domenica 31 gennaio 2016

Episodio XCII "Gesti inaspettati"


Carlo riaccompagnò Kira a casa dopo averle dato un passaggio dall’Università, prima che scendesse dall’auto le diede un bacio schioccante sulle labbra e le ricordò del loro appuntamento alle 21.00 per andare in un ristorantino aperto da un suo amico chef “sì Carlo cercherò di essere puntuale, sono già quasi le 19.00, spero di farcela! Vengono anche gli sposini?”  “in realtà c’è solo Daniel, Clara ha dovuto portare una classe in visita guidata, tornerà solo domani sera…”  “ma dai”, disse allora Kira, “aspettiamo che torni lei allora, sembra brutto…” Carlo sospirò sonoramente “io già avevo prenotato per stasera, ignaro che lei non ci fosse…e Daniel ha detto che non c’è problema, lui verrà lo stesso…ma tanto quella manco mangia niente! Vegetariani…bleah!” Kira ridacchiò, effettivamente Clara non godeva particolarmente delle prelibatezze culinarie, oltre al fatto che era vegetariana, ci teneva molto alla linea e mangiava davvero come un uccellino. “Piuttosto” continuò Carlo “perché non convinci Frida a venire? Sta sempre chiusa in casa, sta diventando una larva umana…si è buttata a capofitto nel lavoro per il dottorato, non ha più una vita relazionale…” Kira ci pensò un attimo su, era chiaro che Carlo preferiva mille volte la compagnia di Frida a quella di Clara, ma non era certa che sarebbe stato carino per Daniel trovarsela al tavolo con loro. “Ma per Daniel non è un problema, andiamo! Voglio solo che si diverta un po’…” Così Kira gli promise che gliel’avrebbe chiesto, ma era molto scettica sul fatto che lei avrebbe accettato l’invito. Ed infatti appena entrò in casa trovò l’amica già in pigiama, stesa sul divano a leggere con Merlino accoccolato sui suoi piedi. Da quando avevano avuto quel brutto litigio, Frida si era rimessa in gioco, aveva ricominciato a lavorare e soprattutto aveva ricominciato ad occuparsi della sua tesi e degli affari di casa, ma la sua vita sociale effettivamente era ridotta sotto lo zero, non usciva mai, evitava di stare in compagnia, era ancora molto chiusa in se stessa, non era la Frida di sempre. Kira buttò la borsa su una sedia e si liberò del cappotto “che fai già in pigiama?” Le chiese mentre prendeva uno  yogurt greco al miele dal frigo. Frida alzò gli occhi da librone su cui era applicata “niente, sto cercando di finire questo mattone…dopodomani devo restituirlo alla biblioteca e mi serve prendere altri appunti.”  “Capisco” disse ancora Kira con aria scettica mentre gustava lentamente il suo yogurt  “senti un pò, giusto per chiedere…ti andrebbe di uscire stasera? Andiamo a trovare un amico di Carlo che ha aperto un ristorantino, una cosa semplice…dai, Carlo ci tiene che tu venga”. Frida inizialmente non rispose, non aveva molta voglia di divertirsi, ma sapeva che il loro intento era quello di farla uscire di casa; ci pensò un po’ su mentre Kira le passava in rassegna tutti i cibi magnifici e particolari che avrebbero assaggiato, parlava a raffica e con entusiasmo, così Frida finalmente la bloccò “va bene va bene, ci penso un attimo…è che non so cosa mettermi e poi volevo finire di leggere questo…ma siamo solo noi tre?” le chiese ancora. A quella domanda Kira esitò per un attimo, ma poi decise che una piccola bugia a fin di bene non avrebbe ucciso nessuno, così mentì per paura che lei declinasse l’invito “sìsì, penso di sì…meglio che vai a prepararti, altrimenti non ce la faremo mai!” Le sue doti persuasive erano davvero imbattibili, pensò Kira quando vide Frida avviarsi in camera per scegliere cosa indossare, era la migliore, senza dubbio, si disse soddisfatta. Dopo un po’ la coinvolse, come i vecchi tempi, nella scelta del suo outfit, era da tanto che non vedeva quella scena: lei e Frida davanti il suo armadio, a litigare su cosa indossare e anche quella volta, come al solito, l’amica non era d’accordo sulla sua scelta, ma Kira decise di dargliela vinta, così indossò la magliettina coloratissima scelta da lei, rinunciando a malincuore alla camicetta nera per cui aveva invece optato all’inizio. Alle 21:00 in punto anche Frida era pronta, era da tantissimo tempo che non si prendeva così cura del suo aspetto, quella sera era, almeno esteriormente, tornata la ragazza raggiante e carina di sempre, truccata al punto giusto, con i capelli raccolti in una coda che le scendeva delicatamente sulla spalla e vestita in modo semplice ma delizioso. Carlo le venne a prendere puntualissimo come sempre, e in meno di mezz’ora furono al locale che da fuori sembrava un ristorantino davvero bello, molto moderno e curato nei minimi dettagli e i tre si guardarono intorno soddisfatti. Appena entrati, però, la sorpresa per Frida fu immediata: al primo tavolo che le saltò agli occhi, vide seduto Daniel, da solo; lei cambiò immediatamente espressione, il viso quasi le si accartocciò in una smorfia di disappunto, e Kira se ne accorse in quello stesso istante “Fri non lo sapevo”, le disse subito allora “ormai sei qui, non puoi certo tornartene a casa, andiamo a sederci, dai”. Frida le lanciò uno sguardo scocciato, non era convinta del fatto che Kira non ne sapesse nulla e Daniel era l’ultima persona che voleva vedere, non aveva alcuna voglia di starsene zitta tutta la sera per colpa di un commensale che non le rivolgeva la parola. Vabbè, pensò, quella sera sarebbe andata così, sarebbe passata in fretta. Kira lanciò un’occhiata eloquente a Carlo, il quale capì che c’era una certa tensione da parte di Frida, così le mise una mano sulla spalla e le sussurrò qualcosa che la fece evidentemente tranquillizzare. Daniel li salutò da lontano facendogli cenno di avvicinarsi, li stava aspettando da un quarto d’ora; notò subito la presenza di Frida e , appena fu raggiunto, si alzò sorridente e inaspettatamente, per prima cosa, salutò proprio lei “Fri, ci sei anche tu?” Le disse baciandola sulle guance davanti alla sua espressione basita, per poi passare a salutare gli altri. Kira e Frida si sedettero l’una accanto all’altra, incrociarono gli sguardi per dirsi cosa stavano pensando. Era chiaro che Frida si sentiva disorientata: era un anno esatto che Daniel non le rivolgeva la parola e che a stento le accennava un saluto, cosa era cambiato di punto in bianco? Continuò a chiederselo per tutto l’inizio della cena, ma poi arrivò alla conclusione che evidentemente dopo dodici mesi, il broncio gli era passato, dopotutto Daniel era sempre stato un tipo lunatico. La cena stava trascorrendo piuttosto serenamente, per la prima volta dopo tanto tempo, si ritrovavano tutti e quattro insieme senza tensioni né rancori, pensò Carlo, che si sentiva davvero soddisfatto. “Allora socio,ti stai preparando per il gran giorno?” disse a Daniel mettendogli un braccio sulla spalla, alludendo alla nuova notizia del matrimonio. Daniel sospirò, cogliendo il tono ironico dell’amico “Carlo mancano ancora sei mesi pieni pieni, non mettermi il fiato sul collo, ti prego!” Carlo rise di gusto, adorava punzecchiare i punti deboli di Daniel e sapeva perfettamente che cose come ad esempio i preparativi, gli mettevano ansia. Kira pure sorrise divertita, anche se con la coda dell’occhio cercò di captare l’espressione di Frida, che in realtà le parve stesse un po’ sulle sue, già da un po’. “Carlo, fai poco lo spiritoso” gli disse con tono di ammonizione “hai un compito importante, sarai il testimone di nozze, il testimone del loro amore, almeno tu devi essere serio e, anzi, devi sostenerlo soprattutto in questo periodo di preparazione”. Ma Carlo non mollò, ormai c’era dentro, e voleva divertirsi ancora un pò, così si schiarì la voce cercando di assumere un’aria più seria “vabbè a che punto siete? Bomboniere, partecipazioni…oddio il vestito…il vestito!!!! La cosa più importante, ci stai pensando?” Daniel sbuffò e si passò nervosamente una mano tra i capelli “ti prego non parlarmi di partecipazioni…Clara è ancora tutta presa dal colore dominante del matrimonio, sai tutta la questione di scegliere il tema…?” Carlo e Kira assunsero un’espressione esterrefatta e lo guardarono con gli occhi quasi fuori dalle orbite “io non sapevo che si dovesse scegliere un colore” disse Kira basita “è vero, ma che significa?” incalzò Carlo, “questi discorsi da donna non mi piacciono, non li capisco davvero…non ti invidio, amico mio” Daniel ora sembrava quasi disperato “ma io sto facendo scegliere tutto a lei, infatti..credevo che sposarsi fosse un gioco da ragazzi, che ne so, pensavo che in un mese avremmo organizzato tutto…invece Clara mi sta trascinando in un vortice di follia” Carlo e Kira scoppiarono a ridere all’unisono “eh caro mio, l’hai voluto tu! Sei tu che hai messo in mezzo la faccenda del matrimonio…tu, l’anello, e tutte le tue smancerie…ma sei ancora in tempo per cambiare idea, ho il dovere di dirtelo!”  A quel punto Kira lanciò a Carlo un’occhiataccia “Carlo! Ma che dici?? Sei sempre il solito” ma Carlo si difese prontamente “io sono il suo migliore amico, ho il dovere di dissuaderlo. Daniel, tu hai  ufficialmente il diritto di tirarti indietro!” Daniel ridacchiò nervosamente “a parte gli scherzi, davvero non ci sto capendo niente. Comunque cambiamo argomento, sul serio, non mi va di parlarne” disse con tono serio. Frida in tutto questo discorso non proferì parola, preferì distrarsi con il suo smartphone, l’idea che Daniel stesse per sposarsi non la entusiasmava, era felice per lui, ma tutto ciò non faceva altro che farle pensare ai suoi fallimenti sentimentali, che non aveva ancora superato del tutto. Ci fu qualche attimo di silenzio, finchè Daniel non ruppe nuovamente il ghiaccio “e tu Frida?” le disse, attirando di colpo il suo sguardo, che si rialzò dallo schermo del cellulare impietrito “dici a me? Cosa?” Kira e Carlo, l’uno di fronte all’altra, si guardarono con aria interrogativa. “Tu che cosa ci racconti? Non stai dicendo niente”. Frida rimase in silenzio per qualche secondo, Daniel le stava rivolgendo la parola, com’era possibile? Gli stava dando di volta il cervello? “Niente” balbettò “sto cercando di rimettermi in carreggiata con il dottorato…purtroppo non sono riuscita a conseguirlo per questo mese come avrei dovuto, e il prof ci è rimasto male..quindi…sto lavorando” e detto questo tornò a maneggiare lo smartphone. “E su cosa stai lavorando di preciso?” continuò Daniel, riattirando nuovamente la sua attenzione “filosofia russa” telegrammò allora Frida, quasi infastidita. A quel punto Kira capì che l’amica non aveva voglia di parlare di sé, così intervenne “vabbè dai Fri, non essere preoccupata, vedrai che ritroverai la carica per fare tutto ciò che devi e le difficoltà che stai incontrando si risolveranno in men che non si dica!”  “sì” aggiunse Carlo “siamo noi qui a sostenerti, anche se non so nemmeno se proprio stasera, usciti di qui, ci reggermo in piedi da soli! Hahahahahah” Frida ridacchiò timidamente, mentre Kira sospirò “ma stasera sei più pagliaccio del solito, vedo!” Daniel, invece, non staccava lo sguardo da Frida e lei se ne accorse, era una vita che non la guardava negli occhi, e si sentì tremendamente a disagio “se stai incontrando difficoltà” le disse ancora lui con tono gentile “posso darti una mano. C’è un mio collega che insegna all’Università di Salerno, che è un vero esperto di letteratura e filosofia russa…tramite lui posso procurarti testi, informazioni, posso anche presentartelo direttamente se vuoi…lo faccio volentieri”. Gli occhi di Frida si illuminarono, aveva davvero bisogno di testi specifici e soprattutto di consigli, così accettò il suo aiuto e lo ringraziò con tono sommesso, evitando di guardarlo. In quel momento calò il gelo al tavolo, l’aria cominciava a farsi tesa e Carlo, per alleggerire la situazione, innalzò il suo calice di vino rosso  “amici, vorrei proporre un brindisi”, disse, mentre gli altri tre lo seguirono alzando i propri bicchieri “propongo un brindisi a noi, che ci siamo sempre, e ci saremo sempre!” Kira lo guardò inarcando il sopracciglio, non capiva se era brillo o se stesse dicendo sul serio, ma sorvolò.  

sabato 23 gennaio 2016

Episodio XCI "Una catastrofe per Kira..."

Kira aveva sempre odiato quel periodo dell'anno . La sessione invernale di esami era nel pieno del suo svolgimento, e lei faceva davvero fatica a star dietro a tutto: lo studio, i tirocini da recuperare , i turni al pronto soccorso e il lavoro al bar da Giò. 
Quella mattina si sentiva stanca, stressata, e come se non bastasse  si alzò con forte senso di nausea. Per un attimo fu tentata di riaccucciolarsi accanto a Carlo, che ancora sonnecchiava beato, ma il senso del dovere fu più forte. Così si alzò, andò in bagno, fece una doccia veloce, si buttò addosso le prime cose che ebbe sotto mano e si diresse in cucina. Frida era lì che beveva la sua tazza di caffè e latte e le chiese come mai fosse già sveglia a quell'ora, non erano ancora le sette e già era pronta per uscire? Kira si versò il caffè nella sua tazzina arancione, e spiegò all'amica che sarebbe stata una giornata infernale, mentre cercava disperatamente una penna nella sua borsa per poter lasciare un post it a Carlo che ancora dormiva. 
Il ragazzo nell'altra stanza, non ancora del tutto sveglio, impiegò qualche secondo a riconoscere la voce di Frida che lo chiamava allarmata dalla cucina "Carlo, corri, ti prego…Kira non sta bene" Si precipitò nell'altra stanza e Kira era distesa a terra semi svenuta, con Frida  terrorizzata che  le teneva le gambe dritte in alto. "Non so cosa le sia  successo! Stavamo parlando, ha detto di non sentirsi bene e si è accasciata…è svenuta, ha perso conoscenza, che facciamo??" 
Kira brontolò "Perché devi essere così esagerata? Non sono mica svenuta? Un piccolo mancamento …può succedere…" Un po' di acqua e zucchero e sarebbe tornata come nuova.
Carlo con l'aiutò  di Frida la sistemò sul divano, le si sedette accanto e visibilmente preoccupato disse "Cosa posso fare? Sei così pallida, non sarà il caso che resti a casa oggi?" Kira, arricciò il naso, come faceva sempre quando era contrariata e lo guardò come se avesse detto chissà quale eresia. Restare a casa, non era per niente in programma; non se ne parlava, aveva un sacco di cose da fare: iniziare la ripetizione del programma per l'esame, passare dal professore a farsi firmare le carte del tirocinio e poi la sera c'era il bar. No, non aveva tempo da perdere.  "Su ragazzi, sto bene!! Insomma lo stress degli esami, il mio ciclo che pare sia impazzito, è normalissimo che mi senta uno straccio! Ho solo bisogno di un po' di riposo, ma domani è sabato avrò tutta la giornata libera,  giuro che mi rilasserò…promesso" disse questo alzandosi dal divano e dirigendosi verso l'ingresso.  "Ciclo impazzito?"  Carlo allora ebbe un sussulto, non sapeva bene cosa pensare, 
 ma in quel momento  gli parve che tutto potesse essere spiegato. Possibile che Kira aspettasse un bambino? Che loro due potessero diventare genitori da un momento all'altro? Non aveva mai pensato ad una tale evenienza: lui con un bambino…Gli venne da ridere. Tutto sommato non sarebbe stato così da pazzi, insomma aveva 36 anni suonati, un lavoro, si reputava abbastanza maturo per crescere un figlio, per farsi una famiglia, e sul fatto che Kira fosse la persona giusta per lui, pensava di non avere dubbi ormai da molto tempo. 
Avrebbero assolutamente dovuto parlare, ma quello non era davvero il momento giusto. Kira era già sull'uscio della porta, pronta ad andar via
 "Cazzo la borsa!" Frida conoscendola, già l'aspettava con la vecchia sacca vintage, stracolma di libri "Tieni, sembri proprio la fata Smemorina…ma è pesantissima cosa ci tieni dentro, mattoni" 
"Uuu ma io porto il peso e tu te la senti??" brontolò l'altra facendole una smorfia.
 Poi Carlo le si parò davanti, le accarezzò il viso dolcemente e la guardò come forse mai aveva fatto fino ad allora. Se i suoi dubbi erano fondati, Kira sarebbe stata la madre di suo figlio e questa cosa lo rendeva estremamente felice. Kira si accorse subito del suo sguardo strano "Stai bene? " gli chiese strappandolo ai suoi pensieri.
"si.. Allora , ti chiamo più tardi…non farmi stare in pensiero…ok?" le disse  mentre lei gli diede un bacio veloce sulla guancia. "Si anche io ti chiamo più tardi" si intromise Frida, ma Kira era ormai sulle scale, la porta già chiusa alla sue spalle. 

Per tutta la mattinata Carlo non fece altro che pensare alla possibile gravidanza di Kira. La cosa non lo spaventava, anzi sembrava alquanto allettato all'idea. Forse il tutto stava avvenendo un po' troppo in fretta, ma lui e Kira avrebbero affrontato la cosa insieme, avrebbero affrontato le eventuali difficoltà, e creato la loro nuova famiglia. Pranzò con Daniel, che subito si accorse che l'amico aveva la testa completamente da un'altra parte. "Che hai?" gli chiese mentre versava del vino ad entrambi "Sei troppo serio e silenzioso…problemi con Kira?" Carlo scosse la testa, da quando erano tornati insieme le cose andavano davvero a gonfie vele, anzi lui non poteva sperare di meglio, poi si schiarì la voce e disse seriamente "qualcosa potrebbe esserci…" Daniel lo guardò interrogativo "Sai che odio gli indovinelli…cosa è successo?"
"E' solo una mia ipotesi, ma è possibile...è probabile che Kira sia incinta!" 
Daniel rimase per qualche secondo senza parole, gli occhi gli uscirono quasi fuori dalle orbite, "Ma dici sul serio? Insomma, come è possibile una cosa del genere?"
Carlo corrugò la fronte "vuoi che ti faccia un disegnino?" disse  ironico aggiungendo "Non fare quella faccia Daniel! Ripeto è solo una mia ipotesi, una gravidanza spiegherebbe un po' i disturbi che Kira sta accusando in questo momento, ma potrebbe anche non essere così, potrebbe anche essere, come lei continua a ripetere, un'influenza intestinale!! Ma sai Kira com'è, penso che non abbia neppure pensato ad una eventualità del genere!"
 "Sarà sicuramente un' influenza allora…puoi stare tranquillo, sai le donne sentono certe cose!" disse allora Daniel alquanto sollevato. 
"In realtà sono tranquillissimo, anzi ti dirò l'idea di un figlio, non mi preoccupa più di tanto…ne sarei felice!" 
Daniel questa volta si strozzò con l'ultima goccia di vino che aveva nel bicchiere. "Tu con un figlio? " disse infine tossicchiando. 
"Perché no? Non siamo adolescenti, amico mio…alla nostra età mettere su famiglia non dovrebbe farti così tanta paura! E poi non sei tu quello in procinto di convolare a felici nozze?" 
"Cosa c'entra il matrimonio? Decidere di sposarsi non vuol dire essere pronti a fare i genitori!!" 
"beh pensi che Clara non voglia dei figli?" 
"Non ne abbiamo mai parlato! Quindi penso di avere ancora un po' di tempo per abituarmi all'idea della paternità ahahahah…piuttosto, lasciamelo dire, ma conoscendo un po' Kira, non penso che prenderebbe la cosa con la tua stessa filosofia."
Carlo lo guardò con disappunto "Ma perché devi sempre essere così cinico?" 
Daniel sospirò sonoramente, possibile che ogni volta che si parlava di Kira e della loro relazione, Carlo perdesse ogni brandello di razionalità? "Sono solo realistico, Carlo! Kira, sotto certi aspetti, possiamo dire che è una ragazzina! Non ho dubbi su ciò che prova per te, ma è scappata a gambe levate quando le hai chiesto di convivere, non ti sorge il dubbio che fare un bambino, non sia proprio una sua priorità? Voglio essere sincero, vacci piano con questa storia, qualsiasi cosa accada, che la tua ipotesi sia fondata o meno, lasciale i suoi spazi, non metterla alle strette, sappiamo entrambi come reagisce quando si sente braccata!" 
Carlo rimase in silenzio, e iniziò a sparecchiare, rimuginando sulle parole dell'amico. Daniel era stato alquanto duro con lui, ma aveva le sue buone ragioni. Dopo quella chiacchierata, sapeva che se avesse avuto ragione lui, se quella di Kira non fosse stata una semplice influenza, la situazione non sarebbe stata tutta rosa e fiori, come lui incoscientemente immaginava all'inizio. Daniel aveva ragione, e lo ringraziò per averlo ancora una volta riportato con i piedi per terra. 

La giornata di Kira , come del testo si aspettava, fu alquanto intensa. Riuscì a studiare forse più del previsto, poteva ritenersi soddisfatta, inoltre la prova di tirocinio era andata abbastanza bene, ma continuava a sentirsi uno straccio, il senso di nausea non accennava a diminuire. Doveva essersi presa una bella influenza intestinale. La settimana prima  un'epidemia di bambini, aveva invaso il pronto soccorso: erano stati sicuramente loro, quei piccoli untori…  Tornò a casa che erano le 16.00 passate, il solo pensiero di dover riscendere di casa per andare a lavoro l'affiggeva, aveva lo stomaco in subbuglio, non fece neppure in tempo a ad aprire la porta di casa che fu costretta a correre in bagno…
La cosa positiva fu che dopo si senti decisamente meglio, la nausea era passata, si fece una bella doccia e si lavò i denti, poi in accappatoio si mise davanti la tv, aveva ancora un po' di tempo prima che si facesse ora di uscire.
La serata per fortuna trascorse abbastanza velocemente, il locale non era strapieno, quindi il ritmo non fu così incalzante e Kira riuscì a gestire la stanchezza, la nausea, i clienti e Carlo che la tempestava di messaggi, ancora preoccupato per l'episodio della mattina. Verso ora di chiusura  passò a prenderla per portarla alla tenuta, come sempre ogni venerdì sera. Lei gli fece trovare  la sua birra preferita e iniziarono a raccontarsi le loro rispettive giornate. "Allora come ti senti?" le chiese, visibilmente preoccupato e  immensamente dolce al tempo stesso, mentre lei era sotto il bancone per mettere apposto dei bicchieri. " Ma quanto sei dolce quanto ti preoccupi così…non temere, io ho la pellaccia dura…un po' di nausea non mi ucciderà mica…" 
"Dai Kira, non prendermi in giro…insomma non è normale che una ragazza forte e in salute caschi come una pera cotta di prima mattina e perda conoscenza" 
"uhm…non ho perso conoscenza, neppure  per un minuto. Comunque credo di aver contratto un virus, ho avuto nausea per tutto il giorno e prima di scendere a lavoro ho vomitato, ma adesso va meglio davvero. Ma dai non preoccuparti…sto benissimo! dammi due minuti e torniamo a casa, saluto Giò e andiamo" Gli disse Kira scomparendo nella piccola cucina sul retro. 
Per tutto il tragitto verso casa, non disse  una parola, era assorto nei suoi pensieri. Pensò che anche a casa sarebbero stati felici di una tale notizia: i genitori di Kira, più volte seppur scherzando si dichiaravano pronti a fare i nonni, desiderosi di avere un monello riccioluto per casa a rallegrargli le giornate. E anche Filippo, anche se molto meno espansivo era ben disposto alla possibilità di un erede. Arrivarono a casa, Kira forse per il viaggio in auto si sentì di nuovo male, e corse subito in bagno, scacciando via  Carlo che in apprensione la seguì nel tentativo di aiutarla.
Si misero a letto, Carlo era ansioso di parlarle. "Allora come ti senti?" 
"Meglio…sai penso sia passata…ho preso un antiemetico, andrà meglio…ma che hai? ti ho detto è un influenza…non ti facevo così ansioso"  Carlo sorrise, mise sul comodino il libro che stava fingendo di leggere e le disse "
Non è questo, non sono preoccupato, non più…è che ho un dubbio…" 
"Un dubbio…" Kira gli fece eco e si posizionò al centro del letto, come faceva sempre, "Sentiamo…" disse incuriosita. "Beh…i tuoi sintomi…possibile che tu...nausea, ciclo impazzito, sbalzi di umore…insomma, che tu…che noi aspettiamo un bambino? " 
Kira lo guardò stralunata e iniziò a ridere " ahahahahah, Carlo…ma ti pare?? sei matto? no che non è possibile…oddio ahahha ma come ti saltano in testa certe idee…sei strano, ma strano forte" Carlo non rise, era serio " Scusa perché impossibile? Siamo entrambi giovani, abbiano una vita sessuale, perché impossibile?" 
"Perchè stiamo attenti…prendiamo precauzioni…non è possibile fidati…e poi se ci fosse una minima possibilità di una gravidanza, pensi che starei così calma ? Carlo davvero, non devi pensare a certe evenienze, puoi stare tranquillo, non sono incinta…ahahah Oddio ma pensa se lo fossi…sarebbe  drammatico, una piccola catastrofe!"

"Addirittura una catastrofe? Non penso che un bambino sia una cosa così brutta, kira!" Carlo si fece serio, sembrava infastidito dalle parole della ragazza, che comunque continuava a dare scarsa importanza a tutta la discussione "Ma non è una cosa brutta, però devi ammettere che un marmocchio complica un po' tutto : notti insonni, biberon, ruttini, pannolini…non è una cosa brutta ma ti stravolge la vita, la nostra è già abbastanza incasinata così. Ma comunque  è una cosa così lontana da noi…non dovresti neppure pensarci!" gli disse infine baciandolo sulle labbra, infilandosi sotto le coperte.  Lui rimase appoggiato alla spalliera del letto ancora per qualche minuto a riflettere : fino a quel momento neppure lui aveva mai pensato ad avere un figlio, crearsi una famiglia, ma il sospetto che tutto ciò potesse essere lì dietro l'angolo, non gli dispiaceva, gli dispiacque invece che la donna che aveva accanto fosse lontana così anni luce da quel pensiero.

sabato 16 gennaio 2016

Episodio XC "Ricominciare da capo"


Il suono acuto della sveglia mattutina delle 7:30 svegliò Kira, che appena riaprì gli occhi sentì la testa pulsarle per il dolore. Svegliarsi di prima mattina con quell’emicrania, non era proprio la giornata adatta, pensò tra sé e sé, aveva mille cose da fare. Si crogiolò qualche altro minuto sotto il piumone, pensando e ripensando a quello che era successo la sera prima...no, non era stato un incubo, era successo davvero, si disse. Frida aveva toccato davvero il fondo, e ora l’unica cosa che sperava era di non incontrarla per casa, ma il rischio per fortuna era basso a quell’ora. Erano già passati 15 minuti, doveva assolutamente alzarsi, alle 9:00 doveva trovarsi all’Università e voleva preparasi qualcosa per pranzo da portarsi dietro, così si alzò finalmente dal letto e avvolgendosi uno sciarpone sulle spalle raggiunse la cucina. Merlino le scodinzolò intorno con la sua pallina in bocca, “no , piccolo, non è il momento di giocare, vai a cuccia…avrai il tuo biscottino!!” gli disse, accarezzandolo dolcemente, e lui sembrò recepire il messaggio accucciandosi accanto alla tavola per aspettare la sua colazione. Improvvisamente Kira si accorse che il piccolo tavolo era ben apparecchiato, la sua tovaglietta viola, la tazzina per il caffè e la tazza erano ordinatamente disposte accanto ad un vassoio su cui era adagiato un sacchetto. Immediatamente lo aprì, conteneva un profumatissimo cornetto al Kinder cereali e una crostatina al cioccolato e soltanto dopo aver frugato per bene, si accorse che sul vassoio era attaccato un post-it: «mi dispiace per quello che ti ho fatto passare e soprattutto per quello che ho fatto ieri. Una colazione non potrà risolvere tutto, ma da oggi questa situazione cambierà. Sono andata a colloquio dal marito di Milly, da domani forse avrò un nuovo lavoro…buona giornata, Frida. P.S. ti ho preparato il pranzo, c’è il cous cous in frigo e passo a fare la spesa. Ciao». Kira storse il naso, era vero, non sarebbe bastato farle trovare la colazione pronta, ma allo stesso tempo si sentiva più serena, forse il terremoto del giorno prima era servito a smuovere Frida, litigare e sentirsi dire la verità in faccia le aveva fatto bene, anche se continuava a pensare che la sua reazione violenta era stata spropositata e non riusciva a darsi una spiegazione.
Frida uscì dallo studio del marito di Milly, Fabrizio. In altre occasioni lo aveva sempre visto solo di sfuggita e i loro contatti erano ridotti solo a qualche stretta di mano e le era sembrato sempre un tipo ombroso e taciturno, completamente l’opposto della sua ormai ex datrice di lavoro, che aveva invece un carattere esplosivo e frizzante. Quando entrò nel suo studio si sentiva molto in ansia, dopotutto era stata Milly a raccomandarla e questa cosa la metteva ancora più in agitazione. ma fin da subito Fabrizio si era mostrato affabile e gentile, come lei non avrebbe mai immaginato; l’aveva accolta dicendole che l’aspettava da molto tempo, e che la moglie gli aveva parlato dei suoi problemi e soprattutto del suo senso di responsabilità sul lavoro, sapeva che stava per conseguire il dottorato e che nel frattempo aveva bisogno di un lavoro per mantenersi. L’assunse quasi ad occhi chiusi, e anzi le disse che poteva cominciare dal lundedì successivo, aveva quindi 4 giorni di relax per potersi preparare. Infine le aveva offerto un caffè, il bar accanto allo studio lo faceva davvero ottimo, e le aveva spiegato in cosa consisteva il suo nuovo lavoro. Matilde, la segretaria storica, era in maternità, e per almeno 6 mesi le sarebbe servita una sostituta e il suo compito da segretaria sarebbe stato quello di organizzare l’ufficio, tenere a posto gli archivi e gestire telefono, fax, posta elettronica ed appuntamenti. Certo, era tutt’altro rispetto a piegare maglioncini e fare inventari in magazzino, ma si sarebbe abituata, inoltre lo stipendio era ottimo, anche meglio di quello che percepiva facendo la commessa. E ovviamente, punto fondamentale, non avrebbe mai più lavorato a via Duomo, non avrebbe mai più rivisto al di là della vetrina, il portone dello studio di Giulio e non avrebbe più rivisto lui, almeno sperava. Frida pensava a tutte queste cose mentre fumava una sigaretta seduta al tavolino di un bar, con una tazza di profumatissima cioccolata calda davanti. Per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva tranquilla, starsene seduta lì, da sola, rilassata, guardare la gente passeggiare, chiacchierare, la faceva sentire ancora parte del mondo; assaporare quella cioccolata, ripulendo golosamente fino all’osso ogni cucchiaiata, la faceva sentire viva. Adesso doveva solo pensare a ricomporre il suo rapporto con Kira, che era stata l’unica a non averla abbandonata in quel periodo, l’aveva sopportata veramente fino all’estremo, ed era stato forse proprio per merito suo che quella mattina si era risvegliata con uno spirito diverso, più combattivo, lo spirito giusto per poter ricominciare ad andare avanti, e forse poteva riuscirci, anzi, le venne in mente di inviare un e-mail al relatore della tesi, doveva assolutamente ricominciare il suo lavoro, ormai il dottorato non sarebbe riuscita a conseguirlo per febbraio, ma per luglio doveva riuscirci! La sua cioccolata calda durò 45 minuti pieni pieni, se l’era goduta fino all’ultima goccia, così si alzò sorrident e partì sulla sua amata bici alla volta del supermercato, voleva preparare un’ottima cena prima che Kira fosse rientrata a casa! Alle 20:00 in punto tutto era pronto: la parmigiana di melanzane, le immancabili omlette spek e provola, le bruschette coi pomodorini e il basilico e l’insalata di farro che Kira amava tanto. Frida si sentiva in ansia, sapeva che l’amica non aveva un carattere facile, ma allo stesso tempo conosceva la sua profonda sensibilità. Voleva far pace con lei e scusarsi per il suo comportamento e soprattutto per la scenata pietosa della sera precedente. In perfetto orario Kira rientrò, ormai non bussava più alla porta dopo una vana ricerca delle chiavi, si era abituata al fatto che Frida non si alzava nemmeno più per aprirle, così anche quella seraentrò in casa aprendo la porta da sola. Frida istintivamente la accolse andandole incontro, in realtà non aveva ancora il coraggio di guardarla dritta negli occhi, così tenne la testa china e quando l’alzò notò che l’amica aveva ancora uno sguardo severo e sostenuto. “Tutto ok?” le disse allora mentre lei posava la borsa svogliatamente sul divano e, dopo un attimo di esitazione le rispose “sì…ho letto il tuo biglietto stamattina,…andato bene il colloquio?” le chiese con tono forse solo falsamente disinteressato, per poi scaraventarsi sul sofà come faceva di solito. Frida allora le si sedette accanto, come non faceva da troppo tempo e le raccontò del nuovo lavoro che avrebbe cominciato dal prossimo lunedì. Al termine del suo racconto Kira non disse nulla, si limitò ad annuire, poi si voltò a guardare la tavola “hai cucinato tu?”, le chiese allora quasi stupita, anche se in realtà se lo aspettava, dopo la colazione della mattina. Frida le sorrise timidamente “sì…se hai fame, possiamo cenare…insieme…”. Kira si sedette senza dire una parola e cominciarono la loro cena; seguirono lunghi minuti di silenzio che a Frida sembrarono ore, quando finalmente si decise a rompere il ghiaccio, “mi dispiace per tutto e ti chiedo scusa per tutto…le mie scuse sono sincere. Il mio comportamento è stato infantile, ho sbagliato a lasciarti sola a gestire la casa e gli impegni per quasi due mesi, ho sbagliato a chiudermi in me stessa mettendomi contro il mondo intero, quando invece tu hai sempre solo cercato di aiutarmi…e sì, avevi ragione tu su Giulio, hai sempre avuto ragione tu, mentre io non ti ho mai ascoltata, ed ora ne pago giustamente le conseguenze. Ma soprattutto ho sbagliato a reagire in maniera violenta contro di te, ieri sera…non riesco a perdonarmelo nemmeno io, quindi non so se tu riuscirai a farlo, ma ti chiedo di perdonarmi, anche se non basteranno due omlette e una parmigiana fumante, ma volevo solo fare qualcosa di carino”. Kira ascoltò tutto tenendo lo sguardo nel piatto, alzandolo solo ogni tanto verso di lei, poi mandò giù un sorso di vino rosè e si schiarì la voce con un colpetto di tosse “le tue scuse sono accettate. Credo di poterti perdonare, anche se non basterà certo questa cenetta per far tornare le cose esattamente come prima tra di noi, avrò bisogno di un po’ di tempo per metabolizzare quello che è successo”. Frida le sorrise timidamente, “beh”,a ggiunse poi Kira assumendo lo sguardo sarcastico che la contraddistingueva “diciamo pure che posso aggiungere le tue bravate di questi ultimi tempi alla lista di cose che ho da perdonarti! Per ora mi godo le tue omlette, che un po’ mi sono mancate…”. A quel punto entrambe ridacchiarono. Certo, Frida sapeva perfettamente che il loro rapporto non sarebbe subito tornato come prima, sapeva di doverle dare del tempo per far sbollire la situazione, avrebbe aspettato e avrebbe fatto di tutto per farsi perdonare e decise di cominciare con l’occuparsi lei di tutte le faccende di casa, almeno per i prossimi tempi.

mercoledì 13 gennaio 2016

Episodio LXXXIX "La goccia che fa traboccare il vaso..."


Carlo non riusciva a stare al passo veloce di Kira, che attraversava le corsie dell’ipermercato come se andasse di fretta, scaraventando letteralmente gli articoli nel carrello, pareva quasi non fare molto caso alle cose che sceglieva dagli scaffali, le prendeva a casaccio con gesti nervosi. “Amore” le disse lui ad un tratto, trattenendola per una spalla “fermati un attimo, stai correndo, non stai nemmeno guardando cosa stai mettendo qui dentro, cosa c’è che non va? Sei nervosa…” Kira si fermò di fronte a lui e passandosi una mano tra i ricci ribelli sospirò sonoramente “lo so, scusa…è che non ci sto capendo più niente, sono troppo stressata, non riesco nemmeno più a ricordare cosa realmente mi serve in casa, quindi sto prendendo un po’ tutto alla rinfusa…Carlo, io questa situazione non la reggo più, davvero”. Carlo la guardò teneramente, e la strinse a sé; Kira inizialmente cercò di opporre un po’ di resistenza, avvinghiarsi a lui nel mezzo di un supermercato, non le sembrò proprio il luogo adatto, ma la sua reticenza non durò nemmeno dieci secondi, decise di abbandonarsi tra le sue braccia per trovare un po’ di conforto. Nell’ultimo mese la sua vita era diventata un inferno a causa di Frida, che da quando aveva chiuso con Giulio non era tornata più la stessa. Se ne stava chiusa nella sua stanza 24 ore su 24, usciva solo qualche volta vestita come una barbona per portare Merlino a fare i bisogni. Mangiava di rado, solitamente a letto, e non andava nemmeno più a lavoro. Kira aveva provato più volte a tirarla su ed aveva avuto molta pazienza, capiva che quello per Frida era stato un brutto colpo ed era stata comprensiva; ormai era lei da sola ad occuparsi di tutte le faccende di casa, della spesa, della cucina, delle bollette e dell’affitto da pagare. Non lavorando più, infatti, Frida aveva finito tutti i suoi risparmi, era riuscita solo a darle un quarto della sua metà dell’affitto, era tutto ciò che le rimaneva, le disse e non accennava minimamente a chiedere un aiuto ai genitori o a trovarsi un altro lavoro, era praticamente sprofondata in una sorta di vortice del male di vivere in cui nulla sembrava interessarle. Non le interessava che Kira provvedesse da sola a tutto l’occorrente per la casa, non le interessava che ogni giorno usciva distrutta dall’università e non poteva ritornare a casa perché aveva sempre altro a cui pensare, ma soprattutto non le interessava che quelle rare volte che riusciva a rientrare in casa ad un orario decente doveva pensare sempre da sola a fare la lavatrice, stendere i panni, pulire il bagno, buttare la spazzatura. Ormai era da sola in casa, non esisteva più una coinquilina che dividesse gli impegni con lei, ma aveva deciso di darle tempo, anche se in alcuni momenti, come quello in particolare, sentiva il mondo crollarle addosso. “Lo so che è stressante, tigre. Ma sono certo che Frida si riprenderà presto, magari pian piano prova a parlarle e a dirle quali problemi sei costretta ad affrontare, spiegale che non ce la fai più…” Kira annuì, “hai ragione, magari un giorno di questi le parlo con calma, capirà, esattamente come io ho capito le sue esigenze..”. Carlo le sorrise dolcemente, Kira era una ragazza straordinaria, e si vedeva dal suo viso che era  molto stanca, così provò a smorzare la tensione “detto questo” esclamò mettendo le mani del carrello “credo proprio che schiuma da barba e Polident non ti servano a niente! “; Kira esplose in una risata isterica “hahahahahahaha, oddio, non so proprio dove ho la testa…ho messo di tutto qui dentro…ma la cosa più importante c’è, ed è la mia cena di stasera!” disse prendendo orgogliosamente dalla spesa un risotto in busta già precotto, sarebbe stato pronto in dieci minuti. Carlo storse il naso contrariato, “direi che anche questa schifezza puoi riposarla…stasera cucino io, ceniamo insieme visto che non devi andare a lavoro al bar, ti va?”. Stavolta fu Kira e gettargli le braccia al collo, Carlo era la sua ancora di salvezza, e lui fu felice di averle strappato finalmente un sorriso. Arrivarono fuori casa di lei finalmente sorridenti, in particolare Kira era tornata pimpante, non vedeva l’ora di gustare le “cotolette speciali” di Carlo, le adorava. Così entrarono in casa ridacchiando nonostante la fatica per il peso delle buste della spesa si fosse fatta sentire salendo le scale. Ma non appena varcarono la soglia, Kira cambiò repentinamente espressione: era tutto in disordine, forse peggio del giorno precedente, e si sentiva un pessimo odore. Carlo sospirò “dai, tigre, ormai ci sei abituata…ti aiuterò io…”, ma non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che Kira, inoltratasi in esplorazione in cucina, urlò con tutta la rabbia che aveva “cristo santo!!!! Ora mi sente, adesso basta!”. Il ragazzo provò a fermarla mentre la vide avviarsi verso la stanza di Frida “Kira calmati, che è successo?” le chiese sconsolato. Kira indicò il pavimento in diversi punti, che era pieno di escrementi ed indicò il povero Merlino che se ne stava tremante sotto la tavola “devo sopportare anche questo schifo? Devo avere ancora pazienza? Smettetela tutti quanti di difenderla! Soprattutto tu! Adesso non ha più scuse, nemmeno questo povero cane ha più importanza per lei!” Detto questo come una furia raggiunse la camera dell’amica e spalancò la porta senza bussare “guardala, guardala! Sta ascoltando la musica stesa sul letto come se nulla fosse! Questa stanza è uno schifo, e quella tuta ce l’ha addosso da non so più quanto tempo!”. Frida, che non riuscì a sentire quelle parole, si tolse le cuffie dalle orecchie “bussare no?” le disse infastidita. A quel punto Carlo mise una mano sulla spalla di Kira, che con tono controllato invitò l’amica a seguirla in cucina. Frida svogliatamente si alzò dal letto sbuffando e li seguì “che cosa vuoi?” chiese allora con le braccia conserte. Carlo era assolutamente pietrificato di fronte all’atteggiamento disinteressato di Frida, non la vedeva da un po’ di tempo e non credeva fosse davvero peggiorata in quel modo. Kira, invece, sopportava ormai da tempo quei suoi modi di fare, ma in quel momento non ci vide più, “Fri , guarda qua! C’è merda dappertutto! Ti rendi conto? Da quanto tempo non porti a spasso Merlino??? Nemmeno lui ora è degno delle tue attenzioni? Gli hai dato almeno da mangiare? La scodella dell’acqua addirittura è vuota!”. Frida sbuffò passandosi una mano tra i capelli “che palle che sei! Mi sarò addormentata, può capitare, MAMMA! Smettila di fare la maestrina, non ho voglia di discutere”.  Carlo a quel punto decise di intervenire, non voleva che la situazione precipitasse “dai Ki, lascia perdere…”  “Lascia perdere un cazzo!!!” inveì lei “sono stanca di lasciar perdere! Non è una bambina, deve capire che ha delle responsabilità, ho sopportato abbastanza, questo è troppo! Dopo 8 ore di fatica e un’ora al supermercato, non può costringermi a pulire anche la merda del cane! Fri devi smetterla di fare la vittima!!!! Sono stufa di compatirti. Cos’hai risolto a startene chiusa nella tua stanza, fottendotene di tutto e di tutti per un mese? Eh? Non hai risolto niente, semplicemente perché non c’è niente da risolvere!”  “hai rotto le palle, non ho voglia di parlare” sbuffò ancora Frida voltando le spalle, ma Kira le si piazzò davanti, era evidente che non aveva intenzione di lasciare il discorso in sospeso “io ho provato a capirti, ho provato a parlarti, a farti riprendere. Ti ho dato tutto il tempo di cui avevi bisogno, ma questo è troppo! Da domani torna a lavorare e ad assolvere i tuoi impegni, non sono più disposta a difenderti, non hai bisogno di essere protetta!!”  Frida ridacchiò sarcastica “e chi te lo ha chiesto? Io non voglio essere protetta, voglio esattamente il contrario, voglio che mi lasciate in pace tutti quanti!”  I toni si erano alzati vertiginosamente, Kira non poteva credere ai suoi occhi e alle suo orecchie, quella che aveva davanti non era la Frida che conosceva, “io ti ho lasciata in pace, per rispetto! Ma ora anche io penso di meritarmi un po’ di rispetto, non penso che lasciarti in pace significhi farti da cameriera e accettare tutte le schifezze che combini! Tu mi hai stancata! E’ inutile che continui a fare la depressa, per cosa? Per Giulio! Giulio, Giulio, Giulio!!! Te la sei cercata tu! Ora voglio dirtelo chiaramente, voglio sfogarmi, te la sei cercata, tutti ti avevano detto che era uno psicopatico, e adesso cosa vuoi da noi? Oh povera Frida!!!! Povera Frida!!!” le gridò ancora avvicinandosi di più a lei. A Frida in quell’istante sentire nominare il nome di Giulio fece ribollire il sangue nella testa, sentirsi la verità sbattuta in faccia le fece scattare una molla e con un gesto di stizza  spinse Kira violentemente intimandole di togliersi davanti e l’amica, che per poco non aveva pericolosamente perso l’equilibrio, per tutta risposta istintivamente la tirò a sé tirandola per la felpa, e ne derivò una colluttazione violenta,  un caos in cui si riuscivano a distinguere schiaffi, manate, e ciocche di capelli tirate qua e là. Carlo inizialmente rimase pietrificato da quella scena, si sentiva uno spettatore impotente tra due fuochi, era uno spettacolo a cui non avrebbe mai voluto assistere, Frida aveva completamente perso la ragione. Così, dopo qualche istante in cui cercò inutilmente di fermarle chiedo loro di smettere, decise di prendere la situazione in mano ed afferrò Frida da dietro, che in quel momento gli sembrò la più accanita e violenta tra le due. Per bloccarla dovette stringerla a sé, “fermati Frida, basta! Ma che cazzo fai!” le urlò allora severamente, mentre Kira cercava di risistemarsi “hai perso completamente il senno, calmati” le urlò ancora scuotendola leggermente. A questa triste scena seguirono alcuni secondi di silenzio “è meglio che tu te ne vada adesso” disse ancora Carlo a Frida lasciando la presa e fissandola con autorità mista a disprezzo e davanti al silenzio della ragazza, Carlo incalzò “ho detto che devi uscire di qui. Porta Merlino a fare un giro e prova a schiarirti le idee…vai!!!!!” le urlò indicandole la porta. Lui e Kira rimasero soli in casa, Carlo provò a calmarla, la fece sedere e le preparò una tisana. Non poteva fare altro che darle ragione, Frida era diventata una mina vagante e loro non potevano fare più niente per aiutarla, anzi, forse difendendola e proteggendola avevano soltanto peggiorato le cose. Fino a quel momento non aveva realmente capito cosa aveva dovuto subìre la sua ragazza, così decise che Frida doveva cambiare rotta, non le avrebbe più permesso di fare il bello e il cattivo tempo, ora che si era reso conto anche lui della gravità della situazione era intenzionato a spalleggiare Kira, solo con un’azione dura avrebbero potuto far rinsavire la loro amica e farla tornare quella che era un tempo. 

sabato 9 gennaio 2016

Episodio LXXXVIII "Una sorpresa per Fiamma??"


Fiamma lesse il risultato del test. Quelle due barrette rosse sullo stick non lasciavano spazio ad alcun dubbio. "Sono incita!" esclamò sottovoce, incredula, prima di lasciarsi cadere, distesa, sul proprio letto. Come era potuto accadere? Prendeva la pillola ormai da anni, e mai aveva avuto rapporti sessuali senza usare il preservativo. Mai…eccetto quell'unica volta. Roberto. Adesso, il solo pensare a lui le faceva male. Era stata una stupida; si era lasciata trasportare dagli eventi, dalla passione, con lui aveva abbassato la guardia, l'aveva fatto entrare nei meandri del suo cuore, si era innamorata, credendo, sbagliando, che per lui fosse lo stesso. Poi dopo quel weekend, lui era sparito; né una chiamata, un messaggio, una mail. Accettare di essere stata sedotta e abbandonata, proprio da lui, fu molto difficile. E come se non fosse abbastanza, il destino sembrava volesse accanirsi ancora di più su di lei; adesso era incinta, aspettava un bambino dall'uomo che l'aveva ferita come nessuno mai aveva fatto prima.
Si sentiva soffocare,aveva bisogno di una boccata d'aria, così velocemente indossò il suo cappottino rosso, si coprì bene con un grosso sciarpone di lana e usci di casa, dirigendosi veloce verso la metro.
Un quarto d'ora più tardi era fuori l'appartamento di Lukas e Vincenzo. Bussò al campanello, e quasi immediatamente Lukas, il suo amico di sempre le aprì la porta, e Fiamma non gli diede neppure il tempo di salutare,  si buttò tra le sue braccia ormai in lacrime.
"Piccolina, cosa succede?" le chiese lui teneramente e con un filo di apprensione; Fiamma era una tipa forte, e raramente l'aveva vista così sconvolta, doveva per forza essere successo qualcosa di grave. "Vieni, entra" le disse, chiudendosi la porta di casa, la prese per mano e la fece accomodare in soggiorno. 
Fiamma si rannicchiò in un angolino sul grande divano bianco,  continuava a piangere,  strofinando le mani sui jeans scoloriti, e non aveva ancora detto neppure una parola. 
"Insomma Fiamma, lo sai che sono un tipo ansioso…vuoi dirmi che ti prende?" la incalzò più deciso, ormai era tesissimo.
Fiamma lo guardò negli occhi, come un cucciolo indifeso, sospirò profondamente e poi disse "Sono incinta! E proprio non so che cazzo fare!"
Due ore dopo, quando Vincenzo tornò a casa, li trovò entrambi nel soggiorno, a chiacchierare amabilmente, come erano soliti fare davanti ad una tazza di tè, ma stranamente la casa non era invasa da una coltre di fumo  di sigaretta. Era una novità abbastanza strana, sia Fiamma che Lukas erano fumatori incalliti e mai a niente erano serviti i suoi tentativi di convincerli a smettere.  
Lukas appena lo vide sull'uscio del soggiorno, gli corse incontro, stranamente eccitato e gli gridò felice "Avremo un bambino!" 
Vincenzo lo guardò stranito, poi posò il suo sguardo su Fiamma, che guardandolo negli occhi, dopo aver tirato su col naso mestamente gli spiegò " Io…sono io che aspetto un bambino!"
"Certo cara, ma noi saremo degli zii presenti e premurosi, non è vero Vic?"
Vincenzo non diede peso alle parole del compagno, era troppo euforico, e in certe situazioni era meglio non dargli corda, così lo ignorò e  si avvicinò lentamente a lei,  sedendosi sul divano le prese la mano. "Fiamma…" disse teneramente, ma andando subito al sodo " Che hai intenzione di fare? Vuoi tenerlo?"
Ancora una volta fu Lukas a rispondere per lei  "Certo che lo terrà…perché non dovrebbe?"
Vincenzo sospirò nervoso, e lo ammonì severamente; La situazione di Fiamma era molto difficile, e loro da buoni amici, dovevano solo sostenerla, farle sentire di non essere sola e non dovevano farle pressioni di alcun tipo "Quello che pensiamo noi non conta!" disse accarezzandole il viso.
Ma Fiamma , fino a quel momento, non aveva minimamente pensato alle scelte che avrebbe dovuto prendere e che ad ogni modo le avrebbero cambiato la vita per sempre. Fino a quel momento il suo unico pensiero, non era andato al bambino annidato dentro di lei. Non aveva fatto altro che pensare al padre di quel bambino, a Roberto, che nel giro di un weekend le aveva riempito il cuore e subito dopo gliel'aveva ridotto in pezzi.
Si strinse nelle spalle, ma era sicura di cosa avrebbe fatto, del resto non aveva alcun motivo valido per non tenerlo: era adulta, indipendente, aveva un lavoro ben pagato e tante possibilità di far carriera. Quella gravidanza era sicuramente inaspettata, l'idea di diventare madre la spaventava, me sotto sotto ne era felice, non si poteva non essere felici per l'arrivo di un bambino, nonostante tutto.
"E poi ci sarete voi, con me? Mi aiuterete, giusto? A questo bambino non mancherà mai niente, amore, felicità, una vita tranquilla e serena!"
Entrambi le confermarono che sarebbero stati sempre al suo fianco, mai le avrebbero negato il loro affetto e il loro appoggio, ma Vincenzo rimase in silenzio per un po', sembrava volesse dirle qualcosa, ma cercasse un modo per dirle ciò che pensava senza che lei si sentisse offesa o ferita. Fiamma lo conosceva bene e lo incalzò a parlare, ad essere sincero.
"Secondo me…" iniziò lui, incerto "Beh…a questo bambino non mancherà mai niente…eccetto un padre!" A quelle parole Lukas si agitò tutto, sembrava sull'orlo di una crisi di nervi, e Fiamma si sentì come se qualcuno le avesse dato uno schiaffo in pieno volto, lasciandola senza parole. "Insomma, ragazzi siamo seri! Fiamma…sei una donna stupenda, in gamba, stai costruendo la tua vita e la tua carriera tutto da sola, questo ti fa onore…ma crescere un figlio, da sola? e una cosa del tutto diversa…" 
Lukas intervenne tutto inviperito, interrompendo il discorso del compagno "E quindi che vuoi dire, che una donna non può crescere un figlio da sola? Fiamma ha un sacco di risorse! Cosa dovrebbe fare? Andare da quel Roberto che l'ha ingravidata al primo colpo per sparire subito dopo dalla circolazione? Che gran bastardo! Scusa tesoro…" disse rivolgendosi a lei " ma quando ci vuole ci vuole!" 
"Lukas, per una volta mi fai finire il mio discorso, così forse riesco a spiegarmi" disse Vincenzo guardandolo in cagnesco. " Io credo che tu possa benissimo fronteggiare tutta questa situazione, ma credo che non sia giusto. Un bambino ha bisogno di una madre e di un padre. E dall'altro lato un uomo ha il diritto di sapere di avere un figlio. So quanto hai sofferto per tutta questa storia, e quando ancora ci soffri, e credi che tagliarlo fuori dalla tua vita e da quella di tuo figlio sia la scelta migliore. Beh io credo che tu con questo Roberto devi parlarci, devi raccontargli tutto, poi starà a lui scegliere se fare il bastardo fino in fondo e voltarti le spalle, oppure essere uomo e assumersi le sue responsabilità di padre." 
Fiamma sapeva che Vincenzo parlava solo nel suo interesse, e sapeva che le sue parole esprimevano una grande verità. Ma che avrebbe dovuto fare? presentarsi da lui a Tolosa e dirgli tutta la verità? Non era convinta che quella fosse la mossa più giusta, e poi era così terribilmente arrabbiata con lui, se se lo fosse trovato davanti non riusciva neppure ad immaginarsi una sua possibile reazione.
"Non devi decidere adesso…hai tutto il tempo! Ma io la penso così…e comunque ti appoggerò qualsiasi sarà la tua decisione!" le disse sorridendole, e lei si strinse a lui, nel suo abbraccio sapeva che avrebbe sempre trovato conforto e protezione.
"ok ok voi due, basta con le smancerie…" li interruppe Lukas " Vic, ho una fame da lupi, perché non ci prepari qualcosa di sano e gustoso?" 
"io non ho poi tanta fame" disse fiamma.
"e non signorina, così iniziamo proprio male…ti preparo un bel risotto alla zafferano e scaloppine ai funghi…non puoi dire di no! Dai vieni a darmi una mano, ho bisogno di un assistente esperta come te!"
Vincenzo la prese per mano e la portò con se in cucina, sapeva che fiamma era un po' come lui, non c'era modo migliore per scaricare l'ansia che cucinare, e preparare deliziosi manicaretti. 

Da quando aveva scoperto la sua gravidanza erano passate ormai due settimane, e Fiamma aveva avuto il tempo necessario per pensare a cosa fare, a come risolvere le cose con Roberto. Arrivò alla conclusione che Vincenzo aveva ragione. Il piano era quello : volare a Tolosa, parlare con Roberto, farsi spiegare il perché di quella sparizione improvvisa e poi informarlo che stavano aspettando un bambino. Per tutto il tempo su quell'aereo, si chiese che tipo di reazione potesse avere lui ad una notizia del genere, proprio non riusciva ad immaginare cosa avrebbe fatto, del resto Roberto non lo conosceva affatto, pensava di aver capito che tipo di persona fossa, ma dopo quello che era successo tra loro, non neera più sicura di nulla. Per tutta la durata del volo, non fece altro che guardare la fotografia della sua prima ecografia; lei guardando per la prima volta quell'immagine, non ci aveva capito proprio niente, curiosa aveva chiesto al suo medico "Ma dov'è…dov'è il bambino?" Il dottore le aveva mostrato un puntino al centro dello schermo, quello era il suo bambino, un feto di appena 13 settimane. Poi le aveva chiesto se volesse delle stampe di quell'immagine, lei rispose subito di si, ne fece stampare due, una per lei che subito incorniciò e appoggiò sul suo comodino, come una reliquia, un'altra l'avrebbe mostrata a Roberto, quando finalmente l'avrebbe rivisto e gli avrebbe potuto raccontare tutto quanto.
Per evitare che rimanesse turbato come era stato per lei di fronte a quell'immagine in chiaro scuro, che rappresentava tutto fuorché un bambino, prima che il volo atterrasse, estrasse dalla sua borsa il pennarello rosso che di solito utilizzava per correggere i manoscritti che le proponevano a lavoro, e cerchiò di rosso il puntino sul fondo dell'immagine scrivendogli accanto "Nostro figlio!" Nonostante le paure era innamorata di lui, e sotto sotto sperava che anche lui l'amasse e che avrebbe accettato felicemente quella inaspettata notizia, che avrebbe cambiato la vita ad entrambi.

Ormai era quasi un'ora che aspettava su quella panchina, nella piazzetta di fronte alla sede centrale dell'azienda dove Roberto lavorava. Non sapeva neppure se lui fosse all'interno dell'edificio, e non ricordava perché avesse scelto di aspettarlo lì piuttosto che contattarlo telefonicamente, come ogni persona normale. Ma il tempo passava, l'aria era incredibilmente fredda, e lei non riusciva a stare più seduta, così si alzò a camminare avanti e indietro un po' per riscaldarsi, un po' per scaricare la tensione, un po' per sgranchirsi le gambe.
Qualche istante dopo, quando ormai aveva quasi perso ogni speranza di incontrarlo, Roberto comparve dall'altro lato della strada. Fiamma impiegò qualche attimo a riconoscerlo, aveva i capelli più lunghi, e la folta barba gli copriva i tratti delicati del viso.  Pensò che quel nuovo look fintamente trasandato gli dava un non  so che di tenebroso, era bello e affascinate come sempre. Appena lo vide, Fiamma di istinto si ritrasse, nascondendosi dietro ad una grande quercia, le tremavano le gambe, il cuore le batteva a mille, tirò fuori il cellulare e fece per comporre il suo numero, quando il rumore di tacchi svelti che correvano sull'asfalto attrasse la sua attenzione.
Una ragazza, non molto alta, fosse qualche centimetro in più di lei, i fianchi larghi e le spalle piccole, dai capelli castani, lunghi e mossi, le passò accanto veloce, puntando dritta verso di lui. "Amore!!" gridò la sconosciuta prima di gettarsi tra le braccia di Roberto, che le sorrise baciandola dolcemente sulle labbra. 
Fiamma rimase pietrificata, come se il cuore avesse saltato un colpo, e se non fosse stato per quell'albero secolare che adesso le faceva da sostegno oltre che da scudo, sarebbe caduta a terra come una pera cotta. Rimase imbambolata di fronte a quella scena, per qualche istante, col cellulare tra le mani, da cui inavvertitamente partì la chiamata. "Cazzo Cazzo Cazzo!" esclamò mentre poteva sentire la suoneria del telefono di lui squillare a pochi metri di distanza. Pose fine alla chiamata, prima che Roberto potesse rispondere, e vide la sorpresa negli occhi di lui, mentre leggeva il suo numero sul display. Sorpresa che lasciò posto al turbamento e alla menzogna quando la sua ragazza prendendolo sotto braccio gli chiese chi fosse. "Nessuno" rispose lui secco "un numero sconosciuto" era una bugia, Roberto conosceva  il numero di Fiamma, ormai l'aveva imparato a memoria; quante volte in quei mesi l'aveva digitato e poi subito dopo cancellato, senza avere il coraggio di inoltrare la chiamata.
Col passare del tempo si convinse che forse quello che avevano vissuto a Berlino era stato per entrambi niente di più che che una dolce avventura. Si erano piaciuti, si erano divertiti, e adesso era finito tutto, ognuno doveva ritornare alla propria vita. 
Fiamma li guardò andare via insieme, sotto braccio, ormai le lacrime le scorrevano sulla guance, senza che riuscisse più a controllarle. Si sentiva svuotata, ancora una volta aveva voluto credere alla favole, e la dura realtà le era stata ancora una volta sbattuta violentemente in faccia. Si voltò e iniziò a camminare verso l'albergo dove aveva preso una camera. Pianse ancora, mentre camminava tra la gente, poi tirò fuori dalla tasca del cappotto la stampa della sua ecografia. "Nostro figlio" lesse la scritta rossa, prima di accartocciare quella fotografia che gettò via in un moto di stizza. Si asciugò le lacrime, ormai non poteva più piangersi addosso e pensare al suo cuore spezzato, presto sarebbe diventata madre, l'unica cosa a cui doveva pensare era il suo bambino, suo, solo suo. Sarebbe tornata in albergo, si sarebbe riposata per la notte e l'indomani un aereo per Napoli l'avrebbe riportata a casa, dove tutti, era sicura, avrebbero accolto con entusiasmo la novità che cresceva nella sua pancia. 

domenica 3 gennaio 2016

Episodio LXXXVII "Giorni d'amore!"


Quando arrivò il momento di salutarsi, fuori la porta di casa, Roberto si chinò su di lei e la baciò sfiorandole le labbra quasi impercettibilmente. 
" buonanotte…" 
" resta! " gli disse lei, tirandolo  a se per il bavero del cappotto. Roberto le sorrise, in realtà non aspettava altro che Fiamma gli chiedesse di restare, la strinse forte a se e la baciò di nuovo, questa volta con più passione mentre la spingeva dolcemente  ad attraversare l'uscio di casa. 
L'appartamento era al buio, si liberarono velocemente di cappotti, sciarpe e scarpe abbandonando tutto nell'ingresso, Fiamma lo prese per mano, e come un gatto si fece strada nell'oscurità. "Ahi!" mormorò Roberto, quando per l'ennesima volta fini contro lo spigolo di un mobile, "Perché non puoi accendere la luce?" 
"Perché così è più divertente" rise lei aprendo la porta della  sua stanza e invitandolo ad entrare " vieni, ma attendo al gradino…" lo avvertì. 
La stanza rispetto al resto della casa era più illuminata, una grossa vetrata occupava una delle grandi pareti, e la luce, seppur debole  riusciva a filtrare attraverso le tendine. Roberto seduto sul grande letto, poteva vederla spogliarsi al chiaro di luna.  Fiamma fece scivolare via il vestito, poi fu la volta delle calze, si sciolse i capelli che gli ricaddero sulle spalle nude. Fece tutto questo in silenzio, come se si fosse dimenticata di non essere sola, ma con movimenti lenti ed eleganti, in realtà sapeva benissimo che lui era lì e la stava guardando. Roberto era ancora sul letto, semidisteso, poggiato sui gomiti, si sentiva inebetito, e si chiedeva se fosse un effetto ritardato del vino, ma poi fu più propenso a credere che fosse tutto un "effetto Fiamma". Si sentiva, come un ragazzino alla prima esperienza, come se non si fosse mai trovato davanti ad una donna seminuda. Quasi sussultò e deglutì nervosamente, quando infine lei si distese al suo fianco, sui gomiti, le gambe accavallate, l'una sull'altra, e gli occhi seducenti, fissi nei suoi. 
"Sei bellissima" riuscì a mormorare, accarezzandole i capelli "Sei bellissima e vuoi farmi impazzire…" 
" beh…lo scopo e que…" ma non riuscì a finire la frase, sopraffatta da un improvviso mare baci. 
Trascorsero l'intera notte a fare l'amore, quando poi si addormentarono il sole era già alto in cielo. 
Roberto fu il primo a svegliarsi, Fiamma ancora dormiva accanto a lui, a pancia in giù, abbracciata al cuscino.
Si sorprese a guardarla dormire, era tremendamente buffa, sembrava piccola e indifesa, lontana anni  luce dalla donna affascinante e sensuale che l'aveva ammaliato la sera precedente. Si ridistese accanto a lei, accarezzandole i capelli, immerso nella contemplazione di quella bambola di porcellana dalla pelle lattea, i boccoli color mogano e le labbra rosso fuoco. 
Fiamma si svegliò poco dopo "buongiorno" gli disse sorridendo, stampandogli un leggero bacio sulle labbra " che bella dormita…ho una fame da lupi…ma che ore sono?" 
Roberto diede un'occhiata al suo orologio da polso e quasi trasalì, saltò giù dal letto mormorando di dover tornare in albergo. 
"Perché non puoi restare?" gli chiese Fiamma, alzandosi in piedi sul letto. 
"Per poco tempo, ho bisogno di qualche  ora per finire il mio resoconto sull'azienda tedesca che vogliamo acquistare. Voglio finire in fretta, entro stasera, così posso passare il tempo che mi rimane con te…" disse infilandosi i jeans. 
"Non puoi lavorare qui?" 
"Eccome?? ho tutto in albergo, appunti, il mio pc, persino il cellulare…"
"uff…devo pensare sempre a tutto io…aspetta qui, e comunque tu non vai da nessuna parte..." disse lei prima di uscire dalla stanza col telefono in mano. 
Roberto  era curioso di sapere cosa stesse architettando, ma non capì nulla della conversazione in tedesco che lei tenne con chissà chi. Circa mezz'ora dopo, mentre i due stavano facendo colazione con uova, formaggio, salsicce, tè al lampone e biscotti al cioccolato, bussò alla porta un fattorino dell'Alexander Platz hotel che consegnò al sig. Roberto Cesari il suo pc, gli appunti del lavoro, lo smartphone, e un set di biancheria pulita. "Come hai fatto? Non pensavo che fosse possibile…" 
Fiamma si strinse nelle spalle " ho solo avuto una relazione con uno dei receptionist del tuo albergo…mi doveva un favore, tutto qui!" 
Roberto scosse la testa, l'uragano fiamma era riuscito ancora una volta a lasciarlo senza parole. 
Roberto trascorse il pomeriggio a lavorare, a letto, come a lui era sempre piaciuto fare, con Fiamma accoccolata al suo fianco, che curiosa gli faceva mille domande. 
"Ma quindi, i tuoi capi compreranno questa azienda tedesca?" 
" Non è ancora detto, in realtà io sono stato mandato in avanscoperta, dovevo valutare lo stato economico della nuova azienda, e fare una resoconto."
" Quindi la tua opinione è fondamentale…insomma non ne capisco molto di economia, ma da quello che hai scritto, sembra un ottimo investimento…" 
" beh, io mi limito a fare un'analisi oggettiva delle condizioni finanziarie della società da acquistare, poi altri esperti diranno la loro sulla qualità dell'investimento" 
"uhm…secondo me i tuoi capi dovrebbero comprare. Alla fine è un settore in espansione, la tecnologia ecosostenibile sta avendo un grande successo in Germania, investire in questo campo è una mossa intelligente."
A Roberto piaceva l'entusiasmo con cui la ragazza esprimeva le sue opinioni, la curiosità che dimostrava verso di lui e verso il suo lavoro. Si chiese come avesse fatto a resistere fino a quel momento accanto ad una donna come Lina, che non aveva mai dimostrato il benché minimo interesse per il suo lavoro. 
Durante la loro cenetta a base di tartine al salmone e paella riscaldata, avanzi della cena a casa di Vincenzo e Lukas,  i due continuarono a conoscersi, attraverso parole, sguardi, silenzi e sorrisi; e più cose scoprivano l'uno dell'altra più si piacevano a vicenda.
"Ti va di vedere un film?" propose Fiamma mentre insieme caricavano la lavastoviglie. 
"certo…cosa hai in mente?" 
"Un film d'amore… Via col vento…che ne dici?" 
" Mai visto…" 
Fiamma lo guardò come se avesse detto chissà quale eresia. " Che guardi con quegli occhi?? I film d'amore non sono mai stati il mio genere…per te farò un'eccezione." 
" Ma come si fa a non aver mai visto Via col vento? sei pessimo…fortuna che ci sono io a colmare le tue lacune!" 
Dopo circa un'ora di film, ancor prima dello scoppio della guerra di secessione, Roberto iniziava a dare i primi segni di cedimento, era irrequieto, cambiava continuamente posizione sul divano " Ma quanto manca?" chiese sbadigliando. 
"un tre ore e mezza…" rispose Fiamma senza neppure guardarlo negli occhi, troppo presa dalla dichiarazione d'amore di Rossella al suo Ashely e dal successivo rifiuto di lui, che si dichiara a sua volta innamorato di Melania. 
"Che assurdità!" sbottò Roberto e avvicinandosi di più a Fiamma iniziò a baciarle il collo nel tentativo di distrarla "Potremmo impiegare le prossime tre ore e mezzo in qualcosa di più stimolante." Fiamma sembrava impassibile, resistette agli attacchi di Roberto con la stessa grinta con cui la città di Atlanta si  opponeva all'avanzata nordista, ma prima che Rossella facesse ritorno alle dodici querce, anche lei dovette issare  bandiera bianca e arrendersi all'assedio di Roberto. 

Fiamma e Roberto avevano entrambi perso la cognizione del tempo; nessuno dei due ricordava da quanto fossero seduti in quella minuscola  vasca, in silenzio, abbracciati l'uno all'altra, a scambiarsi tenere effusioni. 
La domenica era trascorsa veloce e piacevole. Roberto si era alzato tardi, e Fiamma aveva cucinato per lui : gnocchi al ragù, polpette e crostata al cioccolato. Il tipico pranzetto napoletano della domenica. 
L'acqua era ormai fredda, e la schiuma quasi del tutto sparita. 
"Prima o poi dovremmo uscire di qui" disse lui massaggiandole la schiena "Anche se devo ammettere che si sta molto bene!" 
Fiamma era come assopita, la testa poggiata sul petto di lui, le gambe attorcigliate alle sue " uhm…muoio di fame!" mugolò tenendo ancora gli occhi chiusi. 
" se vuoi ti preparo qualcosa, faccio delle uova al tegamino la fine del mondo!" 
"no…ho un'idea migliore! che ore sono?" 
Roberto guardò il suo orologio, era quasi mezzanotte, non si erano proprio accorti dello scorrere del tempo. 
" Voglio portarti in un posto" disse fiamma improvvisamente destatasi dal torpore e balzando in piedi. 
" a quest'ora?" 
"si, è a sole due fermate di metro…tra un'ora siamo di nuovo a casa…dai ho una fame da lupi."  disse lei girandolo per il braccio affinché si alzasse. Ormai lei aveva deciso e a roberto non poteva far altro che uscire dalla vasca e seguirla a ruota. 
Mezz'ora dopo erano a Pankow, nella zona settentrionale della città, seduti fuori un piccolo chioschetto, con davanti ognuno il suo kebab gigante e una bottiglia di birra. 
" è il miglior kebab della città!" disse Fiamma dando un grande morso alla sua porzione " non potevo permetterti di andare via senza assaggiarlo" 
Fiamma gli indicò un palazzo dall'altra parte della strada,  lì era dove abitava  con Kira, quando anche lei era a Berlino. Insieme venivano a mangiare il kebab anche due volte a settimana, e sempre di notte, ormai per loro era quasi un rito.  Si commosse, aveva gli occhi lucidi e il naso rosso per il freddo, dovette mandar giù il magone che cresceva in lei ogni volta che pensava a quel periodo felice e spensierato; Kira era tornata a casa ormai già da molto tempo, ma a lei mancava ancora come il primo giorno. Roberto la strinse e a se e ridendo le disse 
"siete proprio delle matte!"  lei appoggiò la sua testa sulla sua  spalla, fece un bel sorso di birra e tirando su col naso  disse sorridendo  " puoi dirlo forte!"

Il treno rumorosamente si dirigeva verso il centro della città, lasciandosi alle spalle l'aeroporto di Schonefeld. Seduta nel penultimo vagone, semivuoto, Fiamma si rannicchio in una delle poltroncine,  tirò su il cappuccio del piumino e nascose il naso nella sua nuova sciarpa rossa, che meno di mezz'ora prima era al collo di Roberto: gliel'aveva regalata, per evitare che lei sentisse troppo la sua mancanza, così le disse ridendo mentre le baciava la fronte, promettendole di chiamarla appena atterrato a Tolosa. Tirò su col naso, la sciarpa aveva veramente i suo profumo, questo per un po' l'avrebbe aiutata. Non si sentiva triste, Roberto già le mancava, ma lei già era proiettata a quello che sarebbe successo dopo, a quando l'avrebbe sentito e rivisto di nuovo. D'istinto guardò il telefono: le  11.30 "Dai Fiamma, non fare la stupida, il volo non è neppure ancora partito da Berlino" disse a se stessa. Sospirò sonoramente, gli occhi sognanti rivolti fuori dal finestrino. Era una mattina fredda, ma il sole splendeva forte in cielo e  la coltre di neve che ricopriva la campagna intorno alla città iniziava a sciogliersi e  riflettendo la luce solare rendeva tutto il paesaggio stranamente luminoso. Fiamma si sentiva leggera, con la testa tra le nuvole, dall'ipod era partita la cartella " cartoni animati", e lei canticchiava allegra "Sono piccoli problemi di cuore…"  battendo il tempo con il piede, finchè lo sguardo attonito di un passeggero dalla lunga barba bianca,dall'altra capo della carrozza, la costrinse ad darsi un contegno "che c'è babbo natale??"disse a bassa voce  mentre si risistemava sulla poltroncina "sono innamorata!  Sono napoletana io, mica una tedesca ghiacciolo, quindi canto in treno uff…tedeschi disamorati!" concluse borbottando facendo delle smorfie. Il telefono cominciò insistentemente a squillare, Fiamma guardò il display: Lukas. 
"Pronto!" rispose sgargiante. 
"Buongiorno, signorina…si può sapere che fine hai fatto?? ho provato a chiamarti per tutto il weekend, sempre staccato. Ti ho inviato messaggi, anche mail, nessuna risposta…allora?? Spero tu abbia una scusa plausibile per essere sparita così!" 
Fiamma alzò gli occhi al cielo "Io e roberto siamo stati molto impegnati, l'ho accompagnato all'aeroporto, ora sono in treno, devo andare a lavoro. Comunque sto benissimo, non essere sempre così apprensivo, mammina!" 
Dall'altro capo del telefono arrivò una gran bella risata poi Lukas continuò con tono malizioso " uuu Roberto, gran bel fusto…beh una maratona del sesso può essere una scusa accettabile, sei perdonata, signorina! ma voglio che mi racconti tutto. Sono al ristorante, ti aspetto per la pausa pranzo!"
"Lukas, ma ti ho detto che sto andando a lavoro…" Fiamma non riuscì neppure  a terminare la frase. 
" ok allora ci vediamo nel tuo ufficio, porto io il pranzo…non hai scampo tra mezz'ora sono lì, e voglio tutti i particolari scabrosi! che infinito peccato che non sia gay…" la saluto in fretta e furia, senza darle il tempo di replicare. Fiamma si alzò dal suo posticino, la sua fermata era la successiva. Appena si aprirono le porte, balzò fuori con un saltello e prima che potessero richiudersi salutò con la mano  il signore barbuto, ancora seduto al suo posto accanto al finestrino. Gli fece una smorfia simpatica e davanti al suo sguardo stupito e stranito sorrise divertita "Sono innamorata, eh allora??"