martedì 22 marzo 2016

Episodio XCV "Tra parole mai dette"


Frida era appena uscita dallo studio di Fabrizio, marito di Milly, era stata tutto il giorno a riordinare scartoffie a redigere documenti, stava lentamente imparando il suo nuovo lavoro di segretaria part-time, e doveva ammettere che era abbastanza frenetico e il fatto che necessitasse di molta concentrazione la stava decisamente aiutando a superare il periodo buio che stava attraversando ormai da tre mesi. Sì, da quel novembre maledetto era già passato così tanto tempo e Frida sentiva ancora il peso di quei giorni grigi passati in camera sua a piangersi addosso e ad allontanare il resto del mondo da lei. Ora stava pian piano risalendo e solo grazie a Kira che le aveva dato una grande scossa, come sempre. Ma anche Milly aveva avuto un ruolo in questa sua ripresa, aveva infatti convinto il marito ad assumerla come segretaria nel suo studio, così non avrebbe più rimesso piede in negozio, riducendo così quasi a zero le possibilità di incontrare Giulio; nonostante le avesse dato molti problemi lasciandole di punto in bianco la gestione del negozio senza alcun aiuto, Milly era stata particolarmente comprensiva, si era spesa molto per aiutarla ad uscire da quello stato di depressione e continuava a coccolarla come avrebbe fatto una sorella maggiore e Frida davvero non se lo sarebbe mai aspettato. Ora, quindi, stava cominciando a guardare la sua situazione sotto un’ottica diversa, insomma, aveva un nuovo lavoro dove aveva tanto da imparare, e la sfida le piaceva, inoltre aveva degli amici fidati su cui poter contare, tra cui non solo Kira, ma anche Carlo, che si era mostrato protettivo e affettuoso nei suoi confronti. Tuttavia, nonostante stesse provando a riprendersi in mano la sua vita, si sentiva ancora molto giù di morale, qualche volta sì, pensava ancora a lui e a quello che le aveva fatto, ma si sentiva frustrata e demotivata soprattutto per non aver completato gli esami in autunno e non aver potuto conseguire il dottorato nel mese di febbraio, come aveva programmato. Il suo professore l’aveva quasi odiata per questo, certamente non poteva essere a conoscenza dei suoi problemi personali, e così aveva cominciato a considerarla una ragazza irresponsabile dal momento che per tutto l’autunno non aveva nemmeno cominciato a scrivere la sua tesi di dottoranda e aveva addirittura saltato tutti i loro incontri. All’ultimo appuntamento avuto con lui le fece chiaramente capire di essere profondamente deluso e che ora si sarebbe aspettato il triplo da lei, non le avrebbe reso la vita facile, le disse, se si sarebbe voluta laureare entro luglio doveva dimostrargli di essere all’altezza facendo un lavoro oltre le sue aspettative. Da qui derivava il suo senso di fallimento che si era aggiunto prepotentemente alla sofferenza per la sua storia andata male. I primi giorni dopo l’incontro col prof si era sentita demotivata ed impotente, non sapeva più da dove ricominciare e il suo nervosismo era schizzato alle stelle, e con sua grandissima sorpresa Daniel quella sera a cena era accorso in suo aiuto, offrendosi di darle una mano almeno con il materiale da utilizzare, non ne sapeva moltissimo di filosofia russa, le disse, ma un suo caro collega più esperto gli avrebbe procurato i migliori saggi, a titolo di favore. In quel momento Frida non fu sicura di accettare,  ma alla fine acconsentì, dopotutto, cosa c’era di male nel farsi prestare qualche libro tramite lui? Di sicuro il fatto che Daniel, che fino a qualche settimana prima non le rivolgeva nemmeno la parola, si fosse messo a disposizione, l’aveva colpita moltissimo, ma forse lo aveva fatto solo per amore della letteratura, pensò, d’altronde rimaneva sempre un professore e lei ai suoi occhi era ancora una semplice studentessa disorientata. Mentre tornava a casa in bici, perfettamente incappucciata per il freddo pungente, pensò a tutte queste cose e, passando sotto casa di Daniel d’un tratto le venne in mente di avere un suo libro in borsa che ormai non le serviva più,  così decise di cogliere l’occasione al volo e di riportarglielo, visto che ormai era lì, dopotutto non era sicura di quando si sarebbero rivisti. Così, senza pensarci due volte, parcheggiò la mountain bike davanti al portoncino del palazzo e bussò al citofono, ci avrebbe messo giusto un minuto, pensò, così avrebbe avuto anche il tempo di comprare qualcosa per cena, Kira sarebbe tornata affamata dall’ospedale. Daniel la aprì subito il portone e, entrata in ascensore, Frida non potè fare a meno di notare il suo aspetto orribile, così istintivamente rimise in ordine i capelli sistemati sotto la cloche di feltro viola, e si mise il burrocacao al lampone, il vento freddo in bici le aveva veramente rovinato le labbra, pensò. Arrivò in pochi secondi davanti alla sua porta di casa e suonò il campanello per poi sfregarsi con forza i palmi delle mani gelide, come al solito aveva dimenticato i guanti. Daniel le aprì la porta sorridente, il suo sorriso non aveva mai perso fascino, pensò lei, su questo non ci pioveva, e prima che lui potesse parlare, Frida tirò velocemente fuori dalla grande tracolla un librone dalla copertina blu e glielo porse “scusa se sono venuta senza avvisarti, ma passavo di qui per caso e…niente, ho pensato di riportartelo”. Daniel si ritrovò il libro quasi direttamente in mano “non stare sulla porta, su, entra, stavo giusto per farmi un caffè” le disse, lasciandola spiazzata, perché non entrava in quell’appartamento da più di un anno e pensò che non fosse il caso di entrarci in quel momento, così gli rispose con tono vago evitando di guardarlo negli occhi “oh no, grazie…sto andando a fare la spesa per la cena e poi anche tu, sarai impegnato, anzi, scusa di nuovo se sono venuta senza preavviso”. Daniel a quel punto la guardò di nuovo con un sorriso ed intervenne prima che lei potesse voltare le spalle “ma dai, giusto il tempo di un caffè e poi sto facendo qualcosa che ti piace molto, su, non ti mangio mica?” le disse facendole cenno con la mano di entrare. Frida, incuriosita, si decise ad accettare e sul piccolo tavolino in soggiorno notò immediatamente una pila di fogli protocolli ed altri sparpagliati in disordine qua e là e le si illuminarono gli occhi. “Accomodati pure” le disse Daniel passandosi una mano tra i capelli disordinati “vado a fare il caffè, mi prenderò un pausa dalla correzione di questi temi che devo consegnare domani ai ragazzi…fa come se fossi a casa tua!” Frida si sedette sul divanetto con fare incerto e, trovandosi ormai sola, non resistette alla tentazione di leggere qualche tema già corretto, sui quali spiccavano i voti scritti con il matitone rosso, quello che Daniel aveva sempre preferito alla penna.  Lesse, incuriosita più che mai, la traccia che il prof Rossini aveva scelto “Saggio breve letterario: il Teatro Pirandelliano”. Pirandello! Pensò Frida tra sé e sé, una delle fissazioni pregresse di Daniel, sicuramente avrebbe preteso tantissimo dai suoi poveri studenti, considerato quanto amava quest’autore, non sarebbe stato tenero con i voti…così passò in rassegna velocemente i temi corretti e notò una sfilza di 6, due o tre sette e qualche insufficienza…nessun’eccellenza, insomma. Decise di leggere per primo l’unico 7+, di una certa Caterina Marrazzo e si armò di matita per appuntare qualcosa, come adorava fare di solito. Nel complesso era un saggio breve ben svolto, più che altro si capiva che la ragazzina aveva studiato e conosceva bene l’autore, ma quanto ad originalità, secondo lei mancava qualcosa a quell’elaborato, troppe nozioni culturali e poco stile. Appena preso in mano il modico 6 di un certo Marco Ciaffi, tornò Daniel con due profumatissimi caffè. Vederla seduta con le gambe incrociate, intenta a leggere i temi con un’accanita attenzione, lo fece ridacchiare “è sempre stato il tuo sport preferito correggermi eh? Insomma, io correggo loro e tu correggi me…funzionava così, no?” Frida fece spallucce sorridendogli e prese la tazzina di caffè. Mentre lei era intenta a leggere e scribacchiare, lui le parlò del motivo per cui aveva scelto proprio questa traccia, di cosa si aspettava dai suoi alunni e le parlò molto di questa classe di ragazzi che si stava preparando alla maturità.  “Beh” le disse ancora dopo essersi seduto accanto a lei per sbirciare cosa stesse appuntando, “Pirandello mi sa che ti piace un pochino...allora, che ne pensi da quello che hai potuto leggere?” Frida rimase in silenzio per qualche attimo, stava finendo di leggere il tema di Marco e dopo un po alzò lo sguardo incontrando gli occhi di ghiaccio di Daniel, che erano vicinissimi a lei “penso che non capisco perché questo Marco Ciaffi si sia guadagnato un miserabile 6….secondo me questo è un lavoro molto valido”. Daniel le prese il foglio protocollo dalle mani con fare scettico e gli diede un’altra occhiata “valido, dici? Mah, le idee non mancano e il ragazzo ha studiato, senza alcun dubbio…ma trovo che la forma sia tortuosa e prolissa…scrive in maniera troppo complicata, oserei dire che il suo stile è ermetico e a tratti barocco!”  detto questo le ridiede il foglio facendole capire che non aveva alcuna intenzione di rivalutarlo. Frida sgranò gli occhi “addirittura barocco! Credo che tu sia esagerato…”  “cos’ha di tanto speciale questo elaborato, sentiamo, professoressa Cesari?” Frida rispose sorridendo timidamente “beh, Ciaffi, rispetto ad altri ragazzi che hanno beccato voti più alti del suo, ha analizzato il teatro pirandelliano sotto vari aspetti. Insomma, la signorina Marrazzo si è presa 7+: forma impeccabile, stile scorrevole, ma non ha fatto altro che parlare della maschera dietro cui si cela ogni personaggio pirandelliano e dietro cui l’uomo si nasconde…si è fissata su questo punto, che pure è importante, ma senza sviluppare idee, confronti, ragionamenti. Marco Ciaffi, invece, ha analizzato ogni singola fase del teatro pirandelliano, dalla fase siciliana, a quella umoristico-grottesca, fino ad arrivare al metateatro, identificando un caratteristico personaggio per ogni fase…poi ha fatto una digressione sul teatro in generale, sul teatro classico, su shakespeare, ha citato addirittura De Filippo…questo ragazzo penso abbia elaborato la traccia in modo particolare e del tutto personalizzato ed ha un notevole bagaglio culturale. Sono d’accordo, il suo tema risulta leggermente pesante , ma credo che la sua prolissità sia diretta conseguenza della profondità delle sue idee. Il più delle volte i concetti difficili sono anche difficili da spiegare, ed è la complessità delle sue idee a richiedere una certa complessità di linguaggio… esprimere sensazioni profonde a volte non è semplice e allora si usa un linguaggio un po’ oscuro…ma è evidente che tu non abbia mai avuto una naturale inclinazione a comprendere certe cose, ti è sempre mancata un po’ di sensibilità secondo me, in fase di correzione…” Daniel si sentì un po’ colpito da queste sue ultime parole, gli era chiaro che Frida stava provando a dire il suo punto di vista, con tono dolce e pacato, ma lui si sentì stringere il cuore, perché era vero, non era mai stato particolarmente bravo a capire le sensazioni degli altri, anche con lei aveva fatto lo stesso errore quando si lasciarono, pensò. “Beh”le disse allora “ammetto che con me è sempre meglio usare parole semplici…se vuoi farmi capire qualcosa, con me conviene essere molto chiari, altrimenti rischio di non comprendere a pieno le persone e tendo a valutarle per quello che in realtà non sono…”. Daniel le disse queste cose guardandola fissa negli occhi, e Frida intuì subito che non si stava riferendo più soltanto ai temi di italiano, ma a loro due, così rimase per un attimo senza parole, riuscì solo d’istinto a distogliere lo sguardo da lui. Quell’atmosfera, che oscillava tra la confidenzialità e l’imbarazzo, fu rotta dagli squilli del cellulare di Daniel, che si alzò come un fulmine per rispondere “Clara…ah sì…. Le partecipazioni…no amore, non me ne sono dimenticato, sono pronto, stavo giusto per scendere…è che mi ero perso a correggere dei temi…tra due minuti sono da te”. Sentendo la telefonata, Frida scattò in piedi e quando Daniel ritornò da lei, la trovò già davanti alla porta con la borsa in mano “Non mi ero accorta fosse passata già più di un’ora, sono in tremendo ritardo…scusa ancora, devo scappare..ciao!”. Lui non ebbe nemmeno il tempo di salutarla che la vide richiudersi la porta alle spalle. Frida sfrecciò più veloce che poteva con la sua bici, ripensava a Daniel e non riusciva a spiegarsi per quale motivo di punto in bianco lui fosse cambiato nei suoi confronti, dall’indifferenza più assoluta, a una ritrovata confidenza che non sapeva come interpretare. Forse lui provava tenerezza? O in fondo le voleva ancora bene? O forse tutte le domande che si stava ponendo in quel momento, pensò, erano solo stupide farneticazioni, e lei in certe cose era una vera esperta!

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