sabato 2 aprile 2016

Episodio XCVII "Non ti ho mai vista così…eccetto che quella sera al bar, stasera avevi lo stesso sguardo...solo che questa volta, sappiamo entrambi, che non era me che stavi guardando!"

Kira si svegliò lentamente con il rumore della pioggia battente, che cadeva impetuosa sui vetri delle finestre e la grondaia. Rimase in ascolto, immobile per alcuni minuti, lo sciabordio dell'acqua era per lei una melodia ipnotizzante, poi si rigirò sul fianco, Carlo era accanto a lei, che dormiva profondamente. Gli sfiorò i capelli, poi le labbra, un tocco impercettibile, non voleva svegliarlo; sembrava così tranquillo, non lo vedeva così sereno da parecchio. 
Lo osservò ancora per qualche istante, sorrise, ricordandosi quanto  aveva mormorato ogni volta che era lei a sorprendere lui a guardarla dormire "in effetti è un po' inquietante" pensò. Balzò giù dal letto, si stiracchiò lentamente, tirò fuori dall'armadio una vecchia felpa di Carlo, una di quelle enormi, che indossava in inverno durante le sue corse mattutine, la infilò velocemente e corse sulle punte alla finestra; il cielo plumbeo, ricoperto di nubi, non lasciava spazio alla speranza di bel tempo. Era una tipica giornata uggiosa di fine marzo, perfetta per restarsene a casa al calduccio. Uscì dalla stanza, lasciando Carlo ancora placidamente addormentato, scese le scale, la tenuta era deserta, silenziosa; attraversò la grande sala da pranzo e si intrufolò in cucina, silenziosamente iniziò a preparare il caffè, che bevve sulla veranda sul retro, rannicchiata sulla poltrona di vinimi. 
Rimase così a guardare la pioggia cadere, quasi ipnotizzata da quel rumore scrosciante e dal profumo dell'erba bagnata che presto le fecero affiorare i ricordi delle settimane precedenti. Il turbamento e l'ansia che l'avevano tormentata in seguito alla visita di Tommaso, avevano lasciato il posto alla sorpresa e alla gioia quando Carlo, il mattino seguente aveva bussato alla sua porta. Era appena tornato da Firenze, ed era subito corso da lei, non vedeva l'ora di vederla e di poterle parlare. 
Le aveva chiesto scusa per essersi comportato come un pazzo durante il servizio e per essersela poi presa con lei senza effettivamente un reale motivo. "il tuo comportamento è stato assurdo, non solo con me!" aveva risposto lei inacidita, non aveva intenzione di dargliela vinta così facilmente.
"lo so, tigre. Infatti ho parlato con i miei collaboratori e ho chiesto scusa anche a loro, non accadrà mai più che io manchi di rispetto alla mia brigata…credimi…"
"OK!" aveva replicato lei, ancora un po' troppo sulle sue, così dopo qualche istante di silenzio Carlo era intervenuto nuovamente "Andiamo Ki, è un periodo così stressante per me…mio padre, le sue condizioni…sta morendo sotto i miei occhi e io non posso fare altro che stare a guardare! Mi sento così impotente!" 
Kira gli si era avvicinata,  lo aveva preso  per mano e parlandogli teneramente "Dovresti dirmele certe cose, invece di allontanarmi…io ci sono sempre" aveva mormorato lei, con gli occhi lucidi e lui l'aveva tirata a se, abbracciandola fortemente "lo so, amore mio…lo so! Sono io, devo imparare a condividere questa cosa con te…ci proverò…ok? Non voglio che tu soffra, che ti senta esclusa…ci sto provando!" 
"e come?" aveva chiesto lei curiosa. "Innanzitutto il ristorante resterà chiuso oggi e domani, e questi due giorni sono tutti per noi…facciamo quello che vogliamo, quando vogliamo, solo io e te…" 
"davvero?" Aveva chiesto lei incredula, con l'aria sorpresa di una bambina. 
"Davvero piccola…e poi la prossima volta che andrò da mio padre, potresti venire con me. Muore dalla voglia di rivederti!" Kira allora si era letteralmente buttata tra le sue braccia, era quella l'unica cosa che voleva, sentirsi parte delle sua vita. Era stata una giornata fantastica, perfetta, come se la distanza che si era creata tra loro non ci fosse mai stata, come se tutto fosse stato solo un brutto sogno. Cenarono in un piccolo ristorante in pieno centro storico. Dopo cena di ritorno verso casa, Carlo le aveva chiesto "ora cosa vuoi fare, tigre?" 
"mi piacerebbe andare a ballare!" 
"Tu odi, ballare!" gli aveva fatto notare lui.
"si…ma stasera è speciale, l'ha detto tu…dai andiamo…" 
Carlo si era lasciato così convincere, e trascinare in un night, il Boudoir Club, nei pressi di San Domenico Maggiore; "il locale è aperto anche in settimana è affollato di giovani universitari, ma la musica è ottima!!" l'aveva avvertito Kira prima di entrare. Si erano così ritrovati in una serata tributo ai Daft Pank, gruppo francese che  lui aveva sempre apprezzato "Hai ragione, non è poi così male" le aveva sussurrato all'orecchio mentre la spingeva sulla pista da ballo!" Ballarono per quasi tutta la notte, sulle note elettroniche dei più grandi successi della band. Ritornarono a casa all'alba, erano su di giri, distrutti, ma felici, avevano fatto l'amore, come ormai non accadeva da tempo. Era passato così tanto tempo, da quanto Kira non si sentiva così amata, desiderata, protetta, tra le braccia dell'uomo che amava. Un leggero rossore si fece strada sulle sue guance, mentre ripensava alla notte appena trascorsa. Sorrise, la pioggia si era placata, e un pallido sole iniziava a far intravedere i suoi timidi raggi tra le nuvole che ancora affollavano in cielo. Kira fece per accendersi una sigaretta, quando si sentì afferrata da dietro "Oddio!" gridò, per un attimo spaventata, ma presto si lasciò andare a quell'abbraccio, era Carlo "non accenderla…" le mormorò all'orecchio riferendo alla sigaretta che ancora teneva in pugno, mentre le baciava teneramente il collo, e le mani calde da sotto la felpa le accarezzavano i fianchi e il ventre. "sei ghiacciata…" le disse quasi rimproverandola. 
"No, non fa poi tanto freddo!" gli disse lei ad occhi chiusi, reclinando la testa all'indietro adagiandola sulla sua spalla, beandosi di quei baci e di quelle carezze. 
"Andiamo al caldo…" le disse prendendola per mano "vieni, ritorniamo a letto!" 
Kira non ebbe neppure  il tempo di annuire che lui già l'aveva  trascinata via con se.  
Passarono il resto della giornata insieme, pranzarono con un gelato, e il pomeriggio fecero la spesa per la sera. Camminavano per le corsie del supermercato mano nella mano, Kira era come una bambina, tirava giù dagli scaffali qualsiasi cosa attirasse la sua attenzione e poi la riponeva nel loro carrello. Ovviamente Carlo rimetteva al proprio posto tutto quello che considerava inutile e poco sano. "Mi spieghi cosa dobbiamo farcene di queste cotolette di pollo precotte?" 
Kira fece spallucce "Sono buonissime perché?" Carlo la guardò inorridito, per lui era una vera e propria eresia, lei si accorse del suo turbamento e rimise apposto da sola la confezione da 4 " Sembri mia madre!!" si lamentò.
Carlo preparò la cena; cucinò con la passione e la dedizione di sempre. La cucina era il suo habitat naturale, dove poteva dare sfogo alla sua creatività, ma anche alle sue ansie e frustazioni. Kira invece si limitò a guardarlo, seduta su uno sgabello, a fare conversazione e sorseggiare dell'ottimo vino. Mangiarono insieme, dallo stesso piatto, imboccandosi a vicenda. Era tutto perfetto, il cibo, il vino la sintonia ritrovata. Erano felici, soprattutto Kira, che sentiva di aver finalmente ritrovato l'uomo che amava. " A cosa pensi?" le chiese Carlo, vedendola particolarmente assorta, mentre scartava tutti i pezzetti di ananas dalla sua macedonia. "A Nulla…" gli rispose, poi abbassando lo sguardo "Mi sei mancato!" 
"Sono qui adesso" le disse accarezzandole i capelli e cercando le sue labbra. Il loro bacio fu interrotto dal suono di un cellulare, quello di Kira. "Non rispondere!" protestò lui, ma lei già aveva accettato la chiamata. 
"ciao Clara…" Carlo alzò gli occhi al cielo, quella donna era proprio una guastafeste, pensò, guadagnandosi un'occhiataccia di Kira, che gli aveva praticamente letto nel pensiero.  Clara e Daniel avevano intenzione di passare la serata in un bar, appena fuori città, facevano musica jazz dal vivo, l'ingresso era libero, chiesero se li andasse di unirsi a loro, ci sarebbe stato da divertirsi. Tra i due Kira era la più propensa ad uscire, non ne capiva molto di musica jazz, ma l'idea di passare una serata diversa le piaceva molto; Carlo invece era più titubante, aveva intenzione di passare la serata in ben altro modo, ma si lasciò convincere dagli occhioni dolci che Kira sfoderava soltanto in rare occasioni, quando cioè voleva ottenere qualcosa da lui. "e serata jazz…sia" disse alzandosi e iniziando a sparecchiare velocemente, l'appuntamento con gli amici era stato fissato da lì ad un'ora all'ingresso del locale, avevano quindi meno di quaranta minuti per prepararsi e uscire di casa. " Si, ma non mettermi ansia" brontolò Kira, correndo di sopra a vestirsi. 
Arrivarono in ritardo, 20 minuti, perché Kira aveva litigato allo specchio con i suoi capelli. Ovviamente avevano vinto loro, costringendola a raccoglierli in una  treccia disordinata. Finalmente i quattro amici presero posto, il locale era strapieno, l'atmosfera magica e lo spettacolo musicale era davvero d'alto livello. 
"sembra che tra te e Carlo, vada a gonfie vele!" bisbigliò Clara all'orecchio di Kira, che annuì felice "Bene, sono contenta che abbiate risolto i vostri problemi, siete così carini…" Kira sorrise, sembrava davvero che il peggio fosse passato, e che Carlo fosse tornato ad essere lo stesso di sempre, premuroso, attento. 

Tommaso le comparve davanti all'improvviso, se ne stava tranquillo, qualche metro più in là, appoggiato di spalle al bancone del bar, con la solita malboro tra le labbra, pronta ad essere accesa. Non si erano più visti né sentiti da quando lui era stato a casa delle ragazze; erano passati solo un paio di giorni, ma a Kira sembrava fosse passata un eternità, tanto erano ormai lontane quella strana sensazione e quella confusione, che per un attimo  l'avevano indotta a credere di volerlo baciare.
Kira lo osservò per qualche secondo, prima che lui si girasse verso di lei, e i loro sguardi si incontrassero. Tommaso si avvicinò al loro tavolo, sicuro e spavaldo come sempre, gli occhi fissi su di lei "Ciao dolcezza…" la salutò sfiorandole la guancia con un bacio, poi strinse la mano a Carlo, e con un gesto veloce del capo salutò anche gli altri due, Daniel e Clara, a cui si presentò velocemente. 
Carlo era leggermente infastidito dalla sua presenza, tutti avevano notato la cosa, anche se lui cercava in tutti i modi di nasconderlo. Kira invece era felice di vederlo, sapeva che Tommaso era un grande appassionato di musica jazz, erano stati anche insieme a qualche concerto; lei non ne capiva niente, ma si era divertita lo stesso, stare con lui le piaceva, le piaceva molto.
Qualche minuto dopo, una bella ragazza si avvicinò a lui sorridente, e poggiandogli con eleganza una mano sulla spalla gli disse " Tommy! finalmente ti ho trovato…ti ho cercato per tutto il locale" 
Tommaso le sorrise e cingendole a sua volta la vita, la presentò alla compagnia, Kira compresa. Elisa era una sua collega di lavoro; era una bella donna, sensuale, intelligente, sembrava addirittura simpatica, a tutti, ma non a Kira, che invece si irrigidì immediatamente non appena la ragazza si fu avvicinata al loro tavolo. Quei due non erano solo colleghi, era evidente dai loro sguardi, dalla mano di lui poggiato sul fianco di lei, dai sorrisi ammiccanti che lei gli lanciava. Kira era inquieta, mentre Carlo, sembrava adesso molto più tranquillo; Tommaso aveva una ragazza, ed essendo impegnato, avrebbe smesso di fare il filo alla sua. Era talmente rilassato, che chiese ai due di accomodarsi al loro tavolo, guadagnandosi un' occhiataccia di Kira, che non era invece assolutamente d'accordo. Fu proprio Elisa a declinare l'invito; avevano già un tavolo dall'altra parte della sala, e degli amici stavano proprio aspettando loro " Si…" disse Tommaso " è proprio ora di andare. Dolcezza…" continuò rivolgendosi a Kira " E' sempre un piacere vederti…" Poi salutò anche gli altri e prendendo Elisa per mano, si allontanò, e insieme scomparvero tra la folla. Kira lì seguì con lo sguardo finchè la sua miopia le consentì di farlo. Si sentiva strana, tutt'ad un tratto non aveva più voglia di restare tra la gente, non vedeva l'ora di andare a casa. Era la prima volta che vedeva Tommaso con un'altra donna che non fosse lei. Non sapeva bene la natura dei suoi sentimenti, si sentiva come ferita, presa in giro…ma che diritto aveva di sentirsi in quel modo? Non era lei stessa accoccolata tra le braccia del suo ragazzo? scosse la testa, cercando di scrollarsi di dosso quei sensazioni così strane. La confusione che aveva provato sul divano di casa sua, qualche giorno prima si fece di nuovo strada in lei. Per il resto della serata, Kira  ammutolì quasi completamente, era totalmente  immersa nei suoi pensieri, e più cercava di controllarsi, più i suoi occhi cercava di scorgere Tommaso, lontano dall'altra parte del locale. "Kira, smettila!" si disse più volte, cosa le stava succedendo? Quella situazione era diventata insostenibile, più volte Clara le aveva chiesto cosa non andasse, tutti si erano accorti del suo repentino cambiamento di umore. 
"Vorrei tornare a casa!" disse infine, adducendo un improvviso mal di testa.  

Si misero in macchina, tra i due la tensione era palpabile; Kira non aveva voglia di parlare, Carlo la conosceva bene, l'emicrania era solo una scusa e il suo atteggiamento con Tommaso non gli era piaciuto affatto. 
"Non sapevo fosse fidanzato, il tuo amico" partì alla carica, con un tono allo stesso tempo sarcastico e indispettito. La stava provocando, lo sapevano entrambi.
"Non penso sia la sua fidanzata…non è proprio il suo tipo…almeno credo!" disse un po' troppo impulsivamente. 
"Ah davvero?? e sentiamo, chi sarebbe il suo tipo? tu…magari!" 
Colpita e affondata! Kira rimase in silenzio. Quelle insinuazioni non le piacevano per niente, ma in quel momento si sentiva troppo scombussolata, non era proprio in vena di affrontare l'ennesima lite. Ma Carlo, imperterrito, continuò " Allora?? Devi conoscerlo abbastanza bene, per affermare con tanta sicurezza una cosa del genere…!" Kira distolse lo sguardo dalla strada davanti a lei, e si voltò verso di lui; Era arrabbiato, una piccola ruga al di sopra del sopracciglio destro tradiva il suo stato d'animo. Del resto come poteva essere altrimenti? Kira sapeva benissimo che il suo comportamento da quando Tommaso si era avvicinato con quella tipa al loro tavolo, era stato completamente irrazionale, totalmente esagerato il suo disagio, che aveva anche mal saputo nascondere. Ma non le andò giù il tono allusivo con cui Carlo le si era rivolto, come se insinuasse che tra lei e Tommaso ci fosse molto di più che una semplice amicizia, come se lei gli stesse nascondendo qualcosa. Lei era stata chiara, più volte l'aveva rassicurato sulla natura del suo rapporto con Tommaso, ma da quando Carlo non aveva più fiducia in lei? 
Chiuse gli occhi, e sospirò sonoramente "Non sono in vena di litigare con te…" disse cercando di mantenere la calma il più possibile. 
"eh certo…" rispose lui stizzito "vedere il tuo amichetto, mano nella mano con un'altra, ti ha sconvolta parecchio!!" 
Kira gli lanciò uno sguardo glaciale, adesso stava davvero esagerando. Nel frattempo erano arrivati a casa, "Sei pesante Carlo, davvero!" disse prima di scendere dalla macchina e di sbattere forte la portiera dietro di se, sapeva benissimo che quel gesto lo avrebbe irritato parecchio. 
"Kira! non ti permetto di comportarti così con me…" le urlò dietro, mentre entravano in casa. "Mi sembri una pazza, vuoi calmarti un attimo?" 
"Sei tu che dovresti calmarti, invece! Sei paranoico! Ti ho spiegato su cosa si basa il mio rapporto con Tommaso. Ti ho raccontato sempre tutto, persino di quel bacio insignificante…eppure non è servito a niente! Eppure tu insinui, pensi chissà cosa io ti nasconda. Non c'è niente, hai capito? Niente!" Adesso era lei ad urlargli contro, forse non gli aveva mai fatto una scenata del genere, con lui non si era mai sentita così  braccata e messa alle strette, non aveva mai sentito il bisogno di difendersi da lui. Aveva urlato così tanto, che le mancava il fiato. Carlo le si avvicinò, era ancora molto arrabbiato, le accarezzò una guancia, con le mani tremanti " ma hai ragione…" le disse sotto voce "è meglio finirla qui…io me ne vado a dormire" le diede le spalle, e iniziò a salire al piano di sopra. si rendeva conto, che forse era stato troppo irruento e l'aveva spinta lui ad una reazione così esasperata, ma non era un visionario, sapeva quello che aveva visto. Arrivato in cima alle scale si fermò, Kira era rimasta al piano di sotto, appoggiata contro il muro, in silenzio. Carlo si voltò verso di lei " Non ti ho mai vista così…eccetto che quella sera al bar, quando io ero lì, insieme a Barbara! stasera avevi quello stesso sguardo, smarrito, ferito e adirato, solo che questa volta, sappiamo entrambi, che non era me che stavi guardando!" 
Kira rimase pietrificata, sentì il cuore gelarsi. Non era possibile che Carlo avesse letto tutto questo nei suoi occhi, non era possibile che lei si fosse comportata allo stesso modo di quella sera. Carlo si sbagliava, aveva sicuramente frainteso 
"Carlo…ti stai sbagliando…io..beh mi disp..." disse lei con un filo di voce, ma lui non le diede il tempo di continuare " Non voglio più parlarne, non stasera…abbiamo già fatto e detto abbastanza. Buona notte!" 

Quella notte non dormirono insieme. Quando Kira finalmente si decise a salire in camera, erano le tre passate, e Carlo non era nel loro letto. Aveva deciso di passare la notte in una delle tante stanze a disposizione degli ospiti. Kira non dormì affatto, si girò e rigirò in quel letto che le sembrava così grande e così vuoto. Si maledisse per aver insistito ad uscire quella sera; stava andando tutto così bene. Sembrava quasi che che la distanza che aveva sentito essersi insinuata tra di loro, si fosse come per magia dissolta, e che loro fossero ritornati ad essere i Carlo e Kira di sempre. Non era così, si sbagliava.  Ora li separavano pochi metri e una parete neppure poi tanto spessa, ma lo sentiva talmente lontano, lo sentiva lontano, anni luce da lei. 

Nessun commento:

Posta un commento