domenica 20 marzo 2016

Episodio XCIV "L'inferno in cucina...e fuori"

Da quando era ritornato a casa, Carlo sembrava un'altra persona; la notizia della malattia, ormai irreversibile del padre, l'aveva profondamente turbato. 
Non era minimamente d'accordo con la decisione di Filippo di interrompere ogni cura, ma si rese ben presto conto di non poter far altro che subire in silenzio quella scelta. Ma era furioso, e sembrava che l'unica cosa che lo facesse stare meglio fosse sbraitare contro tutto e tutti. Ben presto anche Kira fu coinvolta in quel vortice inarrestabile di ira, anzi più lei si dimostrava comprensiva e accondiscendente, nel vano tentativo di stargli vicino e di fargli da spalla, più lui era irritabile. Kira proprio non riusciva a capire perché si comportasse così, sentiva che come se lui la stesse pian piano allontanando, come se di lei non gli importasse più nulla. 
Anche quel venerdì sera Kira rimase da sola, Frida avrebbe passato il weekend dai suoi genitori, e Carlo era a Firenze
 come ormai accadeva sempre più spesso. Così si rannicchiò sul divano, sotto la sua coperta di pile preferita. Si sentiva triste, esattamente come il piccolo Merlino, che seduto davanti alla finestra, affranto guardava giù in strada, cercando di scorgere tra i passanti la sua amata padroncina di ritorno verso casa. 
"Dai Merlino!!" mormorò Kira attirando l'attenzione del pelosetto, invitandolo a salire sul divano "Vieni qui, stasera siamo soli, io e te!"
Il cane la guardò affettuosamente, le saltellò accanto, per poi raggomitolarsi ai suoi piedi. 
Il suono del campanello destò entrambi dal torpore in cui erano caduti, e Merlino fu il primo ad arrivare alla porta, scodinzolante, curioso di sapere chi ci fosse dall'altro lato. 
"Ciao dolcezza!" la salutò Tommaso, sorridente,baciandole teneramente la guancia mentre si faceva strada nel piccolo soggiorno. Kira non si aspettava assolutamente quella visita, ma si scoprì ben contenta del fatto che lui stesse lì. 
"Come mai questa improvvisata?" gli chiese Kira curiosa. 
"Ho avuto un sacco da lavorare…domani c'è quel convegno importante, ho dovuto rivedere tutta la documentazione…" continuò mentre si toglieva la giacca di pelle, spuntava il colletto della camicia e si accomodava sul piccolo divano. 
"Tu lavori sempre…lavori troppo secondo me!" disse Kira imbronciata, prima di lasciarsi cadere sul divano accanto a lui. 
"Forse hai ragione…sai? Stasera sono proprio distrutto…" le disse reclinando la testa sullo schienale di pelle. "Comunque… avevo voglia di vederti prima della partenza per Torino. Starò via un paio di settimane…inoltre…ti ho sentita un po' giù prima al telefono, volevo sincerarmi che tu stessi bene! Che programmi hai per la serata? Un mio ex compagno del liceo inaugura la sua mostra di fotografia in un locale qui al centro…se ti va potremmo andarci insieme, sempre che tu non abbia altro da fare!"  
Kira sospirò profondamente, a parte oziare davanti alla tv  non aveva  programmi per la serata, Carlo era fuori città e anche se fosse stato a casa, dopo l'ultima lite che avevano avuto di sicuro non sarebbero stati insieme. "mi dispiace Tommaso, ma proprio non ho voglia di stare tra la gente…" 
"Allora cosa vorresti fare?" 
Lei si strinse nelle spalle "Niente, starmene qui, sul mio divano a bere birra e ingozzarmi di patatine!" 
"ook…" Tommaso saltò in piedi, si diresse verso il frigo e ne tirò fuori due tennent's fredde al punto giusto "credo che la tua sia un' ottima idea…"
"Ma non devi restare per forza, hai una festa che ti aspetta…non voglio intralciare i tuoi piani per la serata" 
Tommaso si riaccomodò accanto a lei " L'unico piano per la serata era stare con te…quindi…e poi mi piacerebbe sapere cosa è successo di tanto grave da giustificare tutta quella  tristezza che vedo nei tuoi occhi! Dai racconta…"  
Di solito Kira odiava spiattellare i suoi problemi a destra e manca, di solito preferiva tenersi tutto dentro e aspettare la fine della tempesta. Ma in quel periodo le cose con Carlo stavano andando davvero male, qualcosa era cambiato tra di loro, ma lei non riusciva neppure a capire fino infondo cosa si fosse incrinato. Sentiva il bisogno di sfogarsi con qualcuno, e Tommaso anche quella volta, come sempre era lì, pronto a farle da spalla e  ad ascoltarla. "Non vorrei annoiarti…" disse titubante, ma in realtà non vedeva l'ora di tirare fuori tutto. 
 "Tu non mi annoi mai…" le disse sfiorandole appena la guancia, guardandola così intensamente negli occhi, che Kira dovette abbassare i suoi, per non arrossire come una mammola. Poi lui si schiarì la voce e continuò "se vuoi parlarne io sono qui!" 
Kira tirò un grosso sospiro, e poi " Non so che cosa gli prenda! Io non lo riconosco più" Iniziò così a raccontare…La sera precedente alla Tenuta c'era il pienone; tutti i tavoli occupati e all'ingresso una fila d'attesa di quasi un'ora e mezza. Anche Daniel nonostante non fosse un esperto di ristorazione era sceso nella mischia in aiuto di Carlo amico e socio. 
Purtroppo, proprio in quella occasione, Paolo, sous chef della brigata, fu costretto a casa per una brutta influenza e Carlo si era ritrovato così da solo a dover gestire comande, preparazione e supervisione dei piatti da mandare in sala. La cucina era un delirio, tutti sembravano presi da una strana frenesia che portava a commettere errori su errori. A Carlo sembrava che tutti i suoi collaboratori avessero dimenticato come si facesse a cucinare e soprattutto quale fosse  lo standard che dovevano mantenere per poter lavorare in una sua cucina. Iniziò ad inveire contro ogni membro del suo team "Cazzo ragazzi, ma che diavolo vi prende oggi?" gridava in continuazione "Ma porca miseria, devo assumere un diplomato alla Cordon Bleu di Parigi, per avere un risotto allo zafferano decente? e dite a quei coglioni in sala che se scrivono le comande in aramaico e davvero impossibile leggerle!!" "Si chef!" rispondevano timorosi i suoi collaboratori, cercando in tutti i modi di seguire le sue direttive. Ma era impossibile, Carlo aveva un diavolo per capello, e non si rendeva minimamente conto, che la sua aggressività non faceva altro che mettere ancora più in agitazione tutta la squadra. 
"è un vero incubo…" mormorò Francesca, la nuova lavapiatti, forse l'unica rimasta che non si era ancora beccata una bella ramanzina; era al terzo anno di istituto alberghiero e aveva sempre pensato che lavorare in un ristorante come "La Tenuta" e affianco di uno chef come Carlo carati, fosse per lei una grande fortuna, quello era il suo primo servizio lì, e forse già stava cambiando idea. 
Kira entrò in cucina proprio mentre Carlo in preda ad un ennesimo scatto di ira scaraventava al muro un piatto di agnello glassato al miele con erbe aromatiche. "Non mi è mai capitata una cosa del genere?" sbraitava andando su e giù per la cucina "Quasi 15 anni di servizio e mai una volta che mi fosse tornato un piatto indietro! Lucaa come cazzo si fa sbagliare la cottura di semplici costolette di agnello! Non devi fare altro che metterti davanti a quella dannata griglia e cuocere quelle fottute tagliate di carne! Ti pago per questo!! cosa c'è di difficile?" 
"Mi spiace chef!" aveva risposto mortificato il ragazzo a testa basta, non osando guardarlo negli occhi "eravamo in ritardo e..beh pensavo che fossero cotte abbastanza, non ero sicuro…ma si doveva impiattare…l'ha detto lei!" 
"L'ho detto io??" Carlo gli fece eco furioso "Io sono al pass…non ai fornelli…se ti serve più tempo, mi chiami più tempo, non mi presenti un piatto crudo! Cazzo!" Il ragazzo strinse in pugni, rosso in volto, appunto non era lui quello al pass che avrebbe dovuto controllare che tutti i dettagli fossero a posto. "Mi dispiace , chef. Ma stasera tutti abbiamo commesso degli errori, nessuno escluso!" 
Carlo ascoltò quelle parole pronunciate con un filo di voce tremante. La verità è sempre difficile da accettare, il ragazzino aveva perfettamente ragione e questo lo fece adirare ancora di più, si morse le labbra rabbioso "fuori dalla mia cucina!" gli urlò, indicandogli la porta sul retro.
A quel punto Kira, che aveva assistito a tutta la scena in silenzio, non poté fare a meno di intervenire a favore del povero aiuto cuoco. Forse il suo intervento non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione, ma non poteva starsene zitta e muta di fronte a Carlo che si comportava come un pazzo e mortificando tutti. Così cercando di limitare i danni lo prese in disparte "Che diavolo ti prende?" gli chiese, non appena furono fuori dalla cucina, lontano da occhi e orecchie indiscrete. 
Carlo la guardò arrabbiato, in quel momento l'ultima cosa di cui aveva bisogno era una sua predica da signorina so tutto io. 
"Non voglio farti nessuna predica…ma…hai lanciato un piatto contro la parete!!"
"Sono degli imbecilli, sembra che abbiamo dimenticato come si cucina…che intenzioni hanno?? …vogliono boicottarmi!!" 
Kira non trattenne una piccola risata nervosa "ma dici sul serio?" gli chiese ironica.
"Kira togliti quel sorriso ebete dalla faccia! è una pessima serata, la tua ironia del cazzo non aiuta!" La ragazza si accigliò, Carlo non si era mai rivolto a lei con un tono tanto arrogante "Non ti pare di stare un po' esagerando?? Secondo me dovresti calmarti…" 
"calmarmi?? è il peggior servizio della mia vita e tu mi dici che devo stare calmo?? meglio che me ne torni a lavoro prima che diano fuoco a tutto, non capisco neppure perché perdo tempo a parlarne con te che non sai neppure cucinarti un uovo sodo, figuriamoci gestire la cucina di un ristorante!" 
Kira sgranò gli occhi, la situazione stava davvero degenerando, chi era l'uomo che le stava davanti? "aspetta un secondo…" disse trattenendolo forte per il braccio "io non saprò un cazzo di come si gestisce una cucina, ma conosco le buone maniere, cosa che mi pare tu abbia dimenticato alla grande questa sera! Hai lanciato un piatto di carne contro il muro, Carlo! Senza contare poi il fatto che non hai fatto altro che urlare per tutto il tempo, ti abbiamo sentito tutti in sala! E poi… vogliono boicottarti? Non ti sorge minimamente il dubbio che forse il problema sia tu, e non tutti loro? Sei il capo, e non hai fatto altro che aggredirli, umiliarli! avranno anche sbagliato qualche cosa, ma sicuramente tu sei stato ben lontano dalla perfezione stasera.
e la cosa più grave e che tu non ti rendi minimamente conte di essere stato pessimo stasera! Comunque, non ti  faccio perdere altro tempo, Daniel mi aveva chiesto di darti questo!" gli disse porgendoli un bigliettino scritto a penna proprio dall'amico, in cui lo informava che gli ultimi clienti si erano accomodati e che in sala a parte qualche piccolo intoppo tutta stava filando liscio, il peggio era decisamente passato. 
"ok, fammi capire…ha tirato un piatto contro il muro e non contento se l'è presa poi anche con te?" la interruppe Tommaso scuotendo la testa divertito "Gordon Ramsay gli fa un baffo ahahah!" 
"Tommaso dai!" lo ammonì Kira "Non è divertente…Carlo è sempre stato molto autoritario sul lavoro, ma non aveva mai mancato di rispetto ai suoi dipendenti!" gli disse tirando un forte sospiro d rassegnazione "comunque non abbiamo più parlato da allora" 
"E perché mai?" le chiese lui, questa volta seriamente.
Kira si strinse nelle spalle, era arrabbiata con Carlo, si sentiva profondamente offesa dalle sue parole e dall'insolenza con cui sempre più spesso le si rivolgeva. "è come se non sopportasse più nulla di me, non gliene importa più niente!" disse poi infine poggiando la testa sulla spalla di lui, un gesto istintivo, che le venne naturale; sembrava che Tommaso fosse l'unico che comprendesse realmente il suo stato d'animo. 
"Beh dolcezza…" le disse lui teneramente accarezzandole i capelli "Se fossi in te lo chiamerei! Sei troppo triste, meglio chiarirsi prima di creare muri poi difficili da buttare giù!" Kira alzò appena gli occhi, specchiandosi nei suoi, si strinse ancora di più a lui, forse aveva ragione, l'orgoglio in certe circostanze l'aveva portata sempre a fare scelte sbagliate. "Per fortuna ho un grillo parlante personale che mi mette sulla buona strada!" disse sorridendo forse per la prima volta quella sera. "finalmente un sorriso…" disse accendendo la tv "guarda guarda Hell's Kitchen…non possiamo perderlo, che dici?" 
Scoppiarono a ridere insieme, Kira insieme a lui si sentiva bene, Tommaso riusciva a capirla e lei capiva lui, stare insieme era così semplice; era felice che lui fosse lì accanto lei!
La mezzanotte era ormai passata da un pezzo, e entrambi avevano mandato giù ben due birre a testa, quando Tommaso guardò di sfuggita il daytona che aveva al polso. 
"è tardissimo!" disse alzandosi dal divano "Riesci sempre a farmi perdere completamente la cognizione del tempo!" 
"Quindi vai via?" disse lei alzandosi a sua volta.
"Domani ho una giornata molto impegnativa…ma voglio che tu stia bene, insomma se vuoi che resti, io posso stare qui ancora un po'…"
Kira scosse la testa, Tommaso  aveva passato tutta la serata ad ascoltare i suoi drammi, a farle compagnia, aveva già fatto abbastanza per lei, e adesso doveva filare via e andare a dormire, l'indomani sarebbe stata una giornata stressante e lui avrebbe dovuto dare il meglio di se. "sei sicura? ti senti più tranquilla…dico davvero non farti problemi…"
Kira alzò gli occhi al cielo "Sto bene davvero, hai fatto tanto, stasera, va a riposare!" gli disse mentre lo aiutava ad indossare la giacca di pelle. Tommaso si lasciò convincere, e si avviarono alla porta. 
Sull'uscio aperto, Tommaso si voltò verso di lei, prendendole il viso tra le mani le accarezzò leggermente le labbra con i polpastrelli dei pollici "se vuoi resto…" le ripetè nuovamente. Kira poteva sentire il suo profumo e il battito veloce del suo cuore, e poi il suo sguardo così intenso, dolce, magnetico; erano così tremendamente vicini, sentì un vuoto nello stomaco e si accorse che le tremavano le gambe. Kira non rispose, era come in trans, sopraffatta da un mare di sensazioni troppo forti, a cui faceva fatica ad opporsi; "Non farlo, ti prego…non farlo! Non baciarmi" pensava nella sua testa, senza riuscire a dar voce ai suoi pensieri, o forse non voleva dar voce a quei pensieri.
Tommaso lesse negli occhi di lei, il turbamento, sorrise beffardo  per baciarle poi teneramente la fronte "Buona notte Kira, ti chiamo domani!" le disse, poi si girò e iniziò a scendere le scale, lasciandola da sola sul pianerottolo di casa. 

Kira si chiuse la porta alle spalle, e si appoggiò alla parete. Aveva il cuore che le batteva a mille, si sentiva turbata, cosa le stava succedendo? non era sicura di cosa sarebbe successo se lui l'avesse baciata; l'avrebbe respinto, forse no, non lo sapeva, ed era sbagliato, non poteva essere così  confusa su una cosa del genere. 

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