Frida era appena rientrata dal lavoro, trovare la casa vuota non era una novità per lei, ma non si era ancora abituata al fatto che nessuno sarebbe tornato per cena. Era ormai più di una settimana che Kira non si faceva vedere né sentire, e nonostante tutti i suoi sforzi, Frida non aveva trovato ancora il modo di rimediare, tutto ciò che aveva in mano era una manciata di SMS senza risposta. Sapeva che non sarebbe stato facile far ritornare tutto come prima, d’altronde erano cambiate tantissime cose nella sua vita. La storia con Daniel era ormai definitivamente chiusa, aveva provato a chiedergli un chiarimento, ma lui le aveva chiuso tutte le porte, non aveva intenzione di rivederla, per lui non c’era niente da aggiungere ancora. Frida avrebbe voluto dirgli di persona che adesso Giulio faceva parte della sua vita, ma era evidente che Daniel lo avrebbe saputo da altri. Ma lui era la sua ultima preoccupazione, lei era innamorata e, sotto questo punto di vista, era felice, ma avrebbe voluto condividere tutto con la sua migliore amica, le mancava la sua presenza in casa, ormai per lei era anche inutile preparare la cena, dal momento che Kira non sarebbe rientrata, così, dopo una doccia veloce, si mise a letto con un tè caldo e un pacco di Gocciole. Se ne stava lì a fissare il soffitto, doveva trovare assolutamente un modo per rimettere le cose a posto tra loro. Prese il cellulare e inoltrò l’ennesima chiamata, sapeva benissimo che ancora una volta non avrebbe risposto, Kira non era mai stata una tipa facile, con lei non bastavano parole carine e un paio di smancerie. Ad un tratto si ritrovò a pensare che tra di loro non era stato certo amore a prima vista. Per quasi tutto il primo anno di Liceo, non erano state altro che semplici compagne di classe, di rado avevano scambiato qualche parola, infatti frequentavano compagnie completamente diverse; Kira, più schiva e riservata, se ne stava per lo più per conto suo, non aveva particolari amicizie, e sicuramente non avrebbe mai immaginato di legare proprio con Frida, che invece, molto piu spigliata e socievole, faceva parte del gruppo che lei aveva denominato “Le Bratz”, cinque ragazzine tutte smalto e griffe, non facevano altro che ocheggiare tutto il giorno, non che fossero stupide, ma di sicuro nascondevano bene le loro velleità intellettuali. In realtà Kira spesso si chiedeva cosa ci facesse Frida in mezzo a loro, oltre che una studentessa diligente era evidente che lei del sale in zucca ce l’avesse. Frida, dal canto suo, pensava che Kira fosse una tipa snob, sempre sulle sue e con la puzza sotto il naso, qualche volta aveva provato a stabilire un contatto, ma le aveva fatto capire chiaramente che non le piaceva molto, così aveva rinunciato quasi fin da subito. Un giorno, però, per la chiusura di quel primo anno scolastico, la loro prof di lettere di allora, abbastanza eccentrico e incline ai lavori di gruppo, ne assegnò uno alquanto singolare: li divise in coppie e così avrebbero dovuto simulare una redazione giornalistica, per allestire, infine, 15 minuti di Telegiornale, avendo totale libertà sugli argomenti e le notizie da trattare. Kira e Frida, con grande sorpresa di entrambe, capitarono insieme; la prima era poco convinta che questo binomio avrebbe funzionato, mentre Frida era molto più positiva, e subito le manifestò il suo entusiasmo. Fu lei infatti ad organizzare immediatamente i loro incontri, si sarebbero viste due volte a settimana per dedicarsi al progetto, decise che avrebbero cominciato da quello stesso giorno e travolse letteralmente Kira autoinvitandosi a casa sua per quel pomeriggio stesso. L’inizio della collaborazione fu alquanto turbolento, per i primi dieci minuti Frida cercò di fare colpo tirando fuori la simpatia e l’intraprendenza, ma si accorse subito che battutine e moine non attecchivano, le fu chiaro che Kira era molto diffidente, intransigente e seriosa, sarebbe stata un’impresa ardua farle cambiare idea sul suo conto. Capì di dover cambiare subito strategia, il progetto doveva andare a buon fine, sapeva che anche Kira ci teneva, così l’unico modo per poter “entrare nelle sue grazie” era quello di portare avanti le sue idee e aprire un confronto diretto sui temi da affrontare. Alla fine andare d’accordo fu molto più semplice del previsto, già dal primo giorno decisero unanimi l’impronta da dare al loro TG: politica territoriale e cultura nostrana, avrebbero dato voce alla piccola realtà in cui vivevano. Kira alla fine fu entusiasta di lavorare con lei, anche se non l’avrebbe mai dato a vedere apertamente. Durante quel mese di lavoro, dunque, ebbero modo di frequentarsi e conoscersi meglio, andarono in giro per le librerie della città per scovare autori del posto emergenti da poter inserire nella pagina della cultura, si infiltrarono nei vari circoli politici del centro storico, lavorarono duramente ma dopotutto si divertirono molto insieme. Ebbero la conferma di avere due caratteri completamente diversi, ma allo stesso tempo scoprirono di avere tantissime cose in comune. Adoravano scorrazzare per le vie della città dopo scuola, pranzando con la pizza rigorosamente “a portafoglio” discutendo per ore di musica e di libri, e i commenti piccanti di Frida su ogni ragazzo venivano puntualmente accolti da Kira, che in quelle occasioni perdeva la sua aria seria e imbronciata. Fuori dall’aula erano quasi diventate grandi amiche, mentre tra le quattro mura scolastiche continuavano ad ignorarsi e a fare ognuna la propria vita con le proprie compagnie. Alla fine dell’anno il lavoro di gruppo andò molto bene, entrambe guadagnarono un ottimo voto, la prof lo reputò originale ed eclettico, era sicuramente il migliore della classe. Da ciò scaturì l’ulteriore malcontento delle “Bratz”, che già dall’inizio non avevano visto di buon occhio l’avvicinamento di Frida a Kira, che reputavano una fricchettona asociale. Non perdevano mai occasione di bacchettare Frida, cosa ci trovava a frequentare una tipa del genere? Dopo poco tempo arrivarono spesso ad isolarla e ad escluderla dal gruppo, più di una volta le nascondevano i loro incontri ed iniziarono ad uscire sempre più spesso senza di lei, lasciandola sempre più sola, dal momento che loro erano le sue uniche amiche. Alla fine dell’anno scolastico, l’estate trascorse veloce come al solito, e in un batter d’occhi si ritrovarono nuovamente tra i banchi a settembre. Sin dal primo giorno di scuola Frida capì che i rapporti con le sue amiche si erano ormai raffreddati, dal momento che l’avevano lasciata a condividere un banco da sola, cosa mai successa prima di allora, ma decise di non dare troppo peso alla cosa, presto tutto sarebbe tornato alla normalità. Ovviamente le cose non andarono come lei si aspettava, infatti divenne addirittura oggetto di scherno e di continue battutine da parte del gruppetto. Il punto di non ritorno si raggiunse durante le elezioni per il rappresentante di classe; candidata favorita nonché rappresentante uscente, Michela Gandini, il capo indiscusso delle Bratz; la classe l’avrebbe nuovamente eletta, non aveva dubbi! Ma a sorpresa per cinque voti di differenza fu eletto nuovo rappresentante di classe: proprio Frida, che non si era nemmeno candidata. I suoi compagni l’avevano scelta, per la cordialità che aveva sempre dimostrato con i compagni ma soprattutto con i professori e per il suo spirito di iniziativa. Alla fine dello sfoglio, Michela, era sull’orlo di una crisi di nervi, paonazza in volto si precipitò da Frida e arrogantemente le intimò di rinunciare alla carica, dal momento che mai aveva dimostrato interesse a diventare rappresentante. A suo avviso era meglio riconfermare il rappresentante uscente e dunque più volte la invitò a farsi da parte e lasciarle il posto. A Frida non piacque per niente il modo in cui Michela le si rivolse, ormai non erano nemmeno più tanto amiche, visto il trattamento che lei e le altre le stavano riservando da un pò di tempo, e così, forse più per ripicca, si rifiutò di rinunciare per lei. I toni si accesero, ne nacque una vera e propria lite, che coinvolse tutta la classe. Le Bratz erano compatte e decise contro Frida, inveendo al fianco di Michela, sembravano quasi un branco di iene impazzite contro la loro preda. Inaspettatamente tra le poche persone a prendere le difese di Frida, ci fu in prima linea Kira, che anzi la spalleggiò rispondendo anche a lei a tono. Per fortuna a placare gli animi intervenne il professore di matematica, che chiuse definitivamente la questione: Frida era stata eletta dalla maggioranza, bisognava rispettare il volere della classe, Michela ci avrebbe riprovato l’anno seguente, disse. Alla fine delle lezioni, Kira si avvicinò a Frida che era visibilmente giù di morale, e con aria soddisfatta le disse “mi sei piaciuta oggi, finalmente hai messo quell’ochetta al suo posto! Ti meriti proprio un bel caffè in tutto relax!” Si sorrisero divertite, e da un semplice caffè finirono per trascorrere insieme tutto il pomeriggio, raccontandosi delle loro vacanze , dei ragazzi , per poi salutarsi dandosi appuntamento per studiare insieme il giorno dopo. Da allora cominciarono a costruire il loro rapporto totalmente inconsapevoli di quanto a lungo sarebbe durato. Erano passati quasi undici anni ed erano ancora grandi amiche, pensò Frida, con lo sguardo ancora fisso sullo schermo del cellulare, era sicura, doveva assolutamente escogitare qualcosa per farsi perdonare, e anche se in queste cose non era mai stata brava, ci sarebbe riuscita, avrebbe riportato Kira a casa.
Ispirato ad esperienze di vita, persone, luoghi, idee, amicizie, ambizioni, raccontate in episodi, con la speranza che un giorno possano uscire da questo blog e concretizzarsi davanti a una macchina da presa.
domenica 24 maggio 2015
giovedì 21 maggio 2015
Episodio XXXVI "I due volti dell'amore"
Daniel aveva
passato tutta la notte in macchina, girovagando sotto la pioggia incessante;
per tutta la notte non aveva fatto altro che pensare a Frida, alla loro storia,
a come non si fosse accorto di niente. Alle prime luci dell'alba era arrivato
ad una conclusione: un anno intero insieme con lei non era stato niente, era
stato un miraggio, un' enorme bugia, la donna con cui pensava di poter costruire
un futuro, non era mai esistita. Mentre percorreva veloce la grigia super
strada, sentiva il rancore e la rabbia cancellare tutto l'amore che aveva
provato fino alla sera prima, pur sforzandosi, non riuscì più a trovarne
traccia. Non sapeva esattamente cosa stesse provando, probabilmente
indifferenza, perché non sentiva neppure più il dolore.
Carlo, intanto,
era impegnato a preparare la colazione, quando vide dalla finestra la macchina
di Daniel, cosa ci faceva lì a quell'ora del mattino? Corse alla porta e lo
accolse con un sorriso, e guardandolo in volto immediatamente si accorse che
era evidentemente accaduto qualcosa.
" Giusto in tempo” gli disse “i pancakes sono pronti, salgo su a
chiamare Kira così facciamo colazione tutti insieme, sai l'altro giorno ha
litigato di brutto con Frida ed ancora un po' arrabbiata. Le solite cavolate,
non mi ha voluto neppure spiegare il perché abbiano litigato stavolta".
Daniel con l’aria di chi non era affatto stupito di quella notizia, si accomodò
e con un sorriso beffardo disse "penso di sapere perché hanno litigato:
Frida è una falsa, ha mentito a tutti, evidentemente anche a Kira. A questo
punto stare sola è quello che merita!" Carlo si girò stupito, il vassosio
straboccante di pancakes quasi gli scivolò di mano “cosa mi sono perso?"
Daniel con sufficienza si limitò a riassumente l'accaduto e senza scendere
troppo nei dettagli concluse frettolosamente che la sua relazione con Frida era
finita. Carlo fu colpito dall'indifferenza dell'amico, gli aveva raccontato tutto
come se si trattasse di cosa di poco conto, come se la faccenda non l'avesse
turbato minimamente e glielo fece notare, “frena un attimo…avete litigato e tu
l’hai lasciata? E’ chiaro che si è trattato di una reazione dettata dalla
rabbia e dalla tua impulsività. Hai provato a ricontattarla? Riparlatene a
mente lucida, vedrai che riuscirete ad aggiustare tutto…non credo che tu voglia
davvero chiudere con lei, o mi sbaglio?” Daniel gli rispose quasi scocciato,
ancora la cosa sembrava non interessargli “Frida non merita seconde chances. Le
sono bastati dieci minuti con uno sconosciuto per andare in crisi, per mettere
in dubbio il nostro rapporto. E’ una ragazzina, avrei dovuto aspettarmi un
comportamento così infantile. Comunque…è inutile piangere sul latte versato,
tra di noi è finita, non tornerò indietro..e no, non la ricontatterò, non
abbiamo nient’atro da dirci, credo che anche lei lo abbia capito”. Queste
parole proferite con freddezza e piene di rancore lasciarono Carlo abbastanza
perplesso, non riusciva a capire cosa stesse passando nella testa di Daniel.
Era sempre stato un tipo piuttosto impulsivo, a tratti irascibile, ma di solito
sapeva sempre fare marcia indietro e rivedere le sue posizioni per poi cambiare
idea. Ma in quell’occasione si dimostrò irremovibile,gli sembrò convinto e
soprattutto gli parve molto lucido quando gli disse che era troppo vecchio per
correre dietro ad una bambina che non sapeva cosa fare della sua vita: per lui
la questione era definitivamente chiusa. Così dopo aver bevuto tutto d'un fiato
un bicchiere di ACE, senza aver toccato neanche un pancake che Carlo gli aveva
offerto nella speranza che mangiasse
qualcosa, si alzò e disse che sarebbe tornato a casa, era stanco, quella
nottata in auto l'aveva distrutto. Fermatosi sulla soglia di casa salutò Carlo
con aria delusa “penso che tra quelle due tutto si sistemerà presto e se così
non fosse di’ pure a Kira di non rammaricarsene troppo; d'altronde certe
persone è meglio perderle che trovarle!" e detto questo,salutò l'amico, si
mise in macchina e sfrecciò via a tutta velocità.Carlo chiuse la porta e tornò in cucina, era turbato e al tempo stesso preoccupato: la reazione di Daniel era troppo strana, troppo in contrasto col suo carattere passionale e romantico. Di solito era uno che viveva le sue storie a 360°, si faceva coinvolgere a pieno e sapeva che era troppo innamorato di Frida e che una lite non avrebbe potuto cancellare tutti i sentimenti in una notte.
Mentre lui era assorto in questi pensieri, Kira entrò in cucina assonnata e visibilmente di cattivo umore, si sedette di fronte a lui, proprio dove pochi minuti prima era seduto Daniel, “stavi parlando con qualcuno? Mi è parso di sentire delle voci" disse con un filo di voce e gli occhi ancora socchiusi. Carlo non rispose, si alzò e dandole le spalle inziò a prepararle il caffè. "Allora, non vuoi proprio dirmi cosa è successo tra te e Frida di così grave da spingerti a venire qui?"
Kira alzò gli occhi al cielo, era seccata, non riusciva a capire perché Carlo insistesse così tanto per sapere, Frida non pensava prima di parlare, e non aveva ancora capito che con le parole poteva ferire le persone, tutto qui, né più, né meno, gli disse.
"Quindi la vostra lite non ha niente a che vedere col fatto che Frida e Daniel si siano lasciati?" Kira strabuzzò gli occhi, quasi si strozzò con un pezzetto di pancake che aveva appena messo in bocca "cooosa?? " rispose incredula tossendo. "Mah…a quanto pare c'è un altro nella sua vita, e Daniel l'ha scoperto ieri, parlavo con lui prima, era sconvolto..pensa che ha girovagato tutta la notte cercando di capirci qualcosa, ma c'è poco da capire. Lei ha un altro e lui ha deciso di tagliare tutti i ponti, l’ha lasciata". Kira balzò in piedi e quasi urlando replicò "ti sbagli, Frida non ha un altro!! Non ha tradito Daniel!! Ha dei dubbi, è sicuramente confusa, ha tenuta nascosta la sua amicizia con quel chirurgo, quel Giulio, ma la conosco, non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non avrebbe mai tradito Daniel!!" Pronunciò quelle parole in difesa dell'amica quasi con rabbia, istintivamente; Carlo si voltò verso di lei soddisfatto, era riuscito nel suo intento: farla uscire allo scoperto facendole ammettere di sapere già cosa stesse succedendo.
"Ah quindi tu sapevi?? E perché non hai detto niente? L'hai coperta insomma!" Kira gli lanciò un’occhiataccia, "io non ho coperto proprio nessuno! Avevo dei dubbi, lei ultimamente si comportava in modo strano, ma tutto mi è stato chiaro solo l'altra sera, quando non è venuta con noi al circo. L'ho subito affrontata, appena tornata a casa... lei non aveva parlato con nessuno di tutta questa storia! Ma poi, scusa, anche se avessi saputo prima quello che le stava succedendo, secondo te sarei dovuta correre a dirlo a te, o a Daniel? E cosa sarebbe successo? Avrei tradito la sua fiducia e avrei dato il colpo di grazia al loro rapporto…comunque non lo sapevo e di sicuro se l'avessi saputo non ti avrei detto niente!!"
"Ma come non mi avresti detto niente?? Quindi avresti coperto il suo tradimento, così, per solidarietà femminile?"
"Ti odio quando fai così, quando ti ostini a capire solo quello che ti fa comodo! Non c'è stato nessun tradimento, solo una grande confusione! Non avrei coperto proprio un bel niente, avrei cercato di farla ragionare, come sempre, magari sarebbe rientrato tutto, senza far scoppiare il finimondo, come poi è successo. Ma povero Daniel…lui come sta piuttosto?"
"Come vuoi che stia? Era un fantasma stamattina, sono preoccupato, Kira. Mi faccio una corsetta e poi vado da lui, magari ha bisogno di parlare cn qualcuno." “Ah bene vengo anche io se non ti dispiace…" "no, certo che mi dispiace, non penso che tu sia in cima alla lista delle persone che lui voglia vedere in questo momento, ammesso che abbia voglia di vedere qualcuno. Comunque no, ci andrò da solo!" Kira ci rimase molto male, non si aspettava un tono così duro da parte di Carlo, che guardandola negli occhi, capì di avere forse esagerato "su piccola, non volevo offenderti, solo che la situazione è quasi paradossale e io non ci sto capendo nulla…" Kira lo interruppe, allontanando il volto dalla sue mani che cercavano di accarezzarla, gli occhi lucidi e una voce mortificata, quasi come se volesse piangere “mi dici perché te la prendi con me? Cosa posso farci se Frida non sta bene con la testa? Io ho cercato di farla ragionare, abbiamo litigato per questo; mi ha accusata di saccenza, superficialità, di essere egocentrica e addirittura megalomane. e ora ti ci metti anche tu, con prediche e rimproveri!!! Non è giusto, io non ho fatto niente di male! Ma qui mi pare che tutti se la prendono con me!". Kira si sentiv avvilita, l'unica cosa che riusciva a farla piangere era il nervosismo e negli ultimi due giorni ne aveva accumulato anche troppo, così le parole di Carlo furono il colpo di grazia, e non riuscì più a trattenersi, gli diede le spalle e cercò di fuggire via, sapeva che non avrebbe resistito ancora a lungo e non voleva che lui la vedesse in una valle di lacrime, ma Carlo fu più veloce, con uno scatto le fu davanti, bloccandole il passaggio. La guardò teneramente e forse un po' preoccupato, non si aspettava tutte quelle lacrime, che ormai sgorgavano come un fiume in piena dai suoi occhioni neri. "Ok scusa, ma non piagere così. Non è successo niente…" "no, scusami tu, è che sono nervosa, troppo…sapevo sarebbe successo, è stupido, ma non riesco a fermarle" disse lei buttandosi tra le sue braccia "ma non ce l'hai con me anche tu, vero??"
"No, stupidina, non ce l'ho con te…so che sei stressata per tutto quello che è successo, ma meglio che chiudi sti due rubinetti. Stasera c'è una cena importante, e l'ultima cosa di cui ho bisogno è una tenuta allagata!"
Un raggio di luce attraversò la tenda rossa della grande vetrata e colpì dritto agli occhi di Giulio, che fu costretto ad aprirli, nonostante avesse ancora sonno; sbadigliò e percepì un leggero peso sulle gambe, non riusciva a muoversi, aveva il collo bloccato e si accorse di aver dormito in una posizione del tutto innaturale, poi abbassò lo sguardo e in pochi attimi ricordò cos’era successo quella notte. Vide la testolina di Frida poggiata sul suo ventre, lei era rannicchiata accanto a lui e le sembrò davvero minuscola, dormiva ancora e sembrava serena come una bambina; istintivamente le accarezzò il viso, passò le dita sulle sue sopracciglia scompigliate, le spostò un ciuffo di capelli sottili dalla bocca, avrebbe voluto baciarla, ma fu frenato dal sorriso che gli fece riaprendo gli occhi “piccola…ti ho svegliata?” Frida scosse leggermente la testa, lui le sorrise “ti va di fare colazione?” A questa domanda le alzò un po’ lo sguardo, da li giù non riusciva a vederlo bene “no dai, voglio restare ancora un po' vicino a te…”, disse per poi stringersi forte a lui cingendogli con le braccia la parte bassa della schiena, gli fece quasi male, ma lui la lasciò fare, poi le scompigliò i capelli, le diede un bacio sulla guancia e balzò in piedi
“dai, mentre tu sonnecchi ti preparo qualcosa…mmm anche se in realtà ho solo del muesli, dello yogurt magro e forse della spremuta…cosa preferisci?”
Frida si stiracchiò rumorosamente e fece due respiri profondi, si sentiva pervasa dall’odore di Giulio e la cosa le piaceva “una spremuta può andare”, e detto questo in un secondo lui sparì dalla sua vista, lasciandola sola con i suoi pensieri, davanti a quel camino ormai spento. Si sentiva felice, ma solo a metà, perché sapeva perfettamente che oltre le mura di quell’appartamento aveva lasciato la sua vita in un gran casino, e stare lì la faceva sentire protetta, la faceva sentire lontana dalla realtà e dalle responsabilità ed era tutto merito di Giulio, ancora una volta era riuscito a darle la serenità e la pace di cui aveva disperatamente bisogno, ed era stato discreto come non si sarebbe mai aspettata. Questa situazione la faceva sentire ancora più confusa, cosa stava combinando adesso? Cosa avrebbe dovuto fare? Sicuramente lui l’avrebbe riempita di domande, così cercò di pensare a come spiegargli la situazione, ma non ebbe il tempo di prepararsi un discorso che ricomparve davanti a lei come un lampo, con un bicchierone in mano, “la principessa è servita” . Frida prese il bicchiere tra le mani e cominciò a sorseggiare silenziosamente, mentre lui si sedette accanto a lei mangiando uno yogurt bianco con cereali. Lei evitò di incrociare il suo sguardo perché sapeva che lui avrebbe tentato di captare qualcosa, ci provava sempre e anche quella volta non dovette attendere molto, dopo pochi minuti di silenzio Giulio le si rivolse dolcemente,“ne vuoi parlare adesso? Di questa notte, intendo…perché eri sconvolta?”
Frida sbuffò e rispose un po’ seccata che aveva litigato con Kira e Daniel, rimanendo molto vaga. A quel punto Giulio mangiò due cucchiaini di yogurt con aria pensosa e poi continuò a farle delle domande, voleva capirci qualcosa in più, pensava di averne il diritto dal momento che lei aveva scelto di correre proprio a casa sua. “Quindi hai litigato con entrambi…e perché? Che hanno fatto?”
“Niente, è stata solo colpa mia, loro non hanno colpe”. Giulio incalzò ancora con insistenza e Frida cominciò a sentirsi sotto torchio, si sentiva agitata, cosa avrebbe dovuto dirgli? Che lui l’aveva completamente destabilizzata?
“Giulio niente, io ho mentito ad entrambi, Kira è arrabbiatissima, se n’è addirittura andata via dall’appartamento, è andata dal fidanzato…cioè è arrivata ad andarsene, capisci?? E' per questo che sto così sconvolta” Giulio rimase a pensare per qualche attimo, poi riprese “vabbè ma se questa è la tua preoccupazione, puoi sempre trovare un’altra coinquilina…oppure se non la trovi posso aiutarti io con le spese o puoi venire a stare qua per un po, davvero, non mi daresti alcun fastidio”.
Frida si voltò verso di lui esterrefatta “secondo te dopo quindici anni di amicizia il problema sono le spese dell’appartamento? Ma stai scherzando? Kira è stato tutto per me, soprattutto questi ultimi cinque anni..” Da queste parole Giulio si accorse subito di aver fatto una gaffe, effettivamente non aveva pensato al loro rapporto di amicizia, così provò a consolarla “scusa, hai ragione sono stato indelicato… ma sta tranquilla, proprio perché avete un rapporto profondo vedrai che le passerà e tornerà tutto come prima…” e detto questo le fece una carezza dietro la nuca, lei si sentì un po’ più tranquilla, aveva proprio bisogno di qualcuno che guardasse le cose in modo positivo, e lui ci riusciva sempre, il suo sorriso sereno la rassicurò per un istante, ma poi raccolse le ginocchia tra le braccia e ritornò a rimuginare. Giulio si accorse subito di quel cambiamento, le era calata addosso un’aria triste, lui sentiva che c’era dell’altro, perché aveva mentito ad entrambi, su cosa aveva mentito? Glielo chiese più di una volta, cercando di essere il più delicato possibile e di non sembrare troppo insistente, e dopo qualche tentennamento Frida cedette “Non ho mai detto né a Kira né a Daniel della nostra amicizia e a volte ho raccontato alcune bugie in merito…ma è un periodo un po’ particolare per me e forse non sono riuscita a farglielo capire” Giulio sorrise con dolcezza e poi rispose ridacchiando “ma scusa…e perché hai mentito sul fatto che siamo amici? Ahahha, cioè che senso ha? Ci deve essere un motivo per cui hai raccontato certe bugie alla tua migliore amica addirittura…allora?” Frida ancora una volta cercò di evitare il sorriso beffardo di Giulio che in quel momento la stava realmente irritando, pareva che si stesse prendendo gioco di lei facendole tutte quelle domande di cui conosceva perfettamente le risposte, nonostante volesse farle credere il contrario, così cominciò a perdere la pazienza, si sentì braccata “uff, non c’è nessun motivo, semplicemente sto passando un periodo di merda, sono stressata, confusa, non so più chi sono e che cazzo voglio dalla vita, e quindi ho fatto delle cagate, ti basta come risposta?” Lui la guardò in silenzio con aria comprensiva e si accorse che lei continuava imperterrita a non rivolgergli nemmeno un’occhiata, così decise di uscire allo scoperto e di dirle quello che lui pensava di tutta quella situazione “sinceramente io non ti vedo stressata né confusa quando stiamo insieme, non me ne sono mai accorto, anzi, mi sei sempre sembrata serena e rilassata onestamente…” Frida non rispose, cominciò a toccarsi i capelli con nervosismo e a mordersi le unghie, le sembrò che Giulio le stesse parlando con arroganza, come se lui sapesse sempre tutto di lei, la stava infastidendo moltissimo e così decise di rimanere zitta, sapendo perfettamente che lui avrebbe aggiunto qualcosa, che non avrebbe mollato la presa ed infatti le prese il mento tra le dita e le girò il volto verso di lui
“ti sei innamorata di me?” A quel punto Frida sentì il sangue gelarsi nelle vene e il cuore batterle più veloce, inevitabilmente fu costretta a guardarlo dritto negli occhi per qualche attimo e poi sentì la rabbia pervaderle tutto il corpo, sentì violati i suoi sentimenti più profondi, in quel momento non riuscì ad accettare il fatto che Giulio le aveva letto dentro, lo aveva fatto tante altre volte, ma quella volta per lei fu diverso, e scoppiò; si alzò in piedi di scatto e gli urlò contro “ma chi ti credi di essere? Tu sei completamente pazzo, sei un visionario! Il fatto che stia bene con te non significa che sono un’adolescente infatuata, innamorata o chissà qualche altra diavoleria, ok? Spero sia chiaro…”.A quel punto anche Giulio si alzò dal divano, ma a differenza sua, lo fece con estrema calma e disinvoltura “è chiarissimo” le disse, poi con un sorriso tranquillo le prese il viso tra le mani “allora sono solo io ad essere pazzo di te?” le chiese dolcemente, e prima che lei potesse accorgersene la baciò. Frida non oppose resistenza, anche se avrebbe voluto farlo, o forse no, non lo sapeva; la baciò con estrema dolcezza, come quella prima volta, ma con più intensità, come se non volesse lasciarla andare via, come per dirle che sta volta non avrebbe accettato un rifiuto, ma in pochi istanti lei capì cosa stava succedendo e si staccò con violenza dandogli un sonorissimo schiaffo sulla guancia “ma per chi mi hai presa? Senti, meglio per tutti e due se me ne vado e se non ci vediamo più, tu non hai capito niente, davvero” , disse queste cose mentre andava nell’altra stanza a recuperare i suoi vestiti e tutte le altre cose. Dopo poco tornò in salotto rivestita, lui era sulla poltrona, tranquillo, a controllare l’agenda e quando la vide alzò lo sguardo “aspetta, ma adesso che intenzioni hai? Vuoi passare tutta la domenica da sola a casa a far niente?” Frida si sentì irritata dal suo tono pacato e sicuro e dal fatto che parlava come se non fosse successo niente, così gli rispose che non era affar suo come avrebbe trascorso la domenica; gironzolò nervosamente per il soggiorno alla ricerca di qualcosa “cerchi questa?” le chiese tirando fuori la sua borsa a tracolla, lei si precipitò a riprenderla, ma lui la bloccò .“Te la ridò solo se starai con me questa domenica. Dai, è festa, perché io dovrei stare da solo qui e tu da sola a casa? Non ha senso…andiamo da qualche parte…dai, pensaci. Torni a casa, ti fai un bel bagno caldo, ti sistemi e io sarò qui ad aspettarti, nel caso cambiassi idea…non mi muovo”. Frida lo guardò imbronciata , gli promise che ci avrebbe pensato e scappò via.
Dopo poco più di tre ore si ritrovò seduta su una panchina
in mezzo ad uno spettacolo della natura: tutto intorno a lei le alture
abruzzesi imbiancate, il sole che splendeva forte e leniva il freddo della
neve, rendendola ancora più candida, file disordinate di alberi imponenti davano
a quelle piste affollate un’aria quasi magica; famiglie, bambini, ragazzi,
tutti erano intenti a godersi quella soleggiata domenica di fine inverno, come
se a nessuno sfiorasse la mente il pensiero che il giorno dopo sarebbe stato un
altro noioso lunedì e che sarebbero tornati alla vita di tutti i giorni. Frida
si stringeva nella tuta da neve fittata allo chalet lì vicino, e affondava il
naso nella sua grande sciarpa verde per scaldarlo per bene; da lontano notò
Giulio che dopo averla salutata sbracciandosi, ripartì sui suoi scii,
sorridente, allegro, spensierato, com’era sempre stato da quando lo conosceva.
Si sentiva felice a guardarlo, ma si trattava di una felicità repressa,
compressa nella piccola gabbia dei suoi sensi di colpa che non le permettevano
di godersela pienamente. Era contenta di aver chiarito la situazione con lui
durante il tragitto in macchina durato due ore e mezza, Giulio le aveva
spiegato di provare qualcosa per lei, le
aveva assicurato che non l’avrebbe mai più forzata, ma la costrinse a
promettergli che non avrebbe rinunciato a ciò che la rendeva felice, per
nessuna cosa al mondo, non doveva cedere ai sensi di colpa. Sì, pensò, per
l’ennesima volta ci aveva azzeccato, aveva perfettamente capito da cosa si
sentiva bloccata. Si distrasse un attimo da questi pensieri e prese il
cellulare, sperando di trovare qualche chiamata di Kira, o un messaggio di
Daniel. Lei e l’amica non si sentivano da due giorni, dalla sera della lite e
Frida si sentiva disperatamente sola nella sua stupida felicità, avrebbe voluto
condividerla con lei, in quel momento avrebbe voluto raccontarle tutto, di
Giulio, dei suoi sentimenti per lui, della persona speciale che era, di come la
faceva sentire, ma non era nella condizione di poterlo fare, con lei aveva
esagerato, aveva usato parole troppo dure e difficilmente Kira l’avrebbe
perdonata. D’altronde, pensò, aveva avuto tante occasioni per poterle parlare
di lui e non lo aveva mai fatto, aveva preferito non coinvolgerla e solo ora si
stava rendendo realmente conto di quanto avesse sbagliato sin dal principio,
così decise di mandarle un SMS per avvisarla che sarebbe stata tutta la
domenica fuori Napoli, chissà, magari ritornando a casa non l’avrebbe trovata e
si sarebbe potuta preoccupare…aspettò dieci minuti, poi venti, poi
venticinque…non ottenne risposta alcuna, a Kira evidentemente non era passata e
non sarebbe di certo bastato un suo messaggio. Sospirò e sentì un forte senso
di frustrazione, ma bastò vedere Giulio arrivare verso di lei per farle tornare
il sorriso. Era buffo, come sempre: portava i suoi enormi scii sotto il
braccio, aveva una grande fascia gialla e nera, occhialoni arancioni e
camminava cercando di vincere la forza della neve con i suoi stivaloni, era
felice perché Frida l’aveva osservato per tutto il tempo mentre sfrecciava, ma
la sgridò per non aver voluto sciare con lui e lei gli spiegò che non lo aveva
mai fatto prima e gli promise che la prossima volta avrebbe accettato le sue
lezioni, era davvero bravo. Giulio si sedette accanto a lei e si accorse che
era un po’ giù di morale, così si tolse gli occhiali da sole e la fascia e si
passò una mano tra i riccioli ribelli per cercare di riordinarli “perché sei
triste?” Frida ripose il telefono nella borsa e fece spallucce “non sono
triste, stavo solo pensando” “a cosa?” le chiese prontamente; lei gli sorrise e
lo guardò “devi sapere in ogni modo cosa mi passa per la testa tu, eh?” Giulio
rise col solito gesto di reclinare la testa all’indietro “come faccio a
renderti felice se non tengo sotto controllo i tuoi pensieri?” “ma io potrei
anche mentirti e dirti che penso una cosa che in realtà non sto pensando” “beh io me ne accorgerei, perché tu puoi
mentire, ma i tuoi occhioni no…”. Frida si sentì felice in quel preciso
istante, lui sapeva usare sempre le parole giuste, così le venne spontaneo di
poggiargli la testa sulla spalla e facendo un piccolo sospiro decise di dirgli
la verità “niente di che, semplicemente Kira non risponde ai miei messaggi e
alle mie chiamate, mi manca…vorrei chiederle scusa per le cose che le ho detto
l’altra sera.” Giulio le prese il viso
tra le mani, come faceva sempre, e fissò gli occhi nei suoi “Fri, andrà tutto
bene. E’ chiaro che dopo due giorni sia ancora arrabbiata, ognuno ha i suoi
tempi per il perdono… in questo caso tu devi guardare il lato positivo di tutta
questa cosa” Frida lo guardò facendo gli occhi storti “quale lato positivo,
sentiamo?” “beh” continuò lui con un sorriso “per esempio, io di solito uso la
tecnica del nonmenefreganiente, quindi non faccio fatica a perdonare. Ma a lei
evidentemente interessa di te e della tua amicizia ed è proprio per questo che
è rimasta ferita. Se adesso non ti risponde forse non è ancora pronta per
farlo, ma tu non devi buttarti giù, infondo lei cosa starà facendo? E’
domenica, sarà col suo fidanzato, sì ti pensa sicuramente, ma si starà vivendo
la sua giornata, prova a farlo anche tu, pensa solo a stare bene…siamo qui per
questo, ricordi? Hai scelto tu di seguirmi e fidarti di me, ma se non mi
permetti di farti sorridere, diventa complicato…mica sono un mago, devi
aiutarmi, libera la mente e goditi questi istanti, e prima che tu te ne accorga
farete pace…promesso”. Il sorriso di Giulio la rassicurò, istintivamente lo
abbracciò, si strinse a lui, ma tenne o sguardo basso, perché stava pensando
anche e soprattutto a Daniel, e forse per il senso di sicurezza che le
trasmetteva Giulio, le venne spontaneo condividere con lui anche questo tasto
dolente “sto pensando che dovrei chiamare Daniel e chiarirmi con lui…forse la
rabbia gli è passata e potrei parlargli con più calma…non mi piace il modo in
cui ci siamo lasciati ieri sera, credo che lui, anche se sembrava apparentemente
tranquillo, si sia fatto prendere dall’ira…” Giulio fece un sonoro sospiro, ma
non tardò a risponderle “se senti la necessità di chiamarlo, di andare da lui,
fallo, ne hai tutto il diritto. Però, lasciami dire una cosa in tutta
franchezza…lui ti ha lasciata senza pensarci due volte, non ha nemmeno
minimamente provato a venirti incontro per capire quello che provi…non ti ha
più ricontattata, nemmeno un messaggio…se fossi in te, lascerei che sia lui a
fare il primo passo, se vuole. Tu gli hai chiesto scusa in tutti i modi e gli
hai chiesto solo un po’ di tempo per capire davvero se lo ami e Daniel invece cos’ha
fatto per te? Ha addirittura dubitato delle tue parole, accusandoti di averlo
tradito. Se ci tiene a te, ti chiederà lui di rivedervi per chiarirvi, tu hai
già fatto tanto, strisciare da lui credo che proprio non se lo meriti… Una
persona che ti ama davvero cerca di comprenderti, non ti lascia alla prima
difficoltà…però, è solo la mia opinione, devi essere tu a scegliere.” Frida ci pensò su, Giulio aveva ragione, lei
aveva provato ad aprire il suo cuore a Daniel, lo aveva implorato di darle una
possibilità, ma nonostante le sue preghiere lui non aveva mostrato un briciolo
di sensibilità, si era limitato a chiudere la loro storia con lo sguardo freddo
e indifferente di chi non ha dubbi…non sarebbe corsa da lui a chiedergli ancora
perdono, se l’amava davvero, se davvero ci teneva a lei, l’avrebbe
chiamata e ne avrebbero parlato. Giulio e Frida chiacchierarono
ancora a lungo seduti su quella panchina, finchè lui non guardò l’orologio e
l’avvisò che era passata da un pezzo mezzogiorno, così decisero di andare allo
chalet a mangiare qualcosa e dopo pranzo trascorsero un pomeriggio
divertentissimo sullo slittino, sulla motoslitta e sulla seggiovia, e Giulio
era soddisfatto perché era riuscito nel suo intento, vide Frida più rilassata e
spensierata, e ne fu davvero felice. Arrivato il tramonto, cominciò a nevicare
e a tirare un vento freddissimo, così corsero di nuovo allo chalet a cercare un
po di calore e lì ebbero la notizia dalla reception: una bufera si era
abbattuta sui paesi circostanti e molto
probabilmente sarebbe arrivata anche li, forse già nelle prime ore della sera,
e per questo le strade erano rimaste bloccate ed erano state chiuse, perché totalmente
impraticabili, sarebbero dovuti restare lì almeno fino all’indomani. Giulio
come sempre minimizzò la situazione, se la sarebbero cavata con una notte in uno
dei più bei rifugi abruzzesi, disse, e l’indomani sarebbero potuti ripartire
senza problemi di sicuro; così chiamò la sua segretaria e fece cancellare gli
appuntamenti del lunedì. Frida, invece, era abbastanza titubante: il giorno
dopo sarebbe dovuta andare a lavoro e la scocciava dover chiedere un altro
giorno di permesso a Milly, ma soprattutto aveva paura di rimanere lassù
sapendo che sarebbe arrivata una tormenta, ma ovviamente ci pensò Giulio a
rassicurarla, così la fece sistemare nella suite dello chalet, mentre lui prese
una singola. “Non c’era bisogno di prendermi una reggia tutta per me, una
singola semplice andava benissimo, dai, non mi viziare” gli disse “ma che
viziare! Me la sarei presa pure io se ce ne fossero state due, e poi almeno
avrai tutti i comfort, c’è anche un bel caminetto”. Frida si sentì in colpa “posso
cedertela, a me basta un letto caldo…” ma lui ovviamente non ne volle sapere, ma
aggiunse che una cioccolata calda
davanti al camino gli avrebbe fatto piacere, almeno avrebbero ammazzato il
tempo dopo cena. E così fecero. Dopo aver mangiato a base di bistecche e vino
rosso, ordinarono due cioccolate calde in camera e si accomodarono sul
divanetto davanti al camino nella stanza di Frida. Giulio cominciò a fare quello che preferiva
di più e le raccontò di come avesse imparato a sciare e della volta che si
ruppe la caviglia a undici anni, poi passò a raccontarle delle meraviglie del
Mar Rosso e le parlò del suo amico Alessandro, doveva farglielo assolutamente
conoscere, le disse. Frida fu un po’ più silenziosa, si sentiva assorta nelle
sue parole, era in uno stato profondo di calma, non si sentivano rumori, si
stava caldi, e la cioccolata era speciale e stava così, rannicchiata accanto a
lui ad ascoltarlo e gustarsi quella delizia; poi lo guardò mentre parlava
gesticolando, concitato, entusiasmato, e si accorse che aveva della cioccolata
sulla punta del piccolo naso sottile, gli sembrò tremendamente buffo, e scoppiò
a ridere sonoramente. “Che ti prende?” le chiese Giulio sbigottito, ma lei
continuava a ridere, non gli rispose. “Dai, mi prendi in giro? Io ti racconto
delle cose serie e tu ridi?” e detto questo la prese per i fianchi e cominciò a
farle il solletico “almeno adesso hai un motivo valido per cui ridere,
scemotta! Non ne uscirai viva, te lo assicuro, quando domani tornerai a casa ti
farò ved..." Frida lo interruppe ridacchiando ancora “ma parli sempre?? Sei poco
credibile con quel naso tutto sporco di cioccolata, non fai paura a nessuno!” A
quel punto lui si toccò la punta del naso, effettivamente non aveva proprio
l’aria da macho in boxer e maglione, coi ricci spettinati e il naso sporco, e allora
cominciò a ridere a crepapelle, si sentiva un po’ ridicolo, ma
Frida invece improvvisamente
smise di ridere, divenne stranamente seria, si sentì immersa nei suoi grandi
occhi verdi e improvvisamente ebbe un'illuminazione, tutto le sembrò finalmente chiaro. In quel preciso istante si innamorò di lui . “Penso di amarti” gli disse con
calma, quasi con freddezza. Con queste parole riuscì a zittire Giulio, che bloccò bruscamente la sua risata e assunse un’aria
seria; in quel momento proprio non se l’aspettava e stranamente restò senza parole, anche se
solo per qualche attimo, “se ora ti bacio”, le disse, “mi prendi di nuovo a
schiaffi?” Frida non gli diede il tempo di finire, d’istinto gli prese il viso tra
le mani e lo baciò.
lunedì 18 maggio 2015
Episodio XXXV "Tu non pensarci più, che cosa vuoi aspettare? L'amore spacca il cuore..."
Kira se n’era andata lasciando sul frigo un post-it, non uno
dei suoi soliti bigliettini ironici con cui usava sgridarla o avvisarla di
qualcosa, già dalla calligrafia lo si poteva comprendere; non la solita
scrittura frettolosa e distratta, quasi incomprensibile, ma soltanto poche
parole scritte in stampatello grande, che trasmisero immediatamente a Frida un
senso di distacco e freddezza “non mi
aspettare oggi, starò per un po da Carlo, per qualsiasi cosa mi trovi lì, ma
dubito che ne avrai bisogno”. Strappò via nervosamente il foglietto e lo
rilesse, pensò che sì, aveva esagerato con le parole la sera prima, le aveva
vomitato addosso tutta la rabbia che stava provando negli ultimi tempi, aveva
sfogato su di lei tutta la frustrazione della consapevolezza di stare nel
torto; era fatta così, quando sapeva di sbagliare tirava fuori le unghie, forse
per difendersi o molto più probabilmente per negare a se stessa i suoi errori. Erano
già le undici, aveva avvisato Milly che non sarebbe andata a lavorare quel
giorno, fingendo una brutta influenza, non aveva voglia di fare niente, così si
distese sul divano e accese la tv, la mattina nessuna rete trasmetteva qualcosa
di interessante, così dopo un po’ di
zapping si fermò a guardare un documentario, forse era iniziato già da
un pezzo, ma la sua attenzione fu catturata dall’immagine di un grande
camaleonte immobile su un ramo; gli animali l’avevano affascinata sin da
piccola, adorava il fatto che ogni essere vivente avesse delle peculiarità
uniche che riuscivano a rendere ognuno una macchina perfetta della natura.
Ascoltò attentamente le caratteristiche del camaleonte del Madagascar, un
essere che le parve bellissimo nella sua fermezza quasi impassibile e sentì che
alcune specie di camaleonti, ma non utte, possono mutare il colore della pelle;
si stupì perché aveva sempre pensato che lo facessero per mimetizzarsi davanti
ai nemici per disorientarli, ma invece apprese in quel momento che il
principale motivo del cambiamento di tonalità, è la manifestazione di
determinate condizioni fisiche o fisiologiche, o addirittura di stati
emozionali, come la paura, soprattutto la paura. Pensò che negli ultimi tempi si era
comportata proprio come un camaleonte, non era stata più la stessa, aveva
sbagliato ed era cambiata, mutando i colori caratteristici della sua personalità
solo per paura…paura non del nemico, ma
di se stessa. Era arrivata a mentire alla sua migliore amica perché sapeva di
sbagliare e non voleva qualcuno che glielo facesse notare, aveva preferito
arrancare in balìa della sua impulsività. Kira era sempre riuscita, in passato
e in tantissime occasioni, a frenarla, a farla ragionare, grazie a lei più di
una volta aveva evitato di fare sciocchezze e soprattutto di trovarsi in brutte
situazioni, era sempre corsa da lei quando sentiva di stare perdendo il
controllo, perché sapeva farle prendere la strada giusta. Ma non quella volta.
Quella volta Frida aveva autonomamente deciso di sbagliare, non era corsa da
Kira a parlarle di Giulio e della sua amicizia, che forse amicizia non era, e
non lo aveva fatto perché le stava bene così, perché non aveva voglia di
ragionare e di guardarsi davvero dentro; preferì agire da vigliacca e mentire a
se stessa, prima che agli altri. Adesso, pensò, il destino le stava presentando
il conto, doveva pagarlo. Era arrivato per lei il momento di dire la verità,
non a Kira, né a Daniel, ma a se stessa, soltanto a Frida. Ormai, persa in
questi pensieri, non stava ascoltando più la voce narrante del documentario,
così spense la tv e si alzò velocemente; diede uno sguardo al grande orologio
da muro della Disney in cucina, era passata già un’ora, era mezzodì, quel
giorno il tempo passava troppo velocemente, pareva beffarsi di lei, le sembrò
che i minuti le stessero mettendo fretta, scivolandole dalle mani. Tornò nella
sua stanza, velocemente si tolse di dosso il pigiama verde, lo gettò sul letto,
ancora disfatto; tra i vestiti in disordine poggiati sulla sedia tirò fuori un
paio di jeans e una t-shirt a righe, si vestì nervosamente, come se avesse un
appuntamento. Corse in bagno, si sciacquò il viso e rimase lì, a fissare la sua
immagine nel grande specchio davanti a lei, accese i piccoli faretti
sovrastanti per scrutarsi meglio. Che cosa doveva fare? Non lo sapeva. Avrebbe
voluto chiamare Kira, scusarsi e chiederle un consiglio, ma sarebbe stato da
egoista chiederlo proprio a lei, dunque doveva cavarsela da sola. Si sentiva
confusa, cercò di capire cosa provava davvero per Giulio e perché pensare a lui
le confondesse ogni volta le idee, non lo sapeva nemmeno lei. Dal bagno camminò
veloce fino alla cucina, aprì il frigo per cercare qualcosa da mettere sotto i
denti, doveva pensare, doveva agire, doveva mettere in ordine la confusione che
aveva in testa, si sentiva frenetica, così vide una bottiglia di Falanghina
comprata qualche giorno prima, e senza pensarci due volte la prese, la stappò e
se ne versò un bicchiere, e in meno di due ore, bicchiere dopo bicchiere, la
finì tutta, rannicchiata sul divano. Fumò venti sigarette e si risvegliò a
pomeriggio inoltrato. Con le ginocchia ancora tra le braccia, riaprì gli occhi,
si guardò assonnata intorno, e capì che
non aveva deciso un bel niente, non sapeva cosa provava, né cosa avrebbe dovuto
fare. Si ricompose e trovò tantissime chiamate perse di Daniel e una dozzina di
suoi messaggi, l’ultimo le ricordava l’appuntamento che avevano per quella
sera, avevano deciso di andare al cinema, così gli rispose confermando e
scusandosi per non essersi fatta sentire, era stata poco bene e aveva dormito
tutto il giorno…beh, pensò, più o meno era andata davvero così. Non sapeva cosa
avrebbe detto a Daniel, ma sicuramente avrebbe dovuto mettersi a nudo una volta
per tutte; cercò invano di prepararsi un discorso, ma non era mai stata brava a
farlo, le poche volte che ci aveva provato in passato poi aveva finito sempre
per farsi trasportare dall’istinto, e così avrebbe fatto anche quella sera, che
arrivò in un batter di ciglia: già erano le nove e Daniel già era sotto casa. Frida
diede un ultimo sguardo allo specchio, non aveva per niente un bell’aspetto, sentiva
una sensazione di ansia e di irrequietezza; per un minuto decise che sarebbe
scesa e lo avrebbe abbracciato facendo finta di niente, ma già lo aveva fatto
troppe volte, non poteva più permettersi un tale comportamento, doveva
assumersi finalmente le proprie responsabilità, così lo chiamò e lo invitò a
salire, consapevole che quella sera non avrebbe visto nessun film, e che
l’unica cosa che avrebbe visto sarebbe stata la delusione negli occhi dell’uomo
che amava. Frida aprì la porta, Daniel entrò facendosi strada, sorridendole, era
bellissimo nella sua camicia grigia portata
fuori dai pantaloni, come piaceva a lui, aveva un profumo magnifico, fresco,
che in un secondo si impadronì della casa. Le diede un bacio veloce ed intenso
sulla guancia, la guardò negli occhi ed intuì subito che qualcosa non andava,
così le prese il viso tra le mani “cosa c’è, perché mi hai fatto salire? Ti
senti ancora male?” Frida cercò in tutti
i modi di non assumere un’aria tenera, così si irrigidì, spostandogli le mani “no…non
mi andava il cinema…siediti per favore, ho bisogno di parlarti”. Daniel cambiò
espressione, capì che Frida aveva qualcosa di serio da dirgli e si preoccupò,
non l’aveva mai vista così preoccupata, così non fece un passo, rimase di
fronte a lei e le accarezzò il viso, voleva rassicurarla, così le sorrise di
nuovo “così mi fai preoccupare, ti è successo qualcosa?” Frida si scostò di
scatto “ti prego, non essere tenero con me”. Sentiva di avere gli occhi lucidi,
ma trattenne il pianto, non doveva piangere, non poteva permettersi di fare la
parte della vittima, doveva domare le sue emozioni e comportarsi da donna “dai,
sediamoci, per favore” gli disse ancora, e Daniel la guardò stupito, così fece
come gli aveva chiesto e si sedette sul divano anche se lei, inaspettatamente,
rimase in piedi. La scrutò ed era visibilmente nervosa, lo capiva dal modo in cui
intrecciava le dita delle mani e dal
modo in cui ostinatamente si mordeva il labbro inferiore. “Fri, mi dici che
cosa c’è? Dai, dimmi tutto…” Daniel assunse un’aria seria, conosceva bene Frida
e capì che aveva bisogno di tirare fuori qualcosa, di sfogarsi, così decise di
rimanere in silenzio e di aspettare che esplodesse. Frida non sapeva da dove
cominciare, così finì per fare quello che le riusciva meglio in queste situazioni:
dire tutto quello che le passava per la testa, senza pensarci troppo “è da un
po’ di tempo che non so più cosa voglio dalla vita, non ho più certezze. Io…ti
amo Daniel, ma mi sento confusa…io non so che cosa mi succede”. Disse queste
poche parole tenendo lo sguardo basso, lo rialzò dopo qualche istante e fissò
la figura di Daniel. Sembrava
impassibile, le gambe accavallate, le dita che accarezzavano la barba
incolta sul mento, era passato velocemente da un’aria seria ad un’aria severa,
pareva stesse pensando, così Frida non parlò, aspettava una sua reazione,
mentre provava a scrutare qualcosa nei suoi occhi di ghiaccio, che la
guardavano fissa. Poi finalmente le rispose “il fatto che tu sia confusa lo
avevo capito, ti conosco come le mie tasche e sapevo che c’era qualcosa che non
andava…sinceramente credevo fosse lo stress per gli esami, ma ho notato anche
che apparte la relazione, non hai fatto nessun esame questa sessione. Allora ti
chiedo: cosa ti fa sentire confusa? O chi?” Frida sentì l’ansia salire ancora
di più, sbuffò sonoramente “non lo so…io…” Daniel si alzò di scatto, le sembrò
di rivivere la scena della sera precedente, con l’unica differnza che di fronte
non aveva Kira, con la quale sapeva si sarebbe risolto tutto, ma aveva davanti
l’uomo che forse più l’aveva amata nella sua vita e che la guardava come non
aveva mai fatto prima. Le si avvicinò con un scatto, le prese il braccio
facendo un po di pressione e Frida sentì i suoi occhi di ghiaccio fissi nei
suoi “Cosa non lo sai, Frida? Parla, per la miseria!” Non aveva mai alzato così
tanto la voce con lei, così istintivamente si divincolò dalla sua presa, non
riusciva a sostenere il suo sguardo inquisitore, così si voltò di spalle “non
lo so se ti amo ancora, forse sì, forse no. Sono confusa! Io, ho conosciuto una
persona, ma non è come credi. E’ solo un amico, ma sento che il mio rapporto
con lui mi ha destabilizzata, non riesco a spiegarlo.” Daniel la girò verso di
se “guardami in faccia almeno mentre dici queste sciocchezze!” Il suo tono era
aggressivo, ma comunque non si scompose, si rimise seduto e il suo viso sembrava
non trasparire emozioni “Che signfica che non è come credo? Come ha fatto a
destabilizzarti? Ti prego, spiegami il significato del verbo destabilizzare,
avanti! Ti ha riempita di regali, di poesie d’amore o forse ti ha portata a
letto, che mi pare più probabile??” Frida lo guardò stizzita e gli urlò in
faccia “ho detto che non è così! Non ti tradirei mai!” Daniel la interruppe “sai
che ti dico? Si può tradire in tanti modi, e tu hai scelto il più subdolo.”
Questa volta usò un tono pacato, ma era una pacatezza che sapeva di delusione e
di rancore. Frida si sentì stremata, in quel momento capì che aveva rovinato
tutto e che non sarebbe più potuta tornare indietro. Cercò di respirare
lentamente, i suoi respiri le parevano rimbombare in quel silenzio pesante, ad
ogni boccata d’aria riusciva a sentire il cuore che le pulsava nelle tempie,
raccolse le forze che la stavano abbandonando e ritrovò la calma per parlare “Ho
sbagliato a mentire, ma non ho fatto niente di male. Non ci sono andata a
letto, non l’ho sfiorato nemmeno con un dito, solo che ha il potere di mandarmi
in confusione e adesso io non so più cosa voglio… so solo che non voglio
perderti, io non so più che cosa provo, ho bisogno di capirlo, ma ti prego, non
andare via da me…se mi ami davvero, dammi solo un po’ di tempo per capire, lo
so che ti chiedo troppo…ma ho solo un disperato bisogno di pensare a rimettere
la testa in ordine…” Daniel sorrise nervosamente per un secondo, era rigido,
freddo, e Frida si sentì gelata dal suo atteggiamento, e lui passandosi una mano tra i capelli le disse “se
ti amo davvero? Io non so più chi sei, a questo punto credo di non averti mai
realmente conosciuta. Io pensavo di stare con una persona leale, onesta, intelligente.
Ma la Frida che ho davanti è tutto l’opposto, mi stai svelando chi sei
veramente in questo preciso istante” Frida rispose prontamente, sedendosi
accanto a lui “No, No! Non è così! Io sono la ragazza di sempre, sono io…capita
a tutti di avere dei dubbi e sto ammettendo di aver sbagliato, non avrei dovuto
mentire. Ma sono sempre io…” Daniel le sorrise, ma era un sorriso dettato da un
profondo rammarico. “Frida, non sai nemmeno tu chi sei, come posso saperlo io? Mi
hai raccontato tutto solo perché hai toccato il fondo…” Più la guardava, più sentiva che tutto quello che
avevano costruito, che lui aveva faticosamente costruito, era più fragile di
quanto pensasse, se era bastata un’amicizia speciale per far venire dei dubbi a
Frida. Stava per chiederle chi fosse questo fantomatico amico, ma cambiò subito
idea, cosa gli interessava, dopotutto? Preferì non saperlo. Si alzò per
versarsi un bicchiere d’acqua mentre Frida si sedette, con la testa tra le
mani, non capiva più niente, la situazione le stava sfuggendo ancora di mano,
doveva fare qualcosa per far capire a Daniel cosa le passava per la testa, così
trovò ancora un po’ di coraggio “ ti prego credimi. Dammi solo una possibilità
per riuscire a fare chiarezza, non roviniamo tutto, sto solo provando a
condividere con te le mie sensazioni. Ho bisogno che tu mi stia vicino, io non ti
voglio perdere. Fallo per noi, per me, dammi il tempo di riprendere in mano la
mia vita prima di mandarmi via dalla tua.” Lui sospirò con stizza, “devo starti
vicino? E cosa dovrei fare, sentiamo? E poi, dovrei farlo per noi e addirittura
per te!! Già ho fatto troppo, già ho
perso troppo tempo con te. Se hai bisogno di chiarirti le idee, fallo da sola o
col tuo amico, magari ti può aiutare lui. Adesso mi stai chiedendo veramente
troppo, non hai un briciolo di dignità” e detto questo si avviò verso la porta,
Frida non poteva permettere che se ne andasse così, gli corse dietro, proprio
come aveva fatto lui un anno prima per non farla scappare via, lo prese per una
spalla, e si maledisse perché non riuscì a trattenere le lacrime “Daniel, ti
prego. Ora sei arrabbiato, lo capisco, hai tutte le ragioni. Io voglio solo un
po’ di tempo, concedimi un po di tempo” lui la freddò con un’occhiataccia, non
lo aveva mai visto così, la sua imperturbabilità le mise quasi paura “Allora
non hai capito…” le disse ancora con tono tranquillo “Tu hai tutto il tempo che
vuoi per chiarirti le idee, puoi prenderti anche tutta la vita per pensare…In
quanto a noi, non c’è niente da decidere, Frida, tu non devi decidere niente.
Ti sto dispensando dalla fatica di pensare e di schiarirti le idee, lo faccio
io per te, tu sei confusa, ma io no…ho già deciso io per te, se non lo hai
ancora capito! Non sono un ragazzino, ho una certa età per le pause di
riflessione, o dentro o fuori, e stavolta tocca a me scegliere! E non ho
bisogno di pensarci per capire che non
voglio stare con una persona instabile che non sa cosa vuole dalla vita. Io
sono un uomo, non ho tempo per queste crisi adolescenziali tardive. E non
provare a dire che sto rovinando tutto, perché il tutto di cui parli non esiste”
questa volta la guardò con disprezzo “e ti prego”, aggiunse “smettila di
piangere perché sei patetica, per me finisce qua.” Dopo averle riversato
addosso tutto il suo risentimento, Frida capì che aveva sbagliato tutto e che
non c’era altro che lei potesse dire o fare. Daniel andò via sbattendo la porta
e lei rimase sola, era stata capace di fare terra bruciata intorno a sé: Kira
se n’era andata, Daniel l’aveva lasciata su due piedi, entrambi le avevano
mostrato tutto il loro disprezzo. Aveva sbagliato e ne era consapevole, ma si
sentì piccola e indifesa, non sapeva come farsi forza. Passò tutta la sera a
piangere, a rimurginare, a colpevolizzarsi, si sentì tremendamente in colpa,
non riusciva nemmeno a dormire e si sentì ancora più sbagliata quando capì che
l’unica persona con cui avrebbe voluto parlare era Giulio…si sentì morire
dentro: era giusto sentirsi in colpa per il desiderio di vederlo? Era giusto
reprimere ciò che sentiva? Forse lo aveva fatto per troppo tempo ed era stato
proprio negare a se stessa i suoi veri sentimenti a portarla fino a quel punto.
Così si alzò dal letto e, incurante del fatto che fossero le due del mattino e
che piovesse a dirotto, scese di casa e montò sulla sua mountain bike, corse
più veloce che poteva rischiando più volte di scivolare sull’asfalto bagnato;
attraversò mezza città e mentre piangeva a lacrimoni, sentiva l’adrenalina a
mille, stava facendo una schiocchezza forse, ma la voglia di seguire il suo
cuore era irrefrenabile. Arrivò a destinazione, la città addormentata non si
accorse di lei che, fradicia, affannata, si fece aprire il portone dal vecchio
portiere dell’elegante stabile in via Duomo, il quale le si rivolse preoccupato
chiedendole se avesse bisogno di aiuto. Non gli rispose, salì freneticamente le
grandi scale, sentiva di non avere più fiato, ma continuò fino al terzo piano,
spinta da un’energia disperata, come se stesse scappando dal mondo che aveva
lasciato fuori , al di là di quel grosso portone. Bussò il campanello dell’interno
76, non ebbe risposta. Bussò più a lungo una seconda volta e una terza, aveva
freddo e sentiva il suo corpo bagnato tremare spasmodicamente, bussò ancora e
ancora. Finalmente Giulio le aprì. Era visibilmente assonnato, i suoi morbidi
ricci erano arruffati, gi occhi semichiusi, si presentò scalzo con indosso solo
un paio di boxer extralarge colorato e il torso nudo metteva in mostra tutta la
sua esilità. Ci mise qualche secondo per realizzare che fosse lei e quando si
rese conto spalancò i suoi grandi occhi verdi, come usava fare di solito “oddio
Frida, ma che ci fai qui a quest’ora?” e disse fissandola e lasciandola sulla
porta “posso entrare?” gli chiese lei con un filo di voce tremante. Giulio
sembrava ancora abbastanza stranito, si scostò subito per farla passare,
scusandosi. Inaspettatamente Frida lo abbracciò con con forza e lui la lasciò
fare, nonostante lo stesse letteralmente congelando. Rimasero così, davanti la
porta chiusa, per qualche minuto; Giulio la osservò, le sembrava bellissima
anche se era evidentemente distrutta, le accarezzò i capelli bagnati, mentre
entrambi restarono in silenzio. Non sapeva perché fosse corsa da lui a
quell’ora improponibile, ma non glielo chiese, fu molto discreto e
contrariamente alla sua indole non proferì parola, non cominciò a riempirla di discorsi
come faceva di solito, ed era proprio ciò di cui Frida aveva bisogno. La fece
sedere sulla poltrona a dondolo bianca stile minimal, non sembrava gli
importasse che gliel’avrebbe rovinata sicuramente; le tolse le scarpe e le
prese un’asciugamano con cui cominciò ad aciugarle il viso, e poi i capelli, e
nel frattempo continuarono a non parlare, si scambiarono solo qualche sguardo.
Frida si lasciò fare quelle tenerezze, quell’asciugamano candidissima aveva il
suo odore e quando cominciò ad accarezzarle dolcemente i capelli sentì che
tutta l’ansia di quel giorno stava andando via, scivolava ad ogni tocco. Le permise di andare in bagno e di mettersi una
delle sue tute, nel frattempo accese il camino nel grande salone moderno, pensò
che Frida ci avrebbe messo un po’ per ritrovare calore, e si sedette ad
aspettarla. La vide arrivare, le sembrò più rilassata; lei continuava a non
parlargli, si accoccolò accanto a lui, poggiò il viso sulla sua spalla ossuta e
lo abbracciò. Giulio le diede un bacio sulla testa, i suoi capelli profumavano
di frutta, forse di vaniglia, o di qualcosa di esotico “ …vuoi parlarne?” le
chiese quasi con paura, ma Frida alzò la testa di scatto e lo guardò negli
occhi “non mi va di farlo, avevo solo voglia di starti vicino…posso restare
così fino a domani?” Il suo sorriso rassicurante già fu una risposta per lei “anche
tutta la vita, se vuoi.” Frida si
addormentò quasi subito, tutte le emozioni di quel giorno sembrarono
sciogliersi davanti a quel fuoco, si sentì serena, finalmente poteva abbassare
la guardia, poteva smetterla di mimetizzarsi come un camaleonte in preda alla
paura, poteva essere se stessa a trecentosessanta grandi senza sentirsi
sbagliata; si sentì come se stesse attraversando la sottile linea che divideva
la sua profonda tristezza dalla sua felicità: stava solo a lei decidere da che
parte andare, ma in quel momento preferì non pensarci troppo, preferì lasciarsi
cullare dall’odore delicato delle mani di Giulio, desiderò che il tempo si
fermasse e che l’alba non arrivasse mai. Ma arrivò in un attimo, e le sembrò
dolcissimo risvegliarsi con lui.
mercoledì 13 maggio 2015
Episodio XXXIV "La verità ti fa male, lo so..."
Kira non stava nella pelle; nonostante avesse passato tutta la giornata ad aggiornare le cartelle cliniche degli specializzandi, arrivò all'ippodromo di Agnano in perfetto orario, emozionata come una bambina di cinque anni, non vedeva l'ora che lo spettacolo cominciasse. Daniel e Carlo la raggiunsero poco dopo le 17.30, Kira li vide da lontano, gli corse incontro e li abbracciò festosamente. "Grazie, grazie, grazie" gridò entusiasta. Questo atteggiamento così gioioso ed espansivo, non molto conforme al suo carattere schivo e riservato, lasciò i ragazzi alquanto stupiti e il commento ironico di Carlo non tardò ad arrivare "Daniel hai fatto molto di più che acquistare i biglietti per un circo, hai trasformato la mia ragazza in un cucciolo scodinzolante, poche volte l'ho vista così, ti ringrazio amico". I tre scoppiarono a ridere allegramente, in un'altra occasione quelle parole avrebbero risvegliato il lato più permaloso di Kira, ma quella volta non fu così, era troppo eccitata e felice per perdersi in stupidi battibecchi. Finalmente uno dei suoi sogni più grandi si stava avverando: "il Cirque Du Soleil" era arrivato a Napoli, unica data…e grazie a Daniel erano riusciti ad avere i biglietti. Kira non vedeva l'ora di godersi lo spettacolo, saltellando su e giù davanti ai cancelli ancora chiusi, continuava a ringraziare Daniel, senza di lui, quel suo sogno non si sarebbe mai potuto avverare. Il ragazzo invece non faceva altro che guardare ansioso l'orologio, erano ormai passate le 18 e di Frida neppure l'ombra. Era come sparita nel nulla. Nè una chiamata, né un messaggio, non la sentiva ormai da ore; da quando la mattina l'aveva lasciata a lavoro e lei frettolosamente l'aveva salutato distratta con un bacio sulla guancia. Di solito non era una persona apprensiva, ma questa volta si sentiva inquieto, era preoccupato. Frida era strana nell'ultimo periodo, distante, era come se lui continuasse a rincorrerla e non riuscisse mai a raggiungerla. In quel momento non gli importava tanto dove fosse finita o cosa stesse facendo, voleva solo che stesse con lui, dove doveva essere...e invece non era così, invece, lì con lui, lei non c'era.
Il tempo passava e anche Kira cominciò ad andare in ansia; quel ritardo era davvero troppo strano. D'altronde anche Frida era stata entusiasta dell'idea di assistere a quello spettacolo circense, anzi fu proprio lei ad insistere con Daniel, mossa dalla curiosità di vedere finalmente un circo di acrobati, senza animali che venissero maltrattati per puro divertimento. Perché allora ancora non era lì? Perché non aveva avvertito nessuno del suo ritardo? E perché il suo cellulare era sempre spento?
Carlo non sapeva più chi dover tranquillizzare, se l'amico ansioso o la sua ragazza sull'orlo di una crisi di nervi, in quanto temeva che col suo atteggiamento Frida mandasse all'aria tutta la serata. I cancelli si aprirono puntuali alle 18.30, mezz'ora prima dell'inizio.
"Ah non so cosa pensare, ultimamente Frida è così strana, distante, distratta…sempre in ritardo, pare viva in un altro mondo" disse Daniel ad alta voce mentre ascoltava per l'ennesima volta la segreteria del cellulare della sua fidanzata.
Quelle parole, dette così, piene di frustrazione e scoramento, furono per Kira come una doccia fredda: in un nano secondo riuscì a collegare i comportamenti strani della sua coinquilina con quello che pochi giorni prima aveva visto con i suoi stessi occhi: Frida e il chirurgo , quel Giulio, insieme in un bar. Cosa facevano di male? Prendevano un aperitivo. Più e più volte Kira cercò di auto convincersi che in quegli atteggiamenti non ci fosse nulla di strano, ma qualcosa nel profondo le diceva esattamente il contrario, e quello che stava succedendo quella sera non faceva altro che alimentare ulteriormente i suoi sospetti.
Cercò ovviamente di nascondere le sue perplessità e tranquillizzò Daniel il più possibile "vabbè dai, distratta è distratta sempre, forse è un po' più svampita del solito, sarà preoccupata per la tesi. Quel suo professore è un pazzo, le sta facendo sudare le sette camice, penso sia solo stress. Sentite perché non entrate voi due e iniziate a prendere popcorn e bibite varie? Iniziate a fare la fila al bar, io aspetto Frida e vi raggiungiamo ai posti" Nonostante le dimostranze di Carlo, i due ragazzi obbedirono alle sue direttive e si diressero verso il piccolo chioschetto di bibite e stuzzichini.
Kira rimasta da sola, fu presa da un senso di ansia e di rabbia, per comportarsi così Frida era di sicuro diventata matta, e lei sperava davvero che i suoi sospetti non fossero fondati, ma aveva solo un modo per scoprirlo: chiamare in negozio. "Questa me la paga" pensò mentre aspettava ansiosa che qualcuno dall'altro capo della cornetta rispondesse, qualcuno che lei sperava fosse davvero Frida. Dopo tre o quattro squilli, finalmente una voce squillante " Pronto sono Milly, come posso aiutarla?" Kira ebbe un sussulto, se non era a lavoro, dove poteva mai essere? "Non è detto che sia con Giulio, forse è bloccata in metro, questo spiegherebbe il cellulare irraggiungibile…" disse tra se, rifiutandosi di credere a quella vocina nella sua testa che le suggeriva che Frida e quel dottore erano di nuovo insieme, e lei aveva di nuovo mentito a tutti riguardo a quella storia.
Ma perché Frida doveva cacciarsi sempre in questi casini? Ormai era chiaro che non sarebbe più arrivata. Kira allora mestamente entrò nel grosso tendone, era completamente in confusione, non sapeva cosa pensare, e non sapeva cosa dire al povero Daniel, per giustificare il forfait della sua amata. Fortunatamente fu lui a dirle che Frida l'aveva contattato informandolo dispiaciuta che non avrebbe potuto raggiungerli, era bloccata al lavoro, non avrebbe mai fatto in tempo.
"Si…lo so…" rispose Kira mentre prendeva posto tra lui e Carlo. "ho appena finito di parlarle. Purtroppo il figlio di Milly ha preso una brutta febbre e lei resterà fino a tardi a fare l'inventario, non può rimandare tra un po' partono i saldi." Kira senza neppure rendersene conto confermò così la versione di Frida. In realtà lei sapeva benissimo che l'amica non era al negozio, ma in quel momento senza neppure capire bene il perché si sentì in dovere di coprirla.
Ma odiava dire le bugie, e di solito non era neppure tanto brava, così pronunciò quelle parole a testa bassa, si rannicchiò nella sua bella poltrona rossa in quarta fila e aspettò in silenzio l'inizio dello spettacolo.
Era tesissima, nonostante aspettasse quel momento da tutta una vita, l'unica cosa a cui riusciva a pensare era Frida che non era li… e chi sa con chi era e che cosa stava facendo. Carlo intuì subito che qualcosa non andava, così le cinse le spalle e le disse a bassa voce all'orecchio "Lo so che sei arrabbiata, ti conosco, ma cerca di non pensarci. Frida è rimasta bloccata per lavoro, anche tu spesso mi appendi per restare in ospedale, è lavoro, non ci si può far niente. Però tu adesso sei qui e puoi scegliere se avere il muso per tutta la sera e rovinarti questo spettacolo che si preannuncia stupendo, oppure rilassarti e goderti il circo". Detto questo si risistemò sulla poltrona e iniziò ad applaudire la prima coppia di artisti entrata in scena. Le parole di Carlo anche se dette con estrema dolcezza e innocenza le fecero ribollire il sangue, perché la sua amica non era a lavoro, ma a fare chissà cosa con quel mediconzolo da strapazzo, mentre Daniel era qui solo come un cane bastonato. Però in effetti Carlo non aveva tutti i torti, alla fine, perché rovinarsi un così bel momento? Così appena la musica parti i suoi più brutti pensieri lasciarono il posto alla "Magia del circo". Kira entrò in questo mondo fantastico e colorato di pagliacci malinconici che ballavano la breakdance, di giocolieri dotati di incredibile grazia che facevano volteggiare a tempo di musica palle infuocate, di piccoli contorsionisti che riuscivano ad assumere le posizioni più strane, suscitando tra il pubblico ilarità e stupore. Kira rimase senza fiato quando finalmente arrivò il numero dei trapezisti; aveva sempre amato vedere quegli uomini volanti che saltavano nel vuoto come se niente fosse. Guardava quei saltatori dai magnifici costumi, con un misto di curiosità e ansia. Per la paura che potessero cadere e sfracellarsi al suolo, ogni volta che l'acrobazia le sembrava impossibile si portava le mani agli occhi e schiacciava il volto contro Carlo che la abbracciava, e ridendo la spronava a guardare, si sarebbe persa il meglio.
"oh dio oh dio, ma questi so pazzi! " gridò afferrando le mani di Carlo e di Daniel, ai lati della sua poltrona, quando un'acrobata dai capelli rossi si tuffò dalla piattaforma più alta e si agganciò ad una catena umana che metri più in basso penzolava a tempo di musica. Daniel sobbalzò, preso alla sprovvista, non si aspettava quella reazione, e rise di gusto prendendola in giro"Non ti facevo così fifona".
Kira ribattè di essere solo un po' ansiosa, quelle non erano cose normali, sarebbero potuti cadere, non c'erano neppure le reti di protezione. Daniel la guardò con dolcezza e un briciolo di tristezza, avrebbe voluto che anche Frida fosse lì, avrebbe voluto vederla stupirsi come una bambina e abbracciarlo come Kira stava facendo in quel momento con il suo amico. Le due ore passarono in fretta e quando fu il momento del gran finale, sulle note di "Allegria" Kira aveva le lacrime agli occhi e d'innanzi alla sfilata di tutti gli artisti non poté fare a meno di balzare in piedi e applaudire e di ripetere "ma è bellissimo, bellissimo bellissimo".
Finito lo spettacolo i tre tornarono a casa. In macchina Carlo e Daniel ripercorsero tutti i momenti più esilaranti dello show, erano visibilmente eccitati, davvero una grande esperienza, superiore a qualsiasi aspettativa. Kira invece era silenziosa, si era divertita tantissimo durante l'esibizione, ma appena usci dal tendone del circo, tutti i suoi dubbi, la rabbia e la delusione ritornarono prepotenti. Le ritornò alla mente la scena che aveva visto il giorno prima dalla vetrina di quel bar…Frida e il dottor Bassani sembravano grandi amici. Cercava di dare un senso a tutta quella faccenda, che un senso sembrava proprio non averlo. Perché Frida aveva mentito? Perché aveva inventato un incontro col prof della tesi, quando invece si era incontrata col dottor Bassani? Perché le aveva tenuta nascosta la loro amicizia? Perché non era venuta al circo con loro? E dove era stata invece tutto il pomeriggio? Inoltre le sue stranezze degli ultimi tempi erano davvero riconducibili a questa amicizia segreta con il carismatico chirurgo? Kira si sentiva terribilmente confusa, cercava inutilmente di trovare risposte razionali a tutte le domande che le passano per la testa.
"voglio trovare un senso a questa storia…anche se questa storia un senso non ce l'ha…" profetiche le parole di Vasco dalla radio si diffusero in tutto l'abitacolo; ma in quell'occasione dare un senso a tutto spettava solo a Frida.
Frida era tornata a casa da poco, aveva svaligiato la gelateria sotto casa, comprando 2kg di gelato, i loro gusti preferiti: pistacchio per Daniel, cioccolata extrafondente per Kira e frutti di bosco per Carlo, nel tentativo di farsi perdonare, stavolta l'aveva combinata davvero grossa! Tirò fuori le coppette colorate e preparò la tavola, i ragazzi sarebbero tornati di lì a poco. Nell'attesa si mise comoda sul divano, si accese una sigaretta cercando di rilassarsi, di chiarirsi le idee e metter e un po d'ordine nella sua testa che le sembrò fosse messa peggio della sua casa. Sentì suonare insistentemente il campanello, sicuramente Kira aveva come sempre dimenticato le chiavi, così si alzò a fatica e sbuffando aprì la porta "Cazzo Kira, ma le chiavi?" "Non ho neanche provato a cercarle se proprio vuoi saperlo…" rispose Kira infastidita ed entrò in casa scansandola senza neanche guardarla negli occhi. Quest'atteggiamento fu notato da tutti, Carlo e Daniel sorpresi si chiedevano perché Kira avesse messo il muso, dopotutto avevano passato una bellissima serata. Anzi, fu proprio questo che Daniel disse a Frida stringendola a sé: era stato un peccato che non fosse riuscita a venire, di sicuro si sarebbe divertita, ma non ce l'aveva con lei, la rassicurò che avrebbero recuperato al più presto. Frida lesse negli occhi di Daniel il suo profondo dispiacere e davanti alla sua dolcezza, si sentì morire. Si sentiva in colpa per averli delusi in qualche modo, ma al tempo stesso non poteva negare di aver passato un pomeriggio piacevole anche lei, ed era proprio questa la cosa che la faceva stare più male. Con un gran sorriso tirò fuori tre enormi vaschette di gelato, ma notò che Kira se ne stava in silenzio, in disparte guardando fuori dalla finestra come se avesse chissà quali pensieri per la testa. Così le corse incontro con il solito entusiasmo "Dai, per farmi perdonare ho preso anche il tuo gusto preferito, abbuffiamoci come se non ci fosse un domani!" disse scoppiando a ridere. Immediatamente le fu chiaro che l'amica non aveva alcuna voglia di scherzare, infatti si divincolò dal tentato abbraccio, e disse di non aver voglia di gelato, ma solo di una bella doccia calda "Mangiate pure senza di me" disse rivolgendosi a Carlo e Daniel "vi raggiungo tra un po per salutarci, vado a rilassarmi un pò…>> lasciando entrambi increduli, mentre si chiedevano cosa fosse successo di tanto grave da scatenare in lei una reazione così strana e del tutto fuori luogo. Carlo allora riempì le coppette di gelato, quasi come se niente fosse, abituato ai capricci momentanei della ragazza, ormai aveva imparato a conoscerla; anche Frida aveva sperimentato questo brutto lato del carattere dell'amica, dunque il più sorpreso pareva essere Daniel, che ruppe quel silenzio imbarazzante chiedendo ancora una volta a Carlo una plausibile spiegazione per tale comportamento. Carlo fece spallucce e porgendogli la coppetta stracolma "tranquillo" disse "mangia il tuo pistacchio, le passerà prima o poi, si spera…" Frida era perfettamente d'accordo, magari tra qualche ora le sarebbe passato tutto e avrebbe divorato tutto il suo extrafondente. Kira uscì dal bagno, giusto il tempo di salutare i ragazzi, che tornarono a casa solo dopo aver fatto un resoconto dettagliato a Frida della fantastica serata al circo. Finalmente le ragazze rimasero sole, Kira aveva pensato e ripensato a cosa dire, il suo silenzio le era servito proprio a questo, trovare il giusto modo per affrontarla e si sentiva pronta a farlo, Frida le doveva tante spiegazioni. Non ebbe neanche bisogno di introdurre il discorso perché Frida con la sua solita aria scherzosa le si sedette accanto sul divano, guardandola con i suoi occhioni, sperando di intenerirla, disse "ho capito che ce l'hai con me, ma dai, non è la fine del mondo, avremo mille altre occasioni per stare insieme e divertirci. Lo so che ci tenevi, anche io, ma non sarà né la prima e ultima volta che potremo vedere un circo. e poi tu sai meglio di me che il lavoro viene davanti a tutti, lo dici sempre anche tu". Kira la guardò con occhi di fuoco, cercava ancora di prenderla in giro e non riusciva a sopportarlo, così le rispose "A parte che non è un circo, ma è IL circo…e poi sei davvero incredibile, pensi realmente di potermi prendere in giro in questo modo? Se Daniel è talmente accecato da farsi abbindolare dai tuoi occhi dolci, non vuol dire che tu possa riuscirci anche con me". Frida abbassò gli occhi, non riuscendo a reggere la durezza del suo sguardo, possibile che lei sapesse? "Allora, non dici niente? Silenzio assenso o ti avvali della facoltà di non rispondere? Puoi scegliere, ma io ti consiglio di dirmi la verità, oppure preferisci che te la dica io?" A quel punto Frida fu presa dal panico, non sapeva cosa dire a sua discolpa, così ancora una volta decise di negare l'evidenza "Ma di cosa stai parlando? sei impazzita? Tutto questo per un appuntamento mancato, mi sembra un pò eccessivo. Io non ho nulla da nascondere, ero in negozio proprio come ho scritto a Daniel nell'sms". Kira si alzò furibonda, era davvero troppo per lei, cominciò a camminare nervosamente per la stanza, sentiva il sangue ribollirle nelle vene, era giunto il momento di togliersi questo peso "eri al negozio, quindi? non eri da qualche parte con, quel dottor come cazzo si chiama? Ho chiamato al negozio e Milly c'era, e penso proprio che se avessi chiamo allo studio del dottor Bassani, non avrebbe risposto nessuno…"
Frida la guardò incredula e cominciando a sua volta ad alterarsi, le rispose prontamente "E quindi, Sharlok? Stai vaneggiando, troppe serie tv ti fanno male…hai mica perso il contatto con la realtà? Le tue insinuazioni sono del tutto infondate e inopportune, io non ho niente da nascondere, non c'è nessuna verità da raccontare e non capisco proprio cosa ti sia messa in testa e per quale motivo". Il tono aggressivo di Frida non fece altro che fugare quei pochi dubbi che le erano rimasti, e soprattutto si sentì ancora più indispettita dal suo sarcasmo. Le si pose davanti incrociando le braccia e guardandola dritta negli occhi "Ascolta, sai bene che la cosa che odio di più è essere presa in giro dalle persone. Sei una spudorata, menti sapendo di mentire, so cosa dico e soprattutto so quello che ho visto. Non pensavo che il tuo chirurgo fosse anche un esperto filosofo, tanto da aiutarti con la tesi. Poi scrivere una tesi in un bar del centro, hai ragione, è alquanto fantasioso il ragazzo". Frida sbiancò, non sapeva cosa dire e come giustificarsi, anzi non sapeva di cosa doversi giustificare, ma era consapevole di aver sbagliato in qualche modo, così cercò di reagire, ma le uscì solo un filo di voce "io e Giulio siamo amici, qual è il problema? Oggi sono stata con lui, ma ho perso la cognizione del tempo e ho dimenticato il nostro appuntamento…di questo mi dispiace, ma di tutto il resto non so che dirti, non ho fatto niente di male". Kira prese nervosamente la borsa e si accese una sigaretta nel vano tentativo di ritrovare la calma, dopo qualche minuto di silenzio in cui entrambe si studiarono per capire quale sarebbe stata la prossima mossa dell'altra, tornò all'attacco "Io non perdo la cognizione del tempo con un semplice amico e soprattutto non ho bisogno di inventare scuse e bugie con tutti per prendermi un caffè con lui. Sarò anche scostante e riservata, ma con i miei amici non raggiungo i livelli di intimità che ho visto tra voi…e ti assicuro che ho visto benissimo, non sono miope fino a questo punto. Che bisogno hai di mentire se non fai niente di male? Spero solo che tu veramente non ti renda conto di questa cosa, spero che tu sia inconsapevole, in buona fede… anche se così fosse, ritorna in te e fatti delle domande, del tipo perché tenere nascosta un'amicizia se non c'è nient'altro?"
Frida a quel punto si sentì crollare il mondo addosso, in effetti Kira aveva ragione, non aveva alcun motivo di nascondere tutto a tutti, solo i quel momento si rese davvero conto che il suo comportamento era stato sbagliato e non si era mai chiesta perché si fosse comportata così. Allora sospirò e decise di raccontarle tutto. Tutto d'un fiato le raccontò la nascita di questo rapporto, delle battute che si scambiavano in studio, della simpatia reciproca, delle loro strane conversazioni sugli argomenti più disparati, della prima volta che l'aveva invitata a bere un caffè e di quel bacio rubato che lei non aveva cercato, di tutto il turbamento che ne era scaturito e da cui era nata la loro amicizia che, mise subito in chiaro, era totalmente disinteressata, lei mai aveva neppure pensato di tradire Daniel, non lo avrebbe mai fatto. Tuttavia non poteva fare a meno di questo rapporto, non riusciva a non correre da lui, Gulio era una persona stravagante e brillante, lei era contenta di averlo conosciuto e non se ne pentiva. Improvvisamente Kira capì quanto la situazione fosse fuori controllo, le furono chiare tutte le stranezze di quel periodo e dagli occhi di Frida traspariva che quella non era solo amicizia, anche se lei stessa forse non se ne rendeva conto. "Perchè non me ne hai parlato? Eri in confusione, negli ultimi mesi anche i muri hanno capito che non eri in te, capisco nasconderlo a Daniel, ma perché anche a me? Non me lo spiego, dimmelo tu".
Frida si sentì con le spalle al muro, non sapeva come difendersi, e come un animale in gabbia, si alzò, e cominciò ad aggredirla "Non te l'ho detto per evitare situazioni come questa! Sapevo che mi avresti fatto la predica, che non avresti capito. L'unica cosa che sai fare è metterti su un piedistallo e giudicare, sputare sentenze. Sei un'insensibile, sapevo che non avresti saputo metterti nei miei panni. Non hai empatia, non hai tatto con le persone, sei la prima a dirlo. Con te non si può sbagliare, tu non dai altre possibilità. Pensi di essere perfetta e vuoi circondarti di persone perfette, tutte d'un pezzo a cui non è concesso sbagliare. E sai cosa ti dico? Secondo me quello che più ti da fastidio in tutta questa storia è che possa venir meno il tuo quadretto idilliaco delle coppiette di amici: tu e Carlo, io e Daniel, sempre insieme, uscite a quattro, cenette in compagnia, viaggi in comitiva. E' ridicolo, ma a te piace questa situazione, e ammettilo non vuoi che crolli tutto, ma stai tranquilla, non accadrà. Io non ho tradito Daniel, e mai lo farò, non ho mai messo in dubbio il mio rapporto con lui, e non permetto che nessuno lo faccia, neppure tu, soprattutto tu. Sei sempre pronta a giudicare, a fare prediche peggio di un prete, punti il dito contro gli altri dall'alto della tua perfezione. Perché tu ti reputi la migliore , la prima della classe, la miglior figlia del mondo, la miglior amica che si possa mai avere… ma sai una cosa? non è così, la perfezione non esiste, e non esiste tanto meno in te, quindi questa volta non ti sforzare di fare la persona matura e sicura di se, non so che farmene dei consigli e soprattutto delle pertiche di una ridicola saccente come te!"
Frida vomitò questo fiume di parole ingiuriose, velocemente, tutto d'un fiato. Kira ascoltò tutto, ma rimase in silenzio, era come stordita, ormai tremava da quanto era nervosa e avrebbe voluto dire qualcosa, ma le parole non le uscivano dalla bocca. Strinse i pugni e si morse il labbro, ancora una volta, come accadeva sempre, optò per il silenzio, voltò le spalle alla sua amica, ma non aveva voglia di lasciarle l'ultima parola, così prima di andare definitivamente si voltò e disse "Se pensi realmente questo di me vuol dire che in tutto questo tempo, non hai capito nulla, non mi conosci per niente e comunque se le cose stanno così, non credo che abbiamo più molto da dire" Si girò e andò via, nella sua stanza sbattendo la porta alle sue spalle.
venerdì 8 maggio 2015
Episodio XXXIII "I maschi innamorati"
Giulio aveva prenotato un tavolo a “Il Navigante”, un
ristorantino situato sulla parte alta di Napoli, Posillipo, dalla cui terrazza
si poteva ammirare la bellezza dell’intero Golfo; Giulio l’aveva sempre
considerato un luogo favoloso, l’ambiente era fresco ed accogliente, il cibo
era ottimo e i profumi che si sentivano riecheggiavano l’odore degli scogli e
del mare che lui amava particolarmente. Arrivato un po' in anticipo, si accomodò
da solo e cominciò ad ammirare il panorama; quella sera la luna era ben
visibile e rifletteva imponente sul mare nero, insieme a tutte le luci della
città, creando un quadro armonioso, gli sembrò davvero di trovarsi davanti ad una
tela, sentiva la brezza marina nel venticello accarezzargli i riccioli e
sorrideva soddisfatto e fiero, come usava fare di solito. Improvvisamente si
sentì chiamare e voltandosi vide che era arrivato finalmente Alessandro, che
gli si avvicinò col suo fare cordiale ed allegro. Non lo vedeva da un paio di
mesi, lo trovava alquanto dimagrito, ma in gran forma, evidentemente il viaggio
di lavoro a Boston gli aveva fatto bene e glielo fece notare, mentre si
abbracciarono amichevolmente. Si conoscevano dai tempi dell’Università, si
erano laureati quasi insieme ed andavano molto d’accordo sia a livello
professionale che personale; oltre al lavoro, su cui si scambiavano consigli ed
idee, condividevano molte passioni, soprattutto la vela e le immersioni ed
infatti spesso viaggiavano insieme: avevano esplorato i fondali del Mar Rosso e
della barriera corallina, trascorso ore ed ore in barca a vela in Perù, alle
Galapagos, in Croazia, in Nuova Zelanda, si erano sempre divertiti molto, avevano
la stessa visione della vita, insomma. Alessandro, a differenza di Giulio,
dimostrava pienamente i suoi 42 anni, aveva i capelli brizzolati e un po’ di
pancetta, ma comunque manteneva uno stile giovanile e dinamico ed anche quella
sera non rinunciò ad una camicia lilla e scarpe da tennis sotto il pantalone a
sigaretta. “Ale allora che mi dici di Boston?” Gli chiese Giulio con occhi
curiosi e attenti; “ma guarda, ti dirò, i congressi sono stati interessanti, ho
conosciuto davvero dei professionisti di spessore, accademici, ricercatori…forse
adesso ne so qualcosa più di te, posso dire!” Giulio rise alle parole
dell’amico e gli diede una pacca sulla spalla “sì, certo, ne devi fare di
strada! Io non ho bisogno di un paio di congressi…ma poi, parlami di cose
serie, ti sei divertito o vuoi farmi credere di aver lavorato per due mesi, H24?”
Alessandro dopo aver assaggiato una gustosa tortina al salmone, rispose
sorridendo maliziosamente “siamo alle solite, dovevo aspettarmelo! Comunque ho
conosciuto un paio di donne” “ah-ah!”
esclamò prontamente Giulio, soddisfatto “vecchio marpione!” “Ma niente di serio, due belle ragazze di
Boston, un’hostess che era presente a tutti i congressi e una segretaria di non
so chi. Tirando le somme, posso dire che le americane non sono come le ragazze
di qua. Si aspettano troppo dagli italiani, loro ci vedono galanti, pizza e
mandolino, romanticismo, poesia e tutte quelle cose lì. Ci sopravvalutano. E
poi non sono delle grandi amatrici, bocciate per me!!” sentenziò Alessandro con
aria severa. Giulio non era sorpreso da quelle parole, sapeva che a lui non ne
andava mai bene una, ma mai che ne avesse rifiutata qualcuna! Comunque sulle
americane non poteva dargli torto, all’università anche lui ebbe una infelice
esperienza con una gatta morta newyorkese, “vabbè, hai sempre preferito il
sangue latino tu”, gli disse allora per poi scoppiare a ridere. “A proposito”
riprese Alessandro indicando con lo sguardo una cameriera due tavoli più avanti
alla loro destra “guarda che donna….alta, mora, formosa, e poi, vedi, ha la
mediterraneità negli occhi.” Giulio la osservò mentre ascoltava l’amico “si,
può andare, non è male”, disse con tono piuttosto vago e a queste parole
Alessandro spostò bruscamente lo sguardo dalla cameriera all’amico “e questo è
tutto? Mi deludi…mi aspettavo un commento più elaborato, un brandello di
opinione, che c’è? Sei stressato?” Giulio accennò ad un sorriso stralunato, e
Alessandro capì subito che stava tramando qualcosa, non gliela contava giusta
per niente, quindi incalzò “Non me la conti giusta, che stai combinando sta
volta? Chi è? Ancora quella Maria, la stangona segretaria dell’Avvocato del
diavolo? Ma che ti farà mai?!” Giulio continuò a sorridere, non poteva
nascondergli niente, ma stavolta non ci aveva azzeccato fino in fondo, con
Maria, la segretaria del suo amico vicino di casa, era stata la storia di un
paio di notti “no, ma quella è stata una parentesi infelice, un delirio di
onnipotenza. Quella donna non vale niente, non ha un briciolo di cervello, solo
un bel paio di gambe” “quindi, già sei
passato ad altro? Sei sempre il solito, quando la smetterai di correre dietro
ogni gonnellina,, di scocciarti di una e passare ad un’altra? Ti stanchi troppo
facilmente, sempre in cerca di cose nuove tu eh?” Giulio continuò a mangiare la
sua insalata di mare sorridendo, fece qualche boccone e poi rispose “non sono
passato a nessuna. Ho solo conosciuto una ragazza, molto carina, ma con lei è
diverso…” Alessandro raddrizzò la schiena, voleva saperne di più “in che senso diverso? Te la vuoi sposare,
forse? Fidati di me che ho già subìto il trauma del matrimonio, non farlo! Ahahhaha!” Giulio
allargò le braccia in segno di sconcerto “ma dai, sono serio! Ma che sposare!
E’ diverso perché stiamo solo uscendo, siamo amici, non abbiamo fatto niente” Alessandro sobbalzò e il sorso di vino gli andò quasi di traverso,
provocandogli una tosse isterica “Oddio, una verginella! Ti prego, dimmi almeno
che è maggiorenne…che stai combinando?” Giulio a questo punto scosse la testa,
Alessandro era incorreggibile “Ma piantala Ale! E’ più che maggiorenne, solo che
devo andare cauto con lei, perché non si è buttata tra le mie braccia al primo
colpo, è già impegnata…quindi me la sto lavorando, sto facendo l’amico, e prima
o poi sarà mia, ovviamente, devo solo aspettare il momento giusto.” Nel suo
sorriso sicuro Alessandro rivide il Giulio di sempre, da quando l’aveva
conosciuto, vent’anni prima, non era mai cambiato di una virgola: sicuro di sé,
pieno di idee, di carisma, sembrava invincibile. All’università era uno
studente modello, non mostrava mai stress o ansia per lo studio, faceva esami
come fossero passeggiate, senza rinunciare alla vita mondana. Era sempre stato
il più bravo, il più brillante e sicuramente il più egocentrico, ma nonostante
ciò era un buon amico, gli era sempre piaciuto divertirsi ed era sempre stato
disponibile e pronto ad aiutare. Alessandro lo aveva sempre ammirato, e sul
fronte delle donne lo aveva sempre invidiato, perché nonostante Giulio non
fosse una cima di bellezza, cadevano tutte ai suoi piedi inevitabilmente. Lui
si sentiva oggettivamente molto più attraente, era dieci centimetri più alto,
un corpo scolpito dall’attività fisica, spalle larghe, mentre Giulio era bassino,
era sempre stato esile, insomma, non era mai stato una gran presenza, ma
riusciva ad attirare a sé qualsiasi cosa volesse, aveva il carattere giusto,
semplicemente, per ottenere tutto quello che voleva. Comunque, fu preso dalla
voglia di continuare ad indagare “e sentiamo, chi è questa fortunata, o
sfortunata, a seconda dei punti di vista?” Giulio sorrise sorseggiando la sua
acqua minerale “E’ una studentessa, lavora in un negozio vicino il mio studio
ed è una mia paziente…e niente ci siamo conosciuti e ora stiamo uscendo, ci
vediamo, chiacchieriamo; è molto carina, mi sta ad ascoltare, sembra che sia
interessata, scherziamo molto, ridiamo… e cose così.” “Fammi capire” continuò Alessandro “uscite e chiacchierate? E lei ti ascolta?
Cioè, aspetta… aspetta…mi stai dicendo che uscite e che lei ti sta ad ascoltare
mentre straparli e dai sfogo alla tua logorroicità e alle tue manìe di
protagonismo?? Se non è ancora scappata,
allora è già cotta!” Giulio non rispose, stava gustando i suoi gamberi, e
preferì aspettare che l’amico continuasse senza pietà, come infatti fece “cioè, venire a letto con te forse può far
piacere a qualche donna impazzita, anche perché immagino che almeno mentre fai
certe cose riesci a startene un po' zitto… ma non posso credere che lei ti
sopporti e che continui a vederti. Secondo me ce l’hai in pugno.” “Ma dai”, rispose Giulio mentre ripiegava
metodicamente il fazzoletto di cotone che aveva sulle ginocchia “smettila….è
evidente che mi trova interessante, non posso negarlo, glielo leggo in faccia…anche
io mi troverei interessante se fossi al suo posto…ahahahah!! Comunque mi piace
molto, è una ragazza intelligente, non è come le altre; non è una perfettina
senza cervello, una qualunque stangona che pensa solo a farsi la piega dal
parrucchiere, è molto bella, è semplice,
entusiasta, con lei si può parlare di tutto, credo di averla puntata già dalla
prima volta che ha messo piede nel mio studio…voglio provarci! Eh si, comunque
anche io penso che sia cotta, anzi” aggiunse con un tocco di malizia “secondo
me è stracotta, rischia di bruciare come una crostata lasciata nel forno…sono
irresistibile.” Risero entrambi, Giulio non si smentiva mai, si sentiva il
migliore in ogni caso. Passarono una serata divertente, come al solito ricordarono
i vecchi tempi, parlarono di lavoro e fecero progetti sul prossimo viaggio che
avrebbero dovuto fare, forse in Australia, o magari in Messico, dovevano
pensarci su. Alessandro l’indomani
sarebbe tornato al lavoro in clinica, e quindi il loro appuntamento non terminò
molto tardi. Giulio rimise piede in casa poco prima di mezzanotte, anche lui
avrebbe dovuto lavorare la mattina seguente. Appena entrato si accomodò sul suo
grande divano , reclinando il collo sull’orlo dello schienale, prese il
cellulare e fece scorrere i nomi della rubrica fino alla “F”, aveva voglia di
inviare un messaggio a Frida, ma ci pensò un attimo: non doveva lasciarsi
prendere dalle emozioni, sapeva che con lei non poteva sbagliare una sola
mossa, era una ragazza già fidanzata e quindi confusa, doveva calcolare bene
quello che faceva. Così abbandonò l’idea, decise di evitare, non voleva nemmeno
starle troppo addosso. Dall’ampio salone si recò in cucina, anch’essa molto grande,
moderna; controllò che nel lavello d’acciaio non ci fosse nulla di sporco
perché non sopportava di lasciare cose in disordine per casa, infatti
nonostante il suo appartamento fosse di circa 200 metri quadri, era lui da solo
che si occupava della pulizia e dell’ordine quotidiani. Appurò che era tutto in
ordine e si mise ad apparecchiare la tavola per la colazione del giorno dopo;
era un rito che ripeteva ogni sera, così la mattina non si sarebbe dovuto
sbrigare per preparare tutto: adagiò una piccola tovaglia di cotone sul tavolo,
ci mise su un’allegra tazza a forma di seno femminile, le posate, i cereali e
preparò le cialde per preparare il caffè. Fece tutto molto velocemente e poi si
fermò a guardare con le mani sui fianchi: ogni cosa era al proprio posto, non
restava che mettersi a letto, ma non prima di aver diviso la biancheria per
colori, anche la lavatrice doveva essere pronta per quando sarebbe tornato dal
lavoro; anche questa fu un’operazione che terminò in pochissimi minuti,
nervosamente mise ogni cosa al suo posto e fu pronto per il rito che amava di
più prima di dormire: la pulizia orale. Accese la radiolina che era nel bagno e
cominciò, muovendosi a ritmo di musica, a passarsi il filo interdentale e lo
scovolino, si spazzolò per bene i denti per tre minuti e sciacquò il tutto con
un collutorio rigorosamente alcool free. Ripulì per bene il lavandino con una
spugnetta e si recò nella grande stanza comunicante. Adorava la sua camera da
letto, aveva sempre pensato che l’ambiente in cui si vive dovesse rispecchiare
al massimo la propria personalità, così aveva arredato la sua stanza “a sua
immagine e somiglianza”, come usava dire. Un grande letto matrimoniale rotondo
con copriletto rosso, messo accanto ad una vetrata che dava su una veranda
mozzafiato, dove adorava uscire per leggere o
studiare; di fronte al letto uno specchio enorme, a terra un tappeto di
pelo bianco e sul soffitto una sfilza di faretti bianchi. Sul muro adiacente al
letto spiccava un enorme poster che lo ritraeva sulla prua di una barca a vela,
mentre guarda l’orizzonte sotto il sole. Non aveva voluto altri mobili, oltre
il letto e la poltrona, aveva preferito una stanzetta-armadio dove tenere le
sue cose, le cassettiere e gli armadi gli erano sempre sembrati troppo
disordinati, era più semplice per lui tenere i vestiti e le scarpe ben ordinati
in un ambiente un po’ più grande. Si spogliò, ripiegò i jeans e la camicia
metodicamente e preparò sulla grande poltrona vintage i vestiti che avrebbe
dovuto indossare l’indomani. Si mise a letto, finalmente, e riprese il suo
smartphone. Dopo averci tanto pensato, decise di scrivere un messaggio a Frida
“stasera ti ho pensata. Buonanotte!”.
Frida doveva assolutamente essere sua, c’era qualcosa in lei che gli piaceva,
ma non sapeva precisamente cosa. Si chiese se era, come sempre, anche quella
volta, solo smania di vincere: no. Forse
Frida poteva essere davvero adatta a lui, forse era la persona giusta per
fargli rimettere la testa a posto dopo tanti anni alla deriva nei quali aveva
rischiato troppe volte di toccare il fondo, lei aveva il carattere giusto, la
spigliatezza e la passionalità giuste, non era solo una bella bambolina. Forse
faceva per lui, chissà. Si addormentò pensando a lei, aspettando una risposta
al messaggio, che però non arrivò. Voleva rivederla al più presto,
assolutamente.
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