martedì 14 aprile 2015

Episodio XXVIII "Le fleur du mal"


Kira e Vera uscirono finalmente dalla Metro super affollata, camminavano a passo svelto nonostante fossero stremate dopo una giornata estremamente faticosa. Per quel giovedi sera si erano già accordate dal giorno precedente, Vera avrebbe cenato e dormito a casa di Kira e la mattina dopo si sarebbero recate insime in ospedale per ricominciare. Tra chiacchiere e risate finalmente giunsero a casa, Kira si fermò davanti al portone del palazzo e rovistò frettolosamente nella grande borsa per cercare le chiavi, come al solito le servirono molti tentativi prima di riuscire a beccarle tra tutte le sue cianfrusaglie, “ah finalmente vi ho trovate, maledette chiavi” esclamò soddisfatta “ho una fame da lupi! Frida si sarà data certamente da fare stasera per preparare la cena, sai il giovedi lavora solo di mattina, spero solo che non si presenti con le solite omlette, le adora veramente..” e ridacchiò ansiosa di rientrare, erano già le nove. “Vera, ovviamente fai come se fossi a casa tua, come al solito, scusa il disordine, ma sai in periodo di esami in questo buco di casa non si capisce niente!” Vera sorrise, comprendeva benissimo il livello di stress pre esami, si guardò intorno ed effettivamente notò un certo caos che in casa loro non aveva mai visto prima; sul piccolo tavolo c’erano libri aperti, penne, matite e tazzine sporche, sul divanetto erano adagiati vestiti un po’ alla rinfusa e poco più avanti, a terra, due paia di scarpe, “effettivamente sembra sia appena passato un tornado, Kira!” Ridacchiò e cominciò a rimettere un po’ in ordine, era una ragazza molto precisa e appena poteva era sempre pronta a dare un aiuto. Kira sospirò allargando le braccia, si guardò anche lei intorno e le sembrò strano che Frida non le fosse corsa incontro con qualche stupidata pronta da dire, così la chiamò a gran voce, ma non ottenne risposta, pensò che forse aveva avuto un impegno con Daniel all’ultimo minuto dimenticando di avvisarla, inoltre non vide alcuna pentola, controllò nel microonde e non c’era nulla a cuocere. Vera ripose le sue cose nella stanza di Kira e poi si accomodò sul divano, alzò lo sguardo verso Kira che rovistava in cucina “sarà uscita, non preoccuparti per la cena, lo sai che per me una delle tue gustosissime insalate andrà benissimo!” Kira rise, Vera aveva assaggiato più di una volta alcune delle sue migliori insalatone “fantasia”, come amava definirle. Appurato che in cucina non c’era nulla di pronto da mangiare, si recò verso la stanza di Frida ed aprì la porta. La vide lì, stesa sul letto, sembrava dormisse ma a prima vista le parve strano trovarla con al piede le ballerine e con indosso la camicia, solitamente non sonnecchiava mai vestita di tutto punto, preferiva sempre mettersi qualcosa di comodo per non sgualcire i vestiti, così le si avvicinò “Fri, tutto bene?” L’amica aprì subito gli occhi e le rispose nervosamente che aveva sonno e voleva essere lasciata in pace. Kira rimase spiazzata, non le aveva mai risposto così male, tranne durante qualche litigio, ma forse era davvero stanca come diceva. Comunque per essere sicura le chiese se si sentisse bene, magari le avrebbe dato una controllata, “non ho bisogno di un medico” rispose Frida stizzita “anzi, in questo momento è proprio l’ultima cosa di cui ho bisogno. Comunque mangiate pure senza di me, non ho molta fame…ah….non ho fatto la spesa. Lo so che oggi toccava a me, mi dispiace, non farmi la predica. Ora dormo!” Kira rimase basita, ultimamente Frida aveva dei comportamenti strani, sembrava avere qualche malessere, ma era evidente che non aveva voglia di parlarne, così preferì lasciar stare, forse era solo stressata per gli esami, così tornò in cucina da Vera “meglio ordinare una pizza” esordì “e anche qualche bibita, in pratica ho il frigo vuoto!” Passarono una bella serata davanti a qualche puntata di Grey’s Anatomy, per tutta la sera Frida non uscì dalla stanza. Quella notte Frida la passò quasi del tutta insonne, non faceva altro che pensare a Giulio, al fatto che cercasse in tutti i modi di evitarlo facendo finta di non vederlo quando ogni giorno passava davanti al negozio per andare a lavoro; non riusciva a spiegarsi perché un bacio insignificante e dato con così tanta arroganza, la facesse stare così male. Tutta la notte aveva pensato alle sue mani, al suo sorriso, al suo sguardo pulito e tutta la notte aveva pensato a Daniel, a quanto lo amasse, a quanto lui l’amava e si era chiesta perché aveva nella testa Giulio ventiquattr’ore al giorno, per lei non era nessuno, dopotutto era un perfetto sconosciuto. Il mattino seguente si alzò dal letto prima che suonasse la sveglia, si sentiva intorpidita e soprattutto confusa, andò a guardarsi allo specchio, era ancora tutta vestita dalla mattina precedente, gli occhi anneriti dal trucco sciolto, e sentiva lo stomaco brontolare, non ricordava l’ultima volta che aveva mangiato un pasto decente. Aprì la grande finestra accanto al letto e il suo sguardo si posò sulla piccola scrivania di legno dove da qualche giorno era rimasto aperto e abbandonato il libro di storia della filosofia; sospirò sonoramente, fu pervasa da un senso di ansia, non avrebbe stilato la sua relazione e non avrebbe sostenuto quell’esame, non ce l’aveva fatta a prepararlo, si sentiva frustrata e depressa e sperava solo che Daniel non se ne fosse accorto. Raccolse le forze, prese coraggio e decise che qualcosa doveva cambiare da quel giorno, non poteva ridursi in quello stato per una stupidata, per un bacio rubato, per qualcosa che nemmeno aveva voluto e così promise a se stessa che da quella mattina tutto sarebbe tornato come prima, lei sarebbe tornata la stessa, avrebbe smesso di pensarci e le cose si sarebbero messe a posto in un batter d’occhi, bastava volerlo. Andò in cucina, le ragazze già erano andate via, bevve una tazzona di caffelatte e trovò un post-it di Kira attaccato al frigo “ti ho perdonata per ieri, ma fai la spesa oggi e cucina qualcosa per stasera altrimenti ritiro il perdono! Poi mi dici che cazzo avevi….ciao!” Frida sorrise, ma no, non le avrebbe detto niente, cosa avrebbe dovuto dirle? Che il dottor Bassani in un impulso di follia l’aveva baciata senza nessun motivo e che lei adesso si stava comportando come una ragazzina in piena crisi adolescenziale? No, meglio tacere, si sarebbe resa ridicola. Era ancora molto presto, così si concesse un bel bagno rilassante, ma prima chiamò il bar e si fece portare due grandi cornetti al cioccolato, stava morendo di fame e li divorò golosamente. Uscì di casa un’ora e mezza più tardi, piena di energia e di voglia di fare, non si sarebbe più persa in sciocchi pensieri, avrebbe ritrovato la calma e la razionalità di sempre. Camminando verso il negozio mandò un sms a Daniel per augurargli una buona giornata, si sarebbero poi sentiti. Arrivò in negozio e trovò Milly che aveva appena aperto, l’accolse con il solito sorriso sbarazzino, era molto sorpresa, di solito Frida non arrivava mai così in anticipo; come sempre la squadrò da capo a piedi e le fece i complimenti per l’abbigliamento, in effetti lei usava vestirsi a seconda del suo umore e quel giorno si sentiva ottimista, aveva l’ottimismo tipico di chi vuole dare una svolta ad una situazione, e così optò per una camicetta a fiorellini bianca e lilla, un paio di jeans chiari e ballerine multicolor. Fin da subito fu operativa, aiutò Milly a riordinare le vetrine e a sistemare tantissimi nuovi arrivi, di lì a poco lei sarebbe andata via per poi tornare per il turno pomeridiano, così Frida avrebbe avuto il negozio tutto per lei. Dunque la mattinata trascorse così, con la voglia di ricominciare e di non pensare più a quel bacio, ma solo alla vita magnifica che aveva e che non poteva essere turbata da un episodio di così poco conto.  E se lo avesse rivisto? Si chiese...cosa avrebbe fatto? Beh, doveva essere forte e decisa e mostrargli a testa alta che con lui non aveva nulla da condividere, doveva farglielo capire senza abbassare lo sguardo, doveva smetterla di far finta di non vederlo e di non salutarlo, mai più doveva mostrarsi fragile ed intimidita, per lei il dottor Bassani non era nessuno e non significava niente, punto. Al tempo stesso voleva mostrare a Daniel che era tornata la stessa di sempre, ultimamente forse l’aveva trascurato, era stata sfuggente per i troppi pensieri, così cominciò a messaggiare con lui e gli diede appuntamento per il pomeriggio. A ora di pranzo chiamò il il miglior ristorante giapponese di Napoli ed ordinò del sushi e del riso al curry, che le arrivarono in meno di mezz’ora…adorava la cucina giapponese, gustosa e non troppo calorica, così scartò velocemente il suo pacchetto e lo gustò lentamente, appoggiata alla vetrina interna, mentre guardava fuori osservando la gente e il traffico dell’ora di punta. E fu in quel momento che tutte le certezze che si era costruita quella mattina crollarono come un castello di sabbia sotto un’onda… Giulio stava uscendo dal portoncino del palazzo di fronte, istintivamente Frida si spostò un pochino, sperando che non la vedesse, ma la voglia di sbirciare le sembrò irrefrenabile, così sporse un po’ la testa per guardare dal vetro. Lui stava guardando proprio verso il negozio e le sorrise, scuotendo leggermente la testa, ma non la salutò con un cenno della mano come aveva fatto tutte le altre volte, perché sapeva che lei non avrebbe ricambiato il saluto. Così, dopo averla freddata con il suo sorriso ironico e perfetto, distolse lo sguardo da lei e, voltandole le spalle,  si avviò lungo il marciapiede. Frida sentì il cuore fermarsi all’altezza della gola, continuò a guardarlo e lui si fermò, come se si sentisse osservato e si voltò di nuovo verso il negozio. A quel punto Frida si girò di spalle con un balzo che le fece rovesciare tutto il sushi sul pavimento “ma porca troia!” esclamò, “sono un’idiota, una povera stupida!” Cercò di ripulire nel miglior modo possibile continuando a sbuffare ad intervalli di tempo regolari e sentì di nuovo il senso di disagio e di malessere che aveva provato fino alla sera prima, si sentiva ancora confusa, non capiva più niente e non sapeva come far passare quella sensazione. Milly ritornò prima del solito, entrò in negozio tutta pimpante, felice di mostrare al mondo il suo nuovo taglio di capelli. Era stata dal parrucchiere quella mattina, le aveva cotonato i ricci a tal punto da farla sembrare un fungo, ma Frida non disse nulla, d’altronde mostrava la sua acconciatura con aria così soddisfatta che decise di non smorzare il suo entusiasmo e la sua felicità. “Sono proprio un bijoux” le disse, poi le sfiorò le pute dei capelli “anche tu dovresti dare un po’ di volume a questa chioma, è troppo spenta, piatta, passa da Franco,  saprà lui come farli tornare a brillare!” Frida la guardò con aria sconsolata, aveva sempre qualcosa da ridire,  poi le dava fastidio che qualcuno le toccasse i capelli e in quel momento si sentiva così nervosa che avrebbe avuto voglia di schiaffeggiarla per toglierle dalla faccia quell’aria da baldracca. Prima che le dicesse qualcosa varcò la porta un uomo di cui non si vedeva il viso, perché era coperto da un mazzo di fiori enorme…erano una decina di rose rosse, forse qualcosa in più; Milly si precipitò ad aiutare il povero ragazzo e pose i fiori sul bancone, il viso le si illuminò “oh mio dio….sono magnificiiiii…chi me li avrà mandati? Guarda, c’è un biglietto….” Frida non poteva credere ai suoi occhi, sul biglietto c’era il suo nome, erano per lei. Non aveva mai ricevuto un dono del genere, si sentì lusingata per un attimo. Strappò con foga il biglietto dalle mani di Milly e lo aprì velocemente mentre l’amica la guardava con occhi curiosi. La calligrafia era elegante, lineare, ordinata “Se non sono più nemmeno degno di un tuo saluto, allora forse ti devo delle scuse e questo mi sembra l’unico modo carino per fartele. Mi dispiace, ho avuto un comportamento inopportuno. Puoi riuscire ancora ad essermi amica? Giulio.” Frida rimase imbambolata per qualche secondo e Milly partì subito all’attacco “ma chi è? Un ammiratore??” Frida alzò gli occhi, il suo sguardo divenne improvvisamente impassibile e impetuosamente strappò il biglietto in due e lo gettò nel cestino dietro il bancone “non è nemmeno firmato, non so di chi sia…puoi prenderli tu se vuoi, a casa mia non ci entrerebbero nemmeno!” Davanti allo stupore di Milly, Frida sperò di essere riuscita a mostrarsi disinteressata, mentre invece il cuore le batteva a mille…fu felice di quel regalo, pensò che avrebbe voluto ringraziarlo e che forse aveva sbagliato a far finta di niente con lui, dovevano chiarirsi. Sì, pensò, avrebbe parlato con lui; intanto le rose le lasciò a Milly che provvide a sistemarle nel retro e, approfittando della sua assenza momentanea, recuperò il biglietto strappato e lo mise in borsa,  veloce come un bambino che ruba la marmellata dalla credenza.

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