giovedì 12 febbraio 2015

Episodio XVI "La signora Gelsomina" (parte II)


Kira era stremata, aprì la porta di casa, lentamente e in automatico, fece ricadere il suo borsone in terra, nell'ingresso.  L'ambiente era buio, illuminato solo dalla poca luce che riusciva ad entrare dalle finestre, proveniente dai lampioni giù in strada.  Tutto le sembrava così freddo. Accese le luci, chiedendosi dove fosse la sua coinquilina, forse quella sera una delle sue accoglienze calorose le avrebbe fatto comodo, o forse era meglio che in casa non ci fosse nessuno, del resto non aveva tutta questa voglia di raccontare la sua giornata. Non riusciva a spiegarsi perché, ma sentiva un gran freddo, e iniziava a sentire piccole fitte alla bocca dello stomaco , prime avvisaglie di un bel attacco di gastrite, il minimo che si sarebbe dovuta aspettare dal proprio organismo in risposta all'inteso stress emotivo degli ultimi giorni. Decise per scaldarsi di farsi un bel bagno caldo. Andò in camera di Frida prese due o tre candele profumate e le accese; l'acqua era calda al punto giusto, spense la luce  e si immerse nella vasca. La stanza in penombra, l'odore agrumato delle candele accese e il tepore del bagno caldo riuscirono ben presto a farla rilassare. Per qualche secondo chiuse gli occhi, o forse li tenne chiusi per molto di più, ma non aveva importanza ormai aveva perso la cognizione del tempo e si ritrovò avanti la signora Gelsomina, così come l'aveva vista la prima volta nell'androne del pronto soccorso, con la sua bella giacchetta rossa, e quei grossi occhi blu che non avrebbe mai dimenticato per tutta la vita. 
Kira la fece accomodare in sala emergenza 2, dove già erano stati sistemati un ragazzino urlante che si era molto probabilmente rotto un dito e un signore sulla quarantina che lamentava forti dolori al torace. Porse il braccio alla signora per aiutarla a stendersi sulla barella e iniziò a farle le solite domande di routine. La signora rispondeva, ma la sua attenzione era attratta dai capelli di Kira: più di una volta le disse di correre ad asciugarli. Altrimenti sai che dolori alla cervicale! Poi aggiunse che anche Maura la sua nipote più grande, non si asciugava mai i capelli. Kira le sorrise passando all'auscultazione del torace. Abbastanza sorpresa, non sicura di quello che aveva sentito, fece segno al dottor X di avvicinarsi e di confermare lui stesso l'enfisema polmonare della signora, che sentendosi parlottare tra loro disse che le era stato diagnosticato qualche anno prima. Sapeva di dover smettere di fumare, ma come si suol dire il lupo perde il pelo... Kira le consigliò di smettere al più presto, in men che nn si dica avrebbe respirato decisamente meglio. La signora ovviamente era scettica e la guardò stranita come fanno tutti i fumatori quando si affronta l'argomento "Ultima sigaretta" .
Mentre i dottori continuavano a visitarla, entrò nella sala un uomo, era il figlio della signora. Kira l'aveva notato già in sala d'attesa, era di bell'aspetto, curato, elegante, aveva gli stessi occhi azzurri della madre, ma a parte quelli, non sembrava aver preso altro dalla signora Gelsomina. Con fare saccente iniziò a chiedere delle condizioni della madre, e quanto tempo ci sarebbe ancora voluto per capire cosa avesse e rimetterla in sesto. Kira era allibita, si chiedeva come quei due potessero essere parenti. L'uomo arrogantemente si lamentò di aver aspettato troppo; non era possibile essere trattati in quel modo, si augurava  almeno che i medici avessero le competenze necessarie per curare sua madre. La saccenza di quell'uomo la irritava e non poco, e non fece molto per nascondere questa antipatia. Per fortuna il dottor X era più diplomatico della sua allieva e spiegò che alla signora sarebbe stato applicato un catetere vescicale per aiutarla ad espellere liquidi. Dopo di che avrebbero fatto un'ecografia per accertarsi delle condizioni degli organi addominali. Il telefono iniziò a squillare e l'uomo non poté fare a meno di allontanarsi per rispondere. Quando tornò si scusò con tutti, impegni di lavoro costringevano a tornare in studio, rassicurò la madre che ben presto sarebbe arrivata Marcella, l'altra figlia della signora e Eleonora, sua moglie, sarebbe passata a visita con i ragazzi in serata. 
Nonostante ormai fosse stata lasciata sola, la signora Gelsomina non aveva perso la sua tranquillità, nè tanto meno la sua verve. Mentre l'infermiera le metteva il catetere e Kira le girava intorno controllando flebo e aggiornando la cartella clinica, raccontò della sua famiglia: Lorenzo, il suo primo figlio, poteva  sembrare scorbutico, ma era solo molto stressato, lavorava tanto e a studio tutti dipendevano da lui, era un grande avvocato, uno dei migliori della città. Kira pensò che tutto quadrava, un tipo così spocchioso solo l'avvocato poteva fare! La signora aveva altri due figli, Marcella  che era una professoressa di liceo, latino e greco, aveva due figlie ed era sposata con un collega che insegnava filosofia, un bravo ragazzo, Gelsomina l'aveva sempre trovato molto simpatico. C'era poi Tommaso. Era il suo ultimo figlio, non viveva a Napoli, ma da un paio d'anni si era trasferito in Spagna, a Madrid. Era un ingegnere e aveva avuto un offerta che mai nessuno avrebbe potuto rifiutare. Peccato che fosse molto sfortunato con le ragazze, era troppo buono, si lasciava abbindolare, di solito lo seducevano e abbandonavano subito dopo! 
"Ah le donne" sospirò Kira "A volte sanno essere delle vere arpie" e sorrise ironicamente. Anche Gelsomina rise di gusto sapendo che spesso era troppo protettiva nei confronti del figlio e non riusciva sempre ad avere un atteggiamento oggettivo. 
Nel frattempo arrivarono i risultati degli esami del sangue e come ci si aspettava i valori dell'albumina erano molto bassi, cosa che Kira sapeva benissimo , voleva significare un danno epatico. Così cercò di  nascondere alla paziente la sua preoccupazione e insieme a X decise di portarla immediatamente a fare l'ecografia, nonostante l'addome fosse ancora troppo gonfio per poter avere una visuale ottimale degli organi interni. L'ecografia non diede buone notizie, l'unico organo abbastanza visibile era il fegato, che presentava due noduli, molto probabilmente causa delle alterazioni della funzionalità epatica. 
Gelsomina nonostante tutto sembrava imperturbabile, il suo unico pensiero era quello di rimettersi il più presto possibile prima di Pasqua, altrimenti chi avrebbe preparato la minestra per tutta la famiglia il giorno di pasquetta ? Inoltre  sarebbe ritornato a casa anche Tommaso. Kira poteva essere la ragazza giusta per lui, del resto era un medico, gentile, simpatica, lei poteva davvero piacere al suo Tommaso. Kira sorrise imbarazzata, arrossì e spiegò alla signora di essere già impegnata. Pensò che nonostante non si sentissero ormai da un pò di giorni, la sua relazione con Carlo andava a gonfie vele, almeno lo sperava. Si promise che l'avrebbe chiamato appena avuto un attimo di tempo. Gelsomina  convinse Kira a raccontarle del suo ragazzo. Per fortuna l'arrivo di una donna con ferite multiple da pulire e suturare la salvarono. Per la prima volta in tutta la giornata la ragazza si allontanò dalla barella di Gelsomina. 
Quando Kira ritornò da lei, la trovò alquanto giù di morale, nessuno dei suoi parenti si era fatto vivo e iniziava a sentirsi sola. A pranzo non aveva mangiato quasi nulla, perché sentiva una brutta sensazione di pienezza di stomaco. Kira non riusciva a capire come si potesse abbandonare un parente in ospedale in quel modo. Finalmente alla 6 del pomeriggio ,Eleonora ,la nuora, si presentò in ospedale, le portò i saluti dei suoi figli ,un cellulare e qualche rivista di gossip. Kira informò la donna delle condizioni di Gelsomina; molto probabilmente i noduli al fegato erano metastasi secondarie di un tumore primario originatosi probabilmente allo stomaco o forse all'intestino. Purtroppo il versamento addominale non consentiva di visionare gli altri organi peritoneali. Per ora non potevano far altro che aspettare il riassorbimento dei liquidi. Anche Lorenzo raggiunse la  moglie in ospedale. La visita alla madre fu brevissima; si accertò delle  sue condizioni di salute, e dopo averla salutata se ne tornò a casa borbottando di avere un sacco di lavoro arretrato da svolgere. Kira rimase con la signora fin verso le 21.00. Rispetto alla mattina il suo umore  era cambiato: era più silenziosa, più triste, aveva percepito che forse per pasqua non sarebbe stata in forma e in grado di preparare tutto il  necessario per i festeggiamenti con la famiglia. Ad un tratto il cellulare della signora cominciò a squillare. Era Maura che da Parigi chiamava la nonna, per sapere come stesse. La telefonata la rallegrò molto e Kira vedendola più tranquilla e rilassata decise che era giunto il momento di tornare a casa. 

Kira era completamente immersa nei ricordi dei giorni precedenti, ormai l'acqua del bagno era fredda. La ragazza si alzò infreddolita, apri l'acqua calda per sciacquarsi la schiuma residua e scaldarsi. Mentre si avvolgeva nel suo bel accappatoio i suoi pensieri ritornarono agli avvenimenti della giornata. Ancora adesso, mentre si asciugava i capelli davanti allo specchio, non riusciva a spiegarsi come le condizioni di un paziente potessero peggiorare in una nottata. La signora Gelsomina la sera prima era sveglia, vigile, gli esami mostravano una leggera sofferenza epatica, da aspettarsi, considerate le metastasi al fegato, anche se la poca urina delle ultime 24 , nonostante il catetere non faceva presagire nulla di buono. Quando Kira arrivò al  mattino in ospedale, Gelsomina fu felice di vederla, la saluto' con un gran sorriso anche se il volto tradiva la sua sofferenza. La donna era leggermente dispnoica  per aiutarla a respirare meglio le fu dato dell'ossigeno e per alleviare i dolori addominali sempre più forti le fu somministrato un antidolorifico. Kira si sedette accanto al suo letto e senza neppure accorgersene, iniziò a parlarle a raffica, le chiese dei suoi figli, dei nipoti. Gelsomina sembrava felice di ricevere tutte quelle attenzioni, ma era più interessata a sapere di Kira piuttosto  che raccontarle della sua famiglia, di cui già aveva detto tanto il giorno precedente. La cosa che sembrava interessare di più era la vita sentimentale della ragazza, e ancora una volta affermò che per il suo Tommaso sarebbe stata perfetta certo il non  saper cucinare poteva essere un handicap, ma di sicuro poteva imparare. Kira rise, non avrebbe mai imparato a cucinare, tanto meno per far piacere ad un uomo...poi attualmente aveva chi cucinava per lei, ed era anche bravo. Gelsomina la guardò perplessa, nonostante cercasse di essere al passo con i tempi, c'erano cosa delle nuove generazioni che proprio non riusciva a capire, ma lasciò perdere, preferiva scoprire qualcosa in più su questo Carlo piuttosto che impelagarsi in un conflitto generazionale , e quando Kira le mostrò una foto di loro due insieme affermò "Bell'uomo, ma il mio Tommaso è nata cosa!" Il dottor X arrivò baldanzoso e iniziò proprio dalla signora il suo giro visite. Kira gli presentò il caso. Le analisi delle ultime ore presentavano una situazione abbastanza critica: la signora aveva sicuramente una bella tempra, ma ormai non urinava da quasi 48 ore, i liquidi in addome non riusciva ad espellerli in nessun modo, il danno epatico era ormai  conclamato e per giunta anche il pancreas cominciava a dare segni di cedimento. Kira non riusciva a credere ai propri occhi, solo il giorno prima i parametri vitali della paziente non erano così critici, un peggioramento così repentino era inspiegabile. Anche X era molto preoccupato, dal giorno precedente aspettava il consulto oncologico che ancora non arrivava, e i fatto che i parenti non si facessero vivi dalla sera prima, lo metteva non poco in ansia: la situazione era grave e lui non sapeva a cui far riferimento. Così  abbastanza nervoso incarico Kira di richiamare oncologia per far scendere qualcuno al più presto e soprattutto di mettersi in contatto con la famiglia della signora  "Trascinali qui, bisogna parlare con qualcuno". Contro la sua volontà Kira passò il resto della mattinata attaccata al telefono, e finalmente verso mezzogiorno , senza sapere neppure come ,dopo quasi una ventina di telefonate , riuscì contattare la figlia della signora "Sua madre è stabile, ma grave. Tra poco la visiterà un oncologo, che sicuramente vorrà parlare con i parenti più vicini. Si dovranno prendere decisioni importanti, è necessario che ci sia qualcuno con lei, le consiglio di venire al più presto." La risposta che ricevette le fece ribollire il sangue nelle vene: la figlia della signora era dispiaciuta, appena possibile sarebbe passata, massimo un'ora e sarebbe stata in ospedale. Kira ritornò da Gelsomina, le cambiò la flebo che era finita, le porse un bicchiere d'acqua e le assicurò che i suoi ragazzi sarebbero arrivati presto. La signora era triste, diceva che quando il suo Tommaso sarebbe arrivato non sarebbe stata più sola, di certo era già in viaggio, presto avrebbe potuto conoscerlo. Finalmente arrivò l'oncologo, che la visitò per bene. X e l'oncologo si consultarono un bel pò dopo la visita. Purtroppo la situazione era quella che era, la signora era probabilmente allo stadio terminale della malattia. Un intervento a quel l'età e con gli organi interni così compromessi era troppo azzardato, del resto anche le chemio erano escluse, avrebbero fatto più male che bene, unica soluzione plausibile era la terapia del dolore, per farla soffrire il meno possibile, se lasciarla in ospedale o portarla a casa era ovviamente una decisione che spettava ai figli.  Figli che  apparentemente si erano completamente dimenticati della madre. X era alquanto irritato da questa situazione e a Kira non era mai parso così nervoso, così la ragazza si propose di assistere la paziente fino all'arrivo dei parenti, le avrebbe tenuto compagnia e controllato i parametri vitali. A pranzo Gelsomina non mangiò nulla, nonostante Kira cercò in tutti i modi di convincerla: anche solo qualche boccone le avrebbe restituito un po di forze. Ma in realtà sapevano entrambe che era una bugia. Kira leggeva alla signora articoli di gossip che erano sulle riviste lasciate li dalla figlia , dando il suo commento personale su qualsiasi evento, e a dire il vero riusciva a strapparle di tanto in tanto qualche sorriso. Man mano che il tempo passava, Gelsomina perdeva sempre di più le forze,  e soprattutto la voglia di parlare, divenne silenziosa, anche se non perse i suoi caratteristici occhi vispi e le piaceva ascoltare Kira che ormai parlava a raffica. Ma il suo respiro diventava sempre più irregolare, come se piano piano si stesse spegnendo e Kira non riusciva a credere che stesse accadendo proprio davanti ai suoi occhi. Era impossibile che morisse da sola, così prese il cellulare dell'anziana donna e provò a richiamare la nipote, l'unica che aveva dimostrato un pò di sincero affetto per quella povera vecchiarella. Purtroppo il telefono della ragazza era spento, e Kira si scusò con Gelsomina per le false speranze che aveva potuto alimentare in lei. 
La donna le prese la mano e con un filo di voce "Sij proprio na brava dottoressa, devi solo imparare a cucinare" poi ad un certo punto chiuse gli occhi, e non li riapri più. Kira per qualche istante non capi che cosa stesse accadendo. Quando si rese conto, suonò l'allarme per chiamare aiuto. Istintivamente iniziò un massaggio cardiaco. In quei frenetici istanti che per lei furono infiniti, Kira non riuscì a pensare a nulla, premendo sul torace della signora ripeteva a bassa voce "Non ora, Gelsomina, non ora qui davanti a me." X arrivò immediatamente come se stesse fuori dalla porta aspettando che l'inevitabile accadesse, appoggiò la sua mano su quelle della giovane tirocinante che premevano sul petto della signora e con tono dolce, ma che a Kira risuonò di una freddezza che le raggelò il cuore "Basta Kira, è finita, non puoi fare niente, è finita" Kira si stacco dalla paziente e rimase in disparte mentre X dichiarava il decesso e poi rivolgendosi a lei disse "Bene vedi se riesci a rintracciare i parenti, penso che adesso un buon motivo per correre qui ci sia". La ragazza lo guardò negli occhi e con una rabbia che non le sembrava  di aver mai provato in quel momento gli disse "Fallo tu, io ho chiuso!" detto questo si voltò e uscì dalla stanza. Le mancava il respiro e le faceva  tremendamente male lo stomaco, così scappò fuori  dalla porta di servizio. Fuori pioveva ancora a dirotto, e faceva abbastanza freddo, l'aria pungente la rianimò un poco. Non sapeva esattamente come sentirsi, non riusciva a capire quale fosse la natura dei suoi sentimenti. Dispiacere, paura, rabbia rassegnazione, forse provava tutto insieme o forse non provava niente. Si accorse all'improvviso di stare piangendo, cerco di darsi un contegno...poi pensò che una donna le era morta tra le braccia e quel pianto se lo meritava, se lo meritava tutto.  Quando dopo una mezz'oretta ritorno in ospedale i parenti di Gelsomina erano tutti li, tristi e affranti "Era ora, avessero aspettato ancora un po' potevano andare direttamente al  cimitero" pensò Kira alquanto scocciata. Così senza dare nell'occhio si diresse nello spogliatoio e mentre si preparava per tornare a casa X entrò, iniziò a parlarle. Secondo lui era stata brava, perdere un paziente sarebbe stato sempre brutto e guai se un giorno non avesse più sentito nulla di fronte alla morte. Per oggi aveva finito, poteva tornare  casa e si era guadagnata un week end libero. Per riposare e riflettere sugli avvenimenti degli ultimi giorni. 
Mentre pensava alle parole del dottor X il telefono appoggiato sul lavandino iniziò a squillare. Era vera, evidentemente aveva saputo cosa le era successo e adesso chiamava per accertarsi di come stesse. In realtà Kira non aveva molta voglia parlare, così lascio che il cellulare squillasse a vuoto e si diresse verso la sua stanza per mettersi il pigiama. Mentre si vestiva i morsi della fame iniziarono a farsi sentire, del resto erano passate le 22 e a pranzo aveva mangiato solo un tramezzino al tonno . Così si diresse in cucina dove attaccato al microonde trovò un post it di Frida "La tua cena e qui polpettone e patate, come faresti senza di me! Non aspettarmi forse sto da Daniel, o forse torno tardi! Comunque domani parliamo un po' sei sparita in questi giorni…domani non mi scappi!"  doveva ammetterlo la sua coinquilina riusciva sempre a farla sorridere. Mentre riscaldava la sua cena iniziò a vagare di nuovo con la mente. Per lei l'aspetto più inquietante della morte era la stessa vita che essa si lasciava alle spalle. Insomma pensava ai figli della signora Gelsomina, anche se negli ultimi giorni non erano stati  molto presenti, il loro dolore era reale, sincero. Ebbene anche il dolore più grosso del mondo avrebbe prima o poi ceduto il passo alla fame, alla sete, alla necessità di urinare. Tutti questi bisogni, pensava Kira non erano altro che la vita, che prepotentemente irrompeva a seguito della morte. Mangiando il suo polpettone pensò a tutte queste cose, pensò anche di essere un pò sciocca, ma poi si convinse di aver ragione: la morte al suo passaggio si lasciava dietro sempre un sacco di vita, cosa che per lei era forse un po inquietante, ma allo stesso tempo le infondeva un forte senso di speranza.


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