martedì 30 giugno 2015

Episodio XLIV "Ti presento i miei..."


Frida guardava Giulio guidare attento lungo l’autostrada, mentre con leggeri movimenti della testa seguiva a tempo la musica che passavano alla radio, voltandosi ogni tanto per darle un’occhiata; anche lei di tanto in tanto volgeva lo sguardo dall’altra parte, verso il finestrino, per osservare il paesaggio scorrere veloce alla sua destra,ma all’improvviso le parve che scorresse ancora più veloce e, incuriosita, guardò il contachilometri che segnava 140 km/h, così urlò nervosamente a Giulio che stava sforando palesemente il limite e lui, di tutta risposta, rise beffardamente e la invitò a rilassarsi. Effettivamente non aveva tutti i torti, pensò Frida, si sentiva agitata, ogni volta che doveva fare la conoscenza di qualcuno, l’assalivano la paura di non essere all’altezza e l’ansia di dare una brutta impressione, poi, in quel caso specifico, era terrorizzata. Giulio l’aveva pregata di trascorrere il weekend di Pasqua con lui a Gradara, un paesino nelle Marche, per poter conoscere i suoi genitori; inizialmente lei non fu d’accordo, insomma, stavano da poco più di un mese insieme, non aveva parlato neanche ai suoi genitori della relazione con lui, ma Giulio fu irremovibile, gli sarebbe piaciuta, l’assicurò,  ma lei non era tranquilla. Lui continuava a guardarla di tanto in tanto, e capì subito che qualcosa non andava, la sentiva tesa e pensierosa “Piccola,” le disse mettendole una mano sul ginocchio,  “Non hai detto una parola da quando siamo partiti, non è da te…cosa c’è? Non dirmi che hai ancora l’ansia!” Frida assunse un’aria da cane bastonato, gli espresse per l’ennesima volta i suoi dubbi, in quell’ultima settimana non aveva fatto altro che assillarlo, e lui,nonostante avesse provato a tranquillizzarla in tutti i modi milioni di volte,ci provò ancora “Dai Fri, non esagerare” le disse sorridendo “Sei perfetta e gli piacerai, ne sono certo. Ti sei fatta dei film su di loro, non sono due rigidi anziani brontoloni solo perché sono due notai…sono persone gentili ed affabili, credimi…altrimenti come si spiegherebbe un figlio così dolce e carino?”detto questo, Giulio fu felice di vedere finalmente un sorriso sul  volto della ragazza, forse l’aveva convinta, ma aveva un argomento ancora più convincente per lei, lo aveva conservato come asso nella manica per tirarlo fuori al momento giusto,pensò, ed era sicuro che l’avrebbe entusiasmata, così, col suo solito sorriso smagliante e l’aria di chi aveva un’idea geniale, le disse “Non sei curiosa di visitare Gradara?” lei lo guardò un po’ stranita, gli disse che non sapeva fosse un luogo turistico e che ci fosse qualcosa da visitare, così Giulio raddrizzò la schiena sul sediolino, assumendo la tipica posa eretta di quando stava per raccontare una delle storie che le piacevano tanto, così schiarendosi la gola con un paio di colpi di tosse, cominciò “Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancora non m’abbandona. .. ti dice qualcosa?” Lui sapeva esattamente di aver colto nel segno, era certo che Frida conoscesse perfettamente quei passi, ma lei lo guardò con aria scettica “Cosa c’entrano Paolo e Francesca? Non capisco, mio Dante, illuminami! Comunque complimenti per l’interpretazione…intonazione a dir poco perfetta!” Giulio sorrise soddisfatto, adorava quando Frida lo adulava con la sua aria falsamente innocente “Mi deludi” le disse “E ti vanti di essere un’appassionata di letteratura?” Frida rimase in silenzio, non capiva dove volesse arrivare, così lo fece continuare senza interromperlo. “Il borgo di Gradara è famoso per il suo castello medioevale, una splendida fortezza cinta di mura magnifiche, da cui c’è una vista mozzafiato…ma la cosa più bella –e che sono certo, ti piacerà a tal punto che non vedrai l’ora di arrivare- è che, alcune fonti storiche narrano, dolcezza mia, che questo splendido castello abbia fatto da sfondo al tragico amore di Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, uccisi da Gianciotto Malatesta, amore di cui, sai meglio di me, Dante ha raccontato  nella Divina Commedia… allora?” Alle sue parole, che pronunciò con la voce impostata e con la sua solita velocità, seguì un breve attimo di silenzio, in cui lui si accorse di aver illuminato Frida, che, rimasta a bocca aperta, esultò eccitatissima “Ma dai!! E perché non me lo hai detto? Non sapevo nemmeno dell’esistenza di questo castello, dobbiamo assolutamente visitarlo!! Non posso crederci che tu non me ne abbia parlato prima!!” Eh sì, pensò Giulio soddisfatto, lui ne sapeva sempre una più del diavolo, convincere Frida con le sue storie era un gioco da ragazzi, sapeva colpirla nei suoi punti deboli, e sapeva perfettamente che lei lo amava per questo, come, infatti, gli confermò un istante più tardi, “Non capisco come fai a convincermi sempre..ti amo troppo per questo!!!!” Quella sera sarebbero andati a visitare la fortezza, le promise, era davvero a pochi passi dalla villa dei genitori, il suo asso nella manica aveva funzionato.
I genitori di Giulio l’accolsero calorosamente, erano due persone solari e simpatiche, esattamente come lui e, nonostante l’età avanzata –erano entrambi settantenni- si tenevano in forma e non sembravano affatto anziani, insomma, non erano come Frida se li era immaginati, addirittura sin dall’inizio la pregarono addirittura di chiamarli per nome. La signora Lidia era straordinariamente somigliante a Giulio, non molto alta, minuta, estremamente esile, il suo stesso naso piccolo e stretto, i suoi lineamenti delicati e la carnagione chiara; aveva anche i suoi stessi riccioli, che a differenza sua non portava ribelli, ma li teneva aggrovigliati in una severa acconciatura anni ’50. Era davvero il clone femminile del figlio, pensò Frida, se non fosse stato per gli occhi neri e la bocca piccola e stretta di lei sarebbero stati identici. Il signor Giovanni, invece, non gli somigliava affatto: era altissimo e corpulento, un omone di un metro e ottanta, o poco più, ma Giulio aveva ereditato da lui i grandi occhioni verdi e il sorriso smagliante. Lidia e Giovanni erano due persone molto distinte, sembravano quasi aristocratici, ma Frida notò con piacere che avevano una mentalità aperta, ed entrambi un carattere gioviale e gentile. Dopo averle fatto visitare con entusiasmo la villa medioevale, bellissima e imponente e l’ampio giardino alberato con un porticato ombroso e un paio di magnifiche fontane antiche, pranzarono insieme gustando specialità tipiche marchigiane, che Lidia aveva imparato egregiamente a cucinare in quegli anni. Quel luogo era, per Frida, un angolo di paradiso: tranquillo, immerso nel verde, nella pace, e inoltre, dalle grandi finestre del salone, si poteva ammirare il fantastico castello di cui Giulio le aveva parlato durante il viaggio; si sentiva a casa sua, a suo agio, e ne fu davvero felice. A tavola parlarono del più e del meno e, anche se le fecero molte domande,  non le sembrarono invadenti e Giovanni, che raccontava aneddoti e storie con lo stesso entusiasmo travolgente del figlio, allietò gradevolmente il pranzo. Giulio anche pareva felice di stare con loro, non mancava di darle mille attenzioni, di trattarla come una principessa, e si vedeva che andava particolarmente d’accordo col padre, mentre la madre, a volte, lo guardava con aria ora austera, ora dolce, e lui sembrava addirittura che un po’ la temesse. Nel pomeriggio Giovanni lo portò via per mostrargli il suo campo da golf, di cui era orgogliosissimo, mentre Frida rimase con Lidia a chiacchierare sul gande divano barocco, davanti ad una tazzina di caffè, preparato rigorosamente alla napoletana.  Da subito la ragazza ebbe l’impressione che lei volesse parlarle in disparte, forse per conoscerla meglio, e quella era proprio l’occasione giusta; in assenza di Giulio cominciò un po’ ad agitarsi, ma il tono pacato e dolce della donna subito le fece cambiare umore, così, con il suo piccolo sorriso di madre, cominciò a parlarle, con l’aria di una che avrebbe voluto farlo chissà da quanto tempo. “Allora, sentiamo” le disse “cos’è che ami di mio figlio? Perché lo ami molto, si vede lontano un chilometro…” Quella, come prima domanda, la lasciò assolutamente spiazzata: perché le aveva chiesto una cosa del genere? Le sorrise imbarazzata, ma provò a risponderle d’istinto “Perché sa leggermi dentro. Mi capisce…e…non so…” Lidia ridacchiò tra i denti, senza cambiare la sua espressione quasi amorevole e la sua posizione perfettamente eretta “lo capisco perfettamente. Sai, è sempre stata una sua dote, sa leggere dentro le persone, sa sempre gli altri cosa vogliono da lui.” Frida rimase in silenzio, e fece un sorsetto di caffè, era ottimo, continuò a non dire nulla, non sapeva proprio di cosa parlare, ma Lidia le risolse il problema, perché subito ricominciò e lei non capì fino in fondo a cosa volesse arrivare. “Sai”, le disse “mi piaci molto, Frida. Sei una ragazza per bene, intelligente, spigliata. Non sei come le altre ragazze, quelle poche, che Giulio mi ha presentato in passato, bambole di cera senza tanto cervello. Ha fatto davvero un salto di qualità con te.” Frida le sorrise e la ringraziò teneramente, e la donna riprese a parlare “Giulio è un bravo ragazzo, ha solo un unico difetto: è eccessivo. E’ sempre stato troppo stravagante, ma, sai, da madre, un ragazzino vivace ed estroverso, mi sembrava solo un ragazzino felice. Poi ho capito di aver sbagliato qualcosa con lui. Sono stata troppo amorevole, ma troppo, troppo, troppo poco presente, e Giovanni, beh, lui è come il figlio, superficiale, non credo si sia mai fatto certe domande.” Frida era imbarazzata, ma intervenne prontamente “Oh no, signora Lidia, lei ha fatto un ottimo lavoro, Giulio è un uomo magnifico, per non parlare del fatto che è un ottimo professionista…sì, è eccessivo, a volte addirittura estroso, ma io la considero una sua qualità, sorride alla vita, trova soluzioni ad ogni problema, è ottimista…sì, è un po’ stravagante, forse anche egocentrico, ma nulla che non si possa sopportare”, le disse sorridendole dolcemente. La signora accennò un sorriso e finalmente sorseggiò il suo caffè,che si era sicuramente freddato , ma subito assunse un’aria seria, quasi malinconica. “Egocentrico, certo…credo che il suo egocentrismo lo abbia sviluppato da bambino, usava l’eccesso e il protagonismo come strumenti per attirare l’attenzione, e io, beh” disse facendo una piccola pausa per pensare “…beh, io mi sentivo in colpa di non essere abbastanza presente, così non gli rimproveravo nulla, anzi, gli davo corda, sostenevo le sue aspirazioni, i suoi sogni; lo incoraggiavo quando voleva a tutti i costi primeggiare a scuola, nello sport, in tutto, non ci trovavo nulla di strano, era un bambino intelligente, brillante…come lo è adesso…ma poi, sai, è cresciuto, ha fatto tante scelte, troppe scelte sbagliate, e quando me ne sono resa conto, solo allora ho cominciato a rimproverarlo, ma era troppo tardi. Lui non vedeva in me un’autorità, non lo avevo corretto da ragazzino, come potevo pretendere di farlo quando era diventato un uomo? Prima che me ne rendessi conto era diventato adulto, e non potevo fare più nulla, se non rimproverare me stessa, invece che lui…” Disse tutte queste cose e poi sospirò, con lo sguardo basso fisso sul fondo della tazzina di porcellana, che faceva roteare delicatamente tra le dita. Frida si sentì tremendamente a disagio, non capiva perché le stesse dicendo quelle cose di suo figlio, di che scelte sbagliate stava parlando? Davvero non riusciva a capire, e non sapeva cosa risponderle, così si versò un altro po’ di caffè e lo sorseggiò, evitando il suo sguardo, e cercando di comprendere cosa stesse cercando di comunicarle. La donna, seduta di fronte a lei su quella poltrona così grande che pareva la stesse inghiottendo, percepì il suo disagio e chiuse il discorso, assumendo un’espressione amorevole e seria al tempo stesso “Voglio dirti un’ultima cosa. Ogni madre conosce il proprio figlio meglio di se stessa, Giulio è stampato dentro di me come un tatuaggio indelebile, e sento che ti vuole un gran bene, non è da lui presentarci una ragazza dopo così poco tempo, e, ora che ti conosco, capisco perché lo ha fatto. Ma proprio perché lo conosco, so che lui ha un modo tutto suo di amare..e voglio darti un consiglio, figlia mia. Tienigli testa. Se non ci riuscirai, acquisterà pieno controllo della tua mente e ti trascinerà con lui a fondo, con la sua frenesia, tenendoti sotto una campana di vetro. Io non ho saputo mai tenergli testa  e così ho perso ogni influenza su di lui. Tu, anche se sei così giovane, hai le capacità per farlo. Tienigli testa, tienigli testa, sempre.” La solennità con cui pronunciò quelle parole, turbò profondamente Frida,che rimase impietrita, spaventata, stordita e proprio in quell’istante la voce squillante di Giulio la risvegliò da quella specie di coma; lui e Giovanni spuntarono nel salone e si unirono a loro. L’atmosfera tornò leggera e distesa, come poco prima, ma dentro di sé Frida la sentiva gelida e pesante. Per tutto il weekend, anche se Lidia non tornò più sull’argomento, lei non fece altro che pensarci e ripensarci, non si sentiva tranquilla, si chiedeva perché quella donna avesse sentito il bisogno di avvertirla, di metterla in guardia dal suo stesso figlio.  Giulio si accorse del suo malessere, cercò più volte di strapparle le motivazioni del suo disagio, ma Frida non sapeva se gli avrebbe mai parlato di quella conversazione, doveva pensarci. In ogni caso trascorsero una bella Pasqua, Giovanni e Lidia erano due persone magnifiche, visitarono il castello, il borgo e il lunedì in Albis approfittarono del sole splendente per fare un barbecue in giardino, la trattarono come una regina. Quello stesso lunedì, la sera si prepararono per ripartire, i due genitori la salutarono entrambi con un abbraccio, invitandola a tornare il prima possibile e Giulio sentiva ancora che in Frida c’era qualcosa che non andava. Ne ebbe la conferma quando, prima di uscire di casa, la madre lo portò in cantina, con la scusa di dargli delle bottiglie di Chianti. Lo guardò dritto negli occhi e lui capì da suo sguardo severo che stava per dirgli qualcosa di serio, ed ebbe la certezza che era stata lei a turbare Frida in qualche modo. “Cosa c’è adesso, mamma?” le disse, visibilmente irritato. Lidia lo guardò seriosa “Che intenzioni hai con lei? Le stesse intenzioni che hai avuto con Anita, qualche anno fa? Dicevi che la volevi sposare, che era perfetta, e poi l’hai distrutta, l’hai lasciata andare via perché non sei riuscito a rinunciare al tuo stupido ego! Avrei dovuto avvisarla…” Giulio sbuffò sonoramente, e con il suo solito sorriso sulla faccia allargò le braccia “mamma, ti prego…non cominciare a farmi la predica… Frida è la ragazza giusta, stiamo bene insieme, bla bla bla..va bene? pensavo che ti piacesse, mi sbaglio? Qual è il problema?” La madre lo prese per un braccio “Non fare lo stupido con me, smettila di fare il finto tonto, sai perfettamente a cosa mi riferisco. Spero che tu abbia ragione, e che sia la donna giusta,spero che ti faccia rinsavire, che ti faccia mettere la testa a posto, non so se mi spiego”  “Mamma, sono un uomo adulto, della mia vita faccio quello che voglio, non so quante volte devo ancora ripetertelo.”   “Tu sei un adulto,ma lei è una ragazzina e ti ama. Della tua vita puoi fare pure quello che vuoi, ma devi imparare che non puoi gestire anche la vita degli altri a tuo piacimento.” Giulio le voltò le spalle infastidito “Sei patetica, mamma. Frida sa il fatto  suo, non è una stupida, è abbastanza grande da non farsi influenzare.”  Lidia sospirò, dal tono di suo figlio capì che lui non aveva nessuna intenzione di cambiare vita e  che nemmeno quella volta era disposto a cedere, nemmeno per amore… come sempre aveva deciso che erano gli altri a dovergli stare dietro. 

venerdì 26 giugno 2015

Episodio XLIII "Una nuova Frida?"


Frida era seduta nel salone di Giulio, lei era già pronta da un pezzo, stava aspettando lui che si preparasse e perciò guardava ogni due minuti l’orologio sperando di non fare tardi all’appuntamento che avevano alla tenuta. Carlo li aveva invitati per una cena, moriva dalla voglia di conoscere meglio Giulio, era riuscito a vederlo solo di sfuggita. Certo, il primo impatto tra Giulio e Kira non era stato proprio dei migliori, pensò Frida, le era sembrato che all’amica lui non piacesse particolarmente, magari questa cena l’avrebbe fatta ricredere, o almeno lo sperava. “Giulio!” lo chiamò a gran voce spazientita “ma che stai facendo? Sei chiuso in bagno da mezz’ora, non voglio tardare…” disse ancora picchiettando alla porta del bagno, quando lui quasi immediatamente l’aprì e con il suo solito sorriso smagliante le diede un bacio schioccante sulle labbra “sono prontissimo, mon cheri! Allora, come sto?” le chiese dandosi uno sguardo allo specchio con aria soddisfatta. Frida lo scrutò pensierosa e poi scoppiò a ridere, a volte le sembrava proprio buffo. “Perché ridi?” le disse ancora prendendola tra le braccia e cominciando a solleticarle i fianchi, mentre lei gli chiedeva disperatamente di smettere. “Sei bellissimo, però ti prego, questa giacca multicolor fa troppo anni ’80, sembri il gemello etero di David Bowie! Hahahahaha!” Giulio fece una smorfia di sorpresa “coooosa? Mi stai dando dell’antico per caso?”, esclamò facendola scoppiare a ridere di nuovo. Poi all’improvviso le chiese di aspettare lì ed andò via, per poi ricomparire qualche minuto dopo con addosso un giubbino di pelle blu con tanto di borchie e i ricci ribelli ben tirati all’indietro “sono abbastanza ganzo adesso?????”  “ma da dove l’hai tirato fuori??? Sarà di due taglie più grandi!! Ok, mi arrendo, mettiti quello che vuoi, ma rimetti i tuoi ricci come prima e soprattutto butta questo coso!” gli disse indicando sprezzante il giubbino.  Giulio ridacchiò reclinando la testa all’indietro “questo lo mettevo sulla mia Harley Davidson, con cui facevo strage di cuori per tutta la città…dai, di’ che non ti verresti a fare un giro con me adesso?” le disse ancora mettendosi in una posa strana che fece nuovamente scoppiare Frida in una grassa risata, certe volte riusciva ad essere davvero stupido “ma smettila di fare il pagliaccio! Dai, rimettiti pure quello che avevi prima, David Bowie mi è sempre piaciuto….dai muoviti!!! Siamo in ritarso!”  “ehi ehi ehi, frena un attimo” le sussurrò prendendola tra le braccia “e che mi dici di te? Non pensi di essere un po’ troppo provocante con questa gonna stretta?”  “ma dai,che dici?” disse Frida staccandosi da lui e fissandosi allo specchio, aveva indossato una gonna nera corta sopra il ginocchio che effettivamente era molto stretta, ma era allo stesso tempo molto semplice “ma che provocante su! Provocante per chi, poi? Per Carlo e Kira? Stiamo solo uscendo a cena, saremo seduti tutto il tempo, mica sto andando a ballare?” Giulio le sorrise dolcemente “ma il problema non è che tu possa essere provocante per gli altri, il problema è che sei provocante per me…potrei saltarti addosso nel bel mezzo della cena, così, davanti a tutti…non credo che il galateo lo permetta…” le sussurrò cingendole i fianchi da dietro e baciandole dolcemente il collo. Anche se stavano da pochissimo tempo insieme, Frida si era abituata al fatto che Giulio fosse un tipo irruento e a volte eccessivamente passionale, e la cosa, che all’inizio le era sembrata strana, in realtà la divertiva tantissimo. “Su, cambiati in fretta e andiamo, pagliaccio che non sei altro!” esclamò allora lei divincolandosi dal suo abbraccio.

 

“Già sono in ritardo di quasi un quarto d’ora” borbottò Kira con le braccia conserte seduta sulle gambe di Carlo sul divanetto sotto il porticato della tenuta “sto morendo di fame, muoio dalla voglia di assaggiare i tuoi funghetti ripieni..mmmmh!”  “dai, tigre” l’ammonì Carlo “magari Frida non ricordava bene la strada per arrivare qui, sai com’è lei…”  Kira ridacchiò “effettivamente non ha il senso dell’orientamento, all’inizio che fittammo l’appartamento, per almeno tre mesi non riusciva mai a trovare la strada di casa, ahahhaha…poi un Natale le regalai un tom tom, e qualcosina ha cominciato ad imparare…”   “vabbe Giulio avrà un navigatore, gli ho scritto l’indirizzo per sicurezza” disse Carlo; Kira fece una smorfia di disappunto “che hai da dire adesso?” le chiese lui cogliendo la sua faccina “mah, affidarsi a Giulio…io non gli affiderei nemmeno il mio cirpino dorato!”  “il tuo cosa????”   “ehi, il ciprino dorato, lo sanno tutti che è il pesce rosso!” disse lei con sconcerto, provocando l’ilarità di Carlo “oh, scusi la mia ignoranza, dottoressa… comunque sei troppo dura con Giulio, non lo conosci ancora bene, vedrai che diventerete grandi amici, poi è un medico, quindi vi capirete sicuramente”  “mah” intervenne Kira con scetticismo “mai dire mai…ma comunque non mi piace a pelle…poi Frida sta sempre appicciata a lui, da quando stanno insieme ormai non la vedo proprio più! Quando si è rotta la gamba posso dire che è stata più tempo a casa di Giulio che a casa nostra, da quando è guarita poi, ormai cenare con lei è diventato un lusso, sono quasi sempre sola in casa…mah…non è da lei comportarsi così”   “Tigre, ma che sei gelosa della tua amichetta? Nessuno te la porterà via, tranquilla”. A quelle parole Kira rispose con uno sguardo  accigliato che già da solo era molto eloquente “gelosa? Stai sbagliando proprio persona, te lo assicuro…Frida ha avuto tantissimi altri fidanzati prima di lui e non si è mai comportata così, secondo me le ha fatto qualche fattura, che ne so!” Carlo non riuscì a trattenersi dal ridere, Kira a volte riusciva ad essere assurda, ma lui l’adorava per questo, trovava la sua ironia travolgente. Dopo poco, con ben 20 minuti di ritardo, dal porticato finalmente videro la Lancia Delta bianca parcheggiare veloce come una scheggia nell’ampio parcheggio adiacente la tenuta, erano loro, così Carlo e Kira si alzarono per accoglierli davanti al grande cancello d’ingresso.  “Ehi scusate il ritardo” esordì Frida mentre salutava prima Carlo, poi Kira che subito stuzzicò l’amica “non dirmi che ti sei persa! Sei venuta qui un mucchio di volte…”  “no,no!” intervenne prontamente Giulio “anzi, è stata bravissima, si ricordava bene…dovete scusare me, le ho fatto far tardi, anche se di solito non sono un ritardatario”. Le scuse furono accettate e si accomodarono all’interno, al tavolo che Carlo aveva fatto preparare per loro “per voi stasera farò servire le mie specialità, beh Frida e Kira già conoscono qualcosina della mia cucina, ma tranquille stupirò anche voi!” disse Carlo, che sembrava molto entusiasta di avere questo nuovo amico a cena nel suo ristorante “Giulio, che ne dici della mia tenuta? Dopo ti faccio fare un giro di perlustrazione”. Giulio si guardò intorno annuendo “molto molto bella…già dall’entrata ha una sua imponenza…il grande cortile, il porticato…bella veramente, so che hai progettato tu l’intera ristrutturazione. Magari all’interno farei qualche cambiamento…”  “qualche cambiamento?” chiese Carlo sgranando gli occhi, dentro era tutto nuovissimo, insomma, aveva aperto da poco più di un anno, forse era un po’ presto per rinnovare già il locale. “E’ tutto molto curato, per l’amor di dio” disse ancora Giulio guardandosi intorno “ma ci metterei un tocco di modernità, sai, io sono un amante del minimal…”  Carlo sorrise “beh, sono un architetto, e anche se non sono un arredatore d’interni ammetto che lo stile minimal ha il suo fascino, piace molto anche a me…ma in un ristorante, una tenuta così grande che comunque ha una storia, ha la sua antichità, uno stile eccessivamente contemporaneo magari avrebbe stonato…ma qualcosina potrei fare, ci penserò quando rinnoverò un po’ qui dentro, ottimo consiglio!” Le ragazze ascoltavano con un’espressione abbastanza sorpresa, soprattutto Kira pareva quasi stupefatta dal modo allegro e propositivo con cui Carlo aveva accolto la critica di Giulio, di solito sulla tenuta, la sua amata creatura, non si poteva dire mai nulla che subito gli veniva un diavolo per capello! La sua reazione le fece capire che il dottor Bassani doveva stargli proprio simpatico. “Allora Kira” disse Giulio sorridendole dritto in faccia, visto che erano seduti l’uno di fronte all’altra “spero tu abbia parlato tanto e bene di me a Carlo! Gli avrai raccontato che sono uno dei migliori chirurghi in circolazione, spero! hahahahha”    “sì mi ha parlato di te, la tua fama ti precede, come si suol dire!” disse Carlo ridacchiando “ah, brava dottoressa” disse ancosa Giulio riferendosi a Kira sempre col sorriso smagliante “sai, io e Kira subito ci siamo intesi, insomma, siamo due medici… abbiamo subito fatto amicizia!” Kira fece una smorfia di disappunto, non riusciva a capire se Giulio la stesse prendendo in giro o stesse parlando sul serio, davvero era talmente pieno di sé da aver creduto che loro due fossero in sintonia? Frida guardò Kira in quel preciso istante e ridacchiò sotto i baffi, riusciva a leggere perfettamente nella mente dell’amica e la cosa la divertiva parecchio, e ancora di più la divertiva l’ironia di Giulio. Dopo un prosecco e una dozzina di tartine di ogni tipo, finalmente tra una chiacchiera e l’altra arrivarono gli antipasti, che già da soli potevano bastare quanto una cena completa “accipicchia Carlo” disse Frida davanti a quel ben di dio “ti sei dato proprio da fare…spero non ci siano altre portate oltre a questa! Eheheh”  “e quando mai ti ha spaventato il cibo? hahaha” disse Kira, che guardando il vassoio di cruderia di gamberi e gli involtini di dentice storse un po’ il naso “amore” disse rivolgendosi a Carlo “spero che il menu non sia tutto di mare…sai che non mi fa proprio impazzire il pesce”  Carlo ridacchiò “non ti preoccupare, tigre! Certo cucinare per te non è semplice, visto che la maggior parte dei cibi più prelibati non ti vanno tanto a genio, ma confido nel fatto che grazie alla mia cucina, riuscirai ad apprezzare il sapore di cose che nemmeno avresti immaginato…”  Prontamente Giulio intervenne nel simpatico siparietto “e io che volevo invitarvi a cena da me una sera! Mi toccherà appuntarmi i tuoi gusti, per evitare di sbagliare! Ehehehe”   “sarò anche schizzinosa, ma non sono maleducata, se una cosa non mi va a genio la mangio lo stesso quando sono ospite da qualcuno. Non crucciarti troppo per me!” Giulio colse la bacchettata di Kira con il sorriso a trentadue denti che non l’abbandonava mai, sembrava non essere colpito dai suoi affondi, dopotutto l’ironia di Kira era simile alla sua, sembrava quasi divertito dal suo tono arrogante “in ogni caso” aggiunse “da medico ti dico che le proprietà di alcuni cibi sono fondamentali, dovresti saperlo…prendi il dentice”, disse ancora indicando gli involtini nel vassoio “è un tipico pesce azzurro, quindi ricco di Omega 3, vitamina D che assunta regolarmente aiuta a prevenire l’osteoporosi, grassi saturi quasi zero, ed inoltre il nostro corpo è in grado di convertire gli acidi grassi dell’olio del pesce azzurro in Resolvina D2…”. Frida e Carlo ascoltavano Giulio con estrema attenzione, mentre Kira sembrava piuttosto scocciata “beh” disse lei “ queste cose le so benissimo anche io, come hai già detto. E non nego certo che il pesce azzurro abbia le sue ottime proprietà e da medico lo riconosco e lo consiglio. Ma se il mio palato non lo preferisce, non capisco perché torturarmi quando ci sono, come ben saprai, tanti altri modi per assumere Omega3 e tutte le altre proprietà che hai elencato, non hai certo bisogno di me che ti faccio una lezione a riguardo…”  “vabbè in ogni caso” disse Carlo “apparte le proprietà dei cibi, godiamoci il gusto effimero di questi piatti…l’arte culinaria serve appositamente ad esaltare i sapori, no? Ai benefici ci penseremo poi, intanto pensiamo ad allietare le nostre papille!” La cena fu divertente, Carlo e Giulio brindavano ogni venti minuti e parevano andare davvero molto d’accordo, la cosa rese Frida molto felice, Giulio ci sapeva fare con le persone, anche se a volte poteva risultare eccessivamente logorroico e a tratti stressante, secondo lei era un tipo interessante, aveva sempre qualcosa da dire, da replicare, da criticare, non perdeva nemmeno una battuta e voleva sempre dire la sua. Kira apprezzava molto meno queste sue caratteristiche, lo trovava piuttosto egocentrico, troppo sicuro di sé, quasi presuntuoso. Ma anche lei notò che Carlo, invece, era letteralmente caduto ai suoi piedi, ascoltava ogni cosa che diceva con estremo interesse, gli faceva tantissime domande e si confrontava con lui su tutto, addirittura su temi culinari, di cui Giulio ovviamente ne sapeva molto meno di lui. Anche il primo piatto di scialatielli allo scoglio era andato, e con lui anche la seconda bottiglia di bianco, così Carlo si alzò con una mano sulla pancia e un’espressione soddisfatta “direi che per la prossima portata possiamo aspettare…Giulio, vieni, ti mostro il resto della tenuta, così forse smaltiamo un po!”. Giulio accolse immediatamente l’invito, ripiegò metodicamente sul tavolo il fazzoletto di stoffa che aveva sulle gambe, diede a Frida un bacio schioccante sulle labbra e lo seguì, le ragazze li videro allontanarsi e notarono entrambe che i due sembravano conoscersi da una vita intera “ma guardali, sembrano anime gemelle!” disse Kira “Giulio lo ha proprio conquistato al primo colpo”, aggiunse. Frida le sorrise dolcemente “lui è un po’ così, o piace o non piace, è un tipo troppo particolare…è come quelle cose speciali, ma talmente speciali, che o le ami o le odi…” Alle parole dell’amica Kira storse il naso, era veramente stracotta, non ricordava di averla mai vista così tanto presa da qualcuno da quando la conosceva, le sembrava una principessina innamorata, quando in realtà Frida nei suoi rapporti aveva sempre avuto il ruolo di donna d’acciaio. “Fri, hai proprio gli occhi a cuoricino!!! Bleaaah!!” le disse allora scoppiando a ridere, Frida la seguì a ruota e riempì ad entrambe un altro bicchiere di vino, c’era da brindare, disse, e Kira ovviamente non se lo fece ripetere due volte.

Intanto Carlo aveva mostrato a Giulio già gran parte della struttura e dopo avergli raccontato la storia della tenuta , erano poi usciti in giardino, dal lato della piscina, si sedettero ad un tavolino a godersi la spettacolare vista degli ulivi secolari, che facevano da cornice all’orizzonte notturno. Carlo teneva particolarmente a quegli ulivi, li curava come creature preziose,  non solo per l’olio prelibato che riusciva a ricavarne, ma perché suo nonno e il suo bisnonno avevano prima di lui speso tutte le loro energie per quell’angolo di paradiso, e sentiva su di sé la responsabilità di portare avanti quella tradizione. “Vuoi?” chiese Carlo tirando fuori dalla giacca due sigarini “questi sono toscani, me li ha portati mio padre”, Giulio ci pensò un po’ su, di solito non fumava, ma alla fine lo accettò, ogni tanto uno strappo alla regola poteva starci, disse. “E così dall’architettura alla cucina, eh?” gli chiese sorridente “sei un coraggioso…Frida dice che sei un sognatore! Eppure ti vedo ben piantato coi piedi per terra!” Carlo ci pensò un po su “in effetti lo sono, non è solo una tua impressione...ma alla fine anche i sogni servono a qualcosa, chi di noi non ne ha uno e cerca in tutti i modi di realizzarlo?” Giulio annuì, pensò che lui e Carlo si somigliassero più di quanto sembrasse, anche lui aveva scelto una trada difficile invece di seguire le orme dei genitori, anche se per fortuna suo padre lo aveva appoggiato da sempre e quindi da un lato era stato un po’ più semplice. Dopo poco arrivarono a parlare del lavoro di Giulio e della sua passione per il mare, sulla quale pure si trovarono d’accordo, “in realtà io non ho mai posseduto una barca”, disse Carlo con un po’ di rammarico “penso che dovrei comprarne una, magari qualcosa di piccolino, giusto per godermi i mare in santa pace. Un tempo adoravo pescare, mio padre mi ci portava spesso, ma poi quando sono iniziati gli impegni lavorativi ho avuto sempre meno tempo per i miei hobbies”. Giulio comprendeva perfettamente di cosa stesse parlando, ma lui teneva troppo alle sue passioni, il lavoro sicuramente veniva prima di tutto, ma spesso sentiva il bisogno di staccarsi da tutto e dedicarsi a se stesso, così gli lanciò una proposta “perché non ce ne andiamo in barca, qualche volta? Tutti e quattro…Un week end in mezzo al mare, ci godiamo un po di relax, ne approfitto per fare qualche immersione e magari ci facciamo una pescata…anche se non sono molto ferrato, non ne so niente di pesca”  “ti immergi e non fai nemmeno pesca subacquea?”  “no, non mi ha mai attirato…mi immergo solo per l’incontenibile curiosità dell’esplorazione! Penso che se non avessi fatto il chirurgo, avrei fatto davvero l’esploratore giramondo, come dicevo da bambino! Ahahahhahaha” Parlarono del più e del meno per molto tempo, finchè non arrivarono le ragazze “Ecco dove eravate finiti!!” esclamò Kira “vi siete completamente dimenticati della cena!” aggiunse Frida accomodandosi sulle gambe di Giulio. Carlo si rivolse a Kira sorridente “amore, il prossimo week end di sole ce ne andiamo in barca! Ti piace l’idea?” Kira sgranò gli occhi, Carlo le sembrò davvero entusiasta e quindi cercò di non smorzare il suo entusiasmo “che barca? E dove?”  Frida non diede a Carlo il tempo di rispondere che saltò dalla sedia, come usava fare quando era elettrizzata per qualcosa “sì, sì, sì! Mi sembra un’ottima idea! Andiamo con la barca di Giulio, ci divertiremo un sacco!” Giulio le sorrise dolcemente, ma notò l’aria scettica di Kira, così intervenne “Kira, avrai mica paura? Non c’è da preoccuparsi, io sono un lupo di mare…saresti in buone mani!”, le disse ridacchiando. Kira alzò le mani “non oso metterlo in dubbio...”, disse, pensando che Giulio si sentiva perfetto in tutto, ma decise di non contraddirlo, ormai anche Carlo si era fatto prendere dal suo ego incontenibile, era una contro tre, la situazione poteva sfuggirle di mano da un momento all’altro, comunque l’idea di stare in mezzo al mare per due giorni non la faceva impazzire, ma ci avrebbe pensato. Dopo poco rientrarono per finire la cena, che terminò con un ottimo prosecco e un delizioso tiramisù alle fragole e cioccolato bianco per cui Carlo si beccò tantissimi complimenti, era un dolce semplice e veloce, potevano provare anche loro a farlo, disse. Era ormai passata da un pezzo la mezzanotte, così i quattro si salutarono con la promessa del week end in barca. Giulio e Frida andarono via, mentre Kira rimase alla tenuta, voleva aiutare Carlo e i ragazzi a chiudere la sala ed avrebbe dormito lì. All’1.30 di notte finalmente riuscirono a chiudere il ristorante e, stremati, si accoccolarono sul divano per godersi un po di riposo, per tutto il tempo Carlo non fece che parlare di quanto fosse simpatico Giulio “non capisco cosa c’è di lui che non ti piace! E’ una persona intelligente, è molto sveglio ed è pieno di interessi, con lui si può parlare veramente di tutto. E poi Frida mi sembra molto presa…sinceramente con Daniel non era così…”  Kira sospirò, a volte Carlo si fermava alle apparenze, ma dopotutto era pur sempre un uomo e gli uomini non sanno guardare oltre, così, dopo essersi limitata ad annuire, provò a fargli notare dell’altro. “Beh, io non ho detto che Giulio ha qualcosa di sbagliato, semplicemente con me non attaccano i suoi modi di fare suadenti e ammaliatori, non mi ci trovo a pelle, ma nulla su cui non possa sorvolare…in quanto a Frida, sì è molto presa…ma non dirmi che non la trovi diversa! Hai notato anche tu che non è la stessa Frida di sempre?” Carlo ci pensò su un momento, “effettivamente, pensandoci, devo ammettere che hai ragione…è molto più silenziosa, per tutta la serata non ha fatto il baccano che fa solitamente, tutti i suoi teatrini, le sue battute…mi è sembrata piuttosto addormentata, sembra che stia nel mondo dei sogni!”  “o forse semplicemente”, aggiunse Kira, “la sua personalità è completamente annullata da quella di Giulio…lei non fa altro che ascoltarlo e pendere dalle sue labbra, sembra completamente rincretinita!” Carlo ridacchiò, sapeva che Kira le voleva bene e forse non riusciva ad accettare un cambiamento del genere, “dai tigre, credo che tu la stia facendo più grossa di quello che realmente è! Addirittura annullata, mi sembra troppo…è semplicemente innamorata, è molto presa…tutto qua”  Kira si strinse ancora un po’ a lui e poi fece un sorrisino ironico che fece subito capire a Carlo che stava per dire qualcosa di pungente “e cosa dirai a Daniel? Tesserai anche a lui le lodi dell’uomo responsabile della rottura con Frida?”  “ma no, figurati! Troverò il modo di dirgli che l’ho conosciuto…è inevitabile frequentarlo, dal momento che lei è la tua migliore amica. Daniel capirà, ma poi sinceramente non credo gliene freghi, almeno lui così dice. Non era destino tra loro due…”   “ma basta parlare di loro” le disse ancora baciandole dolcemente il collo “parliamo di noi…per fortuna io  ho trovato la donna più acidamente sexy di tutto l’universo!!”

lunedì 22 giugno 2015

Episodio XLII "Un nuovo Daniel?"


Daniel aprì leggermente gli occhi, diede uno sguardo veloce alla sveglia sul comodino, le 7.45. Tastò il letto, il posto accanto al suo, e si meravigliò di trovarlo vuoto, che fine aveva fatto Simona? L'aveva conosciuta qualche settimana prima,  a scuola ,durante una riunione col preside. Lei era la nuova segretaria del dirigente scolastico, sostituiva Giovanna, in aspettativa per problemi di famiglia. Per tutto il tempo dell'assemblea, non avevano fatto altro che lanciarsi sguardi di intesa e sorrisini. Daniel l'aveva notata subito, come del resto tutti i suoi colleghi; era una ragazza bellissima, che non poteva di certo passare inosservata: capelli lisci neri, raccolti in una lunga coda di cavallo, gambe lunghe e affusolate  e forme ancor più messe in risalto dall'attillato tailleur, che gli aderiva addosso come una seconda pelle. Simona era consapevole della sua avvenenza, sapeva benissimo l'effetto che faceva agli uomini, e le piaceva attirare su di se i loro sguardi, ma le sue attenzioni quella sera erano rivolte solo a Daniel; con aria civettuola, prendeva appunti per stilare poi successivamente il verbale, e da dietro gli occhialini dalla montatura scura gli lanciava eloquentissime occhiatine maliziose. Anche Daniel, sapeva benissimo di piacere alle donne, e l'atteggiamento così sfacciato e provocatorio della segretaria in gonnella, lo divertì molto. Era un po' indeciso sul da farsi, era passato un po' di tempo dall'ultima volta che aveva fatto conquiste, e soprattutto forse troppo poco tempo era passato dalla rottura con Frida. "Buon Dio!!" gli aveva gridato Alberto, il suo collega di biologia, mentre uscivano nel cortile della scuola "Ma mica te la devi sposare? Rossini un'avventura…hai visto che sventola…ah se solo potessi!" continuò a bassa voce, la moglie era qualche metro più avanti. " E' e proprio vero, chi  ha il pane non ha i denti…Daniel, non fartela scappare!" 
Alberto aveva ragione, pensò Daniel, d'altronde distrarsi un po' non poteva fargli che bene, e doveva convenire, che Simona sarebbe stata proprio una piacevole distrazione. 
Mentre pensava a queste cose, Simona appena uscita di scuola, gli si avvicinò sorridente "Professor Rossini…" 
"Simona…" rispose Daniel sornione "Pensavo giusto a lei…che ne dice se ci andiamo a prendere qualcosa da bere?" 
Quella sera finirono in un locale del centro, dove facevano musica dal vivo. Simona era divertente, aveva sempre la battuta pronta, ed era sfacciata; sicura della sua femminilità, lo lasciò letteralmente senza parole quando salì sul palco per dedicargli una canzone "Per un'ora d'amore" dei Mattia Bazar. 
"Tu sei matta…ahahha" le disse lui, mentre lei si sedeva sulle sue ginocchia, dopo la sensuale esibizione. "Dovresti lavorare nel mondo dello spettacolo! Sei sprecata come segretaria…" continuò sorridendo, mentre le accarezzava le gambe, e con quelle parole la conquistò completamente. Simona aveva velleità artistiche, il lavoro come segretaria le serviva solo per pagarsi i corsi di recitazione. Voleva diventare una grande attrice di teatro e girare il mondo. Prima o poi avrebbe realizzato il suo sogno, ne era sicura. 
Rimasero in quel locale, ancora per un po', a sbaciucchiarsi come due adolescenti, in un angolo della sala, su dei divanetti in finta pelle. Poi finirono dritti a casa di lei, dove Daniel poté felicemente constatare che la realtà superava di gran lunga le sue aspettative. 
Ora Daniel se ne stava, beato a letto, crogiolandosi tra le lenzuola, era il suo giorno libero, poteva rilassarsi in tranquillità, solo verso ora di pranzo avrebbe avuto un appuntamento con Carlo alla tenuta. Con Simona era già la quarta o la quinta volta, che si vedevano fuori le mura scolastiche, doveva ammettere che era piacevole stare con lei; il loro rapporto era semplice, diretto e  Daniel non pretendeva nulla di più in quel momento, se non divertirsi e godersi la vita senza troppi drammi. 
"Buongiorno, dormiglione!" La ragazza entrò in camera da letto, strappandolo ai suoi pensieri, già vestita di tutto punto: un pullover dolcevita chiaro,  su di un jeans scuro a sigaretta; un outfit semplice, casual, ma su di un corpo mozzafiato, messo ancora più in risalto da decolletè dal tacco vertiginoso. 
"Dove te ne vai, così bella e sexy di prima mattina?" disse lui con tono furbetto. avvicinandosi a lei, intenta a rifarsi il trucco. 
"A lavoro…perché tu non vieni?" 
Daniel si lasciò cadere di nuovo sul letto " Oggi è il mio giorno libero…" 
"OK…allora ci vediamo a pranzo? O meglio, una bella cenetta stasera a casa di una mia amica. Ha appena fatto il trasloco, le farebbe piacere conoscerti, le ho parlato di noi…"
"Di noi" quelle due ultime parole rimbombarono forti nella testa di Daniel, come un'esplosione. Non c'era nessun noi; non poteva e non voleva essere trascinato, in un'altra relazione. Con una come Simona poi, che nonostante avesse indubbie qualità fisiche e amatorie, beh, non era proprio il suo tipo. Tutto ad un tratto, sentì il bisogno di prendere le distanze da tutta quella situazione, che poteva precipitare da un momento all'altro, così declinò elegantemente l'invito.
"Ok, allora possiamo andare a mangiarci una pizza, solo io e te" lo incalzò la ragazza. 
"Simona…" le rispose Daniel esasperato, non voleva essere scortese, ma al tempo stesso, voleva essere chiaro; per lui i loro incontri, erano e dovevano rimanere occasionali. "Ci divertiamo insieme, e anche parecchio…perché complicare tutto?" 
"E se io volessi qualcosa di più?" rispose stizzita la ragazza. 
"Beh…non credo sia possibile". La ragazza restò in silenzio, per qualche secondo, nel frattempo aveva già messo su il cappottino. "Simona…mi disp…" 
"Non dispiacerti…sono abituata a quelli come te…" disse in tono sprezzante, in realtà le faceva più male essere stata scaricata in quel modo, che vedere i suoi sentimenti così mal corrisposti dall'uomo.
"Quelli come me??" pensò Daniel perplesso, adesso doveva passare anche per il seduttore seriale, che infrange cuori a destra e a manca, nulla era più lontano dal suo modo di essere.
Simona, convulsamente raccolse nella sua griffatissima Louis Vuitton, le ultime cose che aveva lasciato in giro per casa, e dopo aver indossato un paio di occhialoni scuri lo salutò scontrosamente "immagino che d'ora in avanti i nostri rapporti saranno esclusivamente professionali…Buona giornata professor Rossini" gli disse prima di lasciar sbattere la porta violentemente alla sue spalle, lasciandolo da solo, un neonato latin lover.

giovedì 18 giugno 2015

Episodio XLI "Il buongiono si vede dal mattino..."


Frida era stata finalmente dimessa dall’ospedale, la gamba ingessata le dava un gran fastidio, ma dopotutto si sentiva felice, con Kira tutto si era risolto, il destino aveva fatto sì che l’ambulanza arrivasse proprio nel momento in cui lei aveva finito il turno, non avrebbe potuto desiderare di meglio; al diavolo la bicicletta ormai distrutta, i dolori e gli acciacchi, la sua migliore amica sarebbe tornata a casa da lei e le bastava questo,  dal momento che in quell’ultimo mese ogni giorno aveva provato ad escogitare un metodo per riavvicinarsi, ma aveva sbagliato troppo e quindi non ne aveva mai trovato uno. Giulio la riaccompagnò a casa verso ora di pranzo, si prese cura di lei amorevolmente per tutto il giorno, la ricoprì di attenzioni e le noleggiò i DVD dei suoi cartoni animati preferiti, costringendosi a guardare con lei Lilly e il Vagabondo, La Spada nella Roccia e La Sirenetta, che in realtà gli portarono più sonnolenza che interesse. La sera Frida era impaziente, non vedeva l’ora che Kira ritornasse a casa, ordinò due grandi panuozzi salsicce e friarielli, anche Giulio avrebbe cenato con loro, ma avrebbe mangiato un’insalata, non aveva voglia di appesantirsi, era sempre molto attento a mangiare solo cibi salutari e leggeri. Dopo cena Kira andrò presto a dormire, era molto stanca e avrebbe dovuto nuovamente svegliarsi presto l’indomani, così lasciò i due piccioncini sul divano; in realtà aveva preferito andare a letto subito dopo mangiato perché Giulio l’aveva irritata per tutta la durata della cena con le sue opinioni mediche con cui lei non era affatto d’accordo.Per tutta la sera non aveva fatto altro che criticare la sua scelta di studi, asserendo che la chirurgia generale non serviva a molto e che avrebbe fatto meglio a specializzarsi in cardiochirurgia, neurochirurgia, o ancora meglio in chirurgia plastica, che, per lui, era la vera chirurgia del futuro. Dopo aver guardato un film, Frida lo pregò di restare a dormire accanto a lei, se avesse avuto bisogno di qualcosa non avrebbe voluto svegliare Kira, era meglio avere qualcuno in stanza con lei, e fu così che Giulio acconsentì. L’indomani Kira sobbalzò al suono della sveglia alle sette in punto, aveva dormito benissimo,in realtà era da tanto che desiderava tornare nel suo letto; non poteva negare che alla tenuta con Carlo era stata benissimo, ma in ogni caso preferiva comunque la sua bella tana disordinata, le era mancata davvero tanto. Restò per un po’ accoccolata sotto il piumone tra questi pensieri, poi si fece coraggio e si alzò, uscì dalla stanza ancora indolenzita, con i capelli più arruffati del solito, il suo grande pigiamone di pail e i calzettoni di pelo sintetico rossi e blu a pois, che facevano a pugni col giallo limone del pigiama. Come uno zombie si recò in cucina e per poco non le venne un infarto alla vista di uno spettacolo raccapricciante che non si aspettava di trovare al suo risveglio: davanti a lei, intento a preparare la tavola, c’era Giulio in boxer, a piedi scalzi, con i ricci più arruffati dei suoi; la cosa che la colpì maggiormente fu il suo fisico talmente esile che si vedevano chiaramente le  coste e lo sterno pronunciato, le minuscole spalle ossute, poi, la fecero davvero rabbrividire, non era proprio un bel vedere, e poi perché era lì? Non sapeva che avesse dormito da loro, almeno si sarebbe preparata psicologicamente a doverselo ritrovare davanti al risveglio. Rimase impalata per una manciata di secondi, finchè lui non si accorse di lei e, alzando lo sguardo l’accolse con il suo solito sorriso a trentadue denti, cosa che la irritò ancora di più “Buongiorno dottoressa!” le disse con voce squillante “Mi sono permesso di dare una ripulita un po’ in giro e di preparare la colazione…niente di che, ho solo ordinato dei cornetti ai cereali, e ho fatto una spremuta, sai vedo che qui avete solo biscotti e cioccolata, io non mangio queste cose…non avete nemmeno lo yogurt quindi…li ho presi anche per voi, se ti va…ho preparato tutto qui…” Kira si guardò intorno, effettivamente il piccolo soggiorno era ordinatissimo, la cucina risplendeva e profumava di pulito, i vetri erano luccicanti e tutte le cianfrusaglie che occupavano impropriamente da mesi il tavolino del soggiorno –ormai divenuto inagibile- erano sparite. A che ora doveva essersi alzato? Pensò…doveva essere un maniaco dell’ordine, a quanto pareva. Rimase ancora imbambolata, era stordita e un po’ disgustata dal suo orribile fisico, ma balbettò giusto qualche parola, di primo mattino non riusciva a parlare molto solitamente, così riuscì solo a dire “Prendo solo un po di caffè…”. Appreso che il caffè era l’unica cosa che Giulio non aveva preparato, sentì il sangue ribollirle nella testa, si voltò di scatto ed irruppe nella stanza di Frida e le si sedette accanto “Potevi fargli mettere almeno una maglietta addosso, mio Dio!” le sussurrò con tono stizzito, Frida era già mezza sveglia “Ma dai, ho già capito che non ti piace come tipo, ma non c’è bisogno di offenderlo…” Kira la guardò con gli occhi spalancati “Non lo sto offendendo…è uno spettacolo vietato ai minori di quattordici anni, scusa ma non ce la faccio…” Frida sospirò e si mise seduta con un po’ di fatica “Vabbè dai, sei abbastanza grande per poterlo vedere allora…hahaha…sei proprio antipatica e scorbutica, è così carino! Ha detto anche che avrebbe messo tutto in ordine, dice che siamo troppo casiniste…” Kira la ascoltava con le braccia conserte “Sìsì, ho notato, è anche un po’ maniacale…addirittura ha ordinato i nostri magneti sul frigo…li ha messi tutti in fila…ma è matto? Quale persona sana di mente tiene le calamite allineate sul frigorifero? Comunque, scusa se faccio la polemica, ma Daniel era tutta un’altra cosa a torso nudo…”  Frida prese bene le critiche pungenti di Kira, sapeva che non aveva peli sulla lingua, così ne risero insieme per un po e cercò di convincerla che, nonostante i battibecchi della sera prima, Giulio era un uomo fantastico, le assicurò che avrebbe solo dovuto conoscerlo meglio. Dopo averla aiutata ad alzarsi, andarono insieme a fare colazione. Giulio era intento a mettere ancora in ordine la cucina e agli occhi di Kira, che al mattino amava stare rilassata e distesa, era insopportabile, si muoveva avanti e indietro come una sorta di grillo impazzito, cominciò a farle venire un gran mal di testa e notò che Frida ridacchiava sotto i baffi, la conosceva come le sue tasche e sapeva che appena sveglia voleva essere lasciata in pace. Giulio, che era un tipo molto acuto, si accorse degli sguardi irritati della ragazza, così provò ad attaccare di nuovo bottone, con il suo solito sorriso dolce e rilassato “Ce l’avrai mica ancora con me per la questione della chirurgia generale? Era solo una mia opinione, volevo darti un consiglio visto che ho una certa esperienza…” e detto questo si versò un bicchierone di spremuta “Ma figurati” rispose Kira “Nessun problema”, “Ah bene” continuò Giulio “Allora, se posso darti un altro consiglio, davvero lo dico per te, dovresti essere un po’ più ordinata…sai, la prima cosa per un chirurgo è l’ordine, è fondamentale avere sempre tutto sotto controllo; il disordine in casa denota disordine mentale, e non va bene…perché parte tutto da lì, dalla testa” Kira avrebbe voluto strozzarlo, la sua saccenza mascherata dietro quel sorriso beffardo la faceva imbestialire, ma non rispose, continuò a mangiare la sua brioche che non sapeva davvero di niente, forse era dietetica, davvero poco zuccherata, quasi totalmente insapore. Frida ammonì Giulio con uno sguardo, così lui tentò di correre ai ripari “In ogni caso” aggiunse, “Te lo dico solo per esperienza personale…in questi quindici anni di lavoro ho capito che la chirurgia richiede metodo e disciplina, anche e soprattutto mentale..e non c’è modo migliore che allenare l’ordine mentale con tutti i gesti della vita quotidiana…pensaci, e mi darai ragione”. A quel punto Kira decise di partire al contrattacco, ma con stile, e con tono pacato, gli disse che se avesse voluto, visto che si era preso un giorno libero per Frida, avrebbe potuto riordinarle la stanza, giusto per darle il buon esempio. A Frida era ormai palese che il primo approccio tra il suo ragazzo e la sua migliore amica non era stato proprio magnifico, ma pensò che avrebbero avuto tempo per conoscersi, erano solo partiti col piede sbagliato, d’altronde erano due caratteri forti, dovevano imparare ad andare d’accordo.

venerdì 12 giugno 2015

Episodio XL "Un incidente di percorso"


Kira aveva appena terminato il suo turno al pronto soccorso; non era stata una delle sue migliori giornate: niente suture, nessun intervento d'urgenza e corse in sala operatoria, ma soltanto un'intera scolaresca intossicata, marmocchi urlanti che vomitavano ovunque. Arrivata all'uscita tirò un sospiro di sollievo, fu felicissima di respirare aria pura e di ritornare a casa da Carlo. Prese il cellulare per avvisarlo che da lì a venti minuti sarebbe arrivata alla stazione centrale. Sarebbe venuto a prenderla dal momento che non c'erano mezzi che arrivavano fuori città dov'era la tenuta. Un'ambulanza arrivò a tutta velocità, parcheggiandosi all'ingresso del pronto soccorso, attirando la sua attenzione; si avvicinò lentamente aguzzando lo sguardo, forse finalmente un caso interessante in quella giornata così monotona, per cui sarebbe valsa la pena rientrare. 
Fu una sequenza di eventi molto veloce, Kira non riuscì a capire, chi fosse il paziente e cosa gli fosse successo. I volontari della croce rossa, molto concitatamente spinsero dentro la barella, senza che lei potesse vedere e capirci qualcosa. Curiosa si affacciò dai portelloni dell'ambulanza ormai vuota e notò in un angolo una tracolla che subito le saltò agli occhi. Le sembrava familiare, improvvisamente iniziò a sentirsi inquieta e chiese all'autista quale fosse l'emergenza. "Una ciclista investita, non so di più". Kira istintivamente corse di nuovo dentro: si trattava sicuramente di Frida. 
Nel pronto soccorso il solito caos, Frida sistemata in un angolo della sala 5, si sentiva dolorante, ma era perfettamente cosciente, si guardò intorno cercando di riconoscere qualche collega di Kira, ma non c'era nessuno di loro. Così chiese proprio di lei ad un'infermiera che molto scocciata le rispose che la sua amica era appena andata via, altri medici l'avrebbero presa in carico. Proprio mentre la simpatica infermiera usciva dalla stanza, si scontrò con kKra, che non aveva neppure reindossato il camice e portava al collo solo il suo fonendoscopio arancione "Puoi darmi la cartella della ragazza laggiù, me ne occupo io!" le disse con tono autoritario. Le si avvicinò, con aria seria, intenta a sfogliare la cartella, Frida spalancò gli occhi, appena la vide, si senti più serena. Dal canto suo Kira, sapeva benissimo che l'amica odiava gli ospedali, era sicuramente terrorizzata, cercò così di apparire disinvolta e professionale, per tranquillizzarla il più possibile, ma con freddezza le disse " Ma cosa hai combinato? Tu e la tua maledetta bici! Insomma  cosa ti fa male?" Frida fece una smorfia di dolore e aggiunse "Mi fa male tutto…la testa, la schiena, i fianchi, le costole, ma soprattutto la gamba sinistra…quella si fa malissimo, me la tagliano vero?" Kira continuava a non guardarla e iniziò a dare un'occhiata alla gamba incriminata " beh…a parte che hai le coste e non le costole, ma poi ti è andata bene, te la caverai con un ingessatura. Dovrai fare una tac e restare in osservazione per qualche ora, magari per la notte, qui c'e scritto che hai perso conoscenza." Disse tutto ciò mentre la visitava meticolosamente, le fece un accurato esame neurologico, le auscultò il torace e misurò la pressione, sembrava tutto nella norma, così si allontanò per prenotare la tac e la visita ortopedica. Frida la bloccò subito "Quindi devo rimanere qui fino a domani? E tu resti con me?" "Non credo ce ne sia bisogno, rimango per un po', giusto il tempo di capire la tua situazione, ma ti ho detto, non è niente di grave, domani torni a casa". A quel punto Frida le chiese di prestarle il cellulare, non sapeva più che fine avesse fatto la sua borsa e Kira rispose che avrebbe potuto avvisare lei i suoi, non c'era bisogno di allarmarli, ma davanti alla sua insistenza non poté far altro che darle il suo cellulare. Inviò un messaggio a Giulio per raccontargli l'accaduto, sarebbe arrivato il prima possibile. Dopo un po', arrivò il dottor Carbone, chirurgo ortopedico. Era un uomo abbastanza giovane, forse sui 40 anni. Non era particolarmente bello, ma Frida dovette ammettere che ispirava una certa simpatia, inoltre immediatamente la mise a suo agio, mentre valutava con attenzione l'entità della frattura. "beh…bisogna rimetterla in sede, e poi fare un bel gesso!" le disse Carbone sorridendo dietro gli spessi occhiali dalla montatura colorata "Ma non preoccuparti nel giro di un mese sarai come nuova!" 
"Un mese? Ma perché tutto sto tempo? E’ così grave?" disse preoccupata la ragazza strabuzzando gli occhi. 
"Ma no, è il tempo necessario per la calcificazione ossea…non preoccuparti Fri" cercò di tranquillizzarla Kira che poi subito si propose volontaria per ridurre lei stessa la frattura. 
Il dottore fu molto contento della sua proposta perché gli piaceva poter insegnare qualcosa e le disse "bene, allora, dottoressa, sai già cosa fare, al mio tre procedi…uno, due, tre!" 
Un urlo di Frida riecheggiò per la stanza, non si aspettava un dolore del genere, pensava che l'avrebbero ingessata senza tante manovre e Kira con tono beffardo le disse "Mi dispiace, era inevitabile, bisognava rimetterla in sede. Presto andrà meglio, fidati" e l'amica rispose sconvolta ancora per il dolore "Sei una stronza, lo hai fatto apposta per vendicarti, ma poi così all'improvviso, non ero preparata!" 
"La mia vendetta ti rimetterà in piedi, non fare tante storie, non sei né la prima né l'ultima, esistono cose peggiori, si può far molto più male di così alle persone…" 
 "Ora ti porto in ortopedia, così ti facciamo il gesso, ottimo lavoro Kira, di solito li facciamo urlare anche molto di più!" disse sorridendo il dottor Carbone.
 Nelle ore successive a Frida furono fatti la TAC, l'ingessatura e tutti gli accertamenti e le due ragazze ebbero ovviamente l'occasione di parlare dopo tanto tempo. Kira era seduta accanto all'amica, aveva ancora un'aria seria ed impostata, così Frida decise di fare il primo passo "Grazie per essere rimasta, il tuo turno era finito e ti sei comunque presa cura di me nonostante tutto…Non sai quanto mi dispiace…." Kira si alzò, andò alla finestra e le rispose "Cosa c'entra, è il mio lavoro, non avrei mai potuto lasciarti da sola, so quanto odi stare in ospedale, infatti mi meraviglio di come tu stia resistendo a stare qui" 
"E’ vero, vorrei tanto tornare a casa, ordinarci pizza e birra e berci su, sul nostro terrazzo…" Kira rimase in silenzio, di spalle, continuando a guardare fuori dalla finestra, così Frida continuò "Lo so che non mi hai perdonata, ma lo sai che le cose che ti ho detto quella sera non le penso veramente…sapevo di stare sbagliando e mi sono difesa nel peggiore dei modi…comunque mi sei mancata molto, non sai quante cose ho da raccontarti e quante volte avrei voluto chiamarti…non è vero che non so che farmene dei tuoi consigli, me ne sono resa conto ancora di più adesso che non me li dai…"
Kira sospirò "Non fare quegli occhioni, tanto con me non attacca…lo sai che dovrai scontarne tante, al momento opportuno pagherai il conto non preoccuparti…adesso piuttosto preoccupati della tua gamba e di imparare a portare la bici!”. Frida sorrise, si sentì sollevata nel risentire l’ironia pungente di Kira, le era mancata troppo, nel quadretto di felicità che stava vivendo in quelle ultime settimane mancava solo lei, non poteva negarlo. L’amica tornò a sedersi accanto al suo lettino, la sua espressione adesso era più rilassata e Frida ne fu felice, aveva sempre saputo che prima o poi avrebbero avuto la possibilità di fare pace, anche se non avrebbe mai immaginato che fosse potuto accadere in una situazione del genere, avrebbe sicuramente preferito altro. Kira le raccontò del padre di Carlo e della cena disastrosa a cui li aveva invitati, dopo averci scherzato un pò su le chiese di lei “Tu che mi racconti? Che combini da sola a casa, è ancora tutta intera?” Ora fu Frida a cambiare espressione, divenne seria tutto d’un tratto, doveva parlarle di Giulio, questa volta doveva aprirsi all’amica e non ripetere lo stesso errore dei mesi precedenti, così si armò di coraggio “Potrà sembrarti strano, ma escludendo il fatto che mi sei mancata moltissimo e sono stata male per la nostra situazione, per il resto va tutto benissimo…io e Giulio stiamo insieme e io sono felice, mi sento innamorata, mi fa stare bene e...non lo so se sarai d’accordo” Kira la guardò un po’ stupita, aveva capito che l’amica si fosse infatuata di quell’uomo, ma non si aspettava proprio che già avesse voltato pagina, dopo così poco tempo, così dopo averci pensato qualche istante le rispose pacatamente “Vabbè Frida, se sei felice tu e stai bene così, sono felice anche io per te…piuttosto non capisco com’è possibile che tu abbia cancellato Daniel e un anno di storia con lui in venti giorni…non mi pare credibile, non lo hai più risentito?” Frida sospirò e le spiegò la sua versione “Kira,ascolta, Daniel mi ha chiuso ogni possibilità. Io gli avevo chiesto un po’ di tempo per poter rimettere ordine nella mia testa, mi sentivo confusa, e lui mi ha negato ogni chance, è stato molto duro con me. In un attimo ha deciso che tra noi era finita, ha buttato via la nostra storia senza nemmeno provare a capirmi. Sì, capisco che era ferito, ma da lui mi sarei aspettata un po’ di sensibilità in più…” Kira era ancora pensosa “mmm capisco…. E quindi chiodo schiaccia chiodo pensi che funzioni?” “Giulio non è un rimpiazzo, io lo amo. Sono stata male per Daniel, ero logorata dai sensi di colpa, ma poi mi sono detta: dopo mesi di dubbi in cui non sapevo più chi cazzo fossi, era giusto perdermi la mia occasione di felicità per crogiolarmi nei rimorsi e continuare a sentirmi una persona orribile? Me lo sono chiesta più di una volta e ogni volta la risposta mi portava da Giulio, lui è stata la mia occasione, l’ho colta al volo e non me ne pento.” Kira fu molto comprensiva, il ragionamento di Frida non faceva una piega, non aveva tutti i torti ed appoggiò la sua decisione, anche se con qualche riserva, perché dopotutto non conosceva Giulio, non sapeva minimamente che tipo fosse. In ogni caso credeva che l’amica forse si era davvero innamorata, e ne ebbe l’assoluta certezza in un solo attimo, quando gli occhi di Frida si illuminarono come due stelle appena lui irruppe nella stanza; Kira non lo aveva mai visto bene e scrutò la sua figura nei minimi dettagli: lo guardò attentamente, le parve un tipo particolare, pensò che fosse addirittura bruttino, non capì cosa potesse trovare Frida in un uomo così. Entrò come un lampo, non fece caso a lei, ignorandola completamente si avvicinò a Frida, le diede un bacio sulla fronte e cominciò ad accarezzarle il viso “Piccola ma che mi combini? Mi hai fatto preoccupare, come ti senti?” Frida lo guardò con tenerezza sorridendogli “Adesso mi sento bene, finalmente sei qui” “Lo so, scusa, ho fatto prima che potevo, avevo un sacco di impicci in studio…vediamo un pò com’è la situazione…” e detto questo si apprestò a controllarle le pupille, a tastarla in varie parti del corpo per poi passare a controllare il gesso meticolosamente, infine notò la cartella clinica ai piedi del letto e cominciò a sfogliarla ed analizzarla nei minimi dettagli. Faceva tutto nervosamente, come suo solito, con gli occhi spalancati e assunse un’aria piuttosto autoritaria. Frida si girò immediatamente verso Kira, sapeva perfettamente a cosa stava pensando: ma chi si credeva di essere sto Giulio? Conosceva bene l’amica e solo guardandola fu sicura che avrebbe voluto dirgli qualcosa e si stava contenendo per educazione, così per rompere il ghiaccio si rivolse a Giulio “ah, comunque lei è Kira…”, lui alzò gli occhi dalla cartella e sorrise tendendole la mano “ah Kira, scusa ti sarò sembrato un maleducato, ma ero talmente preso da lei che non avevo fatto caso a te, perdonami, comunque sono davvero lieto di conoscerti, Frida mi ha parlato tantissimo di te…” Le si rivolse con il suo tipico tono gentile e solare, ma poi tornò di nuovo con uno scatto a preoccuparsi per Frida chiedendole se le facesse male qualcosa in particolare oltre la gamba, ovviamente “Ho un gran mal di testa, ma penso sia stato anche lo shock, mi sono spaventata”. Giulio guardò di nuovo Kira “Quale medico la sta seguendo?” Frida si accorse subito che all’amica irritò quella domanda, ma ancora una volta si sforzò di rispondergli pacatamente  “La sto seguendo io, con la supervisione del dottor X ovviamente…perché?” Giulio sorrise annuendo “ah ok, ho capito…no niente, volevo solo capire se sono stati fatti tutti gli accertamenti in maniera approfondita, nella cartella non vedo scritti i risultati della TAC, gliel’avete fatta spero?” A questo punto Kira cambiò un po’ il tono, era visibilmente irritata e sta volta non lo nascose “Certo che è stata fatta, è stato fatto tutto. Abbiamo già analizzato i risultati, ma adesso li ha il dottor X, ancora deve ridarmeli, tutto qua. Abbiamo constatato che va tutto bene, oltre la gamba ha solo qualche ematoma e qualche graffio...nulla di preoccupante”. Giulio capì che le sue domande l’avevano infastidita e notò soprattutto l’espressione preoccupata di Frida, così decise di fare un passo verso Kira provò a recuperare sorridendole con aria dolce e sicura “Scusa per l’insistenza, lo so che sei un ottimo medico non volevo metterlo in dubbio, ma sai l’istinto del mestiere, credo che puoi capirmi… poi si tratta di lei, quindi…” Kira lo liquidò dicendogli che non c’era nessun problema; in realtà l’aveva trovato piuttosto arrogante, odiava quando qualcuno interferiva nel suo lavoro, a meno che non si trattasse di un suo superiore; in ogni caso notò che era un tipo furbo, aveva perfettamente capito la situazione ed era riuscito a cadere in piedi, si era salvato in calcio d’angolo senza fare troppi danni; comunque aveva cercato di non essere  aggressiva con lui anche per non dare un dispiacere a Frida dal momento che si era tranquillizzata per bene da quando era entrato, aveva cambiato totalmente espressione, sembrava rassicurata e si vedeva lontano un chilometro che era completamente pazza di lui. Mentre Kira era intenta a messaggiare con Carlo, Giulio continuava a coccolare Frida in ogni modo, cominciò a raccontarle di alcuni pazienti sui generis con cui aveva avuto a che fare quel giorno, riusciva a farla ridere e a farla rasserenare, non c’erano dubbi su questo, ma a Kira parvero esagerate tutte le sue smancerie, era pur sempre un uomo sulla quarantina e non potè fare a meno di notare che era logorroico e che Frida intanto non aveva ancora detto niente, lasciava parlare solo lui e lo ascoltava con grandissima attenzione, sembrava proprio che pendesse dalle sue labbra. E così, messaggiando, ogni tanto alzava gli occhi dallo schermo dell’iphone verso di loro e pensava a tutte queste cose, finchè Frida non si rivolse a lei con tono lamentoso “Ma io voglio andare a casa, sto bene, ti prego vedi se mi fanno uscire, tanto si tratta solo di una precauzione…” e contemporaneamente guardava anche Giulio cercando la sua approvazione, ma Kira fu irremovibile “Fri per favore, non fare la bambina…un po’ di pazienza, si tratta solo di una notte …dai, domani potrai tornare” e sentite queste parole Giulio si intromise con la sua solita irruenza, con il tono di chi stesse avendo un’idea geniale “Vabbè ma potrebbe tornare a casa con me, baderei io a lei, se proprio non vuole starci qua…” “Non se ne parla. Per qualsiasi evenienza almeno qui può ricevere assistenza immediata, poi dormo io con lei stanotte, non starà sola e domani potremo tornarcene a casa nostra…dai non fare la viziata” Frida sorrise felice, sarebbero tornate a casa insieme, non poteva crederci, si sentì al settimo cielo, così cedette “Giulio vabbè dai rimango, effettivamente ci mancavi solo tu a darmele tutte vinte…mi sto lamentando senza motivo, poi se c’è Kira a farmi compagnia…”  Proprio in quel momento si sentì un cellulare squillare, Giulio si alzò di scatto per rispondere e staccò dopo pochi minuti scusandosi e dicendo che doveva scappare via per un’emergenza; un paziente che aveva appena operato stava avendo dei problemi, Frida si intristì molto, d’altronde era stato lì con lei solo mezz’ora .“Piccola mi dispiace, mi farò perdonare, ma devo andare per forza.” Detto questo le diede un’infinità di piccoli baci sulle labbra, strinse la mano a Kira e velocemente arrivò alla porta, poi si voltò di scatto “Allora dottoressa, mi fido di lei, a quanto pare non ha bisogno di indicazioni”, disse queste cose a Kira in tono ironico con uno splendido sorriso, era chiaro che con quelle parole stava cercando nuovamente di scusarsi a modo suo, e detto questo, richiuse la porta alle sue spalle. “Mmmmm non avete avuto proprio un buon inizio…ma sai lui è sempre un po’ irruento, non lo fa apposta” Kira lo aveva capito benissimo, effettivamente non gli aveva fatto proprio un’ottima impressione, era una specie di esaltato, altro che irruento; ma comunque rispose che non c’era assolutamente bisogno di giustificarlo, dopotutto si era scusato ed aveva capito di aver esagerato, forse era solo preoccupato per lei. “Piuttosto” le disse Kira con ara ironica “cos’ha di così speciale? Non è una cima di bellezza, sinceramente…ha proprio un aspetto curioso, non so come dire” Frida ridacchiò “sì, è uno sgorbietto…ma sai, non so cosa c’è in lui,  ha una luce negli occhi, nel sorriso, ogni cosa che dice e che fa sprigiona vita; è pieno di entusiasmo, di idee, è poliedrico, eclettico direi…e poi…” Kira la bloccò, alzando gli occhi al cielo “sìsì, si è capito Fri che hai perso la testa…ti ha proprio rincoglionita…va bene così, non voglio sapere altro hahahaha” cominciarono a ridere di gusto, quando bussarono leggermente alla porta, era Carlo; Frida fu davvero stupita di vederlo, entrò e diede un bacio veloce a Kira, poi si rivolse a lei “Ah sei ancora tutta intera, meno male! Nelle mani di questa qui non sapevo che fine avresti potuto fare…” “Ma dai, non essere stupido” rispose Kira prontamente “Per oggi già me ne sono sentite abbastanza….lasciamo perdere”. Carlo non si soffermò a capire a cosa stesse alludendo, più che altro notò l’imbarazzo di Frida, che ancora non aveva detto niente “Allora? Come stai? Sembra che tu abbia visto un fantasma, che c’è? Sono ingrassato?” Lei gli sorrise “No, no, è che non mi aspettavo di vederti…sono molto felice che tu sia qui…ti trovo benissimo” “Ah, guarda che ti ho portato! Kira mi ha detto che ti piace…l’avevo preparata stamattina per la colazione” e le porse una busta che Frida scartò con euforia, erano tre grandi fette di torta di mele “Grazieee.,…sì la adoro, sei gentilissimo” “Ah, e questo è qualcosa per la cena, so che non hai toccato niente di quello che ti hanno portato qui” “Sì”, disse Kira “effettivamente la mensa qua non è delle migliori; le volevano appioppare un brodino e un piatto di verdure lesse…muoio anche io di fame, che hai portato?” Carlo la guardò con tenerezza, “Immaginavo che avresti ficcato il naso, golosona!!! Comunque basterà per entrambe, polpette fritte della casa con peperoni, un po’ casereccio, ma le ho preparate in un batter d’occhi, era la cosa più veloce che mi è venuta in mente…e poi avete pure il dessert” Frida e Kira furono felicissime di poter mangiare qualcosa di commestibile, Carlo si accomodò con loro, fu davvero felice di vederle di nuovo in sintonia e si scambiò qualche sguardo con Kira per farglielo capire. Frida in quel momento non potè fare a meno di pensare a Daniel per un attimo, avrebbe voluto chiedergli di lui, ma non lo fece. Per fortuna inoltre le fu chiaro che Carlo non ce l’avesse con lei, come invece aveva temuto, era un ragazzo intelligente, lo aveva sempre sospettato, d’altronde Kira aveva occhio, ne sapeva una più del diavolo!

lunedì 8 giugno 2015

Episodio XXXIX "Quando a Daniel va...che strane cose fa..."


La luce dell'alba iniziava ad intravedersi, ormai chiaramente, dalla finestra e Daniel  aveva passato la notte insonne, a rivoltarsi, nel suo letto, in  continuazione  come una cotoletta da impanare. Non ricordava più da quanto tempo stesse così, disteso sotto le coperte col naso in su, a fissare il soffitto, crogiolandosi in odiosi pensieri che ormai da più notti lo tenevano sveglio.  
Alle sette in punto le note di "Happy" di Pharrel William, tormentone dell'inverno passato, riecheggiavano dalla radiosveglia diffondendo per tutta la stanza. Daniel che fu bruscamente riportato alla realtà da quel suono che  gli sembrò assordante, non riuscì a resistere all'istinto rabbioso di prendere la piccola sveglia e  scaraventarla contro il muro di fronte. Alzandosi dal letto pensò infastidito di non avere alcun motivo per essere felice, e sbuffando si diresse versò il bagno. 
Arrivò a scuola in anticipo, cosa del tutto strana per lui, sempre in perenne ritardo. La sua presenza in sala professori a quell'ora del mattino non passò inosservata e scatenò le battute sarcastiche dei più bontemponi. Daniel si limitò a salutare tutti con la sua verve di sempre e a mostrare il suo incredibile sorriso, accompagnato mai come allora  da uno sguardo maliconico,  quasi triste. Come ogni mattina, bevve in silenzio il suo caffè amaro e si diresse verso la III B. 
L'aula era vuota, Daniel entrò nella stanza e iniziò a guardarsi intorno, come se stesse esplorando un posto nuovo, come se in quel luogo mettesse piede per la prima volta. In effetti era sempre l'ultimo ad entrare in classe, e non era abituato all'aula vuota. Fece un giro veloce tra i banchi. L'ultimo a destra destò la sua attenzione; vi sedevano  Vincenzo Tronchetti e Florio Tiziano.  Il banco rifletteva i caratteri dei due ragazzi : il primo preciso e impettito sedeva nella metà linda e pinta, non uno scarabocchio o un tocco di colore, l'altro aveva di sicuro un animo d'artista, estroso e vivace aveva personalizzato il suo posto con frasi di libri e ritratti abbozzati e adesivi colorati.  Daniel a guardarli si era sempre chiesto come facessero ad essere amici, sembrava che in comune non avessero un bel niente. Forse è quello il segreto, differire per completarsi. O forse no, forse erano solo tutte stupidaggini. Assorto in questi pensieri si avvicino alla finestra, che dava sul cortile pieno di studenti, presto sarebbe suonata la campanella. Sotto il primo banco fila centrale notò un diario, si abbassò e lo prese. Apri la prima pagina: Erica Beltoldi.  Daniel pensò, un po' perplesso e contrariato che se quella ragazza non avesse avuto la testa attaccata sulle spalle, di sicuro l'avrebbe persa un giorno si e l'altro pure.  Sfogliò velocemente le pagine del diario, e lo richiuse subito senza leggerne il contenuto, ma non lo ripose sotto il banco, lo tenne con se; l'avrebbe consegnato di persona alla legittima proprietaria.  La campanella suonò forte, annunciando l'inizio delle lezioni, mentre Daniel prendeva posto dietro la cattedra. Di solito odiava sedersi dietro quell'enorme banco. Preferiva fare lezione in piedi, camminando avanti e indietro,oppure seduto  sulla cattedra. Gli studenti che arrivarono dopo pochi minuti, furono infatti sorpresi di ritrovarselo lì, in anticipo e addirittura seduto dietro la cattedra; una cosa del genere era accaduta in tre anni rarissime volte, e mai aveva  portato a qualcosa di buono.
La Beltoldi arrivò, come si poteva facilmente immaginare, in ritardo, con i capelli arruffati e le gote arrossate per la corsa sulle scale, si abbassò sotto il banco in cerca del suo diario, che come mai non era lì? Era sicura di averlo lasciato in classe. 
"Immagino tu stia cercando questo"  le disse Daniel sorridendole e poggiando il diario accanto al registro di classe . La ragazza si avvicinò al professore, spalancando gli occhini verdi, chiedendosi se per caso  l'uomo avesse letto il contenuto di quelle pagine. " No Beltoldi no, non l'ho letto. Del resto non ho bisogno di sbirciare un diario per conoscere come le mie tasche ognuno di voi. ma la prossima volta non dimenticartelo ovunque, sii più precisa per favore!" Erica sorrise imbarazzata, lo ringraziò e tornò al suo posto. Daniel fece velocemente l'appello, tutti presenti. "Ottimo" pensò non aveva voglia di fare niente in quel momento e invece avrebbe dovuto fronteggiare 26 persone per tutta la giornata, per  ben quattro ore. Sbuffando chiuse il registro e lo ripose nella borsa, vi tirò fuori un libricino, Erman Hesse " Favola d'amore" Che diavolo ci faceva quel libro proprio li, in quel momento? Erano mesi che lo cercava. Le cose erano dotate della capacità di sparire e poi ritornare nei momenti meno opportuni. Lo yin e lo yang, filosofia orientale, ne era sempre stato affascinato…
"Prof anche lei con Hesse? L'ho letto quel libro, regalo della fidanzata". Primo banco a sinistra Carlo Sirani, bravo ragazzo, ma di sicuro non certo una cima. " Ah Carlo l'hai letto anche tu? Bene cosa hai capito?No aspetta…non voglio saperlo… lascia perdere". 
Daniel continuo a sfogliare il librino, leggendo le note a lato appuntante a matita con una calligrafia che non era la sua, sorrideva ma allo stesso tempo sembrava soffrisse, sembrava pervaso da una forte malinconia, ripensando a quella spiaggia, a quel regalo inaspettato. Passarono quasi 20 minuti in cui lui continuò ad essere assorto nei suoi pensieri, mentre invece i ragazzi continuarono a stare in silenzio cercando di capire le intenzioni del professore, che col suo comportamento alquanto strano e insolito li aveva presi in contropiede. 
"Beh allora?? Professore si sente bene?? Mi sembra un po' strano oggi…" disse dal primo banco la secchiona di turno, Chiara Picelli.  Daniel la guardò trasognato e rispose che andava tutto bene, anzi disse sorridente " Prendete carta e penna, tema in classe IL MIO COMPAGNO DI BANCO: è davvero possibile conoscere fino in fondo chi vive attorno a noi? cosa sappiamo e cosa ignoriamo di chi ci è più vicino. Allora ragazzi minimo quattro colonne massimo sei. Avete, due ore di tempo". 
Un fitto brusio invase la stanza a testimonianza di quanto i ragazzi fossero increduli e contrariati.  A farsi portavoce del malcontento generale, fu come sempre Sibilla Leone, che con uno scatto felino si alzò in piedi e cominciò la sua lamentela "Ma professore, non è giusto un tema così a sorpresa, senza il minimo preavviso. E poi di solito abbiamo sempre quattro ore e non due per svolgere l'elaborato. Inoltre…" 
Sibilla era di sicuro il bastiancotrario della classe. Sempre pronta al contraddittorio, voleva avere l'ultima parola ad ogni costo. di solito a Daniel piaceva molto "scontrarsi" con lei. Trovava i suoi spunti di riflessione molto interessanti e aveva su qualsiasi argomento un' opinione personale, originale, che costringeva l'altro interlocutore a cambiare prospettiva, o almeno a considerarne un' altra diversa dalla propria. 
"Oh Sibilla" esclamò Daniel balzando anche lui in piedi e iniziando a camminare tra i banchi. " Sapevo che avresti detto la tua. Purtroppo le tue obiezioni non saranno sufficienti a farmi cambiare idea. Oggi ho deciso : tema in classe! Sapete che quando prendo una decisione sono irremovibile. Però ovviamente potete scegliere: se non siete d'accordo, se vi sembra tanto assurdo un tema in classe a sorpresa, in una classe d'esame i cui alunni dovrebbero essere in grado di scrivere di qualsiasi cosa in qualsiasi momento  benissimo consegnate in bianco. Vi costerà un 3 sul registro, ma avrete portato avanti il vostro pensiero, opponendovi a quella che voi credete un ingiustizia. Insomma a voi la scelta. Badate bene ho detto 3 e non 2 come di solito vale un compito consegnato in bianco, semplicemente perché premierei la vostra coerenza."
Sibilla questa volta non aveva nulla da dire, ricadde sulla propria sedia e prese carta e penna; il resto della classe la segui ovviamente a ruota. 
" Dai ragazzi su con la vita, è un esercitazione, di sicuro male non fa. Inoltre questa non è di certo la più brutta notizia della giornata…aspettate di vedere i compiti di latino dello scorso mese, lì c'è da mettersi le mani nei capelli. Ma non voglio anticiparvi niente, l'ultima ora ne discuteremo." 
In realtà i compiti non erano andati così male, come Daniel fece credere. Il voto più basso fu un 5 e mezzo e considerando che il testo proposto era di Tacito, il professore si sarebbe dovuto mostrare soddisfatto dell'abilità dei propri studenti nel tradurre, ma in quel frangente era così irritato, da aver perso l'oggettività che di solito caratterizzava il suo carattere. 
Passò le restanti due ore assegnando a ciascun compito il proprio voto, e riportandolo poi sul registro di classe. Quando il tempo fu scaduto egli stesso passò per i banchi consegnando il compito di latino e prendendosi l'elaborato di italiano. 
Mentre ad alta voce dava ai ragazzi la versione corretta del testo e metteva in evidenza gli errori più gravi e più comuni, il telefono cominciò a vibrare sulla cattedra. Era Kira che gli scriveva su whatsapp : "Daniel, si può sapere che fine hai fatto? Mi starai mica evitando? dobbiamo parlare…ho un'ora per la pausa pranzo. Ti aspetto alla pizzeria fuori il Cardarelli, insomma non puoi dirmi no!" Daniel non rispose subito, in effetti negli ultimi tempi aveva cercato in tutti i modi di evitarla. Il motivo di questo suo atteggiamento non gli era proprio chiaro, ma cosa c'entrava Kira con tutto quello che era accaduto? Così si fece coraggio e rispose munendosi di tutta la sfacciataggine che era in lui " Evitarti?' perché dovrei…sono stato solo impegnatissimo. Comunque si, sarò lì tra mezz'ora!" Il suono della campanella fu provvidenziale, finalmente quella straziante giornata era finita, sia per lui che per i suoi poveri studenti che abbandonarono l'aula in men che non si dica. Daniel ebbe infatti l'impressione che i ragazzi fossero scappati via a gambe levate, del resto si rendeva conto anche lui di essere stato davvero odioso. Si rammaricò di non esser stato in grado di  mantenere la vita privata al di fuori  del suo lavoro, ma si ripromise che non sarebbe mai più successo e che dai suoi alunni  si sarebbe fatto ben presto perdonare.
Rimase quindi da solo, nella III B ormai vuota, ancora un po', non voleva incontrare e salutare i vari colleghi, così il suo tentativo era quello di far sfollare  corridoi e sala professori.
Dopo circa venti minuti si decise ad uscire dalla classe e si diresse in sala professori.
Convinto che fosse vuota, irruppe nella stanza rumorosamente, spalancando con violenza la porta. In realtà in un angolo della sala, Clara Somma, professoressa di storia dell'arte stava li tranquilla sorseggiando la sua tisana alla erbe correggendo i compiti che aveva fatto in I A  sull'arte greca e romana.
Presa alla sprovvista, la donna solbazzò, versandosi addosso il contenuto bollente del  tazzone colorato . "Caspita! " gridò "Ma di solito non si usa buss…" quando vide che l'invasore della sua quiete era proprio Daniel, fu presa da una vampata di calore, che le colorò le guance di rosso, e con un tono decisamente più dolce e pacato continuò "Daniel, sei tu? dovresti stare più attendo, mi hai spaventata a morte".
 Daniel si scusò  della sua irruenza, ma era stata una brutta giornata, e aggiunse che gli dispiaceva per la  camicetta, era graziosa, sperava che si potesse smacchiare, si offrì di portarla in lavanderia al più presto. La donna ridacchiando lo rassicurò, in fondo era solo un po' d'acqua calda, sarebbe andata via senza problemi, non c'era bisogno della lavanderia. Piuttosto come mai aveva avuto una giornata così brutta? c'era niente che poteva fare per lui? Magari gli andava di pranzare assieme così potevano parlare un po' e magari avrebbe scoperto che la sua giornata confronto a quella di altri non era stata poi tanto male. Daniel ritornando il galante sfrontato di sempre declinò con cordialità l'invito, per pranzo aveva già un altro impegno e anzi era già in ritardo, ma di sicuro si sarebbe fatto perdonare al più presto. Così la prese per mano e la baciò sulle guance, promettendole un invito a cena nei giorni seguenti. 
Clara lo vide uscire dalla stanza, e sospirò profondamente, pensando a quanto fosse bello e affascinante, peccato che di fronte a lui era capace solo di fare la figura dell'incapace. Però avevano un appuntamento, o meglio la promessa di un invito a cena. Era emozionata, non vedeva l'ora di tornare a casa per scegliere cosa mettere per l'occasione. "Ma che occasione??" si domandò, l'invito non era ancora stato fatto e lei già fantasticava. 
 "Aaah" emise un altro bel sospiro  poi disse a se stessa che avrebbe dovuto smetterla di comportarsi come una quattordicenne alla prima esperienza . Insomma era una donna di 38 anni e si impose che si sarebbe comportata come tale: avrebbe aspettato due giorni l'invito ufficiale,  altrimenti sarebbe passata all'attacco, reclamando il suo diritto ad un cena.
Quando Daniel arrivò fuori la pizzeria,  Kira era già dentro seduta ad un tavolo in fondo alla sala, che svogliatamente leggeva il menù, così fece un respirò profondo ed entrò anche lui. 
 Kira alzò lo sguardo, proprio mentre Daniel la salutò con due baci veloci sulle guance, e subito dopo prese posto di fronte a lei. Kira arrossì un pochetto, anche se l'idea di invitarlo a pranzo era stata sua, vederselo comparire davanti all'improvviso, le faceva sempre uno strano effetto; le risultava  ancora un po' difficile, non associare Daniel, il miglior amico del suo ragazzo e ex fidanzato di Frida, al prof Rossini del liceo. Inoltre nonostante fossero usciti innumerevoli volte  tutti insieme, era forse la prima occasione in cui si ritrovavano veramente da soli; era una situazione nuova, per entrambi. Fu Daniel a rompere velocemente il ghiaccio, percependo il sottile imbarazzo della ragazza " Allora, signorina Laerte…" disse sfoggiando il suo solito sorriso e aprendo a sua volta il menù "come andiamo? Hai deciso cosa ordinare?" Kira si strinse nelle spalle, in realtà, no, ancora non aveva deciso che pizza prendere; di fronte a tutti quei gusti, a tutto quel ben di Dio, andava sempre in confusione, e poi finiva  per scegliere sempre la solita Margherita. "Uhm…per me una pizza fritta ricotta e cicoli, grazie" rispose deciso alla cameriera addetta alle ordinazioni, rimasta palesemente ammaliata dai suoi grandi occhi blu mare. 
" Ti tieni leggero" lo punzecchiò Kira, ridendo sotto i baffi. "Kira, il cibo è uno dei pochi piaceri che mi restano, e poi oggi a scuola è stata una giornata no…credo che i miei alunni mi odino." 
"Come, come?? Racconta, che diavolo hai combinato?" disse la ragazza, divorata ormai dalla curiosità. Daniel le disse tutto, tutto quello che era accaduto. 
"Oddio…uno dei tuoi assurdi compiti in classe! Scommetto che la traccia l'hai inventata al momento…su quale argomento hai preteso che scrivessero? ahahah poveri…"
" Mah…niente di che…sul proprio compagno di banco, e su come ci si illude di conoscere a fondo le persone che ci vivono accanto". Daniel proferì queste parole, con tono cupo, gli occhi velati da una sottile malinconia. Kira si accorse della sua inquietudine, possibile che stesse pensando a Frida? Era passato poco più di un mese dalla loro rottura, evidentemente la delusione che la ragazza gli aveva dato ancora faceva male, nonostante lui cercasse di nasconderlo agli altri e ancor più a se stesso. Rimasero qualche istante in silenzio, era necessario soppesare ogni parola, nessuno dei due voleva addentrarsi in un campo minato, dal quale avrebbero poi fatto fatica a venir via. Frida aveva in modi diversi,  ferito entrambi, e nessuno dei due era pronto a parlarne, nessuno dei due era riuscito a perdonarla; Daniel probabilmente non l'avrebbe mai fatto, Kira chissà, era ancora troppo arrabbiata per fare previsioni in merito. "Beh…argomento spinoso..." disse la ragazza, cercando di mostrassi più disinvolta possibile, mentre le veniva servita la sua Margherita doppia mozzarella bella fumante. "Li hai presi alla sprovvista, per un po' starai sulle scatole a molti di loro, ma non temere, durerà poco…presto soccomberanno di nuovo tutti al tuo irresistibile fascino!" 
"il mio irresistibile fascino?" 
" Anche io un tempo ne sono rimasta ammaliata!" ammise la ragazza alzando gli occhi al cielo. 
"davvero??" disse Daniel fintamente stupito.
"Certo…e quegli occhi azzurri ti hanno aiutato parecchio…beh…diciamo che io alternavo momenti di amore incondizionato ad altri di odio più profondo. Sei uno strano personaggio professor Rossini. 
"Strano, io?"
"Lunatico  direi, ma non corrucciarti troppo…quei mocciosetti torneranno ad adorarti!"
"Speriamo…ci tengo alla loro stima" 
"lo so…per questo ti adorano… cerchi di insegnare loro qualcosa che possa essergli utile nella vita, lo fai con passione e dedizione, questo traspare ed è bello. Inoltre li ascolti e li rispetti, per un adolescente è fondamentale. Sei un influenza positiva, per un ragazzino…o almeno, per me lo sei stato" disse abbassando lo sguardo, addentando una fetta di pizza. 
Daniel rimase un po' sorpreso, Kira non era  mai stata così diretta e mai gli aveva detto cosa pensasse di lui così apertamente. Quelle parole lo presero alla sprovvista, e gli confermarono quello che lui aveva già capito di lei nei tre anni in cui erano stati semplicemente alunna e professore e che Carlo gli aveva sempre raccontato: Kira era una ragazza tutta da scoprire, poteva risultare sfuggente e introversa, ma era una grande osservatrice, e aveva un buono spirito critico, non parlava molto e di solito non amava condividere col resto del mondo i proprio pensieri, preferiva tenerseli per se. Daniel pensò che il suo migliore amico avesse proprio ragione; conoscendola più affondo, Kira poteva essere davvero una piacevole sorpresa. "Che c'è?" gli chiese la ragazza, cogliendolo soprappensiero.
"Niente…pensavo a Carlo…a proposito ho saputo che hai  conosciuto il sig.Filippo."
"già…" rispose Kira, restando sul vago. In linea di massima, il padre di Carlo si era dimostrato una persona a modo, gentile, simpatico, ma lui e il figlio  avevano un rapporto così strano, intriso di rancore. "Per un nano secondo ho pensato che potessero azzuffarsi durante la cena…non ho mai visto Carlo in quello stato, così agitato, insicuro. E poi adesso anche la malattia…credo che tutta questa situazione lo destabilizzi molto".
Daniel ascoltò tutto con molta attenzione, Kira gli sembrava realmente preoccupata, lui invece credeva che non ci fosse nulla da temere. "C'è bisogno di ben altro per destabilizzare Carlo. Kira non penso tu debba essere così preoccupata per lui. Insomma, anche tu hai conosciuto sia sua padre che sua sorella, hai notato che sono dei veri ossi duri, con Carlo la situazione non è diversa, alla fine la mela non è che sia caduta così lontano dall'albero. Lui a differenza di Irma e di Filippo e più spontaneo, istintivo, è un sognatore, ma credimi, ha sempre fatto di testa sua, continuerà per la sua strada a prescindere da tutto e da tutti. Adesso è triste e confuso, chi non lo sarebbe dopo aver saputo la verità sulle condizioni di salute del proprio padre? Ma si riprenderà fidati…ora Carlo è a Firenze, con Filippo, sai da quanto tempo non  tornava a casa? Finalmente potranno stare un po' insieme, parlarsi, chiarire ognuno le proprie posizioni…non lo so, ma forse e vero che tutti i mali non vengono per nuocere…finalmente quei dure potrebbero riavvicinarsi dopo tanto tempo."
Forse Daniel aveva ragione, Carlo aveva solo bisogno di metabolizzare tutta la situazione che si era creata attorno a lui in quell'ultimo periodo. Forse davvero c'era la possibilità che riuscissero a ricucire il rapporto di un tempo, forse davvero da quella malattia sarebbe potuto venir fuori qualcosa di buono. 
Avevano quasi finito di pranzare, quando uno strano bip bip iniziò a provenire dalla borsa di Kira. 
"Che diavolo è??" chiese curioso Daniel.
"uuuh…è il mio cerca persone" rispose lei balzando in piedi, frugando nervosamente nella borsa. "E' nuovo, non sono ancora abituata al suo suono…in realtà fino ad oggi non aveva mai ancora suonato!"
"E chi ti cerca?" 
Kira rimase a guardare perplessa il numero su displey " è X" , gridò, riconoscendo le ultime tre cifre… "io devo andare…sai forse un tamponamento a catena, un incidente ferroviario, non posso perdermelo" 
" sei sadica lo sai?" 
Kira fece spallucce "No, non è vero, è solo il mio lavoro…ciao prof…ci sentiamo presto, il pranzo lo offro io…" disse dopo un veloce bacio sulla guancia, scappando verso la cassa. Daniel non ebbe neppure il tempo di controbattere o salutare, Kira era già fuori la pizzeria, tentando goffamente di attraversare la strada.