sabato 28 marzo 2015

Episodio XXV "E la chiamano Estate - Parte III" [FINE PRIMO CAPITOLO]




Quei dieci giorni a Mallorca erano stati fantastici, peccato che fossero già finiti, pensò Frida quando, appena sveglia, si affacciò al balconcino della casetta dove alloggiava con Daniel per fumare una sigaretta. Quel pomeriggio sarebbero dovuti andar via per prendere l’aereo che li aspettava, avevano preparato già tutti i bagagli così avrebbero potuto godersi l’ultima mattinata in riva al mare. Frida rimase sul balcone ad osservava il mare cristallino dinnanzi a lei, le sembrava di stare in un sogno e notò con estremo piacere che anche quella mattina il sole splendeva luminosissimo, ed erano appena le otto. Si sporse un po’ dalla ringhiera, guardando a destra verso il bungalow di Kira e Carlo, attaccato al loro; chissà se erano svegli e dopo qualche minuto, sul loro balconcino comunicante, uscì Carlo, visibilmente assonnato, in pantaloncini e canotta. Frida gli fece un fischio, salutandolo con la mano, erano sempre solo loro due i mattinieri, mentre gli altri due amavano poltrire e sonnecchiare ad oltranza; scambiarono qualche parola e, finita la sua sigaretta, rientrò dentro per svegliare Daniel, mentre Carlo avrebbe cercato di fare lo stesso con Kira, avevano troppa voglia di andare in spiaggia, quei due dormiglioni dovevano alzarsi assolutamente! Daniel era a dorso nudo, in una posizione disordinata, col cuscino tra le braccia, era bellissimo, pensò Frida. Gli si sedette accanto, sfiorandogli leggermente il volto con un dito, per poi passarlo sul collo, scendendo giù per le spalle, fino al petto, e alla fine non resistette alla tentazione di baciargli le labbra. Dargli un paio i baci non fu sufficiente per farlo svegliare, in realtà non dava assolutamente segni di vita, pareva dormire profondamente, così provò ad accarezzargli i capelli, li adorava, perché anche se corti, erano morbidissimi sotto le dita; ma anche questo tentativo risultò vano. Non c’erano dubbi, l’unico modo per svegliarlo era quella che lei definiva la “modalità Kira”, così si alzò e, presa una breve rincorsa, in un secondo gli si fiondò addosso come un sacco di patate e in un batter d’occhi, come aveva calcolato, Daniel si svegliò frastornato facendo dei versi di sofferenza, forse per il peso che stava sopportando. Frida rise di gusto e notò che non era infastidito, sembrava piuttosto assonnato e soprattutto stupito, era la prima volta che sperimentava su di lui il metodo che fino a quel momento aveva usato solo con l’amica. Dopo qualche attimo Daniel comprese la situazione e le diede corda, l’abbracciò forte e dopo averla immobilizzata cominciò a solleticarle i fianchi e a ricoprirla di morsi sulle braccia “ma daiii, sei matto! Mi lascerai dei segni…mollami!!!” gli gridò Frida, ma lui non sembrava voler smettere e ridendo aggiunse “come hai osato svegliarmi in quel modo!!! Non penso che ti libererò, rimarrai mia prigioniera a tempo indeterminato!” e detto questo continuarono a lottare, lui per tenerla ferma, lei per liberarsi, ma dopo un po’, stremati, si lasciarono cadere tra le lenzuola arruffate, e si guardarono a lungo sorridendosi col fiatone. “Stavo sognando…” disse all’improvviso Daniel, spezzando il silenzio “cosa sognavi?” gli chiese Frida, e lui, mettendosi seduto, con le gambe incrociate rivolse lo sguardo all’insù, come per ricordare “stavo sognando la tua classe…ma tu non c’eri…anzi, ora che ricordo meglio, il tuo posto era vuoto e me ne stupivo, perché di solito non facevi molte assenze..e poi c’era il ragazzo seduto davanti a te, Andrea Bellucci… e niente, lui mi dice che non saresti tornata, ma non ricordo precisamente il motivo, ricordo solo che mi sono intristito all’idea…” Frida rimase in silenzio per un secondo, cercando di interpretare il suo sogno, ma non era molto brava a farlo, forse avrebbero dovuto chiedere a Kira, lei ne sapeva qualcosa in più a riguardo, o forse aveva semplicemente una bella fantasia, chissà. “Beh” disse Frida “non credo significhi qualcosa in particolare, forse sono solo reminiscenze della  vecchia vita che avevamo, quella prof-alunna…una vita che non tornerà…boh” A questo punto, anche Frida si mise seduta, e cominciò a giocherellare con i ciondolini della sua cavigliera, in realtà cercava spunti per cambiare discorso, temeva una precisa domanda da parte di Daniel, che però non si fece attendere, come immaginava. “Chissà, forse la tua interpretazione è giusta, piccola Freud…però stavo pensando, ma Bellucci non era il tuo ragazzo? Ricordo che noi professori vociferavamo di una vostra relazione, cioè, sembrava palese…” Frida sospirò e confermò i loro sospetti, non aggiungendo, però, nessun particolare. Ma l’indole curiosa di Daniel ebbe il sopravvento,  le chiese di raccontargli come era finita, insomma, parevano davvero due piccioncini, gli ultimi due anni di Liceo sembravano inseparabili, e davanti alle sue insistenze, Frida si sentì in dovere di raccontargli quella storia, dopotutto per lei era stata davvero importante e lui aveva tutto il diritto di conoscere qualcosa del suo passato sentimentale, per  questo decise di raccontargli qualcosa. Andrea viveva nella sua stessa cittadina, lo aveva conosciuto il primo anno di Liceo, al quarto ginnasio. A quattordici anni era un ragazzino allegro e vivace, faceva parte del gruppetto dei maschi chiassosi della classe, quelli delle ultime file e lei, che invece era sempre stata un po’ secchiona –anche se amava nasconderlo- stava seduta al primo banco, ogni tanto si voltava e ridacchiava per le stupidaggini che quei quattro scapestrati facevano. Lei e Andrea si stavano molto simpatici, in realtà lei stava simpatica un po a tutti  ragazzi, perché aveva sempre preferito stare con loro a ricreazione e in palestra, piuttosto che con le ragazze, troppo pettegole e oche per i suoi gusti –esclusa Kira  e qualche altra, ovviamente-. Tuttavia, i primi anni di liceo tra loro non ci fu mai niente, erano ancora de marmocchi –soprattutto gli uomini, a quell’età sono anche meno che adolescenti-, e all’epoca, diversamente da oggi, i quattordicenni non erano soliti pensare all’amore o al sesso, lei ad esempio aveva a stento dato il primo bacio, ma fu comunque qualcosa di innocente. In ogni caso, dopo qualche anno le cose cambiarono: in terzo superiore, ormai quasi diciassettenni, lei da brutto anatroccolo acqua e sapone –e anche un po’ impacciato- si trasformò completamente, iniziò a curarsi, a tirare giù la solita coda di cavallo disordinata, smise di indossare le solite felpone da maschiaccio, insomma, cominciò a sembrare una ragazza carina e Andrea iniziò a non vederla più come una semplice compagna di classe,  e le fece una corte spietata per più di cinque mesi. Inizialmente Frida non gli dava corda, ma doveva ammettere che si sentiva lusingata, le faceva piacere ricevere delle attenzioni. Tuttavia, dopo un po’, le si rivelò chi fosse davvero  Andrea e anche lei lo guardò con occhi diversi. Era simpatico, spigliato, intelligente, aveva i suoi stessi gusti musicali, riusciva sempre a sorprenderla con qualche gesto, l’aiutava in matematica facendole guadagnare una sfilza di sette, era attento e disponibile ed aveva sempre qualche storia da raccontarle; iniziarono ad uscire spesso insieme, come non avevano mai fatto gli anni precedenti, chiacchieravano all’infinito isolandosi spesso dagli altri amici, e dopo poco lei si accorse che il tempo con lui volava inesorabilmente, e iniziò seriamente a pensare che non fosse niente male, non aveva mai fatto caso a quanto fosse carino: aveva i lineamenti delicati, due grandi occhioni neri e i capelli corvini che facevano contrasto con la sua pelle molto chiara, con lei era sempre molto dolce e riuscì a farle perdere la testa, in poco tempo si innamorò perdutamente di lui… si innamorò come si innamora un’adolescente, Andrea era il suo principe azzurro, il ragazzo romantico e perfetto che la teneva per mano e con cui faceva progetti di vita. Si misero insieme e diventarono inseparabili. A quel punto del racconto Frida fece una pausa, cos’altro c’era da dire? Si sforzò di ricordare quel periodo, che aveva faticato a cancellare via, e dovette ammettere che era davvero felice e spensierata, gli anni liceali per lei erano stati appassionanti e divertenti… Daniel si accorse dell’espressione malinconica della ragazza, così intervenne a rompere il suo silenzio “capisco…beh, si vedeva che eravate molto in sintonia… Andrea era un ragazzo intelligente, ma non mi è mai piaciuto particolarmente come alunno, non era molto portato per le materie umanistiche, i suoi temi erano piuttosto banali, ma comunque studiava e sapeva il fatto suo…senza dubbio… ma, poi? Cos’è successo?” Frida aveva omesso la fine del racconto, era da tanto che non ci pensava, si erano lasciati da quasi cinque anni e a distanza di tempo forse la ferita faceva ancora male, ma rispose ugualmente, sospirando “andava tutto bene, lui era perfetto…poi dopo la scuola ci siamo iscritti all’Università, lui ad Ingegneria…e niente, dopo poco le cose sono cominciate a cambiare, lui era diverso, non era più attento e premuroso, mi trattava quasi come una scocciatura. Si era innamorato di un’altra, chissà da quanto tempo. Quando l’ho scoperto ha avuto anche il coraggio di prendersela con me, mi disse che non me lo aveva detto esplicitamente per non farmi soffrire e che aveva provato in tutti i modi a farmi capire che non mi amava più e io non avevo capito niente…ti rendi conto? La colpa era mia, perché ero troppo innamorata e accecata per capire che non mi amava più…ed è finita così, una bella storia da favola, crollata come un castello di carte, puf, mandò tutto all’aria in un secondo!” Daniel  non potette fare a meno di notare che Frida aveva assunto un’aria triste, aveva gli occhi lucidi e intrecciava nervosamente le dita delle mani, così gli venne spontanea una domanda “e ci soffri ancora dopo tutto questo tempo? Perché?” Frida alzò gli occhi verso il soffitto “ho smesso di soffrirci da tanto…  mi fa solo ancora tanta rabbia, perché ho capito che questa faccenda mi ha segnata profondamente, mi ha cambiata come persona, internamente… Prima credevo cecamente nell’amore, sognavo molto più di adesso, ci crederesti mai? E poi la delusione che mi ha dato Andrea mi ha fatto cambiare completamente prospettiva, ho cominciato ad avere un atteggiamento superficiale nei confronti degli uomini e dei sentimenti in generale, badando bene a non innamorarmi…per quasi cinque anni è stato così, flirt inutili, storielle in cui non ho mai più avuto il coraggio di andare fino in fondo…mi sono sentita come svuotata, sfiduciata, ho vissuto la fine di quella storia come un fallimento personale, e non volevo più passarci. La stupida romantica catapultata nella cruda realtà…adesso mi viene quasi da ridere” disse, accennando una risata nervosa. Daniel la prese tra le braccia, poggiandole il capo tra le sue gambe incrociate “capisco perfettamente, ma sai, io ti ho sempre conosciuta, e ho sempre saputo che dietro quell’aria superficiale e frivola che mi mostravi spudoratamente quando flirtavi con me, c’era dell’altro, tanto tanto altro…quindi non penso che lui ti abbia cambiata, credo piuttosto che ti sia messa una maschera per evitare di soffrire ancora… ma, ormai, hai me, ti sei innamorata ancora, e non c’è rischio che io ti faccia star male…non potrei mai farlo” Frida gli sorrise dolcemente “so che non lo faresti mai…” “sinceramente” aggiunse Daniel “non capisco come abbia potuto lasciarsi scappare una come te, il caro Bellucci...è stato lui a perderci, puoi giurarci…e tu hai avuto tutto da guadagnarci in questa storiaccia” “ah si? E cosa ci avrei guadagnato, sentiamo?” Daniel sorrise maliziosamente “me!” E detto questo si decisero ad alzarsi, li aspettava un’ultima mattinata di relax prima di ritornare alla vita di tutti i giorni.
 

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