mercoledì 29 aprile 2015

Episodio XXX "Il cuore altrove"


La sessione invernale si stava inesorabilmente avvicinando e il piccolo appartamento delle ragazze era più che mai disordinato, pieno di scartoffie e di libri, era da molto che non trovavano il tempo di riordinare per bene, ma d’altronde erano sotto stress, c’era anche il lavoro a cui pensare. Frida e Kira negli ultimi mesi avevano studiato tantissimo, soprattutto Frida, che stava cercando di accelerare per riuscire a conseguire il dottorato nei tempi prestabiliti, ma ultimamente studiare per lei era diventato quasi impossibile. Quel giorno rientrò in casa alle 6 di sera, dopo otto ore passate al negozio si sentiva stremata, ma non poteva permettersi di sentirsi stanca, doveva pensare a lavorare alla sua relazione e a studiare almeno un paio di capitoli. Come suo solito gettò le chiavi di casa sul piccolo mobiletto all’ingresso, diede uno sguardo allo specchio al di sopra di esso e rabbrividì, si sentiva davvero orribile e proprio in quel momento spuntò Kira dalla sua stanza con uno yogurt in mano “ho comprato lo yogurt greco e i cereali per le nostre pause studio. Buonissimo mammamia!”. La sua espressione soddisfatta e golosa fece sorridere Frida, che si precipitò ad aprire il frigo per potersi godere in tutto relax quella delizia. Così si spaparanzò sul divano e cominciò a pensare che dopo un paio d’ore sarebbe dovuta uscire con Daniel, che le aveva promesso una sorpresa; lei ovviamente non aveva idea di cosa si trattasse, in realtà non era molto in vena di ricevere sorprese, non aveva voglia nemmeno di prepararsi, tutto quello che avrebbe desiderato era infilarsi a letto e dormire profondamente, e invece aveva da pensare a troppe cose che la stavano mettendo a dura prova . In quelle due ore riuscì a studiare solo un capitolo dei due che si era ripromessa, si fece una doccia lampo e per una volta fece scegliere il suo outfit a Kira, che le consigliò uno stile semplice dal momento che non sapeva precisamente dove Daniel l’avrebbe portata; così seguì il suo consiglio ed indossò dei jeans attillati, una camicetta decorata e una giacca di velluto, si cinse il collo con uno dei suoi sciarponi, faceva freddissimo. Prima di aprire la porta di casa si fissò allo specchio dell’ingrresso, provò a rilassarsi facendo dei profondissimi respiri, ma non provava l’entusiasmo di sempre, si sentiva giù di morale e sicuramente anche Kira se n’era accorta, ma non le fece domande, come suo solito, si limitò a salutarla con entusiasmo dicendole che sarebbe sopravvissuta a cenare senza di lei. Daniel l’aspettava in macchina, era bello come non mai e  Frida, nonosante fosse un po’ giù di corda, appena lo vide cominciò a provare curiosità per la sospresa che le aveva anticipato nel pomeriggio. “Allora, dove mi porti?” gli chiese “a casa mia!!!!!”   “ma daiiii, la tua sorpresona dell’anno sarebbe mangiare pop corn davanti ad un film romantico, tipo Ghost??”  ridacchiarono entrambi, ma no, non era quella la sorpresa e Frida se ne rese conto quando varcò la porta del piccolo appartamento. Le luci erano soffuse e la tavola era preparata come nella scena più romantica di un film, a lume di candela, perfetta e su una sedia era adagiato un mazzo di rose bianche, i suoi fiori preferiti, da cui proveniva un profumo magnifico. La ragazza rimase impietrita. Non era da Daniel organizzare una cosa del genere, non era mai stato un romanticone, ma evidentemente lui sapeva che, sotto sotto, a Frida avrebbe fatto piacere. “Non dici niente?” le chiese lui guardandola dolcemente, e con un po’ di velato imbarazzo. Frida gli sorrise con uno sguardo quasi puerile, ma perché aveva fatto tutto questo, gli chiese? “Beh…sai, volevo fare solo qualcosa di carino per te, qualcosa che so ti avrebbe emozionata…l’ho fatto per dirti che sei importante, anche se lo sai già, credo…e ovviamente avevo voglia di passare del tempo con te, lasciando fuori da questa stanza ogni motivo di preoccupazione e ogni pensiero…” Daniel aveva un’espressione un po’ impacciata, le parole d’amore non erano proprio il suo forte, e anche se tutte queste cose le pensava veramente, per lui era uno sforzo enorme farle uscire fuori, ma sentiva il bisogno di farlo in quel momento, voleva sentire Frida più vicina. “Ah, ho cucinato io”, disse con aria soddisfatta, per smorzare la tensione,  “Carlo mi ha dato giusto qualche dritta!” In men che non si dica erano a tavola, uno di fronte all’altra, ed  effettivamente Frida doveva ammettere che il risotto ai funghi che aveva preparato con i consigli di Carlo era delizioso, così come anche la tortina di pasta sfoglia con verdurine e il roast beef, era stato davvero bravo e le confidò che era stato tutto il giorno a cucinare, approfittando del suo giorno libero. Chiusero la cena con un ottimo tiramisù fatto da Carlo e con due belle coppe di spumante dolce. Parlarono molto, come sempre, ma Daniel notò in Frida una sorta di malinconia, che a tratti sembrava quasi tristezza, era da un po’ in realtà che la vedeva pensierosa, assorta, spesso e volentieri addirittura distratta. Era così, anche quella sera Frida, nonostante si sentisse una principessa, tuttavia non riuscì a sentirsi pienamente felice, c’era qualcosa in lei che non le permetteva di godersi quel momento, in realtà sapeva di cosa si trattava, non fece altro che pensarci per tutta la serata e capì che Daniel se n’era accorto, se n’era accorto eccome, ma faceva finta di nulla e continuava a ricoprirla di attenzioni, perché pensava che forse era solo di questo che lei aveva bisogno. Tutto, dalla cena, alla musica, fu perfetto, alla fine rimasero per due ore accoccolati sul morbido divano a sorseggiare l’ennesimo bicchiere di champagne,  e la mente di Frida continuava ad essere lontana anni luce da quella stanza. Ripensava a quel bacio rubatole e al chiarimento che aveva avuto con Giulio, e tutto ciò non la lasciava in pace nemmeno per un minuto, ogni scena continuava a passare e ripassare nella sua testa e non riusciva a capire se si sentiva in colpa nei confronti di Daniel o se aveva solo paura di averlo voluto anche lei, quel bacio.  Si voltò verso di lui, che la teneva stretta da dietro la schiena, lo guardò nei profondi occhi azzurri, e pensò che era perfetto, era tutto quello che lei aveva sempre desiderato, la conosceva a fondo, la comprendeva, aveva i suoi stessi interessi, le sue stesse passioni, l’ascoltava come nessun altro. Frida non voleva perderlo; in quegli attimi si chiese più volte se lo amava davvero, fino a qualche mese prima non aveva alcun dubbio, ma adesso si sentiva confusa. Sapeva solo che Daniel era la strada giusta, la sua strada. Ma allora perché pensava a Giulio, che inoltre si era ufficialmente scusato con lei e che non aveva nessuna intenzione di dare seguito a quell’episodio? Perché continuava a pensare a lui, se ormai avevano chiarito che tra di loro non ci sarebbe stato mai più niente, oltre al cordiale rapporto che avevano sempre avuto? Si strinse forte tra le sue braccia, si sentiva protetta, poi chiuse gli occhi e si risvegliò il mattino dopo, da sola, su quello stesso divano. Si alzò, erano le 10:00 e sul frigo c’era un biglietto di Daniel “è stata una serata perfetta,sarei voluto rimanere con te, ma ho lezione già alle 8 e mezza. Ti amo tanto, buon risveglio”. Frida si fece velocemente una doccia e si diede una sistemata, alle 11 e trenta avrebbe cominciato il turno al negozio. Forse lo avrebbe incontrato, l’avrebbe visto dalla vetrina passare proprio lì di fronte, e le si chiuse lo stomaco solo al pensiero.

venerdì 24 aprile 2015

Episodio XXIX "La scelta di Carlo"


Barbara parcheggiò la sua minicooper fuori al bar Cristallo, si specchiò velocemente, diede un'ultima passata di gloss alle labbra, si ravvivò i capelli freschi di piega e scese dall'auto , attirando, come al solito, gli sguardi di tutti gli uomini seduti ai tavolini. D'altra parte era sempre stata una ragazza di bella presenza e molto appariscente; anche quel giorno indossava, infatti, una camicetta di seta su un paio di leggins di pelle che mettevano in mostra le sue curve mozzafiato, mentre invece le scarpe rosse, rigorosamente tacco dodici, le slanciavano ancora di più le lunghe gambe affusolate. Teresa era già lì, comodamente seduta ad aspettarla, e appena la vide le fece cenno da lontano con la mano. Erano amiche dai tempi dell'università e appena avevano un po' di tempo libero dal lavoro, coglievano l'occasione per vedersi e raccontarsi tutte le novità davanti ad un aperitivo.
"finalmente sei riuscita a trovare un po' di tempo per me!" le disse l'amica dandole due baci schioccanti sulle guance.
Barbara le sorrise prendendo posto di fronte a lei "si, hai ragione….da quando lavoro alla tenuta non ho più molto tempo libero….ma adoro lavorare lì!" 
Barbara dopo la laurea in scienze del turismo, due master e uno stage in un importante ristorante francese, si era lanciata con entusiasmo nel progetto di Carlo che sin da subito l'aveva voluta come sua direttrice di sala. Dopo la rottura avevano quasi totalmente interrotto ogni rapporto, poi quando Carlo le propose quel lavoro alla tenuta, lei non poté rifiutare, così appianarono le loro divergenze e ripresero a frequentarsi. Lavoravano insieme, uscivano insieme, erano grandi amici, tutto andava a gonfie vele, finchè un giorno tutto cambiò, finche nella vita di Carlo non fece capolino Kira. "beh….ancora si vede con quella dottorina?" 
Barbara le lanciò un'occhiataccia e sbuffò sonoramente, ultimamente quella ragazzina era sempre alla tenuta, gironzolava per il ristorante come se niente fosse, e stava tremendamente  addosso a Carlo . "E' odiosa! una bimbetta saccente e odiosa ecco cos'è! Si limitasse almeno a fare la bella statuina, potrei anche accettarlo, ma adesso mette anche bocca su cose che davvero non le competono! Se ripenso a quello che è successo ieri, ancora mi saltano su i nervi!" Teresa la guardò stupita, Barbara di solito si lasciava sempre scivolare tutto addosso, era difficile farle perdere le staffe, era sempre circondata da quell'aura di imperturbabilità, tipica di quelle persone consapevoli di essere in qualche modo superiori alla media e per questo disinteressate a confrontarsi con gli altri, che buon ragione non reputavano alla loro altezza. Mai Teresa l'aveva vista in quello stato, così infervorata a scagliarsi contro un'altra persona, quindi incuriositasi la esortò a raccontarle cosa le avesse fatto di così oltraggioso la giovane dottrina. 
"l'altro giorno, abbiamo avuto dei problemi con dei fornitori….l'errore è stato mio, avevo confuso le ordinazioni dei vini, ma sai come sono, odio quando mi si fa notare di aver sbagliato, e Carlo mi ha ripresa proprio davanti a lei…non c'ho visto più! Gli ho risposto malissimo, se non gli stava bene il mio operato, poteva benissimo ordinarseli lui da solo, i vini, la prossima volta!"
"E lui che ha fatto?" 
"Nulla, mi ha esortato a fare più attenzione e la cosa è finita lì, tra noi…ma quella mocciosetta, non poteva non dire la sua…mi si è parata davanti con il suo fare saccente dicendo che non le era piaciuto per niente il modo in cui mi ero rivolta a Carlo, era pur sempre il mio datore di lavoro, non potevo trattarlo così, il mio non era stato un atteggiamento professionale."
Teresa alzò gli occhi al cielo " Beh, non ha tutti i torti la piccoletta! E' pur sempre il tuo capo…" 
Barbara di fronte all'osservazione dell'amica incrociò le braccia contrariata "Io e Carlo abbiamo un rapporto che va ben oltre il lavoro, so io e solo io come posso permettermi di rivolgermi a lui e di certo non mi faccio dare lezioni da una qualunque che lo conosce da neppure cinque minuti. Ed è quello che ho detto direttamente a lei, ovviamente non ha potuto più controbattere, del resto sa benissimo che io e Carlo siamo stati legati per molto tempo, e che in confronto la loro, non è nient'altro che una storiella." 
"Beh…scusa se mi permetto" disse Teresa incerta, cercando di dosare le parole il più possibile, come se volesse indorarle la pillola " mi sembra che tra quei due ci sia qualcosa in più di una semplice storiella…da quello che mi racconti, Carlo mi sembra alquanto innamorato della sua  dottoressina…"  
Barbara scoppiò in una grossa risata, Carlo innamorato? E di chi poi? Di una ragazzina impacciata e maldestra, che si muoveva con la grazia di un elefante in un stanza piena di cristalli…assurdo!  "io lo conosco bene, Carlo è un uomo, impetuoso, passionale, presto si stancherà di quella ragazzina acqua e sapone, perennemente in jeans e scarpette da ginnastica, dei suoi capricci e della sua petulanza, e cercherà una vera donna, e io sarò lì, come sempre…ogni volta è sempre tornato da me…anzi ti dirò di più, questa volta non aspetterò oltre, sarò io ad andarmelo a riprendere, vedrai…"
Teresa cercò in tutti i modi di dissuadere l'amica,  che nonostante fossero passati anni, a Carlo ci teneva ancora tanto, forse troppo, e questo suo coinvolgimento, spesso la portava a prendere decisioni azzardate. Barbara  però era una tipa testarda, ormai nulla le avrebbe fatto cambiare idea, voleva riprenderselo, e sicuramente ci sarebbe riuscita.

Il Lunedì, giorno di chiusura della tenuta, Carlo poteva finalmente rilassarsi  e godersi il meritato riposo, dopo una settimana di intensi impegni lavorativi. Per quella sera non si sarebbe visto con Kira, l'indomani la ragazza avrebbe dovuto sostenere un esame, e lui aveva sperimentato di persona che il giorno prima di uno scritto era meglio girarle alla larga, così insieme a Daniel, organizzò una serata da veri uomini, pizza, birra, e l'immancabile FIFA alla play. Era una vita che i due ragazzi non trascorrevano un po' di tempo insieme in quel modo, si divertirono un mondo, ridendo e scherzando senza pensieri, come se il tempo si fosse fermato e loro fossero ancora due adolescenti brufolosi, che passavano i pomeriggi davanti ai videogiochi e a scambiarsi consigli su come conquistare la ragazzina di turno.
"Dai, resta a dormire…c'è ancora tanta birra, qui!" disse Carlo, ma Daniel fu irremovibile, il giorno dopo avrebbe avuto il compito  di latino in terza b, e non poteva permettersi di arrivare tardi, e soprattutto con i postumi di una sbronza; salutò l'amico e si ripromisero di organizzare un'altra seratina del genere più spesso, era divertente, faceva del bene ad entrambi.
Carlo quindi rimasto solo, non aveva ancora voglia di mettersi a letto, accese la Tv, si aprì un'altra birra e si stravaccò sul divano. "Top Gun" su Italia 1 era appena iniziato, quando il campanello lo fece solbazare; era passata mezza notte, chi poteva mai essere a quell'ora? 
"Ciao!" Barbara lo salutò con il suo solito sorriso smagliante e con un veloce bacio sulla guancia " Sei solo? ti disturbo?" 
Carlo le fece cenno di entrare, era solo, stava guardando la tv, ma  era curioso di sapere il perché di quell'improvvisata. 
Barbara si fece strada fino alla cucina, il rumore dei tacchi riecheggiò nel silenzio, per tutta la casa. "Ero ad una festa qui vicino…ma era una noia mortale, così ho deciso di fare un salto!" 
Lui era sorpreso, ma l'accolse con i suoi soliti modi gentili e la invitò a bere qualcosa insieme. Si accomodarono entrambi sul divano, l'uno di fronte all'altra. Barbara si liberò del pellicciotto color caffè, ultracorto, che che mal copriva le sue bellissime gambe affusolate, che lei accavallò con eleganza, quasi ignara di quanto quel gesto, per lei così consueto potesse essere tanto seducente.
"Ancora non ho capito, cosa ci fai qui a quest'ora?" disse lui, sorridendole teneramente. Lei si strinse tra le spalle "Mi stavo annoiando come non mai a quel party…il catering era pessimo, il vino non ne parliamo…e il mio accompagnatore poi…meglio perderlo che trovarlo…un vero cafone!" Carlo scoppiò in una sonora risata, possibile che mai nessuno le andasse bene? 
"Ah Carlo Carlo…sono già molto esigente di mio, poi sono stata abituata ad avere il meglio…" rispose lei, prontamente,ammiccando allusiva. In quelle parole pronunciate quasi d'istinto, Carlo lesse una nota di malizia, si sentì stranamente in imbarazzo, esattamente come lei voleva che si sentisse. "Che hai?" le chiese lei, con aria da falsa ingenua, uno sguardo negli occhi, che lui conosceva fin troppo bene " Non è vero, che tu mi hai abituata al meglio? Adesso è davvero difficile accontentarsi" continuò, avvicinandosi ancora di più a lui, tanto da potersi rispecchiare nei suoi occhi verdi. Carlo in quel momento, desiderò di non aver bevuto così tanto, sentiva la mente offuscata dai fumi dell'alcol, e reagì al quanto in ritardo al bacio che lei gli stava rubando. Ritornato in se, dopo qualche secondo, la respinse, alzandosi  di scatto dal divano e quasi gridando le disse dandole le spalle "Che diavolo hai in mente?", sembrava abbastanza turbato.
Barbara, imperturbabile invece, si alzò anche lei, e si avvicinò lentamente a lui come un felino si avvicina alla sua preda "Un tempo ti piaceva…" disse prima di lasciar cadere ai suoi piedi, il vestitino rosso scarlatto che fino a quel momento le aderiva addosso come una seconda pelle. lui continuava darle le spalle, stava cercando di metabolizzare quello che era appena accaduto tra loro "Carlo…" le ripetè lei, avvicinandosi ancora di più "Un tempo ti piaceva, e sono sicura che ancora adesso non ti sono poi così indifferente…" Lui si voltò, e se la vide così, in un completino slip e reggiseno  di pizzo nero, talmente striminzito, da lasciare ben poco all'immaginazione. Quasi gli venne un colpo, a ritrovarsela lì, seminuda davanti ai suoi occhi. "Che cosa stai combinando?" le  disse stupito, come se non sapesse quali fossero le sue intenzioni. Barbara gli gettò le braccia al collo, e lo strinse a se, ora erano davvero troppi vicini, e Carlo sentiva la necessità di mettere una distanza tra i loro corpi. "Barbara…io…qualsiasi cosa tu abbia in mente…io non posso…" le disse raccogliendo da terra l'abito rosso e porgendoglielo. "Rivestiti…dai!"
"Perché?Io voglio solo che tutto ritorni come prima!" 
"Come prima? Ma che stai dicendo?" 
"Si come prima!" rispose Barbara, ancora non curante del fatto, che lui divincolandosi dal suo abbraccio l'avesse respinta, quella sera, per la seconda volta "Come prima che…lei… che Kira entrasse nella tua vita e rovinasse tutto ciò che c'era tra noi!"
Carlo si passò nervosamente la mano tra i capelli,  rimase in silenzio per qualche secondo, poi le disse " Kira non c'entra niente con quello che c'era tra noi…insomma adesso si, non verrei mai a letto con te adesso, perché sono impegnato con lei, sono innamorato di lei…ma prima? La nostra storia era finita da un pezzo, lei non c'entra con noi… " 
"Ma prima che la conoscessi, noi due…ecco…uscivamo, stavamo insieme, ci divertivamo insieme…" 
Carlo la guardò negli occhi, era costernato, possibile che in tutto quel tempo, lei avesse frainteso la natura del loro rapporto e avesse creduto che lui provasse per lei qualcosa in più della semplice amicizia che in realtà li legava? "Mi dispiace…" disse desolato " Mi dispiace, se con il mio comportamento, ho potuto farti credere che tra noi ci fosse qualcosa di più dell'attrazione. Credevo fosse chiaro, credevo ti stesse bene…che fossimo entrambi sulla stessa lunghezza d'onda…"
Barbara abbassò lo sguardo, lui le aveva sbattuto in faccia la verità, quella verità che da anni aveva cercato di nascondere a se stessa. Tra loro era solo sesso, puro divertimento, senza alcun legame; come aveva fatto a non capire? come aveva fatto a non voler capire? Si sentiva nuda, più nuda di quanto già non fosse con addosso quel ridicolo completino in pizzo, che tra l'altro le era costato un occhio della testa, davanti all'uomo che più aveva amato e che più l'aveva umiliata in tutta la sua vita.
"Oh…Babi, mi dispiace…io" 
"Non chiamarmi così, per piacere…" lo interruppe lei stizzita, si era rivestita completamente, ormai aveva messo su anche il pellicciotto color caffè, l'unica cosa che voleva era andarsene via il più presto possibile " e non sentirti in colpa più di tanto…domani ti presenterò ufficialmente le mie dimissioni…ovviamente verrò al lavoro per tutto il tempo che ti sarà necessario per rimpiazzarmi, ma ti prego, fa in fretta." Carlo rimase in silenzio, non poté far altro che accompagnarla alla porta, era sconvolto e dispiaciuto per quello che era successo; cercò di farle cambiare idea sulla questione del licenziamento, era brava nel suo lavoro, e insieme avevano lavorato sempre bene, ma lei fu irremovibile e sotto sotto, anche lui, sapeva che da quella sera sarebbero venuti a mancare tutti i presupposti per una buona e proficua collaborazione professionale. 

Erano le 19.00 Frida stava leggendo senza molta attenzione la relazione che avrebbe consegnato al suo prof. l'indomani, quando Kira tutta pimpante irruppe nella sua stanza con in mano due margarita. " Dobbiamo festeggiare!" disse entusiasta. Frida credendo che l'inusuale allegria dell'amica fosse dovuta all'esame appena sostenuto, si congratulò con lei. "Grazie" rispose Kira "Ma non festeggiamo il mio esame…" 
"ah no??" chiese frida incuriosita " e cosa??" 
Kira le fece un sorriso a trentadue denti e tutta soddisfatta disse " Barbara si è licenziata! Finalmente quella sgallettata si e tolta dai piedi!" Frida strabbuzzò gli occhi, era curiosissima, voleva assolutamente saperne di più. Kira non si fece pregare più di tanto, non vedeva l'ora di raccontarle le novità che Carlo le aveva confidato poche ore prima. In poche parole le raccontò cosa era successo alla tenuta, da quello che aveva capito Carlo e la Barbie avevano avuto una discussione che gli aveva portati a rivalutare i loro rapporti lavorativi. "Carlo mi ha detto che lei, prova ancora dei sentimenti per lui, ma siccome lui l'ha respinta e gli ha chiarito di essere innamorato di me, lei ha presentato le sue dimissioni, non se la sentiva di continuare a lavorare per lui. ahaha sono troppo felice!" disse abbracciando forte l'amica
" sai questo che significa?" le chiese Frida guardandola saltellare per la stanza come in preda ad una strana estasi.
"certo che lo so…che Carlo prova per me la stessa cosa che io provo per lui…e so anche a cosa stai pensando…ma questa volta, penso sia la volta buona…!" rispose lei sorridendo. Le perplessità di Firda erano dovute al fatto che prima di allora, ogni volta che una sua relazione arrivava ad un punto di svolta come quello, Kira scappava via a gambe levate, ma questa volta l'amica sembrava davvero sicura, Carlo aveva davvero fatto breccia nel suo cuore, era davvero molto contenta per lei! "beh allora, amica non ci resta che brindare…" disse, e entrambe alzarono i loro drink  "ciao ciao Barbie!" 

martedì 14 aprile 2015

Episodio XXVIII "Le fleur du mal"


Kira e Vera uscirono finalmente dalla Metro super affollata, camminavano a passo svelto nonostante fossero stremate dopo una giornata estremamente faticosa. Per quel giovedi sera si erano già accordate dal giorno precedente, Vera avrebbe cenato e dormito a casa di Kira e la mattina dopo si sarebbero recate insime in ospedale per ricominciare. Tra chiacchiere e risate finalmente giunsero a casa, Kira si fermò davanti al portone del palazzo e rovistò frettolosamente nella grande borsa per cercare le chiavi, come al solito le servirono molti tentativi prima di riuscire a beccarle tra tutte le sue cianfrusaglie, “ah finalmente vi ho trovate, maledette chiavi” esclamò soddisfatta “ho una fame da lupi! Frida si sarà data certamente da fare stasera per preparare la cena, sai il giovedi lavora solo di mattina, spero solo che non si presenti con le solite omlette, le adora veramente..” e ridacchiò ansiosa di rientrare, erano già le nove. “Vera, ovviamente fai come se fossi a casa tua, come al solito, scusa il disordine, ma sai in periodo di esami in questo buco di casa non si capisce niente!” Vera sorrise, comprendeva benissimo il livello di stress pre esami, si guardò intorno ed effettivamente notò un certo caos che in casa loro non aveva mai visto prima; sul piccolo tavolo c’erano libri aperti, penne, matite e tazzine sporche, sul divanetto erano adagiati vestiti un po’ alla rinfusa e poco più avanti, a terra, due paia di scarpe, “effettivamente sembra sia appena passato un tornado, Kira!” Ridacchiò e cominciò a rimettere un po’ in ordine, era una ragazza molto precisa e appena poteva era sempre pronta a dare un aiuto. Kira sospirò allargando le braccia, si guardò anche lei intorno e le sembrò strano che Frida non le fosse corsa incontro con qualche stupidata pronta da dire, così la chiamò a gran voce, ma non ottenne risposta, pensò che forse aveva avuto un impegno con Daniel all’ultimo minuto dimenticando di avvisarla, inoltre non vide alcuna pentola, controllò nel microonde e non c’era nulla a cuocere. Vera ripose le sue cose nella stanza di Kira e poi si accomodò sul divano, alzò lo sguardo verso Kira che rovistava in cucina “sarà uscita, non preoccuparti per la cena, lo sai che per me una delle tue gustosissime insalate andrà benissimo!” Kira rise, Vera aveva assaggiato più di una volta alcune delle sue migliori insalatone “fantasia”, come amava definirle. Appurato che in cucina non c’era nulla di pronto da mangiare, si recò verso la stanza di Frida ed aprì la porta. La vide lì, stesa sul letto, sembrava dormisse ma a prima vista le parve strano trovarla con al piede le ballerine e con indosso la camicia, solitamente non sonnecchiava mai vestita di tutto punto, preferiva sempre mettersi qualcosa di comodo per non sgualcire i vestiti, così le si avvicinò “Fri, tutto bene?” L’amica aprì subito gli occhi e le rispose nervosamente che aveva sonno e voleva essere lasciata in pace. Kira rimase spiazzata, non le aveva mai risposto così male, tranne durante qualche litigio, ma forse era davvero stanca come diceva. Comunque per essere sicura le chiese se si sentisse bene, magari le avrebbe dato una controllata, “non ho bisogno di un medico” rispose Frida stizzita “anzi, in questo momento è proprio l’ultima cosa di cui ho bisogno. Comunque mangiate pure senza di me, non ho molta fame…ah….non ho fatto la spesa. Lo so che oggi toccava a me, mi dispiace, non farmi la predica. Ora dormo!” Kira rimase basita, ultimamente Frida aveva dei comportamenti strani, sembrava avere qualche malessere, ma era evidente che non aveva voglia di parlarne, così preferì lasciar stare, forse era solo stressata per gli esami, così tornò in cucina da Vera “meglio ordinare una pizza” esordì “e anche qualche bibita, in pratica ho il frigo vuoto!” Passarono una bella serata davanti a qualche puntata di Grey’s Anatomy, per tutta la sera Frida non uscì dalla stanza. Quella notte Frida la passò quasi del tutta insonne, non faceva altro che pensare a Giulio, al fatto che cercasse in tutti i modi di evitarlo facendo finta di non vederlo quando ogni giorno passava davanti al negozio per andare a lavoro; non riusciva a spiegarsi perché un bacio insignificante e dato con così tanta arroganza, la facesse stare così male. Tutta la notte aveva pensato alle sue mani, al suo sorriso, al suo sguardo pulito e tutta la notte aveva pensato a Daniel, a quanto lo amasse, a quanto lui l’amava e si era chiesta perché aveva nella testa Giulio ventiquattr’ore al giorno, per lei non era nessuno, dopotutto era un perfetto sconosciuto. Il mattino seguente si alzò dal letto prima che suonasse la sveglia, si sentiva intorpidita e soprattutto confusa, andò a guardarsi allo specchio, era ancora tutta vestita dalla mattina precedente, gli occhi anneriti dal trucco sciolto, e sentiva lo stomaco brontolare, non ricordava l’ultima volta che aveva mangiato un pasto decente. Aprì la grande finestra accanto al letto e il suo sguardo si posò sulla piccola scrivania di legno dove da qualche giorno era rimasto aperto e abbandonato il libro di storia della filosofia; sospirò sonoramente, fu pervasa da un senso di ansia, non avrebbe stilato la sua relazione e non avrebbe sostenuto quell’esame, non ce l’aveva fatta a prepararlo, si sentiva frustrata e depressa e sperava solo che Daniel non se ne fosse accorto. Raccolse le forze, prese coraggio e decise che qualcosa doveva cambiare da quel giorno, non poteva ridursi in quello stato per una stupidata, per un bacio rubato, per qualcosa che nemmeno aveva voluto e così promise a se stessa che da quella mattina tutto sarebbe tornato come prima, lei sarebbe tornata la stessa, avrebbe smesso di pensarci e le cose si sarebbero messe a posto in un batter d’occhi, bastava volerlo. Andò in cucina, le ragazze già erano andate via, bevve una tazzona di caffelatte e trovò un post-it di Kira attaccato al frigo “ti ho perdonata per ieri, ma fai la spesa oggi e cucina qualcosa per stasera altrimenti ritiro il perdono! Poi mi dici che cazzo avevi….ciao!” Frida sorrise, ma no, non le avrebbe detto niente, cosa avrebbe dovuto dirle? Che il dottor Bassani in un impulso di follia l’aveva baciata senza nessun motivo e che lei adesso si stava comportando come una ragazzina in piena crisi adolescenziale? No, meglio tacere, si sarebbe resa ridicola. Era ancora molto presto, così si concesse un bel bagno rilassante, ma prima chiamò il bar e si fece portare due grandi cornetti al cioccolato, stava morendo di fame e li divorò golosamente. Uscì di casa un’ora e mezza più tardi, piena di energia e di voglia di fare, non si sarebbe più persa in sciocchi pensieri, avrebbe ritrovato la calma e la razionalità di sempre. Camminando verso il negozio mandò un sms a Daniel per augurargli una buona giornata, si sarebbero poi sentiti. Arrivò in negozio e trovò Milly che aveva appena aperto, l’accolse con il solito sorriso sbarazzino, era molto sorpresa, di solito Frida non arrivava mai così in anticipo; come sempre la squadrò da capo a piedi e le fece i complimenti per l’abbigliamento, in effetti lei usava vestirsi a seconda del suo umore e quel giorno si sentiva ottimista, aveva l’ottimismo tipico di chi vuole dare una svolta ad una situazione, e così optò per una camicetta a fiorellini bianca e lilla, un paio di jeans chiari e ballerine multicolor. Fin da subito fu operativa, aiutò Milly a riordinare le vetrine e a sistemare tantissimi nuovi arrivi, di lì a poco lei sarebbe andata via per poi tornare per il turno pomeridiano, così Frida avrebbe avuto il negozio tutto per lei. Dunque la mattinata trascorse così, con la voglia di ricominciare e di non pensare più a quel bacio, ma solo alla vita magnifica che aveva e che non poteva essere turbata da un episodio di così poco conto.  E se lo avesse rivisto? Si chiese...cosa avrebbe fatto? Beh, doveva essere forte e decisa e mostrargli a testa alta che con lui non aveva nulla da condividere, doveva farglielo capire senza abbassare lo sguardo, doveva smetterla di far finta di non vederlo e di non salutarlo, mai più doveva mostrarsi fragile ed intimidita, per lei il dottor Bassani non era nessuno e non significava niente, punto. Al tempo stesso voleva mostrare a Daniel che era tornata la stessa di sempre, ultimamente forse l’aveva trascurato, era stata sfuggente per i troppi pensieri, così cominciò a messaggiare con lui e gli diede appuntamento per il pomeriggio. A ora di pranzo chiamò il il miglior ristorante giapponese di Napoli ed ordinò del sushi e del riso al curry, che le arrivarono in meno di mezz’ora…adorava la cucina giapponese, gustosa e non troppo calorica, così scartò velocemente il suo pacchetto e lo gustò lentamente, appoggiata alla vetrina interna, mentre guardava fuori osservando la gente e il traffico dell’ora di punta. E fu in quel momento che tutte le certezze che si era costruita quella mattina crollarono come un castello di sabbia sotto un’onda… Giulio stava uscendo dal portoncino del palazzo di fronte, istintivamente Frida si spostò un pochino, sperando che non la vedesse, ma la voglia di sbirciare le sembrò irrefrenabile, così sporse un po’ la testa per guardare dal vetro. Lui stava guardando proprio verso il negozio e le sorrise, scuotendo leggermente la testa, ma non la salutò con un cenno della mano come aveva fatto tutte le altre volte, perché sapeva che lei non avrebbe ricambiato il saluto. Così, dopo averla freddata con il suo sorriso ironico e perfetto, distolse lo sguardo da lei e, voltandole le spalle,  si avviò lungo il marciapiede. Frida sentì il cuore fermarsi all’altezza della gola, continuò a guardarlo e lui si fermò, come se si sentisse osservato e si voltò di nuovo verso il negozio. A quel punto Frida si girò di spalle con un balzo che le fece rovesciare tutto il sushi sul pavimento “ma porca troia!” esclamò, “sono un’idiota, una povera stupida!” Cercò di ripulire nel miglior modo possibile continuando a sbuffare ad intervalli di tempo regolari e sentì di nuovo il senso di disagio e di malessere che aveva provato fino alla sera prima, si sentiva ancora confusa, non capiva più niente e non sapeva come far passare quella sensazione. Milly ritornò prima del solito, entrò in negozio tutta pimpante, felice di mostrare al mondo il suo nuovo taglio di capelli. Era stata dal parrucchiere quella mattina, le aveva cotonato i ricci a tal punto da farla sembrare un fungo, ma Frida non disse nulla, d’altronde mostrava la sua acconciatura con aria così soddisfatta che decise di non smorzare il suo entusiasmo e la sua felicità. “Sono proprio un bijoux” le disse, poi le sfiorò le pute dei capelli “anche tu dovresti dare un po’ di volume a questa chioma, è troppo spenta, piatta, passa da Franco,  saprà lui come farli tornare a brillare!” Frida la guardò con aria sconsolata, aveva sempre qualcosa da ridire,  poi le dava fastidio che qualcuno le toccasse i capelli e in quel momento si sentiva così nervosa che avrebbe avuto voglia di schiaffeggiarla per toglierle dalla faccia quell’aria da baldracca. Prima che le dicesse qualcosa varcò la porta un uomo di cui non si vedeva il viso, perché era coperto da un mazzo di fiori enorme…erano una decina di rose rosse, forse qualcosa in più; Milly si precipitò ad aiutare il povero ragazzo e pose i fiori sul bancone, il viso le si illuminò “oh mio dio….sono magnificiiiii…chi me li avrà mandati? Guarda, c’è un biglietto….” Frida non poteva credere ai suoi occhi, sul biglietto c’era il suo nome, erano per lei. Non aveva mai ricevuto un dono del genere, si sentì lusingata per un attimo. Strappò con foga il biglietto dalle mani di Milly e lo aprì velocemente mentre l’amica la guardava con occhi curiosi. La calligrafia era elegante, lineare, ordinata “Se non sono più nemmeno degno di un tuo saluto, allora forse ti devo delle scuse e questo mi sembra l’unico modo carino per fartele. Mi dispiace, ho avuto un comportamento inopportuno. Puoi riuscire ancora ad essermi amica? Giulio.” Frida rimase imbambolata per qualche secondo e Milly partì subito all’attacco “ma chi è? Un ammiratore??” Frida alzò gli occhi, il suo sguardo divenne improvvisamente impassibile e impetuosamente strappò il biglietto in due e lo gettò nel cestino dietro il bancone “non è nemmeno firmato, non so di chi sia…puoi prenderli tu se vuoi, a casa mia non ci entrerebbero nemmeno!” Davanti allo stupore di Milly, Frida sperò di essere riuscita a mostrarsi disinteressata, mentre invece il cuore le batteva a mille…fu felice di quel regalo, pensò che avrebbe voluto ringraziarlo e che forse aveva sbagliato a far finta di niente con lui, dovevano chiarirsi. Sì, pensò, avrebbe parlato con lui; intanto le rose le lasciò a Milly che provvide a sistemarle nel retro e, approfittando della sua assenza momentanea, recuperò il biglietto strappato e lo mise in borsa,  veloce come un bambino che ruba la marmellata dalla credenza.

venerdì 10 aprile 2015

Episodio XXVII "Uno strano autunno..."


Dal diario di Frida
3 settembre
Non ho avuto il tempo di scrivere molto ultimamente, prendere in mano la penna per buttar giù i miei pensieri mi è mancato, a dire il vero. L’estate è volata, Mallorca è stata un’esperienza magnifica, ho conosciuto meglio Carlo, siamo diventati davvero buoni amici! E Daniel, beh che dire, è l’uomo perfetto (l’unico difetto…forse è un po’ lunatico...e alquanto impulsivo…ma posso sopportarlo) Comunque per me zero abbronzatura, per via dell’intervento alla cicatrice! Finalmente ieri l’ho fatto e mi sono tolta questo terribile pensiero dalla testa. Il day hospital è stato alquanto noioso, le visite sono state brevi e limitate, per fortuna avevo con me Dostoevskij. Beh, se devo dire la verità, anche il dottor Bassani è stato dolce e carino come al solito. Dopo il mio intervento è stato un bel po’ impegnato, ma poi del tutto inaspettatamente è passato a trovarmi con un cappuccino gustosissimo e mi ha tenuto compagnia, non essendo orario di visite. Mi h fatto ridere moltissimo e il tempo è volato ad ascoltare tutti gli aneddoti sui suoi assurdi pazienti. Credo sia stato almeno un paio d’ore con me e come al solito mi sono sentita in imbarazzo per i modi confidenziali che usa, ma ho cercato di non darlo a vedere, non voglio più fare la parte della rimbecillita davanti a lui. Quando poi gli ho chiesto se non avesse lavoro da fare (visto che era con me da tanto tempo), mi ha risposto che lui i pazienti speciali li tratta così. Penso di aver arrossito quando lo ha detto, e penso di essere arrossita ancora di più quando mi ha chiesto della mia vita e se fossi impegnata con qualcuno., forse ho addirittura balbettato…mio dio che sciocca. Cosa gliene frega? Forse era solo curioso, forse era semplice conversazione. Sinceramente anche io sono curiosa di lui, ma ovviamente non gli ho chiesto nulla, insomma, intrigarmi della vita privata del mio chirurgo plastico…no, no, che cosa ridicola. Fatto sta che è stato carino con me, ma non voglio certo fraintendere il suo comportamento… Kira crede che io mi faccio dei gran film. Comunque riconfermo che il dottor Bassani (o Giulio, come vuole farsi chiamare, ma non mi riesce molto chiamarlo per nome…) è un tipo strano, molto strano. Ha detto che appena tornerò a lavoro passerà in negozio a salutarmi. Oddio ma perché sto scrivendo di lui? Nemmeno lo conosco! Meglio se torno a studiare.


Quel grigio venerdì Frida stava lavorando in negozio, mentre metteva in ordine la cassa diede uno sguardo al grande orologio da muro dietro di lei, erano le cinque e mezza, la giornata lavorativa per lei era quasi terminata, alle sei avrebbe smontato e Milly avrebbe retto le ultime due ore. Avevano deciso di comune accordo di dividersi le ore in maniera diversa, cosìcchè lei avrebbe avuto un po’ più di tempo per studiare e Milly sarebbe stata libera nelle ore in cui il bambino le dava più impegno, un ottimo compromesso insomma. Il negozio era momentaneamente vuoto, Frida prese la sua grande borsa nera da sotto il bancone e ne estrasse uno specchietto rosso, lo aveva dal primo anno di Liceo, ne era davvero affezionata e non se ne separava mai, nonostante avesse una vistosa scheggiatura rimediata dopo che le era violentemente scivolato dalle mani, molti anni addietro. Si osservò allo specchio, si sentiva uno straccio, quasi non si riconosceva, erano ormai quasi due settimane che si sentiva così, forse era a causa dello stress da esami, si ripeteva, ma sapeva benissimo che i suoi pensieri principalmente si concentravano su di lui, e anche se cercava a tutti i costi di non ammetterlo a se stessa, questo sforzo non riusciva a farla sentire meglio. Era da nove giorni esatti, da quel fatidico mercoledì, che non lo vedeva, o meglio, che evitava in tutti i modi di vederlo, d’altronde il suo studio era proprio di fronte al negozio e lei sapeva benissimo che ogni volta che entrava o usciva avrebbe rischiato di incontrarlo e durante le ore di lavoro cercava il più possibile di non guardare fuori dalle vetrine –cosa che amava fare tantissimo, di solito- per paura anche solo di intravederlo. Lo aveva conosciuto poco più di un anno fa, il Dottor Bassani, e il primo appuntamento nel suo studio lo ricordava benissimo: l’ansia della visita che aveva già dal giorno precedente si unì allo stupore di fronte ad un uomo così stravagante. Sin dal primo momento Frida sentì un forte senso di disagio di fronte a lui, di fronte ai suoi modi nervosi e impetuosi e alla sua logorroicità; ma sin da subito aveva trovato affascinante la sua aria distratta e allo stesso tempo brillante, il suo modo veloce di parlare e di passare da un discorso all’altro, era capace di passare da un tono formale a uno informale, le parlava di tutto e di niente senza mai annoiarla e per tutti questi motivi dal primo istante lei si sentì come sopraffatta dalla personalità avvincente di quell’uomo, le era sembrato un inarrestabile torrente in piena, e quei suoi atteggiamenti non le procuravano nessun fastidio, ma solo una strana curiosità. Gli appuntamenti prima del piccolo intervento confermarono le sue prime percezioni; il dottor Bassani forse sapeva semplicemente come essere cordiale con i suoi pazienti, pensò all’inizio, ma lei ebbe come la sensazione che lui ci provasse, non proprio apertamente, ma più andavano avanti con gli appuntamenti, più lui le si avvicinava, insomma, le faceva capire che la trovava interessante, nonostante non le desse molto la possibilità di parlare, la scena la teneva sempre tutta per lui e Frida glielo lasciava fare, perché quando ce l’aveva di fronte si sentiva disarmata dalla sua irruenza. Aveva da subito parlato anche a Kira del Dottor Bassani e dei suoi modi eccentrici, e loro usavano sempre riderci un po’ su, anzi, dopo ogni seduta Kira non vedeva l’ora di sentire le ultime stravaganze del medico e Frida non vedeva l’ora di raccontargliele. Effettivamente lo trovavano un tipo un po’ comico, da cartone animato amava definirlo Frida, un uomo di  quarantadue anni, anche se portati benissimo che parlava e si comportava come un ragazzino le dava tanto da parlare, anche se ciò non toglieva che lo considerasse un ottimo professionista. Kira l’aveva visto forse solo di sfuggita, Frida glielo daveva descritto come un uomo magrolino, molto giovanile, non bello ma neanche brutto, forse esteticamente era un po’ particolare, esattamente come tutto il resto in lui; i suoi occhi erano grandi e sempre luccicanti, sembravano gli occhi infiammati di un visionario, gli davano sempre l’aria di uno che fosse sul punto di avere un’idea, un’illuminazione, o chissà quale visione; le sue mani erano piccole e affusolate e aveva un bel sorriso, quasi perfetto. In poco tempo tra di loro nacque un rapporto cordiale, una sorta di simpatica amicizia, fatta di battute e di timidi cenni con la mano quando si intravedevano dal negozio e dal marciapiede di fronte, e qualche volta il dottor Bassani si era anche affacciato in negozio per salutarla, con i suoi soliti modi gentili ed eccentrici. Nonostante lo prendesse spesso in giro fuori dallo studio, Frida sapeva esattamente che il dottor Bassani aveva un qualche strano potere su di lei, aveva il potere di intimidirla, di farla rimanere senza parole, ed era qualcosa che chi la conosceva bene non avrebbe mai pensato fosse possibile…proprio lei, la Frida frizzante ed estroversa, ammutolita di fronte ad un chirurgo plastico mezzo pazzo. Lei sapeva che tra di loro in realtà c’era qualcosa, qualcosa di molto velato, una sorta di attrazione, un qualcosa di atipico, di particolare, ma non faceva altro che riderci su… insomma, pensava, non erano altro che un chirurgo e una paziente, non si erano mai frequentati al di fuori del loro rapporto professionale, e poi avevano una differenza d’età abissale, per cui era davvero lei che usava farsi troppi film. Di certo lui era sempre molto dolce e gentile con lei, anche il giorno dell’intervento era stato molto carino e premuoroso, aveva sempre qualche complimento pronto e sembrava che amasse stare lì a parlarle di tutto, ma si era limitato sempre a questo, non aveva mai osato andare oltre, dunque Frida arrivò alla conclusione che sì, aveva vagato troppo con la fantasia, forse aveva anche un po’ peccato di presunzione e di eccessiva vanità, e poi, si chiedeva sempre, cosa le fregavano tutte queste cose? Dopo molti mesi dall’intervento, i loro rapporti professionali erano terminati e continuavano solo ad intravedersi e a salutarsi dai cigli opposti di Via Carducci, fino a quel giorno in cui avevano fissato una visita di controllo, il dottor Bassani era un tipo alquanto meticoloso e voleva assicurarsi che non fosse rimasto nessun segno dopo l’operazione di quella grande cicatrice. Quel mercoledì passato, nel pomeriggio, terminato il turno a lavoro, Frida salutò frettolosamente Milly, attraversò la strada e raggiunse il vecchio portoncino del palazzo di fronte, in un batter d’occhi fu nello studio dove  l’accolse Ilaria, la giovane assistente con la quale si fermava spesso a chiacchierare nell’attesa del dottor Bassani. Era una ragazza carina, alta, molto gentile nei modi, le stava molto simpatica e anche lei pensava di piacerle. “Frida! Come va?”  Le disse con un gran sorriso   “Ciao Ila, tutto bene…non c’è nessuno in attesa?” considerato l’orario, evidentemente no, e la ragazza glielo confermò. Frida sentiva la stessa sensazione di ansia che aveva provato tutte le altre volte, quel posto la metteva a disagio e le dava fastidio che il dottore si facesse sempre attendere. Ilaria la fece gentilmente accomodare e mentre riordinava alcune scartoffie, forse notò la sua impazienza e la rassicurò “Giulio arriverà subito, è un attimo al telefono, forse con qualche paziente un po’ scocciante eheheheh”.  Appena sentì pronunciare il suo nome, sobbalzò, cosa le avrebbe riservato oggi? Con quali chiacchiere interminabili l’avrebbe frastornata? Mentre attendeva sperava solo di andarsene presto, aveva tantissime pagine da studiare e il sol pensiero dell’irruenza del dottor Bassani non la entusiasmava. Mentre si guardava intorno lo vide entrare come un lampo, aveva il solito sorriso stampato sul suo piccolo viso e quel giorno indossava uno strano camice colorato e una cuffietta a fiori che fecero subito sorridere Frida, era proprio un tipo strano, non c’erano dubbi. La salutò calorosamente e con fare nervoso le si sedette accanto, sembrava andasse quasi di fretta e le diede una controllata…. “pare sia tutto ok…ho fatto proprio un ottimo lavoro con te, niente da dire…bravo me”  e detto questo, le diede due buffetti sulla guancia. Frida stava per dirgli qualcosa quando lui la interruppe, come suo solito “ah, per la questione del mento…già ti dissi, non mi pare una cosa urgente, magari pensaci, se vuoi toglierti questo sfizio lo facciamo altrimenti, niente, non c’è nessuna necessità a mio avviso…stavi dicendo qualcosa?” A quel punto aveva dimenticato cosa volesse dirgli e rispose di no sorridendo. Il suo atteggiamento le dava enormemente fastidio, ma non poteva fare a meno di strapparle sempre un sorriso, le trasmetteva positività, energia, ottimismo, alla fine era solo un po’ matto, non era cattivo, pensava. Lei si alzò e seguì il dottore nel suo studio per saldare il suo debito, finalmente avrebbe finito di pagare,  e mentre si avviavano lui si girò di scatto verso Ilaria “Ila, puoi cambiarti, per oggi abbiamo finito, sono le sette…tutti a casa finalmente, anche oggi è andata, devo solo passare in clinica a controllare dei pazienti”  le disse soddisfatto. Si accomodarono uno di fronte all’altro, lui segnò il pagamento sul suo piccolo note book, le sue dita si muovevano velocemente ma erano delicate, come lui d’altronde; subito rivolse il suo sguardo attento a lei, ogni volta che la guardava sembrava sempre che stesse scrutando qualcosa, ogni volta Frida sentiva come se la stesse guardando dentro per cogliere qualcosa di lei e, quella volta, così fu davvero. “Sembri sempre un po’ tesa, ormai abbiamo finito, puoi anche rilassarti”  disse ridacchiando con la sua solita aria dolce e lei gli sorrise, poi stava per salutarlo, quando lui nuovamente la interruppe “stai davvero bene con i capelli raccolti, anche se, devo dirti la verità, esageri col trucco…ti ho notata al naturale un paio di volte, davanti al negozio…non che io stia lì a guardarti eh, per carità, ma l’avevo solo notato…e poi è tutta roba che fa male…ah, a proposito, poi hai smesso di fumare?”  Disse tutte queste cose con una velocità disarmante, Frida si sentì imbarazzatissima, odiava quando qualcuno le faceva notare qualcosa sul suo aspetto fisico, e soprattutto lui, riusciva sempre a farla rimanere lì impalata, una cosa che non le si addiceva proprio per niente; attese venti secondi prima di rispondergli, magari lui aveva altre cose da dire, non aveva nessuna voglia di essere ancora interrotta… “beh sì, fumo molto meno…e…”   “Frida!!! Ma già te l’ho detto, devi assolutamente smettere del tutto già che sei in tempo…Non mi deludere, fai questo piccolo sforzo, è un peccato!”.  L’aveva interrotta di nuovo, ora Frida ne aveva abbastanza e decise di armarsi della sfacciataggine che la contraddistingueva e che fino a quel momento non aveva mai osato smascherare davanti a lui, non voleva rimanere ancora una volta imbambolata, quell’uomo non poteva avere il potere di intimidirla in quel modo, così si fece coraggio e reagì  “oddio, ma quanto parli! Stai sempre a predicare…” esclamò, e  mentre disse questa cosa si sentì in fiamme dall’imbarazzo, forse aveva osato rispondere con troppa confidenza, ma riuscì a sembrare ironica e disinvolta, almeno così le pareva, dal momento che lui ridacchiò a sua volta, reclinando il capo a destra e sinistra…era una specie di tic che aveva ogni volta che rideva o sorrideva e che gli dava un’aria ancora più stramba.  Di fronte alla ribellione improvvisa di Frida, per la prima volta fu  lui a rimanere senza parole, infatti stranamente non le rispose subito. Ripose il suo pc nella borsa, così Frida fece per alzarsi “allora ci becchiamo qui fuori, ci vediamo” gli disse sorridendo, lui la guardò fissa negli occhi col suo bel sorriso radioso “sì, certo…aspetta dai, usciamo insieme, devo chiudere lo studio. Anzi, perché non ci prendiamo un bel caffè? Mi farebbe piacere chiacchierare ancora con te, prometto, niente prediche, sempre che per te io non parli troppo!”  Frida rimase di nuovo ammutolita e in trenta secondi le passarono mille cose per la testa: perché stava arrossendo? Cosa c’era di male in un caffè? Ci stava provando con lei? O era solo una richiesta gentile? Non riusciva a capacitarsi del fatto che non riusciva ad essere se stessa di fronte a lui, si sentiva annientata dalla sua voce, dai suoi gesti, dalla sua invadenza. Lui la guardò col suo solito sguardo e notò perfettamente che stava arrossendo “allora?” le chiese “che fai, vieni?”  Frida sperò con tutta se stessa che lui non avesse notato il suo disagio, perchè il sol pensiero la mandava ancora più nel pallone, e riuscì a rispondergli con un filo di voce, dopo essersi alzata dalla sedia “no…io…non mi sembra il caso, devo andar via, ci vediamo dai” e si avviò quasi correndo verso l’uscita dello studio, si sentiva come un topo in trappola, era consapevole del fatto che non c’era alcun motivo per sentirsi così avvilita, eppure non riusciva ad evitarlo. Il dottor Bassani non smise comunque di sorridere, capì che l’aveva messa in imbarazzo, anche se non era stata sua intenzione, così per rimediare prese velocemente le sue cose e in un lampo la seguì fino alla porta d’uscita, ancora col camice addosso “aspetta Frida, scusa, io non volevo metterti in imbarazzo, te l’ho chiesto così, giusto perché ci trovavamo ad uscire insieme…tutto qua.”  Alle parole di Giulio, Frida si sentì sprofondare, lui aveva notato tutto,  era esattamente quello che lei voleva evitare, e per questo si sentì ancora più impacciata, ma trovò il fiato per rispondergli ancora  “no, non ti preoccupare…è che, davvero vado di fretta e poi, cioè, io non ti conosco nemmeno…non…niente, non mi pareva il caso, non mi sono mica imbarazzata!  Vabbè scusa, io vado adesso davvero, mi aspettano” dopo ver balbettato queste parole, aprì la porta dello studio più velocemente che poteva, e finalmente si sentì libera da quella situazione ridicola, quando all’improvviso si sentì una mano delicata sul braccio e in una frazione di secondo si ritrovò le labbra del dottor Bassani sulle sue, la stava baciando, lo stava facendo davvero, poteva sentire il suo tocco delicato, quasi innocente, poteva sentire il suo odore fresco, la sua mano leggera sulla sua guancia…Frida realizzò dopo qualche istante e si staccò con uno scatto, lo fissò dritto negli occhi con uno sguardo tra stupore e disappunto e lui sembrava tranquillo “tu devi essere completamente pazzo!” gli disse con tono severo, per poi girare le spalle e fuggire via sbattendo forte la porta. Il dottor Bassani si ritrovò l’anta della porta quasi in faccia, non sapeva cosa gli fosse passato per la testa, effettivamente. Frida gli piaceva, gli piaceva la sua aria sognante, i suoi capelli, il suo sorriso timido e in quel momento gli era sembrata così indifesa e dolce che non riuscì a resistere all’istinto irrefrenabile di avvicinarsi a lei. Si sarebbero rivisti e sarebbe successo ancora, lo sentiva ed era quello che più voleva.

giovedì 9 aprile 2015

Episodio XXVI "Il profumo del mosto selvatico...." [INIZIO SECONDO CAPITOLO]


La cosa che Kira amava fare di più appena dopo finito un esame era disfarsi di tutto il materiale di studio utilizzato: cancellava file dal computer, sistemava appunti e schemini in appositi raccoglitori colorati e riponeva i libri nella libreria ormai stracolma. Ogni volta ripeteva questo suo piccolo rituale e si sentiva appagata. "ciao ciao Malattie Infettive" pensò cliccando su svuota cestino, mentre Carlo le sfilava l'auricolare dall'orecchio destro, per attirare la sua attenzione "Che programmi hai per il weekend?" le chiese. Kira distolse gli occhi dal suo mac, lo guardò con aria trasognata, nella testa rimbombavano ancora i SOAD a tutto volume e stiracchiandosi rispose "Nulla, a parte godermi la beata nulla facenza post esame!" 
"bene! Allora domani partiamo, che dici?" 
"Partiamo? e dove andiamo?" il suo tono era sorpreso e curioso allo stesso tempo, che cosa aveva in mente? 
"E' una sorpresa tigre…saprai tutto a tempo debito!"
Kira lo guardò di sbieco, odiava le sorprese…preferiva avere il controllo delle situazioni, il non sapere le faceva salire l'ansia, senza contare il fatto che per natura era una gran curiosona. "Beh…" disse allora sospirando " Non è detto che io possa venire…sono pur sempre nel pieno della sessione autunnale…"
"Ma se hai appena detto che non hai niente da fare a parte il dolce far niente…allora, che fai sei con me o no?"
"Ma dove andiamo? non puoi non dirmi proprio nulla!! Dai Carlo, un indizio…"
Carlo la guardava divertito mentre lei si sedette accanto a lui sul divano con un'aria abbastanza contrariata, da bambina col broncio. "La curiosità uccise il gatto…lo sai vero??" disse lui ridendo, ma la risposta della ragazza arrivò quasi subito "Certo…ma la soddisfazione lo riportò in vita!" 
"Ok…tempo di vendemmia, a te basta sapere questo, partiamo domani mattina, ti assicuro che sarà un'esperienza divertente, interessante e formativa…credimi! Allora ti fidi??" 
"Che vuol dire tempo di vendemmia? certo che non mi fido, ma sono troppo curiosa, quindi si partirò con te…" disse in fine.
"bene..questo è l'atteggiamento giusto!" detto questo si alzò e si avvicinò alla porta, erano passate le sei del pomeriggio e la serata di lavoro alla tenuta sarebbe cominciata di li a poco. "Ora devo andare, ti passo a prendere alle 9…ah Kira, mi raccomando..un bagaglio leggero, tanto domenica sera siamo di nuovo a casa. Non avrai bisogno dell'intero guardaroba!" Kira annui, anche se non sembrava molto convinta sull'ultimo punto; preparare una valigia era sempre stata per lei un'impresa titanica, poi farlo in così poco tempo senza sapere neppure la meta del viaggio, sarebbe stato ancora più complicato, ma decise di assecondarlo, avrebbe portato solo il necessario. Così dopo qualche minuto si salutarono e lei volò in camera, tirò fuori da sotto il letto il vecchissimo trolley a cui però era tremendamente affezionata e aprì l'armadio in disordine. Bene…aveva poco tempo, ma avrebbe portato a termine la sua missione valigia! 
Carlo era lì ad aspettare sotto casa delle ragazze da quasi più di mezz'ora, quando Kira in perfetto ritardo uscì goffamente dal portone del vecchio palazzo, trascinando a fatica il suo trolley arancione, che a guardarlo sembrava potesse scoppiare da un momento all'altro. 
"Bagaglio leggero!" le fece notare Carlo ironico. 
"beh, amore mio…se tu mi avessi detto la meta del nostro viaggio avrei potuto essere più mirata nella scelta di cosa portare o no. Invece ho dovuto portare un po' di tutto…sai per non sbagliare!"
"eh si, hai ragione…non fa una piega, su sali in macchina…siamo leggermente in ritardo!" Kira si accomodò sul sedile del passeggero…per qualche minuto cercò di dissimulare la sua curiosità giocherellando con i tasti della radio, cosa che a Carlo aveva sempre dato un enorme fastidio. "Vuoi tenere apposto queste mani?" 
"e tu vuoi dirmi dove stiamo andando? Ti prego!!"
Carlo sospirò profondamente "Non ti facevo così impaziente…." ma cominciò a raccontarle i programmi per il weekend; avrebbero soggiornato a Montepulciano,in provincia di Siena, poi per il sabato pomeriggio li attendeva una vera e propria degustazione di vini. Carlo aveva intenzione di ampliare il menù  della Tenuta e quindi cercava nuovi gusti da proporre ai suoi clienti. "Ho pensato che ti saresti potuta divertire, senza contare il fatto che io e te non stiamo insieme tranquillamente da quanto?? Da quando siamo tornati da Mallorca" In effetti, pensò Kira,  un po' per gli esami, un po' per impegni di lavoro vari, si erano visti davvero poco "hai avuto una grande idea…non vedo l'ora! Non sono mai stata ad una degustazione!" disse tutta emozionata, così contenta per aver ottenuto le informazioni che voleva, sprofondò nel suo sediolino "Sai…" disse " a me piacciono un sacco i lunghi viaggi in auto!" Sergio, suo padre, amava viaggiare, guidare l'auto soprattutto di notte, così lei e suo fratello erano stati abituati sin da piccoli a percorrere le lunghe distanze. "Pensa siamo arrivati a Parigi, in auto! 1600 km…ancora me lo ricordo, avevo si e no 8 anni. Facemmo sosta una notte a Milano, da alcuni parenti di mia madre, poi il mattino dopo, alle 6 eravamo di nuovo in viaggio. Che nebbia che c'era, non si vedeva a un palmo dal naso! Ci perdemmo anche, più o meno all'altezza di Lione. Mio fratello era divertitissimo io invece…beh ho quasi avuto un attacco di panico!"
"ahaha…andiamo Kira…la solita fifona!" rise Carlo di gusto.
Kira si strinse nelle spalle, aveva 8 anni e una delle sue paure più grandi era perdersi e non riuscire più a tornare a casa…perdersi poi in un paese straniero…che incubo. Comunque il viaggio durò quasi quattro ore in più, e quando arrivarono a destinazione erano talmente distrutti, che lei e il fratello si addormentarono vestiti, senza neppure cenare. 
Il borgo medievale di Montepulciano iniziò a vedersi in lontananza, arroccato su una collina a 600 metri sul livello del mare; a quel punto Carlo svegliò Kira, che ormai dormiva da quasi due ore, da quando si erano rimessi in viaggio dopo la sosta in autogrill per il pranzo. La loro auto imboccò Via de Filosofi, che costeggiava esternamente il centro storico del paese, posteggiarono proprio lì, in un grande parcheggio recentemente inaugurato per poter ospitare al meglio le miriadi di turisti che in ogni periodo dell'anno affollavano le stradine del borgo. Carlo conosceva bene la cittadina, per un periodo anni addietro aveva vissuto lì, prima di trasferirsi a Napoli e iniziare l'avventura della tenuta.
Camminarono per un po' attraverso  quel dedalo di viottole, fino ad arrivare al loro albergo, in prossimità di Piazza Grande. L'albergo Duomo, a conduzione familiare era piccolo e accogliente situato all'interno di un antico palazzo rinascimentale. Kira si innamorò subito dell'atmosfera intima e rilassante e degli arredi in arte povera toscana. Dopo essersi riposati dal viaggio, degustarono un fantastico aperitivo sulla piccola terrazza dell'albergo e Carlo le spiegò i programmi della serata; avrebbero cenato nel ristorante di Gianni, un suo vecchio amico. "In realtà è molto più che un amico…" disse schiarendosi la voce " si può dire che è il mio mentore, senza di lui non avrei mai iniziato a cucinare…mi ha insegnato tutto…poi vabbè io l'ho superato!" 
Gianni era un uomo sulla cinquantina, capelli riccissimi, bassino e tracagnotto, una di quelle fisicità che subito ispirano simpatia. Il suo ristorante, era un piccolo locale, appena 40 posti nel cuore della città, l'aveva ereditato dal padre morto 30 anni prima e con un bel po' di sacrifici era diventato fiore all'occhiello dell'elite cittadina. Gianni era il tipico toscanaccio, un vero e proprio bischero, così amava definirsi, gli piacevano le donne e il buon vino, ma da quando aveva incontrato Jacinta aveva messo la testa a posto. Lei era una bellissima ragazza polacca di almeno 20 anni più giovane di lui. Arrivò in Italia appena diciottenne con una figlia piccola da crescere. Gianni si innamorò subito di lei, ma non ebbe vita facile; Jacinta era una donna forte, era molto più matura delle ragazzine che lui di solito frequentava, e per molto tempo lo tenne sulle spine, lo mise alla prova, lei aveva bisogno di un uomo vero, con la testa sulle spalle che si prendesse cura di lei e dalla sua bambina, Alice. 
"Gianni era un bambinone, un pazzo…per questo lui e Alice sono subito andati d'accordo!" disse la donna sorridendo guardando figlia e marito sedutile di fronte.
Dopo tutto quel tempo erano comunque ancora insieme, avevano avuto insieme altri due figli, due gemelli che adesso avevano 6 anni e si accingevano a festeggiare i loro dieci anni di matrimonio, nonostante lui fosse rimasto un eterno Peter Pan e lei avesse conservato la sua indole da signora Rottenmaier. 
Kira trascorse la serata serenamente, bevendo dell'ottimo vino e assaporando la cucina casereccia di Gianni. lo trovava un tipo molto simpatico, alla mano e in cucina sapeva davvero il fatto suo. Jacinta e Alice erano due persone squisite, erano entrambe bellissime,sembravano due top model, di una bellezza incontaminata, acqua e sapone. Gli unici a destarle un po' di perplessità furono i due gemellini, Gabriel e Alessandro. Erano due gocce d'acqua, entrambi con gli occhi azzurri e i capelli biondissimi, ciocciottissimi, le guance pienotte e eternamente arrossate, come se fossero perennemente avvinazzati. Per tutta la serata si tenne ben lontana da fare commenti su quei due, ma non appena i genitori si allontanarono da tavola lei non riuscì a non dire la sua, e mentre 
costringeva Carlo a dividersi la seconda fetta di tiramisù alle fragole, gli sussurrò sogghignando "Ma questi due…non sono uguali a Pinco Panco e Panco Pinco?"
"Kira!" l'ammonì Carlo contrariato, non stava bene sparlare di due bambini indifesi. Kira si strinse nelle spalle, non stava sparlando, la sua era semplicemente una constatazione, Carlo non aveva il suo stesso senso dell'umorismo. Solo Frida avrebbe potuto ridere di  quella situazione, e non vedeva l'ora di raccontarle la sua cena insieme ad  Alice nel paese delle meraviglie e Pinco Panco e Panco Pinco.
Anche Carlo le sembrava tranquillo e rilassato, in quel posto sembrava a proprio agio si sentiva a casa, come se Gianni e Jacinta fossero parte della sua famiglia. In realtà Carlo doveva molto a quella coppia strampalata, se non fosse stato per Gianni, non solo non avrebbe mai mollato la noiosa vita da architetto, ma non avrebbe mai pensato di mettersi in proprio , di aprire un ristorante tutto suo. "Sei un bravo architetto Carati…" gli ripeteva di continuo " Ma se volessi potresti essere molto di più…un grande chef!" 
Gianni l'aveva sempre sostenuto, spronato e bastonato all'occorrenza, se adesso la tenuta era quello che era, Carlo doveva ringraziare anche lui, che era sempre stato dalla sua parte.

L'indomani dopo un'abbondante colazione Carlo passò la mattinata con Gianni per incontrare alcuni fornitori, Kira invece decise di visitare il posto, adorava fare la turista. Zaino in spalla e itinerario alla mano se ne andò a zonzo per più di quattro ore, camminando tra le viuzze strette di origine medievale e ammirando  naso in su gli innumerevoli palazzi rinascimentali che sorgevano come funghi ad ogni angolo di strada. Attraversò così via Ricci, via del Poggiolo, fino ad arrivare a piazza delle Erbe, che ospitava in quel periodo un carinissimo mercatino dell'antiquariato, che Kira setacciò in lungo e in largo. Non era un' esperta né un'appassionata del genere, ma  non riuscì a resistere alla tentazione di acquistare un'abat jour del XIV secolo che sarebbe stata benissimo nella sua stanza, sul comodino accanto al letto. Era davvero perfetta!
Continuò il suo tour fino a piazza Savonarola per poi terminare il giro, dove era iniziato, a Piazza Grande. Qui si accodò ad una scolaresca in gita, e scroccò alla guida tutte le informazioni possibili riguardo al Pozzo dei Grifi e dei Leoni, il Palazzo Comunale e la famosissima Cattedrale. Decise di ritornare in albergo solo quando si accorse che erano quasi le 14.30, aveva completamente perso la cognizione del tempo.
Quando entrò in camera, Carlo era sotto la doccia, lei si sdraiò sul letto,  le facevano terribilmente male le gambe, si liberò  velocemente delle sue adidas; era stanchissima e in pochi minuti si assopì cullata dallo scrosciare dell'acqua proveniente dall'altra stanza.
Il casale che ospitava la degustazione di vini era arroccato su una piccola collinetta a qualche chilometro da Montepulciano; L'audi A 4 percorse veloce il viale che conduceva al villino, mentre Kira entusiasta ammirava il paesaggio e raccontava a Carlo la sua mattinata da turista. "Beh secondo me quella lampada ti è costata un po' troppo!" disse lui ridendo, ma lei subito ribattè che invece era stato un vero affare 75 euro invece di 80, forse Carlo non aveva ben capito il reale valore di quell'acquisto. "E comunque a me piace…quindi va bene così!" disse alla fine indispettita. Erano leggermente in ritardo, un' hostess in gessato blu, li accolse all'entrata, gli altri invitati erano già tutti riuniti nella sala principale, aspettavano solo loro per poter iniziare il giro della struttura. Gianni era lì tra gli ospiti,assieme ad Alice e appena li vide arrivare corse loro incontro,  come la sera precedente li salutò con affetto. "è una delle Cantine più rinomate della zona…il loro vino e qualcosa di eccelso…non te ne pentirai…ma venite andiamo a vedere le vigne!" disse emozionato. Carlo lo seguì a ruota trascinandosi dietro Kira tenendola per mano. La serata era fresca, il sole stava per tramontare all'orizzonte, e gli ultimi raggi infuocavano il paesaggio, rendendo particolarmente suggestiva l'enorme distesa di terra completamente coltivata a vite. Era tempo di vendemmia, nei campi c'era grande fermento, nonostante fosse già pomeriggio inoltrato i braccianti erano ancora a lavoro, l'odore dell'uva appena colta era pungente e prepotente  entrava nelle narici, inebriando chi aveva il piacere di trovarsi lì in quel momento. Tra le filare di piante, Kira poté scambiare quattro chiacchiere con Alice, mentre Carlo e Gianni erano troppo immersi nelle loro discussioni di affari. Alice aveva 16 anni e frequentava il terzo anno di istituto agrario. Lei amava stare in campagna, il contatto con la natura, le piante e gli animali. Il suo sogno era quello di lavorare in un azienda vinicola proprio come quella, di produrre il proprio vino e di esportarlo in tutto il mondo "Un giorno ce la farò…" disse mentre gli occhi azzurri si infiammavano di quella passione che arde solo nel cuore dei giovani. Kira sorrise, Alice a discapito del suo nome, non viveva affatto nel paese delle meraviglie, anzi aveva le idee ben chiare, e un caratterino niente male. "Vieni…" le disse la ragazzina " adesso "viene la parte migliore…le cantine!" 
La cantina principale, quella aperta al pubblico, era ampia e spaziosa e ospitava botti allineate ordinatamente di diversi tipi e dimensioni. Uno stuart, alto, di bell'aspetto, dai modi eleganti anch'egli in gessato blu, spiegò con trasporto l'intero processo di conservazione del vino in botte, il ruolo fondamentale del legno nel determinare ile caratteristiche organolettiche del vino. Kira ascoltò tutto con molto attenzione, anche se, se non ci fosse stata Alice a spiegarle molti concetti un po' troppo specifici, non ci avrebbe capito molto. Finalmente arrivò il momento degli assaggi. In esposizione c'erano più di 20 tipi di vini, sia rossi che bianchi, c'era davvero l'imbarazzo della scelta. Kira si lasciò ben presto trasportare dal profumo inebriante del mosto e dai sapori superbi di tutti quei vini, che assaggiò tutti, alcuni più di una volta. Dopo il terzo bicchiere di Brunello di Montalcino, l'unico di cui aveva colto il leggero retrogusto a ciliegia, cominciava a sentirsi la testa tra le nuvole, e non riusciva più a seguire i discorsi che Alice le faceva. "Ma cosa fai?" l'ammoni la ragazza allarmata "Non devi mica bere tutto il bicchiere? Rischi che ti dia alla testa" Kira le sorrise beffarda, versandosi incurante l'ennesimo bicchiere  " Macchè" borbottò "Io reggo benissimo! Sono la regina della tequila!" 
Mezz'ora dopo Carlo la sorreggeva per portarla alla macchina, rideva senza sosta, e parlava di nulla, sbiascicando parole senza senso. "Le avevo detto, di non mischiare i vini…" disse costernata Alice a Carlo, come a scusarsi. Carlo scosse la testa, l'assicurò che non era di certo colpa sua, era la prima volta che Kira partecipava ad una degustazione di vini,aveva sicuramente esagerato, le sarebbe servito di lezione, la prossima volta avrebbe fatto più attenzione. 
"mmm…sei arrabbiato??" gli disse Kira mentre erano in macchina, tenendo gli occhi chiusi, stranamente tutto intorno a lei girava vorticosamente. "No…" rispose ermetico Carlo, con lo sguardo fisso sulla strada "sei completamente ubriaca!"
"No no no…" disse lei agitando il dito "sono solo un po' brilla…ahahah" poi iniziò a frugare nella sua borsa. Dopo un bel po' di ricerche tirò fuori dalla grande sacca etnica un cd "mettiamo un po' di musica!" Ben presto dallo stereo si diffuse in tutto l'abitacolo la sigla dell'ispettore gadget, che Kira cantò a squarcia gola anche lei , coprendo la voce della inconsapevole Cristina d'avena. Fortuna volle, che arrivarono presto a destinazione, e Carlo non fu costretto a sorbirsi tutte  le sigle delle 5 serie di Sailor Moon. "Non è possibile che tu non conosca neppure una sigla…ma che infanzia hai avuto?" lo ammonì mentre si appoggiava a lui, chissà perché non si sentiva più gambe. Carlo dal canto suo, rispondeva poco, non era arrabbiato, né scocciato, era piuttosto divertito, e in quel momento gli dispiaceva soltanto di non poterla filmare col cellulare. 
"Perché non mi rispondi!" si lamentò lei, abbastanza ad alta voce. 
"Kira non gridare, è tardi vuoi svegliare tutto il vicinato?" Carlo si pentì immediatamente, non avrebbe mai dovuto pronunciare la parola "vicinato", Kira infatti iniziò a ridere a crepapelle, quasi caddè per terra, proprio a pochi metri dall'albergo "VICINAAATOO!" urlò a squarcia golaaaa "Allora li guardavi i cartoni animati!! ahaha sono come il vecchio zio Reginaldooo VIICINAAATOOO" 
"odio…Kira, ti prego non urlareee!" disse spingendola dentro la hall dell'albergo. 
"dimmi lo sai cucinare il Foie gras? perché non me l'hai mai preparato??" disse imbronciata. Carlo non rispose, sapeva di non essere in grado di sostenere una conversazione con un persona talmente ubriaca come era Kira in quel momento. "Ora andiamo a letto!" le disse dolcemente mentre chiamava l'ascensore, sorreggendola per la vita, mentre lei si guardava intorno come se  si fosse trovata in quel posto per la prima volta. Insieme a loro in ascensore entrò una coppia di anziani, marito e moglie, entrambi sulla settantina si tenevano a braccetto e li salutarono sorridenti.  Sembravano molto innamorati, Carlo se ne accorse da come gli occhi di lui brillavano guardando lei, e di istinto, senza pensarci troppo bacio teneramente kira sulla fronte, che nel frattempo si era accoccolata sulla sua spalla "adesso ti porto a letto…e tigre?" 
Gli occhi della ragazza si illuminarono magicamente, e con aria maliziosa gli disse ad alta voce "uuu…vuoi portarmi a letto!! vuoi approfittarti di me??" La donna, si girò allarmata verso Carlo, guardandolo con aria interrogativa. Ora era davvero imbarazzato, sorrise goffamente e balbettò qualcosa, per giustificarsi "siamo fidanzati…ha solo bevuto un po' troppo!"
Marito e moglie si lanciarono uno sguardo complice, e scesero al terzo piano, divertiti da quella coppia di giovani un po' stramba.
"Kira, per favore…ma ti pare che mi approfitto di te, in queste condizioni…" 
"uhm…speravo lo facessi…" disse entrando nella loro stanza barcollando.
"mah…sinceramente ti preferisco...capace di intendere e di volere…"
"io intendo…intendo e voglio benissimo!" rispose lei lasciandosi cadere sul letto. " e voglio che ti approfitti di me…ahahah!"
Carlo le tolse le scarpe, poi con non poche difficoltà i jeans "dov'è il tuo pigiama?" 
"non lo so…lasciami in pace…." rispose lei già mezza addormentata. Carlo trovò la canotta del pigiama sotto il suo cuscino e il pantaloncino in bagno, ma quando tornò da lei, già dormiva beatamente, al centro del letto, a pancia sotto, abbracciata al cuscino. Si stese accanto a lei, le accarezzò i capelli e la coprì col lenzuolo, era completamente sbronza, ma bellissima come sempre. Era davvero esausto, prima di sprofondare anche lui tra le braccia di Morfeo si sorprese a ripensare a quei due vecchietti in ascensore, ai loro sorrisi e agli sguardi complici, erano davvero innamorati. Forse un giorno lo stesso destino sarebbe toccato anche a loro due, a lui e a Kira.