martedì 27 gennaio 2015

Episodio XII "Gelosia, gelosia canaglia"



Vera era stranamente in ritardo, Kira guardò l'orologio in cucina;
17.45 l'appuntamento era alle 17.00, iniziava a preoccuparsi, di solito lei era puntualissima. Come sempre quando qualcuno tardava agli appuntamenti, fu presa da un forte senso di ansia, le partiva dallo stomaco e si irradiava per tutto il corpo; era terribile, anche per questo preferiva essere sempre lei quella  in ritardo, per non farsi divorare da quell'apprensione che di solito la coglieva quando il ritardatario  era qualcun altro.  Vagava così per il piccolo soggiorno avanti e indietro, con la giacca su un braccio, la borsa a tracolla e il telefono in mano controllando ogni tre secondi l'orario, le ultime chiamate ricevute, e sbuffando nervosamente "Ma dove sarà, non vorrei fosse successo qualcosa!"  
Frida sbucò dalla sua stanza, si appoggio all'uscio gridandole "Ma la smetti?? Cosa sarebbe potuto accaderle? E' in ritardo di poco più di mezz'ora, può capitare, c'è un traffico terribile. Non so perché ti fai prendere dall'ansia in questo modo quando devi aspettare qualcuno, ma è davvero patologico!"
Kira sospirò sedendosi sul divano, quando il suono del citofono la fece sobbalzare, ma Frida fu più veloce e la precedette "Ciao Vera, vuoi salire…ma senti un po' la tesi come va? Qui abbiamo un caso psichiatrico molto serio: paranoie, nevrosi, fobie…potrebbe esserti utile!" All'altro capo, una voce dolce, ma sicura rispose ridendo "Mai dai, è solo in ansia, domani sarà importante per lei, falla scendere, poi al ritorno ci vediamo per un bel caffè!" Frida riagganciò, nel frattempo Kira, salutandola velocemente si era già precipitata sulle scale, scendendole goffamente. 
Aprì il portoncino e si mise subito in macchina; nonostante fossero già in primavera l'aria era ancora pungente, a Kira piaceva, ma Vera non era della stessa opinione. "Brr…che freddo" fece entrando in macchina.  L'amica l'accolse con un sorriso "Beh un tempo ti piaceva, non eri fan del freddo natalizio?" disse mettendo in moto e accodandosi al traffico dell'ora di punta. "Sono ancora una fan del freddo natalizio, ma a dicembre, a metà marzo è un po' esagerato! E poi penso di aver sbagliato outfit, questa camicetta è davvero troppo leggera!" 
Vera la guardò, forse in effetti era un po' troppo estiva come mise, ma " Comunque ti sta molto bene" ammise ridacchiando. 
"Allora, finalmente conoscerò il fantomatico Carlo, sono un po' emozionata…"  
" Si lo so ti ho fatto una testa così…Carlo di qua,  Carlo di là…mi piace non mi piace…gli piaccio non gli piaccio…lo sai come sono! Anzi ti ringrazio, senza di te, non avrei saputo come recuperare quella agenda, prima di domani. Sto fusa davvero non capisco come ho fatto a dimenticarla lì, ma soprattuto ad accorgermene solo ora! Davvero grazie e scusa per tutte le grane che ti procuro…piuttosto la tua tesi?? manca poco…questo si che è emozionante!" 
"Oddio kira, ma ancora con questi grazie?? Andiamo su! Lo sai mi fa piacere…e poi ci vediamo così poco; prima almeno la pausa pranzo riuscivamo a farla coincidere, ma adesso che sei un chirurgo, hai orari tutti strambi!" " seee chirurgo…ne deve passare di acqua sotto i ponti" borbottò Kira. Vera sorrise, pensò a quando si conobbero, o meglio quando iniziarono realmente a conoscersi; erano appena entrate a medicina, delle neo matricole e adesso lei era a un passo dalla laurea e Kira anche se non voleva ammetterlo, presto sarebbe diventata un ottimo chirurgo e questo la rendeva tremendamente orgogliosa.
Gia ai tempi di Biotech, facevano parte della stessa comitiva, ma non ebbero mai modo di frequentarsi troppo, colleghe di università, con amiche in comune niente di più. Le basi per la loro amicizia furono gettate proprio i primi giorni di medicina, durante il corso di statistica del prof Fiani, croce e dolore per  tutti gli studenti del primo anno, ancora ignari di quello che sarebbe venuto dopo. Vera per Kira era un esempio da seguire, l'ammirava tanto. Dietro quegli occhioni azzurri da piccola indifesa si nascondeva una vera forza della natura. A vederla così da lontano, piccolina  ed esile si poteva pensare che fosse fragile, bisognosa di protezione.Invece nonostante tutto, riusciva a tirar fuori un carattere da vera combattente, e combatteva, era una che non mollava mai e soprattutto non permetteva che gli altri che le erano vicini mollassero. Riusciva a tirar fuori il meglio delle persone, era disponibile con tutti. In lei Kira aveva sempre trovato conforto, per qualsiasi cosa era pronta a sostenerla ma se necessario anche a rimproverarla . Kira era convinta  che senza di lei il suo percorso non sarebbe stato lo stesso, forse avrebbe mollato, o forse avrebbe perso l'entusiasmo. Le due ragazze si sostenevano a vicenda, insieme col bel gruppetto che avevano creato tra amiche di università. Tra loro si chiamavano "le stelle" e il loro motto era che insieme potevano e dovevano raggiungere i loro obiettivi. In questi anni erano cresciute tantissimo, guardando indietro loro stesse, ogni volta, si stupivano di quanta strada avessero fatto professionalmente ma anche e soprattuto come persone. E poi quante risate, insieme avevano riso, avevano riso tantissimo. Un'altro aspetto del carattere di Vera, era l'ironia; nel bel mezzo di un discorso se ne usciva con certe battute strambe, a volte pungenti altre volte ridicole,  e allora giù risate a crepapelle, anche in momenti in cui forse da ridere c'era ben poco. 
In quei giorni Vera aveva dato il suo ultimo esame, e stava a lavorando agli ultimi ritocchi della sua tesi in neuropsichiatria infantile. Era molto impegnata e sotto pressione, ma la chiamata di Kira le aveva fatto piacere, ed era inoltre felicissima di poterla aiutare a risolvere quel  piccolo pasticcio. 
Kira l'indomani avrebbe partecipato ad un congresso medico sull'endoscopia digestiva chirurgica e a lei toccava l'onere e l'onore di presentare alla platea di esperti il dottor Corbelli, luminare nel settore e suo referente per l'internato e per la tesi. Il compito affidatole era pressoché semplice, qualcuno l'avrebbe definito addirittura banale, ma per Kira non era così, per lei essere stata scelta fu una grande soddisfazione, voleva significare che con il suo lavoro si era meritata la  fiducia di Corbelli e dei suoi collaboratori, e tutto ciò la rendeva molto orgogliosa.
Ma purtroppo  era una sbadata cronica e qualche giorno prima aveva dimenticato la sua agenda con tutti i suoi appunti al ristorante di Carlo, che essendo impegnato con un'importante cena , non avrebbe potuto riportargliela  in tempo per il convegno.
"Non preoccuparti" aveva risposta seccata al telefono, "Mi arrangio in qualche modo poi ti faccio sapere"  e messa giù la cornetta le venne in mente la sua ultima possibilità: chiamare Vera e chiederle un passaggio. La ragazza non se lo fece ripetere due volte, era felice di aiutarla e di rivederla dopo un bel po' di settimane in cui si erano sentite solo telefonicamente e poi voleva conoscere Carlo, era molto curiosa. 
"Sai da quanto non ti vedo così su di giri?? Dai tempi del principe! ahahahaha" la punzecchiò cercando di smorzare l'ansia che Kira provava in quel momento; per tutto il viaggio non aveva  fatto altro che sospirare e schioccarsi nervosamente le dita. "Dai Kira, non preoccuparti, recuperiamo la tua agenda, vedrai anche se solo  per cinque minuti il tuo chef, e poi torniamo a casa ripetiamo la tua presentazione e domani andrà tutto bene! Basta ansia!" 
Arrivarono al ristorante, nonostante fossero le 18.00 passate, il cielo era ancora chiaro, le giornate si stavano repentinamente allungando e le ragazze poterono godere del bellissimo panorama campagnolo. "Ma è bellissimo qui, un' atmosfera fantastica!"
 Kira sorrise amava quel posto e non poté fare a meno di raccontare aa Vera, per l'ennesima volta , che Carlo aveva ristrutturato tutto da solo, e che coltivava con le proprie mani ogni prodotto che portava poi sulla sua tavola. 
"Ah l'amour" pensò Vera…Le prime battute di una storia d'amore le facevano sempre tenerezza; farfalle nello stomaco, occhi a cuoricino, poche volte aveva visto Kira in quelle condizioni, così…così rincitrullita. A proposito di amore; il  suo cellulare iniziò a squillare insistentemente, era Alessio, il suo ragazzo. Appena lesse il nome sul display i suoi occhi azzurri si illuminarono, come se avessero vita propria e sorridendo teneramente disse a Kira di avviarsi l'avrebbe raggiunta, solo un saluto, non si sentivano da tutta la giornata . "Ma guarda che occhi a cuore poi la rincitrullita sarei io…salutamelo quell'antipatico!" disse ridendo, riferendosi ad Alessio. Kira e Alessio erano colleghi, insomma erano i due chirurghi e tra loro vi era un vero rapporto di odio e amore. Tra loro c'era competizione, non facevano altro che battibeccare, ma si stimavano profondamente anche se non l'avrebbero ammesso mai l'uno di fronte all'altra. Quando Vera le confessò la loro relazione, Kira come al solito fu molto chiara con lui "Se la fai soffrire, sei un uomo morto" gli disse tutta seria, e ancora oggi dopo quasi due anni, quel suo avvertimento suscitava l'ilarità di tutti.
Kira entrò nel ristorante; la sala  era apparecchiata perfettamente , ma buia e deserta. Dalla cucina sentì la voce di Carlo che probabilmente era ai fornelli. Non riusciva a capire bene cosa dicesse, le sembrava che stesse facendo assaggiare qualcosa a qualcuno. Si diresse verso la cucina e sbirciò dai vetri delle porte a vento: di solito le piaceva osservarlo da lontano mentre lavorava; la divisa nera da chef, lo rendeva molto autoritario ma dall'espressione che aveva sul viso si percepiva che per lui cucinare era una passione e quanto si divertiva mentre lo faceva. Ma quella volta quello che vide non le piacque così tanto: Carlo era al fornelli e intorno a lui, svolazzava urlante come un'oca, niente poco di meno che…la Barbie. Lui sorrideva alla sue battute e le chiedeva di assaggiare le sue pietanze.
Kira lo prese come un'affronto; cosa ci faceva lì quella gallinella? Mille pensieri le passarono per la mente, si sentiva una stupida per aver in qualche modo voluto credere che tra loro due ci fosse qualcosa di vero, fu pervasa da un senso di rabbia misto ad umiliazione fece per alzare i tacchi e andarsene, ma quando si voltò Vera era dietro di lei. 
L'amica guardandola negli occhi capi che qualcosa non andava: era visibilmente agitata gli occhi rossi e lucidi come se stesse sull'orlo di una crisi di pianto. Si affacciò anche lei per vedere cosa stesse succedendo e vide semplicemente due persone che lavoravano, un cuoco e una cameriera, un po' troppo volgare, per i suoi gusti, che affettava il pane ridendo sguaiatamente. Vera dovette faticare non poco per convincere Kira ad entrare in quella cucina, cercò di calmarla in tutti modi e di spiegarle che non stava accadendo nulla di strano, e che tutte quelle paranoie non avrebbero portato a nulla di buono, a parte il fatto che non potevano tornarsene in città senza la sua agenda, quindi letteralmente la spinse dentro e la segui a ruota. 
Carlo fu un po' sorpreso di vederla lì, ma allo stesso tempo contento. 
"Ciao bellissima, che sorpresa, oggi proprio non ti aspettavo" disse ingenuamente rivolgendole un un sorriso. "Beh…lo vedo che non mi aspettavi" mormorò Kira seccata "Comunque sarà una breve visita, non voglio di certo disturbare il tuo lavoro. Sono qui per la mia agenda, ricordi? L'ho dimenticata qualche giorno fa". Senza neppure guardarlo negli occhi si diresse in un angolo della cucina, dove c'era una cassapanca di legno di antiquariato;la sua agenda sarebbe dovuta essere lì, ma nel posto dove ricordava di averla messa non c'era niente. "Beh Kira, non lo so dov'è, io nn ricordo di averla vista… sei proprio sicura di averla lasciata qui?" 
"Certo  che sono sicura…sono sbadata, ma non ancora rimbambita." Il fatto che Carlo avesse dubitato in qualche modo di lei, l'aveva messa ancora di più in agitazione, adesso era addirittura arrabbiata. Allora  la Barbie si intromise nella discussione "Scusa ma l'agenda che cerchi è tipo come un grande quadernone bianco a pois colorati? Se è quella che cerchi l'ho spostata io, non sapevo di chi fosse, ma una cucina non mi sembrava un posto adatto per  un quaderno, quindi l'ho spostata è nell'ufficio di Carlo…se vuoi vado a prenderlo." 
Kira divenne paonazza dalla rabbia, e fu presa da un attacco di gastrite, come non ne aveva mai avuti prima. Iniziò a rovistare nella borsa in cerca dell'inseparabile Malox, ma trovò solo lo scatolo vuoto, che lanciò nervosamente nella spazzatura e disse sforzando di sorridere e di apparire calma "A parte che sono bolle di sapone e non pois, non è un quaderno, ma come già detto un'agenda, molto importante, quindi se andassi velocemente a prenderla e me la restituissi mi faresti un grande piacere, grazie! " La Barbie sculettando uscì dalla stanza e rimasero in tre: Carlo, un po' infastidito dall'atteggiamento di Kira a cui non riusciva a dare un senso, Kira in preda ad una crisi di nervi e Vera che prontamente porse la mano a lui e si presentò cercando di smorzare la tensione. 
"Scusa vera, sono una maleducata non ho fatto neppure le presentazioni. Carlo Vera, Vera Carlo ho parlato molto dell'uno all'altra e viceversa." Carlo  le strinse la mano, e disse che sarebbe stato felice di conoscerla in una situazione un po' più tranquilla, sapeva della tesi e della imminente laurea e le fece l'imbocca al lupo. 
"Ma tu e Barbie…lavorate insieme da quanto? Da sempre?" domandò Kira indispettita.
"Si Kira, da quando abbiamo inaugurato la tenuta, è la direttrice di sala…e no, nn te l'ho detto perché non credevo che fosse una cosa così rilevante e poi…" aggiunse in tono polemico "Si chiama Barbara, no Barbie!"  
Avvicinandosi poi  a lei le accarezzò il viso sorridendo e aggiunse "Che hai oggi?? Ti sento strana, mica sarai in ansia per domani? Andrà benissimo, se la migliore, tu lo sai…altrimenti non ti avrebbero scelto, non trovi?" Le diede un tenero bacio sulla fronte e cercò di tranquillizzarla in tutti modi, ma Kira era da un'altra parte; quella sera al bar si era sentita ferita, forse anche ingiustificatamente, ma adesso le cose erano diverse, adesso si sentiva umiliata, forse un po' tradita e l'unica cosa che desiderava in quel momento era uscire da quello stramaledetto ristorante.  Finalmente dopo qualche minuto fece ritorno Barbara le porse l'agenda e le disse "Ecco a te cara,  non ho potuto fare a meno di leggere  i tuoi appunti. Ma non ti fa schifo tutto quel sangue, mettere le mani nelle persone, sembra una cosa talmente sporca?" 
Kira  replicò che nessuno l'aveva obbligata a leggere quelle cose, anzi di solito che non si tocca la roba altrui lo insegnano ai bambini sin  dall'asilo. Poi rivolgendosi a Carlo "Ok ho recuperato la mia agenda, ci sentiamo Carlo, buon lavoro per stasera". Lui non ebbe il tempo di rispondere che Kira era già scappata fuori; rimasti soli Vera lo tranquillizzò  e gli promise che le avrebbe parlato lei, forse era meglio chiarirsi quando fossero stati entrambi più calmi e sereni, meglio farle sbollire l'arrabbiatura. Carlo sapeva che Vera conosceva Kira molto bene, la ringraziò e si scusò per le circostanze in cui si erano incontrati, gli  avrebbe fatto piacere rivederla in un altra occasione. " Figurati Carlo, facciamo calmare le acque, ci saranno altre occasioni sicuramente" lo salutò con affetto e corse verso la macchina. 
Kira non era ancora entrata in macchina, faceva avanti e indietro con le braccia conserte, era infreddolita e quasi con le lacrime agli occhi. "Dai su torniamo a casa!" le disse l'amica con un sorriso. 
Appena mise in moto Vera iniziò la sua ramanzina, fece notare che il suo comportamento non era stato certo da persona capace di intendere e di volere. Carlo le era sembrato dolcissimo, ma cm faceva a non vedere come fosse preso da lei?  Doveva smetterla di comportarsi sempre allo stesso modo con tutti i ragazzi con cui iniziava una relazione. Da quando aveva chiuso con Josè, non aveva fatto altro che creare barriere che la separavano da chiunque dimostrasse il minimo interesse per lei. Più erano gentili, carini e interessati, più lei li respingeva. "Di cosa hai paura, Kira? E'  vero, i tradimenti fanno male…so bene quanto hai sofferto, ma noi puoi rinunciare ad una cosa bella, solo per paura che si ripeta quello che già è accaduto in passato. Insomma, non incontrerai un Josè in ogni uomo della tua vita. E credimi, da quello che ho potuto vedere, Carlo è lontano anni luce da Josè! Quindi smettila di farti tutte queste pippe mentali, e vivi il momento!" 
 Kira ascoltò in silenzio quelle parole, sapeva che in fondo  lei  aveva ragione. Appena uscite dalla tangenziale Vera prese il telefono "Ehi Frida, sai quel caffè?? fallo bello forte, stiamo arrivando!" 


Era ormai notte fonda, ma Kira proprio non riusciva a prendere sonno. Nonostante fosse a letto da parecchio tempo continuava a girarsi e rigirarsi e soprattutto a ripensare a  quello che era accaduto nel pomeriggio! Forse Vera aveva ragione, trattare così Carlo, non era stato assolutamente giusto, il ragazzo non si meritava la sua diffidenza, anzi così facendo prima o poi  avrebbe finito per allontanarlo. Anche Frida era d'accordo, Carlo aveva occhi solo per lei, e di certo potendo scegliere non avrebbe preferito quella Barbie ocheggiante a lei, poteva stare tranquilla, anzi doveva stare tranquilla.
Ma adesso la cosa che la preoccupava di più era perché Carlo non avesse ancora risposto al suo messaggio. Erano passate più di due ore da quanto l'aveva inviato; non erano delle vere e proprie scuse, ma pensava che da quelle parole si potesse facilmente capire quanto fosse mortificata e che in futuro avrebbe cercato di controllarsi. Il tempo passava e nessuna risposta; senza neppure accorgersene Kira si assopì, ma la sua mente era sempre affollata dagli stessi pensieri: Carlo, quella odiosa Barbie, il messaggio a cui nn aveva ricevuto risposta, l'agenda a pois, ma erano bolle di sapone, il convegno del giorno dopo. All'improvviso il cellulare, sul comodino accanto al letto si illuminò e cominciando a vibrare  la riportò alla realtà. Era Carlo.  Kira tenne in mano il cellulare per qualche istante, come imbambolata, poi con voce esitante rispose "Pronto…"
"Ehi ciao tigre…come stai?" la sua voce era tranquilla, ma Kira esitò a rispondere, rimase in silenzio, non riusciva a capire il suo stato d'animo.
"Ci sei?" la incalzò lui dall'altro capo del telefono
"S..si" balbettò lei con un filo di voce "Tutto bene…come è andata la cena?"
"Tutto ok…ma sono stanco…e poi ho pensato a te per tutto il tempo, avevo voglia di sentirti". 
Ancora una volta Kira rimase senza parole, possibile che non fosse minimamente incazzato per il comportamento assurdo che lei aveva avuto il pomeriggio alla tenuta? "Anche io avevo voglia di sentirti…volevo scus…" ma lui non le lasciò finire la frase " Si lo so, ho letto il tuo messaggio…credo che sia stata solo colpa dell'ansia per domani…eri nervosa, ti capisco, non c'è bisogno di scuse, Kira" 
Kira non sapeva cosa pensare, se lei fosse stata al posto suo, avrebbe fatto il diavolo a quattro, altro che "non c'è bisogno di scuse", di sicuro se qualcuno si fosse comportato così come lei aveva fatto con lui, l'avrebbe fatto rinchiudere alla neuro. 
" Beh fortuna che il mondo e vario" disse dando voce ai suoi pensieri. 
"Come…scusa?" rispose lui non cogliendo il senso di quelle parole.
"No, niente…ora sono più tranquilla comunque…adesso che hai chiamato, intendo!"
"Bene…a proposito" disse lui, come se gli si fosse accesa all'improvviso una lampadina "Domani alle 7 meno dieci sono da te, non fare tardi… al convegno ti ci accompagno io!" Per l'ennesima volta in quella conversazione Carlo l'aveva lasciata senza parole; non solo non sembrava arrabbiato con lei, ma si era offerto addirittura di accompagnarla fino a Salerno e di farle compagnia. Così rispose : "Sei sicuro di voler venire? Potresti trovare il tutto abbastanza noioso…"
"Non è mai troppo tardi per farsi una cultura sull'endoscopia digestiva chirurgica...dai su, se non  avessi piacere di stare con te domani, non te l'avrei mai chiesto!"
Ormai Kira non poteva più nulla da obiettare "Ok, sono molto felice che ci sarai anche tu…"
"ottimo…allora ci vediamo domattina…fila a dormire adesso…!"
"OK…ma ho una piccola richiesta…andiamo in moto?" 
 A Carlo sembrò un po' strana la sua richiesta, Kira non era sicuramente un'amante delle due ruote, però lui si e non avrebbe mai rinunciato ad una corsa  così disse entusiasta" se la signorina desidera la moto, allora che moto sia!" 
" Grazie…Buona notte Carlo!"
"Buona notte tigre" rispose lui ridendo prima di mettere giù.
Kira dopo questa chiacchierata si sentiva più tranquilla, nel giro di qualche minuto si addormentò, e non si svegliò se non a causa della sveglia il mattino seguente!

Nessun commento:

Posta un commento