto Frida fece una pausa, cos’altro c’era da dire? Si sforzò di ricordare quel periodo, che aveva faticato a cancellare via, e dovette ammettere che era davvero felice e spensierata, gli anni liceali per lei erano stati appassionanti e divertenti… Daniel si accorse dell’espressione malinconica della ragazza, così intervenne a rompere il suo silenzio “capisco…beh, si vedeva che eravate molto in sintonia… Andrea era un ragazzo intelligente, ma non mi è mai piaciuto particolarmente come alunno, non era molto portato per le materie umanistiche, i suoi temi erano piuttosto banali, ma comunque studiava e sapeva il fatto suo…senza dubbio… ma, poi? Cos’è successo?” Frida aveva omesso la fine del racconto, era da tanto che non ci pensava, si erano lasciati da quasi cinque anni e a distanza di tempo forse la ferita faceva ancora male, ma rispose ugualmente, sospirando “andava tutto bene, lui era perfetto…poi dopo la scuola ci siamo iscritti all’Università, lui ad Ingegneria…e niente, dopo poco le cose sono cominciate a cambiare, lui era diverso, non era più attento e premuroso, mi trattava quasi come una scocciatura. Si era innamorato di un’altra, chissà da quanto tempo. Quando l’ho scoperto ha avuto anche il coraggio di prendersela con me, mi disse che non me lo aveva detto esplicitamente per non farmi soffrire e che aveva provato in tutti i modi a farmi capire che non mi amava più e io non avevo capito niente…ti rendi conto? La colpa era mia, perché ero troppo innamorata e accecata per capire che non mi amava più…ed è finita così, una bella storia da favola, crollata come un castello di carte, puf, mandò tutto all’aria in un secondo!” Daniel  non potette fare a meno di notare che Frida aveva assunto un’aria triste, aveva gli occhi lucidi e intrecciava nervosamente le dita delle mani, così gli venne spontanea una domanda “e ci soffri ancora dopo tutto questo tempo? Perché?” Frida alzò gli occhi verso il soffitto “ho smesso di soffrirci da tanto…  mi fa solo ancora tanta rabbia, perché ho capito che questa faccenda mi ha segnata profondamente, mi ha cambiata come persona, internamente… Prima credevo cecamente nell’amore, sognavo molto più di adesso, ci crederesti mai? E poi la delusione che mi ha dato Andrea mi ha fatto cambiare completamente prospettiva, ho cominciato ad avere un atteggiamento superficiale nei confronti degli uomini e dei sentimenti in generale, badando bene a non innamorarmi…per quasi cinque anni è stato così, flirt inutili, storielle in cui non ho mai più avuto il coraggio di andare fino in fondo…mi sono sentita come svuotata, sfiduciata, ho vissuto la fine di quella storia come un fallimento personale, e non volevo più passarci. La stupida romantica catapultata nella cruda realtà…adesso mi viene quasi da ridere” disse, accennando una risata nervosa. Daniel la prese tra le braccia, poggiandole il capo tra le sue gambe incrociate “capisco perfettamente, ma sai, io ti ho sempre conosciuta, e ho sempre saputo che dietro quell’aria superficiale e frivola che mi mostravi spudoratamente quando flirtavi con me, c’era dell’altro, tanto tanto altro…quindi non penso che lui ti abbia cambiata, credo piuttosto che ti sia messa una maschera per evitare di soffrire ancora… ma, ormai, hai me, ti sei innamorata ancora, e non c’è rischio che io ti faccia star male…non potrei mai farlo” Frida gli sorrise dolcemente “so che non lo faresti mai…” “sinceramente” aggiunse Daniel “non capisco come abbia potuto lasciarsi scappare una come te, il caro Bellucci...è stato lui a perderci, puoi giurarci…e tu hai avuto tutto da guadagnarci in questa storiaccia” “ah si? E cosa ci avrei guadagnato, sentiamo?” Daniel sorrise maliziosamente “me!” E detto questo si decisero ad alzarsi, li aspettava un’ultima mattinata di relax prima di ritornare alla vita di tutti i giorni.
 

domenica 22 marzo 2015

Episodio XXIV "E la chiamano Estate - Parte II"


“Allora che si fa?” esclamò Frida con entusiasmo, spuntando improvvisamente alle spalle di Kira, che sobbalzò. Fino a qualche secondo prima, infatti, era rilassata sul terrazzino del suo bungalow e sorseggiare un succo di frutta, immersa nei suoi pensieri, e l’arrivo di Frida l’aveva fatta davvero tremare per un istante, rovinando il suo sogno ad occhi aperti, d’altronde quando c’era l’amica in giro, era quasi impossibile rimanersene in santa pace, pensò. “Fri, mi hai messo paura! Quanto sei sciocca! Che vuoi fare? Dai, restiamo qui a goderci il panorama finchè i ragazzi non saranno tornati…” le disse allora, e Frida a quel punto le si piazzò davanti con un gran broncio, come se avesse detto chissà quale eresia  “ma stai scherzando spero?”  disse, facendola scoppiare a ridere “ma dai, l’immersione guidata durerà solo un’ora, aspettiamoli qui…” incalzò Kira. Imbronciata, Frida assunse la tipica posizione di quando voleva a tutti i costi convincerla di qualcosa “allora” cominciò “in realtà io li ho accompagnati per monitorare la situazione”   “monitorare cosa, scusa?” le chiese Kira scettica, “per vedere se c’era bisogno della nostra presenza, ovvio!”. Kira non ci stava capendo molto, non riusciva a capire l’amica dove volesse arrivare “e perché ci sarebbe dovuto essere bisogno di noi, scusa?”. Frida sbuffò spazientita “oddio Kira, stai dormendo! Driin driiin, ci sei?? Ovviamente sono andata a controllare se ci fossero istruttrici donne o ragazze carine che avrebbero potuto infastidirli…siccome il test è risultato negativo, ci possiamo rilassare, ma fuori di qui, ti prego!” Kira scoppiò di nuovo a ridere, piegata quasi in due “Fri, ma ti rendi conto?Infastidirli….hahahaha…di’che sei gelosa piuttosto!!!”    “gelosa io?? Sei tu quella che va a controllare Barbie alla tenuta ogni poco!”   “tu me l’hai consigliato, infatti!”, si difese prontamente Kira. “Vabbè, comunque il punto non è questo” continuò Frida “il punto è che dobbiamo uscire…andiamo al bar in spiaggia, prendiamoci da bere…li aspetteremo lì, c’è un gran casino, tra pochi minuti sono le 18.00, cominciano l’happy hour! Prendi la borsa e andiamo!” le disse prendendola per una mano e facendola balzare in piedi, ormai Kira non aveva più armi a sua disposizione, avrebbe dovuto seguirla, ma non lo avrebbe fatto a malincuore, dopotutto era una bella idea! Dieci minuti più tardi erano rilassate ad un tavolino, sotto un grande obrellone di paglia, a godersi l’happy hour al bar in spiaggia, c’erano davvero tantissime persone, un buffet ricco di frutta esotica, sangria, cocktails di ogni genere, sarebbe stato un peccato perderselo! Insieme si stavano godendo il sole del tardo pomeriggio, guardando la gente ballare sulla spiaggia a ritmo di musica e ogni tanto buttavano qualche commento qua e là su tutto ciò che vedevano. “Prendiamoci qualcosa da bere” disse Kira sbirciando sul bancone allestito per l’occasione “sì” rispose Frida “in realtà avrei anche un certo languorino” aggiunse ancora “ma prenderò qualcosa di analcolico, non vorrei rischiare di ubriacarmi, sono quasi a stomaco vuoto!” Frida aveva ragione, pensò l’amica, avrebbero preso anche lei un bel cocktail alla frutta per tenersi leggera. Arrivate davanti al banchetto, furono colpite dalle magnifiche composizioni di frutta, “buonissimo questo melone bianco” cinguettò felice Frida, gustandolo soddisfatta dal suo ricco piatto “ha un non so chè di dolciastro, dovresti assaggiarlo! Dopo mi riempio un altro piattino!”   “no" rispose Kira, "non mi va molto la frutta…ho mangiato uno yogurt prima di uscire e mi sento abbastanza sazia…su, torniamo a sederci” disse, dopo essersi fatte riempire il bicchiere di pinacolada analcolica. Mentre parlavano e ridevano del più e del meno, l’attenzione di Kira sembrò catturata da qualcosa “che stai guardando?” le chiese Frida “guarda quei due” le rispose lei indicando due ragazzi accanto al bancone con due birre in mano “sono proprio carini…scommetto che sono spagnoli! Si vede proprio!”  Frida non dovette sforzarsi per guardare in lontanaza, grazie ai  suoi occhiali da sole appositamente graduati “sì…carini…a me piace il tatutato!” disse alludendo ad un dei due pieno di tattoo sulle braccia “no, no!” esclamò Kira storcendo il naso “l’altro è decisamente più carino!”  “Penso che andrò a conoscerli!” disse all’improvviso Frida scendendo dallo sgabellino  in modo piuttosto goffo, rischiando di ruzzolare a terra “Fri! Fermati!"  l’ammonì Kira strabuzzando gli occhi “E stai attenta! Fri, ma ti reggi in piedi, o no?” le disse allora, preoccupata per i modi goffi dell’amica “sisi, è tutto ok, voglio solo divertirmi un po’! Tanto poi arriveranno i ragazzi e chi s’è visto s’è visto!”    “Frida!” l’ammonì di nuovo Kira in tono severo, dopo aver assaggiato un pezzettino di melone dal suo piatto “ti sei mangiata due piattoni di sto coso???? Non ti sei accorta che c’è della vodka in questo melone???”, ma ormai era troppo tardi, Frida già si era avviata verso il bacone, a Kira non restava che godersi lo spettacolo dal suo tavolino, sperando che l’amica non fosse davvero così a terra. La osservò parlottare con quei due tipi, cercando di capire cosa stessero dicendo. I ragazzi sembravano sorridenti e lei, con i suoi modi esplosivi, sembrava aver fatto colpo su di loro...forse era meglio intervenire, pensò, non voleva rischiare che magari quel melone le avesse fatto troppo male, così si decise, spinta anche un po dalla curiosità, e la raggiunse. “Aquì! Mia amiga Kira!...” esclamò Frida appena la vide, “mi perro se llama KIRA!”  disse sorridendo uno dei due ragazzi, quello tatutato, facendo scoppiare a ridere Frida “ma cos’è un perro?” sussurrò Kira all’amica “il suo cane, si chiama Kira hahahahahaha” tradusse Frida.  “Non è una cosa carina da dire ad una ragazza, questo è proprio cretino…capiscono l’italiano?”   “no, non credo lo capiscano molto…forse solo un po” . Kira la guardò con aria sconsolata “e scusa, come stai comunicando con loro?”   “vabbè improvviso un po di spagnolo! Ma torniamo alle presentazioni!” disse Frida indicando uno dei due ragazzi, il più bassino “Lui è Carlos! Vedi? Ne lasci uno e ne trovi un altro!hahahahah” A questa battuta pietosa Kira sospirò sonoramente, e fu certa che Frida non fosse particolarmente lucida, ma comunque le resse il gioco, dopotutto si stavano solo divertendo. I due ragazzi, Carlos e Esteban, erano molto simpatici e riuscirono a farsi capire. Venivano da Madrid ed erano due neo laureati in ingegneria, 24 anni appena compiuti, fisici scolpiti e tratti mediterranei, effettivamente erano estremamente carini. Dopo aver fatto alle ragazze tantissime domande, bevvero insieme un paio di chupitos, finchè l’idillio fu interrotto dall’arrivo di Daniel e Carlo, che si presentarono a loro, anche se con aria non particolarmente entusiasta. Prima di andar via e salutarli, Esteban invitò tutti e quattro ad una festa organizzata da lui per quella sera in un locale lì vicino, Frida e Kira accettarono subito eccitate, avrebbero solo dovuto convincere Daniel e Carlo ad andare. “Si può sapere che stavate facendo?” disse Daniel stizzito “non possiamo allontanarci un attimo che subito ci rimpiazzate?”  “macchè!” esclamò Frida “sti due si sono avvicinati per fare conquiste, ma è ovvio che abbiamo fatto solo amicizia!” Anche Carlo non era particolarmente contento di averle trovate con quei due adoni “comunque erano due bambocci…ce li hanno almeno 20 anni?” disse allora lui guardando Kira di sbieco, facendo scoppiare a ridere la ragazza “sono nostri coetanei…non è che ti sei offeso perché sono due giovincelli rispetto a voi?”  Carlo non rispose alla sua battuta, anche se effettivamente era stato un po’ umiliante vederle ocheggiare con quei due. All’improvviso la loro attenzione si spostò su Daniel e Frida che stavano discutendo animatamente, “che succede?” chiese allora Carlo incuriosito “credo che Frida abbia bevuto, ma lei dice di non aver toccato niente di alolico, Kira si può sapere??”  Kira scoppiò a ridere e raccontò la storia del melone, lasciando Daniel e Carlo molto divertiti, l’avrebbero presa in giro per tutta la vita, dissero. Alla fine quella sera le ragazze ebbero la meglio, andarono alla festa a cui erano stati invitati. Il locale era molto grande e dispersivo, c’erano tantissime persone, l’aria era piuttosto folkroristica, tutto aveva un’aria spagnoleggiante. Si erano accomodati ad un tavolino e avevano degustato moltissimi piatti della tradizione presenti nel buffet, che stranamente anche a Carlo piacquero molto, era tutto cucinato abbastanza bene. Dopo metà serata erano tutti abbastanza alticci, ma soprattutto Carlo e Daniel, che sembravano aver perso ogni inibizione, i fumi della sangria stavano facendo il loro effetto. Così i due Si fiondarono nella folla a ballare, riscuotendo molto successo tra le tante ragazze, ma Kira e Frida non erano particolarmente preoccupate, anche loro si stavano scatenando, dopo la cena e la sangria stavano facendo fuori ogni sorta di bibita al free bar, e non c’era spazio per la gelosia, ma solo per il divertimento. Ad un certo punto Daniel e Carlo si fermarono, decisero di sorseggiare con calma i loro Jack Daniel’s seduti al tavolo, “amico mio, questi ce li meritiamo, dobbiamo riposarci un attimo” disse Carlo all’amico porgendogli un sigaro cubano, ne aveva portati un bel po’ per goderseli durante la vacanza, e anche se non aveva mai fumato, un sigaro ogni tanto se lo concedeva, rigorosamente con del buon whiskey.  Così si lasciarono cadere sul divanetto, avevano sudato un bel po’, anche se il locale era all’aperto, quella sera faceva caldissimo e la brezza marina non era servita a molto. “Allora?” disse Carlo “hai visto che Mallorca non è poi tanto male?” Daniel sorrise sbottonandosi due bottoncini della camicia “e chi ha detto che era male? Mi rimangio tutto quello che ho detto prima di partire!” disse ancora, alludendo al fatto che all’inizio non era particolarmente entusiasta della meta decisa dagli altri tre, avrebbe preferito andare in un posto meno caotico, ma effettivamente aveva cambiato idea, non aveva trovato gruppi di adolescenti impazziti come si sarebbe aspettato, c’erano ragazzi e ragazze di ogni età e stavano riuscendo a tenere il giusto equilibrio tra divertimento e relax. Mentre si godevano placidamente la folla in pista da lontano, all’improvviso Daniel sobbalzò “guarda quelle due!” esclamò indicando Frida e Kira, Carlo le cercò con lo sguardo e le vide ballare con i due spagnoli “ehi, rilassati Daniel! Stanno solo ballando!”  “no, no!” esclamò Daniel drizzandosi ancora un po’ per guardarle meglio “si stanno avvinghiando a quei due, guarda!”    “tu dici?” rispose Caro cercando di scrutare meglio i loro movimenti “non so, a me sembra un ballo innocente…forse la Sangria ha alterato le tue percezioni…!”  e detto questo si voltò verso Daniel notando che,  improvvisamente, non stava più guardando Kira e Frida, ma la sua attenzione era rivolta ad altro. “Guarda questa”, disse allora Daniel, completamente assorto dalla visione di una cubista mezza nuda che stava ballando sul cubo accanto al loro tavolino. Entrambi rimasero a guardarla imbambolati, era una ragazza molto bella e soprattutto provocante, e si muoveva veramente bene sulle note della House Music, ormai Carlo e Daniel sembravano aver dimenticato le ragazze e gli spagnoli, erano catturati dagli sguardi ammiccanti di quella ballerina, che smbrava guardare proprio loro. “Le ho perse!” esclamò Carlo all’improvviso “cosa?” chiese Daniel ancora preso dalla cubista “le ragazze! Le ho perse di vista!” Entrambi saltarono in piedi guardandosi intorno sconvolti, cercarono di analizzare ogni singola persona in pista, si voltavano a destra e sinistra come due ossessi, dov’erano finite? Daniel era evidentemente preso dal panico, mentre Carlo cercava di essere più razionale “aspetta, non facciamoci prendere dal panico, calmiamoci…pensiamo, potrebbero essere in bagno!” disse.  “Non ci sono nemmeno gli spagnoli! Oddio dove le hanno portate??!!” esclamò Daniel passandosi continuamente le mani tra i capelli, tipico gesto che ripeteva quando era molto nervoso, e detto questo si precipitò come un leone, ancora col sigaro in bocca, tra la gente che ballava, guardando uno per uno in faccia e facendosi largo con le braccia. Carlo cercò di stargli dietro, doveva provare a calmarlo, si stava agitando troppo per i suoi gusti, così arrivati al limite della pista, dove c’era il bancone del bar, lo prese per un braccio “Daniel, calmati! Sembri una scimmia impazzita! Proviamo a pensare…”   “io non riesco a pensare, ho la mente annebbiata” rispose l’amico prendendosi la testa tra le mani “non riesco a pensare neanche io” disse Carlo “ma ci proverò, anche perché stai facendo agitare anche me! Andiamo a vedere in bagno, dai”     “magari le hanno trascinate in bagno, dici???! Oddio, questa vacanza sta diventando un incubo, saremo tutti su Barbara D’Urso da settembre!!!!”  “Daniel!” esclamò ancora Carlo spazientito “non le hanno portate in bagno, forse ci sono andate loro…da sole intendo!!! E butta via quel sigaro! Sembri un narcotrafficante!” Carlo era chiaramente un po’ più lucido, così arrivarono ai bagni e, indecisi su chi dovesse andare a controllare nella toilette femminile, fecero un buffo tocco, e alla fine fu Carlo ad avere la peggio! Fu costretto ad entrarci, chiamò a gran voce Kira e Frida, che però non c’erano, e fu letteralmente buttato fuori  a calci da un gruppetto di ragazze americane urlanti che lo minacciarono di chiamare la sicurezza. Niente da fare, in bagno non c’erano, nemmeno in quello maschile. Continuarono per una buona mezz’ora a percorrere avanti e indietro il locale come due animali in gabbia, finchè Carlo non le vide, finalmente. Erano sole, appoggiate al muro in  un angolo a fumare e pareva che si stessero divertendo molto, ridacchiavano e parlavano ad alta voce, in un lampo si avvicinarono a loro “vi avevamo perse di vista, ma dove cazzo eravate??” urlò Carlo inferocito, mentre Daniel tirò un sonorissimo sospiro di sollievo, ma Kira e Frida continuavano a ridere, letteralmente piegate in due “eravamo stanche di ballare, siamo qui da un pezzo a riposarci! Cioè a due passi dal nostro tavolo!!!!” disse Kira ridendo “vi stiamo osservando da più di mezz’ora mentre ci cercavate come pazzi, e noi eravamo sotto il vostro naso! Ahahhaa oddio muoio!” aggiunse Frida. “Voi siete due stupide!” ringhiò Daniel, “no!” rispose prontamente Kira “siete voi che vi siete diciamo…distratti…”    “piaciuto il balletto di miss copri capezzoli, sul cubo?” disse Frida con tono acido, facendo rimanere Daniel e Carlo come due pere cotte, avevano fatto proprio la figura degli idioti, dovevano ammetterlo. Il breve tragitto fino ai bungalows fu arduo ma divertente, Kira e Frida continuarono a prenderli in giro, mentre Carlo dovette fare uno sforzo enorme per sorreggere Daniel che non riusciva a tenersi in piedi. Alle prime luci dell’alba si ritrovarono tutti e quattro addormentati sul patio delle casette, a godersi la frescura notturna, tra il canto delle cicale, sotto un magnifico cielo stellato.

mercoledì 18 marzo 2015

Episodio XXIII "E la chiamano Estate - Parte I"


La spiaggia di Sa Calobra al tramonto era ciò di cui avevano davvero bisogno Kira e Frida che, distese sotto il grande ombrellone di paglia, si godevano l'inizio della loro vacanza. Insieme a Daniel e Carlo erano atterrate quella mattina a Mallorca, il volo era stato divertente, non avevano fatto altro che prendere in giro Kira sulla sua fobia per gli aerei, che per tutto il viaggio non aveva certo nascosto. Tra l'altro le era capitato di sedersi lontana dai tre amici, accanto a un marmocchio urlante che aveva aumentato la sua frustrazione, suscitando l'ilarità dei compagni di viaggio; la sua esasperazione arrivò al culmine quando, apertosi il portellone dell'aereo, gridò stizzita al bambino "spero di non rivederti mai più, brutto marmocchio!" davanti ai volti attoniti dei genitori del poverino, seduti poco distante. L'ansia e lo stress ora sembravano lontani, se ne stava sdraiata col suo ipod e gli occhialoni scuri, ammirando il panorama, battendo il piede a tempo di musica, ogni tanto lanciava un'occhiata a Carlo e Daniel che nuotavano in lontananza. Accanto a lei anche Frida era immersa nel relax più totale, intenta nella lettura del suo autore preferito, sgranocchiando una busta di patatine, rigorosamente rustiche. Daniel uscì dall'acqua correndo verso di loro, Kira lo osservò da dietro gli occhialoni da sole e voltandosi verso Frida le disse ridendo "ecco il tuo Mitch di ritorno" canticchiando la sigla di Baywatch. Lui si sedette sulla sdraio accanto a Frida, sbirciando per capire cosa stesse leggendo e il suo commento ironico non si fece attendere "mmh… Le notti Bianche di Dostoevskij…però! Una bella lettura da spiaggia!!" Frida gli rispose con una linguaccia "prof" gli disse "dovresti far studiare un po' di letteratura russa a scuola secondo me, sarebbe stimolante" Daniel rise "si certo" le rispose perplesso "il programma di letteratura italiana è talmente breve che sarebbe assolutamente necessario integrarlo, con la letteratura russa poi, sai come sarebbero contenti i miei alunni, mi amerebbero ancora di più!!" Frida distolse gli occhi dal suo libro e facendogli un sorriso malizioso gli disse "io di sicuro ti avrei amato ancora di più…ma pensandoci è meglio che lasci perdere il mio consiglio, rischieresti di fare altre stragi di cuori!" Tutti erano a conoscenza di quanto Daniel fosse venerato dalle alunne, anche Kira e Frida infatti non erano rimaste immuni al suo fascino ai tempi del Liceo; Frida, che era molto gelosa del fatto che riscuotesse tanto successo non solo con le allieve, ma sicuramente anche tra le insegnanti, non perdeva mai occasione per evidenziare la sua gelosia. Daniel fece spallucce e le accarezzò i capelli "che posso farci se madre natura è stata così generosa con me? Sono rassegnato a corti spietate, ma non preoccuparti, in tutta la mia carriera solo una donna ha fatto breccia nel mio cuore e penso che tu la conosca bene, era seduta al secondo banco giusto qualche anno fa…"  Intanto Kira, che stava ascoltando distrattamente la conversazione, aveva perso di vista Carlo, così si rivolse a Daniel, ma non fece in tempo a chiedergli dove fosse finito, che Carlo spuntò alle sue spalle frizionandosi energicamente i folti capelli, schizzandole addosso un mare di acqua congelata.
"Ma dimmi, quanti anni hai?" gridò Kira infastidita, non si aspettava un attacco del genere. "Quanti me ne dai??" disse Carlo ridendo, non facendo caso al tono polemico della ragazza. Ora era a cavalcioni della sdraio, zuppo dalla testa ai piedi.
"ahahah andiamo Kira, sei acida come un yogurt greco, anche qui in questo paradiso…rilassati!" disse Frida, ancora con il libro aperto, accoccolata tra le braccia di Daniel.
Kira non riuscì a rispondere a tono alle accuse dell'amica, Carlo si chinò su di lei, baciandola teneramente, ancora una volta prendendola alla sprovvista.
"Andiamo in stanza…so io come farti rilassare…" le disse a bassa voce, mentre le porgeva la mano per aiutarla ad alzarsi.
Kira rimase a bocca aperta, ma quanto poteva essere sfacciato?  "Adesso?" chiese sbattendo le palpebre dallo stupore e le guance arrossate dall'imbarazzo.
"Se non ora, quando?" le sussurrò ancora lui con un incredibile sorriso malizioso a cui era impossibile resistere.
"OooK" disse balzando in piedi, raccogliendo velocemente le sue cose nell'enorme borsa da mare.
Carlo le cinse le spalle in un abbraccio e le baciò dolcemente la guancia, poi dopo aver salutato gli amici e aver preso appuntamento per la serata, si diressero vero i bungalows che sorgevano dall'altro lato della spiaggia. Daniel e Frida rimasero abbracciati sull brandina rossa, anche se in realtà non ci entravano entrambi, riuscirono a trovare la posizione per incastrarsi e stare vicini, lei cercava di tenere in mano il suo libro nel miglior modo possibile e lui la guardava sorridendo, facendo scorrere il dito indice sulla sua guancia dolcemente, avanti e indietro, finchè lei non fu costretta a sospendere la sua lettura “insomma!” gli disse richiudendo il romanzo “non vuoi proprio lasciarmi leggere in pace, e poi sei ancora tutto bagnato e freddo..brrrr”; il contatto con la pelle di Daniel la fece rabbrividire e con un balzo incrociò le braccia per ritrovare calore. “Non voglio che smetti, mi piace guardarti leggere “ Frida ridacchiò “ah davvero? Ma se non hai fatto altro che disturbarmi!” Daniel allungò la mano ed afferrò il libricino verde poggiato sulle gambe di Frida, lo aprì e con aria pensante cominciò a sfogliarne le pagine ingiallite “non l’ho mai letto questo romanzo di Dostoevskij, in realtà penso sia un’opera diciamo minore…da dove l’hai scavata?” Frida, intenta a spalmarsi litri di crema solare sulle gambe e sulle braccia, notando che Daniel era impegnato a leggere qualche passo del libro, finì di farla assorbire prima di rispondergli “sì, non è uno dei suoi romanzi più famosi, anzi è anche uno dei più brevi. Si tratta di un’opera giovanile, come al solito le opere giovanili sono sempre tra le meno apprezzate…eppure credo fermamente che i capolavori più autentici e profondi degli autori siano quelli che hanno avuto meno fama, secondo me vuol dire che nessuno è riuscito a coglierne la vera essenza, ed è per questo che hanno riscosso meno successo. Inoltre le cose scritte in gioventù hanno un non so chè di grezzo, di acerbo, è come se l’animo più profondo dello scrittore sia ancora in un certo senso imprigionato, stenta a venir fuori, ma allo stesso tempo se ne riescono a cogliere le prime sfumature, le prime ravvisaglie…ha qualcosa di affascinante tutto ciò, non credi?” Daniel rimase qualche attimo a pensare, pooi distolse gli occhi dalle pagine e la guardò “signorina Cesari mi trovo d’accordo con lei, ha davvero una spiccata sensibilità letteraria. E mi dica, cosa l’attira di quest’opera?” Frida abbassò gli occhi, quando Daniel scherzava a fare il professore l’assaliva un senso di imbarazzo, come se di fronte avesse ancora il professor Rossini che la scrutava con i luminosi occhi cerulei,ricordava ancora quando la interrogava alla cattedra, aveva sempre un buon profumo, forte ma fresco e delicato al tempo stesso; quante volte aveva sognato di abbracciarlo o di accarezzargli il viso, pensò, ma ora che aveva la possibilità di farlo quando voleva, si rese conto che a volte era restìa, che si sentiva frenata dal ricordo di quell’uomo dietro la grande scrivania di legno, con le gambe accavallate sempre elegantemente e il registro in mano, sempre pronto a correggerle qualche termine inappropriato, a rassicurarla quando era in ansia per lo studio, a farle i complimenti quando gli dava soddisfazioni e a bacchettarla se chiacchierava troppo o dava qualche risposta arrogante; il professor Rossini ora era solo Daniel, l’uomo magnifico disteso accanto a lei su una delle più belle spiagge di Palma de Mallorca, si disse che avrebbe dovuto farci l’abitudine prima o poi, si, ci sarebbe riuscita sicuramente. Frida era imbambolata con lo sguardo rivolto all’orizzonte, su cui ormai il sole si era poggiato già da un bel po’, tingendo il cielo di colori caldi che solo da una spiaggia si possono davvero ammirare, e pensò cosa le piaceva di quel romanzo “beh” gli disse continuando a guardare il mare, “quest’opera tratta della storia di un amore e di un abbandono…mi piace perché parla di un sognatore isolato dal mondo e dalla realtà, dal carattere timido e impacciato, che passa le sue notti insonni passeggiando lungo il fiume di San Pietroburgo; una notte conosce una ragazza grazie alla quale ritroverà il contatto con la realtà e soprattutto con le sue emozioni, da cui si era staccato...la storia si svolge in quattro notti in cui i due si incontrano, quattro notti bianche per la precisione…questo titolo allude al fatto che a Pietroburgo per un periodo dell’anno il sole non scende mai sotto l’orizzonte e quindi non cala mai la notte, magnifico no?…beh, non scenderò nei particolari, devi leggerlo...e niente, mi piace perché Dostoevskij riesce, come sempre, a farti attraversare lentamente l’animo dei suoi personaggi, sempre su uno sfondo mozzafiato, descritto nei minimi dettagli, ed è come se tu fossi davvero lì, a sognare con lui…” Daniel le accarezzò i capelli con la mano destra, mantenendo il libro con la sinistra “beh, mi hai convinto, credo che lo leggerò...Dostoevskij non l’ho mai considerato particolarmente, ho letto solo un paio delle sue opere più famose” ad un certo punto, continuando a sfogliare velocemente il libricino, assunse un’espressione di disappunto “cosa c’è?” gli chiese subito Frida, sgranocchiando le sue patatine; Daniel sospirò “notavo che hai sottolineato molte cose in varie pagine, e che hai scritto molti appunti…perché sporchi i libri? Dovrebbero rimanere immacolati…” Frida gli spiegò che usava segnarsi i passi che le piacevano di più e scrivere alcuni suoi pensieri sui lati delle pagine, per lei i libri non dovevano rimanere immacolati, dovevano essere vissuti, erano qualcosa di personale, tra lei e i suoi liibri nasceva un legame intimo e profondo già dopo la lettura della prima pagina. A Daniel soddisfò la sua giustificazione, sapeva da sempre che era una ragazza sensibile, piena di sorprese e con tante cose da raccontare, anche se lei stentava sempre a darlo a vedere, preferiva apparire più semplice di quello che era in realtà; aveva un animo complicato e contraddittorio, ma dannatamente bello, pensò. “però, dirco la verità, mi piacciono le cose che scrivi” le disse “riesci a cogliere partcolari che con una lettura frettolosa non sarebbe facile cogliere…” . Un enorme sorriso si illuminò sul viso di Frida, le faceva piacere essere apprezzata da lui, il suo giudizio per lei contava moltissimo, e più di ogni altra cosa voleva la sua considerazione e la sua approvazione. Ripose il libro nella grande borsa bianca da spiaggia e ne tirò fuori uno piiccolissimo, era un opuscoletto dalla copertina multicolore, e guardando Daniel negli occhi glielo porse “tieni…visto che ti piacciono le cose che scrivo, leggiti questo, è brevissimo, puoi farlo in mezz’ora” Daniel prese l’opuscolo un po’ scettico e immediatamente ne lesse il titolo “La Favola d’amore di Herman Hesse…” poi lo sfogliò velocemente e aggiunse “ma ci sono anche delle figure, e quanti appunti! Ok, d’accordo, lo leggerò, entro stasera lo riavrai”  “no” rispose prontamente Frida “voglio che lo tenga tu. Questa è la celebrazione dell’amore e dell’arte, dei colori, delle sensazioni, ci sono affezionata e voglio darlo a te…anzi, aspetta un attimo” Frida riprese il libro in mano, cercò frettolosamente una penna nella borsa e scrisse velocemente qualcosa sulla prima pagina, per poi ridarglielo. Daniel fu felice di quel regalo, per lui significava moltissimo riceverlo da lei, anche perché sapeva perfettamente quanto le costasse privarsi di un suo libro, era molto gelosa dei suoi romanzi. “Alla mia favola d’amore. La signorina Cesari.” Lesse queste poche parole dalla calligrafia rotonda e lineare, pose l’opuscoletto a suoi piedi e l’abbracciò, facendola sprofondare sul suo petto. Rimasero sretti, in silenzio, sentivano che i loro cuori erano perfettamente in sintonia con le onde del mare,non erano solo i loro corpi ad abbracciarsi, ma le loro menti, le loro anime, i loro profumi, tutto era fuori dallo spazio e dal tempo.

venerdì 13 marzo 2015

Episodio XXII "La risposta della discordia"


Quella sera, dopo cena, si erano ritrovati tutti alla tenuta per bere un cocktail offerto da Carlo, che li accolse nel suo salotto; tra un brindisi e l’altro la serata trascorse piacevolmente per tutti. Oltre a loro quattro c’erano altri due cari amici, Lorenzo e Gianni, rispettivamente aiuto cuoco e barman del ristorante, che andarono via per primi verso mezzanotte e mezza, lasciando Frida, Daniel e Kira ancora lì, i quali evidentemente avevano voglia di chiacchierare ancora un po. In realtà era stata Frida ad insistere per restare, Kira e Daniel avrebbero preferito andare a dormire dato che il giorno dopo tutti loro si sarebbero dovuti svegliare presto, ma questo piccolo appunto non sembrava preoccupare più di tanto la ragazza, che alla fine li convinse a bere un altro margarita, sta volta avrebbe provato lei a prepararlo con l’aiuto di Kira e fu una grande vittoria, perché i drink erano venuti squisiti. Kira era accanto a Carlo sul divano, Daniel sulla grande poltrona con le solite gambe accavallate e Frida, che invece era appoggiata alla finestra a sfumacchiare, per tutto il tempo non fece altro che ironizzare sul fatto che i genitori di Kira avessero scoperto l’esistenza del suo segretissimo fidanzato. Anche Kira ci scherzava su, ma per farglielo conoscere era ancora presto, disse, non aveva mai amato portare in famiglia la sua vita privata, era molto riservata al riguardo e Carlo non sembrò contrario, Kira era libera di gestire i suoi rapporti con la famiglia come meglio credeva, a lui non interessava assolutamente pressarla in qualche modo. Risero a lungo a crepapelle per i racconti di Kira sulla sua mitica nonna Elsa, era davvero una nonna sprint come amava definirla Frida, molto moderna e con un gran pepe! Poi ad un certo punto, come di consueto, Carlo e Daniel finirono per parlare di questioni di lavoro. “Per il 3 giugno dobbiamo organizzare una bella cena con i miei colleghi per la fine dell’anno scolastico” disse Daniel “comincia a pensare ad un bel menu a modo tuo, caro mio chef, ovviamente nulla di troppo pesante, comincia a far caldo…” Carlo assunse un’aria soddisfatta, adorava avere carta bianca sulla scelta del menu da proporre, i clienti che gli imponevano certe portate pacchiane e senza alcun filo logico culinario gli facevano saltare i nervi, ma si sa, il cliente ha sempre ragione, gli ripeteva sempre Daniel. “A proposito Fri” disse ancora lui “ovviamente ci sarai anche tu con me. Sai, noi docenti alle nostre cene usiamo portare fidanzate, fidanzati, mariti…”. Frida non reagì col suo solito entusiasmo, come tutti si sarebbero aspettati, anzi, sembrò molto turbata da quell’invito fattole con tanta nonchalance, e dopo aver assunto un aspetto piuttosto cupo, rispose con tono stizzito “non ci penso proprio! Per quanto mi riguarda, puoi andarci da solo!” La risposta arrogante e aggressiva di Frida gelò tutti,  fu tagliente e veloce come un colpo inaspettato e fu subito chiaro a Daniel che la ragazza non stesse affatto scherzando. Kira e Carlo incrociarono gli sguardi allibiti, di rado l’amica aveva atteggiamenti così altezzosi e sgradevoli, non capiva cosa le fosse preso, pensò Kira, certo anche lei avrebbe preferito morire di fame piuttosto che stare al tavolo con i suoi ex prof –molti dei quali odiosissimi-, ma pensava comunque che quella rispostaccia proprio non era giutificabile, forse c’era dell’altro. Da quel momento calò quasi un totale silenzio, Daniel sembrava turbato, era ovvio che si sentisse offeso e il suo nervosismo lo lasciava trasparire dai suoi occhi, che, anche quando rimaneva zitto, riuscivano sempre a trasmettere ogni suo pensiero, erano un po’ la sua condanna alla sincerità, come diceva sempre sua madre Ester. Lui e Frida rimasero zitti per quasi tutto il tempo, lo sguardo severo di lui cercava di richiamare la sua attenzione, riuscendoci solo a malapena, mentre Kira e Carlo cercarono di movimentare il fine serata, ma con scarsi risultati, perché era chiaro che il clima era diventato abbastanza teso. Così dopo un po Frida e Daniel decisero di andar via, Kira aveva invece già in programma di dormire alla tenuta, così si salutarono e senza dire una parola, i due salirono sulla Punto e in un batter d’occhi furono a casa di lei, la freddezza tra di loro non si era lenita nemmeno per un attimo e non appena varacata la porta Daniel scoppiò come una bomba ad orologeria “ti sembra normale aver risposto in quel modo, prima?” Frida sbuffò mentre riponeva la borsa sul mobiletto d’ingresso “sant’Iddio, hai voglia di litigare a quest’ora?” disse avviandosi in soggiorno e scaraventandosi sul divanetto. Daniel ci aveva provato ad evitare un tono eccessivamente polemico, ma era un tipo impulsivo e davanti a quella risposta proprio non ci vide più ed assunse un tono molto più duro “ah! Io avrei voglia di litigare? Ti rendi conto di come mi hai trattato, davanti ad altri, per giunta? Che cazzo! Se non vuoi venire a quella fottuta cena, bastava dirlo in maniera garbata e magari dando una spiegazione, non c’era bisogno di fare quella piazzata assolutamente fuori luogo, fuori tempo, fuori ogni logica!”  “calmati, stai esgerando!” incalzò allora Frida stizzita, non aveva mai visto Daniel aggredirla così, sembrava veramente fuori di sé, nonostante lei si rendesse comunque conto di aver sbagliato nei suoi confronti. “Sto esagerando?” urlò lui, che era ancora in piedi davanti a lei “tu hai esagerato, hai passato il limite! Io esigo rispetto, soprattutto da te! Ti sei comportata in modo a dir poco infantile! Se avessi voluto scendere al tuo livello ti avrei fatto questa predica davanti a Carlo e Kira, alla tua maniera insomma! Non capisco come fai a sembrare una donna matura ed intelligente e un attimo dopo trasformarti in una mocciosa!!”  “Calmati con le parole, adesso è davvero troppo!”    “basta lo dico io, Frida! Non sei in posizione di poter controbattere in questo momento! Abbi almeno la decenza di rimanere in silenzio, a meno che tu non voglia chiedermi scusa e darmi una spiegazione logica e una motivazione valida! Ma non penso ci sia né una motivazione né una spiegazione! Sinceramente a volte penso che questi dieci anni di differenza mi pesano, soprattutto quando mi pare di avere a che fare con una bambina!” Frida a quel punto rimase impietrita, sapeva di aver sbagliato, aveva agito d’istinto ed era stata arrogante e sgradevole senza alcun motivo, forse se n’era resa conto un secondo dopo aver risposto, come le capitava ogni volta che non riusciva a dosare le sue reazioni. Ma secondo lei Daniel si stava scaldando troppo, era davvero infuriato e quelle parole la stavano ferendo parecchio “sei ingiusto a parlarmi così”  “la prossima volta pensaci dieci volte prima di mancarmi di rispetto!” le rispose puntandole il dito, per poi voltarle le spalle ed avviarsi verso la porta, se ne stava andando, pensò Frida, non poteva crederci. “Dove vai?” gli urlò “me ne torno a casa, non abbiamo più niente da dirci!” e detto questo sbattè la porta. Per un attimo Frida pensò di corrergli dietro per provare a parlarci con calma e per porgergli le sue scuse provando a spiegargli il suo comportamento, ma poi cambiò idea, era meglio lasciar sbollire la sua rabbia e cercare di risolvere quella situazione l’indomani. Come al solito ogni volta che non contava fino a dieci prima di agire, combinava sempre dei gran casini, ma certo, pensò, anche Daniel aveva il suo caratterino, era estremamente impulsivo ed era capace di passare dalla più totale tranquillità e diplomazia a perdere le staffe per qualcosa di apparentemente insignificante. Era la prima volta che Frida toccava con mano questo lato del suo carattere, che anche quando era il suo professore di rado usciva fuori, ma quando accadeva era davvero la fine, diventava un’altra persona e non voleva sentire ragioni: impulsivo e testardo, questi erano, forse, i suoi più grandi difetti.

L’indomani mattina Frida si svegliò prestissimo, dopo essersi preparata una tisana rilassante e aver mangiato una barretta ai cereali si vestì di fretta e con la sua bici andò al negozio, come al solito doveva aprire lei i battenti. Per tutta la mattinata non fece altro che messaggiare con Kira, le aveva raccontato tramite what’s up di tutto l’accaduto della sera prima e le aveva chiesto consiglio. Kira come al solito era stata schietta e sincera, secondo lei Frida non si era comportata proprio bene, la sua risposta era stata veramente fuori luogo ed aveva messo in imbarazzo anche lei e Carlo. In quanto a Daniel, invece, era d’accordo sul fatto che la sua reazione fosse stata un po’ sproporzionata, ma lo conoscevano, e sapevano bene quanto fosse orgoglioso e impulsivo, la sua impulsività, secondo Kira, era dovuta alla sua eccessiva sensibilità, e sarebbe stato sempre così, e Frida doveva metterlo in conto, le disse. Ad ogni modo, le consigliò di andare da lui e parlargli, magari spiegandogli le ragioni della sua rispostaccia, se ragioni ce n’erano,  lui avrebbe sicuramente capito e la questione si sarebbe chiusa. I consigli di Kira illuminarono Frida, che decise così di andare da Daniel appena fosse arrivata Milly, così alle 14.00 scappò di fretta dal negozio senza nemmeno mangiare i tramezzini che la donna aveva portato per lei, doveva sbrigarsi, la bici non era un mezzo particolarmente veloce e non voleva rischiare che Daniel, tornato a casa da scuola, poi magari uscisse di nuovo, aveva pensato a lui tutto il giorno, lottando con l’istinto di chiamarlo e  voleva assolutamente parlargli e chiedergli scusa. Correva veloce sulla sua mountain bike facendo slalom tra le auto e anche se le ballerine che aveva al piede le stavano rendendo l’impresa più difficile del previsto, non si arrese, doveva fare in fretta ed infatti in meno di mezz’ora arrivò sotto casa di lui. Si sentiva stremata e sull’orlo di una crisi di crampi ai polpacci,  e quando le rispose al citofono su felice di scoprire che era ancora in casa. Salì di corsa le scale e arrivata al pianerottolo fu sorpresa di trovare la porta d’ingresso aperta, Daniel non era accorso lì per accoglierla come al solito, e quando fece capolino in casa lo vide seduto sul divanetto con le gambe finemente accavallate intento a leggere un quotidiano “ehi” gli disse per attirare la sua attenzione su di lei “per fortuna ti ho trovato, temevo non ci fossi”. Daniel alzò lo sguardo indifferente da sopra i grandi fogli, i suoi occhi erano di ghiaccio e non solo nel senso cromatico del termine, “infatti per le sedici devo uscire…che c’è?”. Frida sospirò e si sedette accanto a lui, che non sembrava aver gradito la sua visita inaspettata, sicuramente era ancora arrabbiato dalla sera prima, ma lei decise di armarsi di calma e razionalità, così cominciò a parlargli, anche se l’attenzione di Daniel era ancora fissa sul giornale. “Sono venuta a chiederti scusa per il mio comportamento di ieri…e le mie scuse sono sincere, ho sbagliato a risponderti in quel modo davanti ad altri, e ti assicuro che me ne sono pentita un secondo dopo averlo fatto…”. Frida attese una sua risposta, che però non arrivò, i suoi occhi erano sempre fissi sulle pagine, ma aveva assunto un’aria piuttosto pensierosa, comunque davanti al suo silenzio lei incalzò, ma sempre con tono pacato “allora? Ho pensato tutta la mattina, e sì, avevi ragione ieri ed hai ragione ad avercela con me, però penso che anche tu abbia un po’ esagerato, hai avuto una reazione eccessiva”. A quel punto finalmente Daniel le rivolse uno sguardo e dopo qualche attimo le rispose con tono tranquillo ma quasi disinteressato “può darsi che io abbia esagerato…ma sono così. Sai, avrei solo voluto che mi avessi detto che non saresti venuta alla cena e che mi avessi dato una motivazione…sarebbe finita lì. Invece la tua risposta è stata isterica e inopportuna senza alcuna ragione, ci fosse stata una ragione, anche solo apparente, non l’avrei presa così male”. “Lo so” continuò Frida con lo sguardo basso “lo so che sei così, so che ti aspetti sempre un comportamento razionale ed intelligente, ma anche io, come te d’altronde, mi faccio prendere dall’impulsività certe volte. E’ che a quella cena non voglio venirci perché mi sentirei in imbarazzo a stare seduta in mezzo a molti dei miei ex docenti…è una cosa mia, non so spiegarla…non voglio venire a fare la parte della ex studentessa col suo ex prof, l’idea mi irrita…ma mi sembra anche una cosa piuttosto stupida, vista dal di fuori, ed è per questo che non te l’ho detto subito ed ho reagito così…” Daniel la guardò di nuovo, in realtà anche lui aveva pensato per tutta la mattina alla loro lite, cercando di comprendere le ragioni di Frida, e doveva ammettere che aveva capito che sotto c’era una cosa del genere. “Lo immaginavo”, le disse “e va bene. Lo capisco. Vedi quanto si guadagna ad essere chiari e trasparenti? Non volevo certo obbligarti a venire a quella cena, ma allo stesso tempo non immaginavo che avrebbe potuto crearti imbarazzo…me l’avessi detto subito ti avrei capita e l’avremmo finita lì. Senti, Fri, per andare d’accordo con me devi capire una sola cosa: con me bisogna essere schietti, chiari, concisi, bisogna arrivare al punto. Non sopporto le mezze parole, le mezze verità, non sopporto di dover leggere tra le righe e soprattutto non sopporto la confusione, tutte queste cose mi fanno letteralmente saltare i nervi, e ti assicuro che non sono una persona piacevole quando succede, dovresti saperlo, sai come posso essere sgradevole quando mi innervosisco, e quando si tratta di discorsi confusionari e soprattutto di cose non dette, riesco ad incazzarmi anche per una cavolata”.  Frida aveva ancora gli occhi bassi, non riusciva a reggere lo sguardo severo di Daniel, non lo sopportava “sì, lo so…ho capito…” riuscì solo a sussurrare “ma sai, io a volte sono un po’ confusionaria, ma cercherò di essere più chiara possibile con te…ok?”  “va bene…pace?” disse ancora lui sorridendole dolcemente riuscendo così a riattirare gli occhi di lei, che gli sorrise a sua volta, “pace”, rispose allora Frida, che in quell’istante capì quanto fosse, a suo modo, complicato Daniel. Lui sapeva sapeva di essere un uomo integro, tutto d’un pezzo, dagli altri si aspettava sempre e solo serietà, lealtà, schiettezza, e riusciva ad essere molto severo non solo in un’aula con i suoi studenti, ma anche nella vita. Tuttavia, era pure una persona estremamente sensibile, sapeva guardare al di là, infondo al cuore degli altri e, anche se talvolta era forse troppo orgoglioso, sapeva perdonare, poteva metterci tempo, molto tempo nei casi più gravi, ma solitamente ci riusciva.

mercoledì 11 marzo 2015

Episodio XXI "Un centauro dagli occhi smeraldo per nonna Elsa"


Kira non si sarebbe persa per niente al mondo la festosa reunion dei Laerte per l'ottantesimo compleanno di nonna Elsa. 
I suoi genitori si erano trasferiti nella tranquilla Caserta Vecchia dopo il diploma della ragazza, l'anno dopo la morte del nonno. Ormai nonna Elsa era troppo anziana per vivere da sola in una casa così grande e il loro appartamento nel centro di Napoli era troppo piccolo ed angusto per poterla ospitare.
Trasferirsi in un contesto di periferia fu per Sergio, il padre di Kira, una vera manna dal cielo. Andato da poco in pensione  non vedeva l'ora di potersi dedicare ad una sua grande passione: l'orto. Per la mamma di Kira, Lucrezia, invece fu molto più dura abituarsi a vivere in un piccolo centro, ma accettò il trasferimento molto volentieri quando la nonna le lasciò carta bianca per ristrutturare l'intero villino, e finalmente la donna poté regalarsi quello che aveva sempre sognato: una cucina all'americana col frigorifero "sputa acqua e ghiaccio" e la penisola al centro. 
La sessione estiva era ormai alla porte e  Kira decise così di passare il suo ultimo weekend libero a casa dei suoi genitori, nella tranquillità di quell'incantevole borghetto medievale, prima di immergersi nello studio più matto e disperato.
Carlo il giovedì precedente l'aveva accompagnata in stazione, e mentre erano sulla banchina del regionale diretto a Caserta lei si era stretta e a lui e l'aveva baciato con grande trasporto, gesto che lo lasciò piacevolmente sorpreso. "Non è da te…tutto questo…affetto in pubblico!" le disse ridendo. Kira fece spallucce "Le stazioni mi fanno uno strano effetto. Le trovo terribilmente romantiche." 
"Hai uno strano concetto di romanticismo. Insomma, le stazioni sono tristi, malinconiche…le persone vanno via, si salutano, si dicono addio, forse non si vedranno per giorni, mesi, anni…"
"Beh appunto…tutto questo è molto romantico secondo me. E poi ci sono anche persone che tornano!"
Poi lei era salita sul treno e lui era rimasto su quel binario finchè il convoglio non ebbe lasciato la stazione sparendo all'orizzonte.
"Kira, Kira…oh benedetta ragazza, ma perché sei sempre nel paese delle meraviglie?" 
La pioggia le aveva sempre fatto quell'effetto, sin da piccola poteva restarsene a guardare l'acqua venir giù per ore, un effetto rilassante, quasi ipnotizzante. Ovviamente pensava a Carlo, possibile che già le mancasse? "Non fare la stupida Kira…non sono neppure due giorni e non è dall'altra parte del mondo, ma a solo un'oretta di treno! Smettila, lunedì tornerai  a Napoli e lui starà lì! Non c'è bisogno di farne un dramma!" si disse cercando di convincere se stessa. 
Kira distolse lo sguardo posandolo sull'anziana donna che sferruzzava velocemente da grande esperta. "Uh…scusa nonna…è che…pensavo che sarebbe bello festeggiare in giardino. Se solo smettesse di piovere…"
L'anziana donna la guardò da sotto i grandi occhiali facendole l'occhiolino "Bella della nonna, ma non preoccuparti! Al mio compleanno non ha mai piovuto, e non succederà neppure quest'anno!" 
"Speriamo nonna…" Concluse la ragazza, ritornando a guardare la pioggia.
Domenica sera. In casa Laerte fremevano gli ultimi preparativi: Kira entrò nella cucina in fibrillazione; Lucrezia aveva infornato l'ultima teglia di parmigiana e la nonna stava ultimando  in veranda la sua composizione di orchidee che avrebbe utilizzato come centro tavola, stupendo tutti i suoi commensali.
Mancava un'ora all'arrivo di tutti i parenti e Kira come al solito non era ancora pronta, era appena uscita dalla doccia, i capelli ancora bagnati e ancora in pigiama!
"Insomma Kira…ma sempre la stessa storia? Perché non sei ancora vestita?" l'ammonì Lucrezia. 
"Perché è ancora presto, c'è tempo…e poi neppure tu sei pronta…" rispose lei indisponente, mentre addentava una fetta di rustico appena sfornato.
"Ma non iniziare a mangiare…! Fuori dalla mia cucina!!" tuonò la madre esasperata. 
Sergio fece ritorno dall'orto proprio in quel momento "Ma perché voi due dovete sempre urlare? Calmine!" poi continuò mostrando loro la cesta piena di pomodorini appena colti, pronti per essere mangiati. "Guardate cosa vi ho portato…i primi pomodorini della stagione…Kira, i datterini, i tuoi preferiti!"  La ragazza si avvicinò e ne mangiò uno "Papà sono squisiti…ottimo lavoro!" gli disse riempiendolo di soddisfazione. In realtà per Kira quelli non erano i primi pomodorini della stagione; qualche giorno prima Carlo era tornato dal suo orto con lo stesso entusiasmo che aveva suo padre in quel momento, entrambi le avevano porto quelle deliziose primizie come un grandissimo dono d'amore e lei non poté far altro che accettare e mangiare con gusto.
Kira si avvicinò alla madre "Come posso aiutarti?" le disse con un tono remissivo che poco le apparteneva.
"Sei una gran ruffiana…lo sai, vero?" rispose prontamente Lucrezia, e risero entrambe di gusto. "Comunque…potresti tagliare quelle patat…" ma si bloccò " No meglio di no, ci metteresti un sacco di tempo e poi non sei affidabile con i coltelli…" continuò alludendo all'ultima volta che Kira si era offerta di tagliare qualcosa in cucina ed era finita dritta al pronto soccorso: cinque punti sul palmo della mano. 
"Oh andiamo mamma, posso farcela. Tagliare due patate, e che sarà mai? Come ti servono? Taglio lungo, quadrato, squadrato? Il tondo so farlo se hai quel cosino a palla, tipo quello che serve per i gelati…"
 "Lo scavino, dici?"
" Si esatto mamma, quello…ma se devi friggerle, non è il caso di fare le palline…"
Lucrezia rimase a bocca aperta, più sconcertata che sorpresa. Sua figlia, che non si avvicinava ad una cucina neppure per cuocere un uovo sodo, adesso le stava elencando tutti i vari modi per tagliare le patate, e per giunta sapeva anche come cuocere al meglio i vari tagli. Qualcosa non andava.
"Come fai a sapere tutte queste cose? Dove hai imparato? Esci dal corpo di mia figlia…chiunque tu sia!" le disse puntandole contro il frullino ad immersione.
Kira rimase un attimo in silenzio, non sapeva bene cosa rispondere. Aveva imparato quelle cose da Carlo, tagliare la verdura era l'unica attività che lui le permetteva di svolgere nella sua cucina, quelle rare volte in cui lei decideva di fare altro oltre al controllo qualità!
 Ma a casa non aveva detto niente della sua relazione con lui;  ancora non era pronta a condividere questa cosa con la sua famiglia. Era stata una vera stupida, avrebbe dovuto immaginare che un suo approccio così improvviso all'arte culinaria avrebbe destato i sospetti di Lucrezia, sempre pronta come un segugio a fiutare le novità. Dopo un attimo di incertezza  "chi vuoi me l'abbia insegnato? Un amico, lavora in un ristorante" disse rimanendo vaga, e subito pensò a cosa avesse pensato Carlo sentendosi definire "un amico" e si sentì un po' in colpa, ma cercò di dissimulare il più possibile, ma un lieve rossore sulle guance la tradì. 
"Un amico" replicò scettica Lucrezia, e nel frattempo, poiché la conversazione si stava facendo interessante, era anche accorsa nonna Elsa. "E tu per  un amico impari a cucinare e arrossisci in quel modo? Signorina, ti conosco come le mie tasche…qui gatta ci cova!"
Nonna Elsa si intromise, sfoggiando con orgoglio tutta la sua modernità " Vabbè Lucrè lo sai oggi com'è! Mica ci si fidanza più, oggi sono tutti amici!"
"Ma di cosa state parlando? Voi due state farneticando…ho imparato a tagliare due verdure, e allora? Che male c'è?" rispose Kira cercando invano di giustificarsi e difendere il suo segreto.
"Nulla di male, ma è strano, molto strano! Secondo me hai un ragazzo, e non vuoi dircelo…come al solito, sei sempre così ermetica! Perché mi tieni fuori dalla tua vita?" le disse in tono lamentoso.
"E poi non è solo il fatto della verdura…da quando sei tornata sei sempre attaccata al cellulare, ridacchi, canticchi e poi talvolta ti estranei proprio, hai un'aria tutta malinconica…addirittura sospiri! Secondo me sei innamorata…ma guarda amore di mamma, non è mica peccato? E' una cosa bellissima"
"La mamma ha ragione bella di nonna… sei più svampita del solito…ma è bellissimo essere innamorati!" incalzò nonna Elsa, con gli occhi sognanti di chi ricorda gli amori di un tempo. Le sembrava ieri, quando di ritorno dalla guerra suo fratello Ettore si presentò alla porta di casa accompagnato da un suo commilitone, un ragazzone alto quasi un metro e novanta, i capelli neri come la pece e lo sguardo dolce che la fece innamorare sin da subito. Lei allora era una ragazzina, aveva poco più di sedici anni, ma gli aveva dato filo da torcere, mica come le ragazze di oggi che si danno al primo che incontrano e che saltano di uomo in uomo come le api saltano di fiore in fiore.
Kira le guardò entrambe,  aspettavano che lei dicesse qualcosa, ormai avevano capito tutto, tanto valeva vuotare il sacco e limitare i danni; una confessione spontanea è sempre il minor male.
"Si chiama Carlo" quelle poche parole bastarono per scatenare la curiosità delle due donne, erano eccitatissime " Dai continua, continua!" le disse la nonna, grande appassionata di gossip e storie d'amore.
"Niente…cosa dovrei dirvi…" disse arrossendo "è uno chef, ha un ristorante appena fuori città. E' molto carino, mi piace molto!" 
" E questo è tutto? Insomma quanti anni ha? Dove vi siete conosciuti…"
"Oddio mamma!" 
"Eh scusa Kira...per me è importante, visti i precedenti potrebbe avere 60 anni!" 
Kira la guardò di sbieco, possibile che dovesse mettere in mezzo sempre la storia di Francesco? Per un attimo fu tentata di raccontarle di averlo rincontrato qualche tempo prima, al supermercato, ma per fortuna desistette dal suo intento; sua madre dopo tutto quel tempo era ancora suscettibile riguardo quella storia, e le sue reazione all'argomento erano imprevedibili, meglio non rischiare un piccolo incidente diplomatico e lasciar perdere. "Ha 35 anni, compiuti da poco…soddisfatta?" 
Lucrezia tirò un sospiro di sollievo, dieci anni di differenza poteva ancora accettarli.
"E dimmi, ti ha portata a ballare?" intervenne la nonna.
Kira la guardò perplessa. La nonna aspettava ansiosa che lei rispondesse, sembrava fosse una cosa importante, e anche se la ragazza non capì fino in fondo il senso di quella domanda rispose "Si nonna, qualche volta! E' anche bravo…io invece sono un pezzo di legno" 
Gli occhi della donna si illuminarono "Anche tuo nonno era un ballerino provetto! Mi portava sempre alla balera… quanto amava ballare il tango…un ballo passionale, proprio come era lui! Ma tu te lo ricordi, Kira?" 
La ragazza annuì, adorava guardarli danzare. L'ultima volta che si erano cimentati in un tango fu durante la festa per le loro nozze d'oro, erano già anziani, ma vollero lo stesso ballare insieme, innamorati come il primo giorno, come se quei 50 anni non fossero mai passati.
"Va bene" si intromise Lucrezia "Ma ancora non mi hai detto come vi siete conosciuti, tu e il tuo bel Fred Astaire!"
Kira le lanciò un'occhiataccia, quando ci si metteva sua madre era una vera impicciona. In realtà temeva un po' quella domanda, non sapeva se fosse giusto o meno raccontare che Carlo era il miglior amico del suo ex prof di lettere, che aveva rincontrato per caso, e che adesso era anche il fidanzato di Frida. Kira sapeva che se solo avesse accennato a quella storia e a quell'intreccio di relazioni, Lucrezia avrebbe finito per estorcerle tutta la verità.
Rimanere sul vago era sicuramente la mossa migliore  "Un amico in comune dei tempi della scuola ci ha presentati durante l'inaugurazione di un locale!" disse tutto d'un fiato cercando di celare  il suo turbamento. Nonna Elsa però la conosceva bene, capì il suo imbarazzo e come spesso faceva, le venne in aiuto " Beh allora a nonna…ti piace, ti ci trovi bene, ti tratta bene, è un gentiluomo?" 
"Certo nonna, certo che si!" 
"Bene!" rispose l'anziana " Questo è l'importante, a noi non serve sapere altro…Lucrezia lascia stare tua figlia e vieni ad aiutarmi a mettere la tavola….tra un po' saranno tutti qui e siamo ancora in alto mare."

Era proprio una tipica domenica  primaverile, i caldi raggi riscaldavano e illuminavano l'atmosfera, Kira e Carlo non si vedevano da prima che lei tornasse a casa dei suoi per la festa della nonna, e quella era la giornata giusta per un giro in centro e un aperitivo sul lungomare. 
Così se ne stavano comodamente seduti in un chioschetto su via Caracciolo, sorseggiando i loro cocktails e godendosi l'uno la compagnia dell'altra.
"Allora, non mi hai più raccontato del compleanno di tua nonna…sono molto curioso!"
Era stato un vero e proprio evento mondano. Nonna  Elsa aveva invitato tutti i parenti, anche quelli più lontani e gli amici, sia quelli del bridge sia quelli del gruppo di catechesi. In tutto erano più di cinquanta persone, metà delle quali avevano più di 80 anni. Sua madre aveva cucinato per quasi tre giorni, e alla fine aveva preparato tanta di quella roba da poter sfamare un intero esercito.
Sua zia invece si era occupata della pasticceria: una torta mimosa bellissima, che Kira però non aveva mangiato perché a lei l'ananas proprio non piaceva. Lei si era accontentata dei profitterol panna e cioccolato e della caprese.
 La nonna era entusiasta, aveva persino ballato il tango col dottor Colangelo e aveva costretto Kira e la cugina a cantarle davanti a tutti "Reginella", la sua canzone preferita, e si era talmente emozionata che alla fine dell'esibizione aveva le lacrime agli occhi. Aveva anche alzato un po' il gomito la nonnina, tanto che quando iniziò a fare battute sconce davanti a tutti, sua madre e sua zia furono costrette a far sparire le bottiglie di vino dalla grande tavolata. 
Era andato tutto per il meglio fin quando sua cugina Rosa non aveva messo in mezzo il tema del suo matrimonio, che si sarebbe tenuto da lì a qualche mese.
"Cos'hai contro il matrimonio?" le chiese allora Carlo ridendo.
"Ma nulla, figurati…" Lei non aveva proprio nulla contro il matrimonio, ma dalle imminenti nozze della cugina Rosa, si era passati, come non riusciva ancora a spiegarselo, al nuovo fidanzato della piccola Kira.
"Ad un certo punto della serata, tu…" disse indicandolo con l'indice laccato di nero "sei diventato il centro della loro attenzione…" 
"ahahaha…metti giù questo dito inquisitorio!" le disse prendendole  la mano "spero che tu mi abbia fatto una buona pubblicità! Ci tengo alla mia reputazione!" 
"Dai, non scherzare! Mi hanno riempito di domande. Fino a quel pomeriggio neppure i miei sapevano della nostra relazione, e poi mi sono ritrovata davanti a tutti i miei parenti a parlare di te, di noi…Però ti dirò, mia nonna è la tua più grande fan!"
L'anziana donna infatti aveva costretto la nipote a mostrarle una foto del suo bello chef, e Kira ne aveva scelta una in cui c'erano entrambi abbracciati accanto alla moto di lui. "Ma quanto siete belli" squittì la nonna, dopo aver indossato gli occhiali da lettura, poi la sua attenzione fu rivolta alla moto di Carlo e eccitata come una bambina il giorno di Natale "Ma quella è sua? Quando me lo farai conoscere, dovrà assolutamente portami a fare giro…sai che figurone al circolo del bridge? Sai che facce quando mi vedranno arrivare in sella ad un bolide del genere, in compagnia di un minotauro con gli occhi di smeraldo!" 
Kira rise di gusto " Nonna vorrai dire centauro!!!"
"Vabbe è lo stesso, so sempre mostri dell'antica Grecia, o no?" 
"Si nonna hai ragione…" ridacchiò lei sotto i baffi.
"Tua nonna ha buon gusto!" disse lui dopo aver ascoltato il divertente aneddoto "e se è carina come sua nipote, non avrò nessun problema a portarla al circolo del bridge qualche volta…sempre che tu poi non mi diventi gelosa….sai, riscontro un certo successo tra le over 80!"
Kira strabuzzò gli occhi "Non farò mai salire mia nonna sulla tua moto! ahhaah siete due pazzi…sono convita del fatto che andreste molto d'accordo!"
"Ho lo stesso presentimento anche io…ahahah!"
Rimasero ancora un po' a guardare il mare e a prendere il sole, parlando di tutto e di niente. Il tempo volò in un attimo, quando Kira guardò l'orologio erano già le 13.15, Daniel e Frida li aspettavano a casa di lui per il pranzo. 
Pagarono velocemente il loro conto, poi tenendosi per mano si avviarono verso la moto, parcheggiata poco lontano.
Prima di accendere il motore, Kira era già salita dietro di lui, Carlo si voltò dicendole "Posso chiederti una cosa?" 
"Certo" rispose lei, mentre litigava con la cinghia del casco, che non riusciva mai a regolare correttamente
"Perché non hai parlato, ai tuoi di noi? Capisco il non volerne parlare davanti a tutta la famiglia, ma perché evitare di dirlo a tua madre e tuo padre?" 
Kira si strinse nelle spalle " Cosa vuoi che ti dica? Mi piace che la mia vita privata rimanga tale…sono semplicemente molto riservata…credo sia per questo!"
"Uhm…quindi non è che non hai detto nulla ai tuoi della nostra relazione, perché credi che in fondo non sia una cosa importante?"
Kira sentendo quelle parole, scese dalla moto, gli si parò davanti e si tolse il casco, che nel frattempo dopo non poche fatiche era riuscita ad indossare correttamente.
"Perché pensi queste cose? La nostra relazione è importante, è molto importante per me…diciamo solo che non sono ancora pronta per condividerti con tutto il clan dei Laerte." disse arrossendo, baciandogli le labbra teneramente.
Carlo le sorrise " beh allora è semplicemente perché vuoi avermi tutto per te?" 
Kira gli fece una linguaccia " si certo! ma non è il caso di pavoneggiarsi così tanto!" disse salendo nuovamente sulla moto e dandogli o un colpo dietro la schiena.
"ahahahahah ok tigre…tieniti pronta allora, tuo centauro dagli occhi smeraldo ti porta a pranzo!" disse accendendo velocemente il motore. Kira ebbe appena il tempo di stringersi più forte a lui, che partì veloce come un razzo, al galoppo per le strade del centro. 



mercoledì 4 marzo 2015

Episodio XX "Quando nasce un amore non è mai troppo tardi"


Quel pomeriggio il tempo era un po’ uggioso, e anche se alle quattro del pomeriggio il sole appriva piuttosto pallido, Frida non poteva eivtare di pensare che Napoli fosse bella lo stesso. Forse la sua percezione dell’ambiente circostante era solo influenzata dalla gioia che aveva nel cuore, mentre passeggiava mano nella mano con Daniel costeggiando il monastero di Santa Chiara. Avevano mangiato un’ottima pizza nella storica pizzeria da Michele e poi avevano deciso di comune accordo di fare una lunga passeggiata per bruciare un po’ di calorie. “In realtà me lo mangerei un bel babbà fatto a regola d’arte” esclamò Frida sorridendo con aria sbarazzina “un babbà?” chiese allora Daniel sconcertato, quasi come se avesse detto un’eresia, Frida allora si fermò “non lo sai che quando giro per queste vie comincio ad avere fame?” gli disse. Daniel le sorrise dolcemente “non sarebbe meglio una sfogliatella, rigorosamente riccia?” Frida storse il naso “apparte che la sfogliatella riccia non mi entusiasma…apparte il culetto finale, bello croccante…preferisco la frolla…ma comunque il babbà è un’altra cosa”. Daniel obiettò sul punto, asserendo con forza che il dolce più buono e caratteristico di Napoli fosse solo e soltanto la sfogliatella riccia. Alle sue parole Frida rispose assumendo un’aria di superiorità e con tono saccente ritornò all’attacco, in fatto di cibo aveva delle idee ben precise e per lei divenne una questione quasi di principio ribadire la sua posizione “è chiaro che tu non capisci che il cibo ha una precisa filosofia, e la filosofia del babbà ha un suo perché” disse polemica, fadcendo scoppiare a ridere Daniel “oddio, vedi della filosofia anche nel cibo? E sentiamo un po’ questa teoria…” disse con tono beffardo. Frida si schiarì la voce e con l’espressione fiera di chi stesse per fare un’elevatissima orazione, rispose: “per arrivare a comprendere la filosofia di una pietanza, bisogna partire dal dato empirico, cioè dall’aspetto immediatamente percepibile: la sua fisionomia. Il babbà ha una forma semplice, estremamente essenziale, in una vetrina piena di dolci di solito non salta nemmeno all’occhio, quasi sfigura in mezzo ai trionfi di bignè cremosi, cestini di frutta multicolore, teste di moro cioccolatose, sfogliatelle minuziosamente perfette in ogni singola arricciatura. Ma passiamo al dato metafisico del babbà, quello che va al di là della primissima percezione. Il nucleo esteriore di questo dolce nasconde un animo  morbido e all’apparenza insignificante, ma qui viene il bello: sin dal primo morso, scopri che quel dolce dall’aspetto spoglio, ma fiero, nasconde un gusto che non ha pari, completo e armonioso nella sua unicità, un perfetto equilibrio di sapori, non troppo dolce, ma delicato e autorevole nello stesso momento. Insomma, la perfetta dimostrazione di quanto l’apparenza conti davvero poco e di come dietro un aspetto semplice possa celarsi un insospettabile e sorprendente carattere...lo definirei solenne.” Daniel la guardò quasi allibito “ok, ottimo panegirico del babbà, devo ammettere che sei stata talmente convincente da farmi venire voglia di mangiarlo...”  “vedi?” disse Frida soddisfatta “la filosofia è ovunque, basta solo tirarla fuori…andiamo dai!”. Dopo aver trascinato prepotentemente Daniel fino alla Galleria Umberto I dove per lei si trovavano i migliori babbà del mondo, camminarono ancora tantissimo e si ritrovarono a piazza Bellini, dove finalmente riuscirono a sedersi e a riposare un po’ le gambe, anche se in realtà non si sentivano affatto stanchi, ed infatti la loro sosta durò pochissimo, perché a due passi c’era quello che entrambi avevano sempre definito il “mondo delle meraviglie”, Port’Alba, l’antica porta della città di Napoli che collega Piazza Dante a Piazza Bellini, dove sorgeva quel piccolo ma immenso angolo di un paradiso fatto di libri. Dalla porta, una sfilza di bancarelle con ogni sorta di testi antichi, nuovi, ma la maggior parte talmente vecchi da essere ingialliti. Frida aveva sempre amato andarci, ci andava per scovare i suoi “tesori”, adorava le edizioni più antiche dei classici che amava tanto, e riusciva sempre a trovarne di introvabili e per Daniel era la stessa cosa. “Questo luogo ha qualcosa di magico” disse Frida girando lentamente tra i libri “ricordo che ci venivo sempre quando ero al Liceo, ogni occasione era buona per venirmene qua, con Kira soprattutto, ma anche da sola. Non si ha bisogno necessariamente di compagnia per sentirsi bene qui in mezzo…il rapporto speciale che si crea con questi testi basta per starsene sereni…” Daniel le sorrise dolcemente “ricordo di averti anche incontrata un pomeriggio qui, anni fa…forse eri in quinto superiore... ti ricordi?” Frida cambiò repentinamente espressione, come se averle ricordato quell’incontro l’avesse urtata in qualche modo “certo che mi ricordo!” gli rispose stizzita. Quel pomeriggio di qualche anno prima, lei aveva diciott’anni,  dopo quasi otto anni lo ricordava alla perfezione, come avrebbe potuto dimenticarselo! Quel giorno non aveva alcuna voglia di studiare tutti i capitoli di fisica che si era arretrata da chissà quanto tempo, così, dopo aver letto i primi due o tre paragrafi, alle 15:00 chiuse il libro e uscì di casa, provò a contattare Kira ma non ci riuscì, così si decise ad andare a fare un giro da sola e, come ogni volta, si ritrovò proprio lì, a vagare a Port’Albra, senza sapere cosa cercasse davvero, ma solo con la voglia di prendere la prima cosa che l’avrebbe attirata. Assorta tra i suoi pensieri, si fermò a leggere un testo vecchissimo e mal ridotto, Mondadori Editore del 1941, I Canti di Giacomo Leopardi. Come al solito ne annusò per prima cosa le pagine, avevano proprio l’odore che amava, pensò. Proprio nello stesso momento Daniel, che era intento a scrutare tra i libri sulla bancarella di fronte, alzò lo sguardo per un attimo e vide Frida in piedi, con quello zainetto viola che sembrava più grande di lei, e decise di avvicinarsi “Cesari” esclamò, facendola sobbalzare. Ritrovandosi di punto in bianco il prof di lettere davanti, Frida balbettò “Professore…sa…salve”, e quando lui le sorrise con quello sguardo sexy, sentì le guance andare a fuoco, quant’era bello, l’uomo perfetto: ventisette anni, spalle larghe, fisico scolpito, quei capelli lunghi, ma non troppo, ribelli, ma non troppo, e quegli occhioni cerulei…era una visione, pensò imbambolata davanti a lui come una pera cotta. “E che ci fai tu qui alle tre e mezza del pomeriggio?” le chiese con tono monitorio, dando uno sguardo all’orologio da polso, “non dovresti essere a studiare?”  Frida sentì il cuore fermarsi per un attimo “sì,sì…infatti ho studiato…cioè, devo solo finire qualcosina, ma ero venuta a farmi un giro…cercavo giusto qualche libro che mi aiutasse a…a studiare diciamo…” Il professore la guardò con aria interrogativa “fammi capire signorina, sei venuta a farti un giro o sei venuta a cercare dei testi scolastici?” e mentre Frida cercò di inventarsi qualcosa per apparire un po’ più convincente, lui continuò, avvicinandosi ancora un po, scurtando il libro che teneva tra le mani “cosa leggi?”  “niente!”  “come niente? Quello che hai in mano cos’è? Cesari, stai tranquilla, non ti sto sgridando..non ti mangio mica! Mettiamola così, non sono in veste di professor Rossini, sono solo Daniel ok?” Frida sorrise imbarazzata e gli mostrò il piccolo volume, lui le si avvicinò, mettendosi accanto a lei “ A se stesso del caro Leopardi…beh, noi col progrmma lo abbiamo superato già da un bel po di tempo, stiamo molto più avanti…”  “si, si, lo so prof…è che mi è saltato agli occhi e ho deciso di leggere qualcosa di Leopardi che non avevo mai letto prima…a scuola non riusciamo a studiare proprio tutti gli scritti di tutti gli autori…” Il professore ridacchiò, lasciando la ragazza di stucco, pensò di aver detto qualcosa di sbagliato. “Signorina Cesari, mi stai dicendo che non vi faccio fare abbastanza?”  “no, no!” esclamò lei per correre ai ripari “intendevo dire che mi interessano cose che magari non ho mai studiato…così, per semplice curiosità…non volevo offenderla” Il professore le rivolse uno sguardo sorridente, dio quant’era bello! Averlo così vicino le faceva battere tremendamente il cuore, era il ragazzo più affascinante e sexy che avesse mai conosciuto, peccato fosse solo il suo professore di lettere e che lei fosse solo una studentessa in piena adolescenza. “Comunque bella scelta!” le disse ancora lui “certo, non è uno dei canti più allegri del nostro amico Giacomo, ma è molto bello.Gli endecasillabi rotti danno pause a volte lunghe, a volte rapidissime, e così i periodi appaiono come vibrazioni staccate ma intense, con un moto talvolta quasi singhiozzante, che si direbbe sincopato…a scrivere  è un uomo disperato che nell’atto della disperazione rivolge a se stesso un’apostrofe in versi, trasformandosi, così, da persona a personaggio…” Daniel guardò la sua allieva dritto negli occhi, gli sembrò affascinata dalle sue parole, si accorse che lo stava ascoltando con grande attenzione, quasi assorta, sapeva che quella ragazzina aveva una particolare sensibilità e una naturale inclinazione all’arte della letteratura. “E dimmi, Frida, cosa ti ha colpito di questo canto? Sono curioso di saperlo…” Frida ci pensò su un momento, temendo di dire qualche sciocchezza “beh” balbettò “…il brutto poter che, ascoso, a comun danno impera, e l’infinta vanità del tutto… questi due versi mi hanno colpito particolarmente, perché l’autore è riuscito a descrivere con eleganza e quasi con dolcezza, un concetto forte, che oserei definire quasi crudo…lui con una penna ha incastrato le più belle parole per descrivere la più brutta delle immagini, la infinità vanità del tutto…” In quel momento il professore le pose una mano sulla spalla “brava Cesari, non hai detto una stupidaggine…ed è lodevole che studi anche al di fuori dei programmi scolastici, anche io lo facevo quando ero al Liceo…” A Frida brillarono gli occhi, il prof le stava facendo un complimento da persona a persona, che emozione! Da lì passarono mezz’ora a passeggiare tra i libri, lui le faceva un’appassionante lezione su ogni volume che gli capitava tra le mani. Frida era completamente assorta nelle sue parole, da Dante, a Petrarca, passando per Baudelaire, Flaubert, Kafka, Tolstoj, Beckett, il professor Rossini era un pozzo di cultura. “E così non ti piace la letteratura inglese? Non lo avrei mai detto” le disse poi, ridendo, dopo che lei aveva aspramente criticato Oscar Wilde e tutta la letteratura anglosassone “non la reputo all’altezza del resto della letteratura europea, per non parlare di quella russa, che mi appassiona particolarmente… da questo discorso eslcuderei solo Shakespeare, che a mio avviso era un inglese atipico, ammesso che fosse davvero inglese...” Tra i discorsi più disparati  e due caffè macchiati, passarono ben due ore, finchè il professor Rossini non dovette andar via di fretta per un appuntamento importante a cui stava già tardando. Frida riuscì a rientrare a casa solo alle sette di sera, e decise di mandare al diavolo i capitoli di fisica, era troppo tardi ed era troppo stanca. Tutto sommato quello fu un pomeriggio magico per lei, ma il ricordo di quella giornata fantastica era sporcato da ciò che successe la mattina dopo, a scuola. Frida raccontò tutto a Kira,  che ammise di essere un po’ invidiosa del fatto che si fosse goduta il prof Rossini per due ore, tutto per sé, che gran culo che aveva avuto ad incontrarlo!! Alle 8.30 puntualissimo il professore entrò in aula per iniziare le due ore di letteratura, e appena entrò le rivolse un complice sorriso, era ancora più bello del giorno prima, disse a Kira che ridacchiò sotto i baffi. “Allora” esordì il prof “dedichiamo la prima ora alle interrogazioni….”, disse aprendo il registro di classe e dandogli un’occhiata attenta “Cesari! Mi manca il tuo voto…siamo a fine aprile ed è dal 9 febbraio che non ti interrogo…”  Frida guardò Kira col panico negli occhi “non ho studiato un cazzo ieri” le disse a voce bassissima, poi  rivolse lo sguardo al professore che la guardava attendendo una risposta “allora, Frida? Vieni alla cattedra…che fai, esiti?” Frida non poteva credere che la stesse davvero interrogando, non pensava certo di avere una sorta di immunità ovviamente, ma quella mattina proprio non se l’aspettava “non sono preparata” disse con un filo rotto di voce, guadagnandosi le occhiate curiose di tutti i compagni di classe che pensavano, “lei impreparata? Impossibile!” I volti sorpresi dei suoi amici non erano niente in confronto agli occhi del professor Rossini, lei non riusciva neppure a reggere il suo sguardo, sentiva di voler scoppiare a piangere, farsi beccare impreparata era un’umiliazione troppo grande per lei. Il professore accavallò delicatamente le gambe, si mise comodo appoggiandosi sui braccioli della sedia e sbattette il registro sulla cattedra in modo sprezzante “che significa che sei impreparata? Mi costringi a metterti un 2, sai bene che su queste cose non transigo…preferisco mettere un 4 frutto di poco studio, che un 2 frutto di negligenza…mi deludi. Qualsiasi cosa tu abbia avuto da fare ieri, lo studio deve venire prima. Chiaro? La prossima volta recupererai questo brutto voto…andiamo avanti…”. Il prof passò ad interrogare altre due ragazze e Frida non riuscì a seguire la lezione,ma rimase per tutte e due le ore con la testa bassa sul libro, perché l’aveva umiliata in quel modo? Kira capì cosa provasse la compagna di banco, così non fece atro che ripeterle di quanto fosse stronzo “poteva evitare di chiamare proprio te, cazzarola, è anche per colpa sua che ieri hai perso tempo se proprio vogliamo dirlo!”. Frida era arrabbiata soprattutto con se stessa, così alla fine della lezione uscì di corsa dall’aula, aveva bisogno di cambiare aria e, appena uscita in corridoio, scoppiò in un pianto liberatorio, aveva trattenuto le lacrime per troppo tempo… la tragedia per lei non era tanto essersi beccata un impreparato, ma esserselo beccato in italiano! Rimase appoggiata al muro per un bel po’ cercando di calmarsi, l’ora successiva sarebbe stata la volta di fisica, e sperò con tutto il cuore che almeno la prof Verrati non le desse filo da torcere, per quel giorno ne aveva avuto abbastanza. All’improvviso, mentre era ancora col viso basso intenta a fissarsi le scarpe, sentì qualcuno avvicinarsi che si mise proprio di fronte a lei, era il professor Rossini, che le alzò il mento con la sua mano delicata. Dio santo, che belle mani che aveva! Quegli occhioni luccicanti le fecero scordare per un nano secondo quanto fosse stato sgarbato con lei in classe. “Frida, non piangere” le disse asciugandole le lacrime con un fazzolettino “sono venuto per dirti che non ho mai neppure lontanamente pensato di metterti quel 2…ora non è il prof che ti parla, ma solo Daniel, e lui sa che non te lo meriti. Ma devi distinguere Daniel dal professore, il professore non era tenuto a sapere se tu ieri sera, tornata a casa, avessi avuto la diligenza di metterti sul libro e studiare, per lui è scontato che tu lo abbia fatto…capisci?” Frida annuì timidamente, era enormemente imbarazzata, si stava comportando come una bambina, ma il sorriso dolcisismo che il professore le rivolse poggiandole una mano sulla guancia la fece tranquillizzare. “Sai quanto ci tengo agli impreparati e sai che sono incorruttibile e soprattutto non faccio particolarità tra gli alunni” le disse ancora, “ma per te farò un’eccezione…non ho avuto il coraggio di scrivere quel 2 e non lo farò, e la cosa, da professore, mi pesa tantissimo. Ma da uomo non posso fare altrimenti, con te mi viene naturale essere più accondiscendente, non riesco ad essere severo…spero solo che tu questa cosa non la userai ancora a tuo favore”  “no!”  esclamò Frida irruentemente “mai più prof! Non succederà mai più…” Rossini le sorrise ancora “a proposito, nell’ultimo compito devo dire che hai superato te stessa…domani ve li porterò corretti…” Frida accennò ad un sorriso, il suono della campanella avvisò che l’intervallo era terminato, così lei e il prof si salutarono e, allontanandosi, si scambiarono uno sguardo pieno di complicità. Era troppo perfetto per essere un uomo vero, pensò Frida, sarebbe stata innamorata di lui per tutta la vita!
“Devo ammettere che avevo una preferenza per te, signorina Cesari!” le disse Daniel dopo aver ricordato insieme quella giornata, “ma era una preferenza solo scolastica! Cioè, ti preferivo tra gli alunni come studentessa, non come ragazza…io sono sempre stato un tipo professionale” aggiunse per giustificarsi. Frida ridacchiò e gli diede un tenero bacio sulla guancia “beh però sei stato davvero stronzo quella mattina…anche se poi hai recuperato, penso che nell’istante in cui mi venisti a consolare, in corridoio, mi innamorai perdutamente di te…peccato che non potevo dirtelo..”  “anche io avevo un debole per te, ma, ti ho detto, un debole esclusivamente professionale…” disse, facendo scoppiare a ridere Frida, era bello ricordare insieme episodi di quella vita passata nella quale, forse, in qualche modo erano già inconsapevolmente legati; per fortuna, anche se erano passati molti anni da quando erano solo un prof e  una studentessa che provavano  stima e ammirazione reciproca, beh, per fortuna <<quando nasce un amore, non è mai troppo tardi>>, pensò Daniel, e il loro amore anche se dopo tanto tempo, era sbocciato.