sabato 21 novembre 2015

Episodio LXXVIII "BOOM!"


Frida era sveglia già da dieci minuti, ma non si stiracchiò per bene, come amava fare di solito, perché non aveva intenzione di svegliare Giulio, che dormiva beatamente col viso sul suo collo, e questo era davvero un evento. Frida era molto stupita, non era da lui dormire ancora alle otto del mattino, anche di domenica alle sette in punto di solito era già operativo e lei non aveva quasi mai potuto godere dei primi raggi del sole accanto a lui sotto le lenzuola, tranne quando erano stati in vacanza in barca. Accarezzandogli pian piano i morbidi ricci con le dita, per poi sfiorargli il nasino sottile e le labbra perfette, lo trovava bellissimo, non aveva niente di speciale, ma ogni suo dettaglio le sembrava particolarmente unico. D’un colpo Giulio aprì i suoi occhi verdoni che, illuminati dal sole che oltrepassava il vetro della veranda, sembravano chiarissimi “che buon profumo che hai” furono le prime parole che le disse, e Frida non potè fare a meno di pensare che lui riusciva sempre a stupirla con la sua dolcezza e con i suoi modi. Dopo averle concesso qualche tenerezza, Giulio saltò giù dal letto come un grillo e dopo essersi fatto la doccia mattutina, con sua grande sorpresa, le portò la colazione in camera e per la prima volta da quando stavano insieme le permise di mangiare a letto. Sfogliatine alla marmellata, caffelatte, l’immancabile yogurt magro col muesli, succo d’arancia e qualche biscotto integrale, fu questa  la  ricca colazione che gustarono insieme, l’uno accanto all’altro. “Devi avere qualche rotella fuori posto stamattina” gli disse Frida sgranocchiando un biscotto; Giulio non sapeva di cosa stesse parlando, così lei cercò di spiegarsi meglio “per prima cosa ti sei alzato alle otto passate, poi mi fai fare colazione a letto…sei proprio tu?” Giulio rise, le mise apposto le ciocche di capelli arruffati e dopo averle baciata teneramente balzò di nuovo in piedi “ti va di andare in barca a Capri?” Frida sgranò gli occhi “In barca alla fine di novembre?” gli chiese. Giulio cominciò a prepararsi di fretta “è una giornata bellissima, il cielo è limpido e considerando il vento, credo che il mare sia leggermente mosso, quindi praticabilissimo…e poi, il mare d’inverno, vuoi mettere? Se fai la brava facciamo anche un piccola immersione…dai, tirati su!” Le disse tutte queste cose come un fiume in piena, eccitato come un bambino prima di una gita scolastica, lasciando Frida senza parole. Giulio la sorprendeva sempre con la sua voglia di vivere e di esplorare, con la sua iperattività, non si fermava un attimo e, come al solito, fu costretta ad accettare il suo invito, quando lui si metteva in testa un’idea non c’era verso di domarlo.
Trascorsero una giornata magnifica, Frida provò l’ebbrezza della sua prima immersione sotto la guida e la protezione di Giulio, che era un vero esperto.  Si sentiva talmente felice che appena tornata a casa di lui poco prima del tramonto, telefonò immediatamente a Kira per raccontarle la sua incredibile esperienza, anche se l’amica, dall’altro capo del telefono, non le sembrò particolarmente contenta, anzi, la sgridò severamente considerando poco opportuno immergersi per la prima volta senza un professionista e soprattutto senza alcuna misura di sicurezza, ma si disse poco sorpresa dall’immaturità di Giulio, era un vero irresponsabile, ormai era risaputo. “La solita maestrina borbottona!” fu il commento di Giulio, ma Frida sapeva che Kira si preoccupava semplicemente per lei, era sempre stata una ragazza con la testa sulle spalle e forse un po’ di ragione ce l’aveva, doveva ammetterlo. Anche quella notte Frida non ritornò a casa, lei e Giulio fecero una cena veloce a base di gamberi e frutti di mare, poi si immersero sotto le coperte sul divano, nel tepore del camino, sorseggiando dello champagne che Giulio aveva appositamente preso dalla sua riserva personale. Tra loro ci furono poche parole, Frida era al settimo cielo tra le sue braccia, lui la faceva sentire protetta ed amata, la faceva sentire come l’unica donna e quelle mura, in quegl’istanti, le sembravano i confini del loro mondo. “Vorrei poter fermare il tempo, proprio adesso” gli disse in tono malinconico, con gli occhi lucidi e le gote arrossate, lui le sorrise e le sfiorò la punta del naso “beh, un modo ci sarebbe per fermarlo…perché non resti qui, con me, per sempre?” Frida gli sorrise e sospirò “ne abbiamo già parlato amore…adesso ho tante cose per la testa, la tesi del dottorato, le spese da pagare, e poi condivido tutto con Kira, finchè non ci sistemeremo entrambe non mi va di lasciarla sola e costringerla magari a trovare un’altra coinquilina…”, Giulio sbuffò e la strinse ancora più forte tra le sue braccia “vabbè io ci ho provato…è che ho capito che tu sei la donna della mia vita e voglio vivere con te ogni istante possibile…vorrà dire che saprò aspettare buono buono, in un cantuccio, il mio turno per averti tutta solo per me…la prossima estate ci sposeremo e quindi, non avrai più scuse, non pensare di sfuggirmi…tu sei mia Frida e io ti amo da morire, sei stata l’unica in tutta la mia vita a farmi questo effetto...non ho mai desiderato così tanto di stare con una persona, per te farò di tutto, sarà l’uomo perfetto...”. Frida gli sorrise dolcemente e poi si abbandonò ai suoi baci, la stringeva così forte che quasi non riusciva a respirare, poi le prese il viso tra le mani e glielo disse di nuovo “tu sei mia”. Sì, lei si sentiva totalmente sua e le piaceva, aveva davvero trovato l’uomo della sua vita, non aveva alcun dubbio.

Fuori dalla finestra della sua stanza Frida guardava fissa le auto nel traffico e la gente passeggiare infreddolita sui marciapiedi, ad ogni tiro di sigaretta sentiva i polmoni contrarsi e riaprirsi ritmicamente, e il cuore pulsare fortissimo. Era una serata particolarmente fredda e umida, tirava un venticello gelido, e pur essendo la fine di novembre, a Napoli era insolito un clima così rigido, ma ogni tanto poteva capitare.Frida spense nervosamente il mozzicone nella fioriera sul davanzale e si scaraventò sul letto avvolta nella sua felpona di pail, si rannicchiò in posizione fetale e continuò a pensare in cosa stesse sbagliando, si colpevolizzava ma non sapeva neppure per che cosa, e si sentiva frustrata, tremendamente depressa, fino al giorno prima la sua vita le sembrava perfetta e in ventiquattr’ore tutto era crollato, come sempre. I suoi pensieri furono interrotti dal rumore della porta di casa, Kira era rientrata e, avendo notato le luci accese, la chiamò a gran voce per poi raggiungerla nella stanza “e che ci fai ancora qui in queste condizioni? Non devi andare a cena dai tuoi? E’quasi un’ora di macchina, farete tardissimo…”  “non c’è nessuna cena” rispose Frida freddamente senza nemmeno alzare la testa dal cuscino. Kira rimase ad impalata davanti a lei ancora col la borsa sulla spalla e il giubbino addosso, e senza dire una parola la guardò con aria interrogativa aspettando una spiegazione “non c’è bisogno che ti spieghi nulla…la storia già la conosci, maledettissimo Giulio” disse Frida quasi piangendo. Kira sospirò sonoramente e pose le mani sui fianchi indispettita “Fri, ti ho promesso tempo fa che su questa situazione non avrei messo più bocca, e non lo farò nemmeno adesso, ma lasciati dire una cosa, te la cerchi tu ogni santa volta questa situazione! Guardati! Da quando stai con lui ogni due settimane sei punto e a capo, lui sparisce indisturbato e tu cosa fai? Te ne stai depressa e disperata sul tuo letto ad aspettarlo, pronta a berti ogni cavolata che ti viene a raccontare, scusa ma la colpa è tua!”  Frida si mise seduta con la testa tra le mani “cosa devo fare? Cosa???”  “ma non vedi come ti tratta? apri gli occhi e prendi in mano la situazione!!”  Frida sospirò ancora “tu non capisci…lui è perfetto…mi tratta come la luce dei suoi occhi, fino a ieri mi ha detto che sono la donna della sua vita, che vuole sposarmi, che vuole stare con me,…e poi il giorno dopo, puff! Sparisce tutto e sembra dimenticarsi della mia esistenza…che cosa devo fare, scusa?” Kira a quel punto assunse un’aria severa, non poteva credere che Frida davvero stesse piagnucolando indifesa, dov’era finita la sua amica battagliera e sempre pronta a prendersi l’ultima parola? Le sembrava un vegetale, così decise che per l’ultima volta le avrebbe dato un consiglio in merito, ma stavolta doveva ascoltarla, non aveva scuse “allora” le disse prendendola per un braccio “prendi la fottuta macchina che ti ha regalato, e vallo a cercare! Che è ciò che avresti dovuto fare già la prima volta! Invece di startene nascosta come un coniglio impaurito, fai la donna e cerca di chiarire una santissima volta questa situazione! E’ evidente che ha qualcosa da nascondere, secondo me, e se te ne stai ferma qui non potrai mai scoprirlo! Alzati!” Frida si alzò lentamente, Kira aveva ragione, dov’era finita la sua verve? “Ok allora vado…dovrei andare a casa sua?” Le chiese con tono insicuro “eh si, che ne so, comincia a provare a chiedere al portiere che è sempre lì, magari lui potrebbe averlo visto uscire o rientrare…telefona Alessandro per sapere se lo ha sentito” “già l’ho chiamato, non sa niente…e Ilaria ha detto che oggi non aveva appuntamenti in studio e non lo ha visto…ok, allora andrò a casa sua...vieni con me, dai” Kira si accigliò “ma tu sei impazzita! Non vengo neanche per sogno, è una questione che devi risolvere tu, non hai bisogno dell’accompagnatrice…datti una mossa, devi indagare! Prima ti muovi e prima potrai cominciare a capirci qualcosa, finalmente!” In pochi minuti Frida si infilò dei jeans e un maglione blu capitatole tra le mani rovistando nel cassetto, si mise gli stivali di pelle, il cappotto nero e la sciarpona di lana e corse a prendere l’auto, dieci minuti era già sotto casa di Giulio, fece un respiro profondo e si avviò nel palazzo. 


 Il portiere, il signor Eugenio ad un suo cenno le aprì il grande portone accogliendola con un sorriso gentile, come faceva sempre; “signorina, le posso essere utile?” “sì, per favore” gli rispose Frida sfregandosi le mani e visibilmente ansiosa “per caso sa quando il dottor Bassani è uscito?”  “guardi, non vorrei sbagliarmi, ma sono stato tutto il giorno al mio posto e non l’ho visto uscire da stamattina! Credo sia in casa…” Frida cercò di pensare, era chiaro che si stesse sbagliando, gli disse, Giulio non le rispondeva al telefono fisso da tutto il giorno “beh” le disse il signor Eugenio allargando le braccia cercando di mostrarsi utile “provi a bussare al campanello oppure, le dirò di più, provi a bussare al dirimpettaio, l’Avvocato Sansone, spesso passa molto tempo da lui, magari tra una chiacchiera e l’altra, si sarà trattenuto…vorrei poterla aiutare di più” L’avvocato Sansone? Pensò Frida, che rimase imbambolata… Giulio le aveva sempre detto che lo conosceva appena e che a stento si salutavano…possibile che il portiere si stesse sbagliando? “Signorina, tutto bene?” le disse l’uomo percependo la tensione della ragazza, mettendole una mano sulla spalla, ma Frida non rispose, salì impetuosamente le scale incurante del portiere che le chiedeva se ci fosse qualcosa che non andava. Col fiatone arrivò davanti alla porta di Giulio e bussò più e più volte senza risultati, così si girò verso la porta di fronte “Avvocato Giuseppe Sansone”, recitava la targhetta in stile barocco, era sicurissima che Giulio le avesse sempre detto di non conoscerlo, così esitò a bussare, ma alla fine premette il pulsante due volte e ad aprirla fu un uomo alto e corpulento, poteva avere quarantacinque o forse cinquant’anni e appena la vide le sorrise calorosamente “salve!” le disse, mentre lei cercava di scrutare dietro le sue spalle larghe per scorgere qualche traccia di Giulio, ma l’unica cosa che riusciva a percepire era un gran frastuono, un forte chiasso, era evidente che dentro ci fossero molte persone “e lei chi è?” le disse l’avvocato, che tanto avvocato non le sembrava, considerato che era in canottiera bianca e jeans, a piedi scalzi “mi scusi il disturbo, forse sta dando una festa, io vorrei chiederle se per caso ha visto il dottor Bassani…sa, abita qui di fronte e…”. L’uomo non la fece neanche finire di parlare che la invitò ad entrare dentro entusiasta “ma certo! E’ qui, è qui, ma si unisca a noi, la prego!” e detto questo la lasciò indietro, lei quasi non riusciva a seguirlo mentre lui,  camminando svelto per il lungo corridoio, chiamava Giulio a gran voce “Giulio!! C’è una bella pollastrella per te qua…cerca proprio te, stasera sei proprio un uomo fortunato mi sa!” Frida non riusciva a capire di cosa stesse parlando, non riusciva a capire soprattutto come mai Giulio non le avesse parlato dell’enorme confidenza che aveva con questo vicino, ma continuò a seguirlo scettica… il corridoio le sembrava infinito, più andava avanti, più sentiva crescere il chiasso e la confusione, finchè, arrivati davanti a due enormi porte di legno scorrevoli, l’avvocato Sansone non le aprì di botto, svelandole un enorme salone pieno zeppo di persone, di cui cercò di individuare i volti uno ad uno, passandoli in rassegna con lo sguardo. Il cuore le si gelò di colpo quando riuscì a scorgere Giulio seduto su uno dei grandi divani di pelle, a torso nudo, con i capelli arruffati, addosso a cavalcioni su di lui una donna con solo un perizoma, quasi completamente nuda, che lo toccava e gli si strusciava addosso come un serpente, mentre lui rideva di gusto, senza accorgersi di lei, che in mezzo a quell’accozzaglia di donne e uomini seminudi, presi da una strana e sconosciuta èstasi, sembrava una piccola formica invisibile. Frida sentì il respiro bloccarsi e il suo stomaco cominciò a contorcersi dal disgusto quando capì che sui tavolini era sparsa cocaina ovunque, non riuscì a credere ai suoi occhi. “Giuliè!” urlò di nuovo l’avvocato attirando finalmente la sua attenzione “guarda che bella troietta ti ho portato, così chiudi in bellezza!” Giulio alzò lo sguardo incuriosito sorridendo gioiosamente,  ma appena la vide, impalata davanti alla porta a fissarlo, buttò giù violentemente dalle sue gambe la ragazza mezza nuda, e, incurante delle proteste di questa che era finita a terra, la scavalcò chiudendosi frettolosamente la cintura dei pantaloni e spostò aggressivamente l’avvocato “sei un fottuto idiota!” gli sussurrò visibilmente alterato. Prima che potesse avvicinarsi a lei, Frida si voltò e si avviò veloce verso la porta d’ingresso,  Giulio le corse dietro, e richiudendosi con un tonfo la porta alle spalle, la bloccò prendendola per i polsi prima che potesse scendere le scale. “Lasciami, schifoso!” Le urlò lei in preda a una crisi isterica, ancora incredula per ciò che i suoi occhi avevano visto pochi istanti prima “Frida, stai ferma, fammi spiegare!” Le urlò cercando di tenerla ferma al muro. Lei si agitava sotto la sua presa, “che cosa mi vuoi spiegare, eh? Cosaaaaaaaaa???!!! Non voglio spiegazioni, mi fai solo schifo”. Urlò più forte che poteva, incurante del fatto che tutti gli inquilini del palazzo avrebbero sentito, cercò di divincolarsi dalla sua presa e dopo una lunga colluttazione, lui ebbe di nuovo la meglio, riuscendola a bloccare tra lui e il muro, avvicinò il viso al suo e Frida istintivamente girò la testa per allontanarsi, in quel momento riusciva a vedere solo un mostro davanti a lei. “Entriamo in casa, voglio parlarti” le disse. La ragazza cominciò a sentire dolore ai polsi, così fece un gran respiro e provò a ragionare, anche se non le riusciva assolutamente facile, “vuoi entrare dentro?” gli disse con affanno “va bene, è proprio quello che voglio, entriamo”. Giulio non fu sorpreso, solitamente riusciva sempre a calmarla e a farle cambiare idea, gli pareva che ora fosse leggermente più tranquilla, così avrebbe avuto il tempo di spiegarle tutto e di provare ad aggiustare quella situazione. “Frida” le disse appena entrarono “non avresti dovuto assistere a quella scena, era l’ultima cosa che volevo” Lei gli sembrava stranamente quieta, non gli rispose, fece cadere la borsa a terra guardandolo fisso “tu mi fai schifo” gli disse con le lacrime agli occhi e i capelli sconvolti “tu, il tuo moralismo del cazzo, il tuo salutismo…non fumare, non mangiare grassi, non bere troppo...tu, e le tue cazzo di fissazioni, le tue prediche del cazzo, la tua perfezione maniacale, le tue parole d’amore…tu sei uno sporco bugiardo, figlio di puttana maledetto”. E detto questo si avviò a passo svelto nella stanza da letto, mentre lui le correva dietro incuriosito perchè non capiva cosa intendesse fare. Entrati nella stanza, Frida si fermò a fissare la grande fotografia appesa al muro che ritraeva Giulio fiero sulla sua barca a vela, che fissava l’orizzonte col vento tra i capelli davanti a un tramonto eccezionale. “Bastardooo” Gridò all’improvviso con tutto il fiato che aveva in corpo, staccando con foga il poster e spaccandolo per terra, facendo rompere il vetro in milioni di pezzi, poi tirò via le coperte dal letto e, mentre Giulio incredulo provava a fermarla invano, lei si diresse veloce in soggiorno. Sembrava in preda a una furia incontenibile, continuò ad urlare al vento, prese a calci la sedia bianca su cui si erano seduti l’uno sull’altro tantissime volte, facendola cadere, con un solo colpo gettò a terra tutti insieme i preziosi soprammobili della parete attrezzata, tirò giù dal muro il grande orologio di marmo bianco riducendolo in un ammasso di cocci, Giulio provò a bloccarla, ma non riuscì a domare la sua forza, era in preda a una crisi di nervi, e  riusciva a divincolarsi da lui con enorme violenza. Continuò ad urlare inveendo contro di lui con ogni parola possibile, strappò via le candide tende, scaraventava a terra ogni cosa le capitasse sotto mano, come un ciclone distruggeva tutto ciò che trovava, cristalli, ceramiche, oggetti di legno e di metallo, a terra c’era qualsiasi materiale disseminato ovunque. Poi irruppe nella grande cucina moderna, sbattè contro il muro la piccola televisione a schermo piatto, aprì tutti i mobili e con una velocità impressionante li svuotò di ogni cosa contenessero,  in pochi secondi il pavimento era pieno di stoviglie rotte, bicchieri infranti, cibo, bottiglie, elettrodomestici. “Frida adesso basta che cazzo stai combinando, fermati!!!” le urlò Giulio, e finalmente riuscì a bloccarla di nuovo prendendola per i polsi “Levami le mani di dosso!” urlò lei con tutta la voce che aveva “calmati dannazione Frida calmatiii”, ma lei non lo stette a sentire,  provò a liberarsi dalla sua presa dimenandosi a destra e sinistra, dandogli calci e pugni, ma finirono entrambi per terra, si ferirono con i cocci e lui di nuovo la fermò mettendosi sopra di lei, riusciva a sentire il suo affanno, era sudata e paonazza, il trucco nero sugli occhi era completamente sciolto, le mani erano tutte graffiate, ma era evidente che aveva ancora la forza di gridare “lasciamiiiiii…bastardo tossico del cazzo, io ti ammazzo”, detto questo continuava ad agitarsi sotto di lui sbattendo le gambe e riuscì a prendere un grosso coltello di cucina gettato a terra poco prima, con foga glielo puntò in faccia “ti ammazzooo” gli urlò, Giulio spaventato provò a tenerle ferma la mano “Frida così rischi di farti male”  “ti odioooooo bastardoooooo” gli urlò piangendo con rabbia, finchè la forza del ragazzo non le fece mollare la presa e fece cadere di nuovo giù il coltello. Giulio riuscì a rimetterla in piedi, tenendola su per le braccia di peso, provò ad abbracciarla “amore ti prego, calmati” Frida si asciugò gli occhi e poi lo spinse via, il cuore le batteva all’impazzata, aveva caldo e sentiva il cervello ribollirle. Lui continuò a cercare un contatto, non poteva credere all’inferno che aveva provocato, aveva una casa completamente sfasciata e la donna che amava a pezzi. Dopo qualche tentativo finalmente la sentì cedere, le sembrò si fosse acquietata “stai tranquilla, ti prego, guarda che hai combinato, santo dio”  le disse mentre la teneva ancora in piedi. Frida era visibilmente distrutta, aveva bruciato ogni brandello delle sue energie, le forze la stavano abbandonando, così si accovacciò a terra e scoppiò in un forte pianto liberatorio. Giulio la guardò passandosi una mano tra i capelli e sospirò cercando di non soffermarsi a guardare il terremoto che sembrava essere passato nella stanza. Frida continuava a piangere e singhiozzare con il volto tra le mani, così lui decise di di fare un ultimo tentativo, la mise nuovamente in piedi e l’abbracciò, forzandola,  “mi dispiace” le disse mentre lei opponeva fragilmente resistenza “ti prego, sta calma” le sussurrò accarezzandole i capelli. A quel punto pensò che finalmente fosse riuscito a tranquillizzarla , finchè lei non si liberò del suo abbraccio e lo guardò con uno sguardo che non aveva mai avuto prima “levami queste sporche, luride, mani di dosso” gli sussurrò allora;  “Frida, per favore, cerca di ragionare!” intervenne lui prontamente “sei fuori di te, e lo capisco, so cosa provi…”  “Tu non sai niente di me, mi hai solo spudoratamente mentito, mi fai schifo” gli disse ancora piangendo. Giulio provò a prenderla per una mano “Frida, ascoltami” insistette lui “non volevo mentirti, questa è la mia vita e io volevo solo tenerti fuori da tutta questa faccenda…perché ti amo”. Frida lo guardò biecamente, ora respirava lentamente e, con affanno, riuscì a fatica ad emettere un filo di voce “sta zitto…zitto…tu mi ami? Mi ami???? Tu non sai nemmeno cosa sia l’amore, se non l’amore per te stesso…non posso credere che tu mi abbia toccata per tutto questo tempo…”  “Frida ma…”   “non voglio vederti mai piùùùùùùù” gli urlò allora dritto in faccia “mi fai schifo, hai capito? Non posso credere di essere stata così stupidaaaaa….adesso è finita!! Non ci casco più nelle tue bugie, non mi abbindoli più, ora so chi sei, so che cosa sei e mi fai schifo hai capito?? Non sei chi dici di essere, sei un mostro, un fottuto drogato puttaniere…ora mi è tutto chiaro, i tuoi comportamenti, le tue mani…e smettila di parlare d’amore, tu non saprai mai cosa significa amare, rimarrai solo, e ti meriti di rimanere solo!” Giulio rimase forse per la prima volta senza parole, Frida gli sembrò un animale indomabile, capì che non c’era più niente da fare, così non proferì parola, aveva gli occhi lucidi, i suoi errori avevano di nuovo preso il sopravvento sulla sua vita, e non poteva più porvi rimedio. Rimasero per qualche attimo l’una di fronte all’altro, poi Frida rovistò nelle tasche dei jeans e gli tirò dritto in faccia un paio di chiavi “riprenditi i tuoi regali di merda, questa macchina del cazzo è sporca delle tue bugie…e sparisci dalla mia vita per sempre, non voglio mai più rivedere la tua faccia”. Detto questo voltò le spalle e se ne andò, Giulio pensò per un secondo di correrle dietro, ma non lo fece, non aveva alcun diritto di trattenerla ancora, lei non avrebbe creduto a nulla di ciò che le avrebbe voluto dire: che non mentiva quando le diceva di amarla, che i suoi vizi erano più forti di qualsiasi altra cosa…come avrebbe potuto capirlo? Così la lasciò andar via, e rimase muto, a piedi scalzi in mezzo alle macerie della sua casa e della sua vita. Frida corse giù per le scale con una velocità impressionante, fuggì fuori dal palazzo incurante del signor Eugenio che chiedeva spiegazioni delle urla sentite poco prima; corse più forte che poteva per la strada deserta, sentiva il freddo gelarle i polmoni ma non si fermò, voleva andare il più lontano possibile. Stremata e affaticata si sedette su un marciapiede e continuò a piangere con il volto tra le mani, sentiva un gran senso di fallimento e di vergogna per aver amato una persona come Giulio, per aver creduto alle sue bugie, per averlo considerato l’uomo della sua vita. Si sentiva svuotata, persa, disperata, si era fatta prendere in giro, della vita non aveva capito nulla. Perse la cognizione del tempo, non sapeva se fosse passata un’ora o più da quando si era seduta lì, non riusciva a fermare il pianto e si malediceva per questo, quell’uomo non meritava le sue lacrime. I passanti infreddoliti sembravano non accorgersi di lei, che si sentiva invisibile, così prese il cellulare e, ancora in lacrime chiamò Carlo che in meno di mezz’ora lasciò il lavoro alla tenuta e corse da lei, più preoccupato che mai.

 Carlo la raccolse da terra come un cane abbandonato e si fece raccontare tutto. Il racconto di Frida gli sembrò confuso e quasi inverosimile, ma era evidente che fosse tutto vero, considerato lo stato in cui lei era. Ci mise un bel po’ di tempo per calmarla, ma lei continuava a piangere e ad agitarsi, sembrava in preda ad un delirio nervoso e così, dopo un po’, la riportò a casa tenendola sotto  braccio, talmente era debole. Quando Kira gli aprì la porta fu sorpresa di vederli insieme, e intuì subito che fosse successo qualcosa di grave, ma Carlo preferì non darle troppe spiegazioni, si fece solo aiutare a distendere Frida sul divano. “Carlo, ti prego, resta, ti preparo qualcosa di caldo, sarai infreddolito” gli disse Kira provando a trattenerlo, ma lui rifiutò con delicatezza, averla rivista gli aveva fatto piacere, ma allo stesso tempo gli aveva fatto male, ed ora non si spiegava per quale motivo sarebbe dovuto restare lì con lei che lo stava evitando già da un mese… non se la sentiva. Kira capì dal suo sguardo che si sentiva tremendamente a disagio, e forse sì, aveva ragione, era stata inopportuna a chiedergli di restare, ma aveva davvero apprezzato il gesto di aver riportato Frida a casa, così lo ringraziò prima che lui si richiudesse la porta alle spalle, lasciandola sola con l’amica che intanto si era rannicchiata sul divano con ancora indosso il cappotto. Senza chiederle nulla le disinfettò i graffi, le preparò una camomilla e la convinse a spiegarle cosa fosse successo. Anche lei rimase sconvolta da quel racconto e , anche se la tentazione fu forte, non l’ammonì con un “te l’avevo detto”, perché in quel momento non le sembrò il caso, ma comunque non potè far a meno di pensarlo, personalmente Giulio non l’aveva mai convinta. “Fri, adesso cerca di dormire, domani sarai più lucida e arriverai a capire che è stato meglio perderlo che trovarlo”, fu l’unico commento che riuscì a farle. “Ma io lo amavo…” le rispose lei piangendo, per poi infilarsi sotto le coperte chiedendole di restare sola. La sua risposta, colma di disperazione, fece capire a Kira che l’indomani l’amica non si sarebbe sentita meglio, Giulio l’aveva fatta davvero grossa, ed ora era davvero preoccupata per lei, come avrebbe superato tutto questo?

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