mercoledì 25 febbraio 2015

Episodio XVIII "Ci vorrebbe un amico..."


Carlo correva veloce per le vie del parco ormai da quasi un’ora, ma nonostante ciò non si sentiva stanco, aveva ancora tanta energia e stranamente non percepiva pesantezza alle gambe, né il fiatone. Ma appena si accorse che per Daniel evidentemente non era lo stesso, rallentò un attimo e si voltò per cercare di capire dove l’avesse perso e poi fu costretto a fermarsi e a tornare indietro, l’amico era almeno a 200 metri da lui. Quando gli si avvicinò si fermarono entrambi, Daniel era visibilmente stanco “Carlo, penso che dovrò abbandonare quest’insana abitudine di seguirti al parco quando ho voglia di farmi una corsetta…sei troppo ben allenato rispetto a me, cerco di starti dietro ma alla fine penso che rischio ogni volta la vita…fiuh…non ho più l’età!”  Carlo rise sonoramente e gli diede una pacca sulla spalla “ah, andiamo Daniel, come sei drammatico certe volte! Invece di pensare ad abbandonare questa <<insana abitudine>> come la chiami tu, deciditi ad allenarti un po’ meglio…caro mio, io mi alleno tutte le mattine, tu vieni con me si e no una volta alla settimana, è ovvio che non ce la fai!”  “io sono un uomo molto impegnato caro big gym…dai, sedimoci un attimo, siamo qui già da un’ora” gli disse dando un’occhiata all’orologio digitale che aveva al polso, per poi sedersi sul prato insieme a Carlo che ne approfittò per fare un po di stretching, come faceva di solito dopo la corsa “mangiare bene e tenersi in forma è il segreto per una lunga vita, bello mio, dovresti seguirlo un po più spesso anche tu, hai messo su un po di pancetta ultimamente” gli disse sorridendogli beffardamente e toccandogli l’addome, guadagnandosi lo sguardo offeso ma divertito dell’amico che immediatamente gli scostò la mano infastidito “ma che dici, quale pancetta? E’ che ho preso l’abitudine di mettere la doppia maglia, perciò sembro ingrassato, ma è solo un’illusione ottica…” gli disse provando ad afferrarsi il grassetto sulla pancia. Effettivamente aveva messo su un paio di kili negli ultimi mesi, ma niente che non si potesse risolvere, stava solo facendo una vita un po’ più sedentaria,  prima dell’estate si sarebbe rimesso in forma e i suoi addominali scolpiti sarebbero riemersi in un batter d’occhi, pensò. “Dimmi un po’, com’è andato l’incontro con Irma? Le è piaciuta Kira?“ Carlo a quella domanda storse un po’ il naso, non sapeva di preciso se le fosse piaciuta o meno, gli disse. “Mmmmm ho capito…beh, conoscendola scommetto che le avrà riservato un trattamento…particolare…hahahaha ho fatto centro?”  “sì, è ovvio, come sempre” rispose Carlo infastidito mentre faceva i suoi esercizi “diciamo che l’ho dovuta bacchettare il giorno dopo…per fortuna Kira è una tipa forte, penso che saprà tenerle testa dalle prossime volte ora che l’ha conosciuta…”   “addirittura hai dovuto bacchettarla? Non ti ci vedo a fare la predica alla generalessa Nenè! Hahahahah” Daniel continuò a ridere di gusto, effettivamente non era proprio da Carlo prendersela con la sorella, di solito pendeva letteralmente dalle sue labbra; da quando lo conosceva che era solo un bambino, già era enormemente legato a lei, e ancor di più da quando aveva cominciato a fargli da madre, così pensò che Kira più che una cognata avesse a che fare con una vera e propria suocera rompiscatole. Ricordava perfettamente che quando da adolescenti cominciarono ad avere le prime cotte, Daniel lo prendeva spesso in giro per il fatto che Irma fosse onnipresente e pretendesse di sapere ogni particolare delle sue storielle e delle sue ragazze, e la cosa più divertente era che Carlo le confidava sempre tutto e seguiva ogni suo consiglio, se una ragazza non andava bene ad Irma, probabilmente prima o poi anche a Carlo non sarebbe più andata giù…quanti cuori aveva spezzato! E tutte le volte che  aveva corso il rischio di presentare una fidanzatina ad Irma, lei non aveva reso mai vita facile alla mal capitata di turno, per questo Daniel l’aveva soprannominata la <<generalessa>> Nenè, usando ironicamente il nomignolo con cui Carlo la chiamava da quando era piccolo. “E insomma, si può sapere cos’ha fatto per meritarsi la tua bacchettata? Hahaha”   “ma smettila, non è divertente…l’ha fatta sentire come un’estranea tutta la sera, l’ha riempita di domande inopportune, e la cosa che mi ha ferito maggiormente è che, cavolo, lei è una donna adulta, Kira è una ragazzina rispetto a lei, mi sarei aspettato un atteggiamento più accomodante…non cambierà mai…per non parlare della reazione di Kira a quella sua uscita del cazzo, mi ha fatto fare la figura dell’idiota, ho dovuto fare una fatica enorme per cercare di non mandare la nostra storia a puttane.” Daniel sobbalzò e sgranò gli occhi “addirittura? Che ha detto di tanto grave?” “ha tirato fuori la storia di Barbara…” rispose Carlo mettendosi le mani nei capelli e Daniel a quel punto si rese conto della gravità della situazione “sapevo che sarebbe uscita fuori questa storia...ancora non capisco perché hai tenuto nascosto a Kira che Barbara, la donna che lavora con te fianco a fianco dalla mattina alla sera, è stata con te e anche per molto…dovevi prevedere che la cosa sarebbe saltata fuori!” Carlo sospirò, sapeva bene di aver omesso un particolare importante della sua vita, ma lo aveva fatto in totale buona fede, Kira gli era sempre apparsa una ragazza piuttosto diffidente, non voleva compromettere la nascita del loro rapporto per colpa della storia che aveva avuto con la sua direttrice di sala, l’avrebbe messa ancora più sull’attenti. “Beh, comunque” continuò Carlo “adesso è tutto a posto, Kira ha capito perché non gliel’avevo detto…però…non so, con lei è tutto un po strano. Io non riesco a capirla fino in fondo, non riesco a capire se si fida di me o no. Ci ho messo tanto per dare una certa stabilità alla nostra storia, perché lei è sempre sulla difensiva, è diffidente, non si lascia andare facilmente…e quando ero finalmente riuscito a farmi dare fiducia, sbam! Arriva Irma e rovina tutto…ed è sempre così, io faccio un passo verso Kira e basta un nulla per farle fare due passi indietro…Adesso non so se Kira accetterà ancora che io lavori a stretto contatto con Barbara, ovviamente lei ha detto che lo farà, ma dopo la scenata che mi fece al bar quella volta che ci vide… è una tipetta gelosa, non c’è dubbio…ho la sensazione che non filerà tutto liscio…”  “aspetta, aspetta…quale scenata? Ahahhaha oddio, ti ha fatto una scenata di gelosia?” Carlo sorrise dolcemente “sì, beh, quando cominciammo ad uscire insieme mi vide con lei al bar dove lavora e la prese a male…è anche per questo che poi ho deciso di non parlarle della nostra storia passata…” Daniel continuò a ridere a crepapelle “beh, comunque io ti avvisai che Kira non è una ragazza facile. Ha mille sfaccettature, tutte da conoscere e da comprendere…devi prenderla nel modo giusto e mettere in ordine ogni pezzettino per capirla davvero nel profondo, è una specie di cubo di  rubik, capisci cosa intendo?” Carlo lo guardò con aria pensierosa, sì, sapeva che Kira non era la ragazza della porta accanto, che ti prepara i biscotti o si commuove quando la porti sotto le stelle, non era come le solite donne con cui era stato, e il fatto che fosse per certi aspetti enigmatica gli piaceva, forse era la cosa che di lei l’attirava di più, ma d’altra parte voleva trovare il modo di guadagnarsi la sua totale fiducia, altrimenti non sarebbe riuscito a portare avanti serenamente la loro relazione, pensò, doveva riuscirci.

 

Quella stessa mattina Kira si svegliò alle 8.00  e  si sentiva abbastanza tranquilla, quello che era successo ormai più di ventiquattr’ore prima si era per fortuna risolto, lei e Carlo avevano fatto pace, ma tuttavia c’era ancora qualcosa che la turbava, e la sua gastrite nervosa era lì a ricordarglielo ogni secondo. Infatti, anche se aveva assicurato a Carlo che non le desse fastidio che lavorasse spalla a spalla con Barbara, in realtà questa cosa la riempiva di dubbi, insomma, loro stavano insieme da pochi mesi, la loro relazione era ancora molto instabile e sapere che la sua direttrice di sala, invece, lo conosceva da dieci anni ed era stata la sua ragazza per tantissimo tempo, beh, la faceva sentire insicura. Ma ovviamente tutte queste cose non gliele aveva dette, aveva preferito risolvere la questione da persona adulta e ragionevole, non voleva fare la parte della ragazzina gelosa della ex, sarebbe risultata una bisbetica patetica, quindi si era chiusa nel guscio delle sue incertezze, e ancor di più la tormentava lo sforzo di non darlo a vedere. Fece un bel respiro e si alzò dal letto, fu sorpresa di vedere Frida già sveglia in cucina che sembrava molto indaffarata e che appena la vide l’accolse con un gran sorriso “ti ho preparato una spremuta d’arancia...senza zucchero ovviamente…”  “caffè” rispose Kira col viso assonnato dopo aver preso la moka “ho un disperato bisogno di caffè, dopo berrò la tua spremuta”. Frida ridacchiò, l’amica non le sembrava proprio in gran forma, da quando era andata a quella cena due sere prima le pareva pensierosa, eppure le aveva assicurato che tutto era andato bene, una cena normalissima, aveva detto. Si sedettero l’una davanti all’altra, come al solito molto silenziose, finchè Kira non alzò lo sguardo dalla sua tazzina e guardando Frida negli occhi ruppe il silenzio “posso chiederti una cosa?” le chiese, Frida annuì interessata. “Se venissi a sapere che una collega di Daniel abbia avuto in passato una storia con lui..una storia importante…ma lo venissi a sapere da altri…come reagiresti?”  Frida sgranò gli occhi “ma che domande fai? Perché, sai qualcosa che io non so su qualche collega di Daniel????” Kira sospirò “madò Frida, no! E’ solo una domanda, così, un esempio!” le disse quasi in malo modo. “Oddio, forse meglio se te la zucchero la spremuta, il caffè era amaro per caso? Sei un po’ acidella stamattina…”  Kira si alzò di scatto dalla sedia, non capiva perché Frida di prima mattina era sempre in vena di scherzare, secondo lei era il momento della giornata meno adatto per fare delle battute “vabbè Fri, lascia stare, vado a vestirmi che è meglio”. Frida ridacchiò “Ma dai! Sarò seria…siediti…” e dopo che Kira si convinse a sedersi di nuovo, l’amica assunse un’espressione più seria “beh, mi incazzerei se mi avesse nascosto una cosa così importante…però magari proverei a capire perché lo ha fatto…magari solo per non farmi preoccupare, visto che si tratta di una collega. Non trovo sia una cosa imperdonabile...”  “certo” intervenne prontamente Kira “ma resta il fatto che una ex importante del tuo ragazzo, lavora con lui tutti i giorni…non ti darebbe un po fastidio?”  “sì…mi darebbe molto fastidio…credo che in quel caso, coglierei ogni occasione per marcare il territorio…il mio territorio…dovrei avere la certezza che lei sappia di non dover oltrepassare i confini della mia proprietà…mi intendi?” Kira scoppiò in una grassa risata “oddio Frida, ma che sei un cane?”  “no, non è questione di essere cani…è una legge naturale, è il diritto di proprietà, anche noi uomini ci teniamo a difenderlo con le unghie e con i denti.” Kira la guardò con un po di scetticismo “quindi tu consideri Daniel una tua proprietà? Interessante…quindi dovrei marcare il territorio eh?”  Frida sobbalzò “ah! Ti sei fatta scoprire! Allora c’entra Carlo…che è successo? Dai, spara, me n’ero accorta che in questi giorni eri particolarmente nervosa…” Kira sbuffò, effettivamente si era fatta scoprire clamorosamente, ma non era un problema, comunque sarebbe arrivata prima o poi a raccontare questa storia a Frida, così svuotò il sacco e le disse tutto quello che era successo alla cena con Irma e quello che aveva scoperto. “Hai capito lo chef bonton????” fu il primo commento di Frida, dal tono chiaramente ironico “anche lui allora ha qualche scheletro nell’armadio…vabbè, l’importante è che abbiate chiarito, l’altro ieri sera ha dormito qua, e non mi pare avervi sentito discutere, anzi, la mattina l’ho visto andare via sorridente e soddisfatto..heheheh…comunque, il tuo Carlo era troppo perfetto per i miei gusti, un piccolo difetto doveva pur avercelo no? Altrimenti che gusto c’è? eheheh” Kira le lanciò un’occhiataccia “dai, sii seria…cosa ne pensi?” Frida ci pensò un attimo su, e dopo essersi versata del caffè ed essersi accesa una sigaretta, le rispose con tono sicuro “è ovvio che ti dia fastidio sta storia che la bionda lavori con lui e secondo me fai bene a non farglielo notare, si sentirebbe braccato, col fiato sul collo..e un uomo che si sente in catene solitamente poi crea solo problemi. Più che altro devi marcare il territorio, cioè mi spigo meglio, devi vederci  chiaro in questa faccenda, devi prendere in mano la situazione e tenerla sotto controllo. Quando sei alla tenuta cerca di tenere gli occhi ben aperti, approcciati a sta Barbara, facci amicizia, e cerca di capire che tipo di rapporto è realmente rimasto tra loro. Ma non darlo a vedere, Carlo deve sentire che ti fidi di lui. Quando avrai capito bene come stanno le cose allora potrai agire di conseguenza: se quello che ti ha raccontato Carlo è vero e tra loro non c’è nient’altro che un rapporto cordiale di lavoro, allora tutto ok. Se invece credi che ci sia dell’altro, passi all’attacco.” Kira rimase imbambolata per un attimo “certo, non ti facevo cosi diabolica…mi fai quasi paura…ma credo che la tua tattica possa funzionare.  Quella Barbie deve tenere gli occhi lontani da Carlo, questo è poco ma sicuro! Devo capire meglio come stanno le cose, con calma e serenità” disse allora, piena di sicurezza, sorseggiando fiera la sua spremuta.

martedì 24 febbraio 2015

Episodio XVII "How I met your sister..."


Kira si sentiva, agitata; per tutto il tragitto fino alla tenuta fu così immersa nei suoi pensieri che non si accorse di essere arrivati a destinazione, finchè Carlo non spense il motore dell'auto. Come al solito la sua ansia si stava trasformando in  gastrite. Sospirò profondamente, doveva smetterla, smetterla subito, e ritrovare la calma il prima possibile. D'altronde non stava mica andando in guerra? presto avrebbe conosciuto la fantomatica Irma, la sorella maggiore di Carlo. Non aveva niente da temere, anche se questa Irma fosse stata una vera stronza, lei era pur sempre la regina delle sorelle maggiori e conosceva alla perfezione i trucchetti per mettere in difficoltà le fidanzate di turno dei fratelli più piccoli e quindi sicuramente avrebbe saputo difendersi dai colpi bassi che lei avrebbe potuto scagliarle contro. 
"Allora, sei pronta?" la dolce voce di Carlo, la riportò alla realtà. Cercò di mostrarsi il più tranquilla possibile "Certo…!" disse accennando anche un piccolo sorriso. In realtà appena lui suonò il campanello, l'istinto fu quello di correre via, il più lontano possibile, e l'avrebbe fatto se solo lui non le avesse tenuto dolcemente la mano. Non ebbe neppure il tempo di pensare "Ormai è fatta" che la porta si aprì e avanti a loro fece capolino lei…Irma. 

La cena era finita da un po', e Carlo sapeva che presto avrebbe dovuto affrontare Kira che lo stava aspettando di sopra e la loro  conversazione  non sarebbe stata sicuramente facile. Così tagliò una grossa fetta di caprese, che accompagnò ad una montagna di panna montata; di solito, pensò, con un po' di zucchero la pillola va giù. Non aveva per niente voglia di litigare, e quella torta  rappresentava il suo ramoscello d'ulivo portato in segno di pace.
"Kira, cosa stai facendo?" le domandò  entrando in camera da letto e chiudendosi la porta alle spalle. 
Lei non si degnò neppure di alzare lo sguardo, continuando a riporre le proprie cose nella borsa, sospirò, poi gli disse "Prendo le mie cose…voglio tornare a casa mia, non mi va di dormire qui, stanotte!" e non gli diede neppure il tempo di controbattere, si infilò velocemente  il tranch verde limone, lo chiuse in vita  e usci dalla stanza "Mi dai tu un passaggio o devo chiamare un taxi?" 
Possibile che non ci fosse un altro modo per affrontare la situazione? pensò Carlo preoccupato, ma sapeva  che cercando un confronto diretto con lei in quel momento, non avrebbe cavato un ragno dal buco, anzi avrebbe pure rischiato di peggiorare le cose, così in silenzio prese le chiavi della macchina e la seguì verso l'uscita.
In auto verso casa, non osarono rivolgersi la parola, se ne stavano ognuno sulle sue, accigliati e pensierosi. Solo lui cercò in vano di instaurare un qualche contatto, ma il suo timido e poco convinto tentativo di fare conversazione, fu immediatamente stroncato da Kira che alzò prepotentemente il volume della radio.
Non voleva ascoltarlo, non aveva niente da dirgli e si barricò così dietro al suo solito broncio ed a un muro di silenzio. Era stata una serata da dimenticare; ci stava che Irma sin dal primo momento l'avesse fatta sentire sotto esame, che avesse fatto di tutto per marcare il territorio…d'altronde lei  aveva fatto decisamente di peggio con tutte le malcapitate che il fratello, Gianluigi portava a casa. Kira era pronta per questo alla vendetta del karma, ma mai si sarebbe aspettata tanta invadenza e indelicatezza da parte di quella donna, che, doveva ammettere, avevano lasciato anche il povero Carlo abbastanza sconcertato.
Arrivati sotto casa, lo salutò senza guardarlo negli occhi e fece per scendere dalla macchina, ma prima che potesse aprire la portiera lui la bloccò afferrandole il braccio. "Non mi sembra il caso di lasciare le cose come stanno…credi che sia possibile parlarne da persone adulte e civili?" le disse particolarmente esasperato.
"E' stata una serata terribile…e no Carlo, adesso non ho voglia di essere né adulta, né civile" 
"oh andiamo Kira…" 
"Andiamo Kira, un corno! cinque anni Carlo? Tu e quella Barbie siete stati insieme cinque anni! E non dirmi che non è significato niente, perché cinque anni non possono essere stati niente, sei un bugiardo!" disse urlando con gli occhi pieni di rabbia e dispiacere. Poi continuò "Per giunta da chi ho dovuto scoprire questa cosa..ovviamente da quel simpaticona di  tua sorella, che per tutta la serata non ha fatto altro che farmi sentire fuori luogo e giudicata! E nonostante il colpo basso ho anche dovuto far finta di niente, come se già sapessi! Ma ti rendi conto?"
Rimasero per qualche istante in silenzio, Carlo era nervoso, si passò una mano tra i capelli "Ok.." disse sospirando "Hai ragione…" 
"La ragione è per gli stupidi, e a me non interessa!" disse lei indisponente.
"E allora cosa ti interessa Kira? Cosa potrei dirti, per mettere fine a tutto questo…"
Kira si girò verso di lui, e guardandolo fisso negli occhi "Voglio la verità…voglio sapere cosa c'è stato tra te e Barbara, voglio saper ogni cosa, così magari riuscirò a capire perché me lo hai tenuto nascosto."
Carlo la guardò sfinito, incrociando le braccia. "Allora?'" lo incalzò lei tamburellando nervosamente con le dita sul cruscotto.
"Ok…" disse arrendendosi alla sue richieste "Ti racconterò tutto" le disse, scendendo dall'auto e facendole segno di fare lo stesso.
Camminarono un bel po', vicini l'uno all'altro, attraverso la città addormentata e Kira scoprì finalmente la verità. Una verità secondo Carlo banale e noiosa; lui e Barbara si conoscevano dai tempi del liceo, e si misero insieme quando ormai erano all'università. All'inizio come accade in ogni storia, c'era passione, insieme si divertivano, sembravano la coppia perfetta, bellissimi, ricchi, simpatici e ben voluti da tutti.
Ma i due avevano una visione completamente diversa del rapporto che stavano vivendo; per Barbara era una cosa seria, credeva che Carlo fosse l'uomo della sua vita e con lui voleva mettere su famiglia. Il ragazzo invece aveva uno spirito decisamente più libertino e spensierato, e non aveva la minima intenzione di fare sul serio, né con lei e né con nessun' altra.
Barbara col tempo divenne sempre più invadente e asfissiante, mentre invece Carlo reclamava  sempre di più la sua indipendenza. Alla fine finirono per allontanarsi, e decisero di mettere fine a quella relazione, non prima di essersi ovviamente feriti a vicenda. 
"Per un po' abbiamo perso i contatti, poi qualche anno fa abbiamo cominciato a rivederci…da amici si intende! E la nostra amicizia è stata sicuramente più fortunata del nostro amore…a discapito di quello che può sembrare, Barbara è una gran bella persona, simpatica, intelligente, ambiziosa nel lavoro. Ma la nostra storia è finita più di quattro anni fa, non c'è più niente tra di noi, e non c'era niente neppure quando ti ho conosciuta, Kira". 
" eh allora perché non mi hai detto nulla, nonostante io ti abbia chiesto esplicitamente chi fosse lei per te?" disse lei ancora scettica.
Carlo sospirò "Volevo evitare che il mio passato potesse interferire in qualche modo con quello che stava nascendo tra noi…" 
A quelle parole Kira balzò sugli attenti "Cosa significa? In che modo avrebbe potuto influenzare la nostra storia?" 
Ormai erano di nuovo sotto casa delle ragazze, fermi davanti al portone, Carlo le si avvicinò dolcemente e le accarezzo il viso "Hai avuto un comportamento così assurdo, quella sera al bar, un secondo prima flirtavi con me e il secondo dopo era come se io non fossi mai esistito…"
"Beh perché ti eri portato dietro quell'oca giuliva!" 
"Ma tra me e Barbara era tutto finito da un pezzo...!" 
"E io come facevo a saperlo!!" 
"Ecco vedi e per questo che non te l'ho detto. Non ne ero sicuro, ma tra me e te stava nascendo qualcosa, e ho avuto la sensazione che se avessi scoperto la verità, ti avrei persa ancor prima di averti!" disse tutto questo guardandola negli occhi e lasciandola senza fiato. Kira non sapeva bene cosa dire, e non riusciva a credere al fatto che lui potesse avere ragione, ma era proprio così se avesse saputo del legame che c'era tra i due, di sicuro si sarebbe allontanata, avrebbe innalzato il solito muro. Se sfuggi al confronto, non puoi perdere.
" Per questo.." continuò Carlo " ho chiesto a Daniel di non dirvi nulla, avevo l'impressione che se avessi saputo, non saresti venuta neppure all'inaugurazione…e io volevo proprio che tu ci fossi quella sera!". Kira arrossì e abbassò lo sguardo, quando lui l'attirò a se, cingendole la vita "Non so che dirti…" borbottò imbarazzata. 
"Non devi dire niente…devi solo lasciarti tutta questa storia alle spalle" le disse sorridendole in quel modo a cui lei non riusciva proprio a resistere, così gli gettò le braccia al collo e lo abbracciò forte "Grazie…!" gli mormorò all'orecchio, "Grazie, per aver creduto in noi ancor prima che un noi ci fosse!" 

"Kiraaa? Dai Kira svegliati!!" disse Carlo a bassa voce, sedendosi sul letto accanto a lei, con in mano una tazzina di caffè. La ragazza non dava segni di vita, rimase lì immobile, completamente avvolta nelle lenzuola da cui svettava prorompente solo un ciuffo di riccioli scuri. "Ehi…" continuò accarezzandole i capelli "Dai sveglia!" 
"No, dai papà..è domenica mattina, lasciami dormire…non li voglio i pancakes"  borbottò la ragazza, ancora addormentata, rigirandosi sul fianco, dandogli le spalle!" 
"ahahah ma cosa dici?" rise lui divertito. Un secondo dopo Kira si rigirò, lo guardò aprendo appena appena gli occhi, arrossati dal sonno e si lamentò "Mmm…tu non sei il mio papà…uffa!" 
"Hh no, bella addormentata…ahahah, non ho preparato i pancakes, ma ti ho portato il caffè, dai senti che profumino?" 
Kira arricciò il naso e si tirò su, si stropicciò gli occhi e "Buongiorno!" mormorò stiracchiandosi e sbadigliando, poi prese a bere il suo caffè, senza dire una parola, perché  appena sveglia, non aveva voglia di parlare con nessuno. Carlo rimase anche lui in silenzio, assecondava sempre questo suo atteggiamento mattutino, anche se lui era un chiacchierone, anche di prima mattina. La guardava divertito sorseggiare il suo caffè lo sguardo stralunato e i capelli arruffati. 
"Perché ridi?" gli disse lei poggiando la tazzina arancione sulla cassapanca accanto al letto. "Niente…i capelli sconvolti, gli occhi arrossati, ti rendono come posso dire…più selvaggia…più leonessa…mi piace!" disse lui  ridacchiando avvicinandosi a lei per baciarle il collo, poi le guance e poi le labbra. 
"Ma quanto sei cretino…ahahha" si lamentò lei ridacchiando a sua volta, poi accorgendosi che era già vestito di tutto punto si fece seria e gli chiese "Dov'è che devi andare? Non sono neppure le 8.00 e già sei pronto per uscire?" 
Carlo si passò nervosamente una mano tra i capelli: doveva ritornare alle tenuta, Irma sarebbe partita per Firenze quella mattina stessa, il treno partiva alle 11.00 e lui doveva accompagnarla alla stazione. "Se ti va, perché non vieni anche tu? Le farebbe piacere salutarti!" 
Kira corrugò la fronte "Non mi sembra una buona idea, insomma sono gli ultimi momenti che passa con te, io che c'entro? mandale i miei saluti…ci saranno altre occasioni per rivederci". 
Carlo non insistette più del dovuto, la baciò teneramente e  facendole l'occhiolino le disse "Allora ci vediamo dopo…mi aspetti a letto, no??"
Kira, arrossì "Ma che sfacciato!" ebbe appena il tempo di gridargli mentre  lui era già fuori dalla sua stanza e l'istante dopo già si richiudeva la porta d'ingresso alle spalle.
Lei sprofondò di nuovo sotto le coperte…ma si, l'avrebbe aspettato a letto, d'altronde era domenica mattina, e non c'era nulla di meglio che crogiolarsi a letto la domenica mattina!
L' Audi A 4 di Carlo correva veloce lungo le strade deserte, lui era particolarmente nervoso, il modo in cui Irma aveva trattato Kira la sera precedente l'aveva infastidito non poco,  e non poteva e non voleva restarsene zitto e buono davanti ad un simile atteggiamento arrogante e irrispettoso. 
Carlo irruppe in cucina, lei era lì, elegantissima nel suo talleur pantalone blu e i capelli racconti in una treccia attorcigliata sulla nuca. Beveva, come ogni mattina il suo tè nero, e sfogliava svogliatamente un vecchio giornale. "Buongiorno Charlie" gli sorrise teneramente. 
"ciao Nenè" le rispose lui, prendendo posto di fronte a lei dopo essersi versato un bicchiere di succo d'arancia.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, ognuno assorto nei suoi pensieri, ma Irma percepì subito che Carlo aveva qualcosa da dirle, non era da lui starsene così zitto e buono in un cantuccio. "Allora, Charlie…cosa c'è che non va?" lo interrogò lei con tranquillità
"Dobbiamo parlare Nenè" Esordì così, tutto serio e impettito e le disse che non gli era piaciuto per niente come la sera precedente lei si fosse comportata con Kira. L'aveva fatta sentire un'estranea, e quasi non aveva lasciato che la ragazza proferisse parola, e non riusciva a spiegarsi il perché di questo comportamento così sgarbato.
Irma lo guardò sbalordita, e al tempo stesso infastidita, il suo tenero fratellino aveva preso le difese della fidanzata di turno e l'aveva per giunta accusata di essere stata maleducata. "Ah, quindi la tua principessina…." disse indispettita "Si è sentita offesa ed è venuta a lamentarsi da te…se qualcosa non le era andato giù poteva benissimo parlarne direttamente con me, non la mangio mica?" 
Carlo si lasciò scappare un piccolo sorrisetto "Non dire stupidaggini…Kira sa benissimo badare a se stessa, ed è sicuramente troppo orgogliosa per correre da me e chiedermi di difendere il suo onore… ieri sera l'ho vista seriamente in difficoltà, credo che avrebbe voluto risponderti a tono più di una volta, ma si è trattenuta. Insomma sa benissimo quanto io sia legato a te, e sapeva benissimo quanto ci tenessi alla riuscita della nostra serata. A te invece è sembrato non importasse nulla. Non riesco a capire che diavolo ti sia saltato in mente; perché trattarla in quel modo? E poi quando te ne sei uscita con quella storia di Barbara! L'hai dipinta come la fidanzata perfetta, sembrava che foste delle grandi amiche. Ma lo sappiamo bene entrambi che ti è sempre stata sulle scatole! Cazzo Nenè, non sai il casino che mi hai combinato! In piena notte o dovuto riaccompagnare Kira a casa, non aveva intenzione di restare qui, alla tenuta…del resto come darle torto…"
A quelle ultime parole Irma aguzzò le orecchie e un sorrisetto beffardo si fece strada sul suo volto "Che sarà mai?Non sarò stata simpaticissima, ma addirittura andarsene via. Reazione esagerata, secondo me…a meno che…odio Charlie, non dirmi che non le avevi detto di Barbara!"
Carlo arrossì  si alzò dalla sedia su cui era seduto e si strinse nelle spalle, quasi in imbarazzo come un bambino beccato con le mani nella marmellata. 
"Ahahah…" ridacchiò lei "Che errore grossolano fratellino mio! Ci credo che fosse incazzata…ma perché non le hai parlato? Tu e Barbara lavorate insieme…povera Kira…mi dispiace!"
Carlo strabuzzò gli occhi, non riusciva a crederci, adesso il cattivo era lui? "Nenè! Ma come povera Kira? Ieri sera la guardavi come se volessi disintegrarla!" 
"Che esagerato! Comunque solidarietà femminile, insomma se Giorgio lavorasse con una sua ex io lo vorrei sapere, e darei sicuramente di matto…che Dio me ne scampi! Ma mi spieghi perché non gliel'hai detto??" 
Carlo sembrava in difficoltà, sbuffò sonoramente poi più come se stesse parlando con se stesso che con lei, disse "Beh…Kira è un tipo particolare…non so perché ma non si fida molto…ma…" continuò quasi come se fosse rinsavito "Questo non penso ti riguardi…alla fine quello che dovevo dire te l'ho detto!"
"Ok ok…ma da quando sei diventato così suscettibile? Vabbè questa dottoressina ti piace proprio…."
"Si Irma, mi piace…e vediamo di comportarci bene la prossima volta!" tuonò esasperato.
Irma si avvicinò a lui, teneramente gli scompigliò i capelli "Il mio piccolo Charlie innamorato…Va bene, ti chiedo scusa…del resto la capisco, anche io da giovane ero un po' suscettibile!"
"E certo, perché adesso sei una persona accomodante! Chissà cosa ne pensa tuo marito!" 
" Uuuh, colpo basso! Chi ti ha insegnato ha giocare così sporco?" disse lei ridendo "Dai stupidone, fatti abbracciare!" lo abbracciò fortissimo, quasi lo soffocò, poi gli stampò un bacio sulla guancia lasciandoli un bel timbro col rossetto. "Vado a prendere le mie cose, sono già le dieci e un quarto, non vorrai mica farmi perdere il treno? ah pulisciti quella guancia, non vorrei essere causa di un altro incidente diplomatico con la tua bella dottoressina….ahahah!"
Carlo non replicò, alla fine sarebbe stato inutile, Irma avrebbe sempre avuto l'ultima parola. Era sempre stato così, e così sarebbe continuato ad essere, e a lui andava più che bene. 
Dieci minuti dopo erano in macchina verso piazza Garibaldi, un messaggio di Kira su whatsapp gli strappò un eloquentissimo sorriso, Irma se ne accorse "ah l'Amour!" pensò tra se, ma a lui non disse nulla. 
"Dove sei? Io ti aspetto a letto, ma non tornare senza quella gustosissima caprese, che per colpa tua ieri sera non ho neppure assaggiato!"



giovedì 12 febbraio 2015

Episodio XVI "La signora Gelsomina" (parte II)


Kira era stremata, aprì la porta di casa, lentamente e in automatico, fece ricadere il suo borsone in terra, nell'ingresso.  L'ambiente era buio, illuminato solo dalla poca luce che riusciva ad entrare dalle finestre, proveniente dai lampioni giù in strada.  Tutto le sembrava così freddo. Accese le luci, chiedendosi dove fosse la sua coinquilina, forse quella sera una delle sue accoglienze calorose le avrebbe fatto comodo, o forse era meglio che in casa non ci fosse nessuno, del resto non aveva tutta questa voglia di raccontare la sua giornata. Non riusciva a spiegarsi perché, ma sentiva un gran freddo, e iniziava a sentire piccole fitte alla bocca dello stomaco , prime avvisaglie di un bel attacco di gastrite, il minimo che si sarebbe dovuta aspettare dal proprio organismo in risposta all'inteso stress emotivo degli ultimi giorni. Decise per scaldarsi di farsi un bel bagno caldo. Andò in camera di Frida prese due o tre candele profumate e le accese; l'acqua era calda al punto giusto, spense la luce  e si immerse nella vasca. La stanza in penombra, l'odore agrumato delle candele accese e il tepore del bagno caldo riuscirono ben presto a farla rilassare. Per qualche secondo chiuse gli occhi, o forse li tenne chiusi per molto di più, ma non aveva importanza ormai aveva perso la cognizione del tempo e si ritrovò avanti la signora Gelsomina, così come l'aveva vista la prima volta nell'androne del pronto soccorso, con la sua bella giacchetta rossa, e quei grossi occhi blu che non avrebbe mai dimenticato per tutta la vita. 
Kira la fece accomodare in sala emergenza 2, dove già erano stati sistemati un ragazzino urlante che si era molto probabilmente rotto un dito e un signore sulla quarantina che lamentava forti dolori al torace. Porse il braccio alla signora per aiutarla a stendersi sulla barella e iniziò a farle le solite domande di routine. La signora rispondeva, ma la sua attenzione era attratta dai capelli di Kira: più di una volta le disse di correre ad asciugarli. Altrimenti sai che dolori alla cervicale! Poi aggiunse che anche Maura la sua nipote più grande, non si asciugava mai i capelli. Kira le sorrise passando all'auscultazione del torace. Abbastanza sorpresa, non sicura di quello che aveva sentito, fece segno al dottor X di avvicinarsi e di confermare lui stesso l'enfisema polmonare della signora, che sentendosi parlottare tra loro disse che le era stato diagnosticato qualche anno prima. Sapeva di dover smettere di fumare, ma come si suol dire il lupo perde il pelo... Kira le consigliò di smettere al più presto, in men che nn si dica avrebbe respirato decisamente meglio. La signora ovviamente era scettica e la guardò stranita come fanno tutti i fumatori quando si affronta l'argomento "Ultima sigaretta" .
Mentre i dottori continuavano a visitarla, entrò nella sala un uomo, era il figlio della signora. Kira l'aveva notato già in sala d'attesa, era di bell'aspetto, curato, elegante, aveva gli stessi occhi azzurri della madre, ma a parte quelli, non sembrava aver preso altro dalla signora Gelsomina. Con fare saccente iniziò a chiedere delle condizioni della madre, e quanto tempo ci sarebbe ancora voluto per capire cosa avesse e rimetterla in sesto. Kira era allibita, si chiedeva come quei due potessero essere parenti. L'uomo arrogantemente si lamentò di aver aspettato troppo; non era possibile essere trattati in quel modo, si augurava  almeno che i medici avessero le competenze necessarie per curare sua madre. La saccenza di quell'uomo la irritava e non poco, e non fece molto per nascondere questa antipatia. Per fortuna il dottor X era più diplomatico della sua allieva e spiegò che alla signora sarebbe stato applicato un catetere vescicale per aiutarla ad espellere liquidi. Dopo di che avrebbero fatto un'ecografia per accertarsi delle condizioni degli organi addominali. Il telefono iniziò a squillare e l'uomo non poté fare a meno di allontanarsi per rispondere. Quando tornò si scusò con tutti, impegni di lavoro costringevano a tornare in studio, rassicurò la madre che ben presto sarebbe arrivata Marcella, l'altra figlia della signora e Eleonora, sua moglie, sarebbe passata a visita con i ragazzi in serata. 
Nonostante ormai fosse stata lasciata sola, la signora Gelsomina non aveva perso la sua tranquillità, nè tanto meno la sua verve. Mentre l'infermiera le metteva il catetere e Kira le girava intorno controllando flebo e aggiornando la cartella clinica, raccontò della sua famiglia: Lorenzo, il suo primo figlio, poteva  sembrare scorbutico, ma era solo molto stressato, lavorava tanto e a studio tutti dipendevano da lui, era un grande avvocato, uno dei migliori della città. Kira pensò che tutto quadrava, un tipo così spocchioso solo l'avvocato poteva fare! La signora aveva altri due figli, Marcella  che era una professoressa di liceo, latino e greco, aveva due figlie ed era sposata con un collega che insegnava filosofia, un bravo ragazzo, Gelsomina l'aveva sempre trovato molto simpatico. C'era poi Tommaso. Era il suo ultimo figlio, non viveva a Napoli, ma da un paio d'anni si era trasferito in Spagna, a Madrid. Era un ingegnere e aveva avuto un offerta che mai nessuno avrebbe potuto rifiutare. Peccato che fosse molto sfortunato con le ragazze, era troppo buono, si lasciava abbindolare, di solito lo seducevano e abbandonavano subito dopo! 
"Ah le donne" sospirò Kira "A volte sanno essere delle vere arpie" e sorrise ironicamente. Anche Gelsomina rise di gusto sapendo che spesso era troppo protettiva nei confronti del figlio e non riusciva sempre ad avere un atteggiamento oggettivo. 
Nel frattempo arrivarono i risultati degli esami del sangue e come ci si aspettava i valori dell'albumina erano molto bassi, cosa che Kira sapeva benissimo , voleva significare un danno epatico. Così cercò di  nascondere alla paziente la sua preoccupazione e insieme a X decise di portarla immediatamente a fare l'ecografia, nonostante l'addome fosse ancora troppo gonfio per poter avere una visuale ottimale degli organi interni. L'ecografia non diede buone notizie, l'unico organo abbastanza visibile era il fegato, che presentava due noduli, molto probabilmente causa delle alterazioni della funzionalità epatica. 
Gelsomina nonostante tutto sembrava imperturbabile, il suo unico pensiero era quello di rimettersi il più presto possibile prima di Pasqua, altrimenti chi avrebbe preparato la minestra per tutta la famiglia il giorno di pasquetta ? Inoltre  sarebbe ritornato a casa anche Tommaso. Kira poteva essere la ragazza giusta per lui, del resto era un medico, gentile, simpatica, lei poteva davvero piacere al suo Tommaso. Kira sorrise imbarazzata, arrossì e spiegò alla signora di essere già impegnata. Pensò che nonostante non si sentissero ormai da un pò di giorni, la sua relazione con Carlo andava a gonfie vele, almeno lo sperava. Si promise che l'avrebbe chiamato appena avuto un attimo di tempo. Gelsomina  convinse Kira a raccontarle del suo ragazzo. Per fortuna l'arrivo di una donna con ferite multiple da pulire e suturare la salvarono. Per la prima volta in tutta la giornata la ragazza si allontanò dalla barella di Gelsomina. 
Quando Kira ritornò da lei, la trovò alquanto giù di morale, nessuno dei suoi parenti si era fatto vivo e iniziava a sentirsi sola. A pranzo non aveva mangiato quasi nulla, perché sentiva una brutta sensazione di pienezza di stomaco. Kira non riusciva a capire come si potesse abbandonare un parente in ospedale in quel modo. Finalmente alla 6 del pomeriggio ,Eleonora ,la nuora, si presentò in ospedale, le portò i saluti dei suoi figli ,un cellulare e qualche rivista di gossip. Kira informò la donna delle condizioni di Gelsomina; molto probabilmente i noduli al fegato erano metastasi secondarie di un tumore primario originatosi probabilmente allo stomaco o forse all'intestino. Purtroppo il versamento addominale non consentiva di visionare gli altri organi peritoneali. Per ora non potevano far altro che aspettare il riassorbimento dei liquidi. Anche Lorenzo raggiunse la  moglie in ospedale. La visita alla madre fu brevissima; si accertò delle  sue condizioni di salute, e dopo averla salutata se ne tornò a casa borbottando di avere un sacco di lavoro arretrato da svolgere. Kira rimase con la signora fin verso le 21.00. Rispetto alla mattina il suo umore  era cambiato: era più silenziosa, più triste, aveva percepito che forse per pasqua non sarebbe stata in forma e in grado di preparare tutto il  necessario per i festeggiamenti con la famiglia. Ad un tratto il cellulare della signora cominciò a squillare. Era Maura che da Parigi chiamava la nonna, per sapere come stesse. La telefonata la rallegrò molto e Kira vedendola più tranquilla e rilassata decise che era giunto il momento di tornare a casa. 

Kira era completamente immersa nei ricordi dei giorni precedenti, ormai l'acqua del bagno era fredda. La ragazza si alzò infreddolita, apri l'acqua calda per sciacquarsi la schiuma residua e scaldarsi. Mentre si avvolgeva nel suo bel accappatoio i suoi pensieri ritornarono agli avvenimenti della giornata. Ancora adesso, mentre si asciugava i capelli davanti allo specchio, non riusciva a spiegarsi come le condizioni di un paziente potessero peggiorare in una nottata. La signora Gelsomina la sera prima era sveglia, vigile, gli esami mostravano una leggera sofferenza epatica, da aspettarsi, considerate le metastasi al fegato, anche se la poca urina delle ultime 24 , nonostante il catetere non faceva presagire nulla di buono. Quando Kira arrivò al  mattino in ospedale, Gelsomina fu felice di vederla, la saluto' con un gran sorriso anche se il volto tradiva la sua sofferenza. La donna era leggermente dispnoica  per aiutarla a respirare meglio le fu dato dell'ossigeno e per alleviare i dolori addominali sempre più forti le fu somministrato un antidolorifico. Kira si sedette accanto al suo letto e senza neppure accorgersene, iniziò a parlarle a raffica, le chiese dei suoi figli, dei nipoti. Gelsomina sembrava felice di ricevere tutte quelle attenzioni, ma era più interessata a sapere di Kira piuttosto  che raccontarle della sua famiglia, di cui già aveva detto tanto il giorno precedente. La cosa che sembrava interessare di più era la vita sentimentale della ragazza, e ancora una volta affermò che per il suo Tommaso sarebbe stata perfetta certo il non  saper cucinare poteva essere un handicap, ma di sicuro poteva imparare. Kira rise, non avrebbe mai imparato a cucinare, tanto meno per far piacere ad un uomo...poi attualmente aveva chi cucinava per lei, ed era anche bravo. Gelsomina la guardò perplessa, nonostante cercasse di essere al passo con i tempi, c'erano cosa delle nuove generazioni che proprio non riusciva a capire, ma lasciò perdere, preferiva scoprire qualcosa in più su questo Carlo piuttosto che impelagarsi in un conflitto generazionale , e quando Kira le mostrò una foto di loro due insieme affermò "Bell'uomo, ma il mio Tommaso è nata cosa!" Il dottor X arrivò baldanzoso e iniziò proprio dalla signora il suo giro visite. Kira gli presentò il caso. Le analisi delle ultime ore presentavano una situazione abbastanza critica: la signora aveva sicuramente una bella tempra, ma ormai non urinava da quasi 48 ore, i liquidi in addome non riusciva ad espellerli in nessun modo, il danno epatico era ormai  conclamato e per giunta anche il pancreas cominciava a dare segni di cedimento. Kira non riusciva a credere ai propri occhi, solo il giorno prima i parametri vitali della paziente non erano così critici, un peggioramento così repentino era inspiegabile. Anche X era molto preoccupato, dal giorno precedente aspettava il consulto oncologico che ancora non arrivava, e i fatto che i parenti non si facessero vivi dalla sera prima, lo metteva non poco in ansia: la situazione era grave e lui non sapeva a cui far riferimento. Così  abbastanza nervoso incarico Kira di richiamare oncologia per far scendere qualcuno al più presto e soprattutto di mettersi in contatto con la famiglia della signora  "Trascinali qui, bisogna parlare con qualcuno". Contro la sua volontà Kira passò il resto della mattinata attaccata al telefono, e finalmente verso mezzogiorno , senza sapere neppure come ,dopo quasi una ventina di telefonate , riuscì contattare la figlia della signora "Sua madre è stabile, ma grave. Tra poco la visiterà un oncologo, che sicuramente vorrà parlare con i parenti più vicini. Si dovranno prendere decisioni importanti, è necessario che ci sia qualcuno con lei, le consiglio di venire al più presto." La risposta che ricevette le fece ribollire il sangue nelle vene: la figlia della signora era dispiaciuta, appena possibile sarebbe passata, massimo un'ora e sarebbe stata in ospedale. Kira ritornò da Gelsomina, le cambiò la flebo che era finita, le porse un bicchiere d'acqua e le assicurò che i suoi ragazzi sarebbero arrivati presto. La signora era triste, diceva che quando il suo Tommaso sarebbe arrivato non sarebbe stata più sola, di certo era già in viaggio, presto avrebbe potuto conoscerlo. Finalmente arrivò l'oncologo, che la visitò per bene. X e l'oncologo si consultarono un bel pò dopo la visita. Purtroppo la situazione era quella che era, la signora era probabilmente allo stadio terminale della malattia. Un intervento a quel l'età e con gli organi interni così compromessi era troppo azzardato, del resto anche le chemio erano escluse, avrebbero fatto più male che bene, unica soluzione plausibile era la terapia del dolore, per farla soffrire il meno possibile, se lasciarla in ospedale o portarla a casa era ovviamente una decisione che spettava ai figli.  Figli che  apparentemente si erano completamente dimenticati della madre. X era alquanto irritato da questa situazione e a Kira non era mai parso così nervoso, così la ragazza si propose di assistere la paziente fino all'arrivo dei parenti, le avrebbe tenuto compagnia e controllato i parametri vitali. A pranzo Gelsomina non mangiò nulla, nonostante Kira cercò in tutti i modi di convincerla: anche solo qualche boccone le avrebbe restituito un po di forze. Ma in realtà sapevano entrambe che era una bugia. Kira leggeva alla signora articoli di gossip che erano sulle riviste lasciate li dalla figlia , dando il suo commento personale su qualsiasi evento, e a dire il vero riusciva a strapparle di tanto in tanto qualche sorriso. Man mano che il tempo passava, Gelsomina perdeva sempre di più le forze,  e soprattutto la voglia di parlare, divenne silenziosa, anche se non perse i suoi caratteristici occhi vispi e le piaceva ascoltare Kira che ormai parlava a raffica. Ma il suo respiro diventava sempre più irregolare, come se piano piano si stesse spegnendo e Kira non riusciva a credere che stesse accadendo proprio davanti ai suoi occhi. Era impossibile che morisse da sola, così prese il cellulare dell'anziana donna e provò a richiamare la nipote, l'unica che aveva dimostrato un pò di sincero affetto per quella povera vecchiarella. Purtroppo il telefono della ragazza era spento, e Kira si scusò con Gelsomina per le false speranze che aveva potuto alimentare in lei. 
La donna le prese la mano e con un filo di voce "Sij proprio na brava dottoressa, devi solo imparare a cucinare" poi ad un certo punto chiuse gli occhi, e non li riapri più. Kira per qualche istante non capi che cosa stesse accadendo. Quando si rese conto, suonò l'allarme per chiamare aiuto. Istintivamente iniziò un massaggio cardiaco. In quei frenetici istanti che per lei furono infiniti, Kira non riuscì a pensare a nulla, premendo sul torace della signora ripeteva a bassa voce "Non ora, Gelsomina, non ora qui davanti a me." X arrivò immediatamente come se stesse fuori dalla porta aspettando che l'inevitabile accadesse, appoggiò la sua mano su quelle della giovane tirocinante che premevano sul petto della signora e con tono dolce, ma che a Kira risuonò di una freddezza che le raggelò il cuore "Basta Kira, è finita, non puoi fare niente, è finita" Kira si stacco dalla paziente e rimase in disparte mentre X dichiarava il decesso e poi rivolgendosi a lei disse "Bene vedi se riesci a rintracciare i parenti, penso che adesso un buon motivo per correre qui ci sia". La ragazza lo guardò negli occhi e con una rabbia che non le sembrava  di aver mai provato in quel momento gli disse "Fallo tu, io ho chiuso!" detto questo si voltò e uscì dalla stanza. Le mancava il respiro e le faceva  tremendamente male lo stomaco, così scappò fuori  dalla porta di servizio. Fuori pioveva ancora a dirotto, e faceva abbastanza freddo, l'aria pungente la rianimò un poco. Non sapeva esattamente come sentirsi, non riusciva a capire quale fosse la natura dei suoi sentimenti. Dispiacere, paura, rabbia rassegnazione, forse provava tutto insieme o forse non provava niente. Si accorse all'improvviso di stare piangendo, cerco di darsi un contegno...poi pensò che una donna le era morta tra le braccia e quel pianto se lo meritava, se lo meritava tutto.  Quando dopo una mezz'oretta ritorno in ospedale i parenti di Gelsomina erano tutti li, tristi e affranti "Era ora, avessero aspettato ancora un po' potevano andare direttamente al  cimitero" pensò Kira alquanto scocciata. Così senza dare nell'occhio si diresse nello spogliatoio e mentre si preparava per tornare a casa X entrò, iniziò a parlarle. Secondo lui era stata brava, perdere un paziente sarebbe stato sempre brutto e guai se un giorno non avesse più sentito nulla di fronte alla morte. Per oggi aveva finito, poteva tornare  casa e si era guadagnata un week end libero. Per riposare e riflettere sugli avvenimenti degli ultimi giorni. 
Mentre pensava alle parole del dottor X il telefono appoggiato sul lavandino iniziò a squillare. Era vera, evidentemente aveva saputo cosa le era successo e adesso chiamava per accertarsi di come stesse. In realtà Kira non aveva molta voglia parlare, così lascio che il cellulare squillasse a vuoto e si diresse verso la sua stanza per mettersi il pigiama. Mentre si vestiva i morsi della fame iniziarono a farsi sentire, del resto erano passate le 22 e a pranzo aveva mangiato solo un tramezzino al tonno . Così si diresse in cucina dove attaccato al microonde trovò un post it di Frida "La tua cena e qui polpettone e patate, come faresti senza di me! Non aspettarmi forse sto da Daniel, o forse torno tardi! Comunque domani parliamo un po' sei sparita in questi giorni…domani non mi scappi!"  doveva ammetterlo la sua coinquilina riusciva sempre a farla sorridere. Mentre riscaldava la sua cena iniziò a vagare di nuovo con la mente. Per lei l'aspetto più inquietante della morte era la stessa vita che essa si lasciava alle spalle. Insomma pensava ai figli della signora Gelsomina, anche se negli ultimi giorni non erano stati  molto presenti, il loro dolore era reale, sincero. Ebbene anche il dolore più grosso del mondo avrebbe prima o poi ceduto il passo alla fame, alla sete, alla necessità di urinare. Tutti questi bisogni, pensava Kira non erano altro che la vita, che prepotentemente irrompeva a seguito della morte. Mangiando il suo polpettone pensò a tutte queste cose, pensò anche di essere un pò sciocca, ma poi si convinse di aver ragione: la morte al suo passaggio si lasciava dietro sempre un sacco di vita, cosa che per lei era forse un po inquietante, ma allo stesso tempo le infondeva un forte senso di speranza.


mercoledì 11 febbraio 2015

Episodio XV "Mi sono innamorato di te perchè non avevo niente da fare..."


Daniel era bloccato nell’intenso traffico cittadino, ma nonostante i clacson isterici delle auto,  le macchine in doppia fila e il caos estenuante che ne derivava, lui si sentiva stranamente tranquillo e tamburellava la mano sul cambio seguendo le note della sua radio preferita che in quel momento trasmetteva “Sultan of Swing” dei Dire Straits. L’orologio digitale della sua Punto Evo, acquistata due anni prima perché la sua Panda del 1990 con suo enorme dispiacere ormai non andava più, segnava le 20:00, cavolo, Frida aveva già finito di lavorare e lo stava sicuramente aspettando; decise così di mandarle un messaggio “Imbottigliato nel traffico. Ne uscirò vivo”. Non vedeva l’ora di riabbracciarla e di sentire tutti i suoi assurdi racconti sui clienti, su Milly e sul tipo strano del bar accanto che le portava il caffè in negozio e soprattutto non vedeva l’ora di cenare con lei, per l’occasione aveva appositamente riordinato casa, o almeno ci aveva provato, e grazie alle indicazioni telefoniche di Carlo, le aveva preparato oltre a una cenetta semplicissima ma decente, anche un’ enorme cheesecake alla nutella, che anche se esteticamente abbastanza fatiscente, le avrebbe sicuramente fatto venire l’acquolina in bocca. Dopo quasi mezz’ora arrivò al negozio, Frida era fuori ad aspettarlo, sorridente come al solito, balzò in un secondo in macchina “Pensavo ti fossi dimenticato di me e della nostra serata…”, gli disse abbracciandolo teneramente. Il sorriso di Daniel era dolce e rassicurante, ma in linea con la sua aria da duro cambiò velocemente espressione, le lanciò uno sguardo malizioso e notando l’abitino corto che indossava l’ammonì ironicamente “Sei davvero carina…ma se vai a lavorare tutti i giorni vestita così non va per niente bene, poi divento geloso!” Frida colse al volo il suo tono scherzoso e ridacchiò “Scemino, mi sono cambiata in camerino prima di chiudere…mi faccio carina solo per te, ovviamente!” Arrivati a casa di Daniel, Frida si accomodò subito sul divano nel salottino “Adoro il profumo della tua casa” gli disse tirando un gran respiro “Odora di libri…”   “I libri hanno un odore??” Le chiese Daniel  con una strana espressione mentre era intento a sbottonarsi i polsini della camicia blu, per poi arrotolarsi le maniche sino ai gomiti. Frida si alzò di scatto e prese uno a caso tra l’infinità di volumi sparsi per tutto il salotto, dato che sulla piccola libreria non c’era posto per tutti; poi, si risedette sul divano con le gambe incrociate “Ecco qua” gli disse allora aprendo l’enorme “I Miserabili” di Victor Hugo e portandoglielo sotto il naso “Senti il profumo delle pagine?”  “E’ solo profumo di carta, Fri, non farmi rincoglionire”  “Ti sbagli!” Insistette lei, come se si trattasse di una questione di vitale importanza “Senti meglio” continuò Frida invitandolo ad annusare ancora, “Non è semplice profumo di carta, Daniel, i giornali, le riviste, dei semplici fogli bianchi o un quaderno, non hanno questo profumo…questo odore è solo ed esclusivamente dei libri…come fai a non accorgertene?” Daniel fece spallucce, “Sì” rispose richiudendo il volume “Hai ragione, devo ammetterlo…ma sinceramente non ci avevo mai fatto caso, sai, non mi è mai venuto in mente di sniffare un libro…” le disse ridacchiando. “Beh, ora lo sai!” sentenziò lei con aria soddisfatta “In ogni caso…il tuo salotto profuma di libri, e anche un po di polvere!” Daniel passò un dito sul tavolino di vetro, sì era tutto un po’ impolverato lì, c’erano troppe cianfrusaglie, “Sono sempre stato un tipo disordinato, ma tutto questo casino ha un suo perché…ogni oggetto in realtà è esattamente dove dovrebbe essere…e poi la mia casa rispecchia il caos che c’è nella mia testa” disse a sua discolpa. Frida sorrise dolcemente “beh, bisogna avere il Caos dentro di sè per partorire una stella che danza”   “Sì, Nietzsche in fatto di irrazionalità ne sapeva qualcosa” ridacchiò Daniel cogliendo al volo la sua citazione. “Vieni in cucina con me? Devo finire di preparare la cena”, ma con sua sorpresa Frida gli rispose che voleva rimanere lì e aveva voglia di curiosare tra le sue cose, come amava fare di solito, quell’angolino di casa ai suoi occhi era un vero e proprio museo; Daniel rimase di stucco, quella ragazza era incredibile, ma le diede il permesso di fare tutto ciò che voleva, lui ci avrebbe messo poco a scaldare il risotto alla zucca che aveva preparato solo per lei, sapendo che le piaceva moltissimo, così si recò nel piccolo angolo cucina e la lasciò lì da sola. Frida si sentiva come una bambina davanti a un pacco di Natale, ogni volta che entrava in quella casa si sentiva attratta da una forza irresistibile e le veniva voglia di osservare tutto, chissà, pensava, forse nel profondo era il suo modo per sentirsi parte della vita di Daniel, l’uomo perfetto che da quando aveva sedici anni aveva sempre idealizzato come il suo principe azzurro. Si immerse, così, tra i titoli di libri, cimeli di paesi lontani e sconosciuti, oggetti quasi misteriosi, un enorme narghilè di vetro colorato quasi sommerso da vecchi quotidiani, vinili, un vecchio giradischi. Ispezionò tutto con cura e delicatezza, e in un batter d’occhi era già passata quasi mezz’ora e Daniel tornò nel salottino con una bottiglia di Brachetto, invitandola ad accomodarsi alla piccola tavola che si trovava alla destra del divanetto, per poter brindare prima di servire il risotto. La cena era davvero buona, disse Frida complimentandosi, era la prima volta che Daniel cucinava per lei, di solito avevano sempre ordinato pizze o panini a domicilio quando erano a casa “E non hai ancora assaggiato la sorpresa più grande!” le disse lui con aria orgogliosa, per poi sparire di nuovo in cucina e ripresentarsi con un vassoio coperto da una cloche d’acciaio, come nei ristoranti più chic. “Dà dàn!” Esclamò allora svelandole la misteriosa sorpresa “Madmoiselle, lo chef ha preparato solo per lei una delizia alla Nutella..si tratta di un dolce tipicamente americano chiamato cheescake!” Frida ridacchiò dinnanzi a quella comica presentazione e  osservò il  dolce, che le sembrò alquanto strambo, non si teneva molto in piedi in effetti. “Vabbè non è l’aspetto che conta” disse lei scettica “Inoltre, dove c’è Nutella il gusto è garantito…”. Daniel finse di sentirsi offeso, ma sapeva perfettamente che esteticamente non era particolarmente invitante, aveva cercato di fare del suo meglio, disse, Carlo avrebbe dovuto aiutarlo ma per un contrattempo aveva potuto farlo solo telefonicamente, e il risultato era stato quasi disastroso…beh, quasi, perché il sapore era golosissimo, gli assicurò Frida assaggiandolo, tanto che decise di fare il bis. Mentre ripuliva il secondo piattino di cheesecake, si accorse che Daniel la stava fissando “Che c’è?” gli chiese con aria disorientata “Ti sembro buffa?” Lui sembrava quasi imbambolato e si prese qualche secondo prima di risponderle, pareva che la stesse ancora studiando “Pensavo solo che la tua cicatrice sul collo a me piace…cioè, voglio dire, non posso credere che ti opererai per toglierla, fa parte di te ormai…” Frida gli sorrise “Ma è da tutta la vita che voglio toglierla...poi non dirmi così, che già sono spaventata dall’operazione, non tentare di farmi cambiare idea…se solo penso al dottor Bassani mi vengono i brividi…credo abbia qualche rotella fuori posto… e se fosse un chirurgo killer?”  Daniel scoppiò a ridere, non capì se stesse dicendo sul serio o stesse solo scherzando “Ma dai Fri, che dici? Ma poi che avrà di così terribile questo medico?” Frida sospirò “No, niente…mi mette solo tremendamente a disagio…vabbè, ma cambiamo discorso, tanto mi ha prescritto nuove analisi, e credo che per l’intervento a questo punto dovrò aspettare dopo l’estate…cambiamo discorso, ti prego”, lo implorò poi con i suoi occhioni da cucciola, quando voleva sapeva farli proprio bene, pensò Daniel, non aveva pari. Allora lui si accomodò sul divano con il suo bicchiere di vino e la invitò a raggiungerlo “Vieni qua, dai, fammi sentire un po’ cos’hai scovato tra le mie cose, prima…qualcosa di nuovo?” Frida sorrise maliziosamente, si accomodò sulle sue ginocchia e appoggiandogli il viso sulla spalla assunse un’espressione interrogativa “In realtà mi chiedevo cosa ci faccia lì quel pianoforte…è tutto impolverato, sembra vecchio…” gli disse indicandogli il piano accostato al muro tra la piccola libreria e il finestrone del salottino, quasi non si vedeva, era quasi completamente coperto dai libri e dagli oggetti adagiativi sopra. “Era di mia madre, lei è una bravissima pianista…questo pianoforte è molto molto vecchio, credo sia stato il primo che abbia comprato quando si trasferì a Napoli, ora in casa sua ne ha uno molto più bello, un piano a coda favoloso…”  “Anche io ho studiato un po’ il pianoforte, da piccola” gli disse Frida sorridendo, per poi balzare davanti al piano; in un secondo tolse via tutte le cianfrusaglie, lo aprì e con un soffio deciso spolverò i tasti ingrigiti “In realtà ricordo solo qualche nota”, e detto questo si cimentò ridacchiando in uno strano motivetto da bambini, Daniel cominciò a ridere di gusto, sembrava molto impacciata ed era evidente che non ricordasse alla perfezione come muovere le dita, la guardò per un istante e pensò che erano proprio quei suoi modi di fare a piacergli di lei, il suo entusiasmo, la sua irruenza “Sei magnificamente buffa!” Le disse allora ridendo e Frida gli rispose con una sonora risata “Hai ragione, questa era la marcia dei soldatini, o qualcosa del genere…ma tu invece? Suoni?”  “Mia madre mi ha insegnato a suonare e mi ha insegnato a leggere la musica…ma non chiedermi di suonare…”  Frida, di contro,  lo pregò insistentemente di suonarle qualcosa, non importava se era un po’ arrugginito, come diceva lui, si sarebbero divertiti; per fortuna  non ci volle molto per convincerlo, Daniel si sedette accanto a lei davanti al piano e, adagiando le sue dita sottili sulla tastiera, eseguì velocemente qualche scala per sgranchirsi le mani. Intanto Frida poggiò la testa sulla sua spalla, si sentiva inebriata dal suo profumo fresco, le ricordava la brezza marina e si sposava perfettamente con l’azzurro intenso dei suoi occhi, che per davvero sembravano profondi come l’oceano. Lui si schiarì la voce e poi cominciò a provare a mettere insieme delle note, che lentamente stavano diventando una melodia dolcissima, un suono che a Frida parve familiare. Le mani di Daniel continuavano a muoversi piano… il suo viso assunse improvvisamente un’aria seria e dai suoi occhi cominciò chiaramente a trasparire una forte emozione. Continuava a suonare, per l’ennesima volta si schiarì la gola e, quando iniziò a cantare con un filo di voce, Frida finalmente riuscì a collegare quelle dolci note ad un pezzo magnifico…
“Mi sono innamorato di te
Perché non avevo niente da fare,
di giorno, volevo qualcuno da incontrare,
la notte, volevo qualcosa da sognare…
Mi sono innamorato di te
Perché non potevo più stare solo
Di giorno volevo parlare dei miei sogni
La notte…parlare d’amore…”
Lui continuò a cantare quei versi con gli occhi chiusi, la sua voce era tenue e un po’ insicura, ma la melodia era perfetta; Daniel non era un tipo da romanticismi, da “Ti amo” o da parole dolci, anzi, di rado esprimeva i suoi sentimenti e in quel momento lo stava facendo nel modo più dolce possibile. Per questo Frida sentì il cuore batterle all’impazzata, dai suoi occhi lucidi si capì che era emozionata, per lei quello era un momento magico e sapeva che avrebbe portato quell’istante per sempre nel cuore.




martedì 10 febbraio 2015

Episodio XIV "La signora Gelsomina" (parte I)


Dei grossi nuvoloni coprivano il cielo e non lasciavano neppure una misera speranza di intravedere qualche raggio di sole; ormai pioveva da quasi 24 ore e il vento soffiava impetuoso trascinando vertiginosamente giù le temperature. Quella mattina, quando Kira tutta incappucciata uscì di casa si trovò di fronte ad uno scenario tipicamente invernale, altro che primavera, la bella stagione sembrava lontana anni luce.
Ovviamente la città era completamente allagata, e i disagi per chi si spostava con i mezzi non tardarono ad arrivare: la metro si bloccò proprio a due fermate dal Cardarelli, e Kira dovette continuare a piedi, sotto la pioggia, per di più su una strada allagata e tutta in salita. Odiava questi tipi di imprevisti, anzi pensava che una giornata iniziata male, si sarebbe sicuramente conclusa anche peggio. 
Finalmente arrivò in pronto soccorso, erano le 9.30, quasi un'ora di ritardo. All'ingresso trovò il capo infermiere Gennaro, e il dottor X, lo specializzando che la seguiva durante il tirocinio, intenti a fumare una sigaretta. X vedendola arrivare, tutta infreddolita e trafelata, le disse ridendo " Ti aspettavo un'ora fa! Perso tempo a fare il bagno stamattina? Tutto questo ritardo e non ti sei neppure asciugata i capelli? ahhaah !" Kira lo guardò scocciata, ma si trattenne da qualsiasi commento, si limitò a sbuffare esasperata; del resto nonostante X fosse un tipo simpatico e alla mano era pur sempre un suo superiore. Per fortuna Gennaro corse in suo aiuto "A dottò, voi state fresco! Sta povera ragazza  è zuppa dalla testa ai piedi, sembra un pulcino! lasciatela stare, non infierite pure voi! Vieni Kira, ti devi cambiare, ti do una di quelle divise verdi che ti piacciono tanto, così ti asciughi per bene e accuminciamm sta jurnat!" 
La ragazza lo ringraziò e  mentre lo seguiva in silenzio verso gli spogliatoi, si guardò curiosamente intorno, per capire che tipo di giornata l'attendeva. Di certo in un pronto soccorso, non si poteva mai parlare di giornate tranquille. La prima volta che entrò in quel reparto quasi fu impaurita dalla confusione, dalle urla, il disordine, dal viavai di persone che incessantemente entravano e uscivano di lì. Adesso, erano circa sei mesi che viveva tra quelle corsie e diciamo che a quel caos si era abituata, anzi quando la situazione si faceva più tranquilla, andava in agitazione: troppa calma in un pronto soccorso era sinonimo di sciagura, così gli infermieri le avevano insegnato, Gennaro in primis. 
Si cambiò velocemente e indossò la sua bella divisa, legò in una coda i capelli ancora bagnati e andò al triage. X stava sfogliando attentamente le cartelle cliniche e vedendola arrivare le disse "Bene, signorina, oggi vedremo se sei o meno un animale da pronto soccorso…Farai tutto da sola, anamnesi, primo esame esplorativo del paziente, poi mi presenterai il caso con tanto di ipotesi diagnostica e trattamento terapeutico da adottare. E' un po' che bazzichi per il reparto, è ora di passare dalla teoria alla pratica". 
Kira strabuzzò gli occhi incredula, questa era una novità che la sorprendeva non poco. Fino ad allora non aveva mai avuto tante responsabilità tutte insieme. Qualche volta sotto la supervisione di di qualche infermiere aveva fatto prelievi, misurato pressioni, fatto ECG e compilato cartelle. Inoltre grazie a qualche chirurgo più compiacente era riuscita a dare qualche punto di sutura. 
"Su Laerte, non fare quella faccia spaventata…questo non è un esame, e io starò sempre al tuo franco, per consigliarti e in caso di necessità pararti il didietro…ahahah, pronta?"
Dopo un primo attimo di incertezza, l'eccitazione prese il sopravvento, e Kira si convisse di essere pronta, poteva farcela e accolse la sfida di buon grado "Ook, ci sto! Da cosa cominciamo?"
X le porse una cartella clinica, che Kira impaziente lesse con attenzione: donna 80 anni, lamentava una febbricola serale ormai da più di due settimane, negli ultimi giorni era insorto uno strano rigonfiamento addominale, accompagnato da leggeri problemi respiratori. "Congratulazioni" le disse X soddisfatto "Ti sei guadagnata il tuo primo codice giallo…sai cosa fare…io ti raggiungo tra dieci minuti!"
Kira era delusa, non si aspettava che il suo primo vero paziente fosse una vecchietta. Non ne era affatto felice, di solito cercava sempre di tenersi lontana dalla persone anziane. Con gli over settantacinque non sapeva proprio come comportarsi: alcuni le risvegliavano istinti omicidi, perché troppo arroganti, le sembravano quasi maleducati, altri invece erano così remissivi che le infondevano un'immensa tenerezza. In un modo o nell'altro questi anziani minavano il rapporto oggettivo e distaccato che doveva esserci tra medico e paziente, così  lei faceva di tutto per impedire al minimo le interazioni con questa categoria di pazienti. Così un po' scocciata uscì nella sala d'attesa affollata e chiamò a gran voce "Corradini Gelsomina!"




venerdì 6 febbraio 2015

Episodio XIII "Commesse nel pallone..."


Dopo l’ora di pranzo Milly passò a riaccompagnare suo figlio all’asilo ed arrivò in negozio, con i suoi soliti quindici minuti di ritardo. “Tesoro scusa davvero, ma lo sai che tra le mille cose che ho da fare, non rientro mai nei tempi!” disse a Frida, che aveva da poco finito di mangiare due tramezzini e che non vedeva l’ora di finire il turno alle sedici; ma per fortuna quello era un orario morto, pensò tra sè e sè, non entrava quasi nessun cliente e così si sentiva abbastanza rilassata. Milly si sedette dietro la cassa e cominciò a dare un’occhiata a qualche scartoffia, ma Frida era sicura che in realtà fingesse solo di essere impegnata, ed infatti dopo nemmeno dieci minuti la vide estrarre il suo specchietto dalla borsa per cominciare a rifarsi il trucco; ormai conosceva quella donna come le sue tasche, tutto ciò che faceva lo ripeteva quotidianamente come una sorta di rituale. “Ti piace questo vestitino?” le disse alzandosi in piedi e mostrandole ciò che aveva indosso. Frida la squadrò attentamente, era un vestitino beige e blu molto aderente, che poco si sposava con i suoi capelli rosso fuoco richiamati dal rossetto, forse se avesse preso una taglia in più le sarebbe stato meglio, pensò, ma cercò di essere il più delicata possibile perchè Milly era molto suscettibile e soprattutto era vanitosissima. “Beh” le disse allora “Non è proprio il mio genere, ma è carino…”. La donna non sembrò soddisfatta della sua risposta, e ancor meno era convinta della sua espressione “Dai, dici che mi ingrassa? Forse mette troppo in mostra i fianchi…” disse studiandosi al grande specchio del negozio. Frida a quel punto non le diede più molte attenzioni, si recò nel piccolo magazzino sul retro per rimettere a posto sugli scaffali degli scatoloni, aveva completamente dimenticato di averli lasciati in disordine. Come al solito, era lei a dover fare tutti i lavori più stancanti, certo non poteva permettersi di indossare abiti attillati e tacchi vertiginosi per andare a lavoro, ma cosa poteva farci, dopotutto Milly era la proprietaria, e forse  la sua innata frivolezza non le permetteva nemmeno di capire fino in fondo che i suoi comportamenti erano, a volte, un po’ ingiusti. Ma anche lei aveva i suoi pregi, pensò ancora Frida, sicuramente era una tipa sui generis, certo tremendamente egocentrica, ma riusciva a strapparle sempre un sorriso con i suoi modi ocheggianti. Scese dalla scaletta e si asciugò il sudore con il dorso della mano, perfetto, mancava l’ultimo scatolone, il grosso era fatto. Milly, intanto, fatto l’ultimo ritocco di mascara, vide qualcuno sbirciare da fuori attraverso la vetrina, qualcuno che le sembrava di conoscere e che, con sua grande sorpresa, aprì la porta del negozio “Salve!” esclamò. Lei scattò sull’attenti, alle tre del pomeriggio era abbastanza insolito che entrasse qualcuno. Comunque, appena entrato, lo riconobbe subito, era il Dottor Bassani, lei ricambiò cordialmente il saluto e lo squadrò dalla testa ai piedi, era vestito in modo alquanto strano, quasi la superava in fatto di abbigliamento: una giacca fucsia, uno sciarpone arancione, e un paio di pantaloni blu attillati abbinati ad un paio di scarpette da ginnastica bianche…sì, erano proprio scarpe da ginnastica, con tanto di calzino colorato in vista!! Il tutto faceva a pugni con una tipica borsa da medico di pelle nera. “Dottor Bassani, come mai da queste parti? Posso esserle utile in qualcosa?” Giulio si guardò intorno incuriosito, era davvero un negozio carino, non ci era mai entrato prima. Frida improvvisamente si sentì  chiamare “Tesoro” le disse Milly facendo capolino nel magazzino “C’è il dottor Bassani, il chirurgo…credo debba comprare qualcosa, vuoi fare tu?” Frida sentì il sangue gelarsi nelle vene, le disse che sarebbe rientrata subito, andò a sciacquarsi frettolosamente le mani impolverate e cercò, senza grandi risultati, di dare una sistemata alla sua coda di cavallo disordinatissima, poi fece un gran respiro e raggiunse i due. “Frida!” Esclamò Giulio non appena la vide, per poi avvicinarsi e darle due baci sulle guance “Sapevo che di solito a quest’ora ci sei sempre…”. Frida riuscì a salutarlo con un timido ciao e gli chiese gentilmente di cosa avesse bisogno; quando le disse che cercava qualcosa di carino per una donna, sobbalzò: allora era impegnato! Lanciò un’occhiata veloce alla sua mano sinistra, nessuna fede, nessuna moglie, sì, doveva trattarsi di una fidanzata. Col cuore che le batteva a mille cominciò a tirar fuori maglioncini, mgliettine, vestiti, completi di ogni genere, visto che lui non era stato precisissimo su ciò che stava cercando. “Ti trovo bene” le disse lui seguendola come un’ombra mentre sceglieva cosa mostrargli “Mi spiace che l’operazione sia stata fissata così in là nel tempo, ma davvero per i prossimi mesi avevo già l’agenda pienissima, e non trattandosi di un caso urgente…”  “Ma no, non si preoccupi”. Giulio ridacchiò “Ma cosa devo fare per convincerti a darmi del tu? Ogni volta devo ricordartelo..mi fai sentire vecchio, ho solo quarantatrè anni, ti prego…” Frida gli sorrise imbarazzatissima e pose sul bancone la merce, ma dall’espressione Giulio non le sembrò particolarmente entusiasmato. “In realtà” le disse osservando i capi “Mi servirebbe qualcosa di più…come dire…sobrio…meno giovanile insomma. Sai, è per il compleanno di mia madre, non è più proprio una ragazzina!” Milly ridacchiò, mentre Frida rimase impalata per un attimo, sentì di star diventando paonazza dall’imbarazzo, effettivamente da buona commessa avrebbe dovuto chiedergli per chi fosse il regalo. Più impacciata che mai si scusò “Ah, scusa! Allora a questo punto cambia tutto!!” esclamò scoppiando in una risatella isterica. Giulio la guardava divertito, le sembrò buffa mentre goffamente cercava di rimettere a posto il più velocemente possibile il ben di dio che gli aveva mostrato poco prima. Milly percepì immediatamente che Frida era pienamente nel pallone, così le lanciò un piccolo aiuto “Fri, perché non gli mostri quelle nuove stole di seta? Quelle dei nuovi arrivi…mi sembrano perfette per una donna over 50. Cosa ne dice, dottor Bassani?” Giulio si voltò verso di lei col suo sorriso smagliante “Mi sembra perfetto, potrebbe piacerle, sa, è una donna dai gusti molto raffinati”. Frida tirò un sospiro di sollievo, doveva ammettere che Milly l’aveva salvata in calcio d’angolo, era riuscita a rattoppare la sua figuraccia in un secondo e le lanciò uno sguardo di sincera gratitudine, aveva fatto veramente la figura della sbadata, e per di più davanti alla sua titolare! Alla fine Giulio optò per un’elegantissima stola di seta marrone con una deliziosa fantasia ricamata a mano, davvero bellissima, sua madre l’avrebbe adorata, disse. Prima di uscire dal negozio ringraziò Milly per la disponibilità e poi si rivolse a Frida, che lo accompagnò vicino la porta “Allora ci vediamo piccola Frida…” le disse facendole una leggerissima carezza sulla guancia “Beh sì,” rispose lei “Per l’intervento”,  “Vabbè intendevo che ci si vede dalla vetrina…sai, quando passo e ci salutiamo?” “Oh sì, ovviamente, ovviamente” farfugliò lei. Poi Giulio le alzò il mento con due dita rigirandoglielo a destra e sinistra “Il tuo mento è decisamente perfetto, sì, sì…questa fossetta non la toccherei nemmeno per tutto l’oro del mondo, sappilo!” Le disse ancora alludendo alla sua richiesta di aggiustarle il suo mento un po’ irregolare. “Se proprio vorrai farlo, dovrai trovarti un altro chirurgo, mi sa…” aggiunse lui “Ma ti avviso” disse ancora, questa volta bisbigliandole nell’orecchio “Non penso che troverai facilmente qualcuno più bravo di me!” Frida sorrise ridendo tra i denti e lo salutò con lo sguardo basso, lui le toccò con l’indice la punta del naso ed andò via col suo solito sorriso smagliante, e a dir poco ammaliante. Finalmente se n’era andato, pensò lei, che sbuffò sonoramente per far uscire fuori tutta l’aria in tensione che aveva dentro. “Scusa Milly, ho fatto un errore lavorativo imperdonabile” le disse con aria provata, riferendosi al fatto di non aver chiesto al cliente età e taglia della destinataria del regalo. Milly rise di gusto “Ma figurati tesorina, piuttosto, non è da te entrare così in confusione, di solito sei sempre attenta e precisa…ma poi, fammi capire,ti sei fatta rossa come un peperone, sembravi in preda alle palpitazioni…che ti è preso?” Frida cercò di ritrovare la calma e di essere vaga, insomma, non sapeva perché aveva reagito così, sapeva soltanto che quel chirurgo aveva su di lei uno strano ascendente, così le rispose a stento. “Ma non è che ti piace il dottor Bassani?” incalzò Milly con aria inquisitoria e con un sorrisino malizioso “C’è qualcosa, forse tra voi? Ti guarda in un modo….e poi sembrate molto in confidenza…” Frida sgranò gli occhi, infuriata “Ma che dici?? Sei matta??? Io non lo conosco nemmeno, è lui che usa modi confidenziali con me, ma penso lo faccia con tutti…non vedi quant’è strambo??” Milly fece una risatella “In effetti hai ragione, non sembra proprio un tipo normale, pare un mezzo schizzato…dio mio com’era vestito, poi!!”  “E poi” aggiunse Frida con un sorriso soddisfatto “Il mio cuore è di un’altra persona…credo di essere perdutamente innamorata”. Milly sobbalzò dalla sedia “Che novità è questa??!!! Chi è, chi è????” Frida rise, le si illuminarono gli occhi, che parevano quasi aver assunto una forma a cuoricino “Ricordi Daniel, di cui ti parlai ultimamente?” “Sì…il tuo prof…quello dell’inaugurazione!! Avete fatto pace???? E quando avevi intenzione di dirmelo????”  “Te l’avrei detto, te l’avrei detto…” “Devi immediatamente raccontarmi tutto, adesso!!!” le intimò con fermezza. Frida abbassò lo sguardo arrossendo un po’ “Beh, niente…abbiamo avuto occasione di chiarirci, ci eravamo solo fraintesi…e, beh, io sono pazza di lui…è l’uomo più bello, affascinante, intelligente, magnifico…e…e”  “Ok, ok,” la interruppe Milly agitando le mani “Ho capito, ho capito…sei in piena fase di innamoramento… mi sembri davvero coinvolta goditela, piccolina, te lo meriti… ovviamente tienimi aggiornata sulla vostra love story…voglio sapere tutto!” Frida ridacchiò, era davvero incorreggibile, pensò, il gossip era davvero il suo mestiere preferito, chissà se un giorno si sarebbe mai liberata di questa simpatica ficcanaso!

martedì 3 febbraio 2015

...continua...

Alle sette meno dieci, puntuale come un orologio svizzero, il clacson della moto avvertì Kira dell'arrivo di Carlo. Lei era stranamente già pronta da 5 minuti e lo stava aspettando affacciata alla finestra, cercando di ripetere in mente i punti salienti del suo intervento. Quando lo vide arrivare da lontano, prese le sue cose di corsa e fece per uscire, ma Frida le si paro davanti  "fai la brava, mi raccomando, stendili tutti e trattami  bene Carlo!” Le disse, per poi salutarla a suo modo “Ciao stronza! Ah, e Fammi sapere!!"   "si si” rispose Kira sbuffando “ti faccio sapere, a dopo ciao!"
Uscì dal portone, Carlo si stava guardando nello specchietto retrovisore, aveva tolto il casco per passarsi le mani tra i capelli, era un gesto che faceva sempre quando era nervoso. Gli si avvicinò sorridente "buongiorno narciso! Ma non pensi di stare un po esagerando?" gli disse. " Mi faccio bello per te, dovresti essere felice!" le rispose, dandole un bacio sulla guancia; poi salì in moto, si rimise il casco e, ponendole il suo,  mentre glielo sistemava le disse ridendo "ma scusa Kira, dobbiamo andare sulla neve per caso? Perché quegli stivali e questo piumino così pesante?"
"Ho sempre freddo in moto, quindi prevenire è meglio che curare..mi sono organizzata questa volta!" Disse lei, alludendo al freddo gelido che aveva provato le prime volte sulle due ruote con lui.
"Testona!” la sgridò Carlo, “potevo benissimo prendere la macchina, mi hai chiesto tu la moto...guarda che è lunga la strada fino a Salerno! "
"Infatti l’ho chiesto io, quindi va  bene, prometto di non lamentarmi" disse lei ridacchiando, poi salì in sella e cinse da dietro i fianchi di Carlo, appoggiando la testa sulle sue spalle, in realtà era per questo che aveva voluto quel giro in moto. Lei odiava le due ruote,  aveva una paura folle, pensava che fossero pericolose, per non parlare di quel rombo assordante del motore, proprio la infastidiva. L’unica cosa positiva però, era poterlo abbracciare, poter stare stretta a lui così, senza un motivo apparente, a volte riusciva a sentire il  suo cuore battere e se aveva paura, quel battito così regolare e tranquillo faceva in modo di stabilizzare anche il suo. Per questo quella mattina volle fare quel giro in moto, per poterlo stringere senza dare troppe spiegazioni. nè a lui, nè tanto meno a se stessa.

 
 
La sera l'autostrada era semivuota, così Carlo poteva correre veloce, senza alcun ostacolo oltre il vento e Kira si stringeva si suoi fianchi, mentre sentiva la moto sfrecciare sotto di sé. Era molto stanca, il convegno era stato piuttosto lungo e impegnativo, ma il suo intervento era andato davvero bene ed era soddisfatta, inoltre la presenza di Carlo l'aveva fatta sentire ancora più emozionata, anche se aveva cercato per tutto il giorno di non darlo a vedere. Erano quasi a casa, Kira era infreddolita, ma sentiva che non sarebbe voluta mai arrivare, avrebbe voluto che quel viaggio di ritorno non finisse mai, ma purtroppo Carlo doveva tornare alla tenuta per darsi da fare al ristorante, dopotutto lo aveva trascurato tutto il giorno per stare con lei. Arrivati, si salutarono con il dispiacere stampato in faccia, ma nessuno dei due lo mostrò apertamente, come loro solito. Kira salì velocemente le scale ed entrò in casa, dove ad attenderla c'era come sempre Frida che le andò incontro saltellando con addosso solo l'accappatoio e a piedi scalzi. "Allora? Com'è stato il convegno? Hai sfoggiato tutto il tuo sex appeal??"  "Ma dai Frida, fammi almeno entrare dalla porta prima di sparare le solite scemenze!" Rispose Kira con aria stremata, si sentiva veramente stanchissima, infatti poggiò frettolosamente la grande borsa sul tavolino e si lasciò cadere sul divano, stava pensando che le sarebbe piaciuto rimanere ancora lì con Carlo, insomma, quel giorno non avevano avuto molto tempo per stare insieme perché lei era stata completamente assorbita dal convengo, così in quel momento si sentiva sì stanca, ma anche un po' giù di morale. Frida raggiunse l'amica nell'angolo soggiorno, la guardava sgranocchiando una barretta ai cereali ed immediatamente notò che era particolarmente pensierosa, così assunse l'espressione di chi stava per avere un'idea geniale. "Ma mangi sempre? E' quasi ora di cena!" l'ammonì Kira. Frida, non badando troppo alla sua bacchettata, le disse entusiasta "a proposito d cibo, perché non andiamo a mangiare da qualche parte?" Sentite quelle parole, Kira con un solo sguardo smorzò tutto il suo entusiasmo, era sfinita, non aveva nessuna voglia di prepararsi e uscire, voleva solo rilassarsi. "E dai!!" la pregò ancora Frida, "non ho preso impegni con Daniel appositamente per te, solo per te...tu sei il mio primo amore, lo sai!" Kira le lanciò un'altra occhiataccia contrariata, ma non rispose, il suo silenzio sarebbe sicuramente valso più di mille parole, ma l'amica insistette ancora e le si sedette accanto come se avesse voluto farle sentire più pressione "allora, ascoltami" le disse ancora "sono quasi le 21.00, muoio di fame, sicuramente anche tu sarai affamata, ma io non ho cucinato un cazzo e non ho intenzione di farlo adesso...quindi: o ti alzi e prepari la cena, o esci con me, non hai altre alternative, a parte il digiuno. Dai, su, un bel panino gigante, un bella birra...daiii!!" Detto questo, Frida l'abbracciò forte per prenderla in giro, sapeva benissimo che Kira non sopportava certe dimostrazioni d'affetto, e le odiava ancora di più quando era stanca, così finalmente le rispose col suo tipico broncio "sei una ricattatrice! Non ce la faccio nemmeno ad alzarmi da qui, figuriamoci se mi metto a cucinare! E poi perché mi abbracci? Staccati su..." Frida sapeva come convincerla, anche se non sempre ci riusciva, Kira era un vero osso duro, ma nonostante ciò, mezz'ora più tardi erano giù sedute al tavolo di un piccolo pub vicino casa. Era un locale semplice e carino dall'atmosfera irlandese, ci andavano spesso e volentieri perché lì si potevano gustare, a loro parere, i migliori panini della città e inoltre c'era una vasta gamma di birre tra cui poter scegliere, tutto ad un prezzo a misura di studentesse squattrinate come loro. Frida sfoggiava il suo solito entusiasmo, era affamatissima e da quando aveva staccato dal lavoro non vedeva l'ora di uscire con Kira che, nonostante fosse ancora giù di tono un po' per lo stress, un po' per Carlo, si sentì subito più rilassata quando si accorse che la musica di sottofondo che riecheggiava delicatamente nel piccolo pub, era una delle sue canzoni preferite, a wolf at the door dei Radiohead; aveva sempre cercato di trascinare Frida ad uno dei loro concerti, ma non ci era mai riuscita e alla fine si era ritrovata ad andarci con vecchi amici che condividevano i suoi stessi gusti musicali. Ordinarono due enormi panini e due pinte di Gordon Red e poco dopo cominciarono a sorseggiare le loro birre nell'attesa che la cena fosse servita. "Dove lo hai lasciato Daniel?" A quella domanda Frida sbuffò leggermente "è a casa, aveva una marea di compiti da correggere per domani...non sei contenta che sono tutta per te, mon amour?" Kira ridacchiò "ma dai, smettila una buona volta!" Frida rispose con una smorfia di disappunto, poi le chiese come fosse andato il convegno, voleva sapere tutto nei minimi dettagli perché, anche se non ne capiva nulla, le interessava davvero sentir parlare di tutte quelle questioni scientifiche, poteva imparare qualcosa di utile e sapeva che a Kira piaceva parlarne ed infatti subito si addentrò nella spiegazione di vita, morte e miracoli dell'endoscopia gastrica, passando da un argomento all'altro, dai trapianti, alle tecniche di fecondazione, fino ad arrivare a parlare del tanto discusso metodo Stamina, parlava e parlava come un fiume in piena e sembrò essersi magicamente risvegliata dal torpore di pochi minuti prima. Frida ascoltava tutto con grande interesse, perché nonostante amasse prenderla in giro,  provava una sincera ammirazione per Kira; dell'amica aveva sempre ammirato, in realtà, tutte le cose che a lei mancavano, la tenacia, la testardaggine, tutte quelle cose che la facevano sembrare sempre un gradino più su e che la rendevano quasi autoritaria ai suoi occhi. Pensava che Kira non fosse una persona che piaceva a tutti, ma la cosa più bella di lei era che non le interessava minimamente piacere alla gente o essere come gli altri l'avrebbero voluta, aveva un suo stile di vita e di pensiero, ma non pretendeva che tutti lo capissero o lo condividessero e non lo avrebbe cambiato per nessuno e per nessuna ragione. L'ascoltava, la osservava e pensò che era una tipa strana, ma le era sempre piaciuta, anche se non gliel'aveva mai detto , d'altronde a Kira non importava essere elogiata, era troppo intelligente per cedere a dei semplici complimenti, fini a sé stessi. Certo, aveva le sue debolezze, ma per Frida lei era la dimostrazione che ognuno, al di là delle proprie fragilità, ha forza e grinta a sufficienza per poter combattere e per poter ottenere qualsiasi cosa, così cercava di prenderla come esempio. In quanto a lei, Frida si sentiva completamente diversa, non era tenace, non era testarda, non aveva particolari ambizioni e cercava sempre l'approvazione delle persone che aveva accanto; da quando era bambina aveva dapprima disperatamente cercato l'approvazione dei suoi genitori e crescendo, si rese conto che forse non l'aveva mai ottenuta veramente. Questa insicurezza la portava a sentirsi sempre troppo piccola e a temere il giudizio degli altri, forse era per questo che cercava sempre di andare d'accordo con tutti e di adattarsi a ciò che gli altri si aspettavano da lei e forse era sempre per questo che non era abituata a mostrare la vera Frida, si apriva solo con chi le faceva poche domande. Le uniche persone che sapevano chi fosse davvero erano Kira in primis e Daniel, perché da loro non si era mai sentita giudicata, non le avevano mai chiesto troppo, le volevano bene e basta, senza se e senza ma e sentiva che a loro non doveva dimostrare nulla. Kira sapeva che dietro l'aria frivola e superficiale dell'amica c'era dell'altro e lo aveva scoperto lentamente, effettivamente il bello del loro rapporto era che non si erano mai domandate niente l'una dell'altra, eppure erano sempre riuscite man mano ad attraversarsi. Daniel invece era tutta un'altra storia, era come se l'avesse sempre conosciuta e l'avesse sempre amata per com'era. D'improvviso Frida ritornò con i piedi per terra e si rese conto di aver totalmente perso il filo del discorso di Kira, che alla fine parlò fiera del proprio intervento al convegno e le raccontò di aver ricevuto tantissimi complimenti e il tutto, ovviamente, era stato addolcito dalla presenza di Carlo. Anche se questo piccolo particolare Kira lo aggiunse con tono ironico, Frida sapeva perfettamente che lo pensava sul serio, ma la sua amica non era mai stata il tipo da sfoggiare i propri sentimenti, anzi, solitamente li teneva chiusi, a volte li nascondeva anche a sé stessa. Dunque della sua giornata Frida aveva capito ben poco, e finalmente arrivarono i grassi panini che le ragazze non vedevano l'ora di divorare. Finirono dopo poco a parlare di Carlo e di Barbie ed arrivarono a parlare di qualsiasi argomento, dall'Oscar de La grande bellezza di Sorrentino, discussero dei loro romanzi preferiti, delle prossime elezioni politiche, fino ad arrivare a rimembrare gli anni liceali...parlarono di tutto e di niente, poi tornarono a casa, fumarono una sigaretta sul terrazzino al cospetto della notte e, ai fiumi di parole di pochi istanti prima, sostituirono un profondo e rilassante silenzio. Loro erano così, passavano dalla frenesia di interminabili discorsi, alla sonnolenta pace di una notte di primavera. Erano tremendamente diverse, ma condividevano la stessa visione della vita.