mercoledì 25 maggio 2016

Episodio CXXVI "Andare avanti..."

Era passata una settimana dal funerale di suo padre, e per Carlo quella fu la prima volta a studio, senza di lui. Parcheggiò la moto  all'ingresso del grande palazzo signorile al centro città, che ospitava gli uffici. 
Non erano ancora le 8.30, e nell'edificio non c'era nessuno, tranne Sara, la storica e fedele segretaria, che Filippo aveva assunto 20 anni prima. La donna appena lo vide arrivare, lo abbracciò con affetto, d'altronde lo aveva visto crescere, e aveva passato la sua intera vita alle dipendenze della famiglia Carati, che quindi sentiva anche un po' sua. "suo padre sarebbe felice di vederla qui…questo studio è anche il suo,  è giusto che lei stia qui" Carlo le sorrise, non era molto convinto in realtà di quale fosse il suo posto in quel momento, ma sicuramente era suo dovere occuparsi, insieme ad Irma, degli affari di famiglia, e l'avrebbe fatto, non si sarebbe tirato indietro. "Questa è l'agenda di suo padre…sua sorella mi ha detto di darla a lei. Qui è segnato tutto, l'architetto era un tradizionalista, non amava la nuova tecnologia…se ha bisogno si me, sono nella mia stanza…" 
Carlo annuì "Per ora vorrei solo un caffè, amaro…può occuparsene lei?" così dicendo si congedò e si diresse nel suo nuovo ufficio, un tempo di suo padre. Fu come se in quella stanza ci avesse messo piede per la prima volta, come se non ci fosse cresciuto e non ci avesse lavorato per anni, prima che tutto quel mondo iniziasse a soffocarlo. Si avvicinò alla grande vetrata, aprì le tende, e velocemente la luce del sole del mattino si diffuse per tutta la stanza. Il panorama era davvero mozzafiato; l'Arno tagliava in due la città, che iniziava pigramente a svegliarsi e in lontananza svettavano imponenti la cupola di Santa Maria del Fiore e la torre di Palazzo Vecchio. Suo padre amava quella città, i suoi palazzi, i suoi musei. Pensare a lui gli faceva male, anche se per anni non si erano parlati, se ognuno aveva fatto la propria vita, ignorando quella dell'altro, adesso, che lui non c'era più, gli mancava terribilmente. Avrebbe dovuto essere più umile, più comprensivo, invece aveva trascorso gli ultimi anni a tenergli il muso e a litigare con lui…forse un giorno non avrebbe provato più tanti rimorsi, forse un giorno si sarebbe perdonato per aver perso tutto quel tempo e per essersi comportato come un bambino sciocco e ingrato. 
Forse un giorno ci sarebbe riuscito, ma in quel momento l'unica cosa che poteva e che doveva fare era mandare avanti i progetti di suo padre, quindi era meglio mettersi a lavoro. Si sedette alla scrivania e aprì quell'enorme agenda nera, su cui vi era segnato  di tutto, appuntamenti, conferenze, eventi. Per le successive due settimane, Carlo avrebbe avuto il suo bel da fare, l'agenda di Filippo era strapiena di impegni, come se lui avesse saputo che anche dopo la sua morte, ci sarebbe stato qualcuno a portare avanti il suo lavoro. E quel qualcuno era lui; come faceva Filippo ad essere così sicuro che lui avrebbe assolto ai suoi compiti? che lui sarebbe stato lì, a compiacerlo anche dopo la sua morte? Carlo fu preso da un moto di stizza, per un secondo ebbe la tentazione di buttare tutto all'aria, di andarsene  e ritornare alla sua vita, a fare lo chef nel suo amato ristorante. Ma poi il senso di colpa e quello del dovere ebbero il sopravvento; bevve un bicchiere d'acqua, si sbottonò i primi bottoni della camicia, allentandosi la cravatta, riprese in mano i documenti che aveva abbandonato sulla scrivania, si sedette sul divano al centro della stanza e iniziò a leggerli minuziosamente. Impiegò delle ore prima di capirci qualcosa in quel mare di appunti e annotazioni. 
Come prima cosa avrebbe dovuto indire al più presto una riunione con i soci e tutti i collaboratori, capire i progetti che c'erano in ballo, a che punto essi fossero e stabilirne di nuovi. 
Si era fatta ora di pranzo, la fame iniziava a farsi sentire e Carlo non vedeva l'ora di correre nel suo ristorante del centro preferito e regalarsi una gustosissima fiorentina. Proprio in quel momento Sara entrò nello studio "architetto…" 
"Carlo…il mio nome è Carlo, per piacere…"
"va bene architetto…ops…Carlo…volevo informarla che in sala d'attesa c'è il suo appuntamento delle 13.00"
Carlo corrugò la fronte, non aveva nessun appuntamento per quell'ora, anzi non aveva appuntamenti per tutta la giornata. Sara gli si avvicinò con fare elegante e con pazienza gli indicò la parte dell'agenda dove Filippo segnava tutti gli incontri di lavoro importanti. "Vede: Cristina Banti, 21 Marzo, ore 13,00…"
"ma la mia pausa pranzo?" disse scocciato, quasi piagnucolando come un bambino.
"Suo padre ci teneva tanto…abbiamo rimandato con la signorina già di due settimane, ma posso occuparmene io, se vuole…posticipo immediatamente…." 
Carlo reclinò la testa sul divano, sfinito…era lì dentro solo da mezza giornata e già si sentiva in gabbia "no, non c'è bisogno…mi dia 5 minuti e poi faccia accomodare la signorina Banti. Il mio pranzo aspetterà…ah…Sara…" chiese poi infine…" di cosa si occupa la signorina?" 
La donna gli lanciò un sorriso sincero, carico di orgoglio, quel ragazzo era proprio ligio al dovere poi aggiunse " La signorina Banti è qui per il posto di stagista…non so se suo padre gliene aveva già parlato…comunque il fascicolo e nel secondo cassetto della scrivania. Suo padre è rimasto molto colpito da questa ragazza. Beh… ora vado gliela mando tra 5 minuti…ah le porto anche dei toast al formaggio!!" Carlo annui, e con un gesto veloce e distratto della mano, la congedò, si sedette alla scrivania e tirò fuori dal secondo cassetto l'enorme raccoglitore "Stage". Non aveva idea che Filippo avesse in mente un progetto del genere, da quello che ricordava gli unici statisti in quello studio erano stati lui e la sorella, invece  aveva valutato più di una 50tina di ragazzi. La Banti era stata proprio una delle ultime che Filippo aveva esaminato ed era stata l'unica  donna ad essere confermata per un secondo colloquio, insieme ad altri due ragazzi. Chissà perché aveva scelto proprio lei, si chiese Carlo, mentre guardava curioso la piccola foto tessera allegata al suo curriculum. Erano stati forse quegli occhioni blu da cerbiatta impaurita ad ammaliare e intenerire suo padre. Carlo scosse la testa, impossibile, Filippo non era  quel tipo d'uomo, facile da ammaliare e intenerire. Cristina Banti entrò nell'ufficio proprio in quel momento, con passo sicuro e un bel sorriso salutò Carlo, stringendogli la mano e si accomodò proprio di fronte a lui. Carlo la osservò con attenzione; era una ragazza molto carina, non appariscente , acqua e sapone, nonostante indossasse dei tacchi vertiginosi, l' abbigliamento era semplice, essenziale, moderno ma al tempo stesso raffinato; un pantalone classico, stile capri color tortora e un lupetto bianco di lana, con su una giacca anch'essa tortora. 
La ragazza dimostrò subito un bel caratterino, spigliata e decisa, vantava un curriculum di tutto rispetto; a 24 anni si era laureata a pieni voti all'università di Ferrara, conseguendo poi un master in restauro di un anno a Londra. Per qualche mese aveva lavorato nello studio dell'architetto Faggiani, con cui ancora collaborava. 
"beh…" ribattè Carlo " quindi sarebbe disposta a lasciare il posto da Faggiani, per una stage, qui da noi? perché?" 
"Suo padre ha attuato una piccola rivoluzione nel settore, ho sempre ammirato il suo modo di lavorare. Inoltre durante il primo colloquio è stato gentile e compressivo, nonostante la mia pessima prima presentazione. Dove lavoro attualmente mi trovo benissimo, ma lo studio Carati è una grande sfida, ho ancora tanto da imparare, e qui sono sicura che potrò farlo" 
Carlo la guardò con sguardo duro, si passò nervosamente una mano nei capelli " lei da quello che ho visto, ha un grande potenziale. Mio padre di solito non sbagliava mai su queste cose…ma lei è consapevole che mio padre non c'è più? Io non sono lui…qui dentro potrebbero cambiare davvero un sacco di cose…"
"oh, ma certo…io conosco alla perfezione anche tutti i suoi lavori! Certo, non è in attività da un po', ma ho solo da imparare da lei, sarei estremamente felice di lavorare fianco a fianco con lei, e con sua sorella!" 
Carlo rimase qualche minuto in silenzio, quella ragazza le piaceva, e inoltre non aveva assolutamente voglia di fare altri colloqui con altri ragazzini, così alla fine disse "Lei ha fame?" 
"come scusi?" rispose Cristina non aspettandosi una domanda del genere. 
"lei ha fame?" ripetè Carlo alzandosi dalla sedia e avvicinandosi a lei " perché io sto letteralmente morendo di fame…e ho voglia di una bistecca, e lei pranzerà con me…"
"la ringrazio, ma io…" Cristina non poté finire la frase, che Carlo la interruppe "le offro 15 giorni di prova, se accetta inizia ora, e come mia stagista, pranza con me…accetta?" le chiese fissandola negli occhi, mentre si infilava la giacca del vestito.
La ragazza non proferì parola, si sentiva le gambe tremare, completamente rapita da quei magneti occhi verdi e dal sorriso innocente ma allo stesso tempo furbetto. Si limitò ad annuire in silenzio. "ottimo faremo presto, abbiamo un sacco di lavoro da fare!" disse Carlo cedendole il passo e chiudendo poi la porta dell'ufficio alle loro spalle 





Nessun commento:

Posta un commento