lunedì 2 novembre 2015

Episodio LXXIII "All'ombra dei cipressi..."


Kira era in piedi davanti alla lapide di Gelsomina, era da un po' di tempo che non le faceva visita. Appena arrivata si scusò di non essere passata più a trovarla, ma erano successe un sacco di cose dall'ultima volta e lei aveva proprio bisogno di schiarirsi le idee. Pensò che la signora avesse proprio ragione, era una gran combina guai, e con Carlo l'aveva fatta davvero grossa. Si chiedeva  se avesse mai avuto la possibilità di rimediare ai suoi errori, ma soprattutto se voleva porvi rimedio. Forse davvero era lontana anni luce da Carlo, per loro non c'era possibilità di un futuro insieme, forse prima avrebbe fatto chiarezza e prima sarebbero stati felici entrambi. Ma perché allora le mancava così tanto, perché ogni sera si addormentava con un peso sul cuore, e sognava di ritrovarlo disteso accanto a lei al suo risveglio? Odiava sentirsi così. Confusa e felice un corno! al diavolo Carmen Consoli. 
Era così impegnata a riflettere che non si accorse neppure dell'uomo che si sistemò accanto a lei e posò sulla tomba delle camelie bianche. "Erano i suoi fiori preferiti" le disse facendola sobbalzare come si risvegliasse da un sogno "Mi scusi..come ha detto?" 
Il ragazzo le sorrise, era gentile le disse cordialmente "Mia madre…lei adorava le camelie, erano il suo fiore preferito… la conosceva?" Kira lo guardò sorpresa, era Tommaso, il figlio della signora Gelsomina di cui lei le aveva tanto parlato. Le spiegò di aver seguito la madre, in ospedale, di esserle stata vicino durante la malattia, c'era quando si spense, e anche se era passato un po' di tempo gli fece le sue condoglianze, si strinse nelle spalle imbarazzata, a volte le capitava di andare sulla sua tomba, per trovare conforto, sua madre per lei era stata importante. Tommaso ammise di aver capito chi fosse, il fratello le aveva parlato della giovane dottoressa che aveva assistito la madre fino all'ultimo, ma lui arrivò a Napoli solo il giorno dopo, aveva provato a rintracciarla, ma niente da fare. "Mi dispiace" disse Kira stringendosi nella spalle " Sua madre è stata la prima paziente che ho perso, ero molto turbata…mi dispiace…" " Non deve scusarsi, il suo collega mi ha fornito tutte le informazioni, ma sono contento di averla trovata. Mia madre è morta da sola, non mi perdonerò mai di non essere stato accanto a lei, di non aver potuto salutarla per l'ultima volta" Tommaso aveva gli occhi lucidi, abbassò lo sguardo e si compri con le mani "Se non le dispiace, mi piacerebbe sapere come furono le sue ultime ore, se ha sofferto, se era triste, se ha avuto paura…insomma penso sia normale voler sapere…i miei fratelli mi credono matto" 
Kira non sapeva esattamente come comportarsi, gli sfiorò leggermente la spalla, sperando che quel leggero contatto potesse dargli un po' di sollievo. Era normale voler sapere e non doveva sentirsi in colpa per non aver potuto starle vicino, sua madre era una gran donna, forte e determinata, neppure per un attimo si era lasciata prendere da paura e sconforto, aveva lottato fino all'ultimo, fino a quanto ne valse la pena, poi si rassegnò e aspettò in serena tranquillità il suo momento, ma non perse neppure per un secondo la sua verve, i suoi occhi vispi e curiosi, e fino all'ultimo momento pensò a lui, quel figlio emigrato all'estero che le riempiva il cuore di gioia e orgoglio. 
Tommaso sembrava molto turbato, un lampo di tristezza gli si accese negli occhi, che si riempirono di lacrime, che a stento trattenne; era la prima volta che andava sulla tomba della madre dal giorno dei funerali. Odiava i cimiteri, non riusciva a concepire come le persone che ti hanno accompagnato per tutta la vita, potessero ritrovarsi da un momento all'altro rinchiusi sotto terra o in un loculo. Quel pensiero lo faceva rabbrividire, ma quel pomeriggio si trovò per caso a passare di lì e non ebbe il coraggio di tirare dritto. Kira si sentiva in imbarazzo, non sapeva che fare di fronte a quell'uomo grande e grosso con gli occhi inumiditi dal pianto,  le si strinse in cuore, istintivamente disse che capiva la sua teoria sui cimiteri e prima di iscriversi a medicina pensava la stessa cosa, la maggior parte delle persone avevano una concezione sbagliata della morte, mistica e misteriosa; secondo lei la morte era la fine della vita, e in quei loculi al cimitero, non erano rinchiuse le  persone a noi care, ma semplicemente i loro corpi. Sua madre non era sottoterra, Kira non sapeva di preciso dove fosse adesso la signora Gelsomina, ma di sicuro non era sottoterra. Magari un po' di lei era anche in lui, sicuramente un po' di lei era in lui avevano lo stesso naso all'insù gli fece notare, spudoratamente per poi arrossire alle stesse sue parole. Tommaso l'ascoltò con molta attenzione, sembrava rapito da quelle parole, e sorrise quando lei gli ricordò di avere lo stesso naso della madre. Aveva regione, era l'unico tratto fisico che avevano in comune. Poi  con voce roca le disse "Mi ha fatto piacere incontrarla, sicuramente deve aver conquistato mia madre all'epoca. Aveva un debole per le donne forti, sincere e simpatiche, proprio come lei, Kira." 
Kira arrossì di nuovo, Tommaso era un bell'uomo, sensibile e galante. Gelsomina aveva ragione, lui aveva davvero fatto colpo u di lei. Non poté trattenere una piccola risata pensando a tutte le volte che Gelsomina le aveva proposto di incontrare il figlio, e a come ci era rimasta male che lei fosse già impegnata. Rimasero ancora un po' a bisbigliare tra i cipressi e i mausolei in marmo, finche la sirena che avvertiva l'imminente chiusura non li costrinse a venir via. 
"Dove deve andare? Posso accompagnarla io…ho l'auto a due passi." 
"Si figuri, Tommaso! Ecco il mio pullman, non c'è bisogno…sono stata felice di averla conosciuta, sua madre aveva ragione, lei è una bella persona!" 
"Grazie Kira, le devo chiedere di darci del tu…sono in città ancora per qualche giorno se mi lasci il tuo numero ti chiamo, magari ci prendiamo un caffè, anche per me è stato un piacere conoscerti" 
Kira frugò nella sua borsa prese un post it e scrisse il suo numero "Ecco a te, allora ci sentiamo!" disse mentre saliva sul pullman. Lui ebbe il tempo di annuire col capo, che le porte si chiusero all'improvviso e lei fu inghiottita dalla folla di passeggeri. 

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