Il
suono acuto della sveglia mattutina delle 7:30 svegliò Kira, che appena riaprì
gli occhi sentì la testa pulsarle per il dolore. Svegliarsi di prima mattina
con quell’emicrania, non era proprio la giornata adatta, pensò tra sé e sé,
aveva mille cose da fare. Si crogiolò qualche altro minuto sotto il piumone,
pensando e ripensando a quello che era successo la sera prima...no, non era
stato un incubo, era successo davvero, si disse. Frida aveva toccato davvero il
fondo, e ora l’unica cosa che sperava era di non incontrarla per casa, ma il
rischio per fortuna era basso a quell’ora. Erano già passati 15 minuti, doveva
assolutamente alzarsi, alle 9:00 doveva trovarsi all’Università e voleva
preparasi qualcosa per pranzo da portarsi dietro, così si alzò finalmente dal
letto e avvolgendosi uno sciarpone sulle spalle raggiunse la cucina. Merlino le
scodinzolò intorno con la sua pallina in bocca, “no , piccolo, non è il momento
di giocare, vai a cuccia…avrai il tuo biscottino!!” gli disse, accarezzandolo
dolcemente, e lui sembrò recepire il messaggio accucciandosi accanto alla tavola
per aspettare la sua colazione. Improvvisamente Kira si accorse che il piccolo
tavolo era ben apparecchiato, la sua tovaglietta viola, la tazzina per il caffè
e la tazza erano ordinatamente disposte accanto ad un vassoio su cui era
adagiato un sacchetto. Immediatamente lo aprì, conteneva un profumatissimo
cornetto al Kinder cereali e una crostatina al cioccolato e soltanto dopo aver
frugato per bene, si accorse che sul vassoio era attaccato un post-it: «mi dispiace per quello che ti ho fatto
passare e soprattutto per quello che ho fatto ieri. Una colazione non potrà
risolvere tutto, ma da oggi questa situazione cambierà. Sono andata a colloquio
dal marito di Milly, da domani forse avrò un nuovo lavoro…buona giornata,
Frida. P.S. ti ho preparato il pranzo, c’è il cous cous in frigo e passo a fare
la spesa. Ciao». Kira storse il naso, era vero, non sarebbe bastato farle
trovare la colazione pronta, ma allo stesso tempo si sentiva più serena, forse
il terremoto del giorno prima era servito a smuovere Frida, litigare e sentirsi
dire la verità in faccia le aveva fatto bene, anche se continuava a pensare che
la sua reazione violenta era stata spropositata e non riusciva a darsi una
spiegazione.
Frida uscì dallo studio del
marito di Milly, Fabrizio. In altre occasioni lo aveva sempre visto solo di
sfuggita e i loro contatti erano ridotti solo a qualche stretta di mano e le
era sembrato sempre un tipo ombroso e taciturno, completamente l’opposto della
sua ormai ex datrice di lavoro, che aveva invece un carattere esplosivo e
frizzante. Quando entrò nel suo studio si sentiva molto in ansia, dopotutto era
stata Milly a raccomandarla e questa cosa la metteva ancora più in agitazione.
ma fin da subito Fabrizio si era mostrato affabile e gentile, come lei non
avrebbe mai immaginato; l’aveva accolta dicendole che l’aspettava da molto
tempo, e che la moglie gli aveva parlato dei suoi problemi e soprattutto del
suo senso di responsabilità sul lavoro, sapeva che stava per conseguire il
dottorato e che nel frattempo aveva bisogno di un lavoro per mantenersi.
L’assunse quasi ad occhi chiusi, e anzi le disse che poteva cominciare dal
lundedì successivo, aveva quindi 4 giorni di relax per potersi preparare.
Infine le aveva offerto un caffè, il bar accanto allo studio lo faceva davvero
ottimo, e le aveva spiegato in cosa consisteva il suo nuovo lavoro. Matilde, la
segretaria storica, era in maternità, e per almeno 6 mesi le sarebbe servita
una sostituta e il suo compito da segretaria sarebbe stato quello di
organizzare l’ufficio, tenere a posto gli archivi e gestire telefono, fax,
posta elettronica ed appuntamenti. Certo, era tutt’altro rispetto a piegare
maglioncini e fare inventari in magazzino, ma si sarebbe abituata, inoltre lo
stipendio era ottimo, anche meglio di quello che percepiva facendo la commessa.
E ovviamente, punto fondamentale, non avrebbe mai più lavorato a via Duomo, non
avrebbe mai più rivisto al di là della vetrina, il portone dello studio di
Giulio e non avrebbe più rivisto lui, almeno sperava. Frida pensava a tutte
queste cose mentre fumava una sigaretta seduta al tavolino di un bar, con una
tazza di profumatissima cioccolata calda davanti. Per la prima volta dopo tanto
tempo si sentiva tranquilla, starsene seduta lì, da sola, rilassata, guardare
la gente passeggiare, chiacchierare, la faceva sentire ancora parte del mondo;
assaporare quella cioccolata, ripulendo golosamente fino all’osso ogni
cucchiaiata, la faceva sentire viva. Adesso doveva solo pensare a ricomporre il
suo rapporto con Kira, che era stata l’unica a non averla abbandonata in quel
periodo, l’aveva sopportata veramente fino all’estremo, ed era stato forse
proprio per merito suo che quella mattina si era risvegliata con uno spirito
diverso, più combattivo, lo spirito giusto per poter ricominciare ad andare
avanti, e forse poteva riuscirci, anzi, le venne in mente di inviare un e-mail
al relatore della tesi, doveva assolutamente ricominciare il suo lavoro, ormai
il dottorato non sarebbe riuscita a conseguirlo per febbraio, ma per luglio
doveva riuscirci! La sua cioccolata calda durò 45 minuti pieni pieni, se l’era
goduta fino all’ultima goccia, così si alzò sorrident e partì sulla sua amata
bici alla volta del supermercato, voleva preparare un’ottima cena prima che
Kira fosse rientrata a casa! Alle 20:00 in punto tutto era pronto: la
parmigiana di melanzane, le immancabili omlette spek e provola, le bruschette
coi pomodorini e il basilico e l’insalata di farro che Kira amava tanto. Frida
si sentiva in ansia, sapeva che l’amica non aveva un carattere facile, ma allo
stesso tempo conosceva la sua profonda sensibilità. Voleva far pace con lei e
scusarsi per il suo comportamento e soprattutto per la scenata pietosa della
sera precedente. In perfetto orario Kira rientrò, ormai non bussava più alla porta
dopo una vana ricerca delle chiavi, si era abituata al fatto che Frida non si
alzava nemmeno più per aprirle, così anche quella seraentrò in casa aprendo la
porta da sola. Frida istintivamente la accolse andandole incontro, in realtà
non aveva ancora il coraggio di guardarla dritta negli occhi, così tenne la
testa china e quando l’alzò notò che l’amica aveva ancora uno sguardo severo e
sostenuto. “Tutto ok?” le disse allora mentre lei posava la borsa
svogliatamente sul divano e, dopo un attimo di esitazione le rispose “sì…ho
letto il tuo biglietto stamattina,…andato bene il colloquio?” le chiese con
tono forse solo falsamente disinteressato, per poi scaraventarsi sul sofà come
faceva di solito. Frida allora le si sedette accanto, come non faceva da troppo
tempo e le raccontò del nuovo lavoro che avrebbe cominciato dal prossimo
lunedì. Al termine del suo racconto Kira non disse nulla, si limitò ad annuire,
poi si voltò a guardare la tavola “hai cucinato tu?”, le chiese allora quasi
stupita, anche se in realtà se lo aspettava, dopo la colazione della mattina.
Frida le sorrise timidamente “sì…se hai fame, possiamo cenare…insieme…”. Kira
si sedette senza dire una parola e cominciarono la loro cena; seguirono lunghi
minuti di silenzio che a Frida sembrarono ore, quando finalmente si decise a
rompere il ghiaccio, “mi dispiace per tutto e ti chiedo scusa per tutto…le mie
scuse sono sincere. Il mio comportamento è stato infantile, ho sbagliato a
lasciarti sola a gestire la casa e gli impegni per quasi due mesi, ho sbagliato
a chiudermi in me stessa mettendomi contro il mondo intero, quando invece tu
hai sempre solo cercato di aiutarmi…e sì, avevi ragione tu su Giulio, hai
sempre avuto ragione tu, mentre io non ti ho mai ascoltata, ed ora ne pago
giustamente le conseguenze. Ma soprattutto ho sbagliato a reagire in maniera
violenta contro di te, ieri sera…non riesco a perdonarmelo nemmeno io, quindi
non so se tu riuscirai a farlo, ma ti chiedo di perdonarmi, anche se non
basteranno due omlette e una parmigiana fumante, ma volevo solo fare qualcosa
di carino”. Kira ascoltò tutto tenendo lo sguardo nel piatto, alzandolo solo
ogni tanto verso di lei, poi mandò giù un sorso di vino rosè e si schiarì la
voce con un colpetto di tosse “le tue scuse sono accettate. Credo di poterti
perdonare, anche se non basterà certo questa cenetta per far tornare le cose
esattamente come prima tra di noi, avrò bisogno di un po’ di tempo per
metabolizzare quello che è successo”. Frida le sorrise timidamente, “beh”,a
ggiunse poi Kira assumendo lo sguardo sarcastico che la contraddistingueva
“diciamo pure che posso aggiungere le tue bravate di questi ultimi tempi alla
lista di cose che ho da perdonarti! Per ora mi godo le tue omlette, che un po’
mi sono mancate…”. A quel punto entrambe ridacchiarono. Certo, Frida sapeva
perfettamente che il loro rapporto non sarebbe subito tornato come prima,
sapeva di doverle dare del tempo per far sbollire la situazione, avrebbe
aspettato e avrebbe fatto di tutto per farsi perdonare e decise di cominciare
con l’occuparsi lei di tutte le faccende di casa, almeno per i prossimi tempi.
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