sabato 3 gennaio 2015

Episodio IV "Il dottor Bassani"



Quel soleggiato lunedì Frida aveva già lavorato per più di mezza giornata ed era pronta per il suo appuntamento dal chirurgo. Era stata Milly a spingerla ad andare da lui, con le sue chiacchiere aveva fatto tornare in lei il complesso di quella grande cicatrice sul collo che si era procurata a dodici anni dopo una brutta caduta dalla bici. Milly era appena entrata in negozio per darle il cambio, entrò sbattendo i tacchi, aveva evidentemente approfittato del caldo sole per indossare una magliettina sottilissima, quasi trasparente, che metteva in risalto le sue forme rotonde; pose violentemente la borsa pesante sul bancone e sfoggiò, come sempre, il suo sorriso migliore, che le dava un’aria falsamente ingenua e subito si rivolse a Frida che era intenta a ripiegare dei jeans provati da una cliente uscita poco prima. “Allora, sei pronta per rimettere a posto il tuo collo? Eheheh”. Nell’ultima settimana Frida aveva sentito da Milly l’espressione “rimettere a posto il collo” almeno un centinaio di volte…lei sapeva sempre come esasperarla, pensò.  “Sì, sono pronta,” disse allora sbuffando “ma dovrà darmi solo una controllata, poi si vedrà sul da farsi!”               “Speriamo riesca a fare qualcosa, è un peccato…”.  Frida non rispose questa volta, era troppo intenta a trattenere il suo istinto omicida; si sentiva molto nervosa, perché dopotutto una visita del genere non l’aveva mai fatta, in realtà aveva in programma di farla da molti anni, ma non aveva mai avuto il coraggio, sarebbe servito sicuramente un intervento e la cosa non la entusiasmava.  Diede uno sguardo al cronotech che aveva al polso, era tardissimo, così finì velocemente di riporre i jeans sullo scaffale, prese il giubbino di pelle e la borsa ed uscì, salutando frettolosamente Milly e dandole appuntamento per l’indomani. Attraversò la strada e subito raggiunse il portoncino di fronte al negozio; da quella posizione riusciva ad intravedere la capigliatura rossa di Milly attraverso la vetrina e si sentiva ancora infastidita per la sua petulanza.  Diede uno sguardo al citofono e bussò.Sentiva già le gambe che le tremavano, da quando era piccola era sempre stata una gran fifona e anche se cercava di non darlo a vedere, mostrandosi dura e coraggiosa, in realtà sapeva benissimo di non essere mai stata un cuor di leone. Dall’altra parte del citofono non risposero, ma aprirono direttamente il portone che Frida spinse con forza, essendo piuttosto pesante; salì le scale e al primo piano notò sulla prima porta che si trovò di fronte la scritta “Dottor Giulio Bassani. Medico chirurgo specializzato in Chirurgia Plastica Ricostruttiva”, vide che era già aperta e così entrò. Si ritrovò in una sala d’aspetto luminosa, pulita, ordinata e vuota; non c’era nessuno, dunque pensò che sarebbe dovuta entrare e farsi visitare subito. Rimase impalata quasi nel mezzo dell’anticamera, era terrorizzata, anche se cercava di negarlo a se stessa. Fissava la porticina di vetro opaco chiusa, che dalla sala d’aspetto portava chissà in quale inferno, sapeva che tra pochi minuti le sarebbe toccato subire ciò che per lei era sempre stata una sorta di umiliazione: avrebbe dovuto mostrare quell’orribile cicatrice, l’avrebbero guardata, toccata, ispezionata, solo l’idea la faceva rabbrividire e mentre pensava a queste cose pensò seriamente di disertare l’appuntamento, ma che figura avrebbe fatto? La segretaria che le aveva fissato la visita sapeva che lavorava nel negozio di fronte, era spacciata, pensò, avrebbe dovuto resistere. Ad un tratto sentì un il rumore della maniglia, il cuore le sobbalzò dal petto alla gola e lo sentì riscendere fino allo stomaco, la porticina si aprì e nella sala d’aspetto fece capolino una ragazza alta e carina, poteva avere forse la sua stessa età, doveva essere la segretaria con cui aveva preso appuntamento, questa l’accolse con un sorriso rilassato e la invitò ad entrare; Frida le rivolse un sorriso cercando di apparire ugualmente rilassata, anche se sentiva lo stomaco in completo subbuglio…ormai era fatta, non aveva più via d’uscita. La giovane assistente le fece strada fino allo studio vero e proprio e quando Frida entrò la segretaria la fece accomodare e le comunicò che il dottore stava per arrivare, poi uscì. La ragazza, rimasta sola, cominciò a guardarsi intorno, tamburellando con le dita sulle cosce per scaricare la tensione; notò subito che anche quella stanza, come la sala d’aspetto, era molto luminosa, era tutto molto pulito ed ordinato e  fu felice di notare che il colore dominante oltre il bianco era l’arancione, una nota positiva, dato che era il suo colore preferito; dopo poco la segretaria tornò e mentre era intenta  a mettere in ordine qualcosa, dandole le spalle, entrò il dottor Bassani esordendo con un “ciao!” spumeggiante, sembrava felice di vederla come se la conoscesse da chissà quanti anni. Frida lo guardò mentre abbottonava il camice e pensò che non sembrava lo stesso uomo che aveva visto correre sotto la pioggia qualche settimana prima. Era un uomo forse sulla trentina, o forse di qualche anno di più, era esile e aveva un viso delicato e pulito; notò che si muoveva nervosamente, nel giro di pochi secondi era passato almeno tre volte da una parte all’altra dello studio e poi cominciò a dire qualcosa alla segretaria con una velocità tale che Frida non capì quasi niente di quello che stesse dicendo; poi la fece sedere su un lettino e le si avvicinò  “vediamo un po’, qual è il problema?”.    “Ho quest’orribile cicatrice” gli disse scoprendosi la parte destra del collo e raccogliendosi i capelli  “e poi, beh magari se si potesse fare qualcosina anche per questo piccolo difetto al mento” aggiunse mostrando una quasi impercettibile fossettina alla base del mento  “mmm...fammi dare un’occhiata a questo collo e vediamo”. Detto questo il dottore avvicinò il viso al suo collo, osservò minuziosamente la cicatrice, toccandola e usando qualche strana sorta di strumento. Mentre pareva stesse giocherellando con la sua pelle, Frida provava un fastidio enorme, soprattutto  cercava di rivolgere lo sguardo lontano dal suo, che le era vicinissimo, e così lo sguardo le ricadde sulla cuffietta a pois gialli, verdi e rossi che lui indossava  e la trovò davvero stramba; ripensando al modo nervoso in cui si muoveva, alla velocità con cui parlava e aggiungendo quella strana cuffia, cominciò a pensare che forse era uno di quei chirurghi pazzi da cui non si esce vivi e mentre continuava a provare un enorme fastidio, d’un tratto lo sguardo di Frida ricadde inevitabilmente sugli occhi dell’uomo, che era ancora intento a scrutarla ed esaminarla: erano grandi, di un verde chiarissimo, erano così vicini che riusciva a distinguere nell’iride verdissimo alcune parti gialline e marroncine che parevano piccole schegge lucenti. Finalmente il dottore si scostò e lei potè rilassarsi; lui si rialzò di scatto dal suo collo e togliendosi i guanti le comunicò che aveva effettivamente una brutta cicatrice iperplastica, le chiese come se la fosse procurata e le disse che evidentemente la ferita al tempo le fu curata non proprio nel migliore di modi. Sarebbe servito un intervento, disse, ma avrebbero dovuto vedersi un altro paio di volte per controllare le sue analisi e per decidere sul da farsi. Intanto il dottore, sorridente, la invitò a seguirlo nel suo ufficio che si trovava nella stanza accanto allo studio, Frida lo seguì e si sedettero uno di fronte all’altra davanti ad una massiccia scrivania bianca e lui cominciò a chiederle le sue generalità mentre compilava una sorta di scheda al pc. Frida questa volta notò le sue mani affusolate e bianchissime che digitavano velocemente le lettere sulla tastiera…aveva sempre avuto un debole per le mani delle persone, se le mani di qualcuno non le piacevano, molto probabilmente quel qualcuno non le sarebbe piaciuto a sua volta. Mentre lei rispondeva alle domande vedeva che ad ogni sua risposta seguiva un commento del dottor Bassani il quale era evidente che non riusciva a stare zitto un secondo e questa cosa divertiva molto Frida, che non poteva fare a meno di sorridere di fronte ad un tipo così. Finito di compilare la scheda, lo strano chirurgo i cui atteggiamenti stavano stimolando la curiosità della ragazza, ricominciò a chiacchierare per spiegarle come avrebbero rimesso a posto la sua situazione “Beh Frida, quindi faremo un piccolo intervento in clinica, come ti ho detto dopo aver accertato che il resto sia tutto ok… per quanto riguarda quella fossettina carina che hai sul mento, beh, non credo sia così urgente, almeno per un questione di salute non è necessario…poi se è solo per una questione estetica, beh, sta a te decidere, anche se non credo che tu abbia bisogno di migliorare il tuo aspetto, il tuo mento non mi pare un problema, a mio avviso non hai nulla da migliorare, quella fossettina ti dà personalità a mio avviso…sei già bellissima così, sei perfetta”. Disse tutte queste cose con una velocità disarmante per Frida, che non rispose immediatamente, ma sentiva che stava arrossendo e la cosa la imbarazzò moltissimo, perchè non era nel suo stile arrossire, non era una ragazza eccessivamente timida, ma quell’uomo la metteva in completa soggezione; anche lei era una tipa loquace, diretta, estroversa, ma da quando si era seduta a quella scrivania si era sentita completamente il contrario, si era sentita impacciata, introversa e un po’ a disagio, forse quell’uomo era talmente logorroico da aver superato ed annientato la sua parlantina, così alla fine lei riuscì a rispondere solo a monosillabi e sentiva che lo stava facendo con un sorrisino da ebete stampato in faccia e questa sensazione la fece sentire ancora più ridicola. In due secondi il dottor Bassani ricominciò a parlare in cosa consisteva l’intervento, addentrandosi in argomenti di medicina e chirurgia di cui lei non capiva un tubo e mentre lui parlava, Frida lo osservava, non riusciva a smettere di fissarlo, incuriosita dal fatto che la sua logorroicità non le permetteva di dire mezza parola. Come faceva di solito con le persone che incontrava, cominciò ad interrogarsi su quel tipo, e pensò che le sembrava un uomo brillante, intelligente, acuto, spigliato e le sembrava bellissimo, anche se esteticamente non aveva nulla, ma davvero nulla di particolare; pensò che non capiva cosa le stesse succedendo, non capiva dove fosse finita la Frida di sempre, non capiva perché si sentiva completamente inerme, paralizzata, ammutolita, capiva solo che quell’uomo aveva qualcosa che la instupidiva, emanava un’energia attrattiva che le consentiva solo di fissare ogni suo movimento e di pendere dalle sue labbra e da ogni sua parola. Quando ebbe finito di parlare le prescrisse miliardi di analisi e  fissò un nuovo appuntamento, poi avrebbero fissato la data dell’operazione. Frida si alzò dalla sedia, lo salutò con una stretta di mano e uscì. In un attimo era fuori il portoncino, sulla strada, e si sentiva ancora rincretinita dalle milioni di cose che quel dottore aveva detto e fatto nel giro di 30 minuti. Era evidente, per Frida, che quell’essere apparentemente così delicato, in realtà fosse una forza della natura dinnanzi a cui il suo carattere  e la sua personalità esplosiva, si erano piegati miseramente, era rimasta stranamente attratta da lui, proprio come la prima volta che lo notò sotto la pioggia. Si avviò a piedi verso casa, non ripassò per il negozio, non aveva alcuna voglia di chiacchierare ancora con Milly…durante tutto il tragitto continuò a pensare all’appuntamento e l’assalì un senso di vergogna ed imbarazzo per essere apparsa così timida ed impacciata, come in realtà non era; la prossima volta, pensò, avrebbe dovuto comportarsi in maniera più naturale, non capiva perché non era riuscita a farlo quel giorno.

1 commento:

  1. Fantastico questo nuovo personaggio!! Gia amo le due protagoniste!!

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