mercoledì 27 aprile 2016

Episodio CXXII "Uniti più che mai!!"

Clara era in classe e guardava fuori dalla finestra i raggi del sole che attraversavano i vetri e che riscaldavano l’aula alle 9.00 del mattino. Si sentiva felice, infatti quella prima ora in I C aveva deciso di non interrogare nessuno e di non spiegare nemmeno, aveva solo chiesto ai ragazzi di leggere in silenzio il capitolo su Caravaggio, che sarebbe stato oggetto di una minuziosa spiegazione la prossima lezione. Non sapeva se in realtà i suoi allievi stessero davvero leggendo e non le importava, aveva solo voglia di rilassarsi e aveva usato un modo professionale per dire ai ragazzi che quella mattina non aveva voglia di far nulla, cosa che non le era quasi mai capitata, ed infatti al suo annuncio si erano levati sguardi stupiti da ogni banco di ogni fila. Mentre in classe si percepiva un leggero bisbigliare che, a tratti, sembrava vero e proprio chiacchierare, lei se ne stava lì ad arrotolarsi ciocche di capelli, fingendo di sfogliare il libro di testo. In realtà ciò che sentiva erano solo farfalle nello stomaco mentre ripensava alla magnifica domenica che aveva trascorso il giorno prima insieme a Daniel, un giorno perfetto.
“Ho una sorpresa per te” le disse Daniel svegliandola con un tenero bacio. Clara aprì lentamente gli occhi, rivolgendo lo sguardo verso la sveglia sul comodino “amore, sono le 7 del mattino ed è domenica...perchè non torni a letto a goderti il nostro giorno di riposo?” e detto questo si rigirò tuffando il viso nel cuscino. Daniel sospirò sorridendo, lei aveva ragione, dopotutto quella notte erano tornati tardissimo da una serata con dei colleghi, avevano dormito appena quattro ore, ma era comunque costretto a svegliarla, la sua sorpresa era più importante. Così decise di stendersi accanto a lei e di disturbarla un po’, riuscì a farla cedere dopo appena una decina di minuti, come aveva previsto. “Dai su” le disse ancora “di là ti ho preparato la colazione...”. Clara sorrise stiracchiandosi “per avermi preparato addirittura la colazione, deve valerne davvero la pena...ora sono davvero curiosa!” e detto questo si alzò, si cinse in una corta vestaglia di seta blu e come ogni mattina raccolse i suoi lunghi capelli in uno chignon. Quando vide sul tavolo la spremuta di pompelmo rosa e la macedonia ricoperta di yogurt greco sbarrò gli occhi stupita e si voltò verso Daniel, che se ne stava appoggiato alla porta a braccia conserte con un sorrisino soddisfatto sulla faccia “che c’è? Non ci credevi?”  “Ti sei alzato prima di me...e già questo è un evento...in più mi hai preparato la mia colazione preferita...cosa stai tramando begli occhioni??” gli chiese abbracciandolo maliziosamente “sta attento che potrei abituarmi a tutto questo...lo sai, maritino?”  “ehi ehi, vacci piano gattina...diciamo che voglio farti pregustare un po’ del marito perfetto che stai per sposare...però dovrai fare presto e vestirti in un batter d’occhi, ci aspetta una lunga giornata!! Io intanto vado a farmi la barba!”
Durante il tragitto in auto Daniel fu irremovibile, non svelò dove fossero diretti e non disse nulla su cosa avrebbero fatto quella giornata. Clara provò più volte a lanciargli qualche frecciatina, per cercare di fargli spifferare qualcosa, ma niente, e la sua curiosità così continuava a crescere, sentiva solo che avrebbero trascorso una domenica fantastica. “Che bel sole che c’è”, disse Daniel mentre guidava con lo sguardo fisso sull’autostrada che scorreva veloce davanti a loro, “è proprio primavera, e tu sei bellissima”; Clara sorrise dolcemente e arrossì un po, mentre lui ogni tanto si voltava a guardarla mentre i raggi del sole che attraversavano il finestrino le illuminavano il volto, mettendo in luce qualche piccola lentiggine qua e là,  facendo risaltare il verde smeraldo dei suoi occhi e il rosso delicato dei suoi capelli di cui riusciva a sentire l’odore anche a metri di distanza, era il profumo più bello che avesse mai sentito. “Cosa metti nei capelli per farli profumare così?”  “così come, scusa?” ribattè lei storcendo il naso, “questo profumo che emanano da sempre, è così inebriante...lo so che hai un segreto di seduzione! Non tentare di nasconderlo!”. Clara a quel punto ridacchiò “è solo uno spray al burro di karitè...ha un odore molto forte che resta per molto tempo...non è un’arma di seduzione, sciocchino! E’ solo per nutrirli...”  “mmmh...sarà, ma a me fa girare la testa...o forse sei tu che mi fai girare la testa...ti amo così tanto”. Clara pose dolcemente una mano sulla sua gamba, sorridendogli e per l’ennesima  volta gli chiese dove fossero diretti precisamente, ma Daniel non disse nulla. Dopo quasi un’ora in auto, l’unica cosa che sapeva era che avevano ormai raggiunto la Costiera Amalfitana e che erano entrati nel cancello di un’enorme villa. “Ma cosa ci facciamo qui?” gli chiese ancora Clara mentre salivano una larga scalinata centrale, in pietra, che portava in cima ad un portone di legno massiccio. Si guardò intorno, c’era un grande giardino con un gazebo in pietra, si sentiva un profumo soave provenire dai numerosi cespugli di rose e quasi alle spalle della villa si scorgeva un agrumeto, forse c’erano solo alberi di limone, non ne era certa. “Non dirmi che hai fatto una vincita milionaria e hai comprato questa villa per noi hahahahha....daiiii di’ qualcosa!”. Giunti davanti al portone un ragazzo molto giovane  e gentile, vestito di tutto punto, aprì loro la porta e li invitò a seguirlo; all’interno la struttura si presentava come una tipica villa della Costiera, i pavimenti di ceramica, i mobili chiari, un enorme salone luminoso con le tende bianche, vasi di ceramica di Vietri finemente dipinti a mano ovunque, fiori, piante, l’odore del mare,tutto in perfetto stile amalfitano. Clara osservò tutto con molta attenzione, notò subito la finissima arte delle ceramiche vietresi, da appassionata quale era, le saltarono subito all’occhio tutte quelle preziose manifatture locali. In ogni caso, continuava a non capire, così guardava Daniel con aria interrogativa, mentre lui fingeva di non rivolgerle alcuno sguardo. Dopo aver attraversato l’enorme luminosissimo salone, salirono una ripida scala con i corrimano e le ringhiere di fine ferro battuto lavorato a mano, salirono ad un piano superiore, dove alcune porte davano l’accesso a diverse stanze, ma non si soffermarono, perché il ragazzo continuò a salire e, dopo aver superato un altro piano salirono per una piccola e ripidissima scala a chiocciola che terminava davanti a una porticina; il giovanotto la spalancò lentamente e gli aprì la strada, facendoli passare avanti, “signori” disse allora “siamo arrivati...la terrazza è tutta per voi”. Clara rimase a bocca aperta. Erano saliti su un terrazzo enorme, anche questo piastrellato con ceramiche dipinte a mano. Il panorama era a dir poco mozzafiato, da lassù si vedeva tutta la costiera scoscesa sul mare verde, le ringhiere erano tempestate di edera e fiori e il profumo del mare si mischiava con quello delle rose, delle violette e dei limoni, sembrava di essere nel mezzo di un magnifico dipinto incorniciato, ma la sorpresa più grande fu il grande gazebo bianco posto al centro della terrazza, sotto cui era sistemata una tavola apparecchiata finemente, due poltroncine e un divanetto verde acqua. “Ti piace quassù? Non è fantastico?” le chiese Daniel portandola per mano davanti alla ringhiera. Clara era stupita, ma allo stesso tempo si sentiva frastornata, proprio non riusciva a capire cosa ci facessero in quella villa, a chi appartenesse e per quale motivo il giovane ragazzo era andato via senza dire una parola. “Sì..sì...è stupendo...ma, non capisco, perché mi hai portata qui?” gli disse lei quasi timidamente, mentre lui le cingeva dolcemente i fianchi. “Questa domenica la passeremo qui...ho fittato questo posto solo per noi...è qui che ci sposeremo”. A quelle parole Clara sussultò, “non...non capisco...hai cambiato idea? Il ricevimento non eravamo d’accordo di farlo nel giardino della tenuta? Carlo la prenderà malissimo se non festeggeremo nel vostro ristorante...”. Daniel le sorrise dolcemente “ma che hai capito, amore? Io voglio sposarti davanti al mare...qui faremo la cerimonia religiosa...qua sopra...sotto questo gazebo...ho già organizzato tutto, sempre che tu sia d’accordo ovviamente, volevo farti una sorpresa”. A Clara in un istante le si illuminarono gli occhi, era emozionata, non sapeva veramente cosa dire “hai fatto tutto questo per me?”  “sì”, le rispose ponendole una mano dietro l’orecchio “se fosse per me ti sposerei adesso, in questo preciso istante” le disse poi attirando le labbra di lei sulle sue. 
Dopo aver assaggiato un delizioso aperitivo rigorosamente vegetariano preparato dai cuochi del catering, Daniel iniziò a mostrarle come sarebbe stata la loro cerimonia, o almeno come lui l’aveva immaginata e progettata. Un arco di fiori affacciato sulla ringhiera avrebbe fatto da copertura all’altare; alla destra e alla sinistra della terrazza ci sarebbero stati i posti per gli invitati, tutti appositamente adornati, e al centro un lungo tappeto di petali rossi avrebbe fatto da strada alla sposa dalla porticina fino all’altare, dopo la cerimonia avrebbero servito champagne e tartine e poi sarebbero partiti alla volta della tenuta. Ad ascoltare tutte quelle cose Clara si sentiva come sulle nuvole, tutto le sembrava un sogno, “e tu hai organizzato tutto questo per me? Sembra il matrimonio dei sogni, proprio come nei film...” gli chiese, quasi ancora incredula, “la sposa più bella dell’universo deve avere una location all’altezza della sua bellezza...anche se non sono certo che esista paesaggio o panorama che possano renderti giustizia...”. “Anche tu sei bellissimo...” gli disse allora lei mentre si perdeva nell’azzurro profondo dei suoi occhi “cosa ho fatto per meritarti?”. A quella domanda Daniel ridacchiò, rompendo per un attimo l’aria cristallizzata di romanticismo che li aveva ipnotizzati fino a quel momento, “andiamo, tu meriti molto di più di me e di tutto questo...e io proverò a dartelo questo di più, te lo giuro. La mia promessa voglio fartela adesso, in questo istante, te la ripeterò il giorno delle nostre nozze e la rinnoverò ogni giorno, perché sei una donna speciale”, “dai Daniel, ti prego..non ricominciare ad adularmi ancora, potrei abituarmici...”. In quell’istante Daniel assunse un’espressione seria, quasi severa “non ti sto adulando, le mie non sono belle parole dette così, a caso, per fare del romanticismo spicciolo”  “non intendevo dire questo...”  “lo so”, la interruppe ancora lui “ma io voglio che tu capisca a pieno quello che provo per te, tu devi saperlo, devi arrivare su questa terrazza consapevole dell’uomo che  starai per sposare. Dovrai dirmi quel «sì» con convizione, con la consapevolezza di sposare una persona che ti ama da impazzire, non dovrai avere un briciolo di dubbio...”   “non avrò alcun dubbio, non ce l’ho nemmeno adesso”,   interruppe lei, ma Daniel le pose delicatamente un dito sulle labbra “sssssh...ti prego, lasciami parlare...solo un attimo...accorgermi di te è stata la cosa migliore che mi sia capitata, ringrazio la vita ogni giorni per avermi dato questa possibilità, per avermi fatto aprire gli occhi, tu mi hai fatto capire cosa siano l’amore, la dedizione, la serietà e l’impegno, mi hai fatto capire che la vita condivisa in due è più semplice, mi hai fatto capire che l’amore è più di un mare davanti a una terrazza, di un mazzo di rose, di una cena al ristorante. Io non l’avevo mai capito prima di conoscerti, ed era per questo che non mi ero mai impegnato, per questo il pensiero di dividere la mia vita con una donna e l’idea del matrimonio non mi avevano mai nemmeno lontanamente sfiorato...ma poi sei arrivata tu, con questi tuoi modi così eleganti, così delicati, così unici, e hai ribaltato completamente la visione che avevo del mondo. Voglio sposarti perché ti voglio tutta per me, perché non voglio farmi scappare questa chance, questa enorme, magnifica occasione di essere felice. Forse queste parole te le avrò già dette un milione di volte, ma non sarà mai abbastanza per me...”. Clara aveva gli occhi lucidi, non aveva mai avuto alcun dubbio sui sentimenti di Daniel, qualche attimo di cedimento e qualche piccola gelosia non avevano mai intaccato la convinzione che lei aveva, era certa del suo amore. “Daniel, non servono tutte queste parole...io sono sicura di te, sicura di noi, di quello che ci lega e nessuna parola d’amore potrà mai dirmi quello che i tuoi occhi mi dicono, mi basta guardare loro...” e detto questo gli gettò le braccia al collo e lo baciò appassionatamente, come quel primo bacio che si erano scambiati tempo fa, fu un bacio lento ma impetuoso che sembrava dire loro che si appartenevano e che si sarebbero appartenuti per sempre. Quell’intera giornata per Clara fu completamente surreale, si sentì calata in una favola, tra le braccia di Daniel e in mezzo ai suoi sorrisi.  Mangiarono insieme uno squisito menù vegetariano, del sushi, una favolosa delizia al limone e bevvero tanto champagne, per poi finire a fare l’amore su quel divanetto, quando il sole ormai stava calando e il cielo si era tinto di rosso. 
Il suono della campanella risvegliò Clara dai suoi pensieri, l’ora di lezione in I C era finita senza che lei se ne accorgesse. Così frettolosamente mise in ordine il registro e la sua enorme agenda vintage nella borsa tra gli sguardi interdetti degli alunni, che si guardavano tra di loro. “Professoressa”, esordì allora timidamente Marianna Lodi, “quindi per la prossima lezione, cosa dobbiamo portare? Quello che portavamo oggi?”. Clara sospirò rumorosamente, non aveva minimamente pensato a cosa assegnare ai ragazzi, sembrava confusa e disinteressata e tutti se ne accorsero “sì...sì...” rispose allora lei, “ripetete, se volete...avevo detto che avrei spiegato Caravaggio la prossima volta, giusto? Quindi ripetete, sì..sì...ripetete bene...che interrogo!”. I ragazzi si guardarono ancora tra di loro, questa volta erano loro a sembrare confusi. In quell’istante entrò in aula il professor Martino Iannone, di filosofia, la campanella era suonata già da più di cinque minuti, doveva iniziare la sua lezione, così Clara si scusò per il ritardo e scappò in aula professori, la sua testa era ancora dolcemente altrove, e non aveva alcuna voglia di concentrarsi, pensò sorridendo a sé stessa.

sabato 23 aprile 2016

CONTENUTO SPECIALE....Dal diario di Kira

Oggi è una di quelle giornate no alla fine delle quali facendone il resoconto, si arriva alla conclusione, che al mattino era meglio restarsene a letto. In reparto non ho combinato nulla buono e alla fine Crescenzo Mancini mi ha anche soffiato l'intervento che stavo preparando da una settimana. "sei troppo distratta, Laerte!" mi ha poi anche richiamata il dottor X. D'altronde, come dargli torto, la mia testa è completamente altrove. Lo scorso weekend ho accompagnato anche io Carlo a Firenze, a far visita a suo padre. Che dire? le sue condizioni peggiorano di giorno in giorno, eppure lui sembra così tranquillo e sereno, come se ormai si fosse rassegnato al suo destino e non aspettasse altro che la fine. Carlo invece…beh lui tutta questa situazione non riesce proprio a digerirla. Non l'ho mai visto così depresso e allo stesso tempo arrabbiato. Dice di sentirsi impotente, posso capirlo…vorrei tanto aiutarlo, ma come? Più cerco di stargli vicino più mi pare di dargli su i nervi! E poi c'è la storia di Tommaso…non lo vedrò più, l'ho detto anche a Carlo "meglio così…non parliamone più!" mi ha risposto, e non ne abbiamo più parlato. In verità ultimamente parliamo poco, ci vediamo poco e anche quando stiamo insieme sento che tra noi tutto è diverso. Come se da quella sera al bar si fosse incrinato qualcosa. Lui è diverso, schivo, distratto a volte lo sento così lontano, anche quando in realtà siamo tanto vicini da poterlo abbracciare e sentire il suo profumo. Non so che fare, vorrei affrontarlo, cercare di chiarirmi con lui, ma non credo sia il momento opportuno. Posso solo stargli vicino, il più possibile, rispettando i suoi spazi e i suoi tempi. il nostro momento arriverà, ne sono sicura. 

Per fortuna, almeno le cose con Frida a casa vanno bene. Pare abbia ritrovato la retta via, e anche se i postumi di Giulio a volte continuano a farsi sentire, la vedo comunque più serena. Stasera, per la prima volta dopo mesi usciremo insieme solo io e lei , come ai vecchi tempi, a cena nel pub sotto casa. Non sono un tipo sdolcinato e melenso, ma sono felice di questa serata, io e Frida ci eravamo allontanate e adesso tutti finalmente sta tornando alla normalità. Ritornare alle buone vecchie abitudini è un bene!

lunedì 18 aprile 2016

Episodio CXXI " Un finto riavvicinamento?"

Frida stava ripensando alla faccia del professore quando gli consegnò la tesi pronta e corretta in tempo, non si sarebbe aspettato che lei potesse riuscire a riscrivere tutto in così poco tempo, così l’aveva salutata con aria scettica e dubbiosa quando lei aveva lasciato il suo ufficio. Tutto questo era successo 24 ore prima, e del prof ancora nemmeno l’ombra. Frida si sentiva terribilmente in ansia mentre seduta sul divano con il pc portatile sulle gambe non faceva altro che riaggiornare nervosamente la pagina della posta elettronica ogni 60 secondi, nella speranza di una sua e-mail. “Brucerai il computer di questo passo!” l’ammonì improvvisamente Kira che intanto si stava cimentando nella preparazione del suo dolce forte, il panettone allo yogurt, “invece di stare lì ad aspettare come un’adolescente aspetta il messaggio del fidanzatino, vieni a darmi una mano!”. Frida si volò e la guardò sporgendo le pupille al di sopra dei grandi occhiali da vista “fammi capire, vuoi una mano per mescolare tutti insieme quattro ingredienti?”. Kira le scimmiottò una smorfia, “era solo per farti scollare da lì! Questo dolce è la mia specialità! Sembra semplice, ma ci vogliono anni e anni di esercitazione per farlo uscire perfetto, che ti credi?” Frida si voltò di nuovo, riaggiornò per l’ennesima volta la pagina e finalmente era arrivata l’e-mail che tanto stava aspettando, alle 19.15, dopo ore e ore di estenuante attesa. Lesse velocemente il messaggio, col cuore che le batteva a mille, in quell’istante stava per scoprire se a luglio avrebbe conseguito o meno il dottorato e dopo aver trattenuto il respiro balzò letteralmente in aria e corse da Kira “domani mattina vuole vedermi!!!!!!”. Kira si rallegrò “hai visto? Vedrai che andrà bene, non stare in ansia! Sono certa che tu e Daniel avrete fatto un ottimo lavoro…”. Frida era piena di ansia, non sapeva cosa aspettarsi, aveva sperato in una e-mail più esaustiva, invece le parole scritte nel messaggio dal prof non lasciavano trasparire nulla, le aveva soltanto scritto che l’avrebbe aspettata in ufficio la mattina seguente. Intanto Kira aveva infornato il suo panettone e si era buttata sotto la doccia, il timer avrebbe fatto il resto e Frida finalmente si acquietò sul suo letto, si distese con aria serena con le mani incrociate dietro la testa. Pensava che finalmente aveva un nuovo lavoro e che per buttarsi definitivamente alle spalle il periodaccio appena passato mancava solo la fine del dottorato. Per tutta la durata della cena Kira continuò a rassicurarla, anche se un po’ spazientita dal momento che Frida faceva crescere l’ansia anche a lei, che intanto per tutta la notte non riuscì a chiudere occhio ed infatti si era fatto giorno in un attimo, pensò, quando sentì suonare la sveglia sul comodino, era arrivato il momento della verità.

Due ore dopo Frida uscì quasi saltellando dallo studio del professore. «Signorina Cesari, devo ammettere che mi ha stupito. È riuscita a fare un ottimo lavoro, non ho nulla da dire…a luglio potrà conseguire il dottorato». Queste erano state le sue parole, che ora rimbombavano nella sua testa. Sentiva gli occhi che le brillavano, le mani che le tremavano, avrebbe voluto abbracciare ogni passante presente sul marciapiede, e anzi, pensò che probabilmente aveva un sorriso da ebete stampato in faccia dal momento che gli sguardi di molte persone erano su di lei. Saltando in sella alla sua bici le sembrò di non sentire il freddo pungente, sentiva solo i raggi del sole sul viso e cominciò a pedalare più forte e mentre pedalava impetuosamente lungo la pista ciclabile si tolse il cappellino di lana e se lo infilò nella tasca del giubbino, voleva sentire il vento scompigliarle i capelli e assaporare quella sensazione di libertà e liberazione fino in fondo. Dopo un paio di chilometri iniziò finalmente a rallentare, come se il ritmo delle pedalate seguisse il ritmo dei suoi pensieri, più veloci nel momento dell’euforia, più lenti quando iniziava a riflettere e pensò che era stato anche merito di Daniel, o forse soprattutto merito suo. La mattina precedente non aveva nemmeno potuto ringraziarlo, lui era corso via per arrivare in tempo a scuola mentre lei ancora stava dormendo, e le finì anche i capitoli che aveva lasciato in sospeso presa dal sonno. Si rimproverò di non avergli nemmeno inviato un misero SMS per ringraziarlo, insomma, si era offerto di aiutarla nonostante tutto il rancore che c’era stato tra loro fino a quel momento, aveva fatto più di un passo verso di lei, forse per ristabilire la pace e un rapporto civile, dal momento che le loro vite ormai avevano preso due direzioni completamente diverse non aveva più senso tenersi troppo il muso. Così quasi istintivamente cambiò direzione e in men che non si dica giunse al Borgo degli Orefici, sotto casa di Daniel, almeno un “grazie” glielo doveva. Con un gesto frettoloso appoggiò la mountain bike al muro, il portone era aperto come al solito e salì velocemente le scale, cercando di infilarsi di nuovo il cappellino nero, finchè col fiatone a mille bussò alla sua porta. In meno di un attimo Daniel le aprì e dalla sua espressione Frida capì che era molto sorpreso di vederla; effettivamente non aveva nemmeno dato uno sguardo dallo spioncino prima di aprire. Dopo qualche istante di silenzio in cui Frida non capì se quello stampato sul suo volto fosse stupore, fastidio o soltanto imbarazzo, fu lei a rompere il ghiaccio “volevo solo ringraziarti” gli disse sorridendogli, “di cosa?” le chiese Daniel grattandosi la testa con aria interrogativa. “Per la tesi…l’altra mattina te ne sei andato e nonti ho nemmeno ringraziato… sai, era solo che te lo dovevo…un ringraziamento intendo…solo questo e..scusa se sono passata così, è che ho appena visto il prof, al ritorno passavo di qui e…è andata bene, e quindi dovevo dirti grazie e mi trovavo nei dintorni e quindi ho pensato…”, Daniel a quel punto fermò il suo monologo sconnesso con un gesto della mano “non c’è bisogno che ti giustifichi, davvero. Sono molto felice che il nostro lavoro sia servito!” Per qualche istante rimasero zitti l’uno di fronte all’altra, Frida era ancora fuori la porta, mentre Daniel sembrava un po’ irritato dalla sua presenza, ma proprio mentre lei decise che forse era il momento di andarsene, sentì una voce familiare spuntare dietro di lui “ehi bambolina!”. Era la signora Ester, che spuntò alle spalle di Daniel sorridendole amorevolmente. Frida non sapeva che sua madre fosse in città, le sembrò raggiante e solare come l’ultima volta che l’aveva vista, nel suo lungo abito orientale e coi boccoli color ebano raccolti in un foulard. “Cosa ci fai qui?” le chiese ancora, “e tu perché la stai lasciando sulla porta? Falla entrare!!! Tesoro entra, ti prego, ho appena sfornato i miei biscotti alla crusca, devi assolutamenti assaggiarli!!”. Disse queste cose veloce come un fiume in piena, ma Daniel la guardò quasi severamente “non l’ho fatta entrare perché stava andando via, mamma”. Frida fu colpita da quelle parole. Certo, non si aspettava che tra loro due fosse tutto rosa e fiori o che fossero diventati amici dall’oggi al domani, ma tutti i passi che Daniel aveva fatto verso di lei, da quando l’aveva messa in contatto con il suo collega per i libri fino ad offrirsi per aiutarla nella correzione della tesi, le avevano fatto credere che tra loro potesse tornare ad esserci almeno un rapporto civile, di semplice stima e rispetto, ma in quel momento le fu chiaro che non era così. “Sì, stavo andando via” rispose allora dolcemente. “Ma se hai cinque minuti mi fa piacere se entri ad assaggiare un biscotto della mamma”, disse improvvisamente Daniel sorridendole, quasi come se si fosse pentito delle parole pronunciate poco prima. Lei rifiutò, ma Ester continuò ad insistere decisa, così l’afferrò per un mano, la trascinò letteralmente dentro casa e la portò in cucina, dove c’era Clara intenta a riempire delle tazze di the, che appena alzò lo sguardo la vide entrare insieme ad Ester. Frida notò immediatamente l’occhiata di fuoco che lanciò a Daniel nello stesso istante in cui erano entrate, “ah, eri tu? Ancora problemi con la tesi?” le chiese allora, con tono apparentemente gentile. “No, in realtà ero solo passata per ringraziarlo, visto che il nostro lavoro di correzione è andato a buon fine”, “ah, bene, almeno la vostra nottata è servita a qualcosa…vuoi del the, accanto ai biscotti, cara?”, le chiese ancora. Frida in quel momento si sentiva tremendamentre a disagio, percepiva che il tono di Clara era piuttosto sarcastico ed infastidito, forse piombare lì non era stata una buona idea, era pur sempre la ex di Daniel, era del tutto comprensibile che Clara non facesse i salti di gioia per la sua visita inaspettata. Ester sembrò capire al volo il turbamento di Clara e l’imbarazzo di Frida, ma soprattutto notò l’ammutolimento di Daniel, che aveva decisamente cambiato umore da quando la ragazza si era presentata alla sua porta, l’avrebbero percepita anche i muri l’aria tesa che si era creata tra quelle quattro mura. Frida decise di non accomodarsi, assaggiò un biscotto di Ester, era davvero buono, doveva ammetterlo, “ma ora devo andare”, disse dopo aver dato solo un piccolo morso “sono molto in ritardo, volevo giusto ringraziare, il the con te lo prenderò un’altra volta, Ester, grazie per i biscotti…”. Detto questo sgattaiolò fuori di casa accompagnata dalla donna, che prima di salutarla le prese il viso tra le mani dolcemente “spero di rivederti presto, è stato un enorme piacere, piccolina”.

sabato 9 aprile 2016

Episodio CXX "I dubbi di Clara"


Daniel arrivò a scuola con un quarto d’ora di ritardo, aveva cercato di percorrere il tragitto il più velocemente possibile, ma il traffico mattutino della città non perdonava. Entrò in classe con aria sconvolta, si notava benissimo che non aveva chiuso occhio, aveva i capelli piuttosto disordinati, e la camicia sotto la giacca a vento era un bel po’ sgualcita. Appena entrato si scusò per il ritardo, anche se i ragazzi non sembravano affatto dispiaciuti e prima di fare l’appello chiese gentilmente a Marianna Levi di andargli a prendere un caffè alla macchinetta, non aveva nemmeno fatto colazione, aveva bisogno di zuccheri. Nel frattempo inviò un messaggio a Clara, che doveva trovarsi al piano superiore, in II D: “ho fatto tardissimo, scusa se non sono riuscito a passare in tempo a casa. Finalmente sono il classe, ci vediamo in pausa”, ma in pausa di Clara nemmeno l’ombra, era tornata a casa, gli disse Teresa, la segretaria, aveva lamentato un gran mal di testa e quindi si era fatta sostituire. Dunque non solo non gli aveva risposto all’sms, pensò Daniel, ma lo aveva addirittura ignorato, sicuramente era arrabbiata, Clara non chiedeva mai di essere sostituita. Comunque non si preoccupò più di tanto, avrebbe rimediato portandole un po di sushi per pranzo. Alle 14.00 in punto fu a casa sua col miglior sushi di Napoli, Clara gli aprì la porta e dal suo sguardo gelido capì che ci sarebbe stato molto da discutere. Lui entrò in casa cercando di apparire disinvolto, “sei andata via così stamattina…scusa se non sono riuscito a tornare a casa, il lavoro della tesi è stato più complicato del previsto, ma ho voluto portarlo a termine…”. Clara, senza rivolgergli un minimo sguardo, rimase seduta al tavolo con le gambe finemente accavallate  sbucciando una mela “non devi chiedermi scusa per non essere tornato in tempo”, gli disse con tono pacato, continuando a tenere gli occhi fissi sulla mela, “piuttosto devi spiegarmi che cosa ti prende all’improvviso, e me lo devi spiegare adesso”. Il torno di Clara era severo, quasi autoritario, così Daniel si sedette di fronte a lei, non riusciva a capire fino in fondo a cosa lei si riferisse, “ma cosa intendi dire? Non mi prende proprio niente…cosa c’è che non va?”. A quel punto lei alzò lo sguardo e il verde degli occhi era talmente scintillante da sembrare infuocato “cosa c’è che non va?? Daniel, ascolta, io sono una donna adulta e matura, e sai meglio di me che cerco di essere sempre diplomatica e ragionevole, per questo all’inizio ho accettato che tu dessi una mano a Frida per i testi e per metterla in contatto con quel tuo amico, ma adesso questa storia dell’aiuto ha preso una piega che non mi piace…” il tono di Clara era abbastanza pacato, così Daniel sentì di poter intervenire “ma di cosa stai parlando? Tu…”   “fammi parlare!” interruppe lei bruscamente, sbattendo una mano sul tavolo e lasciando andare la mela “io voglio capire questo spirito da crocerossino da dove ti è spuntato tutto d’un tratto! Davvero non riesco a capire…spiegamelo!” Daniel a quel punto la guardò dritto negli occhi, quasi con tenerezza e poi le sorrise “ma dai, sei gelosa di Frida?”, ma il tono gentile quasi beffardo del ragazzo non piacque per niente a Clara “Ma no!! perché dovrei?”, gli urlò allora in faccia, “è solo la tua ex ragazza, con cui hai rotto in malo modo e alla quale non hai rivolto la parola per un anno! E così, magicamente, di punto in bianco, lei si lascia col suo ragazzo cattivo che l’ha fatta soffrire e tu corri in suo aiuto. Cos’è? Pena? Senso di colpa? Senso di protezione? Che cosa significa questo tuo cambiamento nei suoi confronti? Questo voglio capire, ti è più chiaro adesso?”. Daniel rimase paralizzato, forse non aveva mai visto Clara così arrabbiata da quando la conosceva, sembrava un’altra ed era forse la prima volta che alzava la voce in quel modo con lui; gli parve sconvolta, si era agitata così tanto che poteva vedere il suo cuore pulsarle sul collo sottile e le vene sulla fronte più pronunciate. Così lui le si sedette di fronte e provò a prenderle la mano, ma lei la ritrasse immediatamente con un gesto di stizza. “Amore”, le disse sospirando, “il fatto che tra me e Frida ci fosse del rancore non vuol dire che io non provi affetto per lei. E’ chiaro che non avrei potuto odiarla per il resto della vita, soprattutto considerato il fatto che volente o nolente siamo costretti a frequentarci. Ma questo non significa niente, niente di niente. Ho deciso di aiutarla come avrei fatto per Kira e per qualsiasi altra mia alunna, visto che era un tipo di aiuto che potevo dare, tutto qua, niente di più”. Clara aveva ascoltato impaziente, ma non aveva perso il suo sguardo furibondo “Frida, Frida, Frida. Ultimamente me la ritrovo ovunque! Il fatto che io sia una persona razionale con molto autocontrollo, non significa che ad ogni tuo comportamento io trovi una spiegazione ragionevole! Anche io sono una donna, Daniel… e poi, cazzo Daniel, in che modo idiota ti stai comportando…dovresti pensare ad altro, stiamo per sposarci!!”   “Appunto!” esclamò Daniel balzando in piedi e piazzandosi davanti a lei “io sto per sposarti…tu sei la donna a cui ho chiesto di diventare mia moglie e sai cosa significa per me, che non ho mai creduto al matrimonio”, poi si avvicinò di più e, abbassandosi un po, le prese il viso tra le mani, tenendolo in una presa strettissima “io ti ho scelta e ti sceglierei altre mille volte, perché ti amo e sei la donna della mia vita. Hai ragione, a volte dimentico che anche questi occhioni forti hanno bisogno di essere rassicurati e mi dispiace se non l’ho fatto…ma ti giuro che non c’è nessun’altra spiegazione oltre a quella che ti ho dato prima…puoi credermi?” Clara lo guardò severamente e mentre lo fissava le scese una lacrima grossa e veloce lungo la guancia che Daniel prontamente asciugò con un dito. “Ti credo”, rispose allora lei con un filo di voce, per poi tirare su col naso “è solo che il tuo atteggiamento non mi è sembrato rispettoso, ho provato a tenermi questa cosa dentro, ma poi dopo ieri sera non ce l’ho fatta più. Credo alle parole che mi hai detto, ma a queste parole devono seguire i fatti. Ovviamente non intendo dire che non devi rivolgere la parola a Frida, lei non c’entra niente, non ha fatto niente di male. Ma voglio che tronchi questa situazione di assistenza umanitaria, mi infastidisce e penso di avere ragioni sufficienti. Tutto qua.” Daniel le sorrise dolcemente, finalmente era tornata la Clara di sempre, la sua guerriera dai modi gentili. “Hai ragione” le disse lui baciandola dolcemente, “e ora che ne dici di un po di sushi?”. Clara si alzò, ancora un po’ scossa, per preparare la tavola, mangiarono senza più dirsi una parola, era ovvio che la tensione tra loro non era del tutto sparita, ma con qualche sguardo riuscirono a ritrovare l’intesa e la serenità. La cena fu contornata da un lungo silenzio, tra di loro spesso i silenzi funzionavano più di mille discorsi, entrambi lo sapevano bene e solo dopo che ebbero rimesso tutto a posto, Daniel si sedette accanto a lei sul divano e decise di rompere il ghiaccio: “Allora, sposina, domani che ne dici di accompagnarmi a provare qualche abito, dopo la scuola?”  “ma sei matto!” gli rispose lei sconcertata, “non posso vedere il vestito dello sposo, è fuori discussione!” Daniel la guardò con occhi pietosi “ti prego Clara, ho bisogno del tuo parere…Carlo verrà con me ma non penso che insieme potremmo scegliere qualcosa di credibile, sai cosa succede quando uniamo le nostre menti…e se ti ritrovassi al matrimonio un marito con un abito di cattivo gusto? Non me lo perdoneresti mai…magari poi cambi idea, non posso correre questo rischio!” Clara gli sorrise dolcemente, decise che lo avrebbe accompagnato, ma soltanto per un parere.

giovedì 7 aprile 2016

Episodio CIX "Una lunga notte"


Frida irruppe in casa come una furia, non fece nemmeno caso a chi ci fosse seduto nel piccolo salotto, infatti non salutò nessuno ma si limitò ad entrare nella sua stanza sbattendo violentemente la porta. Aveva avuto una giornata decisamente pesante e l’email ricevuta dal professor Lucchi fu la goccia che fece traboccare il vaso. Daniel, Clara, Carlo e Kira incrociarono gli sguardi esterrefatti e quasi subito Kira si alzò da tavola, ci avrebbe pensato lei, qualcosa era sicuramente successo, doveva subito correre ai ripari, non voleva rischiare che Frida cascasse di nuovo in un buco nero, proprio ora che si era ripresa in mano la sua vita. Così si scusò con gli altri e la raggiunse in stanza, evitando di bussare. La trovò seduta sul letto con la testa tra le mani, aveva gli occhi gonfi e lucidi di chi aveva pianto parecchio, così le si sedette accanto con aria autoritaria “Fri, che hai passato?” Davanti al silenzio dell’amica che non smetteva di guardare il pavimento, le venne un atroce dubbio “non mi dire che c’entra quello lì?” disse ancora riferendosi chiaramente a Giulio “se è così lo andiamo a beccare dove sta sta!”  “no, no…Giulio non c’entra” rispose Frida con un filo di voce, così Kira fece un gran sospiro liberatorio “e allora si può sapere? Non è normale entrare in casa in quel modo e pretendere che nessuno ti chieda niente…” Frida le raccontò della giornata terribile che aveva avuto a lavoro, Giulio un po’ c’entrava effettivamente, dal momento che Milly le aveva raccontato l’ennesimo tentativo dell’uomo di avere informazioni su di lei, molto spesso passava al negozio per fare domande, ma comunque non rappresentava un problema per lei, Milly sapeva benissimo come tenerlo lontano. “Sono disperata perché finalmente ho finito di scrivere la tesi e tu sai quant’è stata dura per me questi mesi…e quel farabutto del prof mi ha scritto che sono una delusione, che si aspettava di più da me e che quasi metà della tesi è interamente da riscrivere! Ti rendi conto???” Kira proprio capiva la frustrazione dell’amica, ma non riusciva a comprendere tutta quella disperazione “e allora? La riscrivi, qual è il problema? Ti metti sotto e la modifichi…”  “la vuole per domani a pranzo… è un pazzo! Ha detto che già ha avuto troppa pazienza con me e che se non faccio questo lavoro entro domani me lo posso scordare il dottorato tra due mesi!”  Kira a questo punto strabuzzò gli occhi, aveva poco più di 12 ore per riscrivere tutto, ora tutto era chiaro. “Eh Fri, hai esasperato un po’ anche lui, dovevi prenderti sto dottorato già un po’ di tempo fa…ma devi essere forte, ce la puoi fare! Dai, vieni di là a mangiare un paio di frittelle di Carlo, hai lavorato tutto il giorno…mandi giù qualcosa e poi ti metti a lavoro! Il massimo che posso fare è prepararti caffè in abbondanza per tutta la nottata eheheheh”. Frida seguì il consiglio dell’amica, Carlo subito le chiese cosa fosse successo e lei non fece altro che ripetere per tutto il tempo che non ce l’avrebbe fatta e che il dottorato, che era già saltato a febbraio per colpa della storia con Giulio, sarebbe saltato di nuovo. Era visibilmente avvilita, aveva il viso stanco e provato, e tutti si accorsero che si stava buttando giù in modo eccessivo, in preda all’ansia e all’insicurezza. Anche Clara cercò di consolarla, avrebbe portato a termine il lavoro, le disse con dolcezza.  Ad un certo punto del piagnisteo incessante di Frida, inaspettatamente Daniel si alzò in piedi  e guardandola con estrema severità le si rivolse con tono canzonatorio “adesso basta, Frida! Smettila di piangerti addosso! Non capisco come tu possa credere di non potercela fare! Sei stata una delle migliori allieve che io abbia mai avuto, anzi forse la migliore. Sei sempre stata ottimista e propositiva, non capisco come abbia fatto a ridurti in questo stato, non lo accetto! Non lo accetto perché ti conosco, conosco bene le tue potenzialità e le tue capacità, quindi questa benedetta tesi la riscrivi e la riscrivi pure come si deve! Non voglio vederti così…anzi, ti aiuterò io!” Disse queste cose con foga, con lo stesso tono che usava per spronare i suoi alunni e Clara quasi sobbalzò dalla sedia, lanciò uno sguardo di fuoco al suo quasi marito, che però sembrò non notare la cosa, anzi sembrò non notare nemmeno il generale sgomento di tutti gli altri. Frida divenne paonazza in volto “Daniel, potrei metterci tutta la notte, devo correggere tutti i capitoli e alcuni sono interamente da riscrivere, grazie comunque per la disponibilità…”  “Ho capito perfettamente qual è il lavoro da fare…ma in due ci metteremo molto di meno. Io prenderò il portatile di Kira, mi indichi cosa c’è da correggere ed esattamente cosa ti ha chiesto il professore e ci divideremo il lavoro, sarà più semplice, vedrai. Non accetterò un rifiuto, quindi direi di iniziare già da adesso”. Frida stava nuovamente per intervenire, ma fu preceduta da Clara “se ha detto che non accetta un rifiuto, ti conviene accettare…”. Carlo e Kira rimasero in un silenzio imbarazzato, cosa era preso a Daniel, si era completamente ammattito? Frida guardò Clara negli occhi, voleva cercare di capire se il suo incoraggiamento fosse sincero o se stesse spalleggiando il fidanzato solo per apparenza, ma le sembrò sincera, così accettò, anche se con molto imbarazzo. Non riusciva proprio a capire il motivo del cambiamento di Daniel nei suoi confronti: prima l’aveva aiutata mettendola in contatto col professore dell’Università di Salerno e le aveva dato tutti i suoi testi, adesso si stava mettendo a disposizione per aiutarla a correggere tutta la tesi, quando per un anno intero non le aveva mai rivolto la parola, cosa era cambiato per lui? Forse gli faceva solo tenerezza e il suo periodo di depressione gli aveva fatto abbassare la guardia nei suoi confronti, doveva essere proprio così. Comunque smise di farsi troppe domande su di lui, era il momento di pensare solo a se stessa, per questo decise di accettare il suo aiuto, un po’ di sfacciataggine ogni tanto non poteva farle male, era l’unica cosa buona che Giulio le aveva insegnato in mezzo a tutte le sue lezioncine inutili. Daniel sorrise soddisfatto, nei usoi occhi di ghiaccio si poteva leggere una grande determinazione, poi si rivolse dolcemente a Clara che gli stava seduta accanto “tesoro, ti accompagno”. Kira insistette molto con Clara, poteva dormire lì da loro, ma lei decise comunque di tornare a casa, era stanchissima, Daniel sarebbe tornato in tempo per andare con lei a scuola il mattino seguente. In meno di mezz’ora Daniel aveva già riaccompagnato Clara, Frida accese i due computer portatili e in un batter d’occhi gli spiegò come avrebbero ripartito il lavoro: lei si sarebbe occupata dei tre capitoli da riscrivere totalmente, lui invece, seguendo le sue indicazioni, avrebbe corretto gli altri quattro capitoli. Alla fine insieme avrebbero riguardato l’impaginazione, l’indice e tutte le questioni grafiche. Alle 21.30, mentre Carlo e Kira rimasero in salotto davanti ad un film, Frida e Daniel si misero a lavoro, lei col pc seduta sul suo letto e Daniel alla scrivania. Lavorarono in silenzio, Kira gli aveva prortato un enorme termos pieno di caffè e un paio di pacchi di biscotti, di tanto in tanto Daniel si girava a guardarla sorridendole e ogni volta che apportava le correzioni chieste dal prof gliele faceva controllare. Lui scriveva con una velocità impressionante, Frida fu davvero felice di vederlo così impegnato, e stava facendo un ottimo lavoro, doveva ammetterlo, ma allo stesso tempo si sentiva anche molto in colpa, d’altronde lui la mattina seguente sarebbe dovuto andare a lavoro e il tempo stava scorrendo inesorabilmente, in un batter d’occhi l’orologio damuro segnò già l’una e mezza. “Daniel, si è fatto tardi,” gli disse Frida avvicinandosi, “siamo arrivati ad un buon punto,vai pure, posso farcela a finire…” Daniel la guardò accigliato “a me mancano ancora un po’ di cosette, finirò quello che ho iniziato, tu pensa ai tuoi capitoli!”. Frida rimase a fissarlo impietrita, restò in silenzio per qualche attimo, ma poi una domanda le venne spontanea “perché lo stai facendo? Insomma, perché mi stai aiutando?”   “perché sei in difficoltà”, rispose lui con estrema naturalezza “il fatto che ci fosse del racore tra noi, non signifca che io abbia smesso di volerti bene. Ti vedo piccola, indifesa, lo sto facendo per te come lo farei per qualsiasi mia studentessa. Tu sei sempre stata brava e capace, quindi devi farcela e se posso, ti aiuto. E poi io ho una carriera da scrittore di tesi!”   “ahhahaa, ma davvero?” gli chiese Frida ridacchiando “certo! Come pensi che mi mantenessi prima di diventare professore? Facevo ripetizioni e scrivevo tesi di ogni tipo ai laureandi…sono un veterano! E mi facevo pure pagare profumatamente…quindi ritieniti fortunata!”. Questo scambio di battute tranquillizzò Frida, fino a quel momento aveva provato imbarazzo, anzi, quasi una sorta di paura per Daniel, ma adesso si sentiva più rilassata, così tornò sul letto a scrivere e ogni volta che fissava l’orologio si accorgeva di quanto velocemente trascorresero le ore, una, due, tre e quanto velocemente crescessero il sonno e la stanchezza, infatti non stava facendo altro che sbadigliare, la sua era una corsa contro il tempo, ma doveva farcela. “Io ho finito!” esclamò ad un tratto Daniel, dopo aver dato un’occhiata all’orologio, si erano fatte le 6 e mezza del mattino. “Tu sei ancora a scrivere, vuoi una mano?” le chiese, ma non ottenendo risposta voltò la sedia verso di lei, e la trovò rannicchiata sul cuscino, addormentata; non sapeva esattamente da quanto tempo si fosse addormentata, per tutta la notte le aveva dato le spalle, così cercando di non fare rumore prese il portatile della ragazza e se lo mise sulla scrivania, provando a capire a che punto fosse. Pareva mancasse ancora un po’ dell’ultimo capitolo, così prese tutto il materiale in mano, si rilesse tutto il capitolo non corretto e provò a cambiarlo di mano sua, non se la sentì di svegliarla. Dopo poco più di un’ora finalmente aveva finito, era stremato e non era rimasta nemmeno una goccia di caffè, non sapeva se avesse fatto un buon lavoro, ma quando Frida si sarebbe svegliata avrebbe controllato lei stessa, l’incontro col prof era a mezzogiorno, aveva tutto il tempo per riguardare le cose. Daniel salvò l’ultimo file, e poi si voltò nuovamente verso Frida, le si avvicinò per svegliarla ed istintivamente le accerezzò il viso. Aveva i capelli arruffati raccolti in un mollettone colorato, il trucco colato intorno agli occhi, sulle palpebre, e aveva il tipico broncio pensoso che assumeva ogni volta quando dormiva. Le sfiorò la guancia, poi le sfiorò il naso con delicatezza, gli sembrava così fragile che aveva paura di romperla e infatti lei non si svegliò, non si mosse di un millimetro. Istintivamente Daniel si avvicinò di più, come per osservarla meglio e non resistette alla tentazione di accarezzarle di nuovo il viso. Dopo nemmeno un istante si ritrasse, per fortuna non si era svegliata. Che diavolo gli era preso? Come gli era saltato in mente di fare una cosa del genere? Sentì il cuore battergli all’impazzata, poi guardò di nuovo l’orologio, si erano fatte le 8.00, tra venti minuti doveva essere a scuola, era nella merda più totale, pensò, così scappò letteralmente via, cercando di fare più infretta possibile.

mercoledì 6 aprile 2016

Episodio CXVIII "BOOM, sei stato friendzonato!!"

Tommaso diede un'occhiata veloce all'orologio, le 17.00…Kira come al solito era in ritardo. Era alquanto nervoso, il suo aereo sarebbe partito da lì a qualche ore, aveva ancora un sacco di cose da fare, ma voleva salutarla prima della partenza.  Proprio in quel momento Kira oltrepassò l'uscio del piccolo bar in centro dove erano soliti trascorrere ore a chiacchierare amabilmente, sorseggiando caffè e cicalate calde e assaporando le gustosissime torte della casa. 
"ciao…scusa il ritardo" disse lei accomodandosi accanto a lui. 
"Ricotta e pera…hai fatto tardi ho scelto io…conosci le regole, chi prima arriva prima sceglie!" 
Kira sbuffò, avrebbe preferito una cheese cake, o un babà o ancora una delizia a limone quel pomeriggio, ma era in ritardassimo, e le regole sono regole.
Tommaso la guardò intensamente, come faceva ogni volta, i suoi occhi neri la scrutarono con curiosità. Sembrava stanca e nervosa "Sono contento che ci siamo visti oggi…tra qualche ora parto…e sinceramente dopo ieri sera, non pensavo avresti accettato il mio invito!" 
Kira sussultò, ma cercò di non dare a vedere il suo sgomento "Perché pensavi una cosa del genere…" 
Tommaso si strinse nelle spalle, ad un tratto gli parve di camminare su delle uova pronte a rompersi al primo passo azzardato. Mai tra lui e Kira c'era stato quel certo tipo di disagio "Beh…" disse infine "Ieri mi sei sembrata un po' strana…fredda e scostante…ma non credo di aver capito cosa ti abbia dato fastidio, se qualcosa ti ha dato fastidio!" 
Kira abbassò lo sguardo, e tenendo fissi gli occhi sulla sua tazza di tè  fumante rispose " ti sbagli… piuttosto, non sapevo che avessi una ragazza" 
Tommaso non riuscì a trattenersi, e scoppiò a ridere.  Elisa era il motivo del suo broncio? "Kira, non posso mica aspettarti per sempre?" rispose allora lui, in tono scherzoso, ma quelle parole non la fecero sorridere, anzi il suo volto si rabbuiò ancora di più " Aspettarmi?? Non ti ho mai chiesto una cosa del genere…pensavo che ci fossimo chiariti…io e te siamo amici, solo amici…è così per entrambi o no? " disse lei stizzita, appoggiandosi allo schienale della sedia e incrociando le braccia al petto. 
"ehi…respira un po'… non c'è bisogno di agitarsi tanto, sto scherzando Kira! lo sai che ci tengo a te"
Kira scosse la testa "Perché non mi hai parlato di lei allora?"
"Forse perché non c'era niente di importante da dire? Insomma io e Elisa siamo usciti qualche volta, stiamo bene, mi piace…ma non è lei…" disse accarezzandole il volto appena con le dita "Non è lei quella giusta!" Kira sobbalzò a quel tocco e si ritrasse, arrossì vistosamente. "Che cosa vuoi da me?" chiese poi dubbiosa, era turbata, un attimo primo Tommaso l'aveva rassicurata sul fatto che tra loro non ci fosse altro che una bella amicizia, ma poi i suoi occhi, i suoi gesti e le sue stesse parole dicevano esattamente il contrario. 
"Quello che vuoi tu, Kira!" disse guardandola fisso negli occhi, uno sguardo così intenso da farle mancare il fiato. 
"Io sono una tua amica, e tale resterò…"
"ok…siamo solo amici…a me questo concetto è più che chiaro!" ripetè lui, in tono canzonatorio alzando le mani in segno di resa. 
"mi prendi in giro?" 
Tommaso abbassò lo sguardo e sbruffò sonoramente "sono serissimo. Io e te siamo solo amici. Io ne sono consapevole, ma continui a ripeterlo, Kira! Possibile che  sia tu, quella che non riesce ad accettare questo evidentissimo dato di fatto?" 
Kira si sentì avvampare, Tommaso non era mai stato così arrogante con lei "Ti sei ammattito? come puoi solo pensare una cosa del genere?" 
"e cosa dovrei pensare? dopo ieri sera intendo…ti presento una mia amica e sei diventata una statua di ghiaccio, ti sei stranita tutta, come se ti avessi fatto chissà qual a torto! addirittura Elisa mi ha chiesto se fossi una mia ex…l'ha notato anche lei il tuo comportamento…" 
"ll mio comportamento? tutti con questa storia…insomma, ero solo stupita di vederti con una…" 
"Sono un uomo anche io, Kira…" 
"o ma certo, non volevo dire quello…mi dispiace ok? Forse ho esagerato…ma tu potevi dirmelo, sarei stata preparata!"
"ok…allora è colpa mia…" mormorò sorridendo, lui, ottenendo solo di farla innervosire ancora di più. 
"Sai che ti dico? Meglio che vada…" disse avvolgendosi al collo la sciarpa e alzandosi velocemente.  
Tommaso pagò velocemente il conto, e la seguì fuori dal locale. Era abbastanza divertito da questo lato del carattere di Kira, che ancora non aveva sperimentato "Kira, ma dove stai andando, così di corsa?" 
"Sto tornando a casa…tu non hai un aereo da prendere? Sai credo proprio che sia meglio non vederci più" 
"ahahah…ti prego, fermati un attimo…ma che diavolo dici?"
"Non mi piace questa cosa, questo tuo modo di prendermi in giro, di scherzare  su tutta questa situazione! Ieri io e Carlo abbiamo litigato furiosamente,per quello che è successo al bar. Lui non si fida di me, crede che tra noi ci sia qualcosa… qualcosa di più! E' tutto così assurdo…è una cosa seria, e tu ci scherzi su!" 
Tommaso perse la sua espressione rilassata e tranquilla, si accese una sigaretta e poi seriamente disse " E cos'altro dovrei fare? vuoi che io sia serio? Va bene…ecco seriamente cosa penso. Tu mi piaci, Kira…non l'ho mai nascosto, ma non ho mai fatto nulla per spingerti a fare qualcosa che tu non volessi, o che ti potesse creare problemi con Carlo. Non ho mai pensato di metterti i bastoni tra le ruote e rovinarti la tua storia con lui, perché mai dovremmo non vederci più? Te l'ha chiesto lui?" 
Kira scosse la testa, no, Carlo non le avrebbe mai chiesto una cosa del genere, non avrebbe mai limitato la sua libertà in quel modo. C'aveva riflettuto tutta la notte ed era arrivata a quella conclusione; se avesse, seppur a malincuore, chiuso con Tommaso, tutto si sarebbe aggiustato e Carlo avrebbe iniziato di nuovo ad avere fiducia in lei.
"ahaha…ma ti rendi conto di quante stronzate mi stai dicendo? se non vuoi più vedermi non posso costringerti, e non cercherò di farti cambiare idea, ma Kira…Carlo, i vostri problemi, la fiducia, sappi che non c'entrano niente con questa tua assurda decisione. Tu hai semplicemente paura di quello che c'è tra noi. Io ti piaccio, tanto da farti entrare in crisi, da confonderti, ne sono sicuro. Non metto in dubbio il sentimento che ti lega a Carlo, ma quando avete litigato e lui ti ha lasciata sola, c'ero io accanto accanto a te, ho sentito quello che provavi, che avevi voglia di baciarmi, di lasciarti andare, ho provato le stesse cose anche io…"
Kira abbassò gli occhi, si sentì mancare il respiro, tentò di dire qualcosa ma le parole gli morirono in gola e Tommaso continuò "Guardami Kira, ti prego…" le sollevò il volto, accarezzandole dolcemente le guance 
"Non farlo…" bisbigliò lei con un filo di voce "Carlo è la cosa più importante, per me…io e te siamo solo amici…"
"non siamo solo amici…e lo sai bene!" 
"io e te siamo solo amici…" ripetè lei, spingendolo via "e io ho deciso di finirla qui, non voglio più vederti. Buon viaggio Tommaso!" gli diede le spalle, e si incamminò per la sua strada. A Tommaso sembrò che lei stesse scappando via, ma non disse nulla per fermarla. Si accese l'ennesima sigaretta e si limitò a guardarla allontanarsi, poi anche lui prese la sua strada, sapeva che non l'avrebbe rivista così presto.





sabato 2 aprile 2016

Episodio XCVII "Non ti ho mai vista così…eccetto che quella sera al bar, stasera avevi lo stesso sguardo...solo che questa volta, sappiamo entrambi, che non era me che stavi guardando!"

Kira si svegliò lentamente con il rumore della pioggia battente, che cadeva impetuosa sui vetri delle finestre e la grondaia. Rimase in ascolto, immobile per alcuni minuti, lo sciabordio dell'acqua era per lei una melodia ipnotizzante, poi si rigirò sul fianco, Carlo era accanto a lei, che dormiva profondamente. Gli sfiorò i capelli, poi le labbra, un tocco impercettibile, non voleva svegliarlo; sembrava così tranquillo, non lo vedeva così sereno da parecchio. 
Lo osservò ancora per qualche istante, sorrise, ricordandosi quanto  aveva mormorato ogni volta che era lei a sorprendere lui a guardarla dormire "in effetti è un po' inquietante" pensò. Balzò giù dal letto, si stiracchiò lentamente, tirò fuori dall'armadio una vecchia felpa di Carlo, una di quelle enormi, che indossava in inverno durante le sue corse mattutine, la infilò velocemente e corse sulle punte alla finestra; il cielo plumbeo, ricoperto di nubi, non lasciava spazio alla speranza di bel tempo. Era una tipica giornata uggiosa di fine marzo, perfetta per restarsene a casa al calduccio. Uscì dalla stanza, lasciando Carlo ancora placidamente addormentato, scese le scale, la tenuta era deserta, silenziosa; attraversò la grande sala da pranzo e si intrufolò in cucina, silenziosamente iniziò a preparare il caffè, che bevve sulla veranda sul retro, rannicchiata sulla poltrona di vinimi. 
Rimase così a guardare la pioggia cadere, quasi ipnotizzata da quel rumore scrosciante e dal profumo dell'erba bagnata che presto le fecero affiorare i ricordi delle settimane precedenti. Il turbamento e l'ansia che l'avevano tormentata in seguito alla visita di Tommaso, avevano lasciato il posto alla sorpresa e alla gioia quando Carlo, il mattino seguente aveva bussato alla sua porta. Era appena tornato da Firenze, ed era subito corso da lei, non vedeva l'ora di vederla e di poterle parlare. 
Le aveva chiesto scusa per essersi comportato come un pazzo durante il servizio e per essersela poi presa con lei senza effettivamente un reale motivo. "il tuo comportamento è stato assurdo, non solo con me!" aveva risposto lei inacidita, non aveva intenzione di dargliela vinta così facilmente.
"lo so, tigre. Infatti ho parlato con i miei collaboratori e ho chiesto scusa anche a loro, non accadrà mai più che io manchi di rispetto alla mia brigata…credimi…"
"OK!" aveva replicato lei, ancora un po' troppo sulle sue, così dopo qualche istante di silenzio Carlo era intervenuto nuovamente "Andiamo Ki, è un periodo così stressante per me…mio padre, le sue condizioni…sta morendo sotto i miei occhi e io non posso fare altro che stare a guardare! Mi sento così impotente!" 
Kira gli si era avvicinata,  lo aveva preso  per mano e parlandogli teneramente "Dovresti dirmele certe cose, invece di allontanarmi…io ci sono sempre" aveva mormorato lei, con gli occhi lucidi e lui l'aveva tirata a se, abbracciandola fortemente "lo so, amore mio…lo so! Sono io, devo imparare a condividere questa cosa con te…ci proverò…ok? Non voglio che tu soffra, che ti senta esclusa…ci sto provando!" 
"e come?" aveva chiesto lei curiosa. "Innanzitutto il ristorante resterà chiuso oggi e domani, e questi due giorni sono tutti per noi…facciamo quello che vogliamo, quando vogliamo, solo io e te…" 
"davvero?" Aveva chiesto lei incredula, con l'aria sorpresa di una bambina. 
"Davvero piccola…e poi la prossima volta che andrò da mio padre, potresti venire con me. Muore dalla voglia di rivederti!" Kira allora si era letteralmente buttata tra le sue braccia, era quella l'unica cosa che voleva, sentirsi parte delle sua vita. Era stata una giornata fantastica, perfetta, come se la distanza che si era creata tra loro non ci fosse mai stata, come se tutto fosse stato solo un brutto sogno. Cenarono in un piccolo ristorante in pieno centro storico. Dopo cena di ritorno verso casa, Carlo le aveva chiesto "ora cosa vuoi fare, tigre?" 
"mi piacerebbe andare a ballare!" 
"Tu odi, ballare!" gli aveva fatto notare lui.
"si…ma stasera è speciale, l'ha detto tu…dai andiamo…" 
Carlo si era lasciato così convincere, e trascinare in un night, il Boudoir Club, nei pressi di San Domenico Maggiore; "il locale è aperto anche in settimana è affollato di giovani universitari, ma la musica è ottima!!" l'aveva avvertito Kira prima di entrare. Si erano così ritrovati in una serata tributo ai Daft Pank, gruppo francese che  lui aveva sempre apprezzato "Hai ragione, non è poi così male" le aveva sussurrato all'orecchio mentre la spingeva sulla pista da ballo!" Ballarono per quasi tutta la notte, sulle note elettroniche dei più grandi successi della band. Ritornarono a casa all'alba, erano su di giri, distrutti, ma felici, avevano fatto l'amore, come ormai non accadeva da tempo. Era passato così tanto tempo, da quanto Kira non si sentiva così amata, desiderata, protetta, tra le braccia dell'uomo che amava. Un leggero rossore si fece strada sulle sue guance, mentre ripensava alla notte appena trascorsa. Sorrise, la pioggia si era placata, e un pallido sole iniziava a far intravedere i suoi timidi raggi tra le nuvole che ancora affollavano in cielo. Kira fece per accendersi una sigaretta, quando si sentì afferrata da dietro "Oddio!" gridò, per un attimo spaventata, ma presto si lasciò andare a quell'abbraccio, era Carlo "non accenderla…" le mormorò all'orecchio riferendo alla sigaretta che ancora teneva in pugno, mentre le baciava teneramente il collo, e le mani calde da sotto la felpa le accarezzavano i fianchi e il ventre. "sei ghiacciata…" le disse quasi rimproverandola. 
"No, non fa poi tanto freddo!" gli disse lei ad occhi chiusi, reclinando la testa all'indietro adagiandola sulla sua spalla, beandosi di quei baci e di quelle carezze. 
"Andiamo al caldo…" le disse prendendola per mano "vieni, ritorniamo a letto!" 
Kira non ebbe neppure  il tempo di annuire che lui già l'aveva  trascinata via con se.  
Passarono il resto della giornata insieme, pranzarono con un gelato, e il pomeriggio fecero la spesa per la sera. Camminavano per le corsie del supermercato mano nella mano, Kira era come una bambina, tirava giù dagli scaffali qualsiasi cosa attirasse la sua attenzione e poi la riponeva nel loro carrello. Ovviamente Carlo rimetteva al proprio posto tutto quello che considerava inutile e poco sano. "Mi spieghi cosa dobbiamo farcene di queste cotolette di pollo precotte?" 
Kira fece spallucce "Sono buonissime perché?" Carlo la guardò inorridito, per lui era una vera e propria eresia, lei si accorse del suo turbamento e rimise apposto da sola la confezione da 4 " Sembri mia madre!!" si lamentò.
Carlo preparò la cena; cucinò con la passione e la dedizione di sempre. La cucina era il suo habitat naturale, dove poteva dare sfogo alla sua creatività, ma anche alle sue ansie e frustazioni. Kira invece si limitò a guardarlo, seduta su uno sgabello, a fare conversazione e sorseggiare dell'ottimo vino. Mangiarono insieme, dallo stesso piatto, imboccandosi a vicenda. Era tutto perfetto, il cibo, il vino la sintonia ritrovata. Erano felici, soprattutto Kira, che sentiva di aver finalmente ritrovato l'uomo che amava. " A cosa pensi?" le chiese Carlo, vedendola particolarmente assorta, mentre scartava tutti i pezzetti di ananas dalla sua macedonia. "A Nulla…" gli rispose, poi abbassando lo sguardo "Mi sei mancato!" 
"Sono qui adesso" le disse accarezzandole i capelli e cercando le sue labbra. Il loro bacio fu interrotto dal suono di un cellulare, quello di Kira. "Non rispondere!" protestò lui, ma lei già aveva accettato la chiamata. 
"ciao Clara…" Carlo alzò gli occhi al cielo, quella donna era proprio una guastafeste, pensò, guadagnandosi un'occhiataccia di Kira, che gli aveva praticamente letto nel pensiero.  Clara e Daniel avevano intenzione di passare la serata in un bar, appena fuori città, facevano musica jazz dal vivo, l'ingresso era libero, chiesero se li andasse di unirsi a loro, ci sarebbe stato da divertirsi. Tra i due Kira era la più propensa ad uscire, non ne capiva molto di musica jazz, ma l'idea di passare una serata diversa le piaceva molto; Carlo invece era più titubante, aveva intenzione di passare la serata in ben altro modo, ma si lasciò convincere dagli occhioni dolci che Kira sfoderava soltanto in rare occasioni, quando cioè voleva ottenere qualcosa da lui. "e serata jazz…sia" disse alzandosi e iniziando a sparecchiare velocemente, l'appuntamento con gli amici era stato fissato da lì ad un'ora all'ingresso del locale, avevano quindi meno di quaranta minuti per prepararsi e uscire di casa. " Si, ma non mettermi ansia" brontolò Kira, correndo di sopra a vestirsi. 
Arrivarono in ritardo, 20 minuti, perché Kira aveva litigato allo specchio con i suoi capelli. Ovviamente avevano vinto loro, costringendola a raccoglierli in una  treccia disordinata. Finalmente i quattro amici presero posto, il locale era strapieno, l'atmosfera magica e lo spettacolo musicale era davvero d'alto livello. 
"sembra che tra te e Carlo, vada a gonfie vele!" bisbigliò Clara all'orecchio di Kira, che annuì felice "Bene, sono contenta che abbiate risolto i vostri problemi, siete così carini…" Kira sorrise, sembrava davvero che il peggio fosse passato, e che Carlo fosse tornato ad essere lo stesso di sempre, premuroso, attento. 

Tommaso le comparve davanti all'improvviso, se ne stava tranquillo, qualche metro più in là, appoggiato di spalle al bancone del bar, con la solita malboro tra le labbra, pronta ad essere accesa. Non si erano più visti né sentiti da quando lui era stato a casa delle ragazze; erano passati solo un paio di giorni, ma a Kira sembrava fosse passata un eternità, tanto erano ormai lontane quella strana sensazione e quella confusione, che per un attimo  l'avevano indotta a credere di volerlo baciare.
Kira lo osservò per qualche secondo, prima che lui si girasse verso di lei, e i loro sguardi si incontrassero. Tommaso si avvicinò al loro tavolo, sicuro e spavaldo come sempre, gli occhi fissi su di lei "Ciao dolcezza…" la salutò sfiorandole la guancia con un bacio, poi strinse la mano a Carlo, e con un gesto veloce del capo salutò anche gli altri due, Daniel e Clara, a cui si presentò velocemente. 
Carlo era leggermente infastidito dalla sua presenza, tutti avevano notato la cosa, anche se lui cercava in tutti i modi di nasconderlo. Kira invece era felice di vederlo, sapeva che Tommaso era un grande appassionato di musica jazz, erano stati anche insieme a qualche concerto; lei non ne capiva niente, ma si era divertita lo stesso, stare con lui le piaceva, le piaceva molto.
Qualche minuto dopo, una bella ragazza si avvicinò a lui sorridente, e poggiandogli con eleganza una mano sulla spalla gli disse " Tommy! finalmente ti ho trovato…ti ho cercato per tutto il locale" 
Tommaso le sorrise e cingendole a sua volta la vita, la presentò alla compagnia, Kira compresa. Elisa era una sua collega di lavoro; era una bella donna, sensuale, intelligente, sembrava addirittura simpatica, a tutti, ma non a Kira, che invece si irrigidì immediatamente non appena la ragazza si fu avvicinata al loro tavolo. Quei due non erano solo colleghi, era evidente dai loro sguardi, dalla mano di lui poggiato sul fianco di lei, dai sorrisi ammiccanti che lei gli lanciava. Kira era inquieta, mentre Carlo, sembrava adesso molto più tranquillo; Tommaso aveva una ragazza, ed essendo impegnato, avrebbe smesso di fare il filo alla sua. Era talmente rilassato, che chiese ai due di accomodarsi al loro tavolo, guadagnandosi un' occhiataccia di Kira, che non era invece assolutamente d'accordo. Fu proprio Elisa a declinare l'invito; avevano già un tavolo dall'altra parte della sala, e degli amici stavano proprio aspettando loro " Si…" disse Tommaso " è proprio ora di andare. Dolcezza…" continuò rivolgendosi a Kira " E' sempre un piacere vederti…" Poi salutò anche gli altri e prendendo Elisa per mano, si allontanò, e insieme scomparvero tra la folla. Kira lì seguì con lo sguardo finchè la sua miopia le consentì di farlo. Si sentiva strana, tutt'ad un tratto non aveva più voglia di restare tra la gente, non vedeva l'ora di andare a casa. Era la prima volta che vedeva Tommaso con un'altra donna che non fosse lei. Non sapeva bene la natura dei suoi sentimenti, si sentiva come ferita, presa in giro…ma che diritto aveva di sentirsi in quel modo? Non era lei stessa accoccolata tra le braccia del suo ragazzo? scosse la testa, cercando di scrollarsi di dosso quei sensazioni così strane. La confusione che aveva provato sul divano di casa sua, qualche giorno prima si fece di nuovo strada in lei. Per il resto della serata, Kira  ammutolì quasi completamente, era totalmente  immersa nei suoi pensieri, e più cercava di controllarsi, più i suoi occhi cercava di scorgere Tommaso, lontano dall'altra parte del locale. "Kira, smettila!" si disse più volte, cosa le stava succedendo? Quella situazione era diventata insostenibile, più volte Clara le aveva chiesto cosa non andasse, tutti si erano accorti del suo repentino cambiamento di umore. 
"Vorrei tornare a casa!" disse infine, adducendo un improvviso mal di testa.  

Si misero in macchina, tra i due la tensione era palpabile; Kira non aveva voglia di parlare, Carlo la conosceva bene, l'emicrania era solo una scusa e il suo atteggiamento con Tommaso non gli era piaciuto affatto. 
"Non sapevo fosse fidanzato, il tuo amico" partì alla carica, con un tono allo stesso tempo sarcastico e indispettito. La stava provocando, lo sapevano entrambi.
"Non penso sia la sua fidanzata…non è proprio il suo tipo…almeno credo!" disse un po' troppo impulsivamente. 
"Ah davvero?? e sentiamo, chi sarebbe il suo tipo? tu…magari!" 
Colpita e affondata! Kira rimase in silenzio. Quelle insinuazioni non le piacevano per niente, ma in quel momento si sentiva troppo scombussolata, non era proprio in vena di affrontare l'ennesima lite. Ma Carlo, imperterrito, continuò " Allora?? Devi conoscerlo abbastanza bene, per affermare con tanta sicurezza una cosa del genere…!" Kira distolse lo sguardo dalla strada davanti a lei, e si voltò verso di lui; Era arrabbiato, una piccola ruga al di sopra del sopracciglio destro tradiva il suo stato d'animo. Del resto come poteva essere altrimenti? Kira sapeva benissimo che il suo comportamento da quando Tommaso si era avvicinato con quella tipa al loro tavolo, era stato completamente irrazionale, totalmente esagerato il suo disagio, che aveva anche mal saputo nascondere. Ma non le andò giù il tono allusivo con cui Carlo le si era rivolto, come se insinuasse che tra lei e Tommaso ci fosse molto di più che una semplice amicizia, come se lei gli stesse nascondendo qualcosa. Lei era stata chiara, più volte l'aveva rassicurato sulla natura del suo rapporto con Tommaso, ma da quando Carlo non aveva più fiducia in lei? 
Chiuse gli occhi, e sospirò sonoramente "Non sono in vena di litigare con te…" disse cercando di mantenere la calma il più possibile. 
"eh certo…" rispose lui stizzito "vedere il tuo amichetto, mano nella mano con un'altra, ti ha sconvolta parecchio!!" 
Kira gli lanciò uno sguardo glaciale, adesso stava davvero esagerando. Nel frattempo erano arrivati a casa, "Sei pesante Carlo, davvero!" disse prima di scendere dalla macchina e di sbattere forte la portiera dietro di se, sapeva benissimo che quel gesto lo avrebbe irritato parecchio. 
"Kira! non ti permetto di comportarti così con me…" le urlò dietro, mentre entravano in casa. "Mi sembri una pazza, vuoi calmarti un attimo?" 
"Sei tu che dovresti calmarti, invece! Sei paranoico! Ti ho spiegato su cosa si basa il mio rapporto con Tommaso. Ti ho raccontato sempre tutto, persino di quel bacio insignificante…eppure non è servito a niente! Eppure tu insinui, pensi chissà cosa io ti nasconda. Non c'è niente, hai capito? Niente!" Adesso era lei ad urlargli contro, forse non gli aveva mai fatto una scenata del genere, con lui non si era mai sentita così  braccata e messa alle strette, non aveva mai sentito il bisogno di difendersi da lui. Aveva urlato così tanto, che le mancava il fiato. Carlo le si avvicinò, era ancora molto arrabbiato, le accarezzò una guancia, con le mani tremanti " ma hai ragione…" le disse sotto voce "è meglio finirla qui…io me ne vado a dormire" le diede le spalle, e iniziò a salire al piano di sopra. si rendeva conto, che forse era stato troppo irruento e l'aveva spinta lui ad una reazione così esasperata, ma non era un visionario, sapeva quello che aveva visto. Arrivato in cima alle scale si fermò, Kira era rimasta al piano di sotto, appoggiata contro il muro, in silenzio. Carlo si voltò verso di lei " Non ti ho mai vista così…eccetto che quella sera al bar, quando io ero lì, insieme a Barbara! stasera avevi quello stesso sguardo, smarrito, ferito e adirato, solo che questa volta, sappiamo entrambi, che non era me che stavi guardando!" 
Kira rimase pietrificata, sentì il cuore gelarsi. Non era possibile che Carlo avesse letto tutto questo nei suoi occhi, non era possibile che lei si fosse comportata allo stesso modo di quella sera. Carlo si sbagliava, aveva sicuramente frainteso 
"Carlo…ti stai sbagliando…io..beh mi disp..." disse lei con un filo di voce, ma lui non le diede il tempo di continuare " Non voglio più parlarne, non stasera…abbiamo già fatto e detto abbastanza. Buona notte!" 

Quella notte non dormirono insieme. Quando Kira finalmente si decise a salire in camera, erano le tre passate, e Carlo non era nel loro letto. Aveva deciso di passare la notte in una delle tante stanze a disposizione degli ospiti. Kira non dormì affatto, si girò e rigirò in quel letto che le sembrava così grande e così vuoto. Si maledisse per aver insistito ad uscire quella sera; stava andando tutto così bene. Sembrava quasi che che la distanza che aveva sentito essersi insinuata tra di loro, si fosse come per magia dissolta, e che loro fossero ritornati ad essere i Carlo e Kira di sempre. Non era così, si sbagliava.  Ora li separavano pochi metri e una parete neppure poi tanto spessa, ma lo sentiva talmente lontano, lo sentiva lontano, anni luce da lei.