lunedì 22 giugno 2015

Episodio XLII "Un nuovo Daniel?"


Daniel aprì leggermente gli occhi, diede uno sguardo veloce alla sveglia sul comodino, le 7.45. Tastò il letto, il posto accanto al suo, e si meravigliò di trovarlo vuoto, che fine aveva fatto Simona? L'aveva conosciuta qualche settimana prima,  a scuola ,durante una riunione col preside. Lei era la nuova segretaria del dirigente scolastico, sostituiva Giovanna, in aspettativa per problemi di famiglia. Per tutto il tempo dell'assemblea, non avevano fatto altro che lanciarsi sguardi di intesa e sorrisini. Daniel l'aveva notata subito, come del resto tutti i suoi colleghi; era una ragazza bellissima, che non poteva di certo passare inosservata: capelli lisci neri, raccolti in una lunga coda di cavallo, gambe lunghe e affusolate  e forme ancor più messe in risalto dall'attillato tailleur, che gli aderiva addosso come una seconda pelle. Simona era consapevole della sua avvenenza, sapeva benissimo l'effetto che faceva agli uomini, e le piaceva attirare su di se i loro sguardi, ma le sue attenzioni quella sera erano rivolte solo a Daniel; con aria civettuola, prendeva appunti per stilare poi successivamente il verbale, e da dietro gli occhialini dalla montatura scura gli lanciava eloquentissime occhiatine maliziose. Anche Daniel, sapeva benissimo di piacere alle donne, e l'atteggiamento così sfacciato e provocatorio della segretaria in gonnella, lo divertì molto. Era un po' indeciso sul da farsi, era passato un po' di tempo dall'ultima volta che aveva fatto conquiste, e soprattutto forse troppo poco tempo era passato dalla rottura con Frida. "Buon Dio!!" gli aveva gridato Alberto, il suo collega di biologia, mentre uscivano nel cortile della scuola "Ma mica te la devi sposare? Rossini un'avventura…hai visto che sventola…ah se solo potessi!" continuò a bassa voce, la moglie era qualche metro più avanti. " E' e proprio vero, chi  ha il pane non ha i denti…Daniel, non fartela scappare!" 
Alberto aveva ragione, pensò Daniel, d'altronde distrarsi un po' non poteva fargli che bene, e doveva convenire, che Simona sarebbe stata proprio una piacevole distrazione. 
Mentre pensava a queste cose, Simona appena uscita di scuola, gli si avvicinò sorridente "Professor Rossini…" 
"Simona…" rispose Daniel sornione "Pensavo giusto a lei…che ne dice se ci andiamo a prendere qualcosa da bere?" 
Quella sera finirono in un locale del centro, dove facevano musica dal vivo. Simona era divertente, aveva sempre la battuta pronta, ed era sfacciata; sicura della sua femminilità, lo lasciò letteralmente senza parole quando salì sul palco per dedicargli una canzone "Per un'ora d'amore" dei Mattia Bazar. 
"Tu sei matta…ahahha" le disse lui, mentre lei si sedeva sulle sue ginocchia, dopo la sensuale esibizione. "Dovresti lavorare nel mondo dello spettacolo! Sei sprecata come segretaria…" continuò sorridendo, mentre le accarezzava le gambe, e con quelle parole la conquistò completamente. Simona aveva velleità artistiche, il lavoro come segretaria le serviva solo per pagarsi i corsi di recitazione. Voleva diventare una grande attrice di teatro e girare il mondo. Prima o poi avrebbe realizzato il suo sogno, ne era sicura. 
Rimasero in quel locale, ancora per un po', a sbaciucchiarsi come due adolescenti, in un angolo della sala, su dei divanetti in finta pelle. Poi finirono dritti a casa di lei, dove Daniel poté felicemente constatare che la realtà superava di gran lunga le sue aspettative. 
Ora Daniel se ne stava, beato a letto, crogiolandosi tra le lenzuola, era il suo giorno libero, poteva rilassarsi in tranquillità, solo verso ora di pranzo avrebbe avuto un appuntamento con Carlo alla tenuta. Con Simona era già la quarta o la quinta volta, che si vedevano fuori le mura scolastiche, doveva ammettere che era piacevole stare con lei; il loro rapporto era semplice, diretto e  Daniel non pretendeva nulla di più in quel momento, se non divertirsi e godersi la vita senza troppi drammi. 
"Buongiorno, dormiglione!" La ragazza entrò in camera da letto, strappandolo ai suoi pensieri, già vestita di tutto punto: un pullover dolcevita chiaro,  su di un jeans scuro a sigaretta; un outfit semplice, casual, ma su di un corpo mozzafiato, messo ancora più in risalto da decolletè dal tacco vertiginoso. 
"Dove te ne vai, così bella e sexy di prima mattina?" disse lui con tono furbetto. avvicinandosi a lei, intenta a rifarsi il trucco. 
"A lavoro…perché tu non vieni?" 
Daniel si lasciò cadere di nuovo sul letto " Oggi è il mio giorno libero…" 
"OK…allora ci vediamo a pranzo? O meglio, una bella cenetta stasera a casa di una mia amica. Ha appena fatto il trasloco, le farebbe piacere conoscerti, le ho parlato di noi…"
"Di noi" quelle due ultime parole rimbombarono forti nella testa di Daniel, come un'esplosione. Non c'era nessun noi; non poteva e non voleva essere trascinato, in un'altra relazione. Con una come Simona poi, che nonostante avesse indubbie qualità fisiche e amatorie, beh, non era proprio il suo tipo. Tutto ad un tratto, sentì il bisogno di prendere le distanze da tutta quella situazione, che poteva precipitare da un momento all'altro, così declinò elegantemente l'invito.
"Ok, allora possiamo andare a mangiarci una pizza, solo io e te" lo incalzò la ragazza. 
"Simona…" le rispose Daniel esasperato, non voleva essere scortese, ma al tempo stesso, voleva essere chiaro; per lui i loro incontri, erano e dovevano rimanere occasionali. "Ci divertiamo insieme, e anche parecchio…perché complicare tutto?" 
"E se io volessi qualcosa di più?" rispose stizzita la ragazza. 
"Beh…non credo sia possibile". La ragazza restò in silenzio, per qualche secondo, nel frattempo aveva già messo su il cappottino. "Simona…mi disp…" 
"Non dispiacerti…sono abituata a quelli come te…" disse in tono sprezzante, in realtà le faceva più male essere stata scaricata in quel modo, che vedere i suoi sentimenti così mal corrisposti dall'uomo.
"Quelli come me??" pensò Daniel perplesso, adesso doveva passare anche per il seduttore seriale, che infrange cuori a destra e a manca, nulla era più lontano dal suo modo di essere.
Simona, convulsamente raccolse nella sua griffatissima Louis Vuitton, le ultime cose che aveva lasciato in giro per casa, e dopo aver indossato un paio di occhialoni scuri lo salutò scontrosamente "immagino che d'ora in avanti i nostri rapporti saranno esclusivamente professionali…Buona giornata professor Rossini" gli disse prima di lasciar sbattere la porta violentemente alla sue spalle, lasciandolo da solo, un neonato latin lover.

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