venerdì 8 maggio 2015

Episodio XXXIII "I maschi innamorati"


Giulio aveva prenotato un tavolo a “Il Navigante”, un ristorantino situato sulla parte alta di Napoli, Posillipo, dalla cui terrazza si poteva ammirare la bellezza dell’intero Golfo; Giulio l’aveva sempre considerato un luogo favoloso, l’ambiente era fresco ed accogliente, il cibo era ottimo e i profumi che si sentivano riecheggiavano l’odore degli scogli e del mare che lui amava particolarmente. Arrivato un po' in anticipo, si accomodò da solo e cominciò ad ammirare il panorama; quella sera la luna era ben visibile e rifletteva imponente sul mare nero, insieme a tutte le luci della città, creando un quadro armonioso, gli sembrò davvero di trovarsi davanti ad una tela, sentiva la brezza marina nel venticello accarezzargli i riccioli e sorrideva soddisfatto e fiero, come usava fare di solito. Improvvisamente si sentì chiamare e voltandosi vide che era arrivato finalmente Alessandro, che gli si avvicinò col suo fare cordiale ed allegro. Non lo vedeva da un paio di mesi, lo trovava alquanto dimagrito, ma in gran forma, evidentemente il viaggio di lavoro a Boston gli aveva fatto bene e glielo fece notare, mentre si abbracciarono amichevolmente. Si conoscevano dai tempi dell’Università, si erano laureati quasi insieme ed andavano molto d’accordo sia a livello professionale che personale; oltre al lavoro, su cui si scambiavano consigli ed idee, condividevano molte passioni, soprattutto la vela e le immersioni ed infatti spesso viaggiavano insieme: avevano esplorato i fondali del Mar Rosso e della barriera corallina, trascorso ore ed ore in barca a vela in Perù, alle Galapagos, in Croazia, in Nuova Zelanda, si erano sempre divertiti molto, avevano la stessa visione della vita, insomma. Alessandro, a differenza di Giulio, dimostrava pienamente i suoi 42 anni, aveva i capelli brizzolati e un po’ di pancetta, ma comunque manteneva uno stile giovanile e dinamico ed anche quella sera non rinunciò ad una camicia lilla e scarpe da tennis sotto il pantalone a sigaretta. “Ale allora che mi dici di Boston?” Gli chiese Giulio con occhi curiosi e attenti; “ma guarda, ti dirò, i congressi sono stati interessanti, ho conosciuto davvero dei professionisti di spessore, accademici, ricercatori…forse adesso ne so qualcosa più di te, posso dire!” Giulio rise alle parole dell’amico e gli diede una pacca sulla spalla “sì, certo, ne devi fare di strada! Io non ho bisogno di un paio di congressi…ma poi, parlami di cose serie, ti sei divertito o vuoi farmi credere di aver lavorato per due mesi, H24?” Alessandro dopo aver assaggiato una gustosa tortina al salmone, rispose sorridendo maliziosamente “siamo alle solite, dovevo aspettarmelo! Comunque ho conosciuto un paio di donne”   “ah-ah!” esclamò prontamente Giulio, soddisfatto “vecchio marpione!”  “Ma niente di serio, due belle ragazze di Boston, un’hostess che era presente a tutti i congressi e una segretaria di non so chi. Tirando le somme, posso dire che le americane non sono come le ragazze di qua. Si aspettano troppo dagli italiani, loro ci vedono galanti, pizza e mandolino, romanticismo, poesia e tutte quelle cose lì. Ci sopravvalutano. E poi non sono delle grandi amatrici, bocciate per me!!” sentenziò Alessandro con aria severa. Giulio non era sorpreso da quelle parole, sapeva che a lui non ne andava mai bene una, ma mai che ne avesse rifiutata qualcuna! Comunque sulle americane non poteva dargli torto, all’università anche lui ebbe una infelice esperienza con una gatta morta newyorkese, “vabbè, hai sempre preferito il sangue latino tu”, gli disse allora per poi scoppiare a ridere. “A proposito” riprese Alessandro indicando con lo sguardo una cameriera due tavoli più avanti alla loro destra “guarda che donna….alta, mora, formosa, e poi, vedi, ha la mediterraneità negli occhi.” Giulio la osservò mentre ascoltava l’amico “si, può andare, non è male”, disse con tono piuttosto vago e a queste parole Alessandro spostò bruscamente lo sguardo dalla cameriera all’amico “e questo è tutto? Mi deludi…mi aspettavo un commento più elaborato, un brandello di opinione, che c’è? Sei stressato?” Giulio accennò ad un sorriso stralunato, e Alessandro capì subito che stava tramando qualcosa, non gliela contava giusta per niente, quindi incalzò “Non me la conti giusta, che stai combinando sta volta? Chi è? Ancora quella Maria, la stangona segretaria dell’Avvocato del diavolo? Ma che ti farà mai?!” Giulio continuò a sorridere, non poteva nascondergli niente, ma stavolta non ci aveva azzeccato fino in fondo, con Maria, la segretaria del suo amico vicino di casa, era stata la storia di un paio di notti “no, ma quella è stata una parentesi infelice, un delirio di onnipotenza. Quella donna non vale niente, non ha un briciolo di cervello, solo un bel paio di gambe”   “quindi, già sei passato ad altro? Sei sempre il solito, quando la smetterai di correre dietro ogni gonnellina,, di scocciarti di una e passare ad un’altra? Ti stanchi troppo facilmente, sempre in cerca di cose nuove tu eh?” Giulio continuò a mangiare la sua insalata di mare sorridendo, fece qualche boccone e poi rispose “non sono passato a nessuna. Ho solo conosciuto una ragazza, molto carina, ma con lei è diverso…” Alessandro raddrizzò la schiena, voleva saperne di più  “in che senso diverso? Te la vuoi sposare, forse? Fidati di me che ho già subìto il trauma del matrimonio, non farlo! Ahahhaha!”   Giulio allargò le braccia in segno di sconcerto “ma dai, sono serio! Ma che sposare! E’ diverso perché stiamo solo uscendo, siamo amici, non abbiamo fatto niente”  Alessandro sobbalzò e  il sorso di vino gli andò quasi di traverso, provocandogli una tosse isterica “Oddio, una verginella! Ti prego, dimmi almeno che è maggiorenne…che stai combinando?” Giulio a questo punto scosse la testa, Alessandro era incorreggibile “Ma piantala Ale! E’ più che maggiorenne, solo che devo andare cauto con lei, perché non si è buttata tra le mie braccia al primo colpo, è già impegnata…quindi me la sto lavorando, sto facendo l’amico, e prima o poi sarà mia, ovviamente, devo solo aspettare il momento giusto.” Nel suo sorriso sicuro Alessandro rivide il Giulio di sempre, da quando l’aveva conosciuto, vent’anni prima, non era mai cambiato di una virgola: sicuro di sé, pieno di idee, di carisma, sembrava invincibile. All’università era uno studente modello, non mostrava mai stress o ansia per lo studio, faceva esami come fossero passeggiate, senza rinunciare alla vita mondana. Era sempre stato il più bravo, il più brillante e sicuramente il più egocentrico, ma nonostante ciò era un buon amico, gli era sempre piaciuto divertirsi ed era sempre stato disponibile e pronto ad aiutare. Alessandro lo aveva sempre ammirato, e sul fronte delle donne lo aveva sempre invidiato, perché nonostante Giulio non fosse una cima di bellezza, cadevano tutte ai suoi piedi inevitabilmente. Lui si sentiva oggettivamente molto più attraente, era dieci centimetri più alto, un corpo scolpito dall’attività fisica, spalle larghe, mentre Giulio era bassino, era sempre stato esile, insomma, non era mai stato una gran presenza, ma riusciva ad attirare a sé qualsiasi cosa volesse, aveva il carattere giusto, semplicemente, per ottenere tutto quello che voleva. Comunque, fu preso dalla voglia di continuare ad indagare “e sentiamo, chi è questa fortunata, o sfortunata, a seconda dei punti di vista?” Giulio sorrise sorseggiando la sua acqua minerale “E’ una studentessa, lavora in un negozio vicino il mio studio ed è una mia paziente…e niente ci siamo conosciuti e ora stiamo uscendo, ci vediamo, chiacchieriamo; è molto carina, mi sta ad ascoltare, sembra che sia interessata, scherziamo molto, ridiamo… e cose così.”   “Fammi capire”  continuò Alessandro  “uscite e chiacchierate? E lei ti ascolta? Cioè, aspetta… aspetta…mi stai dicendo che uscite e che lei ti sta ad ascoltare mentre straparli e dai sfogo alla tua logorroicità e alle tue manìe di protagonismo??  Se non è ancora scappata, allora è già cotta!” Giulio non rispose, stava gustando i suoi gamberi, e preferì aspettare che l’amico continuasse senza pietà, come infatti fece  “cioè, venire a letto con te forse può far piacere a qualche donna impazzita, anche perché immagino che almeno mentre fai certe cose riesci a startene un po' zitto… ma non posso credere che lei ti sopporti e che continui a vederti. Secondo me ce l’hai in pugno.”    “Ma dai”, rispose Giulio mentre ripiegava metodicamente il fazzoletto di cotone che aveva sulle ginocchia “smettila….è evidente che mi trova interessante, non posso negarlo, glielo leggo in faccia…anche io mi troverei interessante se fossi al suo posto…ahahahah!! Comunque mi piace molto, è una ragazza intelligente, non è come le altre; non è una perfettina senza cervello, una qualunque stangona che pensa solo a farsi la piega dal parrucchiere, è molto bella,  è semplice, entusiasta, con lei si può parlare di tutto, credo di averla puntata già dalla prima volta che ha messo piede nel mio studio…voglio provarci! Eh si, comunque anche io penso che sia cotta, anzi” aggiunse con un tocco di malizia “secondo me è stracotta, rischia di bruciare come una crostata lasciata nel forno…sono irresistibile.” Risero entrambi, Giulio non si smentiva mai, si sentiva il migliore in ogni caso. Passarono una serata divertente, come al solito ricordarono i vecchi tempi, parlarono di lavoro e fecero progetti sul prossimo viaggio che avrebbero dovuto fare, forse in Australia, o magari in Messico, dovevano pensarci su.  Alessandro l’indomani sarebbe tornato al lavoro in clinica, e quindi il loro appuntamento non terminò molto tardi. Giulio rimise piede in casa poco prima di mezzanotte, anche lui avrebbe dovuto lavorare la mattina seguente. Appena entrato si accomodò sul suo grande divano , reclinando il collo sull’orlo dello schienale, prese il cellulare e fece scorrere i nomi della rubrica fino alla “F”, aveva voglia di inviare un messaggio a Frida, ma ci pensò un attimo: non doveva lasciarsi prendere dalle emozioni, sapeva che con lei non poteva sbagliare una sola mossa, era una ragazza già fidanzata e quindi confusa, doveva calcolare bene quello che faceva. Così abbandonò l’idea, decise di evitare, non voleva nemmeno starle troppo addosso. Dall’ampio salone si recò in cucina, anch’essa molto grande, moderna; controllò che nel lavello d’acciaio non ci fosse nulla di sporco perché non sopportava di lasciare cose in disordine per casa, infatti nonostante il suo appartamento fosse di circa 200 metri quadri, era lui da solo che si occupava della pulizia e dell’ordine quotidiani. Appurò che era tutto in ordine e si mise ad apparecchiare la tavola per la colazione del giorno dopo; era un rito che ripeteva ogni sera, così la mattina non si sarebbe dovuto sbrigare per preparare tutto: adagiò una piccola tovaglia di cotone sul tavolo, ci mise su un’allegra tazza a forma di seno femminile, le posate, i cereali e preparò le cialde per preparare il caffè. Fece tutto molto velocemente e poi si fermò a guardare con le mani sui fianchi: ogni cosa era al proprio posto, non restava che mettersi a letto, ma non prima di aver diviso la biancheria per colori, anche la lavatrice doveva essere pronta per quando sarebbe tornato dal lavoro; anche questa fu un’operazione che terminò in pochissimi minuti, nervosamente mise ogni cosa al suo posto e fu pronto per il rito che amava di più prima di dormire: la pulizia orale. Accese la radiolina che era nel bagno e cominciò, muovendosi a ritmo di musica, a passarsi il filo interdentale e lo scovolino, si spazzolò per bene i denti per tre minuti e sciacquò il tutto con un collutorio rigorosamente alcool free. Ripulì per bene il lavandino con una spugnetta e si recò nella grande stanza comunicante. Adorava la sua camera da letto, aveva sempre pensato che l’ambiente in cui si vive dovesse rispecchiare al massimo la propria personalità, così aveva arredato la sua stanza “a sua immagine e somiglianza”, come usava dire. Un grande letto matrimoniale rotondo con copriletto rosso, messo accanto ad una vetrata che dava su una veranda mozzafiato, dove adorava uscire per leggere o  studiare; di fronte al letto uno specchio enorme, a terra un tappeto di pelo bianco e sul soffitto una sfilza di faretti bianchi. Sul muro adiacente al letto spiccava un enorme poster che lo ritraeva sulla prua di una barca a vela, mentre guarda l’orizzonte sotto il sole. Non aveva voluto altri mobili, oltre il letto e la poltrona, aveva preferito una stanzetta-armadio dove tenere le sue cose, le cassettiere e gli armadi gli erano sempre sembrati troppo disordinati, era più semplice per lui tenere i vestiti e le scarpe ben ordinati in un ambiente un po’ più grande. Si spogliò, ripiegò i jeans e la camicia metodicamente e preparò sulla grande poltrona vintage i vestiti che avrebbe dovuto indossare l’indomani. Si mise a letto, finalmente, e riprese il suo smartphone. Dopo averci tanto pensato, decise di scrivere un messaggio a Frida “stasera ti ho pensata. Buonanotte!”. Frida doveva assolutamente essere sua, c’era qualcosa in lei che gli piaceva, ma non sapeva precisamente cosa. Si chiese se era, come sempre, anche quella volta, solo smania di vincere: no.  Forse Frida poteva essere davvero adatta a lui, forse era la persona giusta per fargli rimettere la testa a posto dopo tanti anni alla deriva nei quali aveva rischiato troppe volte di toccare il fondo, lei aveva il carattere giusto, la spigliatezza e la passionalità giuste, non era solo una bella bambolina. Forse faceva per lui, chissà. Si addormentò pensando a lei, aspettando una risposta al messaggio, che però non arrivò. Voleva rivederla al più presto, assolutamente.

1 commento:

  1. Non mi aspettavo assolutamente questo lato del carattere di Giulio!! Però non c e che dire: Frida é innamoratissima!!

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