lunedì 8 giugno 2015

Episodio XXXIX "Quando a Daniel va...che strane cose fa..."


La luce dell'alba iniziava ad intravedersi, ormai chiaramente, dalla finestra e Daniel  aveva passato la notte insonne, a rivoltarsi, nel suo letto, in  continuazione  come una cotoletta da impanare. Non ricordava più da quanto tempo stesse così, disteso sotto le coperte col naso in su, a fissare il soffitto, crogiolandosi in odiosi pensieri che ormai da più notti lo tenevano sveglio.  
Alle sette in punto le note di "Happy" di Pharrel William, tormentone dell'inverno passato, riecheggiavano dalla radiosveglia diffondendo per tutta la stanza. Daniel che fu bruscamente riportato alla realtà da quel suono che  gli sembrò assordante, non riuscì a resistere all'istinto rabbioso di prendere la piccola sveglia e  scaraventarla contro il muro di fronte. Alzandosi dal letto pensò infastidito di non avere alcun motivo per essere felice, e sbuffando si diresse versò il bagno. 
Arrivò a scuola in anticipo, cosa del tutto strana per lui, sempre in perenne ritardo. La sua presenza in sala professori a quell'ora del mattino non passò inosservata e scatenò le battute sarcastiche dei più bontemponi. Daniel si limitò a salutare tutti con la sua verve di sempre e a mostrare il suo incredibile sorriso, accompagnato mai come allora  da uno sguardo maliconico,  quasi triste. Come ogni mattina, bevve in silenzio il suo caffè amaro e si diresse verso la III B. 
L'aula era vuota, Daniel entrò nella stanza e iniziò a guardarsi intorno, come se stesse esplorando un posto nuovo, come se in quel luogo mettesse piede per la prima volta. In effetti era sempre l'ultimo ad entrare in classe, e non era abituato all'aula vuota. Fece un giro veloce tra i banchi. L'ultimo a destra destò la sua attenzione; vi sedevano  Vincenzo Tronchetti e Florio Tiziano.  Il banco rifletteva i caratteri dei due ragazzi : il primo preciso e impettito sedeva nella metà linda e pinta, non uno scarabocchio o un tocco di colore, l'altro aveva di sicuro un animo d'artista, estroso e vivace aveva personalizzato il suo posto con frasi di libri e ritratti abbozzati e adesivi colorati.  Daniel a guardarli si era sempre chiesto come facessero ad essere amici, sembrava che in comune non avessero un bel niente. Forse è quello il segreto, differire per completarsi. O forse no, forse erano solo tutte stupidaggini. Assorto in questi pensieri si avvicino alla finestra, che dava sul cortile pieno di studenti, presto sarebbe suonata la campanella. Sotto il primo banco fila centrale notò un diario, si abbassò e lo prese. Apri la prima pagina: Erica Beltoldi.  Daniel pensò, un po' perplesso e contrariato che se quella ragazza non avesse avuto la testa attaccata sulle spalle, di sicuro l'avrebbe persa un giorno si e l'altro pure.  Sfogliò velocemente le pagine del diario, e lo richiuse subito senza leggerne il contenuto, ma non lo ripose sotto il banco, lo tenne con se; l'avrebbe consegnato di persona alla legittima proprietaria.  La campanella suonò forte, annunciando l'inizio delle lezioni, mentre Daniel prendeva posto dietro la cattedra. Di solito odiava sedersi dietro quell'enorme banco. Preferiva fare lezione in piedi, camminando avanti e indietro,oppure seduto  sulla cattedra. Gli studenti che arrivarono dopo pochi minuti, furono infatti sorpresi di ritrovarselo lì, in anticipo e addirittura seduto dietro la cattedra; una cosa del genere era accaduta in tre anni rarissime volte, e mai aveva  portato a qualcosa di buono.
La Beltoldi arrivò, come si poteva facilmente immaginare, in ritardo, con i capelli arruffati e le gote arrossate per la corsa sulle scale, si abbassò sotto il banco in cerca del suo diario, che come mai non era lì? Era sicura di averlo lasciato in classe. 
"Immagino tu stia cercando questo"  le disse Daniel sorridendole e poggiando il diario accanto al registro di classe . La ragazza si avvicinò al professore, spalancando gli occhini verdi, chiedendosi se per caso  l'uomo avesse letto il contenuto di quelle pagine. " No Beltoldi no, non l'ho letto. Del resto non ho bisogno di sbirciare un diario per conoscere come le mie tasche ognuno di voi. ma la prossima volta non dimenticartelo ovunque, sii più precisa per favore!" Erica sorrise imbarazzata, lo ringraziò e tornò al suo posto. Daniel fece velocemente l'appello, tutti presenti. "Ottimo" pensò non aveva voglia di fare niente in quel momento e invece avrebbe dovuto fronteggiare 26 persone per tutta la giornata, per  ben quattro ore. Sbuffando chiuse il registro e lo ripose nella borsa, vi tirò fuori un libricino, Erman Hesse " Favola d'amore" Che diavolo ci faceva quel libro proprio li, in quel momento? Erano mesi che lo cercava. Le cose erano dotate della capacità di sparire e poi ritornare nei momenti meno opportuni. Lo yin e lo yang, filosofia orientale, ne era sempre stato affascinato…
"Prof anche lei con Hesse? L'ho letto quel libro, regalo della fidanzata". Primo banco a sinistra Carlo Sirani, bravo ragazzo, ma di sicuro non certo una cima. " Ah Carlo l'hai letto anche tu? Bene cosa hai capito?No aspetta…non voglio saperlo… lascia perdere". 
Daniel continuo a sfogliare il librino, leggendo le note a lato appuntante a matita con una calligrafia che non era la sua, sorrideva ma allo stesso tempo sembrava soffrisse, sembrava pervaso da una forte malinconia, ripensando a quella spiaggia, a quel regalo inaspettato. Passarono quasi 20 minuti in cui lui continuò ad essere assorto nei suoi pensieri, mentre invece i ragazzi continuarono a stare in silenzio cercando di capire le intenzioni del professore, che col suo comportamento alquanto strano e insolito li aveva presi in contropiede. 
"Beh allora?? Professore si sente bene?? Mi sembra un po' strano oggi…" disse dal primo banco la secchiona di turno, Chiara Picelli.  Daniel la guardò trasognato e rispose che andava tutto bene, anzi disse sorridente " Prendete carta e penna, tema in classe IL MIO COMPAGNO DI BANCO: è davvero possibile conoscere fino in fondo chi vive attorno a noi? cosa sappiamo e cosa ignoriamo di chi ci è più vicino. Allora ragazzi minimo quattro colonne massimo sei. Avete, due ore di tempo". 
Un fitto brusio invase la stanza a testimonianza di quanto i ragazzi fossero increduli e contrariati.  A farsi portavoce del malcontento generale, fu come sempre Sibilla Leone, che con uno scatto felino si alzò in piedi e cominciò la sua lamentela "Ma professore, non è giusto un tema così a sorpresa, senza il minimo preavviso. E poi di solito abbiamo sempre quattro ore e non due per svolgere l'elaborato. Inoltre…" 
Sibilla era di sicuro il bastiancotrario della classe. Sempre pronta al contraddittorio, voleva avere l'ultima parola ad ogni costo. di solito a Daniel piaceva molto "scontrarsi" con lei. Trovava i suoi spunti di riflessione molto interessanti e aveva su qualsiasi argomento un' opinione personale, originale, che costringeva l'altro interlocutore a cambiare prospettiva, o almeno a considerarne un' altra diversa dalla propria. 
"Oh Sibilla" esclamò Daniel balzando anche lui in piedi e iniziando a camminare tra i banchi. " Sapevo che avresti detto la tua. Purtroppo le tue obiezioni non saranno sufficienti a farmi cambiare idea. Oggi ho deciso : tema in classe! Sapete che quando prendo una decisione sono irremovibile. Però ovviamente potete scegliere: se non siete d'accordo, se vi sembra tanto assurdo un tema in classe a sorpresa, in una classe d'esame i cui alunni dovrebbero essere in grado di scrivere di qualsiasi cosa in qualsiasi momento  benissimo consegnate in bianco. Vi costerà un 3 sul registro, ma avrete portato avanti il vostro pensiero, opponendovi a quella che voi credete un ingiustizia. Insomma a voi la scelta. Badate bene ho detto 3 e non 2 come di solito vale un compito consegnato in bianco, semplicemente perché premierei la vostra coerenza."
Sibilla questa volta non aveva nulla da dire, ricadde sulla propria sedia e prese carta e penna; il resto della classe la segui ovviamente a ruota. 
" Dai ragazzi su con la vita, è un esercitazione, di sicuro male non fa. Inoltre questa non è di certo la più brutta notizia della giornata…aspettate di vedere i compiti di latino dello scorso mese, lì c'è da mettersi le mani nei capelli. Ma non voglio anticiparvi niente, l'ultima ora ne discuteremo." 
In realtà i compiti non erano andati così male, come Daniel fece credere. Il voto più basso fu un 5 e mezzo e considerando che il testo proposto era di Tacito, il professore si sarebbe dovuto mostrare soddisfatto dell'abilità dei propri studenti nel tradurre, ma in quel frangente era così irritato, da aver perso l'oggettività che di solito caratterizzava il suo carattere. 
Passò le restanti due ore assegnando a ciascun compito il proprio voto, e riportandolo poi sul registro di classe. Quando il tempo fu scaduto egli stesso passò per i banchi consegnando il compito di latino e prendendosi l'elaborato di italiano. 
Mentre ad alta voce dava ai ragazzi la versione corretta del testo e metteva in evidenza gli errori più gravi e più comuni, il telefono cominciò a vibrare sulla cattedra. Era Kira che gli scriveva su whatsapp : "Daniel, si può sapere che fine hai fatto? Mi starai mica evitando? dobbiamo parlare…ho un'ora per la pausa pranzo. Ti aspetto alla pizzeria fuori il Cardarelli, insomma non puoi dirmi no!" Daniel non rispose subito, in effetti negli ultimi tempi aveva cercato in tutti i modi di evitarla. Il motivo di questo suo atteggiamento non gli era proprio chiaro, ma cosa c'entrava Kira con tutto quello che era accaduto? Così si fece coraggio e rispose munendosi di tutta la sfacciataggine che era in lui " Evitarti?' perché dovrei…sono stato solo impegnatissimo. Comunque si, sarò lì tra mezz'ora!" Il suono della campanella fu provvidenziale, finalmente quella straziante giornata era finita, sia per lui che per i suoi poveri studenti che abbandonarono l'aula in men che non si dica. Daniel ebbe infatti l'impressione che i ragazzi fossero scappati via a gambe levate, del resto si rendeva conto anche lui di essere stato davvero odioso. Si rammaricò di non esser stato in grado di  mantenere la vita privata al di fuori  del suo lavoro, ma si ripromise che non sarebbe mai più successo e che dai suoi alunni  si sarebbe fatto ben presto perdonare.
Rimase quindi da solo, nella III B ormai vuota, ancora un po', non voleva incontrare e salutare i vari colleghi, così il suo tentativo era quello di far sfollare  corridoi e sala professori.
Dopo circa venti minuti si decise ad uscire dalla classe e si diresse in sala professori.
Convinto che fosse vuota, irruppe nella stanza rumorosamente, spalancando con violenza la porta. In realtà in un angolo della sala, Clara Somma, professoressa di storia dell'arte stava li tranquilla sorseggiando la sua tisana alla erbe correggendo i compiti che aveva fatto in I A  sull'arte greca e romana.
Presa alla sprovvista, la donna solbazzò, versandosi addosso il contenuto bollente del  tazzone colorato . "Caspita! " gridò "Ma di solito non si usa buss…" quando vide che l'invasore della sua quiete era proprio Daniel, fu presa da una vampata di calore, che le colorò le guance di rosso, e con un tono decisamente più dolce e pacato continuò "Daniel, sei tu? dovresti stare più attendo, mi hai spaventata a morte".
 Daniel si scusò  della sua irruenza, ma era stata una brutta giornata, e aggiunse che gli dispiaceva per la  camicetta, era graziosa, sperava che si potesse smacchiare, si offrì di portarla in lavanderia al più presto. La donna ridacchiando lo rassicurò, in fondo era solo un po' d'acqua calda, sarebbe andata via senza problemi, non c'era bisogno della lavanderia. Piuttosto come mai aveva avuto una giornata così brutta? c'era niente che poteva fare per lui? Magari gli andava di pranzare assieme così potevano parlare un po' e magari avrebbe scoperto che la sua giornata confronto a quella di altri non era stata poi tanto male. Daniel ritornando il galante sfrontato di sempre declinò con cordialità l'invito, per pranzo aveva già un altro impegno e anzi era già in ritardo, ma di sicuro si sarebbe fatto perdonare al più presto. Così la prese per mano e la baciò sulle guance, promettendole un invito a cena nei giorni seguenti. 
Clara lo vide uscire dalla stanza, e sospirò profondamente, pensando a quanto fosse bello e affascinante, peccato che di fronte a lui era capace solo di fare la figura dell'incapace. Però avevano un appuntamento, o meglio la promessa di un invito a cena. Era emozionata, non vedeva l'ora di tornare a casa per scegliere cosa mettere per l'occasione. "Ma che occasione??" si domandò, l'invito non era ancora stato fatto e lei già fantasticava. 
 "Aaah" emise un altro bel sospiro  poi disse a se stessa che avrebbe dovuto smetterla di comportarsi come una quattordicenne alla prima esperienza . Insomma era una donna di 38 anni e si impose che si sarebbe comportata come tale: avrebbe aspettato due giorni l'invito ufficiale,  altrimenti sarebbe passata all'attacco, reclamando il suo diritto ad un cena.
Quando Daniel arrivò fuori la pizzeria,  Kira era già dentro seduta ad un tavolo in fondo alla sala, che svogliatamente leggeva il menù, così fece un respirò profondo ed entrò anche lui. 
 Kira alzò lo sguardo, proprio mentre Daniel la salutò con due baci veloci sulle guance, e subito dopo prese posto di fronte a lei. Kira arrossì un pochetto, anche se l'idea di invitarlo a pranzo era stata sua, vederselo comparire davanti all'improvviso, le faceva sempre uno strano effetto; le risultava  ancora un po' difficile, non associare Daniel, il miglior amico del suo ragazzo e ex fidanzato di Frida, al prof Rossini del liceo. Inoltre nonostante fossero usciti innumerevoli volte  tutti insieme, era forse la prima occasione in cui si ritrovavano veramente da soli; era una situazione nuova, per entrambi. Fu Daniel a rompere velocemente il ghiaccio, percependo il sottile imbarazzo della ragazza " Allora, signorina Laerte…" disse sfoggiando il suo solito sorriso e aprendo a sua volta il menù "come andiamo? Hai deciso cosa ordinare?" Kira si strinse nelle spalle, in realtà, no, ancora non aveva deciso che pizza prendere; di fronte a tutti quei gusti, a tutto quel ben di Dio, andava sempre in confusione, e poi finiva  per scegliere sempre la solita Margherita. "Uhm…per me una pizza fritta ricotta e cicoli, grazie" rispose deciso alla cameriera addetta alle ordinazioni, rimasta palesemente ammaliata dai suoi grandi occhi blu mare. 
" Ti tieni leggero" lo punzecchiò Kira, ridendo sotto i baffi. "Kira, il cibo è uno dei pochi piaceri che mi restano, e poi oggi a scuola è stata una giornata no…credo che i miei alunni mi odino." 
"Come, come?? Racconta, che diavolo hai combinato?" disse la ragazza, divorata ormai dalla curiosità. Daniel le disse tutto, tutto quello che era accaduto. 
"Oddio…uno dei tuoi assurdi compiti in classe! Scommetto che la traccia l'hai inventata al momento…su quale argomento hai preteso che scrivessero? ahahah poveri…"
" Mah…niente di che…sul proprio compagno di banco, e su come ci si illude di conoscere a fondo le persone che ci vivono accanto". Daniel proferì queste parole, con tono cupo, gli occhi velati da una sottile malinconia. Kira si accorse della sua inquietudine, possibile che stesse pensando a Frida? Era passato poco più di un mese dalla loro rottura, evidentemente la delusione che la ragazza gli aveva dato ancora faceva male, nonostante lui cercasse di nasconderlo agli altri e ancor più a se stesso. Rimasero qualche istante in silenzio, era necessario soppesare ogni parola, nessuno dei due voleva addentrarsi in un campo minato, dal quale avrebbero poi fatto fatica a venir via. Frida aveva in modi diversi,  ferito entrambi, e nessuno dei due era pronto a parlarne, nessuno dei due era riuscito a perdonarla; Daniel probabilmente non l'avrebbe mai fatto, Kira chissà, era ancora troppo arrabbiata per fare previsioni in merito. "Beh…argomento spinoso..." disse la ragazza, cercando di mostrassi più disinvolta possibile, mentre le veniva servita la sua Margherita doppia mozzarella bella fumante. "Li hai presi alla sprovvista, per un po' starai sulle scatole a molti di loro, ma non temere, durerà poco…presto soccomberanno di nuovo tutti al tuo irresistibile fascino!" 
"il mio irresistibile fascino?" 
" Anche io un tempo ne sono rimasta ammaliata!" ammise la ragazza alzando gli occhi al cielo. 
"davvero??" disse Daniel fintamente stupito.
"Certo…e quegli occhi azzurri ti hanno aiutato parecchio…beh…diciamo che io alternavo momenti di amore incondizionato ad altri di odio più profondo. Sei uno strano personaggio professor Rossini. 
"Strano, io?"
"Lunatico  direi, ma non corrucciarti troppo…quei mocciosetti torneranno ad adorarti!"
"Speriamo…ci tengo alla loro stima" 
"lo so…per questo ti adorano… cerchi di insegnare loro qualcosa che possa essergli utile nella vita, lo fai con passione e dedizione, questo traspare ed è bello. Inoltre li ascolti e li rispetti, per un adolescente è fondamentale. Sei un influenza positiva, per un ragazzino…o almeno, per me lo sei stato" disse abbassando lo sguardo, addentando una fetta di pizza. 
Daniel rimase un po' sorpreso, Kira non era  mai stata così diretta e mai gli aveva detto cosa pensasse di lui così apertamente. Quelle parole lo presero alla sprovvista, e gli confermarono quello che lui aveva già capito di lei nei tre anni in cui erano stati semplicemente alunna e professore e che Carlo gli aveva sempre raccontato: Kira era una ragazza tutta da scoprire, poteva risultare sfuggente e introversa, ma era una grande osservatrice, e aveva un buono spirito critico, non parlava molto e di solito non amava condividere col resto del mondo i proprio pensieri, preferiva tenerseli per se. Daniel pensò che il suo migliore amico avesse proprio ragione; conoscendola più affondo, Kira poteva essere davvero una piacevole sorpresa. "Che c'è?" gli chiese la ragazza, cogliendolo soprappensiero.
"Niente…pensavo a Carlo…a proposito ho saputo che hai  conosciuto il sig.Filippo."
"già…" rispose Kira, restando sul vago. In linea di massima, il padre di Carlo si era dimostrato una persona a modo, gentile, simpatico, ma lui e il figlio  avevano un rapporto così strano, intriso di rancore. "Per un nano secondo ho pensato che potessero azzuffarsi durante la cena…non ho mai visto Carlo in quello stato, così agitato, insicuro. E poi adesso anche la malattia…credo che tutta questa situazione lo destabilizzi molto".
Daniel ascoltò tutto con molta attenzione, Kira gli sembrava realmente preoccupata, lui invece credeva che non ci fosse nulla da temere. "C'è bisogno di ben altro per destabilizzare Carlo. Kira non penso tu debba essere così preoccupata per lui. Insomma, anche tu hai conosciuto sia sua padre che sua sorella, hai notato che sono dei veri ossi duri, con Carlo la situazione non è diversa, alla fine la mela non è che sia caduta così lontano dall'albero. Lui a differenza di Irma e di Filippo e più spontaneo, istintivo, è un sognatore, ma credimi, ha sempre fatto di testa sua, continuerà per la sua strada a prescindere da tutto e da tutti. Adesso è triste e confuso, chi non lo sarebbe dopo aver saputo la verità sulle condizioni di salute del proprio padre? Ma si riprenderà fidati…ora Carlo è a Firenze, con Filippo, sai da quanto tempo non  tornava a casa? Finalmente potranno stare un po' insieme, parlarsi, chiarire ognuno le proprie posizioni…non lo so, ma forse e vero che tutti i mali non vengono per nuocere…finalmente quei dure potrebbero riavvicinarsi dopo tanto tempo."
Forse Daniel aveva ragione, Carlo aveva solo bisogno di metabolizzare tutta la situazione che si era creata attorno a lui in quell'ultimo periodo. Forse davvero c'era la possibilità che riuscissero a ricucire il rapporto di un tempo, forse davvero da quella malattia sarebbe potuto venir fuori qualcosa di buono. 
Avevano quasi finito di pranzare, quando uno strano bip bip iniziò a provenire dalla borsa di Kira. 
"Che diavolo è??" chiese curioso Daniel.
"uuuh…è il mio cerca persone" rispose lei balzando in piedi, frugando nervosamente nella borsa. "E' nuovo, non sono ancora abituata al suo suono…in realtà fino ad oggi non aveva mai ancora suonato!"
"E chi ti cerca?" 
Kira rimase a guardare perplessa il numero su displey " è X" , gridò, riconoscendo le ultime tre cifre… "io devo andare…sai forse un tamponamento a catena, un incidente ferroviario, non posso perdermelo" 
" sei sadica lo sai?" 
Kira fece spallucce "No, non è vero, è solo il mio lavoro…ciao prof…ci sentiamo presto, il pranzo lo offro io…" disse dopo un veloce bacio sulla guancia, scappando verso la cassa. Daniel non ebbe neppure il tempo di controbattere o salutare, Kira era già fuori la pizzeria, tentando goffamente di attraversare la strada. 

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