giovedì 4 giugno 2015

Episodio XXXVIII "A cena con papà"


Carlo era nervoso, molto nervoso, era da tempo che non si sentiva così sotto pressione. Qualche giorno prima aveva ricevuto una chiamata da suo padre, con il quale non si sentiva da più di anno: era a Napoli per lavoro e gli avrebbe fatto molto piacere incontrarlo, e magari conoscere la sua nuova ragazza, di cui aveva scoperto l'esistenza solo pochi giorni prima.
Così se ne stava pensieroso davanti allo specchio, litigando col nodo della cravatta, sbuffando e toccandosi smaniosamente i capelli, come faceva sempre quando era agitato. Kira gli si avvicinò, ancora scalza, fasciata nel suo nuovo tubino blu elettrico, e abbracciandolo teneramente gli disse "Dovresti calmarti, alla fine è solo una cena, una cena con tuo padre…cosa potrebbe succedere di così terribile? Fai un bel respiro e sii razionale! "  Carlo alzò gli occhi al cielo, odiava sentirsi dire di stare tranquillo quando visibilmente non lo era e scocciato come non mai le rispose "Tu non lo conosci, Kira. Facciamo che ne riparliamo dopo cena?" La ragazza rimase un po' sorpresa da quel tono così infastidito, anzi a dire il vero, da quando aveva ricevuto quella chiamata, Carlo non era stato più lo stesso: era distante, pensieroso, triste, preoccupato, ma più lei cercava di capire cosa gli stesse succedendo, lui più si chiudeva a riccio, così lei decise che avrebbe aspettato, prima o poi avrebbe avuto voglia  e soprattutto bisogno di confidarsi e a quel punto  sarebbe stata pronta ad ascoltarlo e perché no a consolarlo. Carlo e il padre non si sentivano da oltre un anno, da prima che lui inaugurasse la tenuta, inaugurazione a cui il sig. Filippo Carati non si presentò mai. 
Carlo ne rimase profondamente ferito. Per tutta la vita aveva cercato di farsi accettare, aveva cercato di renderlo felice, orgoglioso, anche a discapito delle proprie aspirazioni e dei propri desideri. Per questo appena finite le superiori si iscrisse ad architettura, lo fece per lui, per seguire le sue orme, per essere il suo erede.  Lui e Irma, sua sorella maggiore, avevano passato l'infanzia nello studio del padre. Era l'unico modo per stare con lui, che soprattutto dopo la prematura morte della moglie aveva trovato rifugio e consolazione nel suo lavoro. Quindi a Carlo non pesarono gli studi di architettura, si sentiva a suo agio tra progetti e piani regolatori; si laureò in tempi record, col massimo dei voti, riempendo di orgoglio la famiglia e soprattutto Filippo, che lo accolse a braccia aperte nel suo studio. Padre e figlio lavorarono insieme per qualche anno; Carlo era bravo, aveva intuito ed era creativo, sapeva unire gli stili tradizionali ai moderni, cosa che rendeva entusiasti tutti i clienti che si affidavano a lui. Tutto sembrava andare a gonfie vele, ma sotto sotto Carlo era insoddisfatto, presto iniziò ad odiare tutto ciò che riguardava il suo lavoro, perse l'entusiasmo, si sentiva un animale in gabbia, chiuso in un ufficio a disegnare edifici, per persone di cui noi gli importava nulla. L'unica attività che lo faceva sentire vivo, era cucinare. In cucina  dava sfogo a tutta la sua creatività, poteva essere se stesso, era felice lontano dalla noia dello studio d'architetto. Così iniziò a trascurare il lavoro col padre, finchè un giorno decise di lasciare Firenze e trasferirsi a Napoli. Sua madre era originaria della città partenopea, e Carlo aveva vissuto lì fino alla maggiore età, quando il padre decise di trasferirsi. Carlo ricordava quel periodo napoletano come il più felice della sua vita: associava alla madre l'odore del mare e della pizza, il vociare dei mercati rionali e la frescura dei vicoletti dei quartieri spagnoli, dove non arriva mai il sole. Adorava quella città, così bella e così controversa, e pensò che fosse la cornice adatta per cambiare vita, per realizzare il suo progetto: aprire un ristorante. Avrebbe ristrutturato la tenuta di proprietà dei suoi nonni, e l'avrebbre trasformata in un ristorante, che avrebbe gestito lui  stesso e lui stesso ne sarebbe stato chef. Ormai aveva deciso, e le dimostranze del padre non gli fecero cambiare idea. Il Carlo architetto non era felice, ed era stanco di mettere avanti ai propri sentimenti quelli altrui, anche se quella scelta gli costò molto caro: da allora il rapporto con suo padre non fu più lo stesso. Filippo percepì la scelta del figlio come un tradimento e ancora adesso dopo quasi quattro anni il perdono non era ancora arrivato.
Kira conosceva questa storia per sommi capi, Carlo non amava parlarne, così nonostante quel tono non le andasse affatto giù, decise di non portarla a mille e una notte, ma abbozzò un sorriso, lo baciò sulla guancia , gli sistemò il nodo alla cravatta e poi prendendolo per mano disse "Andrà bene, ci sono io con te! ma sarà meglio avviarsi, è quasi ora." 
I due salirono in macchina, e stettero in silenzio per tutto il viaggio.  Il locale scelto per la serata era un ristorante a 5 stelle, extra lusso, lasciarono parcheggiare l'auto al parcheggiatore e varcarono l'uscio. Mentre il maître faceva strada nella sala affollata, Carlo  trattenne Kira per il braccio dicendole "Mi dispiace per prima..sono contento che ci sei tu qui, ora con me". La ragazza sorrise, arrossendo, lo prese per mano e insieme si diressero verso il tavolo indicato, al centro della sala, dove Filippo li aspettava sorseggiando un bicchiere di pinot bianco. 
Filippo non li vide avvicinarsi, era troppo intento a consultare la sua nuova agenda elettronica, regalo di Irma, che in ogni modo tentava di convertirlo alla tecnologia. Così alzò gli occhi  quando i due erano già al tavolo, solo dopo aver riconosciuto la voce del figlio che lo chiamava. " Ciao Papà" gli disse, posandogli un mano sulla spalla. Filippo balzò in piedi e tra i due ci fu una gelida stretta di mano, gesto che lasciò Kira di stucco; sapeva  che i loro rapporti erano tesi, ma non credeva a tal punto da spingere entrambi a comportarsi quasi come dei perfetti sconosciuti. Scambiatisi le tipiche battute di cortesia l'attenzione di Filippo si spostò su Kira, che nel frattempo rimase in silenzio, visibilmente stupita nel vedere Carlo così impacciato e insicuro. "Tu devi essere Kira?" disse guardandola negli occhi e porgendole la mano. "Si esatto, piacere di conoscerla signor Carati" . Appena presero posto alla tavola rotonda apparecchiata elegantemente, una gentile cameriera versò il vino e iniziò a servire l'antipasto mare e monti : insalata di farro porcini e gamberetti e schiacciatine con tartare di salmone e cipollotto. 
" Nell'attesa mi sono permesso di ordinare un antipastino, dicono che sia una vera prelibatezza…spero vada bene pere tutti" disse il sig.Carati sorridendo. 
Carlo scosse la testa dicendo "Beh per me sai non c'è problema, Kira tu invece…se vuoi tesoro, possiamo ordinare qualcos'altro se non preferisc…" Kira non gli lasciò il tempo di completare la frase, lo freddò con lo sguardo e contemporaneamente gli assestò un colpo  dietro il polpaccio da sotto il tavolo. La ragazza pensò che fosse impazzito, così cercò di difendersi in qualche modo, non apparire come una bambina viziata e schizzinosa col cibo "ma  per me va benissimo così..non ci resta che assaggiare allora, buon appetito!" disse paonazza in volto, assaporando per prima una forchettata di quella inconsueta insalata. Il telefono di Filippo iniziò a suonare insistentemente, prima ancora che il pover uomo riuscisse a fare il primo boccone. Dopo tre o quattro squilli, diede uno sguardo al display e mortificato si scusò con i suoi ospiti: si trattava di lavoro, una cosa alquanto seria non poteva far a meno di rispondere, si alzò  promettendo di ritornare il prima possibile. 
"Si può sapere che ti prende? Mettermi così in imbarazzo davanti a tuo padre che è stato così gentile da ordinare l'antipasto, facendomi passare per una che non apprezza il buon  cibo." 
Carlo alzando gli occhi al cielo replicò scocciato " Kira tu non mangi niente, hai una alimentazione molto poco varia, io te lo dico sempre, ma non penso sia il momento di discuterne adesso.  Non ha ordinato lui per tutti per essere cortese, ma perché adora decidere secondo i suoi gusti, ignorando quelli degli altri, io lo conosco bene, come dici sempre tu conosco il mio pollo! 
Inoltre questo ristorante non mi piace, si vede da lontano un miglio che questi gamberetti non sono freschi, tutto congelato! Ma è mai possibile 5 stelle e una così scarsa qualità degli alimenti! Poteva venire alla tenuta avrei pensato a tutto io, ma non sia mai che mi conceda un po' di fiducia…! " 
Kira lo guardò perplessa, e cercò di controllare l'istinto che avrebbe portato a strozzarlo, in primis perché l'aveva  messa in imbarazzo di fronte a suo padre, e poi perché era la seconda volta nell'arco della serata che si rivolgeva a lei con quel tono, che le faceva saltare i nervi. Nonostante ciò cercò di controllarsi il più possibile, gli sorrise e provò a tranquillizzarlo, di certo il padre avrebbe potuto dargli la soddisfazione di essere suo ospite quella sera, ma comunque avrebbe avuto altre occasioni per dimostrargli tutto il suo talento e quanto fosse ben avviato il suo locale. 
Qualche minuto dopo Filippo fu di ritorno,  si scusò ancora con i ragazzi, purtroppo a certi impegni di lavoro proprio non poteva dire di no, si sedette e poi le sue attenzioni furono rivolte a Kira.
"Allora Kira, ho saputo che frequenti medicina. Scelta molto interessante, coraggiosa, la responsabilità di una vita tra la le mani non è cosa da niente, non tutti ne sono capaci…" La ragazza  arrossì, di solito non parlava  mai del perché avesse scelto di diventare un medico, così rispose un po' balbettante che in realtà non sapeva cosa l'avesse spinta ad intraprendere quegli studi, sapeva solo che si da bambina, di fronte a qualcuno ferito o che accusava un malore, non reagiva come tutti quelli della sua età, magari spaventandosi, scappando, o urlando. Lei non provava paura, e neppure pietà per quella persona sofferente, l'unica cosa che percepiva era una profonda eccitazione, che non le faceva distogliere gli occhi dal mal capitato, e dalla sua ferita. "beh…forse detto così, sembra un po' morboso…" bisbigliò abbassando lo sguardo "E' una questione di emozioni…credo…la medicina è esaltante, appassionante, sconvolgente, terrificante, tutto insieme, contemporaneamente…non so come spiegarmi meglio…"  
Il signor Filippo ascoltò con molta attenzione, mentre mangiava il suo pesce spada ai ferri condito con una strana salina alle erbe "Forse è un po' strano, ma lo trovo un punto di vista affascinante. Sai tutti i medici che conosco mi hanno sempre detto che sono mossi dalla voglia di aiutare il prossimo e bla bla bla, é anche una motivazione alquanto banale. E' la prima volta ,ripeto, che un medico mi dice che fa il suo lavoro perché lo trova eccitante, è una cosa bella!" Continuarono a chiacchierare amabilmente, di tutto e di niente, Filippo era molto attento alle parole della ragazza, sembrava davvero curioso di conoscerla. Ovviamente questo a Kira faceva molto piacere, d'altronde pensava che il sig.Carati fosse un tipo simpatico e gentile e le parve strano che quella davanti a lei fosse la stessa persona che Carlo gli aveva descritto in precedenza. 
  Ad un certo punto il cellulare di Filippo iniziò a squillare insistentemente, sbuffando rispose e ancora una volta si allontanò dal tavolo, uscendo sulla grande veranda. Kira colse nuovamente l'occasione per richiamare Carlo che per tutta la serata non aveva proferito parola, giusto qualche sillaba e solo perché Kira gliele tirava di bocca a forza. Nell'anno che avevano passato insieme, la ragazza non ricordava di averlo mai visto così; di solito era solare, divertente sempre ottimista e con la battuta pronta, ma adesso sembrava un orso, arrabbiato e cupo, non aveva sorriso neppure una volta da quando si erano seduti a quel tavolo. Filippo ritornò qualche minuto dopo "Sono mortificato" disse spegnendo il cellulare " ma il lavoro è lavoro, e  Carlo lo sai meglio di me, visto che anche tu c'eri dentro fino al collo…" 
"Si papà, me lo ricordo benissimo, e sono felice di esserne venuto fuori. E non sai quanto è bello potersi godere una cena in santa pace senza essere disturbato" replicò il ragazzo in un modo così stizzito  da lasciare esterrefatti sia Kira che Filippo il quale aggiunse "Carlo, ma cos'hai stasera? Dovresti essere felice e rilassato, sei in uno dei migliori ristoranti della città, con una compagna a dir poco stupenda e poi…beh ci sono io. Non ci vediamo da non so neppure più  quanto tempo. " Carlo buttò giù tutto d'un fiato il vino che aveva nel bicchiere, scosse la testa e ridacchiò nervosamente "ahahah io invece lo so benissimo da quanto non ci vediamo; sono più di due anni e tu nonostante abbia avuto l'occasione di rincontrarci, quando hai ricevuto l'invito per  l'inaugurazione della tenuta, non hai fatto nulla affinché ciò accadesse, non ti sei fatto vedere né tantomeno sentire. Perché?? Te lo dico io il perché: sei un orgoglioso e accettare il mio invito sarebbe stato un duro colpo per il tuo ego, non puoi sopportare il fatto che io abbia deciso di intraprendere una strada che non era quella che tu avevi prestabilito; ti fa veramente così male che io abbia realizzato un mio sogno esclusivamente puntando su me stesso indipendentemente da te?" A quelle parole del figlio, il padre iniziò a tossire nervosamente, perse tutta la calma che aveva dimostrato in precedenza e allentandosi il nodo della cravatta disse arrabbiato " Indipendentemente da me? Andiamo Carlo, chi credi ti abbia coperto con le banche? Veramente sei così ingenuo da pensare che accendano mutui al primo che arriva senza alcuna garanzia, che si siano basati solo ed esclusivamente sulla validità del tuo progetto? Io ho garantito per te, io mi sono esposto per te ancora una volta, nonostante tutto! E poi se non avessi avuto la proprietà dei tuoi nonni, come avresti fatto fronte a tutte le spese di gestione? Sei un ingenuo, un sognatore, ecco cosa ti manca il contatto con la realtà! Si è fatto da solo…ma sentitelo! C'è sempre stato qualcuno pronto a sostenerti, correggerti, pararti il culo quando combinavi casini, e quel qualcuno ero io, lo sai bene. E non sai quante volte me ne rammarico… non sai quante volte mi sono maledetto per averti sempre coperto le spalle. Se fossi stato realmente solo, se fossi realmente come si dice…un selfmademan…beh figlio mio non avresti buttato al vento  anni di studio, di sacrifici. Eri bravo cazzo! Avevi talento, saresti stato grande, un grande architetto, migliore di me, sicuramente. Invece hai mollato tutto, per cosa? Per vivere in campagna a lavorare i campi e cucinare in un ristorante, scusami ma per me è ridicolo! " Disse queste cose velocemente, gli occhi che brillavano di una luce furente, era davvero agitato, la voce un po' smorzata dalla forte emozione. Kira rimase in silenzio, non si aspettava che quella  che sembrava essere una semplice cena potesse essere in realtà una bomba ad orologeria, così sentendosi di troppo, un po' imbarazzata balbettò " bene, io vado un attimo in ba…" "No kira, dove vai?" la interruppe Carlo afferrandole quasi violentemente il braccio "Ecco il vero Filippo Carati, era solo questione di tempo affinché venisse realmente fuori, con la sua saccenza ed arroganza! Visto? Non è poi così gentile e simpatico come pensavi fosse…sai che ti dico papà, io non volevo neppure venire a questa cavolo di cena, non avevo molte cose da dirti prima, non ne ho adesso e dopo stasera non ne avrò di sicuro in futuro. Per me possiamo chiuderla qui". Detto questo si alzò di scatto, posò violentemente il tovagliolo di stoffa sulla tavola, disse a Kira che l'avrebbe aspettata fuori, e uscì senza guardarsi indietro.
Filippo e Kira rimasero da soli, in silenzio per qualche istante, ognuno in attesa che l'altro dicesse qualcosa per primo. Filippo si schiarì la voce e mortificato si scusò con la ragazza, non aveva intenzione di litigare in quel modo col figlio, e non pensava che le cose precipitassero in quel modo, di sicuro coinvolgerla in quella lite era l'ultimo dei suoi intenti. Kira era mortificata, e anche un po' arrabbiata, da un lato pensava di capire le motivazioni di un padre deluso per una scelta azzardata e non condivisa  del figlio, ma dall'altro lato trovò odioso e irrispettoso  il modo con cui Filippo si era rivolto a Carlo. Seppur contrariato non aveva il diritto di comportarsi così con lui. "Non è con me che si deve scusare, sig. Carati! A quanto ho capito lei è un po' come me: risoluto, testardo e orgoglioso. E' evidente che la scelta di suo figlio l'ha profondamente delusa, quindi ha reagito di conseguenza allontanandosi da lui e negandogli i suo supporto. Certo ci può stare, ma fino ad un certo punto. Carlo è una persona fantastica, avrà pure ereditato la proprietà dei nonni e il suo percorso sarà stato in discesa rispetto a quello di altri, ma comunque ha rivoluzionato la sua vita da così a così, cambiando città, lavoro e stravolgendo completamente il suo stile di vita.  L'ha fatto perché ci credeva, l'ha fatto per lo stesso motivo per cui io un giorno diventerò spero un buon medico, perché quello che fa lo emoziona, lo esalta più di qualsiasi altra cosa. E lei fino a mezz'ora fa condivideva questo punto di vista, perché per me dovrebbe valere come motivazione e per Carlo no? Le chiedo solo di non lasciarsi sopraffare dall'orgoglio, e di fare un passo avanti per  primo  lei verso suo figlio, capisco quanto possa essere difficile, ma credo che lui  se lo meriti e anche lei merita di scoprire quanto suo figlio  sia  speciale, gli permetta solo di  dimostrarglielo." 
Detto questo si alzò da tavola e porse la mano al suo interlocutore, rimasto senza parole "Inoltre dovrebbe farsi vedere quello sfogo sul collo, a quello stadio una pomata risolve il problema senza troppo fastidi, chieda al suo medico, saprà cosa fare. Credo che debba parlare anche di questo con Carlo" . Filippo rimase impietrito e portandosi la mano al collo, si chiese come avesse fatto a vedere quelle macchioline che aveva sulla pelle dall'ultimo ciclo di chemio a cui era stato sottoposto e che diventavano sempre più fastidiose. Sorpreso le strinse la mano e le diede un tenero bacio sulla guancia " Grazie Kira, sei proprio in gamba! " Kira sorrise arrossendo e lo salutò "arrivederci sig.Carati, spero di rincontrarla presto." 
Quando arrivò al parcheggio, Carlo era vicino la macchina che si rigirava tra le mani un pacchetto di sigarette ancora sigillato "allora lo apri o no??"  gli disse aprendo la portiera e sedendosi al posto del passeggero. Carlo salì a sua volta in macchina "lo sai che ho smesso più di dieci anni fa!" "Ecco appunto, quindi queste le prendo io…" gli disse posando il pacchetto incriminato nella sua borsa, poi guardandolo mettere in moto aggiunse : "beh quindi adesso gelato?!?" Carlo si girò verso di lei un po' sorpreso e al tempo stesso divertito "come scusa? " " beh sei andato via sul più bello, proprio al momento del dessert, un gelato me lo devi!" Finalmente dopo una serata di musi lunghi Kira era riuscita a farlo sorridere, si sentì soddisfatta e pensò che lo sarebbe stata molto di più dopo un bel cono con tripla panna!


Carlo, seduto su una panchina di via Caracciolo, mangiava il suo gelato frutti di bosco e panna, assorto nei suoi pensieri, con lo sguardo rivolto al mare:  la serata era limpida, non c'era foschia all'orizzonte e da quella posizione,  in lontananza,  si poteva ammirare la costa sorrentina illuminata da una miriade di luci. 
Kira seduta accanto a lui, gli si rivolse con occhi dolci e una voce quasi supplichevole " ma…posso assaggiare?" disse indicando il suo cono, i cui  colori accesi facevano venire l'acquolina in bocca anche soltanto a guardare. "Certo, scusa" rispose lui porgendole il gelato, senza darle molta  importanza, con ancora lo sguardo rivolto all'orizzonte e la mente in subbuglio nella quale stentava a mettere ordine. 
"Si può sapere a cosa stai pensando?" gli disse Kira "Sei qui accanto a me, ma è come non ci fossi, hai la testa da un'altra parte proprio…" 
Carlo fece spallucce, non aveva nulla a cui pensare, anzi aveva dato anche troppo peso alla situazione, era arrivato il momento di scrollarsi di dosso tutto e andare avanti.
Kira era scettica, si percepiva che lui non era per niente tranquillo, e che quella situazione col padre non lo lasciava così indifferente, come voleva lasciar credere. 
" Posso dirti una cosa?" gli chiese con  un po' di incertezza " secondo me dovresti chiamarlo, ha detto che resta in città per altri due o tre giorni, forse riuscirete a chiarirvi, non sarebbe male è sempre tuo padre! " 
"Io non ho nulla da dirgli, perché dovrei alzare per primo la cornetta? Se lui ha da dire qualcosa, sa dove trovarmi, lo sa benissimo" 
"Carlo, ma è tuo padre! Anche se non vuoi farlo né per te e nè tanto meno per lui, allora fallo per me! E' da quando hai saputo che sarebbe venuto in città che non sei più lo stesso; ti sei trasformato in un orso, silenzioso, sempre incupito, a volte quasi triste. Vorrei che ritornasse il mio Carlo di sempre!" 
Il ragazzo si girò verso di lei e per la prima volta da quando erano seduti su quella panchina la guardò negli occhi  "il tuo Carlo di sempre?? E cos'ha di così speciale, sentiamo…" disse in tono canzonatorio, appoggiando le braccia allo schienale , accavallando le gambe e sorridendole ironicamente. 
Kira arrossì, sentendosi un po' in imbarazzo, ma cercò di non darlo molto a vedere e di essere quanto più spavalda possibile " beh…allora…il mio Carlo di sempre, prima di tutto è solare, anche appena sveglio, sfoggia un bellissimo sorriso. Certo a volte mi chiedo cosa abbia da sorridere a prima mattina, ma è stupendo svegliarsi con lui accanto, riesce a mettere allegria anche a me. Poi è divertente e simpatico, mi fa ridere a crepapelle, riesce a mostrarmi il lato comico delle situazioni, anche quando da ridere c'è davvero poco. Poi è sicuramente un sognatore idealista, ma allo stesso tempo ha la capacità di restare con i piedi per terra: cosa credi, è  molto importante restare razionali per poter realizzare i proprio sogni. Inoltre non so per quale motivo, ma trova divertente cucinare, passa le ore ai fornelli ad inventare sempre nuovi manicaretti, ed è anche bravo! E poi quando sfoggia quella divisa nera da chef è anche particolarmente sexy…" disse sorridendo, cercando di fargli l'occhiolino, ma ne venne fuori solo una ridicola smorfia.  "ah e dimenticavo, cosa importantissima, il mio Carlo di sempre quando mangia il gelato, me ne offre sempre un po' di sua spontanea volontà, senza aspettare che glielo chieda" detto questo si risistemò, poggiando la schiena sulla panchina, incrociò anche lei le braccia e accavallò le gambe, rivolgendo a sua volta lo sguardo verso il mare. 
Carlo la guardava divertito, scosse la testa e rise di gusto "non ero pronto a questo…insomma tutto mi sarei aspettato da te, tranne che una romantica dichiarazione d'amore come questa! Sono lusingato, tigre davvero! Certo magari saresti più credibile se il tuo viso non fosse sporco di gelato, ma tranquilla, io trovo tutto questo ancora più tenero. Una dichiarazione così nessuno me l'aveva mai fatta!" detto questo tirò fuori dalla tasca dei tovagliolini che aveva in precedenza preso alla gelateria, sapendo che sarebbero di sicuro serviti e avvicinandosi al lei le prese dolcemente  il volto tra le mani cercando di togliere via i residui di cioccolato dal contorno labbra. Kira gli bloccò le mani, cercando di fare resistenza, era seccata, si sentì presa in giro, così un po' imbronciata disse "guarda che il Carlo di sempre non ha solo pregi…anzi ha un mare di difetti. Ad esempio, quando vuole fare il cretino ci riesce benissimo, è insuperabile! Poi pensandoci bene è un po' troppo amante dell'ordine per i miei gusti, inoltre…" 
"ahahah ok tigre ho capito, ma sull'ultimo punto avrei da ridire:  forse sei tu ad essere un po' troppo disordinata?" disse ciò continuando a sorridere, tirandole scherzosamente il naso. Prima che Kira potesse replicare, il suo telefono iniziò a squillare, lo tirò fuori dalla pochette, ma appena lesse sul display il nome di chi la stava chiamando, staccò la chiamata e riposò subito il cellulare. L'atmosfera scherzosa e rilassata che finalmente erano riusciti ad instaurare, si rifece di nuovo tesa: adesso tra i due era Kira quella pensierosa e incupita. 
" Beh anche tu dovresti chiamarla. Sono passate quasi due settimane e non vi siete ancora rivolte la parola, ha provato a contattarti, ma hai alzato un muro, Kira. Meglio buttarlo giù adesso, visto che sei ancora in tempo." 
" Io non ho alzato nessun muro. E' lei che deve imparare a dosare le parole, a collegare la bocca al cervello. Sicuramente non pensava a quello che ha detto, ma è stato brutto, mi ha fatto male…ci sta no che io sia arrabbiata?" 
"Amore mio, ci sta che tu sia arrabbiata, ma non lasciare che rabbia e soprattutto orgoglio prendano il sopravvento. Lei ha sbagliato, e penso che lo sappia per questo ti sta tempestando di chiamate e messaggi, forse vuole chiederti scusa, ma non lo saprai mai, se mai ti degni di risponderle! Inoltre, penso che abbia bisogno di te. Sei la sua migliore amica, con Daniel è finita e a quanto ne so lui è stato irremovibile. Secondo me si sentirà sola adesso, gli amici fanno comodo in queste situazioni…" 
" ah no Carlo, lei è stata molto chiara, non ha di certo bisogno dei miei consigli, starà sicuramente bene. Inoltre se proprio sta così male, sola e confusa, sa benissimo dove trovarmi!" 
Carlo gettò la spugna, sapeva che era inutile insistere, quando Kira prendeva una posizione nessuno poteva farle cambiare idea. Col tempo le sarebbe passata, e tutto sarebbe tornato come prima, o almeno questo era quello che lui si augurava. 
 Era quasi notte fonda e i due decisero di fare ritorno a casa. Kira entrò per prima e come sempre si tolse le scarpe, lasciandole nell'ingresso, lamentandosi di quando odiasse mettere i tacchi e di quanto facessero male a suoi piedi. Carlo la segui a ruota "eh no kira, le scarpe nell'ingresso no! Insomma va bene libri e scartoffie varie un po' ovunque, ma vestiti e scarpe…esistono gli armadi!" Kira ritornò sui suoi passi, era quasi completamente svestita, raccolse i suoi sandali e mormorò " tanto dovrai sopportarmi ancora per poco, penso che presto tornerò a casa mia" 
"Ma ti pare? Non è questo il problema, per me puoi restare qui per sempre, ridefiniamo il tuo concetto di ordine, potrebbe esserci utile!" Kira lo guardò inespressiva, gli fece notare che c'era un messaggio in segreteria e gli disse che l'avrebbe aspettato di sopra. Carlo pigiò il tasto per ascoltare i messaggi vocali, e dall'apparecchio arrivò la voce sommessa di Filippo "sono papà. Stasera non è andata come avrei voluto, qualcuno mi ha suggerito di fare il primo passo, quindi eccomi qui. Vado via domani, nel pomeriggio, forse tu non avrai nulla da dirmi, ma io invece ho bisogno di parlarti, perciò dimmi tu dove e quando. Aspetto tue notizie. buonanotte!" 


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