venerdì 31 luglio 2015

Episodio LII "Il rosso le dona"


Kira si era divertita molto quella sera; aveva passato delle ore piacevoli in compagnia di Carlo e di Daniel, che non vedeva da tempo e finalmente ne aveva conosciuto l'ultima conquista. Clara le era sembrata, oltre che una bellissima donna, una tipa interessante, simpatica, socievole e eccentrica al punto giusto. Era davvero soddisfatta e non vedeva l'ora di sapere cosa ne pensasse Carlo, il quale era stato per tutta la serata stranamente silenzioso e un po' troppo soprappensiero.
Così dopo essersi liberata di quegli orribili jeans, che le stavano troppo stretti, doveva urgentemente mettersi a dieta, si distese di traverso sul letto, poggiando la testa sul ventre di Carlo, disteso anche lui. Dopo qualche secondo di silenzio la ragazza partì alla carica "Allora, che ne pensi di Clara?" disse impaziente di ricevere una risposta. Carlo continuò ad accarezzarle i capelli e alzando gli occhi al cielo mormorò "La conosco da cinque minuti…comunque carina, penso sia molto carina!" Kira sobbalzò per lo stupore e l'incredulità, si rigirò a pancia sotto e gli disse "Carina?? solo carina…ma è bellissima dai, ha dei capelli fantastici, degli occhi come pietre preziose, un fisico, lo definirei, quasi statuario…e tu mi dici che è carina? Ma poi hai visto come era vestita? Oddio quel vestito…quanto vorrei che un capo del genere stesse così bene anche addosso a me! Sprizzava femminilità da tutti i pori…! "
Clara aveva sicuramente colpito l'attenzione di Kira, che stranamente da quello che accadeva di solito, era sempre diffidente con le nuove conoscenze. Questa volta, invece, la nuova arrivata aveva fatto breccia nel suo cuore, l'aveva letteralmente conquistata. Carlo accennò un sorriso e le disse dolcemente " Anche tu staresti benissimo con un vestito del genere. Per una birra con gli amici forse è un po' eccessivo, ma sono sicuro, tigre,che saresti bellissima" Kira aggrottò la fronte " ahahah non prendermi in giro, così spudoratamente…io sono un maschiaccio! " 
" Non ti prendo in giro, kKra! Il fatto che tu non ti senta femminile, non vuol dire che tu non lo sia…per me lo sei, lo sei stata dal primo momento che ti ho vista con dei semplicissimi jeans bordeaux e un top nero che portava le spalle scoperte…eri molto femminile, credimi…se avessi avuto i capelli ricci, al naturale, avrei perso la testa per te, già quella sera stessa! " 
Kira arrossì vistosamente, come faceva a ricordare come era vestita il loro primo appuntamento? Lei non ricordava lui cosa indossasse in quella occasione, ma del resto aveva la memoria di un pesce rosso, ricordava però la scarica di adrenalina quando gli strinse la mano per la prima volta. Ripensandoci arrossì ancora di più, ancora adesso si sentiva un po' ridicola, però non gli raccontò i suoi pensieri, anzi cercando di nasconderli, si dimostrò il meno stupita possibile e gli rispose " Ehi, tu cosa cerchi ti fare? sei pessimo davvero! stai cercando di sviare la conversazione adulandomi? lo sai che non attacca, amico! " 
Entrambi scoppiarono a ridere "Si è vero ho tentato di sedurti" Ma Carlo sapeva che kKra non avrebbe gettato la spugna così facilmente quindi, portandosi le mani dietro la testa, continuando a guardare il soffitto le disse : "Che dire?? è una bellissima donna, si lo ammetto. Ma non so, in generale non mi convince. Di sicuro è una bravissima persona, ma mi è sembrata un po' artefatta, poco spontanea, con noi due, ma anche con Daniel. Inoltre penso che lui non abbia bisogno in questo periodo di qualcuno che gli stia addosso come fa lei. Gli hai visti? non gli toglie gli occhi di dosso, sembra che lei si aspetti molto da lui…boh! è strano come se lei volesse piacere a tutti i costi. Ho tanti dubbi, ma sicuramente avrò modo di conoscerla meglio…accontentati di questo, amore mio! " le disse alzandosi sui gomiti e avvicinandosi a lei. Kira capì cosa Carlo intendeva, lui era preoccupato che il suo amico stesse correndo troppo e che la cosa prima o poi potesse ritorcergli contro. Ma  nessuno poteva sapere se Clara in quel momento fosse un male o un bene per lui, il tempo avrebbe svelato tutte le carte, per ora, secondo lei, Daniel faceva bene a viversi quella storia, se lo rendeva felice e sereno. Carlo annuii , le diede ragione poi aggiunse con tono scherzoso "Sai la cosa che più mi suscita diffidenza…? è una Rossomalpelo occhi aperti…non c'è da fidarsi!" 
Kira sgranò gli occhi e scoppiarono a ridere fragorosamente. 
"Ho ancora fame" disse lui balzando giù dal letto " ti vanno delle fragole?" 
" con panna?!" 
" Ovvio, golosona…no mi permetterei mai di offrirti fragole senza panna!"  disse strizzandole l'occhio scomparendo nella stanza accanto. 
Kira sprofondò tra i cuscini del suo letto, era stanca, era stata una giornata impegnativa, ma si sentiva bene, appagata, molto soddisfatta. Nonostante i dubbi di Carlo, lei credeva che Clara fosse davvero una bella persona, e non vedeva l'ora di approfondire la loro conoscenza, potevano essere amiche! Pensò che ancora una volta Carlo aveva avuto un'idea geniale, lo spuntino di mezza notte panna e fragole era la conclusione degna di una serata che per lei era stata perfetta!

domenica 26 luglio 2015

Episodio LI "Fidanzati in casa!"


Napoli quella mattina era stupenda, l’aria primaverile si sentiva addosso, il sole batteva forte lenendo gli ultimi strascichi dell’inverno ormai passato e la brezza marina accarezzava tutto dolcemente, come una melodia. Frida era seduta al tavolo di plastica del piccolo chioschetto affacciato sul mare a via Caracciolo, sorseggiando una Schweppes al limone. Osservava le onde, era talmente assorta che il chiasso della gente intorno a lei sembrava solo un eco lontano e intanto ripensava alla vita assurda che aveva vissuto negli ultimi mesi: la rottura con Daniel, la passione sconfinata per Giulio, la signora Lidia e il signor Giovanni, il weekend magnifico a Tenerife, le stravaganze, la spensieratezza, le preoccupazioni… Aveva trascorso la mattinata all’Università, doveva cominciare a mettere mano alla tesi di dottorato, avrebbe voluto laurearsi entro gennaio e mancavano solo otto mesi, era in tremendo ritardo. Intanto si era già fatto mezzogiorno e di Leonardo nemmeno l’ombra, dovevano pranzare insieme, era da tanto che non si vedevano. Attese ancora quindici minuti e finalmente lo vide arrivare da lontano, con la sua solita andatura veloce e il suo stile casual. Era un tipo bassino, magrolino con le spalle strette e la testa leggermente più grande, portava i capelli lisci e sottili raccolti in un codino basso, la barbetta leggermente incolta, sembrava il tipico letterato intellettuale, un po’ impacciato, all’apparenza timido e introverso, una sorta di poeta maledetto, ma in realtà era estremamente aperto, socievole e molto intelligente, Frida si era trovata fin da subito in sintonia con lui. “Dottoressa, mi scusi il ritardo! Questa metro farebbe impazzire chiunque” Frida lo abbracciò teneramente dicendogli  di non preoccuparsi e lui si accomodò dopo aver comprato un tè freddo. “Allora? Ti sei fatta i soldi e non mi hai detto niente? Sei letteralmente sparita dalla circolazione! Che hai fatto in tutto questo tempo?” Frida ridacchiò e gli spiegò che era stata impegnata con il lavoro e aveva avuto un po’ di trambusti sentimentali che non le avevano dato il tempo di dedicarsi agli amici. Leonardo gli raccontò un po’ della tesi che stava preparando, contavano di laurearsi insieme, dal primo anno di Università ci avevano sempre provato, erano sempre stati allo stesso punto con gli esami, ma alla fine le date di laurea non erano mai combaciate, magari sta volta ci sarebbero riusciti.”Ma di un po” le chiese con aria curiosa “Di che trambusti sentimentali parlavi? Da quando ti conosco non ti ho mai vista non-innamorata…hai sempre qualche casino in atto…ricordo ancora quando lasciasti Andrea, una tragedia! Per non parlare di tutti i tuoi flirt…però il prof mi piace, mi ispira simpatia, forse perché è un letterato come noi! Eheheh” .., Frida a quel punto gli confidò che anche con Daniel era finita e gli raccontò tutta la questione di Giulio. Leonardo rimase alquanto stupìto, sembrava davvero innamorata del suo ex professore, ed ammise che il fatto che stesse con un uomo così tanto più adulto di lei, lo preoccupava un po’, ma se lei era felice così, non poteva che fidarsi del suo istinto. “Quindi ti sei innamorata di un medico in carriera…e i tuoi genitori cosa dicono di questa storia? Insomma, ha più di quarant’anni…” Aveva toccato proprio un tasto dolente, pensò Frida, che prima di rispondergli si accese una sigaretta “I miei genitori non lo sanno ancora…la cosa peggiore è che lui mi ha presentato ai suoi e io non so come fare…cioè lo amo tantissimo, facciamo sul serio, ma non so i miei come la prenderanno….cosa devo fare?” Leonardo le scroccò una sigaretta, come usava fare di solito e rispose molto sinceramente, come faceva sempre “Beh se tra di voi è una cosa seria, dovrai dirlo ai tuoi…invitali da te e presentaglielo o portaglielo a casa, non so, come funzionano queste cose…penso che stai chiedendo alla persona sbagliata, io non parlo con i miei da due anni per colpa dell’amore…” Effettivamente lui aveva serie difficoltà con i genitori, che non avevano mai accettato il fatto che fosse omosessuale e che lo avesse dichiarato, erano tipi un pò all’antica; i suoi lo avevano lasciato libero di fare le sue scelte, ma gli avevano detto chiaramente che non le avrebbero mai approvate, quindi non aveva mai potuto far entrare il suo Luca in famiglia, nonostante stessero felicemente insieme da più di di tre anni. “Comunque voglio conoscerlo Giulio, da come me lo hai descritto deve essere un tipo strano! Promettimi solo che starai attenta…non che io dubiti della tua intelligenza, ma sai, un uomo più grande potrebbe comunque influenzarti in qualche modo, anche involontariamente, capisci cosa voglio dire?” Frida sospirò sonoramente, non sapeva più quante persone l’avevano messa in guardia “Lo so, lo so,” gli rispose quasi infastidita “Ma non è come immagini…. Lui è un uomo brillante, intelligente, sa perfettamente quello che fa e mi lascia i miei spazi…poi credo che mi ami davvero, con lui mi sento finalmente completa…certo, un po’ mi vizia, ma credo che sia nel suo carattere farlo…è così…speciale…mi ha mandato fuori di testa dal primo momento e per Daniel mi dispiace un po’, forse avrei dovuto essere onesta con lui dal primo momento…”  “Oh no Frida, non colpevolizzarti…sono cose che succedono, tu sei una passionale, ma sei anche estremamente sincera, io ti conosco, e alle persone come te, per me, tutto è permesso…comunque se proprio vuoi saperlo hai gli occhi a cuoricino, mi fai quasi impressione! Hahahaha” Dopo poco andarono a mangiare una pizza, parlarono del più e del meno, risero e scherzarono tanto, finchè Frida non dovette scappare per il suo turno pomeridiano al negozio, e si lasciarono con la promessa di vedersi più spesso. Tornando a lavoro, ripensò al fatto di presentare Giulio ai genitori…lei aveva già detto in famiglia che con Daniel le cose non erano andate bene, ma si era limitata a questo senza aggiungere altro; forse aveva ragione Leonardo, doveva prendere in mano la situazione e presentarglielo senza troppi problemi, così decise che li avrebbe chiamati per andare a pranzo da loro la domenica successiva insieme al suo nuovo ragazzo. Inviò prima un sms a Giulio che le confermò la sua disponibilità, le sembrò addirittura contentissimo di conoscere la sua famiglia. Così trovò il coraggio di telefonare alla madre, ormai era fatta: tra cinque giorni lo avrebbero conosciuto.

A casa Cesari quella mattina c’era un vero e proprio caos, come ogni volta che si attendevano ospiti. Anna, da ottima cuoca, era intenta a preparare ogni tipo di leccornia, mentre Lucio provava ad aiutarla, ma in realtà la sua presenza risultava ingombrante nella piccola cucina, e benchè si impegnasse per sentirsi utile, non faceva un granchè, tranne far saltare i nervi alla moglie. Anna e Lucio Cesari erano sposati da trent’anni e non erano mai andati d’accordo, ogni occasione era buona per battibeccarsi, erano una sorta di Sandra e Raimondo Vianello napoletani. Lei era una donna minuta, portava molto bene i suoi quasi sessant’anni per via del suo fisico magro e del viso tonico, il suo segreto, diceva sempre, era quello di non aver mai usato creme di bellezza e di non essersi mai truccata, e con questo argomento usava ammonire spesso sua figlia Frida che, invece, adorava il make up sin dall’adolescenza. Lucio, invece, era un ometto di nemmeno 1 metro e 70, piuttosto tarchiato, ma nonostante qualche chilo di troppo, manteneva un tessuto forte e muscoloso per via dei tanti anni di piscina e canottaggio. Il signor Cesari aveva dedicato tutta la sua vita al lavoro di ragioniere in una piccola azienda, mentre la moglie Anna cercava di arrotondare lo stipendio facendo la sarta, e, nonostante fossero una coppia particolare, avevano tirato su una bella famiglia da basi molto modeste: il primogenito, Roberto, era laureato in Economia ed aveva trovato un ottimo lavoro a Tolosa, in Francia, mentre Frida era un’ottima studentessa, a soli ventisei anni già era intenta a conseguire il dottorato di ricerca all’Università e per loro erano entrambi fonte di enorme orgoglio. Quel sabato mattina attendevano la piccola di casa con ansia, non la vedevano da qualche mese, perché da quando si erano trasferiti in un paesino nell’Avellinese, i quasi cento km di distanza avevano ridotto di molto le visite della figlia e anche loro non tornavano spesso a Napoli. Inoltre Frida già molti anni prima aveva deciso di andare a vivere da sola, sin da giovanissima aveva desiderato di staccarsi dal nido familiare, e i genitori sapevano che questo suo desiderio era dettato non dal poco amore, ma dalla sua innata voglia di libertà e autonomia, diversamente da Roberto per il quale, invece, trasferirsi lontano da casa era stato un grandissimo sacrificio. “Che ti ha detto per telefono del suo nuovo fidanzato?” chiese Lucio alla moglie, che finalmente si era un attimo rilassata alla finestra per fumare una sigaretta. Lei gli rispose con tono evasivo e scocciato, Frida non le aveva detto nulla di che, oltre al fatto che si trattava di un chirurgo; in verità in quel momento confessò di non ricordarsi nemmeno il nome, avrebbero dovuto aspettare le presentazioni ufficiali, pazienza. Il grande tavolo in ciliegio era apparecchiato perfettamente, l’odore dell’arrosto aveva inondato la casa e gli antipasti erano già a centro tavola e il suono del campanello inaugurò la giornata. Il pranzo passò veloce, subito dopo il dolce, una deliziosa Sacher, e qualche bicchierino di Limoncello, Frida e Giulio andarono via, nonostante Lucio avesse insistito moltissimo affinchè restassero anche per la notte. Li salutarono dalla finestra con un gesto della mano e, rientrati, Anna e Lucio si scambiarono un paio di sguardi e fu lui, poco dopo aver acceso la tv per rilassarsi un pò sul divano, a rompere il ghiaccio “Allora, tu che dici? A me piace questo dottore, mi sembra proprio un bel tipo”. La moglie, intenta a guardarsi le punte dei piedi al di sotto delle gambe accavallate non rispose subito, ma Lucio la conosceva a pennello e capì esattamente dal suo sguardo che c’era qualcosa che non la convinceva “Che cosa non ti sta bene adesso?” le chiese sbuffando; lei si voltò di scatto verso il marito con uno sguardo aggressivo e di disappunto “Quando mai ho avuto qualcosa da ridire, scusa?” e con questa contro domanda scatenò una risatella in Lucio, sempre pronto a farle notare che era una tipa piuttosto criticona, così amava definirla. Anna non si fece intimidire dalle accuse del marito, si accese nervosamente una Marlboro rossa e, girando lo sguardo altrove, finalmente sputò il rospo da lui tanto atteso “Se proprio vuoi saperlo, non mi convince…c’è qualcosa che proprio non mi garba…Ha manipolato la conversazione per tutto il tempo, ha parlato solo di sé, dei suoi stupidi viaggi, delle sue scoperte, delle sue operazioni chirurgiche…io ,io , io…e tua figlia? L’hai vista?  Imbambolata, pende dalle sue labbra e poi conosco bene Frida, è una chiacchierona, ha sempre qualcosa da controbattere, e invece? Non ha detto una parola. Sembrava un’automa, un’ebete…non sembrava neppure lei…e poi, diciamoci la verità, è un tipo bruttino, lei è tanto caruccia…” disse queste cose tutte d’un fiato, e avrebbe di sicuro continuato se Lucio non fosse intervenuto bruscamente “Oh, Gesù! Penso che tu stia un po’ esagerando adesso …è un ragazzo un po’ logorroico, devo ammetterlo, ma è simpatico, molto intelligente, brillante…mi ha detto anche che darà una controllata a tutti i miei accertamenti…è stato gentile e poi…”  “Ma fammi il piacere!” intervenne in malomodo Anna “E’ pure un leccapiedi…un ruffianaccio…no, decisamente no. Non mi piace, ha trasformato la mia bambina in una sottomessa…bah! Tu sei troppo superficiale…non hai capito niente proprio…la sensibilità delle madri voi non potrete mai averla, non c’è niente da fare”, gli disse agitando il dito indice, come faceva di solito in segno di ammonizione.  Lucio allargò le braccia in segno di resa e poi aggiunse, quasi borbottando “Beh, lei mi sembra innamorata e pure lui è molto premuroso con Frida. Dopotutto, deve piacere a lei, non a noi…e non dimenticare che è un buon partito, cosa non di secondaria importanza!” La signora Anna a quelle parole spalancò gli occhi allibita “Ma che dici?? Starà pure sfondato di soldi, a me non interessa. In primis perché mia figlia è una ragazza capace e in gamba, di certo non ha bisogno di un riccone che la mantenga, farà anche lei la sua strada, è così giovane! Io comunque preferivo il professor Daniel, un ragazzo educato, sensibile, dolce, che poi guadagnasse nemmeno un quarto di Giulio, non sono fatti che ci riguardano e non penso che a Frida interessi… E poi non mi convince il fatto che un uomo di quarant’anni ampiamente passati, si metta con una ragazzina…se nessuno se l’è sposato, perché proprio mia figlia dovrebbe farlo? Bah…secondo me l’ha fatta infatuare di brutto e non mi piace il modo con cui lo ha fatto…regali, viaggi, pure la macchina, no, no…non mi piace, punto e basta, e il suo conto in banca non mi farà certo cambiare idea, tu sei solo un materialista!” Detto questo si alzò stizzita lasciando Lucio da solo a fumare la pipa; lui sapeva che la moglie non avrebbe mai cambiato idea, non riusciva a capire se la sua reazione era dettata da un senso di protezione o dal suo eccessivo vizio di giudicare dalle apparenze; allo stesso modo, Anna non riusciva a capire perché il marito fosse così superficiale, certo, era sempre stato un padre molto liberale, aveva sempre lasciato fare ai figli le scelte che volessero, ma a volte, a suo avviso, esagerava ed era sempre più convinta delle sue impressioni su Frida e il suo nuovo ragazzo, una madre non può mai sbagliarsi, pensava.

mercoledì 22 luglio 2015

Episodio L "E' l'uomo per me? Fatto apposta per me?- Parte II"


Il mattino seguente, Clara sapeva benissimo che l'avrebbe rivisto, a scuola. Difatti era lì, in sala professori, che leggeva appoggiato alla finestra un vecchio giornale di qualche giorno precedente. Immerso nella lettura, ogni tanto si passava una mano tra i capelli, che sempre troppo lunghi  gli cadevano sugli occhi.
Indossava una polo bianca dal colletto grigio, e un pantalone anch'esso  grigio , attillassimo. Il tutto metteva in risalto il fisico scolpito. Era bello da mozzare il fiato, e Clara fece un respiro profondo, prima di entrare anche nei nella stanza semivuota. "Buongiorno!" disse in tono cordiale, e subito si precipitò verso il suo armadietto, cercando nervosamente le chiavi nella sua enorme borsa desigual. Il suo piano era prendere il registro il più velocemente possibile e filare via, l'avrebbe affrontato, ma non in quel momento, non si sentiva ancora pronta. Sfortuna volle che lui fu molto più veloce, le si avvicinò in silenzio, col passo suadente di un gatto e raccolse da terra le chiavi che lei nella concitazione del momento aveva lasciato che le scivolassero di mano. 
"Stai bene?" le chiese lui sorridendole percependo un certo nervosismo.
"Si…si certo" balbettò arrossendo, guardandosi intorno, adesso erano proprio da soli in sala professori. 
"Allora stasera? Ci vediamo per il teatro. Ho trovato i biglietti, una posizione fenomenale…ci divertiremo…e poi dopo ti porto a cena, in un ristorantino stupendo!" 
Clara si strinse nelle spalle, sottraendosi al suo tocco "In realtà preferirei di no..."
Daniel socchiuse gli occhi a fessura, era disorientato, perché all'improvviso si tirava indietro? "Credevo ci tenessi…me ne hai parlato per tanto tempo…cosa è successo Clara?"
"Ma niente, non credo di poter…anzi…di voler continuare ad uscire con te! Insomma, è chiaro che vogliamo cose diverse, da questo rapporto, o da qualsiasi cosa esso sia." 
"Clara, proprio non capisco. Insieme stiamo bene, benissimo…ci siamo divertiti a Firenze, giusto?"
"Oh si che ci siamo divertiti, Daniel!" rispose Clara seccata, allontanandosi ancora di più da lui. "E' questo il punto, tu vuoi divertirti…divertiti e basta, che sia con me o con un'altra! Non te ne faccio una colpa, Daniel, sia chiaro. Ma io me ne tiro fuori, sono un donna adulta, ho passato gli ultimi dieci anni in rapporti aperti, senza impegni senza pensieri, e ho capito che adesso ho bisogno di qualcosa di diverso; ho bisogno di un uomo che mi dia certezze, che sia sicuro di voler costruire un futuro con me…non mi interessa più divertirmi e basta, voglio di più!"
Daniel non disse una parola, rimase a bocca aperta, non si aspettava minimamente di dover affrontare una conversazione del genere "beh…io…insomma" 
"Daniel, non devi giustificarti con me…" lo interruppe lei "Vogliamo cose diverse, può succedere…l'importante e che ce ne siamo accorti, amici come prima!" disse poggiandogli lentamente, quasi con timore una mano sul petto. Lui era davvero esterrefatto, non riusciva a trovare le parole, e ancora una volta fu Clara a rompere il silenzio imbarazzante che si era creato "Vabbè dai…si è fatto tardi…mi aspettano in Ib. Buona giornata Daniel" così disse voltandosi e dandogli le spalle. 
Clara era orgogliosa di se stessa, percorse il corridoio fino alla prima b come se fosse una sfilata, si sentiva potente, una donna emancipata e indipendente, ma prima di entrare in classe, diede una occhiata alla sue spalle, sotto sotto in realtà sperava che lui le corresse dietro per riprendersela.

Mr. Grammy sobbalzò dalla poltroncina sulla quale stava placidamente sonnecchiando, quando il campanello suonò impetuoso, una, due, tre volte. Clara rientrò in tutta fretta dal vecchio ripostiglio sulla veranda, che aveva adibito a piccolo laboratorio di pittura. Sin da piccola le era sempre piaciuto giocherellare con i colori, amava dipingere, soprattutto quando si sentiva triste, come in quel momento; mettendo su tela i suoi pensieri e le sue sensazioni riusciva sempre a ritrovare la razionalità, la tranquillità necessaria per andare avanti, nonostante tutto. Chi poteva mai essere? Erano quasi le 20.00 di venerdì sera, e lei non aspettava visite, aprì la porta, e quasi le venne un colpo.
"Che ci fai tu qui?" mormorò con un filo di voce, guardandosi i piedi scalzi per evitare di incrociare il suo sguardo che sentiva bruciarle addosso. Tutto si sarebbe aspettata tranne ritrovarselo fuori alla sua porta; certo in fondo in fondo lo sperava, ma non ci avrebbe scommesso un centesimo. Invece lui era lì, di fronte a lei, bello come sempre.
Daniel si appoggiò allo stipite della porta, le alzò delicatamente il mento, e le sorrise sfacciatamente. "Quanto sei bella…" disse ammirandola nella sua semplice tenuta da casa: un pinocchietto di jeans scolorito, sporco di vernice, e una blusa verde acqua infilata disordinatamente nei pantaloni.
Clara si irrigidì, e indietreggiò "Cosa vuoi, Daniel?" 
"Mi fai entrare? Ho bisogno di parlarti!" 
Clara sospirò, non aveva nessun motivo per lasciarlo fuori la porta, eppure ne fu molto tentata, ma come sempre il buon senso ebbe il sopravvento, si scostò e gli fece segno di entrare, chiudendo poi la porta alle sue spalle. "Solo non riesco a capire cosa tu abbia da dirmi di così importante da non poter aspettare domani a scuola…"
"Beh…domani è il mio giorno libero, e non credo sia il caso rimandare fino a lunedì…" rispose lui sorridendole, guardandosi intorno incuriosito; l'appartamento era spazioso e arretrato con lo stesso stile alternativo e orientaleggiante che caratterizzava la persona della proprietaria. Nonostante il grande soggiorno, i colori caldi delle pareti trasmettevano una certa intimità, a Daniel questo piacque, si sentì subito a suo agio, così continuò "Credo di aver sbagliato con te, Clara!" 
"Daniel, davvero, non c'è bisogno di ritornare sulla questione…non devi scusarti, ne giustificarti…va bene così…" rispose lei, cercando trovare dentro di se tutta la calma possibile, ma sentiva le gambe tremare. 
"No, Clara ti prego…fammi finire… ti ho pensata per tutto il giorno.  Tu sei una donna stupenda, intelligente, simpatica, passionale, bellissima. Sai negli ultimi tempi, ho avuto parecchie avventure…nessuna di loro, mi ha mai fatto sentire così disarmato, come hai fatto tu stamattina. Hai ragione, non siamo più dei ragazzini e anche io sono stanco di correre dietro alle gonnelle di tutte le ragazzine che mi passano davanti. Voglio al mio fianco una vera donna… potresti essere tu? vorrei tanto che fossi tu!"
Clara  non sapeva se credere a quello che aveva appena sentito; l'uomo che aveva davanti era completamente diverso da quello che aveva visto sbaciucchiarsi in quel locale, solo la sera prima. Quello era il Daniel che aveva conosciuto lei, che aveva scoperto pian piano a Firenze e che le aveva preso il cuore.
"Oh…daniel" mormorò impacciata.
Lui le si avvicinò piano, e lentamente le sfiorò la guancia arrossata "Vogliamo le stesse cose…perché non provarci?" le sussurrò poi all'orecchio facendola rabbrividire. Clara non riusciva a credere alla situazione in cui si trovava, ma come poteva dirgli di no? Non l'avrebbe mai fatto, non ci sarebbe mai riuscita, non voleva rinunciare a lui. Si lasciò andare così al tocco delle sue labbra, alle carezze delle sue mani, che le scivolavano addosso sotto la blusa verde acqua. Si lasciò travolgere da quelle stesse emozioni provate in quella camera d'albergo, l'ultima notte a Firenze. 
"Vieni con me…" gli disse prendendolo per mano e trascinandolo verso la camera da letto, mentre Mina, da una radio in lontananza, cantando a squarcia gola "E' l'uomo per me, fatto apposto per me…." sembrava le stesse leggendo nel pensiero.




domenica 19 luglio 2015

Episodio XLIX "E' l'uomo per me? Fatto apposta per me?- Parte I"


Clara arrivò all'appuntamento con sua cugina Camilla, in perfetto orario. Quel giovedì sera avevano deciso di uscire insieme, una serata tra donne, poiché non si vedevano da tempo, e Enrico, futuro marito di Camilla era fuori per lavoro. Lei era l'unica tra le sue cugine, con cui Clara aveva un rapporto affettuoso e sincero; nonostante la differenza di età, ben 15 anni, si erano sempre trovate bene insieme, andavano molto d'accordo. Per Camilla, Clara era un modello da seguire, una donna bella, brillante, aveva successo nel lavoro ed era indipendente. Per questo volle fortemente che la sua testimone di nozze fosse proprio lei. Dal canto suo Clara fu felice di partecipare in modo attivo alle nozze della sua cuginetta, che lei aveva sempre considerato come la sorella minore che non aveva mai avuto. Camilla era una forza della natura, un fiume in piena, sempre piena di energie, la battuta sempre pronta; Clara l'adorava, anche se a volte era una vera ficcanaso, e anche in quella occasione non si smentì. 
"Allora, come è andata a Firenze?" chiese ammiccando.
"Molto bene, adoro quella città!" rispose Clara, ignorando volutamente la palese allusione. 
"Uhm…Clara Clara, non fare la finta tonta con me…hai capito benissimo cosa voglio sapere!" 
 "E' andato tutto molto bene…cosa altro dovrei dirti?" disse Clara ridendo sotto i baffi, sapeva perfettamente che le avrebbe raccontato tutto, ma le piaceva troppo tenerla sulle spine e stuzzicare la sua curiosità.
"Sei proprio, una stronzona!" rispose l'altra contrariata.
"ahahahah… Camiii!" Clara rise di gusto, mentre sorseggiava tranquilla il suo martini liscio. "Dai cosa vuoi sapere di preciso?" 
"Tutto! tu…lui… Insomma…Finalmente hai avuto l'opportunità di stare sola con lui, col prof. Rossini. Hai una cotta per lui da due anni, da quando l'hai conosciuto, impossibile che tu abbia sprecato un'occasione così succulenta. Deve esserci stato qualcosa per forza, e se non c'è stato nulla, mi  deludi, sappilo!" disse Camilla seria seria, incrociando le braccia. 
"Ok…c'è stato qualcosa…contenta?"
"Nooo…non sono contenta…voglio i dettagli, i dettagli piccanti! Dai, Cla!"
"ahahah" Camilla non avrebbe mai mollato, e Clara non vedeva l'ora di confidarsi con lei, così le raccontò ogni cosa; le escursioni con la classe durante la giornata, e poi le serate insieme nella sua stanza, a bere vino, a ridere e scherzare. E poi l'ultima sera, prima di partire, quando lui, di ritorno dalla serata in discoteca, sentito il bisogno di vederla, l'aveva raggiunta nella sua camera. Tra loro quella notte tutto era stato perfetto, e Clara era sicura che entrambi non vedevano l'ora accadesse di nuovo. 
Erano passati poco più di tre giorni, dal rientro da Firenze, non avevano ancora avuto modo di rivedersi fuori dalle mura scolastiche, ma l'indomani avevano in programma di partecipare ad una rappresentazione teatrale dell'Amleto, messa su da una compagnia emergente. "Quindi vi rivedrete presto!" squittì Camilla tutta eccitata. "Certo! e non vedo l'ora…ahahah! e troppo bello…troppo dolce…è troppo tutto! povera me!" 
"hahaha ok cuginetta…sei stracotta, qui bisogna brindare!" disse Camilla, face segnò al cameriere di avvicinarsi e ordinò due bei calici di prosecco, e altri stuzzichini. 
"hahahah…Cami…non farmi bere troppo…lo sai che reggo a stento l'alcool!" 
" Andiamo Clara, dobbiamo festeggiare! ahahah" 
Risero e scherzarono amabilmente per tutto il tempo, brindarono altre due, tre volte. Alla fine della serata Clara era alquanto allegretta, e non era soltanto merito di tutto lo spumante che aveva bevuto; Daniel era lì nei suoi pensieri, e quasi non credette ai suoi occhi quando se lo ritrovò davanti, a pochi metri di distanza.
Ma quello che vide, non le piacque molto, anzi non le piacque per niente. Daniel era seduto su dei divanetti in fondo alla sala, non erano molto lontani, ma Clara era sicura che lui non l'avesse vista; difatti era tutto impegnato a baciare appassionatamente e a palpeggiare una ragazza tutta curve, che gli stava abbarbicata addosso come un rampicante e che avrebbe fatto impallidire, persino  le super modelle di Victoria Secrets. Clara non riusciva a capacitarsi della scena che stava svolgendosi davanti a lei. Come poteva essere quello che aveva davanti agli occhi, lo stesso uomo che le aveva regalato una delle serate più belle e romantiche delle sua vita? Come aveva fatto lei a farsi abbindolare in quel modo, e a credere che ci fosse stato qualcosa di diverso a parte il sesso, tra loro? Avrebbe voluto gridare, lì in mezzo a tutta quella gente, e dare di matto, ma la scelta più saggia fu fare un respiro profondo, raccogliere le sue cose, pagare il conto e tornarsene a casa.
Ora se ne stava distesa sul suo letto, cercando in tutti i modi di reprimere il magone che le saliva inesorabile su per la gola. Le prime lacrime cominciarono però a solcarle il viso, senza che lei riuscisse a controllarsi, si odiava per questo; aveva promesso a se stessa che non avrebbe più pianto per un uomo, che non si sarebbe più sentita così delusa e umiliata, invece era successo di nuovo, invece per l'ennesima volta si era lasciata prendere in giro. Ma come avrebbe potuto immaginare che Daniel in realtà fosse esattamente come tutti gli altri?Che in realtà con lei volesse soltanto diversi, che per lui era un passatempo come un altro? Eppure le era sembrato così gentile, affabile, interessato a lei, l'aveva corteggiata, possibile che avesse travisato tutto? Non riusciva a capacitarsi, e questo la faceva stare ancora più male!
Ad un tratto Mr.Grammy, saltò sul letto accanto a lei, e con la sua solita alterigia le si sedette vicino guardandola con i suoi occhi gialli, severamente. Sembrava volesse dirgli "Smettila di piangere Clara, sei meglio di così, reagisci e prendi in mano la situazione!!!"
La donna allora tirò su col naso e si alzò dal letto, prese il gatto in braccio e lo accarezzò teneramente "Hai ragione, micione, meglio che io abbia capito la situazione adesso. Meglio mettere finire a questa cosa il prima possibile, si…meglio per me…" 
Poi con un velo di tristezza nella voce continuò "Pare che tu sia ancora l'unico essere vivente di genere maschile di cui io possa fidarmi…"

giovedì 16 luglio 2015

Episodio XLVIII "Quella volta...a Firenze"


Clara e Daniel  erano usciti spesso negli ultimi tempi, serate a teatro, caffè letterari, mostre fotografiche, si divertivano molto insieme. A Daniel piaceva Clara: era solare, giocosa, intelligente, auto ironica. Con lei sentiva di poter affrontare qualsiasi argomento, passavano ore seduti al tavolino di un bar a commentare le ultime news del giorno, politiche, culturali, di cronaca, non aveva importanza, lei aveva sempre un'opinione a riguardo; e Daniel amava i modi con cui portava avanti una discussione, tranquilla e pacata, ma al tempo stesso decisa e sicura di se. a Daniel piaceva Clara. Un giorno  uscendo da scuola lei gli chiese " Ma perché non vieni anche tu in gita con la IB? i ragazzi ti adorano, sarebbero felicissimi, e anche a me farebbe troppo piacere! Firenze è stupenda in primavera…che dici pensi di poter esaudire questo mio piccolo desiderio?" 
Daniel fu sorpreso, non si aspettava di certo una proposta del genere fatta così a bruciapelo. In realtà aveva deciso di non accompagnare nessuna classe in nessun viaggio lungo, ma non seppe dirle di no, così appena due settimane dopo si ritrovò seduto su un pullman pieno di ragazzini, con destinazione Firenze! Furono sette giorni intensi, Clara conosceva la città come le sue tasche, e aveva preparato un itinerario culturale fittissimo, era come un vulcano attivo, un fiume in piena, Daniel guardandola a volte si chiedeva dove trovasse tutta quell'energia e quella passione. A sera tornati in albergo erano distrutti, di solito restavano un po' insieme, si rilassavano così, facendo il resoconto della giornata e programmando quella successiva, poi Daniel ogni volta la salutava affettuosamente con un dolce bacio  e poi ritornava a dormire  nella sua stanza, da dove il mattino dopo le telefonava, per svegliarla e augurarle il buongiorno. Clara viveva per quei due momenti della giornata, al mattino per ascoltare la voce di lui, che ancora assonnato  le faceva  pensare che si fosse svegliato solo per lei, per essere la sua amabile sveglia personale; e alla sera per ricevere quel bacio della buonanotte che di giorno in giorno diventava sempre più carico di passione e aspettative. L'ultima sera, Clara era distrutta, riuscì a sottrarsi alla tipica uscita in discoteca, inventando una fortissima emicrania. A Daniel dispiacque che la sua compagna di avventure si perdesse la serata danzante, ma non poté fare a meno di accompagnare i ragazzi, insieme col collega di religione. 
Clara fece un bel bagno caldo, telefonò alla vicina per sapere di Mr.Grammy,  ordinò una bella tisana alle erbe e si rilassò in poltrona. Si rammaricò che Daniel non fosse lì con lei proprio l'ultima sera, e di sicuro dopo la discoteca non sarebbe passato vista l'ora tarda. Quasi immediatamente cadde tra le braccia di Morfeo, e si destò soltanto quando sentì picchiare ripetutamente alla porta. Si mise addossò la sua vestaglia di seta, e quasi spaventata, si avvicinò all'uscio e diede un'occhiata dallo spioncino: era lui. Gli apri felice sorridendo, era sorpresa non si aspettava che passasse a salutarla. Daniel rimase quasi a bocca aperta, non era abituato a vederla, così, diciamo, al naturale: i capelli lunghi che le scendevano disordinati  sulle spalle, erano un contorno perfetto per quel volto delicato costellato di lentiggini e quei due smeraldi che aveva al posto degli occhi; la vestaglia le arrivava alle ginocchia, lasciando scoperte le gambe snelle, era scalza e questo la faceva sembrare più esile di quanto fosse in realtà. "Ciao" le disse con un tono di voce , che a lei risuono quasi imbarazzato "Dormivi? Scusa ero passato per un saluto veloce" In effetti erano quasi le due del mattino, ma lei sorrise e lo invitò ad entrare. Ordinarono una bottiglia di vino, come del resto avevano fatto ogni sera da quanto erano arrivati. Parlarono amabilmente della giornata trascorsa, come al solito ridendo e scherzando, prendendosi in giro. Daniel però si sentiva stranamente inquieto, impaziente, ma non era una brutta sensazione, anzi…inoltre il vino iniziava a far sentire il suoi effetti, aveva caldo, così si diresse verso la finestra e l'apri facendo entrare l'aria fresca della notte. Clara gli si avvicinò,con in mano il suo calice di Montepulciano, lo prese sottobraccio e languidamente gli disse "Sei strano stasera…cos'hai?" 
 Giocherellando con le dita tra le morbide onde  dei suoi capelli , guardandola dritta negli occhi, spavaldo e sicuro come sempre le disse "E tu cos'hai questa sera? sei bellissima…più del solito, quasi da togliere il fiato!" 
Dli occhi di Clara si accesero di passione, gli gettò le braccia al collo e lo baciò impetuosamente. Nello stesso momento in cui agiva, non capiva cosa la portasse a compiere quelle azioni, le sembrava di aver perso il controllo, la testa le girava; diede la colpa al vino, ma subito poi si corresse, era colpa delle sue labbra, delle labbra di Daniel al sapore di vino. Fu un bacio lungo, intenso, passionale, istintivo, ma quando si staccarono per riprendere fiato, ridendo e specchiandosi l'uno negli o occhi dell'altro capirono che a nessuno dei due quella sera sarebbe bastato un semplice bacio della buona notte. 





martedì 14 luglio 2015

Episodio XLVII "Un nuovo amico..."


Frida era in macchina, la smart che Giulio le aveva regalato subito dopo l’incidente in bici.  “Così puoi scorrazzare tra le strade della città in tutta sicurezza, e io sono più tranquillo” aveva detto in torno perentorio, che non ammetteva repliche, e lei non potè far altro che accettare l’insolito regalo. Il suo turno al negozio era finito e non vedeva l’ora di potersi rilassare un po’, anche se avrebbe dovuto ancora aspettare per tornare a casa, aveva dimenticato le chiavi e le sarebbe toccato aspettare Kira che smontava più tardi, decise di passare a casa di Giulio che quel pomeriggio aveva avuto l’ultima visita prima del solito, si sarebbe rilassata un po con lui. Mentre era semi ferma nel traffico cittadino, ammazzava il tempo cambiando le stazioni radio, pareva non passassero niente di carino, finchè la voce graffiata di Axel Rose non le strappò un sorriso, e così fermò la sua ricerca su 93.7, Virgin Radio la salvava sempre in situazioni disperate come quella. Il traffico era ancora immobile, non si muoveva di un centimetro da quasi 10 minuti, l’orario di punta era più terribile rispetto ad altri giorni; pensò che forse era meglio quando gironzolava in bici e faceva gli slalom tra le auto evitandosi tutto quello stress snervante, mentre tamburellava le dita sul volante al ritmo di “Paradise City” canticchiando di tanto in tanto e guardando davanti a sé nella speranza che qualcosa si smuovesse. Dopo essere avanzata di poco più di un metro, sbuffò sonoramente e si accese una sigaretta incurante del fatto che Giulio avrebbe sentito la puzza di fumo e l’avrebbe sgridata di sicuro, poi guardando fuori dal finestrino la sua attenzione fu catturata da un esserino buffo sul ciglio del marciapiede: era un cagnolino accucciato, dall’aria triste, nero con le zampette bianche e qualche altro pelo bianco qua e là, era spelacchiato e sembrava piuttosto infreddolito e impaurito, Frida era stata attratta dai cani sin da bambina, li trovava irresistibilmente dolci, così lo chiamò con un fischio delicato; il buffo esserino alzò leggermente la testolina, drizzando l’orecchio sinistro, la guardò subito con i due grandi occhioni color oliva che trasparivano un’estrema malinconia. Frida gli sorrise come fosse un bambino e la bestiolina non smetteva di fissarla, intenerendola sempre di più; le sembrò molto molto magro e alquanto debilitato, così allungò un braccio dal finestrino verso di lui  e lo chiamò con un gesto delle dita e schioccando la lingua. A quel richiamo il cagnolino dapprima reclinò la testa a destra e poi a sinistra, pensando forse che volesse dargli del cibo, poi, un po’ titubante, si alzò sulle zampette magrissime e sporche e  camminò verso di lei lentamente col capo chino e le orecchie all’indietro; con estrema lentezza finalmente le si avvicinò e alzò il grande naso nero sulla sua mano per annusarla,  poi la leccò vigorosamente un paio di volte. Frida non ci pensò su, aprì piano la portiera della macchina, lo alzò e prendendolo in braccio si accorse che era leggero come una piuma, lo sistemò sul lato del passeggero mentre lui  la guardava con aria spaesata e pietosa; lei lo accarezzò e gli parlò, dicendogli che lo avrebbe portato con sé e lo avrebbe fatto tornare in forma. Proprio in quel momento il traffico si sciolse, il fatto di essere stata eccezionalmente ferma tutto quel tempo in auto e che avesse ricominciato a muoversi solo dopo aver preso la bestiolina con sé, le sembrò un segno del destino. La canzone era finita, e Virgin Radio passò un vecchio pezzo degli ACDC e Frida guidava sorridente buttando ogni tanto un’occhiata al suo nuovo amico, che intanto si era appallottolato sul sediolino e la guardava; mentre lei gli parlava notò che ogni tanto scodinzolava debolmente e ne fu felice, era evidente che il cane si fosse tranquillizzato e avesse capito che lei stava provando a salvarlo, ed era proprio questo che lei amava dei cani e degli animali in genere, il loro istinto ci vedeva sempre giusto. Frida pensò che Giulio avrebbe potuto dargli un’occhiata, anche se non era un veterinario, era pur sempre un medico, e lei sapeva che alcune medicine per umani andavano bene anche per i cani, così gli inviò un messaggio “Sto arrivando e ho un paziente per te, abbiamo bisogno di un consulto medico…a tra poco amore”, chissà come l’avrebbe presa, ma sicuramente non avrebbe avuto problemi con lui, ne era certa, così proseguì a passo sicuro. Dopo quindici minuti era davanti la sua porta di casa e le bastò un secondo per capire che le sue previsioni erano state sbagliate. “Non penserai di far entrare questa bestia in casa mia?” furono le prime parole che Giulio proferì dopo averle aperto la porta;  appena vide il povero cane, sgranò gli occhi come usava fare di solito, si irrigidì e fece un balzo indietro, scaturendo l’ilarità di Frida “Ma dai, che hai paura di un microbino come questo?” Giulio le fece capire chiaramente che non voleva farlo entrare, non aveva alcuna paura, semplicemente lo trovava sporco e puzzolente e non amava particolarmente gli animali. Lei lo pregò più volte e, alla fine, con grandissimo sforzo, le permise di entrare, avvisandola di stare attenta a dove quel “coso” mettesse le zampe. Frida lo prese in braccio per evitare che camminasse sul parquet chiaro del salone e sul grande tappeto bianco, effettivamente avrebbe potuto sporcarlo, e si accomodò sulla sedia davanti al caminetto spento, coccolandolo. Giulio le si piazzò di fronte, con le mani sui fianchi e le gambe leggermente divaricate, e guardandola severamente ricominciò a rimproverarla “Ti rendi conto di quanto puzza quest’ammasso di peli? E tu lo tieni tra le braccia, lo accarezzi, baciatelo pure a questo punto!” Frida storse il naso e gli fece una linguaccia “Ma dai Giulio, non potevo portarlo a casa mia, ho dimenticato le chiavi e poi pensavo che potresti dargli una controllata, lo vedo debilitato”. Giulio rimase a bocca aperta per qualche secondo, attonito, come se avesse sentito chissà quale diavoleria “Tu sei cretina veramente…io sono un medico, non un veterinario!” Frida mise il muso e rispose prontamente con tono molto polemico “Vabbe dai, cosa ti costa dargli una controllata? Che ne so palparlo, controllargli il colore della lingua, queste cose qua che si fanno…non essere burbero, stai esagerando”. A quel punto Giulio perse la pazienza, cominciò ad alzare il tono della voce come non aveva mai fatto prima d’ora “Ora basta!” urlò, gesticolando animatamente “Non toccherò quell’essere, non gli metterò le mani addosso. Portalo da un veterinario, se ci tieni tanto. Se tu vuoi fare la crocerossina dei trovatelli, fallo fuori dal mio appartamento, a me gli animali non sono mai piaciuti, già è tanto che ti ho fatta entrare con quel coso! Adesso vado in cucina a bere il frullato che mi ero preparato e quando torno non voglio vederlo più, chiaro?” Frida rimase incredula, si strinse il piccolo pelosetto sul seno  cercando di tranquillizzarlo “guarda” gli disse piagnucolando come una bambina “Sta tremando tutto, lo hai fatto spaventare. Ma come puoi non provare almeno un po di pena? Sei tu la bestia, sei orribile!”  Giulio notò con stupore che Frida aveva gli occhi lucidi, non poteva credere che fosse seriamente preoccupata  e dispiaciuta per un cane, era solo un animale, pensò, ma in quel momento fu lei ad ispirargli tenerezza, così sospirando sonoramente cercò di calmarsi, anche se sentiva il nervosismo correre a mille “Amore non posso credere che tu mi stia insultando perché non voglio toccare quel cane. E’ sporco, avrà chissà quale malattia e chissà quante zecche. Mi fa troppo schifo, che ci posso fare? Poi ieri c’ho messo una vita per pulire casa, e già sento puzza di carogna ovunque…lo sai che ci tengo, non fare quella faccia, ti prego…”  L’espressione afflitta e contrariata di Frida lo urtava ancora di più, perché con quegli occhioni riusciva a farlo sentire in colpa, sembrava che stesse quasi per piangere, e non faceva altro che continuare a coccolare il cane, che pure la guardava con aria triste, sembravano due anime in pena e non sapeva se la cosa lo divertiva o lo innervosiva; così, davanti al suo silenzio, ci pensò su qualche secondo e poi decise di mollare un po la presa “Ok, ho capito. Va bene, facciamo così. Visto che per ora non puoi portartelo a casa, ti darò una bacinella, te ne vai fuori in veranda, lo lavi e lo asciughi col phon piccolo da campeggio, badando bene a non sporcare niente. Almeno smetterà di puzzare, poi vedremo che fare…visto che ti sto concedendo già troppo, sappi che una volta usciti di qui poi non voglio più rivederlo in casa mia, intesi?” La ragazza alzò gli occhi e accennò un sorriso “Gli darai un’occhiata? Non posso portarlo dal veterinario, costa troppo, magari a fine mese potrei farlo vaccinare…” Giulio la frenò  “Amore, non lo toccherò. Fallo guardare a Kira, lei aveva un gatto, no? Ci sa fare magari, poi potrebbe usarlo come cavia per fare esperienza, che ne so… io non ho mai toccato un animale e non intendo farlo…Ma poi che significa che vuoi vaccinarlo? Non avrai mica intenzione di tenertelo?” Dal sorriso birichino di Frida, capì che erano proprio quelle le sue intenzioni, così le andò a prendere una grande bacinella che usava per il bucato e che poi sicuramente avrebbe buttato via, e quando la vide saltellare felice verso la veranda pensò che fosse davvero pazza. Qualche volta gli aveva parlato della sua passione per gli animali, ma non credeva che arrivasse fino a questo punto, per lui era inconcepibile. Intanto prese la scopa elettrica e ripulì tutto il salotto e il tappeto per bene, aprì la veranda per far areare la stanza e passò del disinfettante all’ingresso, dove il cane aveva camminato prima che Frida lo prendesse in braccio. Quando fu sicuro che tutto era ben ripulito, finalmente andò in cucina a bere il frullato di fragole e kiwi che aveva preparato accuratamente tornato dallo studio, si sedette al tavolo di vetro e se lo gustò lentamente, dopo averci aggiunto un paio di cucchiai di muesli. Guardò l’orologio da muro ed era passata già quasi un’ora da quando Frida era uscita in veranda, chissà cosa stava combinando, non aveva la minima intenzione di andare a controllare, temeva di trovare cattive sorprese, così aspettò pazientemente, ripulendo il tavolo e lavando il bicchierone ormai vuoto, poi scongelò dal freezer un paio di fette d’arrosto che avrebbe voluto preparare quella sera per lui e Frida sulla nuova piastra elettrica che aveva comprato qualche giorno prima, voleva assolutamente provarla… mentre leggeva le istruzioni con interesse, ritornò finalmente Frida “da dan!!!!!! Guarda che giovanotto pulito e profumato! Ora sembra che abbia anche più peli….l’ho asciugato per bene, facciamolo gironzolare…” ripose il cane a terra, che subito sparì dalla loro visuale, facendo balzare Giulio in piedi dalla sedia, che subito corse a cercarlo; lo trovò che zampettava intorno al tavolino del salotto, sul suo amato tappeto bianco e non esitò a protestare “Fri è inutile che provi a farmelo piacere, il fatto che tu lo abbia lavato non cambia le cose. Prima di tutto è un cane orribile, brutto veramente… e poi a me gli animali non piacciono e mi dispiace, ma non cambierò idea per farti un favore”. Frida si incupì di nuovo, e assunse nuovamente un’espressione di forte disappunto, non riusciva a credere che a Giulio non piacessero gli animali, sembrava un uomo così aperto, dolce, sensibile, ma le stava dimostrando il contrario e il suo atteggiamento le stava dando fastidio; tuttavia, non disse nulla, era pur sempre casa sua e lei sapeva quanto fosse pignolo e preciso con le sue cose, così gli chiese solo di potergli dare qualcosa da mangiare, sembrava affamato ed era magrissimo, avrebbero potuto dargli uno yogurt, gli disse, non gli avrebbe fatto male, oppure avrebbero potuto preparargli un po’ di pasta asciutta, ma Giulio si oppose categoricamente, non avrebbe sprecato i suoi preziosissimi yogurt per un cane e non si sarebbe messo tantomeno a cucinare. Messo in chiaro che non gli avrebbe dato da mangiare, si sedette sulla sua poltrona e si mise ad osservare seriosamente il pelosetto che gironzolava, seguendone con lo sguardo ogni piccolo passo; il cagnolino gli si avvicinò più volte con le orecchie basse, scodinzolando debolmente, pareva capire di non essergli simpatico perché provava ad annusargli le scarpe con aria impaurita ed impacciata, ma allo stesso tempo curiosa ; purtroppo tutti i tentativi del piccolo di avvicinarglisi furono vani, perché Giulio prontamente ogni volta lo scacciava muovendo i piedi in maniera decisa, in modo da allontanarlo. Frida assistette a quello spettacolo sbigottita,e osservandolo severamente gli gridò “Sei un mostro! Che male ti sta facendo?” Giulio le sorrise beffardamente dandole della pazza e dicendole che non le avrebbe dato corda per nessuna ragione, se voleva quel cane doveva sbrigarsela da sola e, soprattutto aggiunse nuovamente, fuori da casa sua. A quel punto Frida perse la pazienza, chiamò Kira che per fortuna stava appena rientrando in casa ed andò via sbattendo la porta, senza nemmeno salutarlo.
Si sentiva furiosa e si sfogò con l’amica, che invece accolse con pazienza il nuovo ospite “Ti rendi conto? Mi ha cacciata! Lo ha trattato malissimo e non ha voluto nemmeno dargli un misero biscotto da mangiare! Mi ha permesso soltanto di lavarlo, ma solo per paura che potesse rovinargli quella merda di appartamento!” urlò a Kira, mentre lei dava una controllata al cane, ridacchiando sotto i baffi “Vabbe Fri, forse si è spaventato…è troppo brutto questo cane, lasciatelo dire! Hahahah”  “Non sei divertente. Non posso credere che non gli piacciano gli animali, cioè penso che non potremo mai vivere insieme, nè avere un futuro, se non cambia questa cosa… non posso crederci!” Kira continuava a ridacchiare mentre l’amica si infervoriva, e non riuscì a prenderla sul serio, così usò la sua solita ironia “vabbè, il tuo super uomo un difetto doveva pure avercelo!”  “beh, effettivamente…è il primo difetto serio che gli ho trovato…”   a quel punto Kira scoppiò in una sonora risata, facendo sobbalzare il povero cane che quel giorno ne stava vedendo di tutti i colori “Il primo? Oltre al fatto che usa sparire per giorni per poi ricomparire miracolosamente, vorrai dire?” Frida le fece una linguaccia e le disse che non era per niente divertente, piuttosto le chiese se secondo lei quel cane stesse bene o avesse qualcosa. Kira non aveva una passione smodata per gli animali, ma non le dispiacevano, anche se l’idea di prendersene cura quotidianamente non la entusiasmava, quindi avvisò Frida che le questioni pratiche, come cibo e bisognini, doveva sbrigarle da sola se voleva farlo restare in casa con loro, lei avrebbe dato solo una mano. Comunque le disse che tastandolo non aveva sentito organi ingrossati, né particolari anomalìe, per quello che poteva capirne, ma sicuramente era fortemente debilitato, disse, forse non mangiava da giorni e beveva poco, così pensò che avrebbero potuto fargli un paio di flebo di glucosio per tirarlo su, poi mangiando avrebbe ritrovato pian piano le forze e a fine mese, quando avrebbero avuto qualche soldo in più, l’avrebbero portato a fare un controllo e un vaccino. Frida abbracciò l’amica, sembrava una bambina felice e per un attimo le tornò in mente il giorno che i genitori le permisero di tenere in casa un trovatello come lui. Gli diedero da mangiare della carne in gelatina, ne divorò tre scatolette in pochi minuti, aveva davvero una fame da lupi. “Dì un po’ Kira, che nome gli diamo?” Kira ci pensò su,e guardandolo fisso con un sorriso rispose con tono sicuro “A essere brutto è brutto….certo che tu te li scegli sempre carini…” disse alludendo chiaramente a Giulio, poi aggiunse “Ma ha quei peletti biancastri carini che spuntano ai lati del muso e sotto il mento che sembrano dei baffoni con un po’ di barbetta….Merlino, ti chiameremo Merlino!” disse rivolta al cane, che la guardava col muso all’insù scodinzolando vigorosamente: era evidente che il suo nuovo nome gli piaceva, e molto.

venerdì 10 luglio 2015

Episodio XLVI " AAA Giulio cercasi"


Frida continuava a fissare il portoncino di fronte al negozio, fumando nervosamente, fissando le sue scarpette da tennis azzurre; aspettava che Giulio arrivasse per tornare finalmente allo studio, dopo tre lunghi giorni di assenza in cui non lo aveva visto, né sentito, sembrava letteralmente sparito e lei non sapeva dove fosse. Nessuno sapeva dove si fosse cacciato, né Alessandro, né la segretaria, Ilaria, che le aveva però riferito che l’aveva chiamata qualche giorno prima per cancellare  tutti gli appuntamenti fino al venerdì, e non si era fatto più vedere, dunque la sua assenza era premeditata.  Si sentiva furiosa, continuava a provare a chiamarlo, ma il cellulare era staccato, passava a casa sua ogni giorno, non  capiva se c’era da preoccuparsi o no, avrebbe voluto ucciderlo.  Da lontano vide arrivare Milly, che camminava a passo svelto con il suo immancabile tacco dodici, letteralmente strizzata in un vestitino rosso che le stava decisamente stretto sul sedere e sul girovita. “Scusa il ritardo tesorino” esordì Milly vedendola lì fuori “Ho dovuto portare Pietro da mia madre perché Alfonso mi ha avvisata tardi che non sarebbe rientrato, ho fatto le corse! Che stress! Tu piuttosto, sempre a sfumacchiare eh! Ma non avevi smesso??” Frida gettò a terrà il mozzicone di sigaretta, si vedeva lontano un chilometro che non era particolarmente in vena quel pomeriggio, ma cercò di nasconderlo alla meglio per evitare le domande idiote di Milly “Sì, fumo di meno infatti…” e rientrò in negozio, seguita dall’amica “Eh beh, ora che sei fidanzata con un medico devi badare di più alla tua salute..hhihihihi”. Ecco, era arrivata puntuale la prima battuta cretina della giornata, pensò Frida, e quella risatella isterica e ocheggiante proprio non le andavano giù in quel momento, così decise di non trattenersi come faceva di solito, prese le sue cose e la salutò frettolosamente inventando una scusa, non aveva nessuna voglia di scherzare. In macchina, durante il tragitto per tornare a casa, continuò a pensarci su, non riusciva a capacitarsi del perché Giulio fosse sparito, cominciò a farsi mille domande e provò a darsi delle risposte. Erano passati nemmeno dieci giorni dalle vacanze di Pasqua, lui l’aveva presentata ai genitori, dunque in teoria non aveva nessun motivo plausibile per lasciarla; cercò di pensare al giorno prima che sparisse, le era sembrato normale come sempre, chiacchierone, allegro, pieno di attenzioni per lei, proprio quella sera avevano cenato al ristorante Giapponese e avevano dormito insieme, poi dalla mattina, il vuoto, non le aveva dato nessun segnale, nessun preavviso. Quella situazione la stava portando alla paranoia, tutti quei pensieri si aggiungevano al turbamento che ancora provava per le parole della signora Lidia che non le si toglievano dalla testa, cercava in tutti i modi di allontanare l’idea che gli avvertimenti della madre di Giulio fossero collegati al suo comportamento, no, non poteva essere, doveva smettere di pensarci! Ma sicuramente, pensò, quando lui sarebbe tornato –semmai sarebbe tornato- gliene avrebbe parlato, non poteva più tenersi dentro quel malessere che la stava torturando da troppo tempo, voleva delle spiegazioni su tutto. Le veniva da piangere, sentiva il cuore in gola, e se gli fosse successo qualcosa? In quel momento sentiva di odiarlo, provò nuovamente a chiamarlo, ma niente. Rientrata a casa, si fece una doccia e fece il bucato, aveva bisogno di svagare la mente: preparò una crostata al cioccolato, una parmigiana di melanzane e il cous cous con verdure grigliate, ripulì tutta la cucina per bene, e si fecero le nove, almeno per tre ore aveva quasi smesso di pensarci. Preparò la tavola per lei e Kira e si fiondò sul divano a fissare il pavimento. “Friiii, sono tornata! Stavo per bussare, pensavo di aver perso le chiavi e invece…ei! Che profumino, qualcuno era in vena di cucinare oggi eh!” Kira le comparve davanti, posò la borsa sul tavolino e le si sedette accanto “Non è tornato, vero?”. L’amica aveva notato immediatamente che Frida era depressa, così provò a tirarla su “La cosa positiva di quando sei depressa, è che cucini tante cose buone! Dai Fri, ci sarà una spiegazione al suo comportamento del cazzo, vedrai…” Frida non rispose, il troppo pensare le comportò una tale stanchezza fisica che rasentava l’apatia, voleva scoppiare in lacrime, ma sentiva che non ne valeva la pena, si stava struggendo inutilmente, così si tirò su e decise di godersi la cena con Kira. “mmm ottima questa parmigiana, mi ci voleva proprio dopo la giornata di inferno in ospedale, non mi sono fermata un attimo...”. Frida sembrò non aver sentito il complimento dell’amica, ma la guardava fissa negli occhi, come se volesse dirle qualcosa e Kira se ne accorse “Fri, che c’è? Stai tutta imbambolata…” le disse agitandole la mano davanti al viso “Ma scusa” le disse Frida, che finalmente apparve sveglia “Se Carlo si comportasse così, tu cosa penseresti?” Kira rispose sospirando “Fri ma che domanda è! E’ ovvio che mi incazzerei come una belva, ma con Carlo è diverso…cioè, voglio dire, lui è un uomo più o meno normale, seppur con le sue stranezze, per l’amor del cielo…Giulio invece è un tipo un po’ etroso, lo conosci meglio di me, non sono io a dovertelo dire…quindi magari ci sta che abbia dei comportamenti strani..non che io voglia giustificarlo, ma il paragone non regge…se Carlo facesse una cosa del genere ci sarebbe qualche motivo grave sotto…Giulio, non so, magari è solo un colpo di testa o è salpato con una barca a vela da strapazzo e non riesce a mettersi in contatto con te per qualche motivo…magari ora starà su un’isola deserta, col barbone alla Tom Hanks, insieme al suo Wilson, che magari lui avrà chiamato Frida” detto questo scoppiò a ridere, davanti all’espressione esterrefatta di Frida, che le rispose sbuffando “Ma dai Kira, sii seria!!! Non è proprio il caso di scherzarci su…io sono seriamente preoccupata”  “Io se fossi in te sarei seriamente incazzata!” disse prontamente Kira “Comunque, scherzi a parte”, continuò assaporando il cous cous “Tonerà da te, ti darà delle spiegazioni –spero per lui che siano plausibili- e tornerete ad essere felici e contenti…poi lo dici sempre anche tu che è un tipo strano, non ci pensare, dai! Anche se, io una lezione gliela darei! Poi fai tu…intanto beviamoci un altro po’ di vinello, questo Chianti che ti hanno dato i suoi genitori è favoloso, a qualcosa serve il dottor Bassani!” La cena continuò tranquillamente, ed evitarono di tornare sull’argomento, per fortuna Kira riusciva sempre a farla ridere e a distrarla, anche se non risparmiò qualche altra frecciatina su Giulio, era evidente che non gli stava particolarmente simpatico, ma doveva ammettere che era stata molto ragionevole e diplomatica sulla questione “sparizione misteriosa”, non aveva sparato a zero su di lui, come invece Frida si sarebbe aspettata. Erano ormai quasi le undici, la bottiglia di vino era finita e le ragazze si fiondarono sulla crostata al cioccolato, Frida aveva seguito tutti i consigli di Carlo per farla riuscire ancora più fragrante e saporita, forse le serviva ancora un po’ di esercizio, ma ci stava riuscendo, ci teneva molto al suo giudizio e così gli conservarono una bella fettona che Kira gli avrebbe dato l’indomani.  Avevano la pancia pienissima e si scaraventarono sul divano , Kira doveva assolutamente guardare almeno una puntata di Grey’s Anatomy, la cosa non entusiasmava molto l’amica, ma le si accoccolò accanto ugualmente, avrebbe sonnecchiato facendo qualche commento qua e là sull’episodio. Così rimasero assorte davanti alla tv senza dire una parola, erano molto stanche, quando all’improvviso suonò il campanello della porta, che le fece sobbalzare. Era mezzanotte passata, si chiesero, chi potesse mai essere. Kira si alzò per prima, era evidente che Frida era già quasi addormentata, e si diresse verso la porta a piedi nudi, guardò dallo spioncino e corse da Frida “Fri, svegliati…è Giulio! Gli apri tu?” Frida si alzò in un secondo e andrò ad aprirgli, gli comparve Giulio tutto intero, non aveva nessun barbone, sembrava stesse benissimo, come sempre, nei suoi jeans blu e in un maglioncino verde, tutto sorridente “Scusa l’ora, piccola” le disse. Frida cambiò espressione, contenne l’istinto irrefrenabile di mettergli le mani addosso “Che cazzo ci fai qui?Da dove spunti fuori? E togliti quel sorriso dalla faccia!” Giulio guardò alle spalle di Frida “Ciao Kira!!” “Ok ragazzi io vado” rispose Kira fuggendo nella sua stanza. Giulio le chiese di entrare e fu accontentato, si accomodò sul divano e prese un pezzo di crostata, mangiandola con nonchalance. “Giulio, mi devi delle spiegazioni” gli urlò Frida “è da tre giorni che non ti fai vedere né sentire, e poi piombi qui a quest’ora come se nulla fosse! Che cazzo è successo?”  “Ei” le rispose “stai calma, posso spiegarti tutto…semplicemente volevo organizzarti una sorpresa e mi è servito qualche giorno” Frida sentì i nervi a fior di pelle ed alzò il tono della voce, incurante degli inquilini del palazzo “Una sorpresa? Che razza di sorpresa di merda è sparire dalla circolazione? Che concezione hai tu della parola s o r p r e s a, spiegamelo! Sei un idiota!” gli disse battendogli i pugni sul petto. Kira intanto, seduta sul suo letto, sentì le urla dell’amica che coprirono il volume della televisione, si sentiva in imbarazzo, avrebbe voluto mettersi dei tappini alle orecchie, ma non c’era modo di non sentire la loro discussione, così aguzzò l’udito, era curiosa di sentire le giustificazioni di quell’arrogante, che arrivarono puntualissime dopo lo sfogo di Frida. “Sono stato a Tenerife, alle isole Canarie…volevo organizzare una fuga d’amore e ci sono riuscito…ho fittato una bellissima villetta in riva al mare e anche una barca che aspettano solo noi! Partiamo domani sera, quindi prepara le valigie, e tira fuori i costumi da bagno!” Frida rimase senza parole per qualche attimo, avrebbe voluto schiaffeggiarlo, sentì tutto lo stress di quei tre giorni crollarle addosso e scoppiò in lacrime “ah, e che bisogno c’era di non farti sentire? Mi hai fatto prendere un colpo!” gli disse portandosi le mani al volto per coprire i lacrimoni che le scendevano “Sei un bastardo! Potevi almeno chiamarmi, che cazzo di comportamento è questo? Perché dovrei crederti?” Giulio le le prese il viso tra le mani e le asciugò le lacrime “dai piccola, scusa…forse ho esagerato, non pensavo ti preoccupassi così tanto…dai, lo sai che non farei mai niente contro di te, perciò devi credermi…mi dispiace da morire che tu sia stata male…è che dopo Pasqua ti ho sentita pensierosa, distante, e ho pensato che un week end tutto per noi ti avrebbe fatto bene…” le disse queste parole e cominciò a darle dei baci sulle labbra, ancora umide e salate per il pianto, ma Frida inaspettatamente si scostò “ecco, Pasqua…volevo parlarti proprio di questo” gli disse mentre cercava di rimettersi al posto il trucco sciolto sotto gli occhi “Mi sono preoccupata perché tua madre mi ha detto delle cose strane di te…e allora ho collegato tutto…mi ha detto che hai fatto delle scelte sbagliate e che devo stare attenta a te, che devo tenerti testa per noi andare a fondo con te…e che ne so, tutte così così…strane…e io non so cosa pensare” disse queste cose in modo confuso e ricominciò a piangere, mentre Giulio scoppiò a ridere, reclinando la testa all’indietro “hahhahaha, mia madre! Ma ti prego Frida…è solo una madre apprensiva…lei è solo preoccupata perché non comprende il fatto che a 43 anni ancora non mi sia sposato…il fatto che abbia cambiato molte ragazze l’ha portata a pensare che io sia instabile mentalmente o chissà cosa, ma le ho spiegato mille volte che semplicemente non avevo trovato la donna giusta…anzi, le ho anche assicurato che tu lo sei e che ne sono sicuro…ma forse lei non è ancora convinta, così ha cercato di metterti in guardia…non c’è niente da capire in quello che ti ha detto…credimi, piccola,.,.,perché non me lo hai detto prima, invece di tenerti dentro tutte queste cose?” Frida si lasciò abbracciare, si sentiva più tranquilla, si sentiva al sicuro, in quei giorni la paura di perderlo era stata più forte della rabbia “Ho avuto paura di perderti” gli disse… “Tu non mi perderai mai…lo so, a volte agisco senza pensare…è per questo che molte ragazze non sono riuscite a starmi dietro, ma ti prometto che con te starò più attento…adesso rimani stretta a me, così ti calmi, domani sera partiamo e sabato mattina saremo su una bellissima spiaggia privata che ho preso per noi, a fare l’amore….che ne dici?”. Kira dalla sua stanza aveva sentito tutta la discussione ed era allibita, da Frida si sarebbe aspettata una reazione più dura, da quando la conosceva non l’aveva mai vista così sottomessa, quell’uomo in poco più di due mesi era riuscito a plasmarla a suo piacimento, Frida non aveva capito niente e lei non poteva fare niente per metterla in guardia, avrebbe ottenuto solo il risultato di mettersela contro e voleva evitarlo…era troppo innamorata, accecata, soggiogata, davanti a lui si scioglieva in un micro secondo, non poteva crederci. Nel frattempo Carlo le aveva mandato diversi messaggi a cui lei non aveva risposto per stare attenta alla conversazione dei due, quando cominciò a non sentire più niente, capì che si erano riappacificati e rispose ai messaggi: “Ho assistito a qualcosa di assurdo…Giulio è uno stronzo, non dico più niente…vado a dormire, buonanotte amore…”

lunedì 6 luglio 2015

Episodio XLV "Tutte le donne di Daniel"


Di solito  Clara iniziava la giornata con 40 minuti di cyclette, l'attività fisica libera endorfine , le molecole del buono umore, e quale miglior modo allora di iniziare la giornata se non con una bella corsetta? Invece quella mattina al suono della sveglia non saltò in piedi come sempre, ma decise di rimanere a letto; tutto sommato era sabato, non avrebbe avuto lezione prima delle 10 e dopo la sera prima  non aveva bisogno di liberare un bel nulla per essere felice. Daniel…per tutta la notte, non aveva fatto altro che pensare a lui,  ai suoi modi dolci ed eleganti, al suo sorriso sicuro e sfacciato, alla sua capacità di parlare di qualsiasi cosa rendendo il tutto sempre interessante e a quel bacio, quel bellissimo e tenero bacio che lui le diede sotto casa prima di lasciarla andar via. Arrossì sotto le lenzuola, si sentiva ridicola, ma al tempo stesso felice, proprio come una ragazzina. I suoi dolci pensieri furono interrotti da Mr. Grammy,  gattone persiano dodicenne, che affamato le saltò sui piedi e  facendo le fusa reclamava la sua pappa. "Si ho capito, hai fame" borbottò mentre si alzava dal letto e si dirigeva verso la cucina, dove si accorse di aver fantasticato forse  un po' troppo visto che in un battibaleno si erano fatte già le 9. Diede da mangiare al gatto, bevve il suo solito tè verde, e si precipitò in bagno canticchiando una stupida canzoncina, si  lavò i denti  e si buttò velocemente sotto la doccia. Cinque minuti dopo era già  immersa nel suo armadio cercando qualcosa da indossare: optò per una gonna pantalone blu a vita altra e una camicione color pesca, che legò alla vita per adattarlo meglio alle sue esili forme. Si guardò soddisfatta allo specchio e velocemente raccolse i lunghi capelli rossi in un disordinato chignon. " Sei proprio bella" pensò dando un' ultima fugace guardata alla sua immagine riflessa, salutò affettuosamente Mr. Grammy, prese la sua borsa da lavoro e si precipitò giù per le  scale.
Nonostante fosse un po' in ritardo,decise di andare a scuola a piedi, così  avrebbe potuto godersi il  tiepido sole di aprile, e soprattutto camminando a passo svelto avrebbe rimediato ai 40 minuti di cyclette che quella mattina aveva saltato.

Arrivò in classe appena qualche minuto dopo il suono della campanella, salutò gli alunni con il suo solito dolce sorriso e gentilmente invitò tutti a prendere posto. L'argomento del giorno era l'arte rinascimentale, e come non parlare a quel proposito della Venere di Botticelli? Descrisse l'opera nei minimi particolari: la dea , posta al centro del dipinto, nasceva dalla schiuma delle acque, nuda su di una conchiglia si pone come la più alta esaltazione della bellezza femminile. Il corpo avvolto da una folta chioma bionda, mossa dal vento, non rispetta le proporzioni anatomiche standard, ma allo stesso tempo infonde un senso di armonia ed equilibrio.  La composizione dell'intera scena ricorda il Battesimo cattolico: Venere nasce dalle acque pure così come rinasce spiritualmente colui che viene purificato dall'acqua santa. Ed è l'amore il fondamento del cammino dell'uomo verso Dio; la Venere, nei propositi di Botticelli è quindi il collegamento tra Dio e l'uomo. Amore inteso non come sentimento materiale e terreno, ma come amore ideale, riflesso della nudità della Venere, nudità come sinonimo di purezza e spiritualità. Clara amava  l'arte  e questa passione naturale per l'insegnamento trapelava ogni volta dalla sue parole durante ogni sua lezione, lasciando a bocca aperta gli studenti, anche i più scettici e restii. Le ore di lezione volarono letteralmente, e anche se si sforzò di essere attenta e professionale la sua testa era da un'altra parte: per tutto il tempo non fece altro che sbirciare ogni 5 minuti il cellulare, sperando in una chiamata, un messaggio del suo Daniel. Ma niente, era come sparito, dalla sera precedente, non si era fatto sentire. 
Usci di scuola un po' triste, ma ancora speranzosa che presto si sarebbe fatto vivo. Decise così di non pensarci, andò al supermercato. Fece la spesa, ovviamente tutta vegetariana: comprò spinaci, pomodori, finocchi zucchine, formaggio magro e tonno al naturale, pesce spada e salmone, cereali e una nuova tisana al bergamotto e miele, che non vedeva l'ora di provare; una scorta che le sarebbe durata tutta la settimana, tutti alimenti sani e genuini. Arrivata al banco frigo, non poté fare a meno di comprare una vaschetta di gelato crema e amarena, il suo preferito, ma si ripromise che ne avrebbe mangiato solo uno o al massimo due cucchiaini ogni sera.
Arrivò a casa, risistemò la cucina e decise di andare a stendersi  un po', magari dedicarsi alla lettura di un buon libro, sorseggiando la tisana e ascoltando l'incantevole voce di Dee Dee Bridgewater, la sua cantante jazz preferita. L'intento era quello di rilassarsi e di non pensare a Daniel e al perché la stesse ignorando in quel modo. Se da un lato questo atteggiamento le dava incredibilmente fastidio, dall'altro si rendeva anche conto forse di stare un po' esagerando. Del resto se analizzava bene la situazione, tra loro c'era stato poco e niente. Ancora una volta aveva viaggiato troppo con la fantasia, si era fatta trascinare troppo dalle emozioni. Si chiedeva se mai avesse imparato, se mai nelle questioni di cuore avesse mai usato la cintura di sicurezza. 
Si fecero le sei, era arrivata l'ora di andare a yoga, e finalmente, pensò, sarebbe riuscita a rilassarsi una volta per tutte e a non pensare a quanto era stata stupida e ingenua la sera precedente. 

Daniel invece aveva passato, il suo giorno libero indaffarato nelle faccende domestiche. Il suo piccolo appartamento era ridotto peggio che una discarica: non ricordava neppure lui l'ultima volta in cui aveva fatto ordine. Così si armò di pazienza e olio di gomito e inizio dalla cucina, a lavare tutti i piatti che aveva abbandonato nel lavello. Poi fu la volta del bagno, seguito dalla camera da letto e poi dal soggiorno. Finì di risistemare tutto che erano ormai le due passate, mangiò un panino al prosciutto crudo e mozzarella e si addormentò sul divano davanti alla tv, stremato. Il bussare insistente al citofono, lo destò dal sonno ben 2 ore e mezza più tardi : era Carlo pronto per la solita corsetta del sabato pomeriggio. I due non si vedevano da quasi una settimana, purtroppo gli impegni di lavoro dell'uno e dell'altro spesso li tenevano lontani, ma correre al parco insieme il fine settimana era quasi una tradizione a cui ad entrambi era vietato sottrarsi. 
Carlo era decisamente più informa di lui, infatti ogni mattina era abituato a correre non meno di 10km . Anche Daniel era un tempo un tipo atlentico, ma con la scuola la sua vita era diventata sicuramente più sedentaria e comunque la sua giustificazione era che il suo metabolismo era molto attivo, e non aveva bisogno di fare tanto moto come l'amico per mantenere un fisico bestiale, e tenere sotto controllo la pancetta. Entrambi utilizzavano quelle corsette al tramonto, per stare insieme, un momento tutto loro in cui fare il resoconto della settimana appena trascorsa. 
"Allora che mi racconti? Sei sparito? Potevi venire mercoledì al bar di Kira, bella serata, musica live, ragazze carine…" disse  Carlo rallentando il passo affiancandosi all'amico. 
"Macché, sono stato tutta la settimana impegnato con in consigli di classe, odio questo periodo, e proprio mercoledì ho passato la serata a correggere compiti di latino…ragazze carine? Vuoi dire che Kira ti ha lasciato campo libero, addirittura ha permesso che guardassi altre ragazze tanto da poterle definire carine?" 
" Non sei divertente, amico mio"  
" Carlo, sei al guinzaglio ammettilo su…" 
"Ma che dici? ma quale guinzaglio? ma smettila…piuttosto parliamo di cose serie cosa fai stasera? volevamo mangiarci un bel panuozzo che fai ti unisci a noi?" 
Daniel fece mente locale e ripensò ai suoi programmi per la serata, si ricordò che c'era una rassegna cinematografica a cui avrebbe voluto partecipare, proprio l'altra sera ne aveva parlato con…
"Cazzo Clara! " esclamò, fermandosi di botto e tirando fuori dalla tuta il suo cellulare. cercò freneticamente in rubrica e inoltrò la chiamata.  
"E ora chi è Clara? Non stavi uscendo con miss coscia lunga? ma non si chiamava Simona?" 
Daniel lo guardò di sbieco, mentre il telefono continuava a suonare a vuoto "Simona è roba vecchia…" 
Carlo strabuzzò gli occhi, era incredulo e al tempo stesso divertito. "Come, come??Adesso passi il tuo tempo a sedurre e abbandonare donzelle! ahahah"
Daniel mise giù il telefono, non avendo ricevuto risposta "Che vuoi che ti dica…sono un uomo libero…io che posso me la godo!" disse ammiccando, punzecchiando l'amico ormai "al guinzaglio".
"ah…ah…ah…ma quanto sei spiritoso, professor Rossini" rispose Carlo, colto proprio su un punto dolente; di solito, tra i due, il latin lover seriale era proprio Carlo, Daniel nonostante avesse sempre riscontrato successo col genere femminile, era sicuramente più tranquillo e più incline al coinvolgimento sentimentale. Per Carlo quella situazione era nuova e strana, non si sarebbe mai aspettato di vedere il suo amico svolazzare di fiore in fiore come un'ape a primavera. 
"E poi ti ripeto, non sono per niente al guinzaglio, sono libero di fare ciò che voglio. E ciò che voglio non è correre dietro a tutte le gonnelle che mi passano davanti…la mia è una scelta consapevole…"
"ahahah sicuramente, Carlo…ma dai ammettilo: a volte ti manca poter svolazzare a destra e a manca, in totale libertà…è divertente…non puoi negarlo!!" 
Carlo socchiuse gli occhi, fintamente minaccioso " tu stai cercando di sviare in tutti i modi la conversazione…io non ho nulla da ammettere, tu piuttosto…chi è Clara? sicuramente una tua ultima conquista…voglio saperne di più!" 
Daniel, che aveva ripreso a chiamare la sua collega, gli fece segno col dito di fare silenzio, dopo gli avrebbe sicuramente spiegato tutto.

Clara terminò la sua  lezione di yoga, che  purtroppo quella sera non aveva sortito l'effetto calmante della disciplina orientale. Anzi per tutto il tempo rimuginò sugli eventi delle ultime due settimane e sul suo rapporto con Daniel: possibile che si fosse sbagliata? Che in realtà avesse frainteso tutto e che quel bacio in fondo non fosse altro che un romantico frutto di un fugace momento? Questi pensieri non fecero altro che farla innervosire maggiormente, così appena fini i suoi esercizi di meditazione, prese il suo tappetino di gomma a fiori e scappò via. 
Aveva appena aperto la porta di casa, quando ad un tratto il cellulare iniziò a squillare, lo tirò fuori dalla borsa a fatica;  sul display  il nome " Daniel" Quasi non credeva ai suoi occhi, tenne il cellulare in mano per un po', guardandolo incredula e sognante, poi con voce tremante rispose 
" pronto?" 
Dall'altro capo, Daniel con voce spavalda e sicura si scusò di non essersi fatto vivo per tutta la giornata, ma era stato impegnato in faccende alquanto noiose, che l'avrebbero tediata, anche solo a sentirle raccontare, quindi gliele risparmiava, e anzi per farsi perdonare, le proponeva per la serata un cineforum di cinema d'autore, nella bellissima cornice dalla loro incantevole città. 
Clara non se lo fece ripetere due volte, felice come una pasqua rispose che l'avrebbe accompagnato volentieri, e che magari dopo avrebbero potuto cenare al ristorante giapponese vicino piazza dante, visto che si trovavano nei paraggi. Daniel non andava matto per il giapponese ma accettò volentieri e la salutò cordialmente, sarebbe passato a prenderla per le venti e trenta. 
Clara chiuse la chiamata, era emozionantissima, non stava nella pelle.  Non si era sbagliata, Daniel era proprio come se l'era immaginato sin dalla prima volta che l'aveva visto, galante, simpatico, gentile e intelligente. Era perfetto, perfetto e lei  avrebbe fatto di tutto per fare breccia nel suo  cuore. 
Anche Daniel staccò la chiamata e ripose il telefono nel pantalone, "ultimo giro" disse con uno scatto superando Carlo. 
" ehi, non scappare…chi è Clara?" Daniel sapeva che non avrebbe potuto evitare di rispondere alla  domande dell'amico, così disse che Clara era una collega, insegnava storia dell'arte e che ultimamente avevano iniziato ad approfondire la loro conoscenza. 
" Vecchio marpione...e com'è carina?" 
" Carlo, non ti gasare troppo, è un'amica niente di che, si è molto carina…anzi ti dirò di più è davvero bellissima, ma oltre l'amicizia non c'è niente…" 
"Ma quindi scusa, non c'hai neppure provato? Perché?" chiese Carlo, quasi deluso.
Daniel sorrise, sornione "Certo che c'ho provato…ma ci vado piano…insomma siamo colleghi, non vorrei ritrovarmi con una bomba tra le mani…non voglio impegni, solo divertirmi, e non mi va di affrontare drammi sul posto di lavoro". 
Carlo annuì, diede all'amico una pacca sulle spalle "come sei saggio, prof!" 
Era comunque perfettamente d'accordo con lui…dopo tutta la storia con Frida faceva benissimo a  godersi la sua ritrovata libertà, senza legami e troppi pensieri. "e comunque…" continuò Carlo scattando in avanti di qualche metro "Mi manca solo raramente la vita dello scapolone incallito!" 
"ahahah!" Daniel lo raggiunse ridacchiando, ne era sicuro, conosceva il suo migliore amico come le sue tasche. 
"Mi raccomando, però…" continuò Carlo facendogli l'occhiolino  " a Kira questo non lo diciamo!"