mercoledì 6 luglio 2016

Episodio CXXXVIII "Un triste ritorno"

Kira tirò giù la serranda, Gio era andato via prima e aveva lasciato a lei l'incarico di chiudere il bar. Era una tipica serata primaverile, il cielo era pieno di stelle, e una leggera brezza rendeva l'aria fresca; Kira amava la città di notte, semi deserta, silenziosa, quasi come fosse sotto un incantesimo, ma da soli non era prudente attardarsi alle tre del mattino per quei vicoletti. La ragazza stava rimettendo nella borsa il mazzo di chiavi , quando Carlo le si parò davanti facendole prendere un colpo. "Che ci fai tu qui?" gli chiese, mentre lui si abbassava ai suoi piedi per raccogliere le chiavi che le erano scivolate di mano per lo spavento. 
"Sono appena tornato da Firenze… volevo farti una sorpresa" 
"Mi hai spaventata a morte!! e poi io odio le sorprese, lo sai!" 
rispose lei inacidita, voltandogli le spalle e iniziando a camminare verso casa. Non si vedevano da un bel po', dal funerale del signor Filippo,  Carlo le prese la mano "Ho la macchina qui dietro…" 
"Preferisco fare una passeggiata…" rispose lei rimanendo sempre sulle sue.
"Ok, passeggiamo…" Camminarono fianco a fianco, in silenzio per qualche minuto, non che non avessero cose da dirsi, più che altro entrambi stavano cercando le parole giuste. Fu Carlo a rompere il silenzio "Come stai?" 
"Come mi vedi…" rispose lei freddamente, eludendo il suo sguardo, tenendo gli occhi fissi sulle proprie scarpe. 
Carlo sapeva di aver sbagliato enormemente con lei, e ora era perfettamente consapevole di essere  un pachiderma in un negozio di cristalli, una sola mossa azzardata e tutto sarebbe andato in frantumi; una sola parola fuori posto e Kira sarebbe scoppiata come una bomba ad orologeria. 
Kira invece sentiva nascere dentro di se una miriade di emozioni contrastanti; da un lato aveva voglia di abbracciarlo e stringerlo forte, perché le era mancato terribilmente, dall'altro l'avrebbe preso volentieri a schiaffi, perché per tutto quel tempo le era sembrato che lui si fosse dimenticato di lei. 
"Vuoi arrivare a casa a piedi?" chiese lui, ormai camminavano da più di dieci minuti. 
"Esattamente…non sei costretto a seguirmi!" 
"E dovrei lasciarti da sola?" Carlo si pentì di quello che aveva detto nello stesso momento in cui sentì le parole uscirgli di bocca. Gliel'aveva proprio servita su di un piatto d'argento e la risposta piccata di Kira non tardò ad arrivare "Perché no…d'altronde ti riesce così bene!" questa volta lo guardò negli occhi e nei suoi Carlo poté leggere la forte rabbia che lei aveva dentro e che con scarsi risultati cercava di nascondere, ma gli occhi si sa, non sanno mentire. 
"Dai Kira…non fare così" disse lui afferrandola per il braccio, costringendola a fermarsi. 
"Dai Kira, cosa?" sbottò  come una furia, divincolandosi dalla sua presa "Non fare così? perché cosa sto facendo? o meglio, cosa dovrei fare secondo te? gettarti le braccia al collo e dirti che mi sei mancato da morire e che sono troppo felice di rivederti? Sei sparito, Carlo…e davvero credi che un paio di telefonate e qualche messaggio colmassero la tua assenza, colmassero il mare di silenzio che hai frapposto tra noi? Che cavolo vuoi adesso tu da me?" 
Carlo si passò  nervosamente una mano tra i capelli, Daniel gli aveva accennato la situazione, gli aveva fatto notare che Kira aveva vissuto molto male la loro separazione, ma non pensava di trovarsi di fronte ad un problema di una così grossa portata. Non immaginava lontanamente di averla ferita fino a quel punto. 
"Voglio parlare con te, chiarire la situazione…mi dispiace, tigre, mi dispiace di averti fatto soffrire!" 
"Non chiamarmi così, per favore! sei sparito, che pretendi fa me?" 
"dai kira… non esageriamo…siamo sempre stati in contattato, non sono sparito! tu non hai idea di quello che ho passato io, non sai come mi sono sentito cadere tutto il mondo addosso!" 
Kira si morse il labbro e strinse i pugni, dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non prenderlo a schiaffi, sentiva il sangue pulsarle nelle tempie e i cuore batterle talmente forte che ebbe paura che potesse uscirle fuori dal petto da un momento all'altro. "Io non ho idea di quello che hai provato perché tu hai fatto di tutto per tenermi lontano da te. In realtà sei tu a non aver la minima idea di come io mi sia sentita in tutto questo tempo. Di come mi sia sentita la mattina dopo il funerale di tuo padre, mi avevi detto di avere bisogno di me…" disse con gli occhi lucidi, cercando di reprimere il pianto.
"io avevo bisogno di te…"
"no! per favore…non dire cazzate, non avevi bisogno di me, avevi bisogno di una scopata, e lo hai dimostrato il giorno seguente, lasciando che mi svegliassi da sola, non rivolgendomi la parola per tutto il tempo e mettendomi su quel treno, lasciando che io me ne tornassi a casa, non hai voluto tenermi con te…non era necessario che io rimanessi, perché ormai non avevi più bisogno di me!" Kira gli vomitò addosso tutto la rabbia, e Carlo ne fu completamente travolto, ancora una volta fu messo davanti alla gravità delle sue azioni, di cui però, fino ad allora, non aveva percepito l'entità. 
Ancora una volta Carlo cercò di abbracciarla, e ancora una volta Kira si ritrasse.
"Kira, mi dispiace…ma pensi davvero che io possa farti del male di proposito?" disse sfiorandole le spalle.
"Non toccarmi, Carlo"
"Ma perché?"
"Perché sono arrabbiata…sono arrabbiatissima con te, e non voglio che ti avvicini!" Kira sapeva benissimo che non avrebbe resistito al suo profumo, ai suoi occhioni verdi e il sorriso furbetto. Moriva  poi dalla voglia di abbracciarlo, ma non voleva cedere, non voleva che lui credesse che avere il suo perdono fosse così facile.
"Non è così semplice, pensi che basti un abbraccio? Sono stata da schifo. Ogni giorno ho cercato di capire che cosa ti passasse per la testa. Perché non sei tornato a casa, perché far passare tutto questo tempo?"
"ero sconvolto, avrei dovuto essere preparato, invece non ho mai voluto pensare al momento in cui sarebbe morto, e quando è arrivato…beh, lo sai…"
"Sei un coglione!" 
"ok…mi arrendo! cosa vuoi che faccia?" disse lui reprimendo una risata nervosa, volgendole le spalle " Cosa devo fare per rimediare…non ti bastano le mie scuse, non basta un abbraccio…cosa? cosa vuoi che faccia?" 
Kira si strinse nelle spalle, non sapeva neppure lei ciò che voleva " Torna a casa Carlo, ne parliamo un'altra volta…è tardi siamo entrambi stanchi e credo che una discussione del genere, fatta adesso non ci porterà a nulla di buono." detto questo prese le chiavi e aprì il portone di casa. 
"Mi stai punendo?" disse lui fermo sull'uscio.
"non lo so, può essere…mi sei mancato tanto, ma sono così arrabbiata con te, sono così confusa…non so che pensare. Ora voglio solo andare a casa, dormire…ne parliamo un' altra volta ok?"  gli disse sfiorandogli appena la guancia. Ancora una volta Carlo l'attirò a se, fu troppo veloce e lei non riuscì ad opporre resistenza. Si ritrovò stretta al suo petto, con le labbra di lui poggiate sulla fronte " ti prego, lasciami andare!" 
"ok…tigre, ti chiamo domani!" disse lasciandola andare, aspettò che lei salisse la prima rampa di scale, poi andò via, e si incamminò nella notte. 





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